Fabio Cannavaro, capitano della nazionale Italiana campione del mondo che nel 2006 ha alzato la Coppa del Mondo sotto il cielo di Berlino, trascina la Rai in tribunale. L’ex difensore azzurro si è dichiarato parte lesa in un processo per diffamazione e violazione della privacy ai danni dei due giornalisti Rai Giovanni Masotti e Massimiliano Parisi. I fatti risalgono al 1999 quando il giocatore allora del Parma, veniva ripreso dai due cronisti Rai in un video amatoriale della durata di 4 minuti durante un momento di relax con i compagni di squadra.
Il video riprendeva Cannavaro ed alcuni compagni che, poco prima della finale di Coppa Uefa tra Parma e Marsiglia, si sottoponevano alla somministrazione di alcune flebo. In quella occasione Cannavaro, scherzando, alludeva sulla natura delle sostanze iniettate ignaro che quel video avrebbe a distanza di anni fatto il giro del mondo.
“Questa è la prova che noi facciamo schifo” – si sente nel video amatoriale, o ancora – “La cassetta è mia, se me la rivendo sai quanto becco“. In seguito alla diffusione del videoclip incriminato, Cannavaro fu accusato di doping trovandosi suo malgrado al centro di uno scandalo. L’ex difensore della Juventus fu oggetto di critiche e di “sentenze” affrettate da parte della stampa e non solo, per questo ora Fabio chiede un risarcimento danni. “Ancora oggi c’è un giornalista di Roma che insiste a definirmi dopato o ad associarmi a vicende di doping. Quel video mi ha creato problemi anche nei rapporti con gli sponsor” – afferma Cannavaro.
Dopo la diffusione di quel video la Procura Federale aprì un fascicolo e in seguito il processo culminò con l’assoluzione del calciatore dall’accusa di doping, avendo la procura accertato che i liquidi iniettati in quel video non appartenevano alla categorie di sostanze illegali. Gli avvocati dei giornalisti Rai puntano la loro difesa sul fatto che Fabio Cannavaro non venne in alcun modo da loro mai associato al mondo del doping o definito un drogato.