Ha compiuto 37 anni da poco ma lui, Alex Del Piero, di voglia di appendere le “scarpette al chiodo” non ne ha ancora. Nel corso di un’intervista rilasciata per il quotidiano El Pais, il capitano della Juventus, nonostante i tanti dubbi legati al suo futuro con la società che l’ha fatto esplodere circa 20 anni fa, non nasconde di voler continuare ancora per altre tre stagioni. Da bravo numero 10, Pinturicchio è riuscito a dribblare il giornalista che gli aveva chiesto dove gli piacerebbe concludere la sua carriera: “Giocherò fino a 40 anni. Dove vorrei chiudere la mia carriera? “Non è una cosa cui mi piaccia rispondere, voglio terminare questa parentesi della mia carriera con la mente leggera”
A proposito della sua permanenza in bianconero, dopo la dichiarazione di Agnelli durante una conferenza per l’approvazione del bilancio dello scorso Ottobre, in cui venivano “liquidati” 18 anni di leggenda bianconera in sede non opportuna, Alex spiega le difficoltà di rimanere in panchina :
“Il calcio dalla panchina si vede male, la maggior parte delle panchine sono fredde. No seriamente meglio stare in campo. Mi pesa? Uno si prepara per giocare e vuole giocare, se non può farlo non è felice. Ma so perfettamente che fa parte della gestione di una squadra“.
Nel corso dell’intervista sono molti gli argomenti toccati dal giocatore, dal suo rapporto con gli ex compagni di squadra, allenatori, dai momenti più belli della carriera fino a quelli più brutti.
“I migliori calciatori con i quali ho giocato sono stati Roberto Baggio, Jugovic e Zinedine Zidane, ma Baggio e Zizou tecnicamente erano una delizia. Tra i difensori invece mi hanno dato sempre filo da torcere Nesta, Cannavaro e Thuram. Lippi mi ha allenato più di tutti gli altri ed è quello mi ha formato di più e ho lavorato con lui a 360 gradi. Inzaghi segnava anche quando non voleva, Trezeguet aveva un grandissimo tiro. Sono stato fortunato con loro“
E visto che siamo in Spagna per l’intervista, il giornalista non si è lasciato sfuggire l’occasione di fare una domanda su Zlatan Ibrahimovic, che ultimamente ha pubblicato una sua autobiografia in cui ha rivelato di aver minacciato di “picchiare” Pep Guardiola ai tempi in cui militava nel Barcellona, Del Piero ha spiegato che “anche a Torino è quasi venuto alle mani con qualcuno” – “Con lei?” ha chiesto El Pais – “Nooo! Io lo avrei picchiato. Zlatan nel quotidiano è tranquillo. Ma è molto esigente e vuole ricavare il meglio da se stesso e dagli altri“.
In 18 anni di carriera sono tante le perle che Alex ha regalato ai suoi tifosi, perle e vittorie che custodisce indelebili nel suo cuore:
“Il gol contro la Germania e quello contro il River sono quelli cui sono più legato. Il Mondiale è l’emozione più grande perché l’ho vinto a 32 anni e dopo 14 di protagonista. A quale stadio sono più legato? Ho lasciato il cuore per l’emozione e per quello che ha rappresentato nella mia carriera, il Bernabeu l’ovazione che mi ha dedicato il pubblico è paragonabile a vincere una coppa, anche l’Old Trafford per non parlare dell’atmosfera a Glasgow e ad Anfield. Ho i brividi a pensarci“
Infine, dopo un breve accenno sul rapporto con la famiglia e sulle gioie di essere padre, il discorso si sposta sulle accuse di doping e sul suo infortunio del ’98:
“Il mio fisico è cambiato il 12 novembre 1998. Sono stato fuori dal campo per 12 mesi e quattro con le stampelle. Cambio la carriera e diventai un giocatore più forte. Prima era un ragazzo forte, rapido, tecnicamente buono e che seguiva solamente il suo istinto. Il Doping? Una cosa per cui rimasi incredulo e arrabbiato – ha detto – Si fece un processo che non aveva alcuna ragione d’essere ed è stato dimostrato. Per me il calcio è una partita 11 contro 11 su un campo di color verde.