Passano gli anni, la Formula 1 si evolve, le monoposto sono sempre più un rebus per ingegneri e sempre meno per piloti ma il fascino di una delle piste storiche del circus resiste. Parliamo di Montecarlo che ogni anno prima di cominciare vive del solito dilemma:
“E’ ancora una pista adatta alla Formula 1 moderna?”.
Poi inizia la settimana del Gran Premio e tutto si placa, il circuito stradale si chiude per fare spazio ad una serie di gare motoristiche che fanno da viatico al week-end e la passione del Principato ribolle richiamando su di sé tutte le attenzioni che merita. E’ come una signora nobile che si guarda allo specchio tutto l’anno e poi torna a rispolverare i suoi gioielli a rifarsi il trucco e a rientrare in scena rubandola ancora una volta, come un antico rito, che offusca tutte le altre donne presenti in sala. Considerazione romanzata ma che è attualissima visto che saltano, per questioni economiche, circuiti come Francia e Germania e Monza è sempre in bilico.
E’ uno dei circuiti dove ogni pilota vorrebbe fare una corsa, ha delle insidie tutte particolari e la monoposto deve obbligatoriamente essere preparata ad-hoc mettendosi ancor più nelle mani del conduttore. E’ qui che la Ferrari debuttò nel 1950 e dove nella sua storia ha trionfato per otto volte, l’ultima nel 2001 con Michael Schumacher e nel mezzo con la straordinaria epopea di Gilles Villeneuve nel 1981.
In Formula 1 è la pista dove ogni dettaglio può fare la differenza, dove la meticolosità non è mai troppa e gli stessi protagonisti lo sanno molto bene perché dalle prove libere fino al briefing pre corsa sarà una ricerca affannosa alla perfezione sia sul settaggio della monoposto che sul legame, affinato al massimo, tra lo stesso pilota e la sua estensione motorizzata. Difficile chiudere Montecarlo se non c’è tutto questo considerando anche la sua straordinaria magia che all’improvviso in una delle tantissime curve prese sempre la limite ti può lasciare con l’amaro in bocca per un dettaglio appunto trascurato.
Soprattutto alla partenza è una bagarre pazzesca dove il gruppo si ritrova subito a dover fare attenzione per incanalarsi senza toccarsi e poi inizia una fila indiana dove, sempre tenendo i mille occhi su ogni dettaglio, i protagonisti tentano di trovare il pertugio per azzardare il sorpasso, ma anche un semplice doppiaggio diventa un’operazione che merita approfonditi ragionamenti prima di essere fatto.