Nemmeno è iniziata che già si conta la prima vittima, la Dakar 2012 comincia come peggio non poteva essere con l’ennesima morte di un motociclista, il 38enne argentino Boero alla sua seconda e purtroppo ultima partecipazione al rally raid più famoso al mondo.
Fatale è stata per Boero la caduta nella prima frazione della corsa, una speciale di 57 km di cui gli ultimi due a segnare la fine dell’argentino.
L’argentino ha rimediato una bruttissima botta al torace causandogli un arresto cardiaco. A nulla sono valsi gli immediati soccorsi, arrivati 5 minuti dopo il tragico incidente. Boero muore alle 13 locali per arresto cardiaco rendendo inutili tutti i tentativi effettuati per rianimarlo. L’anno scorso sempre l’argentino era stato protagonista di un’altra disavventura smarrendosi nella quinta tappa nel deserto di Atacama, in Cile un ulteriore dimostrazione della pericolosità e delle insidie, purtroppo fatali, che la Dakar presenta in ogni sua edizione.
Boero è la 57esima vittima nella storia del Rally Raid più famoso e difficile al mondo, la triste lista in Argentina fù aperta nel 2009 dal francese Terry Long ed oltre a Martinez Boero, primo pilota argentino deceduto alla Dakar, altri due argentini sono rimasti uccisi: Sonia Alejandra Escudero, spettatrice a Cordoba nel 2010, dopo l’uscita del percorso di un pick up e Marcelo Reales, un contadino di Tinogasta morto lo scorso anno dopo essere stato investito alla guida del suo camioncino dal mezzo del concorrente argentino Eduardo Amor.
La Dakar nella sua storia non ha risparmiato nemmeno il suo creatore, il francese Thierry Sabine, morto nel 1986 in Mali a causa dello schianto dell’elicottero che lo trasportava mentre Il primo morto in assoluto fu nel 1979 il motociclista Patrick Dodin in una caduta, mentre cercava di allacciarsi il casco che si era allentato alla fine della tappa Agadez-Tahoua. Anche l’Italia ha perso nel 2005 uno dei suoi più abili e valenti motociclisti, quel Fabrizio Meoni vincitore delle edizioni 2001 e 2002, l’italiano perse la vita l’11 gennaio all’età di 47 anni per un arresto cardiaco nel corso dell’undicesima tappa tra Atar e Kiffa in Mauritania. Lo stesso giorno, una bambina di cinque anni muore dopo essere stata investita da un camion di servizio che aveva abbandonato la corsa ennesima dimostrazione di come oramai, da molti anni, il raid fa parlare più delle sue tragedie che delle imprese sportive facendo sorgere ai più, molti dubbi circa l’utilità a disputare la competizione che di sportivo ha purtroppo ben poco.