Conosciamo Alice Parisi, punto fermo del Tavagnacco

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Alice Parisi | © Foto Mauro Vicario

Centrocampista talentuoso, con spiccate qualità tecniche e punto fermo da ormai ben sei stagioni del Tavagnacco, stiamo parlando di Alice Parisi. 

Nata a Tione di Trento il 11 dicembre 1990, Alice Parisi inizia a giocare nel Trento prima di trasferirsi nel 2008 al Verona (conosciuto in quel periodo come Bardolino) con il quale conquista lo Scudetto 2008/09 e la Supercoppa del 2008. Dal 2010 passa al Tavagnacco e mette in bacheca due Coppa Italia (2012/13 e 2013/14) oltre a conquistare anche il Golden Girl Award per la stagione 2013.

Parisi brilla anche con l’azzurro della nazionale andando a conquistare il titolo europeo U19 nel 2008 e vantando diverse presenze anche nella nazionale maggiore.

Conosciamo meglio il centrocampista del Tavagnacco, partendo dai suoi esordi sino ad arrivare all’attualità.

Alice Parisi | © Foto Mauro Vicario
Alice Parisi | © Foto Mauro Vicario

Come ti sei avvicinata al calcio? Perché hai deciso di praticare questo sport?

Mi sono avvicinata al calcio all’età di 8 anni. Dopo un anno di pallavolo era chiaro che la mia strada fosse un’altra, giocavo con i piedi e quindi i miei genitori mi hanno permesso di praticare questo sport. Mi piaceva, loro se ne rendevano conto e quindi mi hanno sempre appoggiata. Così ho fatto tutte le giovanili in squadre maschili fino all’età di 15 anni per poi passare alla realtà del calcio femminile.

Hai un idolo, un calciatore a cui ti ispiri?

Sinceramente non seguo molto il calcio maschile, è uno sport che è cambiato molto negli ultimi anni e non mi appassiona più come una volta. Il mio giocatore preferito era Fabregas ai tempi in cui giocava all’Arsenal. Ad oggi mi piace rivedermi un po in Vidal ai tempi della Juventus.

Se tu potessi scegliere una calciatrice di un campionato straniero con cui ti piacerebbe giocare, chi sceglieresti?

Giocherei con chiunque in un campionato straniero, all’estero questo sport è a livelli che noi in Italia purtroppo possiamo solo sognare al momento e quindi la realtà di un campionato straniero mi incuriosisce molto. Mi piacerebbe molto mettermi alla prova da questo punto di vista e quindi veramente non farebbe differenza con chi giocare, imparerei tantissimo a prescindere.

Nella tua bacheca hai un titolo Europeo con la nazionale U19, vanti anche diverse presenze con la nazionale maggiore, qual è il tuo ricordo di quell’Europeo e qual è il tuo rapporto con la maglia azzurra?

Il ricordo di quel titolo è certamente legato al gruppo che eravamo e al percorso che abbiamo fatto insieme. L’esperienza è stata unica e aver portato a casa il successo è stato il traguardo che nessuno si aspettava e per questo ancora più emozionante. Con la maglia azzurra ho avuto una pausa di 2 anni perché stavo studiando e l’università non mi permetteva di fare entrambe le cose. Ora mi sono laureata e quindi sono rientrata nel gruppo azzurro e sono molto orgogliosa di farne parte.

Hai avuto modo di seguire i mondiali di Canada 2015? Se sì c’è una calciatrice ed una squadra che ti hanno colpito? Cosa pensi manchi all’Italia per raggiungere i livelli delle altre nazionali?

Non ho seguito i mondiali e quindi purtroppo non so risponderti a questa domanda. Per quanto riguarda ciò che manca qui in Italia credo che manchi l’idea di ciò che voglia dire fare calcio a livello professionistico e questo anche per la mancanza di sponsor e strutture a disposizione. Fino a quando non si investirà su progetti concreti resteremo sempre a questo livello.

Hai provato l’esperienza Champions League sia con Verona che con il Tavagnacco quali sono state le sensazioni?

Beh la champions è la competizione che ti permette di confrontarti con il calcio europeo e quindi l’emozione e la voglia di giocare partite di questo genere sono stimoli importanti. Ho dei bellissimi ricordi sia a Verona che a Tavagnacco in questa competizione.

Sei da ben 6 stagioni a Tavagnacco, ormai sei da considerare una bandiera, raccontaci qual è il tuo rapporto con questa maglia e con la tifoseria.

Ho sposato il progetto Tavagnacco 6 anni fa perché ci credevo e sentivo che avrei dato il mio contributo per raggiungere qualcosa di importante. Era una squadra di vertice ma che non era ancora riuscita a vincere qualcosa di importante e quindi sapevo che avrei sentito molto più mio un titolo con una squadra come Tavagnacco rispetto a ciò che avevo vinto a Verona. Avevo voglia di essere protagonista e così sono già passate 6 stagioni. Devo molto al Tavagnacco e a Udine come città perché rappresentano qualcosa di importante nella mia vita. Ho raggiunto traguardi importanti, con la squadra e anche personali quindi sarà sicuramente una città dove tornerò spesso a fare visita se me ne andrò.

Alice Parisi | © Foto Mauro Vicario
Alice Parisi | © Foto Mauro Vicario

Veniamo all’attualità, come giudichi, al momento questa stagione del Tavagnacco? Quali sono gli obiettivi di squadra e quali i tuoi personali?

La stagione del Tavagnacco credo rispecchi un po’ le difficoltà che le società incontrano in uno sport come il nostro dove appunto è difficile trovare sponsor e strutture che permettano di lavorare in una certa maniera. Siamo una squadra molto giovane, ormai l’obiettivo è quello di far crescere le nuove leve cercando di trasmettere che per raggiungere dei traguardi ci vogliono impegno e sacrificio. L’obiettivo è quello di migliorare ogni giorno un pochino e il mio personale è quello di riuscire a trasmettere alle ragazze più giovani la passione che mi ha sempre accompagnato.

C’è uno stadio in cui ti piacerebbe giocare?

Non siamo abituate a stadi noi, quindi andrebbe bene qualsiasi stadio. A parte gli scherzi mi sarebbe piaciuto avere avuto l’opportunità di fare una gara allo stadio friuli con il Tavagnacco. Lo stadio dei miei sogni?! L’Allianz Arena.

C’è tra le tue compagne una giovane che, a tuo parere, può divenire un futuro talento?

Fortunatamente si. Secondo me Nicole Peressotti (classe 1998) potrà tranquillamente avere una carriera di tutto rispetto, vedo nei suoi occhi e nelle sue frasi quel qualcosa in più che ti serve per andare lontano. Ci vuole solo tanta costanza, umiltà e sacrificio. Niente si raggiunge senza fare fatica, ci sono momenti difficili nello sport come nella vita, lei adesso è fuori da qualche mese per un problema al piede ma non ho alcun dubbio che questo la fermerà. Dalle difficoltà si esce sempre più forti se si ha il coraggio e la forza di lavorare e lei ne ha, tanta.

Prima di salutarti e ringraziarti, vogliamo chiederti secondo te perché i nostri lettori dovrebbero seguire ed appassionarsi al calcio femminile?

Perché il calcio femminile è una realtà pulita, appassionante e divertente. Se uno parte con l’idea di vedere quello che vede quando giocano i maschi sbaglia in partenza. La squadra e tutto ciò che sta attorno ad essa incuriosiscono parecchi, tanti hanno provato più per curiosità che altro a seguire il calcio femminile e nel 90% dei casi queste persone non ne sono più uscite. E’ uno sport sano e divertente, se uno non si appassiona sicuramente ci si affeziona, è questa la cosa bella.

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