Di Canio accusato di razzismo, la FA apre indagine

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Paolo Di Canio | © Getty Images

Brutta storia per Paolo Di Canio, ex stella della Lazio e del West Ham ed attuale allenatore dello Swindon, club inglese che ha centrato – proprio con Paolo in panchina – la promozione dalla League Two alla League One, ossia la serie C inglese. Nonostante il successo sportivo appena raggiunto, infatti, la Football association britannica ha aperto un’inchiesta per accertare alcuni comportamenti razzisti che l’ex biancoceleste avrebbe adottato nei confronti di un giocatore di colore che ha militato nella propria squadra, alias Jonathan Tehoue, che lo Swindon aveva rilevato in prestito a stagione già in corso, e che poi ha lasciato il club prima della fine del campionato, nel mese di marzo, soprattutto perchè non riusciva a trovare spazio in campo, raccogliendo solo una presenza dal primo minuto. In quell’occasione Di Canio aveva parlato apertamente di demeriti sportivi del giocatore, precisando che l’esclusione era stata motivata solo da “una decisione tecnica, perchè non è bravo come pensavo”, mentre le accuse di razzismo piovuto in questi giorni sembrano voler trovare un collegamento anche con quella decisione.

Paolo Di Canio | © Getty Images

In particolare, i fatti riguarderebbero il discorso di fine stagione pronunciato da Di Canio alla squadra (quindi non in presenza di Tehoue, ndr) in cui avrebbe pronunciato frasi razziste all’indirizzo di Tehoue, che i suoi ex compagni di squadra gli avrebbero, poi, riferito. Le parole di Di Canio hanno ferito molto l’ex calciatore dello Swindon, che si è subito rivolto al presidente del club, Nicholas Watkins, che avrebbe predisposto dapprima un’indagine interna, per sentire la versione dei fatti dello stesso allenatore, prima che scattasse il coinvolgimento della Federazione. In tal caso, però, non è emersa ancora con chiarezza quale sia stata la posizione del club in merito alla vicenda ed alle responsabilità del coach, anche perchè Di Canio ha deciso di non rilasciare alcuna dichiarazione in proposito e la stessa società pare essersi chiusa nel più assoluto riserbo in attesa degli sviluppi dell’indagine della Federazione, limitandosi a riferire, tramite un proprio portavoce, che “la vicenda è nelle mani dei nostri avvocati”.

La vicenda, dunque, appare ancora tutta da accertare, anche se sui tabloid inglesi ed, in particolare sul Daily Mail, in questi giorni non mancano i ripetuti riferimenti al “credo politico” di Paolo Di Canio, più volte ostentato quando giocava in maglia laziale, mostrando il saluto romano, tipicamente fascista, alla Curva Nord. In tali occasioni, Di Canio ha precisato di “essere fascista e non razzista” ma, se l’inchiesta della F.a. inglese dovesse andare avanti, gli occorrerà una difesa ben più solida, anche in virtù del fatto che in Inghilterra l’ accusa di razzismo porta con sè non solo sanzioni dal punto di vista sportivo ma anche sanzioni penali e pecuniarie, come già accaduto nel caso dell’attaccante del Liverpool Suarez, protagonista di insulti razzisti contro Evra del Manchester United puniti  con otto turni di squalifica ed un’ammenda da quaranta mila sterline, oltre che nel caso di John Terry, protagonista di ingiurie nei confronti di Anton Ferdinand del Qpr, un caso che, anche se ancora aperto (dovrebbe concludersi nel prossimo mese di Luglio, ndr) fece perdere al difensore del Chelsea la fascia da capitano della Nazionale di Sua Maestà.

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