Le gioie più grandi sono quelle che partono da lontano, quelle che si attendono, che si sognano, che sembrano utopie: per Alessandro Del Piero questo trentesimo scudetto vinto sul campo è stato tutto ciò. E’ stato una rincorsa partita da Rimini, dal campionato 2006-2007, dal pomeriggio che Alessandro ricorda per “l’odore di pop corn e di piadina attorno allo stadio” e che, in campo, segnò l’inizio di una scalata durata sei anni, fra pendii ripidi e pareti scivolose. Sensazioni che può comprendere solo chi le ha vissute e che, insieme al Capitano, è passato dall’esultanza di un Mondiale vinto al sacrificio della serie B: Gigi Buffon e Mauro Camoranesi, ma anche David Trezeguet, Pavel Nedved e tutti gli altri comprimari che hanno partecipato alla caduta “senza sapere che fine avremmo fatto” e che, quando l’hanno saputo, insieme al tecnico Deschamps, “l’hanno accettato lottando per rialzarsi”.
Un vero Capitano non dimentica nessuno e, soprattutto, non chi ha corso al suo fianco, in questo percorso ad ostacoli costellato di momenti in cui l’orizzonte della rinascita sembrava offuscato da nubi plumbee, che rendevano quasi impossibile “ritrovare la strada”. Quella strada che, dopo la promozione dalla serie B conquistata in scioltezza nonostante i punti di penalizzazione, sembrava agevole da percorrere e che, invece, ha nascosto tante insidie e difficoltà, soprattutto dopo il buon terzo posto del primo campionato di Ranieri, cui sono seguiti cambi di allenatori (Ranieri, Ferrara, Zaccheroni, Del Neri), campionati deludenti, esclusioni dalle competizioni europee.
D’improvviso, però, le luci dell’alba hanno iniziato a rischiarare il cielo, fin dall’inizio di questo campionato 2011-2012, partito con l’emozione dell’inaugurazione della “Casa bianconera”, con i due simboli della Storia juventina al centro del campo dello Juventus Stadium, seduti su una panchina a rievocare il momento della nascita della Vecchia Signora: Giampiero Boniperti ed Alessandro Del Piero, il passato ed il presente, per ritrovare – da dentro – l’essenza di questa maglia, lo spirito dell’essere vincenti. Uno spirito mostrato fin da subito, grazie alla grinta di Antonio Conte in panchina, che ha permesso di ritrovare la via maestra: una guida pragmatica, che ha incarnato fin dall’inizio i valori che servivano a questo gruppo, ossia l’unione di intenti e lo spirito di squadra. Con mister Conte allenatore, dopo le prime partite di inizio campionato, Alessandro Del Piero ha accettato di sedere in panchina, accontentandosi delle “briciole” dei minuti finali, mentre fuori dal campo il presidente annunciava all’Assemblea degli azionisti il suo addio a fine stagione.
E’ rimasto nel silenzio più composto e dignitoso, da vero capitano, trovando dentro di sè la forza per continuare a esser presente fino alla fine, dando il suo contributo proprio nel momento topico della stagione, ponendo la sua firma nella partita contro l’Inter e, poi, sulla punizione che ha regalato la fondamentale vittoria contro la Lazio nei minuti finali. La sua esultanza, la sua linguaccia, la sua corsa liberatoria di quella sera di Aprile hanno significato tanto, hanno racchiuso le sensazioni di un uomo che ha portato nel cuore questi colori per tutta la vita, che ha deciso di vivere la Juventus in tutto e per tutto, che ha fatto dello stile Juve il suo stile: ecco perchè, dopo la serata emozionale del 6 Maggio, Alessandro Del Piero scrive sul suo sito che “questa è la nostra festa, conquistata fino all’ultima goccia di sudore”, rivolgendosi anche ai tifosi, quelli veri, che sono rimasti vicini alla squadra nonostante le difficoltà, e che hanno esultato per un gol in serie B così come per il gol scudetto. Le sue parole vengono da lontano, e sono il simbolo di un cerchio che si chiude nel migliore dei modi: “Io c’ero, voi c’eravate. Noi c’eravamo. E ci siamo, finalmente”. Anche se, a ben guardare, i tempi verbali adoperati sono solo il passato ed il presente, senza alcun riferimento al futuro, al domani così incerto per lui.
Dopo una tale gioia il momento dei saluti e degli “Arrivederci” appare ancora lontano anche se, ad oggi, è distante solo due partite, la prossima contro l’Atalanta e la finale di Coppa Italia: la tristezza non deve prendere il posto della gioia incontenibile di queste ore, anche se i segnali della proprietà non sembrano rassicurare coloro che sperano ancora in un prolungamento, in un’altra firma “nero su bianco” del Capitano, considerando che il Presidente Agnelli lo ha definito uno dei simboli della Storia Juventina, augurandogli di concludere la sua ventennale avventura anche con la conquista della Coppa Italia, lasciando poco spazio alle illusioni di chi spera in un suo gesto che, oggi più che mai, sembra assolutamente dovuto.
Ecco perchè il tempo più importante, come Alessandro stesso ha ricordato, è solo il presente, per non lasciare che nulla possa rovinare l’intensità di questa gioia tanto agognata, assaporando al massimo ogni momento, per lasciarlo impresso nella memoria, per sempre.