
Denuncia insulti razzisti, assurdo: maxi squalifica - Ilpallonaro.com (Pixabay)
Il calcio giovanile dovrebbe essere il terreno più fertile per coltivare i valori dello sport, dell’inclusione e del rispetto reciproco.
E invece, troppo spesso, uno sport si trasforma in uno specchio scomodo dei peggiori vizi del calcio dei grandi. L’ultimo episodio, accaduto in una prestigiosa competizione internazionale riservata alle formazioni Under, ha fatto riesplodere il tema del razzismo in campo. Un insulto di matrice razziale avrebbe innescato la reazione furiosa di un giocatore, seguito dal ritiro immediato dell’intera squadra su richiesta del proprio allenatore. Le immagini raccontano un copione sempre più frequente: caos, proteste, confusione, poi il silenzio, il vuoto sul campo e l’abbandono.
Succede che l’avversario rimane in campo, l’arbitro attende e la squadra offesa non torna più. Risultato? Vittoria a tavolino per chi è rimasto. Ma la partita, quella vera, si è già persa. Ed è quella che si gioca fuori dal campo, contro l’intolleranza. Tanti si affrettano a dire di “non aver sentito”, a evitare prese di posizione nette. Ma il punto non è soltanto punire: è prendere posizione, sempre. In assenza di prove dirette, si rimane appesi al racconto dei protagonisti. Ma ciò che accade – o che si sospetta accada – è già sufficiente per ricordarci che il razzismo è una piaga ancora aperta. Alla base di tutto c’è una parola terribile, rivolta da un giovane all’altro. Da qui è nato tutto. Da qui è finito tutto. Sul tabellino risulterà un 3-0 a tavolino. Ma a perdere, stavolta, è stato il calcio.
Succede di tutto alla Viareggio Cup: 10 giornate di squalifica
Quanto accaduto durante la sfida degli ottavi di finale della Viareggio Cup tra Torino e Internacional ha lasciato un segno profondo nel mondo del calcio giovanile. Tutto è nato da un presunto insulto razzista rivolto da un calciatore granata a un giocatore brasiliano, Kaua, che avrebbe reagito con un pugno alla schiena dell’avversario, rimediando un’espulsione diretta. Ma la vera svolta è arrivata pochi istanti dopo: l’allenatore dell’Internacional ha richiamato tutti i suoi giocatori negli spogliatoi, in segno di protesta. Secondo quanto riferito, l’epiteto razzista avrebbe fatto perdere la testa al difensore sudamericano, colpito nel profondo da quel “scimmia” che avrebbe udito in campo.

Un’accusa gravissima che ha scatenato un putiferio. Dopo dieci minuti di attesa senza che i brasiliani tornassero in campo, l’arbitro ha sospeso la partita assegnando la vittoria a tavolino (3-0) al Torino. Ma non è finita qui. Il giudice sportivo, preso atto della ricostruzione, ha inflitto una maxi squalifica di dieci giornate a Kaua per la sua reazione violenta, precisando però che non vi sono state prove certe dell’insulto razzista. Una decisione che lascia l’amaro in bocca e alimenta le polemiche. L’Internacional, intanto, ha ribadito la gravità dell’accaduto, denunciando l’assenza di interventi concreti da parte degli organizzatori.