Dopo ricerche affannose il dado è tratto. Il rinforzo tanto decantato nel reparto arretrato del Milan è giunto. A sorpresa è Cristian Zapata, il colombiano ex Udinese che tanto fece bene in Italia quanto male in Spagna. Fatalità vuole che dopo il suo arrivo a Villareal, il sottomarino giallo è affondato veramente, in Segunda. I tifosi rossoneri possono già fare gli scongiuri, affinché l’acquisto del sudamericano non profetizzi alcuna sciagura futura. Per il dopo Thiago quindi la dirigenza di Via Turati ha scelto il profilo basso, sebbene il Zapata formato “italiano” non era dispiaciuto affatto, tanto da essere ricercato dallo stesso Milan quando la gioielleria Pozzo chiedeva oltre 10 milioni di euro per la sua cessione. Non è come avere Thiago però, d’altronde chiunque fosse arrivato non lo sarebbe stato.
Per prima cosa dovrà dimostrare di essersi ripreso dopo lo sbandamento generale durato meno di 12 mesi nelle terre di Spagna. Non che abbia giocato come ai livelli di Roque Junior (per voler resuscitare un datato ex difensore rossonero), diciamo però che non ha offerto prestazioni esaltante come ci aveva abituati al Friuli.
Il prestito di Zapata però fa riflettere il tifoso del Milan. Perché proprio il colombiano? Perché rinunciare oggi, 9 agosto, con 20 giorni d’anticipo ai sogni Tevez e Dzeko? Non dimentichiamoci infatti che l’ex friulano è extra-comunitario, e dopo il suo arrivo le caselle rossonere sono nuovamente occupate per tutto il resto della stagione.
Un lato positivo, paradossalmente, forse c’è: almeno stavolta i fan del Diavolo non potranno dire di essere stati raggirati. Galliani va ripetendo da settimane ormai che a Milano non arriveranno più top-player, e l’acquisto di Zapata conferisce alle parole dell’amministratore delegato i crismi della veridicità. D’accordo non sentirsi presi in giro, ciò non toglie però ad una pacifica potenziale protesta contro la dirigenza di Via Turati. Si era partiti da Rolando, per passare poi al capitano del Montpellier, arrivando infine a Zapata. Triplo salto mortale all’indietro, voto 10.