Il Pallonaro

Come cambia il Milan con De Jong? Ecco le alternative possibili

Così come il 31 agosto di due anni fa andò a modificare radicalmente il gioco e il destino del primo Milan targato Allegri, anche gli ultimi giorni dell’estate 2012 potrebbe apportare cambi sostanziali negli schemi tattici dei rossoneri. Il tecnico livornese, assistito da Tassotti, sono chiamati a plasmare un nuovo Diavolo, vista la mole di giocatori che lavorerà a Milanello da qui alla fine del campionato. Gli acquisti di De Jong e Bojan non possono passare in secondo piano, poiché rappresentano due calciatori che per le loro caratteristiche rappresentano un unicum nella rosa del Milan. Inevitabile che nel prossimo futuro la squadra rossonera proverà a giocare in maniera diversa da come aveva abituato i tifosi negli ultimi anni. Il 4-3-1-2 va in pensione.

Modulo anacronisticoLa rivoluzione di ancelottiana memoria, quella che pose Pirlo davanti alla difesa, è ormai diventata anacronistica. Continuare sulla rotta del 4-3-1-2 vorrebbe dire andare incontro ad un’usura irreparabile, di difficile guarigione, sia dal punto di vista tattico che psicologico. Sono tante, fin troppe, le carte a disposizione di Allegri per un’analisi serena. Pirlo non c’è più da un anno, e il suo vuoto è incolmabile. Nonostante Van Bommel si prodighi nel dire che De Jong, suo connazionale, sia il suo erede in mezzo al campo, abbiamo i nostri seri dubbi, dal momento che l’ex Citizen ci sembra piuttosto lontano dal livello qualitativo dell’olandese, senza tralasciare l’aspetto prettamente tattico. Il regista davanti alla difesa non è l’unico elemento del puzzle che manca ad Allegri. Il discorso infatti abbraccia anche la punta più estrema del rombo geometrico, ovvero il trequartista. Nei giornali spesso e volentieri si sente parlare di Boateng come il nuovo trequartista, un concentrato di muscoli e forza esplosiva. Il trequartista però, oltre a possedere una buona velocità e la naturalezza negli inserimenti, deve anche saper dare del tu al pallone, qualità di cui Boateng rimane ad oggi (in via definitiva ormai) privo. Già, la maglia numero 10 indossata dal ghanese segna in qualche modo l’era che stiamo vivendo.

arrigo sacchi e carlo ancelotti | ©FILIPPO MONTEFORTE/AFP/Getty Images

Ritorno al passato In questi giorni si parla tanto di 4-2-3-1, 4-3-3 e varianti simili. Non volendo essere banali e ripetitivi, e utilizzando un pizzico di sana follia, vorrei proporre ad Allegri un ritorno al passato. Il paragone è difficile, quasi improponibile, però noi vogliamo lanciarlo ugualmente. Provocazione, pazzia, chiamatela come volete, la mia idea è quella di tornare al 4-4-2, quel modulo che rivoluzionò il calcio mondiale nei primi anni ’90, quando Arrigo Sacchi diventava la mente geniale di un Milan leggendario (Dopo aver visto questo Milan, il calcio non potrà essere più lo stesso”, così intitolava Equipe dopo la finale di Champions contro lo Steaua). E’ forse eresia, ma proponiamo ugualmente una coppia di centrocampo composta da Nigel De Jong e Boateng: l’olandese nei panni del connazionale Rijkaard, mentre il Prince chiamato a ricoprire il ruolo che in passato fu di Carlo Ancelotti, sempre pronto a spingersi in avanti favorendo il cosiddetto calcio totale. Sulle fasce due calciatori che possano sacrificarsi e svolgere entrambe le fasi di attacco e difesa, e per questo vediamo bene sulla destra Abate (con De Sciglio terzino) e Robinho a sinistra, col brasiliano che già in passato ha dimostrato di sapersi sacrificare per la squadra. In attacco due calciatori che sappiano giocare vicino, duettare fra loro senza difficoltà: la coppia Pazzini-Bojan ha tutte le potenzialità per far bene. In difesa contiamo sull’apporto del nuovo arrivato Zapata, che ai tempi dell’Udinese era uno dei giovani più interessanti nel reparto difensivo. Il punto debole della rosa a disposizione di Allegri continua ad essere quello del terzino sinistro, con Antonini che in questo momento non sembra all’altezza di vestire la maglia rossonera, specialmente se pensiamo che soltanto 4 anni fa su quella fascia c’era ancora Paolo Maldini. La solita nostalgia autunnale.

Il passato che non può tornare

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