Era attesa da più di una settimana ma i suoi contenuti seppur forti e sempre orientati in una direzione scontenteranno chi, forse alimentando il mistero, professava l’annuncio di nuove prove che avrebbero ancora una volta rimescolato le “colpe” dei protagonisti dello scandalo di Calciopoli. Diego Della Valle ha scelto la sala stampa della Tod’s per ricevere i giornalisti e parlare a ruota libera dei “mali” del calcio non risparmiando qualche stoccata al nuovo nemico Moratti e ad una parte dei presidenti rei a suo dire di voler amministrare in un regoime oligarchico. “Quando ho chiesto di sederci attorno ad un tavol – ha spiegato l’ex-patron viola – mi auspicavo si potesse andare oltre le polemiche per chiarire la questione Calciopoli e fare un gradino in avanti, ma tutto ha preso la piega da polemica strumentale. La reazione di Moratti si commenta da sola e non ne voglio parlare più”. Calciopoli e la Fiorentina “Chi ha istruito il processo contro la Fiorentina o aveva poca professionalità oppure aveva un chiaro obiettivo di fare un processo a metà. Non ho capito, rileggendo le carte, per cosa siamo coinvolti e i responsabili di questo non pensino che tutto finisca sotto silenzio, non mi fermerò qui”. Della Valle e gli altri presidenti “Ci sono varie categorie di presidente: quelli per bene, che magari non hanno grande esperienza e poi ci sono quelli per cui il calcio è il loro pane quotidiano, con i quali si fa fatica a parlare. Conosco i protagonisti con i quali mi sono relazionato quando si discuteva di diritti televisivi: con alcuni si ragiona in modo serio, con altri non è possibile eppure sono sempre a parlare di calcio. Quando li vedo mi viene la pelle d’oca”. Lo sciopero “E’ una vergogna che in un momento come questo non si trovi neanche l’accordo sul contratto collettivo e si tengano in bilico gli italiani che hanno ben altri problemi. Considero tutto questo contendere una piccola banalità, senza entrare nel merito della ragione”. La Fiorentina, Firenze e i Della Valle< em> “A Firenze ci siamo trovati bene, siamo stati trattati bene anche se poi l’enfatizzazione di alcuni giornalisti ha fatto sembrare le cose diverse da quelle che erano. Siamo in un mondo in cui un calciatore non fa in tempo a dichiarare amore alla nuova squadra, poi magari dopo 4 mesi è spinto dal procuratore ad andarsene. E’ un mondo franco in cui si può dire e fare tutto, non c’è una reputazione ma nella vita la reputazione è importante”.