Qualche giorno per riprendersi dalle emozioni del Madison e siamo già pronti ad affrontare un altro episodio di questo sogno americano.
Prendiamo la metro, fermata: Atlantic Avenue/Barclays Center. Pochi gradini e ci troviamo di fronte a questo gioiellino architettonico aperto nel 2012 e da quel giorno casa dei Brooklyn Nets.
L’interno è uno spettacolo, appena entrati un gruppo di cheerleader mi chiede di fare una foto con loro (dopo il permesso della fidanzata presente al campo insieme a me) si corre a fare la foto, voi non lo avreste fatto? Se al Madison si respira la storia qui si vede la voglia della proprietà di creare qualcosa di unico in modo tale da far avvicinare tifosi a questa squadra da sempre considerata la formazione B rispetto ai Knicks.
Questa voglia di rivalsa è dimostrata anche dalla presentazione delle squadre, niente di spettacolare, nessun laser o fumogeno ma un video. Un video in cui vengono mostrate immagini di campetti di periferia, immagini di Brooklyn vista come una città e una classe sociale diversa dalla più ricca Manhattan. Il messaggio è chiaro “Rappresentiamo Brooklyn”, un video che punta a stimolare l’orgoglio di una società spesso maltrattata mediaticamente dal mondo dell’Nba. Una società che dall’arrivo della nuova dirigenza targata Prokhorov sta cercando di salire di livello con investimenti importanti soprattutto nelle prime stagioni (Pierce, Garnett e Terry su tutti), ma che nelle ultime due annate sta costruendo una squadra basata su un progetto più a lungo termine magari non puntando su nomi di primo livello ma su giocatori che ben si adattano al gioco del loro allenatore Lionel Hollins.
Dopo la cessione a Dallas di Deron Williams, le stelle della squadra sono Brook Lopez, Joe Johnson e Jarret Jack con alcuni buoni giocatori in panchina come Young, Hollis-Jefferson ma soprattutto il nostro Andrea Bargnani. Naturalmente il mio tifo di stasera è tutto per lui, il Mago, che dopo alcuni stagioni incolore passate tra Toronto e i Knicks ha rifiutato in estate un contratto da parte dei Kings (dove avrebbe ritrovato Belinelli) per accasarsi ai Nets. In cerca di rivalsa sperando che gli infortuni diano tregua ad un giocatore che ha dimostrato in questi anni di possedere una mano delicata e grandi capacità offensive, purtroppo poco accompagnate da una dedizione difensiva e al rimbalzo idonea al livello.
Avversario di giornata per i Nets sono i Boston Celtics, squadra leggendaria che ha visto nel suo roster alcuni tra i più grandi giocatori dell’Nba su tutti Larry Bird e Bill Russell.
Purtroppo per tutti i tifosi bianco-verdi i tempi di gloria sono lontani, il roster è giovane e ha come punte di diamante due “piccoletti” come Thomas e Bradley coppia da 20 punti a serata ciascuno che potrebbe bastare per centrare l’obiettivo playoff.
La partita è gradevole i protagonisti in campo mettono in mostra grandi gesti atletici e tecnici. Hollis-Jefferson gioca da rookie corre e salta su ogni pallone, volando a canestro su ogni alzata di Jack mentre per Johnson gli anni passano ma dal perimetro è sempre una sentenza. Boston risponde con i due piccoletti terribili e rimane in partita; ma la mia attenzione si accende quando entra il numero 9 dei Nets il nostro portacolori: Bargnani.
Pronti via e Bargnani va già a segno le sue azioni sono semplici e remunerative; blocco sulla linea dei tre punti taglio verso l’interno e tiro morbido che si adagia lento lento nel canestro. Magari non sarà un mostro nel gioco spalle a canestro o non avrà la potenza di andare a schiacciare sfondando le difese avversarie, ma nel tiro piazzato è probabilmente uno dei migliori giocatori della lega.
Davanti a me due omoni lo insultano per tutto il tempo che è sul parquet, non riuscendo a far finta di niente da buon patriottico mi muovo in difesa del mago e ad ogni canestro esulto come fosse la finale dei Mondiali.
I Celtics cercano di stare in partita ma i Nets stasera sono carichi grazie anche all’ottima prestazione di Lopez che oltre ad una dose massiccia di rimbalzi mette insieme una strabiliante doppia-doppia segnando sul personale tabellino venti-tre punti.
Strano come i fratelli Lopez si siano ritrovati nella stessa città ma con casacche differenti (Robin gioca nei New York Knicks). Tra i due è la stella dei Nets il più talentuoso anche se, come Bargnani, spesso vittima di infortuni.
Nelle pause del gioco mi guardo intorno e ammiro le maglie ritirate, due su tutte mi emozionano: quelle di Jason Kidd e Julius Erving. Due nomi che non avrebbero bisogno di presentazione ma per chi non li conoscesse Jason Kidd (attuale allenatore dei Milwaukee Bucks) è stato uno dei più grandi playmaker degli ultimi 20 anni vincendo il titolo con i Dallas Mavericks. Il secondo, per tutti Doctor J, è l’uomo che ha rivoluzionato il basket volando letteralmente sopra gli avversari, influenzando il gioco degli anni successivi a lui (Jordan ne è stato un grande ammiratore) e, anche per lui, un titolo solo in Nba con Philadelphia ma l’immortalità della Hall of Fame.
Il clima al Barclays è una vera festa, lo speaker urla ed esalta la folla per tutti e quattro i tempi. Qui la gente viene invitata ad urlare –“Make some noise“- e i giocatori dei Nets in campo ricambiano l’affetto dei tifosi arrivando alla vittoria finale con relatività facilità.
Anche questa esperienza è finita è il momento di andare, non prima di aver svaligiato l’official store del palazzetto; un esperienza diversa rispetto a quella del Madison, dove l’emozione e la sacralità aveva toccato punti altissimi, qui la partita è stata più vissuta, più chiassosa ma senza ombra di dubbio uno spettacolo meraviglioso come quello del MSG.
Per un tifoso come me sono state due partite che rimarranno sempre nella mia mente, qualcosa di magico che sicuramente non scorderò mai.
Grazie Nba … See you soon.