Chiara Valzolgher, “le mani” per la salvezza del Südtirol

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Chiara Valzolgher | © Peter Perez

Il portiere è un ruolo complicato, talvolta difficile e spesso non risaltato come si dovrebbe.

Nella nostra consueta intervista, nel mondo del calcio femminile, oggi conosceremo meglio uno degli estremi difensori di questa Serie A: il numero uno del neopromosso Südtirol Chiara Valzolgher.

Nata a Trento l’8 gennaio 1992, Chiara inizia a giocare difendendo i pali del Trento nella stagione 2008 e vi rimane sino al 2010. In quella estate passa al Südtirol, sua attuale squadra, con  quale esordisce in Serie A nella stagione 2010/11.

Veniamo a conoscere meglio Chiara Valzolgher partendo dai suoi esordi sino all’attualità.

Chiara Valzolgher | © Dieter Runggaldier
Chiara Valzolgher | © Dieter Runggaldier

Come ti sei avvicinata al calcio? Perchè hai deciso di praticare questo sport?

Ho iniziato a giocare da piccola nei pulcini del Villazzano (provincia di Trento). Non ho avuto nessuno in famiglia che giocava a calcio, anzi sono gli altri che poi hanno seguito me. A convincere mia mamma a farmi giocare a calcio sono stati i miei compagni delle elementari. 

Hai un idolo, un calciatore a cui ti ispiri?

A questa domanda qualche anno fa ho risposto Sebastien Frey. Adesso non ne ho uno in particolare, però se devo fare un nome dico Manuel Neuer.

Se tu potessi scegliere una calciatrice di un campionato straniero con cui ti piacerebbe giocare, chi sceglieresti?

Alex Morgan! Se invece dovessi scegliere in Italia direi Parisi.

Hai avuto modo di seguire il Mondiale di Canada 2015? Cosa pensi che manchi ancora al calcio femminile italiano per competere con le massime potenze mondiali?

Sì, ho seguito il mondiale canadese sulla tv tedesca. Devo dire che in Italia prima di tutto manca la visibilità, fattore che poi port dietro di se tutto il resto, dagli sponsor ai tecnici e dirigenti che poi permetterebbero al sistema di crescere.

A proposito di Nazionale, tu hai fatto parte della spedizione, se pur non scendendo mai in campo, che ha disputato il mondiale U20 in Giappone nel 2012. Cosa ricordi di quell’esperienza?

E’ stata un’esperienza che mi rimarrà per sempre, anche se non ho giocato e sarà un sassolino che credo sarà sempre nella mia scarpa, comunque è stato tutto bellissimo, sia per il calore del pubblico, in tanti venivano a chiedere autografi, sia per le strutture di alto livello. 

Con il Südtirol lo scorso anno siete riuscite a conquistare la Serie A, adesso da neopromossa ci racconti l’impatto con la massima serie e qual è l’obiettivo della squadra? Quale il tuo personale?

Un impatto decisamente tosto, è maggiore l’intensità e le avversarie hanno un tasso tecnico più alto. Sappiamo di essere il fanalino di coda e di avere minori risorse ma daremo il massimo per cercare di ottenere una difficilissima salvezza. 

Chiara Valzolgher | © Peter Perez
Chiara Valzolgher | © Peter Perez

Veniamo ad un’analisi tecnica, qual è il tuo punto di forza e dove pensi di dover migliorare?

Come punto di forza direi il modo di stare e parare in mezzo ai pali. Vorrei invece migliorare nel carattere, fare quel salto di qualità, credere di più in me stessa. Ci sono calciatrici che magari hanno meno talento di altre ma che grazie a questa loro forza riescono ad ottenere migliori risultati.

C’è una parata che ricordi particolarmente volentieri?

Direi quella fatta due anni fa contro il Valpolicella, un tuffo nell’angolo destro su un tiro da fuori area. Mi è piaciuto e ricordo con piacere quel gesto. 

Tra le tue compagne c’è qualche giovane talentuosa che a tuo parere può avere un futuro brillante?

Faccio due nomi: Stefania Dellagiacoma, che è un fortissimo esterno destro, e la giovanissima classe ’99 Verena Erlacher.

Se tu potessi scegliere, fra tutti gli stadi del mondo, ce n’è uno in cui vorresti giocare?

L’Allianz Arena di Monaco, colorato di bianco e rosso che sono anche i colori del Südtirol!

Prima di salutarti e ringraziarti vogliamo chiederti perchè secondo te i nostri lettori dovrebbero seguire il calcio femminile?

Basta mettere da parte i pregiudizi, una volta eseguito questo passaggio ci si appassiona anche al calcio femminile, lo si stima anche per i sacrifici delle atlete e ci si rende conto che è un calcio diverso da quello maschile, meno fisico, ma certamente non uno sport minore.

 

 

 

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