La sconfitta di ieri a Parma getta ulteriori ombre sulla reale forza dell’Inter allenata da Stramaccioni. Dopo un filotto di dieci vittorie consecutive culminato nel successo esterno di Belgrado, la squadra nerazzurra ha raccolto un punto in quattro partite, subendo tre sconfitte (Atalanta, Rubin, Parma) e cogliendo solo nel finale il pareggio contro il Cagliari. La classifica comunque vede l’Inter in terza posizione ancora, distante quattro lunghezze dalla vetta. Ciò che preoccupa però è il (non) gioco della formazione allenata dal tecnico romano. Ad inizio stagione molti successi erano arrivati grazie a prestazioni non di certo esaltanti, nascoste soltanto dai tre punti. Forse l’unica gemma reale di questa stagione rimane la partita perfetta allo Stadium, dove però furono le motivazioni più che il gioco a spingere Milito e compagni verso quello che viene riconosciuto ad oggi essere il trionfo dell’Inter. In ogni caso i difetti sono ancora lì, messi a nudo in maniera imnbarazzante da squadre organizzate (vedi Atalanta e Parma) e dotate di grande personalità (vedi Cagliari). Dove arrivano le colpe di Stramaccioni, e dove quelle della società (leggi Sneijder)? Si ha la netta sensazione infatti che la crisi Inter non dipenda solo da un fischietto.
FUORIGIRI– Dopo il successo contro la Juventus Stramaccioni venne ribattezzato come il nuovo Mourinho. Vuoi per il feeling con i giocatori, vuoi per gli show in conferenza di antico stampo mourinhiano, vuoi per il modo di esultare. Sì d’accordo, però dire che Stramaccioni sia abile come il portoghese sotto l’aspetto tattico equivale ad un’eresia bella e buona. Non ce ne voglia l’ex tecnico degli Allievi Roma, ma l’Inter ha dimostrato in queste prime quattordici partite di campionato di non avere ancora una qualsivoglia logica. Non dimentichiamo infatti come siano arrivate alcune di queste vittorie (vedi Catania e Milan, ma anche contro la Samp), senza tralasciare i brucianti ko casalinghi contro Roma e Siena di inizio stagione. Il cambio di modulo, il famoso 3-5-2, ha sì portato benefici dal punto di vista dell’equilibrio della squadra, ma ha reso quest’ultima paradossalmente più piatta e povera di idee lì davanti. Ed in contemporanea con le prime sconfitte è arrivato anche il classico fuorigiri. Stramaccioni ha infatti perso la bussola, proseguendo sulla falsa riga del post-partita di Torino. E con lui hanno perso la via illuminata anche i dirigenti, a partire dal presidente Massimo Moratti.
COLPA DEGLI ARBITRI? – Può rivelarsi un grave errore strategico aver riposto la colpa esclusivamente sulla classe arbitrale per gli ultimi ko subiti. Non sempre può essere colpa del Rizzoli o del Mazzoleni di turno. In campo scendono undici giocatori, e quegli undici calciatori devono trovare la forza di essere più forti di qualunque decisione arbitrale avversa. Un chiaro esempio è il match casalingo contro il Cagliari. Se infatti l’Inter fosse scesa in campo come quella famosa sera a Torino, non ci sarebbe stata partita e a quest’ora le discussioni sul rigore non concesso nel finale agli uomini di Stramaccioni sarebbero soltanto aria fritta. Moratti, invece che prendersela con il direttore di gara, si sarebbe dovuto chiedere il motivo della vulnerabilità della retroguardia nerazzurra, il motivo per il quale l’Inter è restata a guardare il Cagliari mentre giocava a calcio. Niente di tutto questo, no.
CAPITOLO GIOVANI – Arriviamo poi ai giovani, tanto esaltati dalla dirigenza interista. I vari Coutinho, Alvarez e compagnia cantante (non citiamo quelli della Primavera) non stanno rendendo come ci si aspettava ad inizio anno. Il nuovo ciclo nerazzurro, nelle intenzioni di Moratti, doveva basarsi principalmente sull’esplosione dei giovani. E invece, fin dallo scorso anno, si è capito come gli acquisti targati Sudamerica (Alvarez e Jonathan) siano stati piuttosto insensati. A questo poi si aggiunge Coutinho, che resta di fatto l’oggetto misterioso della Pinetina. Senza parlare poi di Samuele Longo, ceduto in prestito all’Espanyol quando invece Stramaccioni aveva disperato bisogno di un’altra punta. E allora ecco che si rimane con dei ragazzi come Livaja, Garritano e Duncan, non ancora pronti al grande salto. La faccenda è resa poi grottesca dal momento che sull’altra sponda del Naviglio i cugini assistono alle prodezze di El Shaarawy e alla crescita impetuosa di De Sciglio.
DULCIS IN FUNDO – Per non farci mancare niente c’è infine il capitolo Sneijder. La bomba ad orologeria è definitivamente esplosa. Prima il divieto di usare Twitter, ora la firma obbligatoria di un contratto che l’orange non è disposto a sottoscrivere, pena l’esclusione dalla squadra. Col senno di poi la gestione del caso Sneijder è stata piuttosto deleteria, sia per la squadra che per l’immagine del direttore tecnico Marco Branca. Wesley servirebbe come il pane a quest’Inter, che difetta in qualità nella manovra, sopratutto se manca (come a Parma ieri) un calciatore come Cassano. Siamo quindi davvero sicuri che la crisi Inter sia colpa solo degli arbitri?
Federico Pisanu