L’ultimo derby. Quasi impossibile. Ma è tutto vero: quello di domenica sera sarà proprio l’ultima stracittadina di Paolo Maldini. Se li mettessimo tutti in fila non finiremmo più di raccontarli. Ognuno con una sua storia: belli e brutti. Alcuni indimenticabili, frutto di rimonte strepitose, altri persi sul filo di lana. Per il capitano il derby “è una partita talmente importante” che gli aspetti personali passano in secondo piano.
RIMONTA – Dice Maldini a due giorni dalla grande sfida tutta milanese: “Credo nella rimonta verso lo scudetto; questa sarà per noi come una sfida secca di coppa e il Milan c’è sempre negli appuntamenti importanti”. Ma c’è quel maledetto gap in classifica da colmare. “Otto punti di distacco dall’Inter sono tanti, ma abbiamo avuto un inizio choc e tanti infortuni, e comunque abbiamo fatto grandi passi avanti rispetto all’anno scorso – osserva – è una stagione positiva e con lo scudetto diventerebbe straordinaria”.
NAZIONALE – Già: la conquista del tricolore sarebbe il modo migliore per chiudere una carriera straordinaria. Per il futuro, se ci saranno le condizioni, gli piacerebbe giocare una gara di addio con la Nazionale per poi dedicarsi alla famiglia. “Se arrivasse la proposta non mi dispiacerebbe – confida Paolo -, ho parlato con Lippi, mi ha chiamato anche perché questa possibilità è venuta fuori dalle sue parole, si è dimostrato pronto e contento di fare una cosa del genere. Vedremo se ci sarà del tempo, ma gli azzurri hanno due gare di qualificazione ai Mondiali, poi ci sarà la Confederations Cup, sarà difficile organizzare, se si potrà fare bene, altrimenti nulla”.
FUTURO – Proposte per il futuro? “Non ne sono ancora arrivate, anche perché per ora sono un giocatore a tutti gli effetti – ammette – . Ci sarà tempo per riceverne da più parti e le valuterò in base alle mie idee e volontà”. Di sicuro non farà l’allenatore e, in questo senso, Maldini dice la sua sul destino di Carlo Ancelotti. “Dal 2003 ogni anno si ipotizza un addio di Carletto; io non credo, sarà difficile per tutto l’ambiente lasciarlo, dovrebbe succedere qualcosa di grave: o che non coincidano più i suoi intenti con quelli della società, o che abbia voglia di cambiare dopo sette anni”.