Categoria: Ciclismo

  • Ciclismo. Bis per Philippe Gilbert, anche la Freccia Vallone è sua

    Ciclismo. Bis per Philippe Gilbert, anche la Freccia Vallone è sua

    Philippe Gilbert, dopo l’ Amstel Gold race, vince anche la 75esima edizione della Freccia Vallone con uno scatto prodigioso nel fatidico muro di Huy, lo spagnolo Rodriguez secondo, mentre terzo chiude l’ altro spagnolo Samuel Sanchez.

    Stranamente la giornata che caratterizza la corsa è bellissima, sole splendido e temperatura giusta con la pioggia ed il gelo sempre presenti in queste zone, che per una volta, sono assenti. L’ inizio è molto tranquillo anche perché, il famigerato Muro di Huy 1300 metri, gli ultimi 900 con pendenze medie dell’11% (massima al 26%), fa paura a tutti. Fuga a quattro nei primi km della corsa Paterski (Liquigas-Cannondale) Vantomme (Katusha), Helminen (Landboukrediet), Van Hecke (Topsport Vlaanderen) che riescono a raggiungere un vantaggio massimo di 13’. Ai meno 32 km, il vantaggio dei quattro scende sotto i 2’ con la Lotto di Philippe Gilbert a comandare il gruppo lanciando un segnale preciso sulla volontà del belga di fare la corsa. I fuggitivi vengono ripresi ai meno 17 km e due km dopo, in discesa partono Kiryienka e Lovkvist con il gruppo che li tiene a giusta distanza in vista del fatidico muro.

    I due fuggitivi vengono ripresi ai meno 8 km con il gruppo tutto a controllare i due favoriti, Joaquim Rodriguez della Katusha e Philippe Gilbert della Lotto. Ma è quest’ ultimo che nel muro di Huy compie un numero favoloso staccando nettamente di ruota tutti quanti con Rodriguez sulla piazza d’ onore. Quarto Vinokourov mentre Alberto Contador chiude all’ undicesimo posto.

    Male, malissimo gli italiani, nessuno nei primi 20 e mai in gara con la campagna delle classiche del nord assolutamente negativa con l’ ultima possibilità rappresentata dalla Liegi-Bastogne-Liegi di domenica, ma con questo Gilbert, sarà molto dura per Cunego e compagnia.

    

  • Ciclismo, Giro del Trentino. A Kloden la crono, Nibali 4°

    Ciclismo, Giro del Trentino. A Kloden la crono, Nibali 4°

    La crono d’ apertura del giro del Trentino, corsa a tappe che fa da preludio all’ imminente Giro d’ Italia, va al tedesco della radioschak Andreas Kloden che ha preceduto di 1” l’ italiano Adriano Malori, specialista delle crono con Vincenzo Nibali, favorito d’ obbligo della corsa che giunge ai piedi del podio.

    La prima tappa della 35esima edizione del Giro del Trentino è una crono individuale di 13, 4 km con partenza da Riva dal Garda ed arrivo ad Arco. Il tedesco ha percorso i 13, 4 km in 15’24”, buona la prova di Vincenzo Nibali che perde 10” mentre così così Michele Scarponi che chiude al 12° posto con 26” di ritardo.

    Domani la seconda delle quattro tappe, si parte da Dro a si arriva a Ledro Bezzecca per un totale di184 km, molte le salite in programma e quindi banco di prova molto importante per i pretendenti alla prossima corsa rosa.

    Ordine d’ arrivo

    1 Andreas Kloden Ger
    2 Adriano Malori Ita  
    3 Thiago Machado Por  
    4 Vincenzo Nibali Ita  
  • Ciclismo, l’Amstel Gold Race va a Gilbert, male gli italiani

    Ciclismo, l’Amstel Gold Race va a Gilbert, male gli italiani

    Finalmente Philippe Gilbert riesce a coronare con una vittoria importante, la seconda consecutiva all’ Amstel ,un 2011 fino ad ora un po’ deludente considerata la forza e la classe assoluta del belga.

    Gilbert questa volta ha saputo tenere in pugno la corsa dal primo all’ ultimo km e quando, ai meno 10 km è partito il lussemburghese Andy Schleck, la corsa si è letteralmente infuocata. Il lussemburghese viene ripreso e poco dopo ecco lo scatto di Rodriguez, che però ha finito per facilitare Gilbert che ha avuto il trampolino di lancio per fare il vuoto ed arrivare trionfante al traguardo.

    “Tutti mi marcavano – ha detto il vincitore -, un po’ come succedeva a Cancellara nelle gare del pavè, ma qui i percorsi sono più duri ed i migliori restano davanti in modo quasi naturale”. Il danese Fuglsang ha chiuso ai piedi del podio, staccato di 5″, davanti a Kolobnev, Freire, Leukemans, Hermans, Gesink e Martens (quest’ultimo a 26″).

    Male gli italiani mai in gara con il migliore, Damiano Cunego, che chiude in 15esima posizione e con Visconti e Di Luca mai pervenuti.

    Ordine d’ arrivo

    1 Philippe Gilbert Bel
    2 Joaquin Rodriguez Spa
    3 Simon Gerrans Aus
  • Ciclismo, nuove sanzioni in arrivo per la lotta al doping

    Ciclismo, nuove sanzioni in arrivo per la lotta al doping

    Il forte richiamo del presidente del Coni Gianni Petrucci ad una lotta più severa al doping nel ciclismo, sembra essere servito con l’ introduzione di nuove sanzioni da parte della federazione italiana.

    È direttamente il presidente Di Rocco ad annunciare i nuovi provvedimenti individuati in pene più severe, da due a quattro anni di squalifica per i corridori che verranno trovati positivi e radiazione a vita per tutte le altre figure coinvolte in casi di doping, dai dirigenti ai direttori sportivi, dai meccanici ai massaggiatori. Le nuove sanzioni che saranno applicate in tutte le categorie, Juniores, Dilettanti e Professionisti,  saranno presentate dalla Federciclismo il 4 maggio al Consiglio Federale.

    Oltre alle nuove sanzioni, ci saranno criteri più severi anche per l’ammissione alla Nazionale azzurra e al Club olimpico, si sta pensando di vietare la presenza nei quadri azzurri a personaggi sanzionati in passato per doping.

  • Ciclismo, Riccò: “Non ho niente da nascondere, voglio correre”

    Ciclismo, Riccò: “Non ho niente da nascondere, voglio correre”

    È un Riccardo Riccò più che mai battagliero quello presentatosi alla procura antidoping per rispondere della nota vicenda che lo vide in pericolo di morte a causa di un ricovero per blocco renale forse causato da una autotrasfusione di sangue dello stesso Riccò.

    “Mi sento ancora un ciclista e voglio tornare a correre”. Sono queste le prime parole di Riccardo Riccò, al termine dell’audizione (durata circa un’ora e mezza) presso la Procura Antidoping del Coni. “Non ho niente da nascondere – ha aggiunto – sto cercando una squadra che mi permetta al più presto di svolgere la mia professione. Ritiro? Gli attestati di stima dei tifosi mi hanno fatto cambiare idea, e se me lo permetteranno tornerò subito a correre”

    Molto forti sono anche le dichiarazioni dell’ avvocato di Riccò, Fiorenzo Alessi: “Al momento attuale non ci sono motivi per aspettarsi da parte della Procura Antidoping una richiesta di squalifica per Riccò. Non vedo provvedimenti nel breve periodo”, ed ancora: “Molti parlano di sconfitta per il ciclismo – ha aggiunto – ma non sono d’accordo. Non condivido il pensiero del presidente del Coni, Gianni Petrucci, che deve smettere di dire basta al ciclismo dopato: la cosa giusta da dire è basta con lo sport dopato e soprattutto basta con lo sport che vuole il risultato a tutti i costi. In questo senso, ritengo che la legge penale del 2000 sia ampiamente superata perchè non è più attuale e andrebbe modificata”

    E opinione di chi vi scrive che le parole forti di Gianni Petrucci sono arrivate forse anche con troppo ritardo rispetto a quanto accaduto in questi anni. Per quanto riguarda Riccò, forse è stato proprio l’ ex cobra a voler raggiungere il risultato a tutti i costi, rischiando anche il bene più prezioso e cioè la vita.

  • Ciclismo, Petrucci: “Adesso basta non vi crede più nessuno”

    Ciclismo, Petrucci: “Adesso basta non vi crede più nessuno”

    Durissima presa di posizione del Presidente del Coni Gianni Petrucci che ha chiesto fortemente alla Federazione Italiana uno stop deciso e fermo al doping.

    Le parole del Presidente:”Abbiamo chiesto un’azione forte, serve un atto dirompente perchè la realtà è che il numero dei corridori positivi è una parte di storia del ciclismo”. Ed ancora “Io sono fortemente preoccupato – ha detto Petrucci al termine della Giunta Coni – e deve essere il ciclismo stesso a fare atti concreti, a dire basta. Il presidente Di Rocco deve dire “la dovete smettere perchè non vi crede più nessuno”. Ogni volta ci illudiamo di una vittoria e a quell’entusiasmo segue la disillusione”. Al duro monito di Petrucci ha replicato Di Rocco che dovrà studiare azioni immediate per dare seguito all’appello del capo dello sport italiano. “Mi associo al basta di Petrucci, dobbiamo fermare questa situazione che è drammatica – ha detto Di Rocco – se servirà fermarsi lo faremo, e se potessi impedire ad alcuni corridori di partecipare al Giro, lo farei cominciando da Contador: ma non è nelle mie possibilità e quindi penseremo ad altro”.

    Sicuramente, ed è opinione di chi vi scrive, partire dall’ esclusione dei corridori coinvolti in situazione di doping dalle grandi corse a tappe è un ottimo inizio, come già succede in Francia ma è inoltre opportuno cambiare le regole del gioco e di condotta di tutto il sistema con sanzioni più pesanti anche dopo la prima positività perché il garantismo e la fiducia in una riabilitazione, negli ultimi anni, è tremendamente fallito in questo sport.

  • Ciclismo, Contador innocente? Pochi ci credono

    Ciclismo, Contador innocente? Pochi ci credono

    Alberto Contador, il ciclista simbolo degli ultimi anni, dominatore di tutte le corse a tappe cui ha partecipato sta vivendo un momento della sua carriera che definirlo paradossale è poco.

    Lui gareggia, vince l’ ultimo giro di Catalogna e si prepara per il Giro d’ Italia ma sia l’ Uci, l’ unione ciclistica internazionale che la Wada, si stanno battendo per estrometterlo dalle gare. Il ciclista spagnolo ha convinto la Federciclismo del suo paese che ha creduto alla ormai famosa versione sulla carne contaminata dal clenbuterolo, accordandogli la revoca della squalifica per doping. L’Uci, il 24 marzo scorso, ha già presentato ricorso al Tas di Losanna perché venga confermata la squalifica del corridore della Saxo Bank ed il 30 marzo è stato il turno della Wada a presentare il medesimo ricorso.

    Tuttavia il legale del pistolero, Luis Sanz, si dimostra molto fiducioso sulla conclusione della vicenda: “Sono abbastanza ottimista, la conclusione a cui è arrivata la commissione della Federciclo spagnola non riflette soltanto le norme ma anche la realtà dei fatti e certamente il Tas arriverà alla stessa conclusione”. “Si tratterà di rivedere il lavoro fatto in Spagna. A livello internazionale si è fatto passare il messaggio che ci sia stata l’interferenza di politici e media ma non è vero”.

    Interferenza politica o meno sembra comunque strano che un corridore dell’ esperienza di Contador possa aver assunto la sostanza proibita ingerendo una gustosa bistecca, pochi ci credono, forse nessuno in questo ciclismo senza mai un attimo di pace.

  • Ciclismo, la Parigi – Roubaix va a Johan Vansummeren. Cancellara ancora 2°

    Ciclismo, la Parigi – Roubaix va a Johan Vansummeren. Cancellara ancora 2°

    È stata una delle Parigi – Roubaix più avvincenti dove a vincere non è stato il più forte ma sicuramente il più coraggioso.

    Il belga della Garmin Johan Vansummeren vince la sua prima, e forse unica Roubaix, grazie ad una fuga iniziata a -83 km dal traguardo con altri compagni tutti risucchiati, tranne appunto il belga, dalla prepotente rimonta di un fantastico Fabian Cancellara che ha dimostrato di essere il più forte sul pavè ma che ha pagato i continui marcamenti effettuati dalle squadre più forti che gli hanno reso la vita difficile, come d’ altronde già accaduto all’ ultimo giro della Fiandre.

    È amaro purtroppo per lui, il commento dello svizzero dopo la gara: “La tattica ha cambiato e condizionato tutto. E’ stata una corsa drammatica, spettacolare, emozionante, magnifica. Ma i giochi di squadra hanno influenzato l’ordine di arrivo”. “I miei compagni hanno fatto quello che potevano. La Garmin-Cervélo era la squadra più attrezzata, e stavolta lo ha anche dimostrato. Non bisogna cercare scuse”. “Sapevo di essere il più forte. E lo ero”.

    Continuano quindi le sorprese in queste classiche di inizio stagione, infatti alla vittoria di Johan Vansummeren si aggiungono quelle di Matthew Goss alla Sanremo e Nick Nuyens al Giro delle Fiandre sicuramente vittorie difficilmente pronosticabili alla vigilia.

    In casa Italia ottima la prova di Alessandro Ballan che ha chiuso in sesta posizione, un Ballan che ha corso “sub judice” a causa dell’ indagine che lo vede coinvolto a mantova per doping e che è in procinto di essere conclusa.

    Ordine d’arrivo: 1. Johan VANSUMMEREN (Bel, Garmin); 2. Fabian Cancellara (Svi, Leopard) a 19″; 3. Maarten Tjallingii (Ola, Rabobank); 4. Rast (Svi); 5. Bak (Dan) a 21″; 6. Ballan (Ita) a 36″; 7. Eisel (Aut) a 47″; 8. Hushovd (Nor); 9. Flecha (Spa); 10. Hayman (Aus); 11. Guesdon (Fra); 12. Boom (Ola); 13. Selvaggi (Ita); 14. Roelandts (Bel); 15. Docker (Aus); 24. Quinziato (Ita) a 3’43”; 77. Oss (Ita) a 12’58”.

  • Ciclismo, verso un nuovo scandalo. Rinviati a giudizio Ballan e Cunego

    Ciclismo, verso un nuovo scandalo. Rinviati a giudizio Ballan e Cunego

    Alessandro Ballan e Damiano Cunego sono i due nomi più illustri che figurano tra i 30 che la procura di Mantova si appresta a chiedere il rinvio a giudizio, coinvolti anche dirigenti e medici.

    Oltre ai due italiani, altri nomi importanti del ciclismo, tutti accusati di aver assunto sostanze dopanti, il danese Michael Rasmussen, Emanuele Bartoli, Marzio Bruseghin, Marco Bandiera, Pietro Caucchioli, Mauro da Malto, Mirco Lorenzetti, Emanuele e Massimiliano Mori, Mauro Santambrogio, Francesco Tomei, Daniele Petropoli, Paolo Pezzini, Nicola Castrini, Emanuele Bindi, e lo spagnolo Josè Ibarguren. C’è anche un calciatore: Matteo Zambroni.

    Di commercio di sostanze proibite dovranno rispondere il farmacista di Mariana Mantovana, Guido Nigrelli, ritenuto la mente del traffico illecito, Sergio Gelati, preparatore atletico della Lambre e altre tre persone. Sono, invece, accusati di avere procurato le sostanze proibite il direttore sportivo del team Ballan Mariano Piccoli, il team manager della Lampre Beppe Saronni, e altre due persone. Nei guai anche un medico di Montichiari, Fiorenzo Benazzi, accusato di aver praticato emotrasfusioni.

  • Doping: lotta o liberalizzazione?

    Doping: lotta o liberalizzazione?

    Negli ultimi anni l’accostamento sport-doping è stata una triste consuetudine, alla quale si è finiti per abituarsi, soprattutto nel mondo del ciclismo. Gli inasprimenti dei controlli non sembrano avere apportato l’effetto desiderato, ed, al contrario, pare che le sostanze adoperate si evolvano sempre di più, incrementando la difficoltà di rilevazione così come la pericolosità sia nel breve che nel lungo periodo.

    Il mercato parallelo delle sostanze illecite è più che mai in una fase di florida espansione poichè la domanda non accenna a decrescere.

    In accordo con il principio che afferma “quando il nemico non si può combattere conviene allearsi a lui”, il celeberrimo oncologo Umberto Veronesi, sulla scia del procuratore antidoping Ettore Torri, giunge ad una proposta provocatoria, che permetterebbe di risolvere la problematica nei suoi aspetti più pericolosi. “Non converrebbe liberalizzare il doping mettendo al bando solo ciò che fa male. Prendete l’Epo: chi assicura che faccia male? Chi va in montagna per 15 giorni ottiene gli stessi effetti. Se il problema è etico e vogliamo mettere tutti sullo stesso piano, si può pensare di liberalizzare. Da liberale convinto, ho un approccio meno latino e più pragmatico: noi abbiamo il diritto, non il dovere, alla salute”.

    Un’impostazione rivoluzionaria, soprattutto poichè proviene dal pensiero di un medico tanto autorevole, oltre che ex Ministro della Salute. Andando al nocciolo della questione, i punti salienti sono due: affrontare la vicenda con atteggiamento paternalista, a tutela della salute degli atleti oltre che della trasparenza del gioco, portando avanti i valori della correttezza e della trasparenza; oppure, arrendersi all’impossibilità di sradicare un fenomeno tanto diffuso, all’impossibilità di combattere la mentalità della “corsa alla vittoria a tutti i costi”, alla difficoltà di adeguare i controlli all’evoluzione della ricerca farmaceutica ed ai fortissimi interessi economici in ballo, limitandosi a costatare l’esistenza del fenomeno ed evitandone gli aspetti più degenerativi.

    La prima strada implica il prevalere della morale, ed in apparenza è la più giusta, ma finora tale impostazione non è stata in grado di arginare il fenomeno. Principalmente, è un problema di mentalità e, dunque, è difficile estirparlo quando è già esploso, quando le soluzioni possono essere solo dei rimedi parziali e temporanei, ed occorrerebbe agire “alla radice”, sulla cultura dello sport pulito a “monte”, nelle squadre giovanili e nelle palestre, coltivando la mentalità del “divertimento”, in contrasto all’ossessione del risultato con ogni mezzo.

    L’attuale dichiarazione di Veronesi andrebbe ben contestualizzata. E’ una provocazione che vuol fare emergere l’impossibilità di arginare il fenomeno con i mezzi che si adoperano adesso: o si agisce diversamente, oppure si finisce per sprecare risorse destinabili ad altro. Non a caso, molti sportivi si sono espressi in modo concorde allo scienziato.

    Francesco Moser, celebre ex ciclista italiano, dichiara: “Se non riusciamo ad utilizzare un sistema efficace che permetta il controllo per tutti, allora è bene liberalizzarlo per aggirare il problema”. Così come afferma lo sciatore statunitense quattro volte campione del mondo, Bode Miller: “Penso che sia una cosa giusta perché vuol dire dare le stesse possibilità a tutti e questo non ha niente a che vedere con ciò che è bene e ciò che è male. Se tutto viene autorizzato è giusto, se tutto viene proibito è giusto ugualmente. Il problema – ha concluso il quattro volte campione del mondo – è che i controlli antidoping non hanno niente a che fare con l’equità, coloro che vogliono doparsi arrivano ai test senza alcun problema e i controlli non servono a niente se non a perdere denaro e tempo”.

    Il mondo dello sport italiano, però, non ha colto – o ha preferito non farlo – il reale senso delle affermazioni dell’autorevole Umberto Veronesi. Il presidente del Coni Gianni Petrucci, a tal proposito, ha dichiarato: “Rispetto uno scienziato come il professor Veronesi ma non condivido quanto ha detto. Io ho la responsabilità ed il dovere di tutelare i giovani e rispettare le leggi”.