Nella giornata in cui diventa leggenda, bissando la medaglia d’oro nei 100m e nei 200m di Pechino 2008, Usain Bolt decide anche di rispondere alle provocazioni dell’ex atleta americano Carl Lewis, il quale era stato fino a ieri l’unico ad essere riuscito a centrare la vittoria nei 100m e nei 200m in due Olimpiadi consecutive. Il conosciutissimo velocista americano si è infatti conquistato le prime pagine dei giornali cercando di sminuire quanto fatto in questi giorni dal giamaicano, insinuando l’uso di sostanze dopanti da parte di Bolt in quanto i tempi totalizzati durante questi anni sono andati migliorando troppo velocemente.
La risposta di Usain Bolt è stata molto dura: l’attuale uomo più veloce del mondo ha infatti dichiarato di aver perso in un solo momento tutta la stima ed il rispetto che negli anni si erano sviluppati nei confronti di Carl Lewis, il quale era stato il suo idolo fin da quando era bambino. Un colpo basso soprattutto perchè l’americano ha tirato in ballo l’intera squadra giamaicana, sostenendo che in un paese come il loro i controlli a sorpresa non vengono effettuati e che gli atleti potrebbero far uso di sostanze dopanti per mesi e poi arrivare alle Olimpiadi puliti per gareggiare ma pur sempre rinforzati dagli allenamenti disputati in quel periodo.
Dichiarazioni pesanti che sono andati a colpire anche il giovane Blake e tutti gli altri velocisti giamaicani, motivo per cui Usain Bolt è voluto salire in cattedra per poter difendere, oltre che se stesso, anche i propri compagni dicendo:
“Penso che il doping sia una cosa seria e molti atleti ci finiscono perchè hanno paura di perdere. Che Carl Lewis abbia avanzato dei dubbi su un atleta mi fa davvero rabbia, ma siccome vado sempre oltre, penso che sia arrivato a tanto perchè ha bisogno di attirare l’attenzione su di se perchè non si parla più di lui”.
Inoltre, nel 2003, Carl Lewis era stato indicato dal direttore del Comitato americano anti doping Wade Exum, come uno dei tanti atleti americani che, durante gli anni della propria carriera, erano stati protetti dallo stesso Comitato Olimpico Americano sebbene fossero risultati positivi ad alcuni test sulle sostanze dopanti. Nel 1988 infatti l’atleta americano era stato trovato positivo all’efedrina, alla pseudoefedrina e alla fenilpropanolamina. Questa parte però Usain Bolt non l’ha voluta toccare e, da vero campione, non ha risposto alla domanda che gli era stata posta dichiarando che ormai il passato non conta.