Dopo l’uragano delle parole di Almir Gegic, il “capo degli zingari” latitante dal giugno 2011 e costituitosi lunedì sera a Milano Malpensa, l’inchiesta sul calcioscommesse dovrà necessariamente subire un profondo scossone, soprattutto alla luce delle stesse parole pronunciate dall’ex latitante che hanno riguardato anche Antonio Conte: secondo quanto rivelato dallo stesso Gegic ad un’intervista rilasciata alla Gazzetta dello Sport, infatti, una televisione gli avrebbe offerto cinque mila euro per parlare di Antonio Conte al fine di coinvolgerlo maggiormente nella vicenda scommesse, in un’intervista dai toni denigratori, in cui Gegic avrebbe dovuto definire lo stesso Conte come uno dei suoi “stretti conoscenti” anche se, per ammissione del serbo, lui ed il tecnico della Juventus non si conoscono affatto: “mai visto, mai sentito, mai provato a contattarlo”. Gegic, per questo, ha rifiutato l’offerta non avendo nulla da dire su di lui, evitando di peggiorare in maniera infondata la posizione dello stesso tecnico bianconero, sia dal punto di vista della giustizia che dal punto di vista dell’opinione pubblica: per la serie, anche i latitanti hanno una loro morale.
In ogni caso, le rivelazioni di Gegic appaiono come parole assolutamente pesanti che feriscono in prima persona proprio il mister salentino che ancora sta scontando la sua squalifica per omessa denuncia, un tunnel buio e doloroso che terminerà il prossimo 9 Dicembre. In tal senso, si è espresso il legale del tecnico bianconero l’avvocato Antonio De Rensis che sottolinea il disagio ed il fastidio per il suo assistito nel leggere quelle parole di Gegic che, secondo l’avvocato, “devono far riflettere in ogni caso, e siamo sicuri che la magistratura andrà fino in fondo a questa vicenda”.
La difesa di Conte e lo stesso allenatore dopo le parole rilasciate alla Gazzetta dello Sport, attendono ora l’interrogatorio di Almir Gegic in modo da acquisirlo e verificarne il contenuto al fine di decidere il da farsi per salvaguardare la posizione di Antonio Conte: il mister, infatti, nonostante tale intricata vicenda si stia rivelando ben lontana da quanto ipotizzava chi intendeva attribuirgli diverse responsabilità, ha sofferto molto per i giudizi affrettati rivolti nei suoi confronti e la sua persona, le sue emozioni ora devono essere tutelate anche perchè “mettendosi nei suoi panni non ci si sente affatto bene in una simile situazione”.
Oltre alle parole del legale del mister, anche il direttore generale della Juventus Beppe Marotta ha commentato la vicenda, soffermandosi proprio sulla posizione di Conte e sulle implicazioni che tale questione ha avuto sul mister bianconero, che ha pagato “per colpe non sue” ed ha sofferto nell’esser coinvolto in una vicenda dai tratti “kafkiani” assolutamente lontana dalla sua morale e dal suo modo di essere allenatore, in una situazione in cui la sua difesa ha dovuto piegarsi alle dichiarazioni di un pentito. Una questione che dovrebbe essere, secondo Beppe Marotta, uno spunto di riflessione al fine di riformare un sistema di giustizia sportiva, al fine di consentire di potersi difendere da attacchi pretestuosi, riferendosi, in maniera indiretta ma ben chiara, proprio al “grande accusatore” di Antonio Conte, l’ex calciatore del Siena Filippo – detto Pippo – Carobbio.