La notte della festa della Juventus per il terzo scudetto consecutivo conquistato dai bianconeri a suon di record è stata parzialmente guastata dalle parole rilasciate dal tecnico Antonio Conte sulla sua possibile permanenza sulla panchina della Juventus anche nella prossima stagione.
Ci confronteremo con Andrea, con il direttore, valuteremo questi 3 anni, lo abbiamo fatto anche l’anno scorso, ora c’è un anno in più che è stato molto dispendioso per me e per i miei calciatori.
Faremo delle valutazioni necessarie per il bene della Juventus, in maniera molto serena. Adesso godiamoci questa gioia, che è una gioia incredibile. Ieri io ho pianto di gioia, non mi vergogno a dirlo, perché so quello che abbiamo fatto per vincere quest’anno.
Questo quindi quanto detto da Conte in risposta ad una domanda sul suo futuro nella conferenza stampa al termine di Juventus-Atalanta, parole che lasciano un po’ di amaro in bocca e diversi dubbi ai tifosi juventini.
Difficile se non impossibile migliorare, lo dico a cuore aperto, in un mondo che non perdona niente, perché comunque sembra tutto dovuto. Abbiamo un handicap importante che si chiama storia della Juventus, lo avevamo in Italia e adesso lo passiamo alla Juventus che verrà, perché quello che abbiamo fatto noi, per tre anni in Italia, è qualcosa di storico e di straordinario.
In Europa c’è un handicap importante perché c’è la storia, che pesa come un macigno, però oggi quella storia non può essere supportata. A me dispiace dire le cose come stanno, le aspettative sono di vincere la Champions, sinceramente non mi sento di prometter niente.
Antonio Conte
Un Conte rassegnato e sul piede di partenza o un Conte che lancia segnali alla società per chiedere quei rinforzi tali a rendere la Juventus competitiva e vincente anche oltre ai confini nazionali? Proviamo ad analizzare le due ipotesi.
La stanchezza psicologica dopo un triplo scudetto e la ricerca di nuove motivazioni e nuove sfide, calcolando la ancora più difficile impresa di ottenere il quarto titolo in Italia e un qualche successo europeo nell’immediato con la Juventus, potrebbero spingere Conte a guardarsi intorno e buttando un occhio in Premier League c’è quella panchina vacante di un Manchester United da ricostruire nel post Moyes che potrebbe far gola al tecnico salentino.
Valutando la seconda ipotesi, quella di Conte ieri potrebbe essere una richiesta, nemmeno tanto mascherata, di maggiori sforzi ed investimenti da parte della società. Conte sa benissimo che al momento la Juventus, nonostante un quarto di finale di Champions ed una semifinale di Europa League nelle due sue campagne europee, è ancora distante dai Top Club quali Real, Barcellona, Bayern Monaco, e soltanto una serie di acquisti mirati per rinforzare la rosa potrebbe permettere di limare le distanze garantendo al tecnico di puntare verso quegli obiettivi sognati dai tifosi.
Il rapporto tra Juventus ed Antonio Conte pare quindi essere giunto dinanzi ad un bivio, i prossimi giorni e gli incontri con Agnelli e Marotta saranno decisivi per capire se sarà divorzio oppure se anche per la prossima stagione il tecnico rinnoverà la promessa di matrimonio fatta 3 stagioni fa alla Vecchia Signora.
La Roma perdendo col Catania aveva consegnato aritmeticamente lo scudetto ai bianconeri. Un bel regalo, certo, che però ha forse “rovinato” la festa dello Juventus Stadium: non il 5 maggio ma un giorno prima è arrivata la conquista del terzo titolo consecutivo. A questo punto la Juve punta a battere record su record: nel mirino particolarmente i 100 punti (vincendo con Roma e Cagliari si arriverebbe a 102, con un pareggio sarebbero 100 tondi tondi) e il record di 97 punti dell’Inter, che si può comodamente battere.
Altro record impressionante della Juve è quello delle 18 vittorie su 18 in casa (con appena tre pareggi e due sconfitte fuori casa). Forse per preservare i giocatori importanti per la partita con la Roma, forse per far riposare i top players, Conte ha fatto molto turn-over in tutte le zone del campo, compresa la porta.
Conte che festeggia con la figlia Vittoria
La partita è stata dominata dai bianconeri ma l’Atalanta ha retto bene fino al 72°: tocco di Pogba, arriva da dietro Padoin che col destro la mette dentro. Gol dell’ex per lui, che trova il secondo gol in maglia bianconera (il primo era stato il pokerissimo nello 0-5 a Firenze di due anni fa).
Da segnalare finalmente il ritorno in campo di Simone Pepe, che è subentrato a Lichtsteiner e ha giocato 5 minuti più recupero. In questa stagione il giocatore di Albano Laziale aveva totalizzato una presenza in Coppa Italia con l’Avellino e due presenze in Primavera (con Spezia e Sampdoria, trovando anche il gol nella partita contro i liguri).
La 36ma giornata di Liga è stata incredibile e piena di sorprese, il Barcellona è stato fermato sul pareggio casalingo dal Getafe permettendo all’Atletico di tentare un allungo. Così non è stato perchè nel pomeriggio di domenica i Colchoneros sono stati sconfitti in casa del Levante, giornata favorevole quindi al Real di Ancelotti? Assolutamente no, le Merengues nel posticipo serale della domenica si sono salvate nei minuti di recupero grazie a Cristiano Ronaldo, impattando per 2-2 contro il Valencia.
Insomma una frenata in vetta che lascia tutto aperto verso la volata finale delle ultime due giornate, tecnicamente all’Atletico Madrid, anche in caso di en plein dei cugini nelle 3 gare rimaste, i Blancos recupereranno mercoledì il match con il Valladolid, basterebbe conquistare 4 punti nelle prossime due gare, all’ultimo turno però c’è Barcellona-Atletico, quindi anche i blaugrana possono ancora sperare nel titolo.
Da segnalare la matematica conquista dei preliminari Champions per l’Athletic Bilbao.
Il turno si è aperto con il già citato successo dell’Athletic Bilbao, i baschi sono andati ad imporsi per 3-0 in casa del Rayo Vallecano, festeggiando con due gare d’anticipo il raggiungimento del 4° posto matematico.
Sabato al Camp Nou il Barcellona pensava di aver risolto la pratica Getafe grazie al gol di Messi dopo soli 23 minuti. I Blaugrana non avevano fatto i conti con Lafita che al 37° ha pareggiato il gol della Pulce e poi al 92°, dopo che Alexis Sanchez aveva riportato avanti i suoi, ha trovato il definitivo 2-2.
Successo importante dell’Elche in casa del Malaga, gli ospiti ottengono 3 punti fondamentali per la salvezza grazie alla rete di Rodrigues.
Anche il Valladolid vuole credere nella salvezza e grazie al gol di Rukavina dopo 20 minuti, sconfigge l’Espanyol ed incamera 3 punti importanti.
Sempre sabato un Celta Vigo, con niente da chiedere al campionato, va a conquistare il successo, doppietta di Nolito, in casa di un Osasuna che ora vede la sua situazione complicata.
Domenica l’Almeria con non poche difficoltà riesce a battere il già retrocesso Betis, decisivo il gol di Azeez che al 94° sigla il definitivo 3-2.
Siviglia e Villarreal non riescono a superarsi e chiudono al match sullo 0-0.
Veniamo quindi alla seconda sorpresa del turno, l’Atletico Madrid cade in casa del Levante. L’autogol di Filipe Luis sblocca la gara al 7°, Barral la chiude definitivamente al 69°.
Il gol di tacco di Cristiano Ronaldo
L’altra super sorpresa arriva dal Bernabeu con gli uomini di Ancelotti fermati sul 2-2 dal Valencia. Vantaggio ospite con il gol di Mathieu al 44°, il Bomber dell’Allianz Arena, Sergio Ramos, ritrova la parità al 59°, il Valencia non ci sta e con Parejo al 65° ritrova il vantaggio che viene però vanificato dall’ennesima prodezza di Cristiano Ronaldo, Cr7 al 92° infatti s’inventa un colpo di tacco che non lascia scampo al portiere permettendo al Real Madrid di portar a casa almeno un punto.
RISULTATI 36MA GIORNATA
Rayo Vallecano – Athletic Bilbao 0-3 (20° San Jose, 30° De Marcos, 74° Herrera)
La 33ma e penultima giornata di Bundesliga, che non ha visto nessun pareggio, oltre ai risultati decisi da tempo (Bayern Monaco campione e Borussia Dortmund secondo) ha rinviato all’ultimo turno tutti gli altri verdetti: chi conquisterà il 3° posto e quindi la qualificazione diretta alla Champions League, lo Schalke o il Bayer Leverkusen? Le Aspirine se non agganceranno lo Schalke, riusciranno a difendere il preliminare Champions dall’assalto del Wolfsburg e del Borussia Moenchengladbach? Chi tra Mainz ed Augsburg otterrà il preliminare di Europa League? Ed infine chi tra Amburgo, Norimberga e Braunschweig conquisterà lo spareggio salvezza lasciando alle altre due l’incubo della retrocessione?
Veniamo alle gare di questa giornata tutta disputata in contemporanea sabato pomeriggio.
Il Bayern Monaco non ha avuto pietà dell’Amburgo, costretto a sperare nello spareggio nell’ultimo turno, ed ha cancellato la delusione dell’eliminazione Champions con un netto 4-1. Protagonista di giornata Goetze autore della doppietta che ha aperto la gara.
Il Borussia Dortmund va sotto in casa con l’Hoffenheim ad inizio gara per il gol di Firmino e la ribalta in soli 5 minuti, tra il 29° ed il 34°, con i gol di Grosskreutz, Mkhitaryan e Piszczek. Inutile ai fini della conquista dei 3 punti il gol di Sule al 66°.
Klaas Jan Huntelaar
Lo Schalke vince 2-0 a Friburgo, conferma il 3° posto, ma le reti di Ayhan e Huntelaar potrebbero clamorosamente non bastare per la Champions diretta.
Anche il Bayer ha infatti conquistato il successo per 2-0 ai danni dell’Eintracht Francoforte, ed adesso le Aspirine si trovano a -3 dallo Schalke ma con una miglior differenza reti, quindi con un arrivo a pari punti sarebbero gli uomini di Leverkusen ad ottenere il 3° posto.
I preliminari Champions li sognano ancora anche il Wolfsburg che con un gol del 2-1 di Olic al 91°, ha espugnato il campo dello Stoccarda e si è mantenuto a -1 dal Bayer.
Il Borussia Moenchengladbach supera un ostacolo insidioso come il Mainz per 3-1 e con la certezza dell’Europa League in tasca, punta tutto verso lo scontro all’ultimo turno con il Wolfsburg, per sognare il colpaccio e sperare nel miracoloso 4° posto.
Un gol di Bobadilla al 94° permette all’Augsburg di imporsi sul campo del Braunschweig, ultimo ma ancora in corsa per lo spareggio, e portarsi a -1 dal 7° posto che vale l’Europa League, occupato ora dal Mainz.
In una partita che non aveva niente da chiedere alla classifica, ci pensa Hunt a trovare la doppietta che consegna il successo al Werder Brema ai danni del Hertha Berlino.
Il Norimberga non sfrutta l’occasione di un Hannover, apparentemente senza motivazioni, e viene sconfitto in casa per 2-0.
La Coppa Italia 2013/2014 finisce nella bacheca del Napoli che con un 3-1 sconfigge la Fiorentina e mette in bacheca il trofeo, la partita però è stata preceduta da episodi che purtroppo ancora una volta hanno visto il calcio italiano uscirne pesantemente sconfitto.
Tutto ha avuto inizio nel tardo pomeriggio quando alcuni tifosi del Napoli sono finiti all’Ospedale, uno dei quali in codice rosso, per alcuni colpi di pistola. Quando si avvicinavano le 21, ora nella quale era previsto il calcio d’inizio della gara, l’atmosfera all’Olimpico, a causa delle notizie che arrivavano dei feriti, si è fatta pesante e ci sono voluti diversi conciliaboli prima di prendere una decisione. Addirittura quando il capitano azzurro Hamsik si è avvicinato sotto la curva per parlare con i propri tifosi è partita una pioggia di petardi, uno dei quali ha stordito un Vigile del Fuoco. Si gioca, non si gioca, si deve giocare, non si deve giocare? Alla fine dopo l’ultimo dialogo tra dirigenti delle Forze dell’Ordine e la curva dei tifosi del Napoli è arrivata la conferma: fischio d’inizio alle 21.45, con tre quarti d’ora di ritardo sul programma.
Proviamo quindi a parlare di calcio, dopo i fischi all’inno nazionale arriva il fischio più atteso, quello di Orsato che dà il via alla gara.
Montella mette in campo i suoi con un 4-3-1-2 con il recuperato Neto tra i pali, Tomovic, Gonzalo Rodriguez, Savic e Pasqual in difesa, Pizarro, Aquilani e Vargas a centrocampo con Borja Valero alle spalle di Ilicic e Joaquin.
Benitez recupera Higuain e lo schiera al centro dell’attacco con Insigne, Hamsik e Callejon sulla trequarti, Jorginho ed Inler a metà campo, Reina tra i pali con Henrique, Fernandez, Albiol e Ghoulam in difesa.
Si parte in un clima particolare con i tifosi del Napoli che non espongono bandiere e striscioni, ed i campo le due squadre che ad inizio gara tendono a studiarsi, anche se il Napoli ha due potenziali chance nei primissimi minuti, al 11° prima svolta del match ripartenza veloce del Napoli con Insigne che giunto in area piazza un tiro a giro che supera Neto, bacia il palo ed entra in rete. Pochi minuti, 6 per la precisione e da un errore di Vargas riparte veloce Higuain che mette il cross rasoterra che tutti bucano tranne Insigne che sul lato opposto calcia, il suo tiro è deviato da Tomovic che così spiazza Neto. La Fiorentina sembra un pugile al limite del K.O. ma ecco che al 28° Ilicic pennella per Vargas che al limite con il sinistro non lascia scampo a Reina. A questo punto la viola cresce e sul finire del tempo troverebbe anche il pareggio ma il guardalinee alza la bandierina ed il gol di Aquilani viene annullato, si va al riposo sul 2-1 per gli uomini i Benitez.
Nella ripresa è ancora la Fiorentina a fare la gara, iniziano le girandole dei cambi con Mati Fernandez che sostituisce Pasqual, Benitez cambia Hamsik ed Higuain con Mertens e Pandev, nella Fiorentina al 72° si rivede in campo dopo 5 mesi PepitoRossi. Al 79° Inler rimedia il secondo giallo e lascia i suoi in 10. Entra anche Matri che ha subito il merito al 83° di mettere Ilicic solo davanti a Reina ma il colpo sotto di sinistro dello sloveno non centra la porta. La Fiorentina avrebbe il recupero per provare a trovare il pari in 11 contro 10 ma al 92° Mertens è bravo e fortunato a sfruttare un rimpallo e a battere senza problemi Neto per il 3-1 che chiude la pratica.
I festeggiamenti del Napoli
Inizia così la festa del Napoli con un’invasione di campo di alcuni tifosi partenopei, è però una festa a metà, perchè sul campo il Napoli ha vinto e sollevato al cielo di Roma il trofeo ma fuori dal terreno di gioco a perdere è stato il calcio.
La 36ma giornata di Serie A si preannuncia davvero complicata per i fantallenatori. Il turno sarà anticipato dalla finale di Coppa Italia di sabato sera tra Fiorentina e Napoli e quindi si svolgerà su tre giorni con 5 gare domenica alle 15, il classico posticipo domenicale delle 20.45, 2 posticipi lunedì e le due gare che vedranno impegnati viola e partenopei che si giocheranno martedì.
Proviamo quindi a trovare i consigliati, gli sconsigliati e le sorprese al Fantacalcio di questa giornata.
FANTACONSIGLI PER LA 36MA GIORNATA DI SERIE A
CATANIA – ROMA
CONSIGLIATI
BERGESSIO: sembra scontato ma pare l’unico in grado di trovare il gol per il Catania.
GERVINHO: con gol ed assist può portare diversi Bonus.
SCONSIGLIATI
MONZON: affrontare Gervinho non sarà per niente semplice.
TOLOI: non è al 100% e potrebbe lasciar il posto al rientrante Benatia.
SORPRESE
CASTRO: ora o mai più deve sfruttare quest’occasione.
TADDEI: toccherà a lui sostituire Nainggolan, ha già fatto bene in stagione.
CHIEVO – TORINO
CONSIGLIATI
PALOSCHI: torna a disposizione, vorrà tornare al gol.
IMMOBILE: è in una condizione strepitosa, non si può non schierare.
SCONSIGLIATI
CANINI: potrebbe toccare a lui un ruolo di centrale e contro l’attacco del Torino non sarà facile.
BOVO: non è in forma, meglio non rischiarlo.
SORPRESE
OBINNA: anche partendo dalla panchina potrebbe regalare Bonus.
MEGGIORINI: non è titolare ma potrebbe entrare ed esser sorpresa.
FIORENTINA – SASSUOLO
CONSIGLIATI
CUADRADO: grande forma e sarà riposato essendo squalificato in Coppa Italia.
BERARDI: torna dalla squalifica potrebbe tornare al gol contro i viola.
SCONSIGLIATI
BORJA VALERO: non è al 100% ed avrà anche la Coppa Italia sulle gambe.
ANTEI: la rapidità degli inserimenti di Cuadrado può metterlo in crisi.
SORPRESE
ROSSI: se giocasse qualche minuto in Coppa, potrebbe portare Bonus contro il Sassuolo.
SANSONE: bene contro la Juventus potrebbe ripetersi a Firenze.
GENOA – BOLOGNA
CONSIGLIATI
BERTOLACCI: a Bergamo ha preso il palo, questa potrebbe esser la giornata del ritorno al gol.
CHRISTODOULOPOLUS: è tra i migliori nel Bologna in questo ultimo periodo.
SCONSIGLIATI
BURDISSO: sostituirà Portanova ma nelle ultime gare ha deluso.
ANTONSSON: se puntato da Fetfatzidis potrebbe andar in difficoltà.
SORPRESE
SCULLI: potrebbe tornar titolare e magari trovare il Bonus che non ti aspetti.
KONE: sembra aver recuperato, pronto a tornare a regalare Bonus.
JUVENTUS – ATALANTA
CONSIGLIATI
TEVEZ: per smaltire l’eliminazione europea vorrà trovare il gol.
BONAVENTURA: può esser lui a far male alla retroguardia bianconera.
SCONSIGLIATI
ASAMOAH: a fine gara è parso stanco, potrebbe rifiatare.
CARMONA: non sarà facile competere contro il centrocampo della Juventus.
SORPRESE
GIOVINCO: potrebbe toccare a lui giocare ed esser la sorpresa.
DE LUCA: molto bene contro il Genoa, proverà a ripetersi.
Luca Toni
LAZIO – VERONA
CONSIGLIATI
CANDREVA: è in ottima forma, va schierato.
TONI: stesso discorso fatto per il laziale, grande forma, grande chance di Bonus.
SCONSIGLIATI
CANA: durissima la sfida con Toni, meglio non rischiarlo.
ALBERTAZZI: contro un Candreva così, non sarà facile.
SORPRESE
KLOSE: contratto rinnovato, pronto a tornare a regalare Bonus.
GOMEZ: attenzione a Juanito che viene da un’ottima gara con il Catania.
MILAN – INTER
CONSIGLIATI
KAKA’: di Derby ne ha giocati, pronto ad esser decisivo in questo.
PALACIO: decisivo all’andata, potrebbe ripetersi al ritorno.
SCONSIGLIATI
MEXES: potrebbe andare in difficoltà nella sfida con Icardi.
D’AMBROSIO: male contro il Napoli, rischia anche di partire dalla panchina.
SORPRESE:
TAARABT: ha il cambio di passo per far male all’Inter.
KOVACIC: e se trovasse il suo primo gol proprio nel Derby?
NAPOLI – CAGLIARI
CONSIGLIATI
CALLEJON: viene da una grande stagione, che vorrà chiudere in bellezza.
IBARBO: rientra dalla squalifica, con la sua velocità può esser pericoloso.
SCONSIGLIATI
FERNANDEZ: contenere Ibarbo non sarà semplice.
ERIKSSON: contro il centrocampo del Napoli può andare in difficoltà.
SORPRESE
HAMSIK: deve tornare il calciatore ammirato nelle scorse stagioni.
IBRAIMI: attenzione al macedone che potrebbe esser una sorpresa.
PARMA – SAMPDORIA
CONSIGLIATI
BIABIANY: la rapidità e la voglia del gol dell’ex potrebbero regalare Bonus.
EDER: attenzione alle sue giocate, può trovare gol o assist.
SCONSIGLIATI
LUCARELLI: non è proprio al 100%, meglio non rischiarlo.
COSTA: potrebbe anche non giocare, comunque rischia contro gli inserimenti di Biabiany.
SORPRESE
PALLADINO: si gioca un posto in attacco ma se scenderà in campo potrà portare Bonus.
GABBIADINI: potrebbe ritrovare titolarità e gol.
UDINESE – LIVORNO
CONSIGLIATI
DI NATALE: dovrebbe rientrare e con tante chance di Bonus.
PAULINHO: è scontato ma se il Livorno vuole salvarsi ha bisogno dei suoi gol, e lui lo sa.
SCONSIGLIATI
HERTEAUX: non sta benissimo, meglio non azzardarlo.
ANANIA: esordio stagionale per lui tra i pali, potrebbe non essere al top.
SORPRESE
NICO LOPEZ: se Guidolin gli darà spazio potrebbe esser la sorpresa.
Quando si pensa a Mario Balotelli, i dubbi che attanagliano la mente dei tifosi rossoneri e non solo, sono sempre maggiori delle certezze.
Le domande che tutti gli addetti ai lavori si pongono, quotidianamente, sono sempre le stesse: quando sarà decisivo? Quando diventerà un campione? Riuscirà a fare il salto di qualità per poter essere annoverato tra i calciatori meritevoli di ambire a vincere il Pallone d’Oro?
Mario Balotelli | Il Pallonaro / Foto Twitter
Mario Balotelli, a livello numerico sta vivendo la sua miglior stagione da calciatore professionista: non aveva mai segnato così tanti gol (14 reti all’attivo in 27 presenze stagionali), eppure è sempre sotto la lente di ingrandimento. Cosa accade a questo ragazzo? Ormai sono tante, forse troppe le persone che hanno provato, senza riuscirci, a dare una risposta a questa domanda.
L’unico esame veritiero che Balotelli deve fornire con puntuale regolarità è quello del campo il quale richiede una qualità essenziale a un professionista: la continuità che fino a questo momento, in tutte le squadre nelle quali ha giocato, non si è ancora vista.
Dopo la brutta prestazione fornita all’ Olimpico nel match contro la Roma c’è stato il leggero battibecco con Clarence Seedorf, al momento della sostituzione. L’attaccante rossonero ha posto l’accento su una questione tattica: se i palloni non arrivano in area, l’ attaccante se lo deve andare a prendere in altri modi. Balotelli ha le sue ragioni, le quali però contrastano con le direttive dell’ allenatore che non gli ha mai consentito di giocare con una prima punta dandogli la possibilità di svariare per tutto il fronte d’attacco.
Per l’attaccante rossonero arriva domenica sera nel posticipo un nuovo banco di prova per cercare di smorzare, forse solo per una settimana, le polemiche attorno a lui: il derby. Balotelli non ha mai segnato alla sua ex squadra ed ha l’occasione di dimostrare che può cambiare marcia. L’attaccante rossonero deve mirare alla normalità: dimostrare di riuscire a evitare le prime pagine dei giornali per le bizze fuori dal campo e arrivare farsi ammirare solo per quello che realizza durante le partite, tutti si aspettano da lui, una reazione in un derby dove al Milan manca la vittoria da 1122 giorni. Domenica sera anche il commissario tecnico della Nazionale osserverà la prestazione di SuperMario. Il monito di Cesare Prandelli è arrivato in questa settimana:
“Basta colpi di testa, da Mario ci si aspetta serietà e rispetto delle regole“.
Cesare Prandelli | Il Pallonaro / Foto Twitter
Nessuno ci toglie dalla testa che Balotelli, per qualità e personalità, resta l’opzione migliore degli attaccanti a disposizione del commissario tecnico di Orzinuovi a patto che, sia il vero Balotelli: quello che lotta, si sacrifica, sa difendere la palla per aprire gli inserimenti, sia dei suoi compagni di reparto, sia dei centrocampisti che supportano la manovra.
Il tempo di dimostrare la propria bravura a 24 anni ormai è scaduto. Il suo destino è quello di essere eternamente chiacchierato ma rischia di essere, tra qualche tempo, solo un altro rimpianto del calcio italiano: dipende solo da Mario Balotelli.
La Juventus c’ha provato ma gli sforzi bianconeri non sono bastati, il Benfica ha retto, ha provato qualche ripartenza ed alla fine ha portato a casa quello 0-0 che sommato al successo ottenuto per 2-1 nella gara d’andata a Lisbona ha permesso ai portoghesi di conquistare la finale e di ritornare quindi tra 13 giorni allo Juventus Stadium per cercare di conquistare quell’Europa League che gli è sfuggita lo scorso anno.
Conte ha messo in campo la migliore formazione recuperando Vidal a centrocampo e inserendo Caceres nel trio difensivo al posto di Barzagli, davanti Tevez e Llorente.
Jorge Jesus schiera il suo 4-2-3-1 con Oblak scelto in porta al posto di Arthur, Amorim e Perez in mediana con Gaitan, Rodrigo e Markovic sulla trequarti alle spalle della punta Lima.
Il Benfica mette subito un brivido alla Juventus dopo un minuto con una conclusione respinta da Lichtsteiner, poi provano a cresce i bianconeri che iniziano a premere andando vicino al gol prima con una conclusione di Pirlo alta, poi con una sponda di Bonucci sulla quale Tevez arriva con un decimo di secondo in ritardo, altri pericoli per il Benfica li crea Vidal che con un paio di giocate prima sfiora la porta difesa da Oblak poi si vede salvare la palla sulla linea da Luizao, il primo tempo si chiude sullo 0-0.
Juventus, caccia al record
Nella ripresa sempre miglior partenza portoghese con una potenziale occasione creata ma è di nuovo la Juventus a riprendere in mano il gioco, anche se Rodrigo mette i brividi a Buffon calciando alto da pochi passi. Pirlo ci prova su punizione ma il portiere respinge, poi arriva quella che potrebbe essere la svolta della gara il Benfica rimane in dieci per il doppio giallo di Perez. Così non è, la Juve ci prova, Lichtsteiner sbaglia uno stop semplice davanti al portiere, Osvaldo segna ma l’azione è fermata per fuorigioco di Pogba. Nel finale i portoghesi giocano anche con il cronometro, gli animi si scaldano ed al 96° Oblak salva su un colpo di testa di Caceres, certificando così la finale del Benfica. La Juventus è fuori, i bianconeri dovranno riprovarci nella prossima stagione.
Espulsi: 66° Perez (B), 89° Vucinic (J) e Markovic (B) dalla panchina.
L’altra gara è stata una beffa ancora più atroce, prima della gara sembrava scontato il passaggio del Siviglia, che partiva dal vantaggio di 2-0, al 94° invece dopo una remuntada clamorosa sembrava il Valencia, che si era portato sul 3-0 grazie ai gol di Feghouli e Jonas nel primo tempo e Mathieu nella ripresa, destinato a volare a Torino ed invece al 94° è arrivato il colpo di scena incredibile, quando nessuno ci credeva quasi più, Mbia ha trovato la zuccata che ha gelato il Mestalla ed ha permesso al Siviglia di staccare il biglietto per la finale del 14 maggio allo Juventus Stadium.
Il mio nome è Ayrton e faccio il pilota
e corro veloce per la mia strada
anche se non è più la stessa strada
anche se non è più la stessa cosa .
Così inizia la canzone che Lucio Dalla dedicò al grande campione brasiliano Ayrton Senna che nel pomeriggio del 1° maggio 1994 perse la vita in un tragico incidente alla curva Tamburello durante il Gran Premio di San Marino ad Imola.
20 anni dopo quella tragedia il ricordo di Senna è ancora vivo, nelle menti degli appassionati di Formula Uno, ma anche di tutti gli sportivi, rimangono ancora le gesta del grande campione, ma anche del grande uomo, che seppe far emozionare ed appassionare milioni di tifosi in tutto il mondo.
Nato a San Paolo nel 1960, Senna mette subito in luce il suo talento sui kart, a 21 anni inizia la sua carriera con le monoposto realizzando grandi prestazioni con le formule minori sino all’esordio in F1 con una Toleman nel 1984, annata nella quale il giovane asso brasiliano entusiasma tutti ottenendo un incredibile secondo posto nel Gran Premio di Monaco sotto un vero e proprio diluvio, ma la gara fu fermata mentre Senna stava rimontando su Prost togliendo al brasiliano una possibile vittoria. L’annata si chiuse con altri due piazzamenti a podio.
Molte scuderie si lanciarono su di lui, la più abile fu la Lotus con la quale Senna corse per 3 stagioni, dimostrando il suo punto di forza, il giro veloce, con la scuderia inglese ottenne 16 pole position e 6 vittorie.
Ayrton Senna
Nel 1988 il passaggio alla McLaren dove trovò, come compagno, quello che sarebbe diventato uno dei suoi più grandi rivali, Alain Prost. L’anno per l’asso brasiliano fu trionfale e con una super vettura riuscì a surclassare il compagno di team, ottenendo così il primo titolo mondiale. Nel 1989 con un finale thrilling fu Prost a soffiare il titolo a Senna a Suzuka, l’anno dopo Ayrton “restituì il favore” all’ex compagno, passato alla Ferrari, conquistando il secondo alloro mondiale. Il terzo titolo arrivò con qualche fatica in più, contro una grande Williams nel 1991, questo sarà ‘ultimo mondiale che Senna metterà in bacheca.
Nel 1992 e nel 1993 la Williams cominciò a dimostrarsi molto più competitiva della McLaren, nonostante tutto nel biennio Senna riesce a conquistare 8 successi, in Australia nel 1993 arriverà quella che sarà la sua ultima vittoria.
Nel 1994 finalmente, approfittando anche del ritiro dalle corse di Alain Prost, Senna riuscì ad ottenere il sedile della tanto desiderata Williams-Renault, sogno che purtroppo durò soltanto 3 gare.
La Williams di allora, a causa di nuovi regolamenti, aveva perso competitività, non era semplice da guidare ma nonostante questo Senna nelle prime due gare, Brasile e Pacifico, ottenne due Pole Position, vanificate poi in gara, da un testacoda ad Interlagos, sotto la pressione dell’astro nascente Michael Schumacher, e da un incidente in partenza ad Aida. Senna voleva rifarsi e l’occasione giusta era il Gran Premio di San Marino in programma il 1° maggio 1994.
Il weekend di Imola fu però tragico, l’incidente del venerdì, senza gravi conseguenze al connazionale Barrichello, quello purtroppo mortale di Ratzenberger al sabato, tutto questo segnò pesantemente Senna che però nonostante tutto decise di correre e alla domenica si posizionò al suo posto, in Pole Position.
Dopo una caotica partenza, con l’ingresso della Safety Car per rimuovere i detriti di un incidente tra Lehto e Lamy, la gara riprese il suo corso, Senna piazzò subito un giro veloce per allontanare Schumacher senza sapere che di lì a poco sarebbe giunta la sua fine.
Al 7° giro, dopo aver tagliato il traguardo, Senna si preparò ad affrontare la curva Tamburello in piena velocità, il piantone dello sterzo cedette e l’impatto contro il muretto, nonostante la frenata del pilota, fu inevitabile. Nello schianto il puntone della sospensione anteriore destra s’infilò nella parte altra della visiera del pilota, causando sfondamento della regione temporale destra e provocando quelle che si rivelarono le lesioni fatali.
Le immagini successive sono impresse nella mente di tutti, la macchina che rientra verso la pista, Senna inerte nell’abitacolo, l’intervento dei soccorsi, la pozza di sangue perso dal pilota nella via di fuga, l’elicottero che atterra per portare il brasiliano all’ospedale di Bologna. Quei lunghi momenti di gelo furono accompagnati dalla speranza del miracolo, che però non avvenne: Ayrton Senna si spense all’ospedale alle 18.40 del 1° maggio 1994 senza aver mai ripreso conoscenza.
Tutto il mondo si unì al dolore del Brasile che con solenni funerali, pianse la perdita del suo campione.
Vorrei concludere questo ricordo citando ancora Lucio Dalla che nella sua canzone ci dice:
E ho deciso una notte di maggio
in una terra di sognatori
ho deciso che toccava forse a me
e ho capito che Dio mi aveva dato
il potere di far tornare indietro il mondo
rimbalzando nella curva insieme a me
mi ha detto “chiudi gli occhi e riposa”
e io ho chiuso gli occhi.
Per una notte il CholoDiego Simeone si trasforma in Sime-ONE e va a dominare a Stamford Bridge nella casa dello Special OneJosè Mourinho. I Colchoneros hanno fatto la gara, sono andati sotto al 35° ma hanno saputo reagire trovando il pari prima della fine del tempo e poi ha continuato a premere nella ripresa trovando i due gol della sicurezza. I Blues hanno evidenziato parecchi limiti, troppo poco propositivi, non hanno saputo gestire il vantaggio di Torres e nella ripresa hanno avuto solo una reazione d’orgoglio dopo il 2-1 e nei minuti di recupero, troppo poco per far male ai biancorossi. A Lisbona sarà derby di Madrid mentre per Mourinho arriva la 4° eliminazione consecutiva nelle semifinali di Champions League.
Per quanto riguarda le formazioni, Mourinho schiera un Chelsea prudente con un 4-2-3-1 che prevede 6 difensori nella formazione iniziale: Schwarzer tra i pali, Cole, Terry, Cahill e Ivanovic in difesa, David Luiz e Ramires in mediana, Azpilicueta, Willian e Hazard alle spalle di Torres.
Simeone sceglie ancora di tenere in panchina Villa e nel 4-4-2 inserisce Adrian Lopez al fianco di Diego Costa con un centrocampo composto da Arda Turan, Suarez, Tiago e Koke, Courtois tra i pali con Juanfran, Godin, Miranda e Filipe Luis in difesa.
L’esultanza dei Colchoneros
Si parte e c’è subito uno spavento per i tifosi di casa con un cross dell’Atletico che sorprende Schwarzer, il pallone supera il portiere ma sbatte prima sulla traversa, poi sul palo ed infine deviato dalla difesa finisce sul fondo. Il Chelsea risponde con una conclusione in rovesciata di David Luiz fuori di poco al 22°. L’equilibrio regna senza altre grandi occasioni sino al 36° quando Willian si inventa una giocata, arriva Azpilicueta che dal fondo mette un cross rasoterra arretrato per l’accorrente Torres che calcia di prima intenzione, il suo tiro deviato leggermente da Miranda mette fuori causa Courtois per il vantaggio Blues. La gioia del Chelsea non arriva nemmeno all’intervallo perchè al 44° Tiago pennella un lancio che taglia il campo e trova Juanfran solissimo che fa la sponda ad Adrian Lopez che dentro l’area impatta trovando il pareggio, si va al riposo sul 1-1.
Nella ripresa parte fortissimo l’Atletico che però rischia al 53° con Courtois costretto a sfoderare una grande parata su Terry e poi vede premiati i propri sforzi al 60° quando Eto’o, entrato da pochi minuti, commette un’ingenuità in fase difensiva con un intervento da rigore su Diego Costa, l’attaccante naturalizzato spagnolo si presenta dal dischetto e batte senza problemi Schawarzer per il vantaggio Colchoneros. Il Chelsea reagisce d’orgoglio e sfiora il pareggio al 64° quando David Luiz colpisce il palo con Courtois bravo a deviare in seguito il pallone in corner. Al 72° arriva il colpo del K.o, azione fotocopia del 2-1, lancio di Tiago sponda di Juanfran con Arda Turan al posto di Adrian Lopez, la conclusione del turco finisce sulla traversa ma il 10 biancorosso è pronto a ribadire in gol la respinta del legno per il 3-1 che in pratica consegna il biglietto per Lisbona ai suoi. I Blues di Mourinho infatti subiscono il colpo psicologico e non riescono a riaprire la gara, al 95° Rizzoli fischia la fine certificando che la finale non solo sarà tutta spagnola ma sarà un Derby di Madrid con le merengues di Carletto Ancelotti che proveranno a fermare i Colchoneros del CholoSimeone che nella notte di Stamford Bridge è diventato Sime-ONE.
CHELSEA – ATLETICO MADRID 1-3 (1-1) (36° Torres (C), 44° Adrian (A), 60° rig. Diego Costa (A), 72° Arda Turan (A)).
Chelsea (4-2-3-1): Schwarzer 6; Ivanovic 5.5, Terry 5.5, Cahill 5, Cole 4.5 (54° Eto’o 4); David Luiz 6, Ramires 5.5; Azpilicueta 5, Willian 5.5 (76° Schurrle 5.5), Hazard 6; F. Torres 6.5 (67° Ba 5.5).
Allenatore: Mourinho.
Atletico Madrid (4-4-2): Courtois 7; Juanfran 7.5, Miranda 6.5, Godin 7, Filipe Luis 6.5; Arda Turan 7.5 (84° Rodriguez sv), Mario Suarez 6, Tiago 8, Koke 7; Adriàn 7 (66° Raul Garcia 6), Diego Costa 7.5 (76° Sosa 6).
Allenatore: Simeone.
Arbitro: Rizzoli.
Ammoniti: Cahill (C), Diego Costa (A), Adrian (A).