Riparte da Cosenza l’avventura di Marco Capanna. Dalla Liguria alla Calabria, per l’amore di questo sport, perchè dove finisce un viaggio, un percorso durato anni e anni inizia un’altra storia, un nuovo capitolo di vita, con un solo e unico obiettivo sempre ben chiaro. Spesso quando una persona, da allenatore, ma non solo, dà tanto a un gruppo, si arriva a un punto in cui non è che non ci siano più stimoli, ma si sente come l’esigenza di cambiare aria, perchè quello che è stato fatto è davvero tanto. Dall’altra parte, vuoi anche le difficoltà economiche, alcune situazioni che si incrinano e allora sei portato a fare le valigie e partire.
Destinazione Cosenza in questo caso, questo è quello che ha fatto l’ormai ex tecnico imperiese, ha insegnato molto alle sue ragazze nel periodo trascorso nella cittadina del Ponente ligure imparando al contempo i trucchi del mestiere, a saper gestire le situazioni. Lo hanno amato le sue giocatrici, da uomo e tecnico, come dimostrano i tanti messaggi e parole di affetto ricevute, ma lo hanno saputo apprezzare ovunque, perchè chi lavora non può esser visto male, se non per invidia da chi poteva patire di vedere una squadra ormai così rodata come l’Imperia.
I play off persi e la finale scudetto andata al Padova sono stati un segnale, quello che ormai un’era stava terminando, poi una telefonata, la chiamata da parte del Cosenza, la presentazione di un progetto cui non si poteva dire di no. Capanna non ha esitato e si è messo subito al lavoro, pronto a stupire di nuovo. Un gruppo di ragazze giovani, tutte desiderose di imparare da uno dei migliori tecnici d’Italia a livello femminile. Preparato, un amante del proprio lavoro, una passione vera per lui che la pallanuoto l’ha anche giocata fino a due anni fa, in acqua come fuori, un guerriero.
Ripartire, sacrificarsi, mettere la faccia anche magari nelle sconfitte, sapendo che quando si parte con un progetto non si può vincere sempre. Anche con l’Imperia fu così, ma il ruolo dell’allenatore è bello anche per quello. Una sfida che ha subito entusiasmato Capanna, pronto a stupire e dare tutto per i colori consentini.
Prima di sentire le sue parole presentiamo la rosa del Cosenza 2015 / 2016, dalle “veterane” Angela Manna seconda portiera, il difensore Claudia Presta, entrambe dell’98, passando per Rita De Mari, Martina Gallo e Carolina Nicolai, tutte centrovasca dai ventuno ai ventitrè anni, fino ad arrivare alle giovanissime Benedetta Garritano, Jone Diacovo, Giusy Citino, la prima portiera Divina Lucia Nigro e la terza portiera Carolina Renda, la centrovasca Francesca Greco e l’attaccante Anna Bonaparte, tutte delle leve ’97 e ’99. Tanto di cappello a una società che punta su un gruppo giovane, dato nelle mani di un tecnico intelligente che saprà farle crescere e migliorare. Ne sentirete parlare di queste “ragazzine terribili”, tutte nate lì.
Silvia Motta e Francesca Pomeri sono le due ex imperiesi che il tecnico ha deciso di portarsi dietro, entrambe della Nazionale italiana dovranno portare esperienza e saper gestire i momenti difficili, conoscendo già le intenzioni e il modo di lavorare del tecnico. La prima raggiunge la sorella Roberta Motta, già in rosa nella passata stagione. Insieme ad Agnese D’Amico di Catania, Alessia Marani di Treviglio e la straniera, classe ’92 proveniente da Osaka, Miku Koide, attaccante esterna ma con la possibilità anche di giocare come secondo centroboa.
E’ arrivato ora il momento di introdurre, tra passato, presente e futuro, il loro tecnico Marco Capanna, che nell’intervista ha parlato un pò dei bei momenti passati a Imperia, della sua scelta di cambiare aria e delle aspettative. Uno mai stanco di imparare, una persona sincera e vera in ogni situazione ma immergiamoci nel racconto.
Marco, non si può che iniziare con una domanda sul passato, quello che ha fatto parte fino a poco fa della tua rosea carriera. Nessuno ti ha regalato niente e ogni traguardo te lo sei guadagnato passo dopo passo, da solo. Stiamo parlando di Imperia ovviamente, ha significato tanto, forse tutto per te, lascia ragazze splendide che hai cresciuto una ad una. Cosa senti di dire a chi si ricorderà sempre del tuo operato e a loro soprattutto, da uomo prima ancora che da tecnico, visto che insieme avete vinto e perso, passando momenti indelebili?
“Dico innanzitutto in bocca al lupo di cuore, nessuno puo’ pensare che io possa mai sperare che non facciano bene, ovunque vadano. Il mio pensiero è sempre stato quello di costruire qualcosa di magico e di arrivare al massimo, anche quando nessuno ci credeva, ma soprattutto di lasciare qualcosa che sarebbe potuto proseguire senza di me. Credo di averci messo del mio perchè cio’ avvenga. Anche la guida di Merci ( Stieber ndr ), che gode di tutta la mia stima, è stata programmata e costruita e questo non poteva che essere la cosa più logico e continuativa del progetto. Alle ragazze posso solo dire GRAZIE , mi hanno aiutato a crescere, abbiamo fatto, spesso, forse la ” cosa ” sbagliata, ma credendo tutte in quello che andavamo a fare, questo ci ha portato a raggiungere risultati importanti. Ora tante sono rimaste, altre sono sparse in squadre e nazioni più disparate, ma ognuna è un pezzo del mio cuore, tutte avranno il mio appoggio sempre e comunque. Il percorso fatto mi ha fatto diventare inoltre appetibile per squadre e società che credevano e credono di poter investire anche su di me. Ciò mi ha lusingato perchè è tutta benzina per migliorarmi. Darò il massimo per migliorarmi, per il gruppo e la società che mi ha dato una disponibilità totale “.
Un allenatore deve formarsi continuamente, aggiornarsi e tu sei uno dei più meticolosi in questo; lavori molto in vasca e sulla testa, una cosa non da poco. Quale è il segreto e quali sono le qualità che ti hanno permesso di fare quello che hai fatto?
“Non sono uno cui piace prendersi i meriti, ho trovato un gruppo speciale a Imperia come nelle tre Universiadi e questo aiuta. A Cosenza non posso che dire la stessa cosa, anche se ci conosciamo da poco tempo, è un piacere allenarle per la disponibilità che hanno mostrato tutte fin da subito, oltre all’affiatamento tra di loro che si percepisce subito. Evidentemente sono fortunato e nello sport non fa mai male. Mi diverto e il mio unico obiettivo è quello di vederle lottare per gioire un giorno tutte insieme per qualcosa che avranno raggiunto. Io insieme a loro continuero’ a guardare, studiare, analizzare le situazioni e a migliorarmi. Del passato ricordo più le sconfitte che le vittorie, da lì si costruisce tutto “.
Difficile dimenticare, ma ora la testa è tutta verso l’inizio di una nuova sfida. Cosa ti ha spinto ad accettare il progetto e che cosa ti aspetti da te stesso oltre che da questa nuova tappa?
“Mi ha spinto il fatto che mi è stato prospettato un progetto, ho percepito la loro volontà oltre al piacere di avermi come guida tecnica. A casa tua diventi o sei spesso un po’ ” scontato”. Il ragionamento, difficilissimo emotivamente, è legato anche al fatto che, dopo tanti anni che uno chiede di ” sputare il sangue “, si possa diventare ingombrante o non si riesca piu’ ad essere stimolanti. Ho preferito così, prima di arrivare a ciò, ma i cicli finiscono e il mio forse sarebbe potuto durare ancora con una certa serenità intorno. Ho pensato che qualcosa di diverso probabilmente sarebbe stata la scelta più giusta per tutti. L’ultima finale scudetto ( delle tre fatte con Imperia ) è stato un segnale per me sotto diversi aspetti“.
Sarà difficile e ci vorrà tempo per arrivare al top come hai fatto con l’Imperia ma essendo una sfida non ti tirerai indietro. Da cosa partirai, che gruppo siete e dove dovete e potete crescere di più?
” Siamo partiti da un gruppo di 19 persone con età media inferiore di poco ai 20 anni. Conosco una sola strada che è il lavoro, la compattezza e l’unione del gruppo. Sono molto contento di tutte queste ragazze e il mio obiettivo è portarle tutte ad essere protagoniste e coinvolte nel progetto. Ci vorrà tempo, non so quanto, ma non mi piace pensare che ci sia qualcosa di impossibile. Cercheremo di sognare con i piedi ben saldi per terra. Mi auguro un momento difficile, anche piu’ di uno, perchè solo lì le squadre imparano ,crescono , si cementano . Per ora c’è il giusto entusiasmo e la voglia di cominciare a confrontarci. Essendo così giovani molte mi hanno stupito per la maturità, non credo vi sia limite al miglioramento e, se nel tempo, con tutti i sacrifici che fanno, non si leveranno delle soddisfazioni, la responsabilità sarà mia “.
Che campionato sarà e dove vuoi portare questa squadra?
” Un campionato equilibrato, come l’anno scorso, ma forse ancora di più. Vedo Padova favorito leggermente su Messina, due squadre attrezzate per fare bene in Italia e in Europa. Poi secondo me il Prato ha un grande organico, insieme a Bogliasco e Rapallo hanno qualcosa in più, almeno sulla carta. Poi le altre squadre sono parecchio giovani e quindi, quelle che cresceranno di più nel corso del torneo manterranno la categoria, ambendo alla final six. Sicuramente noi proveremo a essere tra le formazioni difficili da battere, proveremo a crescere, con in testa la voglia di giocare una fase finale prestigiosa “.