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  • Serie B: è il Varese a festeggiare per Novara è Lega Pro

    Serie B: è il Varese a festeggiare per Novara è Lega Pro

    Grazie al risultato di 2-2 maturato allo stadio “Ossola”  il Varese guadagna la permanenza in Serie B a spese di un Novara che retrocede in Lega Pro. Doppiette di Pavoletti e Gonzales che fissano il risultato sul pareggio.

    Serie BAL Novara non è riuscita la missione impossibile di ribaltare lo 0-2 patito sette giorni fa allo stadio”Piola”. Come da pronostico è il Varese a esultare per la permanenza in cadetteria. Scontato che sia stato ancora una volta Leonardo Pavoletti l’uomo del match, mentre nei piemontesi non è bastato l’orgoglio di capitan Pablo Andrés González .

    La zuccata di Pavoletti in avvio indirizza il match, in quanto al Novara servirebbero quattro reti per la salvezza; all’8′ è Rigoni a colpire la traversa con un destro di prima intenzione su cross da destra. Nell’occasione del gol bravo Grillo a pennellare il cross e, il solito, reattivo Pavoletti a trovare la coordinazione per lo stacco vincente.

    L’impennata di orgoglio del Novara a inizio ripresa porta alla doppietta Gonzalez. Il pareggio arriva al 54′ con un fantastico interno sinistro a giro per l’1-1; due minuti dopo Gonzalez firma la doppietta risolvendo la mischia in area dopo la pessima uscita di Bastianoni.  Ma al 59′  l’ennesimo guizzo di Pavoletti è la pietra tombale di un match impossibile da ribaltare.

    Sono stati 25 le reti realizzate da Pavoletti in questo campionato. Colui che ha preso per mano il Varese nel momento della difficoltà e l’ha condotto alla salvezza a suon di colpi da bomber di razza.

    I lombardi hanno deciso di festeggiare la permanenza in B con una maglietta celebrativa dedicata al tecnico “Grazie Betti”, con una B gigante a celebrare la categoria conquistata il 13 giugno 2010 nella finale play off contro la Cremonese. Quattro anni fa anche il Novara ottenne la promozione in Serie B, ma l’anno prossimo dovrà riprogrammare il futuro e ripartire di nuovo dalla Lega Pro.

  • Mondiali 2014: crolla la Spagna, Olanda super manita

    Mondiali 2014: crolla la Spagna, Olanda super manita

    Nella prima partita del gruppo B dei Mondiali 2014 l’Olanda si prende la rivincita di Sudafrica 2010 sconfiggendo sonoramente la Spagna campione uscente in carica. Apre il rigore di Xabi Alonso, poi doppiette di  Robben e Van Persie e gol di De Vrij.  Per la Spagna sconfitta pesante anche in ottica differenza reti.

    Il Mondiale, si sa, può regalare tante sorprese, beh, eccola qua servita la prima della manifestazione: Olanda-Spagna 5-1. Un’Olanda attenta, giovane, arrabbiata, grintosa e coraggiosa. Giusto però dire che, come sempre accade di fronte a risultati cosi clamorosi, non si capisce mai bene dove finiscono i meriti di una squadra e inizino i demeriti dell’altra; si perchè a contribuire a alla festa degli olandesi c’è stata una Spagna troppo brutta per essere vera. Le furie rosse hanno infatti staccato la spina dal gol del pareggio in poi, lasciando delle voragini difensive che hanno fatto sembrare la coppia centrale Ramos-Piquè una coppia di inesperti. Intanto, però, ha vinto l’Olanda e ha vinto il coraggio di un Van Gaal tatticamente perfetto.

    Spagna-Olanda 1-5

    La Spagna non è poi cambiata tantissimo, ma qualche differenza si  è notata. In attacco, ad esempio, dove il naturalizzato Diego Costa è il bomber di razza che alle Furie Rosse mancava ed è cambiata al centro della difesa dopo l’addio di Puyol con Pique e Sergio Ramos. Il blocco di base è sempre lo stesso con Iniesta, Xavi, Busquets e Xabi Alonso.

    Van Gaal ha proposto una difesa a tre, con i due esterni Janmaat e Bling che avranno il compito di coprire per una difesa a 5 in fase di non possesso che trasforma l’Olanda in un 3-4-3 quando dovranno attaccare.

    In apertura di match è Sneijder ad avere una grande occasione. Palla geniale di Robben che lancia Sneijder verso la porta, Piquè si addormenta ma l’ex interista conclude addosso a Casillas. I minuti passano e l’Olanda continua a difendere molto alta e con grande coraggio. La partita si sblocca al 26′: calcio di rigore per la Spagna: Diego Costa salta Vlaar che lo stende; rigore netto. Rigore trasformato da Xabi Alonso e 1-0 per la Spagna la quale al 42′ avrebbe la palla del 2-0 ma Silva prova lo scavetto, grazie all’invenzione del sempre meraviglioso Iniesta, ma Cillese è super nella parata. Al 44′ pareggia l’Olanda: grande pallonetto con un colpo di testa di Van Persie; Sergio Ramos e Piquè sbagliano il tempo del salto, Ramos si perde Van Persie che sul pallone dalla sinistra riesce a indovinare il pallonetto.

    Gli olandesi trovano il gol del vantaggio al 51′ del secondo tempo: Piquè fa in confusione con una finta sul sinistro, e poi all’altezza del dischetto è un gioco da ragazzi per Robben mettere dentro. L’Olanda è scatenata e al 60′ traversa clamorosa di Van Persie: l’attaccante del Manchester United calcia di destro una sassata terrificante sull’ennesimo ribaltone firmato Robben. Al 64′ arriva il 3-1 orange: papera di Casillas che si addormenta sulla punizione di Robben, uscita ostacolata anche da Van Persie, sul secondo palo De Vrij di testa non può sbagliare. Al 72′ crolla la Spagna con l’arrivo del quarto gol dell’Olanda; altro grave errore di Casillas che perde palla sul controllo di un retropassaggio e mette in porta Van Persie. Al 80′ l’Olanda chiude i conti, Robben si prende gioco di Casillas e mette dentro, dopo aver saltato il portiere, in una rincorsa goffa. Primi tre punti per l’Olanda che parte alla grande. Spagna rimandata non bocciata, ci sono ancora due partite, cioè sei punti, per poter qualificarsi agli ottavi: certo i Campioni del Mondo dovranno cambiare marcia, e subito.

    SPAGNA-OLANDA 1-5 (1-1) ( 27′ rig. Xabi Alonso; 44′ e 72′ Van Persie; 53′ e 80′ Robben; 64′ De Vrij)

    SPAGNA (4-2-3-1): Casillas; Azpilicueta, Ramos, Piquè, Jordi Alba; Xavi Alonso (62′ Torres), Busquets; SIlva (79′ Fabregas), Xavi, Iniesta; Diego Costa (62′ Pedro). Allenatore: Vicente del Bosque

    OLANDA (3-4-3): Cillessen; Vlaar, De Vrij (78′ Veltman), Martins Indi, Janmaat, De Guzman (62′ Wijnaldum), De Jong, Blind; Robben, Van Persie (79′ Lens), Sneijder Allenatore: Louis Van Gaal

    Arbitro: Gianluca Rizzoli

    Ammoniti: De Guzman, De Vrij,Van Persie; Casillas.

  • Messico-Camerun sotto il diluvio la decide Peralta

    Messico-Camerun sotto il diluvio la decide Peralta

    Un gol di Peralta al 61° permette al Messico di battere il Camerun e conquistare i 3 punti che permettono agli uomini di Herrera di agganciare in vetta al girone il Brasile.

    Oribe Peralta
    Oribe Peralta

    Un buon Messico che si è visto anche annullare due gol regolari per fuorigioco e che ha fatto la partita per quasi tutto l’arco della gara. Il Camerun invece è apparso fin troppo timido limitandosi ad un palo esterno di Eto’o nel primo tempo ed una grossa chance al 91° salvata dal portiere dei centramericani. Quello che preoccupa della squadra africana, oltre ad un atteggiamento troppo remissivo è stata la mancata reazione dopo il vantaggio di Peralta, Finke avrà molto da lavorare per tentare una difficile qualificazione.

    Per quanto riguarda le formazioni il Messico scende in campo con il 3-5-2 rinunciando almeno dall’inizio al Chicharito Hernandez e puntando sulla coppia d’attacco Peralta-Dos Santos.

    Il Camerun invece si schiera con un 4-3-3 confidando nel talento del capitano Eto’o al centro dell’attacco affiancato da Choupo-MotingMoukandjo.

    Si parte sotto una pioggia torrenziale ed è subito il Messico a fare la gara chiudendo nella propria metà campo il Camerun. Al 11° Herrera crossa in mezzo, Dos Santos gira di prima e trova il gol ma il guardalinee alza la bandierina ed annulla, fuorigioco dubbio. Al 16° Choupo-Moting segna, ma il gioco è fermo per il netto fuorigioco di Eto’o. Pian piano la squadra africana cresce e al 21° ha una grande chance: super giocata di Assou-Ekotto che serve in area Eto’o, il capitano del Camerun calcia di prima ma scheggia il palo. Il Messico passato lo spavento riprende a spingere e al 29° Dos Santos si vede annullare ancora un gol per fuorigioco, ma la palla giunta al messicano, su azione di corner, era stata toccata da Choupo-Moting, quindi la rete non era da annullare. Si va al riposo sullo 0-0.

    Nella ripresa il copione non cambia ed al 47° Peralta ha una grossa chance ma il portiere nigeriano è bravo a chiudere sulla conclusione del messicano. Al 58° si rivede anche il Camerun con una punizione di Assou-Ekotto deviata dalla barriera che spaventa Ochoa. La svolta della gara arriva al 61°: palla in verticale per Giovani Dos Santos che però non riesce a superare Itandje, sulla respinta del portiere però è lesto Peralta che deposita in rete a porta vuota. Ci si aspetta la reazione del Camerun ma a parte qualche mischia da corner non accade nulla sino al 91° quando Moukandjo gira di testa vedendo la risposta plastica di Ochoa che blocca. Al 92° avrebbe una chance anche  Hernandez, entrato al 73°, ma solo in area colpisce male calciando alto.  Non c’è più tempo al fischio finale, con la pioggia che continua a cadere, festeggia il Messico.

     

    MESSICO – CAMERUN 1-0 (0-0) (61° Peralta)

    MESSICO (3-5-2): Ochoa; Rodriguez, Marquez, Moreno; Layun, Herrera (91° Salcido), Guardado (68° Fabian), Vazquez, Aguilar; Peralta (73° Hernandez), Dos Santos.

    Allenatore: Herrera.

    CAMERUN (4-3-3): Itandje; Djeugoue (46° Nounkeu), Chedjou, Nkolou, Assou-Ekotto; Song (79° Webo), Mbia, Enoh; Moukandjo, Eto’o, Choupo-Moting.

    Allenatore: Finke.

    Arbitro: Roldan.

    Ammoniti: Moreno (M), Nounkeu (C)

  • I San Antonio Spurs massacrano i Miami Heat in Gara 4 delle NBA Finals. Leonard da MVP

    I San Antonio Spurs massacrano i Miami Heat in Gara 4 delle NBA Finals. Leonard da MVP

    E’ un vero massacro quello avvenuto alla American Airlines Arena di Miami in Gara 4 della NBA Finals 2014, dove i San Antonio Spurs stracciano in malo modo i Miami Heat vincendo di ben 21 punti.
    Dopo la delusione di Gara 3 in molti si sarebbero aspettati una prestazione al top da parte dei padroni di casa, un poco come è stato in Gara 2, invece quello che accade è l’esatto opposto, accade che Kawhi Leonard giochi da MVP come nella penultima partita, e se la NBA non fosse prima di tutto una azienda che si occupa di intrattenimento e che le maglie del numero 2 dei texani venderebbero troppo poco, per non parlare del fatto che non sia un uomo immagine nè per Adidas nè per Nike, allora non esisterebbero dubbi, perchè di fatto ieri lui e Boris Diaw che si ferma ad un passo dalla tripla doppia, hanno di fatto dimostrato che l’umiltà ed il lavoro di squadra nel basket fanno tanto.

    L’avvio di gara ha del drammatico per i Miami Heat, Leonard difende aggressivo, Diaw lotta a rimbalzo e distribuisce assist, prima a Danny Green che ha subito la mano calda e piazza un tiro da 3 punti, poi per Tony Parker che porta il punteggio sul 4-10 per gli ospiti, infine nuovamente da oltre l’arco Green segna un 4-13 che costringe subito Erik Spoelstra a chiamare un time out e dare una strigliata ai suoi.
    nba _ Dwyane WadeTornati sul parquet ci pensano Cris Bosh e Dwayne Wade a farsi sotto con un parziale di 6-0, ma è solo un attimo, con James quasi invisibile, Shane Battier e Ray Allen che sbagliano dalla lunga, mentre dall’altro lato è basket geometrico, preciso e puntuale, palla che sta pochissimo nelle mani dei singoli giocatori, gira velocemente, trova l’uomo libero e matematicamente batte gli avversari, trovano anche in Patrick Mills un uomo di sostanza che nell’ultimo minuto e mezzo segna a referto cinque punti e partecipa attivamente al 17-26 a favore dei San Antonio Spurs con cui si chiude il primo quarto.

    Il secondo quarto non inizia meglio per i Miami Heat, infatti subito arriva un canestro di Tiago Splitter, seguito da una plalla rubata di Diaw e da una tripla di Green che ancora una volta è subito caldo. Così mentre i San Antonio Spurs allungano, i padroni di casa sbagliano tanto e riescono ad andare a segno solo con Norris Cole ed un tiro libero di Chris Andersen, ma sulla schiacciata di Boris Diaw che firma il 20-33, Coach Spoelstra si trova ancora una volta obbligato a chiamare time out.
    Sul campo toccherà ancora una volta a Ray Allen, il vero uomo del momento del bisogno di Miami, molto più di King James, dare il suo apporto con due tiri da 3 punti in meno di un minuto e mezzo di gioco, facendo così rialzare la testa ai propri compagni e scrivendo sul display un 28-37 a favore degli avversari.
    La rimonta dura poco però, perchè Kawhi Leonard e Manu Ginobili fanno un parziale di 5 punti portando il risultato sul +14, cifra che aumenta ancora dopo l’ennesimo timeout dei padroni di casa, grazie alle mani del duo Tony Parker  Tim Duncan, e diventa 28-46.
    Intanto Lebron James continua ad essere quasi nullo, distrutto da Leonard, per quasi tutto il quarto non prova tiri, sbaglia anche un libero, e solo sul finale riesce a realizzare un tiro da 3 punti. D’altro canto i Texani sono inarrestabili, fanno gioco collettivo e portano da tutti i lati acqua al loro mulino, tutto quello che serve affinchè ,dopo aver toccato un +22, i San Antonio Spurs chiudano il primo tempo sul 36-55.

    Dopo la pausa lunga LeBron James ci vuole credere ed inizia a segnare, attacca il ferro ed è concentrato, segna 10 punti in 4 minuti, dei suoi nel mezzo dei sui punti solo Mario Chalmers va a canestro una volta, tutto utile a portare sul -13 i padroni di casa, sul punteggio di 48-61. Lo stop arriva però nuovamente dall’esperienza e dalla colletività di San Antonio, per gli Spurs non c’è una superstar che fa tutot solo, ma ci sono Tim Duncan, Boris Diaw, Kawhi Leonard, Tony Parker, Tiago Splitter, insomma una squadra intera che ancora una volta dimostra efficienza ed efficacia, e fanno si che a nulla valgano i 19 punti, su 21 totali degli Heat, del leader di Miami, sul tabellone del punteggio si legge 57-81 a fine del terzo quarto un +14 ben stabile.

    L’ultima frazione di gioco è una formalità, LBJ da solo non ce la può fare, non con il suo modo di giocare, non con il suo essere troppo spesso un uomo solo in mezzo al campo senza l’accortezza di pensare da componente di una squadra. Andersen prova ad accorciare, ma è immediata la replica di Patrick Mills che con l’ennesima tripla porta il risultato sul +25, per poi realizzarne un’altra quando iniziava a farsi vedere Dwayne Wade. Per il resto ogni tentativo di avvicinamento da parte di Miami è respinto da parte di San Antonio, con questi ultimi che in tranquillità gestiscono un +20 e danno spazio al nostro Marco Belinelli che realizza 4 punti in poco più di 3 minuti di gioco. A nulla servono le due triple consecutive di James nell’ultimo minuto di gioco, sono due tiri liberi di Jeff Ayres a sigillare il risultato sull’86-107 per i Sant Antonio Spurs.

    Sul 3-1 per gli Spurs le possibilità di sbagliare sono poche, ben 3 gare per vincere il titolo li posizionano in assoluto predominio, per gli Heat sarà una situazione disperata, per LeBron James è veramente il momento di provare se vale un Michael Jordan.
    Personalmente io aspetto di vedere come sarà la Gara 5 di Kawhi Leonard, sarebbe bello vederlo MVP.

    Miami Heat – San Antonio Spurs 86-107
    Punti: James 28, Leonard 20, Parker 19
    Rimbalzi: Leonard 14, Duncan 11, Diaw 9, James 8
    Assist: Diaw 9, Chalmers 5, Wade 4

  • Lazio l’allenatore sarà Pioli, Torino preso lo svincolato Molinaro

    Lazio l’allenatore sarà Pioli, Torino preso lo svincolato Molinaro

    Claudio Lotito ha scelto il prossimo allenatore della Lazio, a sedere sulla panchina biancoceleste come successore di Edy Reja sarà Stefano Pioli.

    L’ex allenatore del Bologna era stato contattato un paio di settimane fa dalla dirigenza della Lazio, in questo periodo sono state vagliate le posizioni di altri allenatori, dal tecnico della Primavera Simone Inzaghi a Roberto Donadoni, senza dimenticare la candidatura di Massimiliano Allegri, alla fine però si è tornati proprio su Pioli con l’accordo definitivo che è stato trovato ieri sera a Villa San Sebastiano, residenza del presidente Lotito.

    Stefano Pioli
    Stefano Pioli

    Per Pioli si parla di un contratto di un anno da circa 600mila euro con un opzione di rinnovo per una seconda stagione, la firma come detto è arrivata ieri sera e subito dopo è giunto quest’annuncio ufficiale:

    La S.S. Lazio comunica che Stefano Pioli sarà il nuovo allenatore della prima squadra a partire dal 1 luglio 2014

    Quella di Pioli, che sarà presentato oggi, non sarà certo una missione semplice, il tecnico dovrà essere bravo e capace nel riportare la squadra nelle posizioni della classifica che contano e far tornare i tifosi, che come si legge sui vari social network sono molto dubbiosi su questa scelta, a riempire lo stadio con amore e passione verso la Lazio.

    Se la Lazio ha sistemato la panchina, il Torino ha piazzato un altro colpo, questo decisamente a sorpresa.

    Cristian Molinaro
    Cristian Molinaro

    I granata infatti si sono assicurati dallo Stoccarda lo svincolato difensore esterno Cristian Molinaro. Il calciatore 31enne nello scorso campionato ha disputato una buona stagione al Parma, la società ducale però non ha deciso di esercitare l’opzione di riscatto che aveva con i tedeschi e quindi Molinaro, che si starebbe recando in queste ore a svolgere le visite mediche, si è trovato libero. Per lui si tratta di un ritorno nella città di Torino avendo vestito la maglia della Juventus dal 2007 al 2010, poi l’esperienza in Bundesliga con lo Stoccarda, l’arrivo a Parma nella scorsa stagione ed ora nuovamente la Serie A con il Torino.

  • Neymar ed un errore arbitrale salvano un Brasile poco brillante

    Neymar ed un errore arbitrale salvano un Brasile poco brillante

    Dalla partita d’esordio del Mondiale 2014 molti si sarebbero aspettati un Brasile brillante, spettacolare con una Croazia che avrebbe dovuto fare la figura di semplice Sparring Partner, così non è stato assolutamente. Il risultato di 3-1 finale è decisamente bugiardo, la Croazia se l’è giocata ampiamente, ha trovato il vantaggio dopo pochi minuti grazie all’autogol di Marcelo, e non si è fatta spaventare ne dal pareggio di Neymar nè dal rigore sostanzialmente inesistente concesso a Fred e trasformato dallo stesso Neymar a 20 dalla fine. Il 3-1 nei minuti di recupero di Oscar ha solo confermato il successo dei verdeoro punendo una bella Croazia, nonostante un pessimo Pletikosa, che avrà occasioni di rifarsi nelle prossime due gare.

    Scolari conferma la formazione pronosticata negli scorsi giorni con Julio Cesar tra i pali, Dani Alves, Thiago Silva, David Luiz e Marcelo in difesa, Luiz Gustavo e Paulinho in mediana, Fred di punta con Oscar, Neymar ed Hulk alle sue spalle.

    Anche la Croazia schiera il 4-2-3-1 con Pletikosa in porta, Srna, Corluka, Lovren e Vrsaljko in difesa, Rakitic e Modric in mediana, Perisic, Kovacic ed Olic trequartisti con Jelavic a sostituire lo squalificato Mandzukic in attacco.

    Neymar
    Neymar

    Pronti via con possesso palla lento dei brasiliani, i croati invece ripartono bene e spaventano al 7° i tifosi verdeoro con un colpo di testa di Olic fuori di poco. E’ comunque l’antipasto del gol che arriva al 10°, cross rasoterra di Olic, Jelavic la sfiora causando l’autogol di Marcelo. Il Brasile sembra scosso e oltre a qualche corner la prima vera occasione arriva al 20° con un tiro di Paulinho respinto da Pletikosa. Passano due minuti e Neymar s’inventa la giocata, il pallone viene messo fuori dalla difesa e Oscar lascia partire un tiro respinto dal portiere croato. Al 29° arriva il pareggio, grande colpo di testa di Jelavic parato da Julio Cesar, sul ribaltamento di fronte Neymar riceve dopo una serie di rimpalli a centrocampo e con un tiro non potente ma angolato batte Pletikosa. Nell’ultimo quarto d’ora non accade altro e si va al riposo sul 1-1.

    Nella ripresa si riparte senza cambi e con ritmi bassi, tant’è che la prima occasione è un calcio di punizione alto di Dani Alves al 66°. Al 70° la svolta della partita: Fred in area accentua nettamente un leggerissimo contatto con Lovren e cade a terra ingannando l’arbitro Nishimura che concede il rigore. Dal dischetto, dopo mille proteste croate, si presenta Neymar che non calcia benissimo ma Pletikosa riesce solo a toccare senza poter respingere, Brasile in vantaggio. La Croazia non molla, troverebbe anche il 2-2 ma a gioco fermo per fallo sul portiere brasiliano, e nel finale dopo una buona occasione per Perisic e Brozovic, entrato per Kovacic, subisce il 3-1 di Oscar abile a colpire di punta dal limite al minuto 91°, chiudendo definitivamente la gara.

    Dunque il Brasile porta a casa i tre punti grazie ad un ottimo Oscar, alla doppietta di Neymar e ad un errore arbitrale. La Croazia se smaltirà la rabbia di questa sconfitta ha dimostrato di potersela giocare e di poter puntar al passaggio del turno.

    BRASILE – CROAZIA 3-1 (1-1) (10° aut. Marcelo (B), 29°, 70° rig. Neymar (B), 91° Oscar (B))

    BRASILE (4-2-3-1): Julio Cesar; Dani Alves, Thiago Silva, David Luiz, Marcelo; Luiz Gustavo, Paulinho (63° Hernanes); Hulk (68° Bernard), Oscar, Neymar (87° Ramires); Fred.

    Allenatore: Scolari

    CROAZIA (4-2-3-1): Pletikosa; Srna, Corluka, Lovren, Vrsaljko; Rakitic, Modric; Perisic, Kovacic (60° Brozovic), Olic; Jelavic (78° Rebic).

    Allenatore: Kovac.

    Arbitro: Nishimura.

    Ammoniti: Neymar (B), Corluka (C), Lovren (C), Luiz Gustavo (B).

     

  • Garrone vende la Sampdoria, Massimo Ferrero è il nuovo proprietario

    Garrone vende la Sampdoria, Massimo Ferrero è il nuovo proprietario

    Incredibile colpo di scena quello accaduto questa mattina a Genova, dopo un indiscrezione riportata da “Il Secolo XIX” che parlava di una possibile cessione della Sampdoria, è arrivata alle 13.15 la conferenza stampa del presidente Edoardo Garrone che visibilmente emozionato, insieme al neo amministratore delegato Braida e al direttore sportivo Osti, ha così ufficializzato il passaggio di proprietà nelle mani dell’imprenditore cinematografico Massimo Ferrero:

    Mi scuso per il poco preavviso e ringrazio tutti di essere qui. In 12 anni di famiglia Garrone è come se l’avessimo salvata 2 volte: l’11 gennaio 2002 mio padre e l’ho fatto io d’accordo con la mia famiglia 4 anni fa. La gestione precedente aveva lasciato un buco enorme. Questi anni ci hanno dato lavoro, fatica, dispiaceri e anche soddisfazioni. Avevo preso un impegno prima con mio padre poi con la famiglia, mettere in sicurezza la Samp e trovare una buona soluzione per passare la mano. Oggi la Sampdoria è seria e sempre trasparente come da tradizione. Entro l’anno come da programmi abbiamo completato il risanamento della società e posto le idee per garantire il futuro stadio. In questi anni abbiamo guardato all’estero per trovare chi possa sostituirci bene: sono arrivate sette proposte in questi anni ma nessun investitore si è rivelato affidabile. Una volta dissi che se un imprenditore affidabile era intenzionato avrei accettato. È successo poco fa, con una persona seria e credibile che mi ha assicurato che farà bene. Da stamattina la Sampdoria ha un nuovo proprietario. Ho portato a termine la mia missione e consegno una macchina meravigliosa come la Samp a Massimo Ferrero.

    Massimo Ferrero ed Edoardo Garrone
    Massimo Ferrero ed Edoardo Garrone

    Dunque dopo 12 anni la famiglia Garrone lascia la Sampdoria, il neo proprietario della Sampdoria come detto è Massimo Ferrero, 62enne imprenditore cinematografico romano che ha come modello calcistico quello dei buoni risultati sul campo con i bilanci in attivo, si è presentato alla conferenza stampa indossando la maglia blucerchiata:

    Sono molto onorato di indossare questa maglia. Devo solo ringraziare Edoardo Garrone e la sua famiglia per aver da sempre fatto l’interesse di questa società. Ho prodotto sessanta film e ne ho girati centocinquanta. Ho preso la Sampdoria perché dopo di lei non c’è nulla e sono un tifoso blucerchiato. E’ due anni che inseguo questo momento e il primo contatto con Edoardo risale a qualche mese fa. Imitare i Garrone e i Mantovani sarà impossibile, ma faremo del nostro meglio.

    Ovviamente nel finale è stato fatto un parallelismo tra Ferrero e l’altro imprenditore cinematografico già presente come presidente nel mondo del calcio ovvero Aurelio De Laurentiis:

    Lo rispetto molto, ma è lui che si è ispirato a me.

     

  • Reja saluta la Lazio, Pioli in Pole Position per sostituirlo

    Reja saluta la Lazio, Pioli in Pole Position per sostituirlo

    La conferma che si attendeva da qualche giorno è arrivata oggi, Edy Reja ha annunciato pubblicamente che non sarà il tecnico della Lazio nella prossima stagione.

    Questo è il pensiero espresso dall’allenatore goriziano a Lazio Style Radio:

    Edy reja
    Edy reja

    Alla fine del campionato il presidente mi ha rinnovato la sua stima e fiducia e proposto di continuare. Nell’ultimo periodo abbiamo fatto buoni risultati, ma non abbiamo centrato l’Europa. Ho avuto una forte delusione, se l’avessimo centrato magari le mie considerazioni sarebbero state diverse. Sarebbe bastato vincere col Torino. Ci sarebbe stato un altro scenario, diversi giocatori avrebbero avuto più interesse a venire a Roma. E’ giusto cambiare, spero di fare il bene della Lazio. E’ giusto rinnovare non solo la squadra ma anche il tecnico. La situazione ultima non può continuare. Bisogna trovare il sistema giusto per far sì che l’entusiasmo ritorni e penso che la società stia operando nel modo giusto. Ho l’impressione che Lotito voglia fare benissimo, questo e’ l’unico modo per riavere entusiasmo. Vedere lo stadio vuoto fa male al cuore, conoscendo la passione dei laziali.

    Reja che era entrato in carica sulla panchina della Lazio a gennaio dopo l’esonero di Vladimir Petkovic e già in passato dal 2010 al 2012 era stato il tecnico bianc0celeste, ha voluto ringraziare la società e la presidenza, togliendosi anche qualche ultimo sassolino:

    Rimarrà sempre l’affetto nei confronti della società e del presidente. Se non alleni a Roma, non puoi dire di essere allenatore. E’ stata un’esperienza straordinaria. Spero di aver fatto bene. Per quelli che non hanno avuto molta riconoscenza nei miei confronti, mi dispiace. Pensavo di essere più considerato. Agli altri li ringrazio, gli ho voluto bene.

    Adesso Lotito andrà subito alla ricerca del sostituto: i nomi sono diversi, si va dall’allenatore della Primavera Simone Inzaghi, all’ex tecnico del Milan Massimiliano Allegri, le ultime indicazioni però danno in pole position l’ex allenatore del Bologna Stefano Pioli, per il quale si dice che sarebbe già pronto un biennale da 500mila euro a stagione.

  • Serie B: il Bari abbandona il sogno, Cesena e Latina per la Serie A

    Serie B: il Bari abbandona il sogno, Cesena e Latina per la Serie A

    Saranno Cesena e Latina a giocarsi la finale play off di Serie B che decreterà la squadra la quale potrà accedere alla Serie A.

    Il primo biglietto per la finale play off lo prende il Cesena. Allo stadio “Manuzzi” i romagnoli bloccano un Modena coraggioso e anche sfortunato in avvio, e in virtu dell’1-0 del Braglia, possono continuare a sognare la Serie A.

    Bari-Latina-Crowd

    Il primo tempo è stato piuttosto movimentato e ricco di episodi, grazie ad un Modena che ha cercato da subito di segnare un gol: già al 3′ Babacar ha colpito in pieno la traversa; nel primo quarto di gara tanto Modena con un Cesena che è apparso molle. Bisoli nell’ultima parte del primo tempo passa a un 3-5-2 che ingabbia i canarini, con la squadra di casa che aumenta di intensità e diventa pericolosa.

    All’inizio del secondo tempo entrambe le squadre hanno avuto l’occasione di aprire le marcature ma è al 56′ minuto che il risultato si è sbloccato a favore dei padroni di casa: perfetto contropiede di D’Alessandro che,  si è fatto una lunga galoppata palla al piede, ha saltato Manfrin e ha tirato sul secondo palo; Pinsoglio ha compiuto una grande parata ma è stato battuto da Marilungo, che ha incassato il tap-in a porta vuota. Il Modena, successivamente, ha rischiato di incassare il 2-0 per tre volte, ma alla mezzora ha trovato il pareggio con Manfrin che ha messo dentro a porta vuota sulla corta respinta di Agliardi, un pò titubante sulla respinta. Al triplice fischio di Baracani festeggia il Cesena.

    Allo stadio “Francioni” di Latina finisce, come all’andata 2-2 il match di ritorno della semifinale play off. Il pari premia i laziali i quali possono staccare il biglietto per la finale play off in virtù di un migliore posizionamento in classifica al termine del campionato. La partita è stata avvincente, confermando le grandi qualità in campo da una parte e dall’altra. Bari che non si è mai arreso e, dopo il vantaggio, ci aveva creduto, ma la reazione ha premiato il Latina il quale mai domo ha rialzato subito la testa ribaltando il risultato in 4 minuti.

    Si è deciso tutto nella ripresa: il Bari è passato in vantaggio con Polenta su rigore; il gol del pareggio è arrivato con Jonathas, sempre su rigore, sorpasso del Latina con Laribi e 2-2 definitivo nel finale con Galano.

    Domenica 15 giugno il via con l’andata della finale che si disputerà a Cesena, il ritorno è fissato mercoledi 18 giugno a Latina.

  • Brasile 2014: da Ospina a Reyes ecco chi può sorprendere

    Brasile 2014: da Ospina a Reyes ecco chi può sorprendere

    Mancano ormai poche ore all’inizio dei Mondiali di calcio 2014 che si disputerà in Brasile. Sarà una vetrina, un palcoscenico molto importante per tanti giovani atleti che non aspettano altro del fischio di inizio per potersi mettere in mostra, il loro nome è già sul taccuino di molti osservatori. Alcuni sono giovani, altri sono in età più avanzata , tutti hanno ottime basi di miglioramento. Ecco una carrellata di alcuni giocatori che potrebbero diventare probabili rivelazioni.

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    David Ospina: Colombia, 25 anni, da 6 anni al Nizza. E’ un portiere essenziale ed esperto nonostante la giovane età: titolare in nazionale da 5 anni; Poco spettacolare, è stato il portiere meno battuto di tutto il girone sudamericano.

    Diego Reyes: Messico, 21 anni, difensore centrale che è stato pagato 7 milioni di euro nel 2013 dal Porto. In nazionale è titolare fisso, con l’investitura del C.t. Herrera, che lo aveva lanciato all’America di Città del Messico. Medaglia d’oro a Londra 2012. Tecnico, può fare anche il centrocampista centrale all’occorrenza.

    Bruno Martins Indi. Olanda, 22 anni. Nato in Portogallo, mancino del Feyenoord in cui è cresciuto. Può giocare centrale o terzino sinistro; veloce, discreto crossatore, ha potenzialità notevoli, a patto di nantenere la concentrazione con più continuità.

    Atsuto Uchida, Giappone, 26 anni. Terzino destro dello Schalke 04, tecnico, abile nei cross, buoni tempi di inserimento, attento in fase difensiva: il Mondiale può aprirgli le porte di un grande club.

    Ricardo Rodriguez, Svizzera, 21 anni. Esterno di sinistro e di difesa di centrocampo del Wolfsbur. Origini latine, padre spagnolo e madre cilena. Con 5 gol e 9 assist è stato uno dei protagonisti della passata Bundesliga.

    Shinji Okazaki, Giappone, 28 anni. Arriva dalla miglior stagione in carriera: ha realizzato 15 gol nel Mainz. In 3 campionati con lo Stoccarda, dove giocava più arretrato e defilato, ne aveva segnati 10. Centravanti o esterno destro.

    Charles Aranguiz, Cile, 25 anni. Centrocampista centrale di grande energia e movimento, on buone capacità di smarcamento e un bel passo. Con l’Universidad de Chile e l’attuale C.t. Sampaoli ha vinto da protagonista la Copa Sudamericana 2011.

    Jordy Clasie, Olanda, 22 anni. Centrocampista, prodotto della scuola Feyenoord; mediano incontrista, dotato di buona tecnica. Le sue qualità sono il passaggio filtrante, il cross e i tackle in scivolata.

    Jefferson Montero, Ecuador, 24 anni. Ala sinistra, molto abile nei movimenti, nei dribiling, è molto veloce. Non è sempre lucido in fase difensiva ma è un ottimo contropiedista.

    Vincent Aboubakar, Camerun, 22 anni. Quest’anno ha realizzato 16 gol con la maglia del Lorient. Potentissimo, buona difesa della palla, accellerazione e tiro.

    Aleksandr Kokorin, Russia, 23 anni. E’ un attaccante che può fare, indistintamente, la prima e la seconda punta. Dotato di molta tecnica, elegante, notevole progressione negli spazi.