Il Pallonaro

Doping, Lance Armstrong vuole sottoporsi alla macchina della verità

In queste ore Lance Armstrong ha dichiarato di essere disponibile a sottoporsi alla macchina della verità pur di arrivare a ripulire le vittorie durante la sua carriera dalle accuse di doping che l’Usada, l’agenzia antidoping americana, ha presentato contro di lui. Il tutto è infatti raccolto in un dossier di 1000 pagine dove, oltre che del ciclista, si parla anche della US Postal: l’accusa che ricade sui due è di aver usato sostanze assolutamente proibite e in più di frode sportiva.

Di certo anche se l’atleta arriverà a sottoporsi alla macchina della verità sarà difficile che le accuse vengano ritirate anzi, anche il suo avvocato Tim Herman, ha dichiarato che con questa mossa il suo cliente non otterrà risultati incoraggianti. Dopo aver rinunciato di difendersi dalle accuse Armstrong sembra quindi aver scelto di procedere su questa via, forse prendendo esempio dallo spagnolo Alberto Contador, il quale pochi mesi fa dopo esser risultato positivo al clenbuterolo, ha utilizzato la macchina della verità per cercare di dimostrare di essere innocente. Il tutto però è stato inutile in quanto il Tas lo ha sanzionato con due anni di squalifica ed è per questo che Herman ha spiegato che questa mossa non gioverà al ciclista. La volontà del texano è però quella di far sottoporre al test anche tutte e 26 le persone che hanno testimoniato contro di lui all’Usada:

Lance Armstrong © ROGERIO BARBOSA/AFP/GettyImages

“Vi posso assicurare che molti testimoni hanno versioni contraddittorie e Lance ha avuto nel corso della sua di carriera in Europa più di 600 ciclisti, dirigenti e tecnici. Vedo inoltre che undici di loro hanno detto cose, ma molti altri hanno confutato queste accuse. Per questo sottoponendoli a questo test farà emergere alcune verità nascoste”.

Nonostante questa decisione la macchina della verità potrebbe essere un’idea che lo penalizzerebbe ulteriormente: oltre a perdere le vittorie dei sette Tour de France, Lance Armstrong inciamperebbe nella falsa testimonianza che lo condannerebbe al carcere. Il passato su questo insegna in quanto atleti come Marion Jones, beccata con le mani nel sacco del doping, la quale ha dichiarato di non aver mai utilizzato sostanze vietate, ha dovuto scontare alcuni mesi di prigione.

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