L’una arriva di diritto come prima classificata del proprio girone, l’altra invece ha dovuto sudare le proverbiali sette camicie per entrare nell’ambitissima final eight del Campionato Primavera. La sfida che il primo giugno metterà di fronte Juventus e Chievo Verona in quel di Gubbio dunque vedrà difronte due squadre, almeno sulla carta, di diverso valore. La compagine bianconera infatti ha battuto la concorrenza nel girone A conquistando ben 19 successi in 26 gare e compiendo appena 3 passi falsi. I bianconeri, tra l’altro, hanno conquistato la bellezza di 61 punti, record di tutti e tre i gironi.
Ma di primati i piemontesi ne hanno altri, come ad esempio la miglior difesa di tutti e tre i gironi con appena 19 reti al passivo. L’attacco, con 49 gol siglati, si è dimostrato sì prolifico ma non come quello di altre big. Diverso cammino per il Chievo Verona che invece ha chiuso il raggruppamento B dietro ad uno dei migliori vivai italiani, ovvero quello dell’Atalanta, ma alle spalle anche delle più quotate Milan ed Inter. Tuttavia 14 successi sono stati un buon bottino per i clivensi che hanno perso appena 5 gare conquistando 49 punti. L’attacco, con 56 gol fatti, è stato il secondo del girone, ma anche la difesa, con appena 23 reti subite, non ha affatto sfigurato.
Nei playoff i veneti hanno eliminato due delle squadri più forte del girone centro-sud, ovvero Napoli e Palermo.
D’Anna per il suo Chievo predilige un 4-2-3-1 molto offensivo, come dimostrano i tantissimi gol fatti quest’anno. Non che la difesa abbia deluso, ma di certo il reparto offensivo, con quattro giocatori in grado di creare pericoli e segnare in ogni momento, ha fatto la differenza, un po’ cambiando quel credo della prima squadra che negli ultimi tempi ha regalato poco spettacolo. In porta il giovane Provedel è risultato spesso decisivo, mentre in difesa la coppia Fochesato-Coulibaly ha regalato certezze, con Maccarone e Magri che in più di una circostanza si sono ritagliati spazi importanti. Ai lati invece Costa e Manfrin sono stati dei punti fermi. Djiby, Paruzza, Toskic e il capitano Burato si sono sobbarcati l lavoro di schermo davanti alla difesa ed alle spalle del quadrilatero delle meraviglie, quello che ha segnato a raffica con tanti e diversi interpreti. Cisotti si è dimostrato implacabile, ma intorno a lui la classe del brasiliano Da Silva e l’imprevedibilità di Messetti e Franchini spesso ha fatto la differenza.
Baroni, per la sua Primavera, si è ispirato a quanto fatto in prima squadra da Antonio Conte. Un 3-5-2 nel quale gli esterni aiutano molto la difesa ma quando c’è da spingere non si risparmiano. E così come accaduto in prima squadra, anche i più giovani hanno subito reti con il contagocce. In avanti però c’è qualcosa di diverso. O qualcuno. Parliamo di Padovan che in campionato con 16 reti ha siglato un terzo dei gol totali. Il suo bomber la Primavera ce l’ha, ma non ha sfigurato nemmeno Beltrame, più volte in orbita prima squadra, che ha siglato ben 9 gol. Una coppia d’attacco ben assortita, ma il vizietto del gol ce l’hanno un pò tutti visti i 13 centri messi a segno. In porta Branescu è una garanzia: tra i meno battuti, è entrato anche nelll’orbita della prima squadra. In difesa invece l’islandese Magnusson e Rugani sono delle certezze, ma in costante crescita nel corso del campionato si è dimostrato lo svizzero Untersee. Sugli esterni Kabashi e Mattiello hanno dimostrato di saper fare ambedue le casi, ma nemmeno Gerbaudo ha sfigurato quando, e ciò è avvenuto spesso, è stato chiamato in causa. In attacco come detto Beltrame e Padovan hanno una grande intesa, ma Lanini e Bonatini hanno comunque dato il loro valido apporto.
La Juventus appare senza dubbio favorita in vista di questo match. Il rendimento di questa stagione, il migliore in assoluto nel campionato Primavera, la vittoria in Cppa Italia e l’ottimo stato di forma dimostrato nel torneo di Ostuni non possono che indicare in quella di Baroni la formazione da battere in questa sfida. Il Chievo, arrivato come outsider dopo il quarto posto nel girone B, è cosciente di dover fare l’impresa, ma l’imprevedibilità dei propri uomini di attacco potrebbe essere l’arma da sfruttare. Anche contro la miglior difesa in assoluto.