Categoria: Basket

  • NBA: I voti della stagione. Southwest Division

    NBA: I voti della stagione. Southwest Division

    Dopo aver esaminato la stagione della Eastern Conference, il viaggio nella NBA prosegue con i voti della Western Conference, partendo dalla divisione più competitiva della Lega, risultati alla mano, ovvero la Southwest Division, dove sono inseriti i neo campioni dei Dallas Mavericks e dove nessuna squadra è arrivata a fine campionato con un record negativo, un raggruppamento che ha “rischiato” di qualificare ai playoff tutte e 5 le formazioni appartenenti alla Southwest (l’unica franchigia rimasta fuori sono stati gli Houston Rockets autori comunque di un grandissima stagione nonostante tante difficoltà affrontate partita dopo partita).

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    DALLAS MAVERICKS: 10. Non poteva esserci un voto diverso per i nuovi campioni NBA, autori di un’ottima stagione regolare (stesso record dei Lakers, con 57 vittorie e 25 sconfitte, che detenevano il titolo ed eliminati proprio dai texani con un secco 4-0 ai playoff) e di una post season ancora più straordinaria che ha messo in evidenza un gioco di squadra sublime. Nonostante il brutto infortunio al ginocchio subìto da Caron Butler (out per tutta la stagione), pedina fondamentale nel gioco di coach Carlisle, i Mavs hanno comunque trovato le risorse per andare avanti. Dallas in trasferta è stata la migliore squadra del campionato (28 vittorie e 13 sconfitte, assieme ai Miami Heat, l’altra finalista) e il trend è stato mantenuto anche nei playoff (unica squadra capace di vincere a Miami, per ben 2 volte, su di un campo fino quel momento imbattuto). La forza dei texani è stata anche il grande carattere dimostrato nei momenti difficili, e non è un caso che nei decisivi quarti periodi Dirk Nowitzki e compagni abbiano operato clamorose rimonte che hanno portato vittorie insperate. Non c’è ombra di dubbio che il team che ha fatto sudare più di tutti gli altri i neo campioni del Mondo siano stati i Portland Trail Blazers (nel primo turno dei playoff), ma alla fine anche loro si sono arresi allo strapotere biancoblu. Il titolo conquistato 2 settimane fa è il giusto riconoscimento soprattutto per 2 giocatori che meritavano di vincere qualcosa nella loro carriera NBA che finora era stata poco generosa, stiamo parlando di Jason Kidd, 38enne playmaker che nei playoff ha dato prova di poter insegnare ancora basket a ragazzini in alcuni casi più giovani di lui anche di 15 anni, con una regìa perfetta, e Dirk Nowitzki, ala tedesca dal talento assoluto, 215 centimetri di tecnica pura, atleta pericoloso tanto vicino a canestro quanto letale dalla distanza. Il ciclo dei Mavericks non è destinato a durare data l’alta età media della squadra, ma sicuramente anche nel prossimo anno Dallas potrà dire la sua, poi probabilmente si penserà al rinnovamento di una squadra che nel bene o nel male ha fatto la storia della Lega dato che dal 2000 il team non ha mai disputato una stagione al di sotto delle 50 vittorie (clamoroso il campionato 2006-2007 in cui i Mavs ebbero un record stratosferico di ben 67 vittorie e sole 15 sconfitte, sole 5 vittorie in meno del record dei Bulls di Michael Jordan, per poi ritrovarsi fuori al primo turno dei playoff per mano dell’ultima squadra qualificata per la post season, i Golden State Warriors!). Al momento, però, ciò che dice la storia è che sono loro la squadra da battere…

    HOUSTON ROCKETS: 7. Altra stagione difficile per i Rockets sempre a causa degli infortuni, tuttavia il carisma, la bravura ed il lavoro di coach Rick Adelman (allenatore fin troppo sottovalutato) hanno portato Houston ad un record positivo di 43 vittorie e 39 sconfitte, perdendo l’accesso ai playoff per una manciata di successi. E’ indubbio che i meriti siano in gran parte dell’allenatore che ha saputo motivare un gruppo di giocatori solidi ma non eccezionali, impartendo un gioco spumeggiante e divertente, ma in alcune occasioni si sono visti tutti i limiti dell’organico che non era sicuramente di primo piano. Gli ultimi infortuni di Yao Ming, con 2 fratture da stress ai piedi hanno messo a rischio la carriera del centro cinese di 227 centimetri (fuori ormai da almeno 2 stagioni!), un atleta su cui la franchigia texana dovrà fare le proprie riflessioni. Mezzo voto in meno perchè la dirigenza in questa offseason ha optato per non rinnovare il contratto ad Adelman, l’artefice principale del bel gioco e dei successi del team, una scelta inspiegabile per molti punti di vista. Anche per questo motivo il futuro a Houston non pare poi così roseo.

    MEMPHIS GRIZZLIES: 8. Grande stagione per i Grizzlies culminata con l’accesso ai playoff dopo 4 campionati fatti per lo più di delusioni. Memphis non solo è riuscita a vincere la prima partita playoff della sua storia (nei 3 precedenti i Grizzlies avevano subito 3 sweep, ovvero 4-0 secchi contro le avversarie) ma addirittura ha eliminato la testa di serie numero 1 della Western Conference, i San Antonio Spurs, dimostrando le grandi potenzialità del team per il futuro. Nonostante un avvio di regular season in sordina, gli “Orsi” pian piano si sono ripresi, arrivando sul finale di stagione al massimo della forma fisica ed a farne le spese sono stati, come già detto, gli Spurs. Nel turno successivo però la franchigia del Tennessee si è inchinata a Kevin Durant ed ai suoi Thunder, ma il campionato disputato dai Grizzlies è stato ottimo ed è la base di partenza per un grande futuro. Già dal prossimo anno ci si aspetta un miglioramento evidente, sempre che la dirigenza, con scelte scriteriate (come successo in passato, vedere la trade di Pau Gasol con i Lakers!) non smembri una formazione che è pronta, se non per scrivere la storia della NBA, quantomeno la propria!

    NEW ORLEANS HORNETS: 8. Era molto difficile per gli addetti ai lavori pronosticare una stagione dignitosa per gli Hornets, ma la squadra della Louisiana ha un pò sorpreso tutti (i dubbi non erano legati al quintetto di partenza, di sicuro livello, quanto alla panchina, una delle più povere della Lega). New Orleans è stata la prima squadra NBA a dare fiducia al nostro Marco Belinelli, dandogli un posto da titolare fisso, e la guardia italiana ha ripagato come ha potuto lo spazio affidatogli da coach Monty Williams, disputando tutto sommato un campionato più che sufficiente. Ciò che ha tagliato le gambe agli Hornets è stato l’infortuno del leader realizzativo David West ad una ventina di partite (scarse) dalla fine della regular season: un brutto infortunio ai legamenti del ginocchio che ha menomato i “Calabroni” sia dal punto di vista della leadership che dal punto di vista dello “score” dato che West è un giocatore da almeno 20 punti di media per partita. La già povera panchina non ha potuto sopperire all’assenza e tutto ciò ha influito nella sfida del primo turno playoff contro i Lakers che comunque hanno faticato più del dovuto contro Chris Paul e compagni (chissà come sarebbe finita con West in campo). Il futuro però non promette bene per New Orleans che rischia di perdere il leader Paul, attratto sempre di più dal progetto dei Knicks, a cui per completare l’opera manca proprio un playmaker. Si apre un bivio per la dirigenza che deve decidere se dare via il suo numero 3 per ricavare qualcosa di buono in cambio (ed i Knicks possono dare Billups e qualche altro buon giocatore) oppure perdere poi il giocatore gratis nella prossima Estate del 2012 dato che Paul va in scadenza. Insomma sarà decisivo il comportamento della dirigenza anche se a limitare il raggio d’azione c’è il fatto che gli Hornets sono di proprietà della Lega e qualsiasi mossa sul mercato potrebbe generare polemiche da parte degli altri team. Sempre che gli Hornets vengano tenuti a New Orlenas: è alto il rischio che la squadra venga spostata in un’altra città per via della crisi economica cittadina che non porta alcun guadagno alla franchigia.

    SAN ANTONIO SPURS: 7. Tritasassi in regular season (con un record di 61 vittorie e 21 sconfitte, superati solo all’ultima giornata dai Chicago Bulls come migliore squadra della Lega), proprio al termine della stagione regolare gli Spurs si sono ritrovati in crisi fisica il che ha permesso agli avversari dei Memphis Grizzlies di avere facilmente il predominio nella sfida del primo turno playoff, chiusasi sul 4-2 ma che avrebbe potuto riservare anche un 4-0 sfavorevole ai neroargento). Il voto dunque è la naturale media tra il 9 per la grande stagione regolare disputata ed il 5 per i deludentissimi playoff che hanno lasciato l’amaro in bocca ai tifosi Spurs ed ha aperto qualche riflessione nella dirigenza che prima o poi dovrà pensare al naturale ringiovanimento ripartendo da zero. Al momento pare che a San Antonio si voglia andare avanti sulla strada della continuità con il passato rimandando di un altro anno la rifondazione ma in molti pensano che questa non sia la scelta giusta. Rifondare partendo da poco e niente alcune volte è doloroso ma può essere la mossa giusta per aprire cicli vincenti. Il prossimo sarà probabilmente l’ultimo assalto al titolo del trio Duncan-Ginobili-Parker, un asse che ha segnato la storia della franchigia texana per tanti anni, lasciando anche l’impressione che a San Antonio abbia giocato l’ala grande (Tim Duncan) più forte della storia della NBA. Sarebbe bello per lui lasciare il palcoscenico principale con un’ultima grande vittoria ma l’emergere delle nuove forze della NBA lascia poche speranze al numero 21 del team neroargento.

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  • NBA Draft 2011: La lista completa delle scelte

    NBA Draft 2011: La lista completa delle scelte

    Ecco l’elenco completo del primo giro del Draft NBA 2010: 1 Cleveland Kyrie Irving PG 2 Minnesota Derrick Williams PF 3 Utah Enes Kanter PF 4 Cleveland Tristan Thompson SF 5 Toronto Jonas Valanciunas PF 6 Washington Jan Vesely PF 7 Charlotte Bismack Biyombo PF 8 Detroit Brandon Knight PG 9 Charlotte Kemba Walker PG 10 Sacramento Jimmer Fredette SG 11 Golden State Klay Thompson SG 12 Utah Alec Burks SG 13 Phoenix Markieff Morris PF 14 Houston Marcus Morris PF 15 San Antonio Kawhi Leonard SF 16 Philadelphia Nikola Vucevic PF 17 New York Iman Shumpert PG 18 Washington Chris Singleton SF 19 Milwaukee Tobias Harris SF 20 Houston Donatas Motiejunas C 21 Portland Nolan Smith PG 22 Denver Kenneth Faried PF 23 Chicago Nikola Mirotic PF 24 Oklahoma City Reggie Jackson PG 25 New Jersey Marshon Brooks SG 26 Denver Jordan Hamilton SF 27 Boston JaJuan Johnson PF 28 Miami Norris Cole PG 29 San Antonio Cory Joseph PG 30 Chicago Jimmy Butler SF        

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    Dopo aver assistito in presa diretta alle prime 5 scelte del primo giro del Draft NBA 2011 (leggi l’articolo) arrivano segnali importanti da parte di alcune squadre in vista del futuro, primi fra tutti i Charlotte Bobcats che oltre a mantenere la loro posizione di chiamata alla numero 9 acquisiscono in un giro a 3 team (coinvolte Milwaukee e Sacramento) la scelta numero 7 e mettono assieme l’accoppiata Kemba Walker, ultimo M.V.P. del torneo NCAA, playmaker solido e costante, e aggiungono l’ala centro congolese Bismack Biyombo, tremendo stoppatore ed atleta dalle capacità incredibili.     Ottima anche la scelta dei Pistons (numero 8) che continuano la loro ricostruzione prendendo la combo-guard Brandon Knight. Jimmer Fredette, uno dei giocatori più chiacchierati nelle ore precedenti al Draft, va a Sacramento alla scelta numero 10. Si sono mossi anche gli Spurs che prendono tramite scambio con i Pacers la 15esima scelta ed inviano ad Indianapolis George Hill, prodotto dell’università locale dell’Indiana, che dopo qualche anno di apprendistato dietro Tony Parker a San Antonio pare pronto ad esplodere. Sono invece i Rockets ad assicurarsi l’ex Benetton Treviso Donatas Motiejunas, acquistando la scelta dai Timberwolves (la numero 20), mentre il possibile “steal of the Draft” potrebbe essere stato messo a segno dai Denver Nuggets che prendono uno dei giocatori più quotati solo qualche settimana fa ovvero Jordan Hamilton (con la scelta numero 26 tramite i neo campioni NBA dei Mavericks che da Portland ottengono un grande tiratore come Rudy Fernandez), il tutto per via dell’operazione che ha portato Denver e Portland a scambiarsi i playmaker con Raymond Felton che passa ai Blazers ed Andre Miller che approda in Colorado da Danilo Gallinari.

  • NBA Draft 2011: Irving a Cleveland, per Minnesota c’è Williams

    NBA Draft 2011: Irving a Cleveland, per Minnesota c’è Williams

    Tutto secondo copione nella notte del Draft NBA 2011: i Cleveland Cavaliers prendono con la prima scelta assoluta Kyrie Irving, playmaker di Duke University, destinato, secondo molti esperti, a diventare uno dei migliori giocatori nella Lega.  

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    Con la scelta numero 2 i Minnesota Timberwolves selezionano Derrick Williams, ala grande dal talento indiscutibile di Arizona University, secondo gli addetti ai lavori il giocatore più pronto a calcare i parquet della NBA.   Alla terza finisce il primo giocatore internazionale, il turco Enes Kanter, centrone turco selezionato dagli Utah Jazz. Scelta numero 4 ancora per i Cavs che mettono sù l’accoppiata playmaker-ala con l’acquisizione di Tristan Thompson da Texas University, uno dei prospetti con più margini di miglioramento tra tutti quelli presenti al Draft. I Toronto Raptors di Andrea Bargnani invece con la chiamata numero 5 prendono l’ennesimo giocatore europeo selezionando Jonas Valanciunas del club lituano del Lietuvos Rytas, un giocatore che può districarsi bene sia nella posizione di centro che in quella di ala grande. Vedremo quale sarà il futuro di Bargnani nella squadra canadese, se formerà l’accoppiata di lunghi con Valanciunas oppure il centro lituano ne prenderà il posto in squadra e l’italiano sarà sacrificato per arrivare ad altri giocatori. Per quanto riguarda l’elenco completo delle scelte tra poche ore ci sarà l’ufficialità del Draft. Al più presto aggiorneremo la situazione fino a renderla definitiva.

  • A Roma l’NBA 5 United Tour 2011

    A Roma l’NBA 5 United Tour 2011

    Sabato 25 e domenica 26 giugno lo Stadio Flaminio di Roma ospiterà l’NBA 5 United Tour 2011, che unisce tornei competitivi outdoor 5-contro-5 e attività ludiche e interattive di basket.

    adidas 5 united tour 2011
    Protagonista della 2 giorni romana sarà la stella NBA dei Denver Nuggets Wilson Chandler, compagno di squadra del nostro Danilo Gallinari prima a New York ed ora in Colorado. L’ala sarà disponibile presso lo Stadio Flaminio per le interviste sabato 25 giugno dalle ore 12.00. Katia Bassi, NBA Italy Managing Director, e le Orlando Magic Dancers saranno a loro volta disponibili per interviste e sessioni fotografiche. L’NBA 5 United Tour prevede giornalmente un incontro finale presso il Campo Centrale, oltre all’opportunità per gli spettatori di partecipare a varie attività di basket comprese le sfide “Footlocker 3-Point Shootout” e “adidas Slam Dunk”. La EA Gaming Area inoltre offrirà le ultime novità per quanto riguarda i video giochi.

  • NBA: E’ la notte del Draft

    NBA: E’ la notte del Draft

    Questa notte, a partire dall’una circa (ora italiana), prenderà il via il Draft NBA, evento che assegna i migliori prospetti universitari alle 30 franchigie che compongono la Lega.

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    Occhi puntati sui Cleveland Cavaliers, che hanno la prima e la quarta scelta assoluta dopo un’annata da dimenticare, sui Minnesota Timberwolves, che posseggono la seconda scelta, sugli Utah Jazz, in terza posizione, e sui Toronto Raptors di Andrea Bargnani che chiameranno per quinti. Tra i giocatori sembra ormai scontato che il playmaker di Duke University, Kyrie Irving, sarà la prima scelta assoluta chiamata dai Cavs, suo principale antagonista sarà Derrick Williams, fortissima ala di Arizona che comunque non andrà oltre la seconda chiamata e per cui molte squadre stanno cercando di fare un accordo con i Timberwolves per arrivare al giocatore, primi fra tutti i Phoenix Suns che vorrebbero fare di Williams (talento dell’università di casa) il nuovo Amar’è Stoudemire. L’appuntamento è per l’una di questa notte per un Draft che si preannuncia veramente emozionante.

  • NBA: I voti della stagione. Southeast Division

    NBA: I voti della stagione. Southeast Division

    L’analisi della stagione della Eastern Conference si conclude con la Southeast Division, dopo che nei giorni scorsi avevamo fatto il punto sulla Central e sull’Atlantic Division.

    ATLANTA HAWKS: 7. La stagione degli Hawks può dirsi senza dubbio positiva. Nonostante un record poco entusiasmante in regular season (44-38) Atlanta è stata l’unica squadra della Eastern Conference, nel primo turno dei playoff, a sovvertire il pronostico avverso, che vedeva favoriti gli Orlando Magic con il vantaggio del fattore campo, eliminandoli con il risultato di 4-2. Anche nel turno successivo la squadra della Georgia ha sfiorato l’impresa contro il team con il miglior record della Lega, i Chicago Bulls, ma alla fine Joe Johnson e compagni si sono dovuti inchinare ad uno straordinario Derrick Rose che ha condotto la sua squadra in Finale di Conference contro Miami. Dopo questi risultati Atlanta spera di migliorare ulteriormente nella prossima stagione. Anche se il rischio di perdere giocatori importanti in questa off season è alto dato che Jamal Crawford probabilmente andrà via e Josh Smith, uno dei punti fermi degli Hawks, nativo proprio di Atlanta, non è più tanto sicuro di restare e far parte del gruppo. La formazione per come è strutturata ora è di ottimo livello ed ogni ruolo, oltre ad avere un interprete di grande impatto ed esperienza, è coperto bene anche da ottimi rincalzi in panchina. Sarebbe un peccato vedere una squadra così competitiva perdere un pezzo alla volta per tornare nel limbo dell’anonimato in cui gli Hawks hanno vissuto per molte stagioni prima di ricostruire qualche anno fa tramite scelte oculate di mercato e buone intuizioni al Draft. Tuttavia, per una franchigia che non ha forti investitori, il bilancio ed il rispetto della soglia del salary cap sono un’esigenza primaria, non resta che vedere come si comporterà la dirigenza e quali decisioni verranno prese.

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    CHARLOTTE BOBCATS: 4,5. Una delle poche squadre della NBA su cui si ha una certezza: assenza di progetto tecnico! Dopo aver conquistato i playoff per la prima volta nella loro breve storia (sono stati fondati nel 2004 come expansion team dopo la fuga degli Hornets a New Orleans) nello scorso campionato (con uno sweep subìto da parte degli Orlando Magic per 4-0), a Charlotte hanno pensato bene di distruggere tutto quello che di buono si era fatto negli anni precedenti: perso sul mercato dei free agent un ottimo playmaker come Raymond Felton, i ‘Cats hanno svenduto il centro Tyson Chandler, finito a Dallas in cambio di poco e niente, che è diventato un pilastro essenziale nella squadra di Dirk Nowitzki, prezioso elemento nella conquista del titolo da parte dei Mavs, secondo molti esperti diventato nel giro di una sola stagione il secondo centro più forte della Lega dietro al solo Dwight Howard. Da tutto ciò si capisce come risulti incomprensibile l’operato della dirigenza della franchigia del North Carolina, e parecchie critiche sono piovute sulla testa di Michael Jordan, presidente del team che non ha dimostrato di possedere (finora) qualità manageriali di primo piano. Il futuro dei Bobcats non appare roseo e la squadra pare destinata a vivere ancora stagioni di anonimato, anche perchè la città di Charlotte non riscuote molto fascino nei giocatori come potrebbero avere altre grandi città. L’unica speranza è cercare di attirare qualche top player grazie alla presenza proprio di Jordan, il più grande giocatore di basket di tutti i tempi, anche perchè se il roster del team restasse questo non ci saranno grandi prospettive di crescita.

    MIAMI HEAT: 8. La squadra della Florida nello scorso mercato ha fatto “tabula rasa” riducendo al minimo i giocatori in squadra per poter avere molto spazio salariale e prendere sul mercato degli agenti liberi 2 fenomeni come LeBron James e Chris Bosh oltre a poter riconfermare il leader Dwyane Wade. Poi si è passati a mettere sù un supporting cast soddisfacente per i 3 fenomeni, ma tutto ciò non ha portato i risultati sperati, ovvero il titolo NBA, perso in Finale, nonostante il vantaggio del fattore campo, contro i Dallas Mavericks, in una riedizione della Finale del 2006, dove i Mavs e Nowitzki si sono presi la rivincita a discapito della squadra rossonera. In tanti davano ad inizio stagione Miami come favorita al titolo assieme a Boston e Lakers e tra queste squadre gli Heat hanno avuto il merito di essere quella arrivata più avanti. L’inizio di campionato non è stato dei migliori anche perchè la chimica tra i giocatori era tutta da perfezionare, ma con il passare del tempo Wade e compagni hanno fatto vedere tutto il potenziale con filotti di vittorie di 10 o più partite che hanno portato un buon record finale di 58 vittorie e 24 sconfitte. Anche nei playoff il team si è comportato egregiamente annientando gli avversari con secchi 4-1 (prima Philadelphia, poi Boston ed infine Chicago) rendendo il proprio parquet un fortino inespugnabile fino a quando sul loro cammino non sono arrivati i Mavericks: qui qualcosa si è rotto (o meglio non sono state prese le adeguate contromisure contro Dallas) il che ha portato Miami a soccombere nella finalissima per il titolo. Il voto alto nonostante la sconfitta deriva anche dal fatto che Miami ha comunque intrapreso una via che viste le grandi potenzialità potrebbe portare la squadra di James e Wade al titolo nei prossimi anni, a patto che coach Spoelstra (molto criticato dagli esperti NBA per le scelte fatte in Finale), oltre all’ottimo sistema difensivo dimostri di essere in grado di mettere sù anche un dignitoso sistema offensivo che èsuli puramente dal talento fisico e tecnico dei suoi “Big Three”. Se ciò si verificasse sarebbe Miami la squadra da battere nel futuro prossimo, un team che farebbe paura a qualsivoglia avversario che incroci la loro strada.

    ORLANDO MAGIC: 6. Il voto deriva dalla media della stagione regolare (un 7 pieno merito del record di 52 vittorie e 30 sconfitte) e la pessima prestazione al primo turno playoff (voto 5) con l’eliminazione subìta per mano di Atlanta. Non ci sono scuse per i Magic che hanno rivoltato nel corso della stagione la squadra come un calzino portando in Florida Jason Richardson ed il figliol prodigo Turkoglu cedendo la riserva di Howard, Marcin Gortat, Vince Carter e Pietrus ai Phoenix Suns. E’ stato agginto anche un top player (un pò caduto in disgrazia negli ultimi anni per via di guai fisici e legali) come Gilbert Arenas preso dai Wizards in cambio di Lewis ma tutto ciò non solo non ha portato miglioramenti ma ha fatto regredire il livello di gioco raggiunto in questi anni dalla squadra di coach Stan Van Gundy (e tutto questo lo si è visto nella serie contro Atlanta). Per Orlando il futuro ha un grosso punto interrogativo dato che nell’Estate 2012 il giocatore franchigia, il centro Dwight Howard, potrebbe essere libero di cercarsi una nuova squadra e secondo le ultime dichiarazioni non ha intenzione di rinnovare il contratto con i Magic. Ragion per cui il prossimo anno si aprono 2 strade: una è quella di cedere Howard per qualcosa di buono (come fatto da Denver con Carmelo Anthony) e non restare a bocca asciutta per diventare un team come Cleveland e Toronto dopo gli addii di James e Bosh con conseguenze catastrofiche, oppure tenere duro e cercare di arrivare a vincere il titolo per invogliare Howard a restare in una squadra vincente. Al momento Orlando ha bisogno di qualche ritocco per competere contro i cugini degli Heat e delle altre potenze della Lega, ma con delle buone operazioni di mercato nessun obiettivo pare vietato alla formazione che dopotutto ha un vantaggio rispetto a tutte le altre, ovvero contare sul centro più forte della NBA che non è cosa da poco.

    WASHINGTON WIZARDS: 5. Squadra in ricostruzione i Wizards, che con un pò di fortuna lo scorso anno dal Draft sono riusciti a prendere un fenomeno come John Wall che già in questo primo campionato ha mostrato lampi di classe accecante. Ci saranno da definire parecchie scelte anche nel corso della nuova stagione, come un nuovo coach e chi affiancare a Wall per avere un grande progetto tecnico per il futuro. Saranno scelte non facili ma inevitabili per la costruzione della squadra del futuro. Tra le squadre ultime classificate Washington è stata una di quelle con il record casalingo meno peggio (20 vittorie e 21 sconfitte) ma ha da “aggiustare” parecchie cose in trasferta (3 vinte e 38 perse!) dato che mette in evidenza come i Wizards siano stati la peggiore squadra esterna della NBA. Dal Draft arriverà, quest’anno, la sesta scelta assoluta, serve un buon giocatore che si integri alla perfezione con Wall, il futuro nella Capitale dipende anche (ma non solo) da questo.

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  • NBA: Dwane Casey è il nuovo coach dei Raptors

    NBA: Dwane Casey è il nuovo coach dei Raptors

    I Toronto Raptors di Andrea Bargnani hanno un nuovo allenatore: è Dwane Casey che sostituisce l’esonerato Jay Triano con cui la franchigia canadese ha avuto risultati disastrosi.

    © Doug Pensinger/Getty Images
    Il nuovo coach è stato l’assistente di Rick Carlisle sulla panchina dei Dallas Mavericks dove si occupava prevalentemente della difesa. Il 54enne Casey è stato scelto proprio per la sua bravura nel creare un sistema difensivo eccellente, aspetto del gioco nel quale Toronto ha avuto molti limiti negli ultimi campionati. Il General Manager della squadra, Bryan Colangelo, ha svelato che a sponsorizzare l’arrivo di Casey sulla panchina di Toronto è stato proprio Carlisle subito dopo la conquista del titolo NBA di qualche giorno fa. Casey è stato per lungo tempo assistente allenatore dei Seattle Sonics (precisamente dal 1994 al 2005), mentre negli ultimi 3 anni ha avuto il ruolo di responsabile difensivo dei Mavs di Nowitzki. L’unico precedente su una panchina NBA come head coach è quello con i Minnesota Timberwolves con cui nel 2005-2006 aveva avuto un record di 33 vittorie e 49 sconfitte. Rimasto sulla panchina dei T-Wolves anche nella prima parte della stagione 2006-2007 fu rimosso dal’incarico a metà stagione con un record tutt’altro che disprezzabile di 20 vittorie ed altrettante sconfitte. Sarà da valutare come deciderà di lavorare Casey che dalle prime dichiarazioni si è detto soddisfatto del talento offensivo dei Raptors e di voler dare una sterzata per quanto riguarda l’attenzione in difesa. Un chiaro messaggio anche ad Andrea Bargnani che sicuramente non ha nei fondamentali difensivi il meglio del suo repertorio, sempre che il centro azzurro continui la sua avventura in Canada dato che le voci di trade sono sempre insistenti.

  • NBA: I voti della stagione. Central Division

    NBA: I voti della stagione. Central Division

    Dopo aver esaminato la stagione delle squadre della Atlantic Division, passiamo a dare i voti alle 5 franchigie che fanno parte della Central Division.

    CHICAGO BULLS: 9,5. Stagione strepitosa per i giovani Bulls che guidati dal fenomenale Derrick Rose, premiato alla fine come M.V.P. della regular season, hanno ottenuto un risultato che ad inizio anno nemmeno il più ottimista dei tifosi di Chicago avrebbe potuto prevedere: la squadra dell’Illinois ha infatti collezionato ben 62 vittorie a fronte di sole 20 sconfitte riuscendo ad avere alla fine il miglior record NBA tra tutti i 30 team del campionato, sorpassando proprio nell’ultimo turno i San Antonio Spurs, in testa alla Lega fin dalla prima giornata. Incredibile la crescita tecnica di questa formazione e di questi giocatori che nell’anno precedente erano riusciti a malapena ad arrivare ad un record del 50% (41 vittorie e 41 sconfitte) qualificandosi come ultimi nei playoff ad Est e venendo eliminati per 4-1 dai Cavs di LeBron James. L’avvento in panchina di un coach preparato (anche se privo di esperienza) come Tom Thibodeau, assistente per tanti anni ai Boston Celtics, ha permesso questo salto di qualità, unito come già detto, all’esplosione di Rose che diventerà un giocatore dominante negli anni a venire. Ha contribuito a questo exploit anche l’acquisto di Boozer dai Jazz, mentre per completare l’opera in questo mercato estivo urge trovare una guardia di livello, unico vero punto debole dei Bulls. La finale di Conference contro Miami ha messo in mostra le lacune di questa squadra e se la dirigenza saprà lavorare interpretando al meglio i segnali avuti pare certo che avremo una delle squadre più forti della Lega nelle prossime stagioni, che magari potrà puntare ad eguagliare i grandi Bulls di Michael Jordan, Scottie Pippen e Phil Jackson che portarono ai rossoneri ben 6 titoli.

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    CLEVELAND CAVALIERS: 5. Dopo l’abbandono della superstar LeBron James nello scorso mercato estivo, i Cavaliers si affacciavano alla nuova stagione con molti punti di domanda e poche certezze. L’ annata non è stata per niente positiva (19 vittorie e 63 partite perse) culminata con il ben poco invidiabile record di 26 sconfitte consecutive (battuti i Nuggets dei primi anni del 2000 ai quali apparteneva la serie più lunga nella storia della Lega). Tuttavia una piccola fiammella di speranza è arrivata sul finire di campionato tramite 2 diversi episodi: innanzitutto nelle ultime giornate di regular season i Cavs hanno fatto intravedere dei progressi che lasciano ben sperare per il futuro ottenendo molte vittorie che hanno permesso alla franchigia dell’Ohio di lasciare l’ultimo posto in classifica ai Minnesota Timberwolves, poi la Draft Lottey ha regalato la scelta numero 1 e numero 4 alla squadra di coach Byron Scott, 2 posizioni che sicuramente porteranno 2 grandi giocatori a Cleveland tra quelli in uscita dalle Università o in alternativa dall’Europa. Proprio per questo il futuro appare un pò più roseo, anche se la salita non è ancora finita e la ferita causata dall’addio di James è ancora aperta e sanguinante.

    DETROIT PISTONS: 5. Campionato assolutamente anonimo per i Pistons che, dopo essere stati la formazione dominante della Eastern Conference per 5-6 anni, da un paio di stagioni sono invece in profonda ricostruzione. Se esaminiamo gli obiettivi stagionali Detroit ha raggiunto la quota di 30 vittorie che in molti si auspicavano all’inizio, tuttavia qualcosa non ha funzionato e ha lasciato insoddisfatti i vertici del team che come prima mossa hanno licenziato coach Kuester. Il futuro dei rossoblu del Michigan è appeso inevitabilmente alle scelte del General Manager Joe Dumars che dovrà dimostrare di saper costruire una squadra vincente come già fatto con quella dei primi anni del nuovo millennio, team rimasto nella storia per talento e completezza: Chauncey Billups, Rip Hamilton, Tayshaun Prince, Rasheed Wallace e Ben Wallace erano il terrore dei parquet americani, una riedizione dei “Bad Boys” degli anni 1988-1990 squadra che vinse 2 titoli su 3 finali disputate. Dumars dovrà operare bene in sede di Draft e mercato, anche perchè con il cambio di proprietà ufficializzato poche settimane fa potrebbero esserci nuovi investimenti per riportare Detroit ai vertici della Lega.

    INDIANA PACERS: 6,5. Ci sono buone prospettive per il futuro dei Pacers: l’annata appena conclusa è stata soddisfacente dato che alla fine la franchigia di Indianapolis ha raggiunto i playoff nonostante alcune vicissitudini interne che hanno minato l’armonia nello spogliatoio. A pagare, a circa metà stagione regolare, ovviamente il coach Jim O’Brien, reo di non avere saputo tenere a bada uno spogliatoio in fermento che stava portando la squadra verso le ultime posizioni della Eastern Conference con una serie impressionante di sconfitte. Capìto il male della sua formazione, il Presidente Larry Bird ha fatto fuori O’Brien e messo in panchina il suo vice Frank Vogel che subito ha dato una raddrizzata alla squadra. Alla fine il record è stato negativo (37 vinte e 45 perse) ed è sembrato a molti che i Pacers abbiano agganciato l’ultimo posto per i playoff più per mancanza di competitività delle altre avversarie che per meriti propri, tuttavia aver disputato la post season rappresenta già una buona base di partenza per il futuro, anche in termini di esperienza. I miglioramenti dei gialloblu sul finire della stagione e nel primo turno dei playoff sono stati davanti agli occhi di tutti dato che i Bulls hanno sudato parecchio (non inganni il risultato finale della serie di 4-1 per Chicago) dato che i Pacers si sono ritrovati nelle prime 2 partite in trasferta ad un soffio dall’espugnare il parquet avversario, episodi che avrebbero potuto cambiare la storia della sfida al meglio di 7 incontri. Indiana ha un grande vantaggio rispetto agli altri team, quello di avere il monte ingaggi più basso (almeno in questa Estate) per poter prendere i migliori free agent disponibili sul mercato. Larry Bird dovrà dimostrare le sue capacità manageriali e riuscire ad assemblare un gruppo giovane e vincente che possa riportare i tifosi ai grandi fasti dei favolosi Indiana Pacers di Reggie Miller.

    MILWAUKEE BUCKS: 4,5. La formazione-delusione della Central Division: dopo aver disputato un’eccellente stagione nel campionato 2009-2010, culminata con l’arrivo ai playoff, ci si sarebbe aspettato un ulteriore miglioramento da parte della squadra di coach Skiles, anche perchè il mercato estivo era stato particolarmente gratificante con l’arrivo di 3 ottimi giocatori in Wisconsin come Drew Gooden, Corey Maggette e Chris Douglas Roberts oltre all’importantissima riconferma di un leader come John Salmons. Tutte queste premesse non hanno però trovato riscontro positivo in regular season, sia perchè a Milwaukee si è dovuto far fronte a diversi infortuni che hanno menomato il roster di Skiles, sia perchè alcuni giocatori non hanno reso come ci si sarebbe aspettato. Il tutto si è tradotto in una stagione deludente che ha portato 35 vittorie che non sono state sufficienti per garantirsi quantomeno l’ultimo posto disponibile per la post season, piazzamento andato ai Pacers per sole 2 partite vinte in più. Il voto negativo è quindi dovuto al fatto che a Milwaukee si è fatto un passo indietro (o forse meglio 2) se si paragonano e si mettono a confronto i 2 campionati (2009-2010 e 2010-2011). La prossima regular season sarà importante per i Bucks per capire in quale direzione muoversi per il futuro: in caso di annata positiva si potrà ancora dare fiducia a questo gruppo, altrimenti urgeranno degli aggiustamenti per poter essere competitivi.

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  • Basket, Serie A: Filipovski lascia la Lottomatica Roma

    Basket, Serie A: Filipovski lascia la Lottomatica Roma

    Non è un bel momento quello che sta passando la Lottomatica Roma: coach Saso Filipovski ha deciso di lasciare la squadra capitolina e di tornare all’Olimpia Lubiana, dopo soli 6 mesi quando a Gennaio subentrò a Matteo Boniciolli.

    © STRINGER/AFP/Getty Images
    Filipovski chiude la sua esperienza italiana sulla panchina di Roma con un bilancio di 8 vittorie ed altrettante sconfitte in campionato, e con 2 vittorie e 4 sconfitte in Eurolega (Top 16). La rescissione del contratto del coach con i gillorossi è consensuale: “Ritengo che in questo momento di incertezza fosse giusto permettere a Filipovski di cogliere un’occasione importante per la sua crescita professionale, mentre la società ha ancora bisogno di fare chiarezza su alcune questioni importanti prima di poter fare nuove scelte. Auguro grandi successi e soddisfazioni a Filipovski e lo ringrazio per la professionalità espressa durante questi mesi alla guida della nostra squadra”. Questo il comunicato con cui il Presidente Toti ha ufficializzato la separazione. Insomma a Roma non tira una buona aria: la squadra, oltre ad essere rimasta fuori dalle coppe europee, pare allo sbando dato che non si vede la minima ombra di un progetto tecnico valido, nè di un allenatore che sappia metterlo in piedi. Ed il tempo passa…

  • Basket, Finale Scudetto: Le parole di Pianigiani e Trinchieri

    Basket, Finale Scudetto: Le parole di Pianigiani e Trinchieri

    Emozioni opposte quelle vissute dai 2 tecnici alla fine di gara 5 della Finale Scudetto del campionato italiano di Serie A di basket che ha assegnato il quinto scudetto di fila (il sesto della sua storia) alla Montepaschi Siena.

    Simone Pianigiani – Allenatore Montepaschi Siena | © Josep Lago/Getty Images
    Euforico Simone Pianigiani tecnico dei toscani:

    • A settembre pensavamo tutto tranne che a un’annata del genere, in cui abbiamo vinto tutti i trofei in Italia e raggiunto le FinalFour in Eurolega. Siamo arrivati a queste finali con uno sforzo impensabile e con tanti giocatori frenati da problemi fisici. Oggi avevamo poche energie, ma siamo stati bravi anche a inseguire in una partita piena di errori. Questa stagione è stata ancora più difficile rispetto a quella del primo anno, una stagione durissima, in cui siamo cresciuti tanto insieme superando mille avversità. Complimenti a tutti i miei ragazzi per la grande annata. Li ammiro tutti, uno per uno. Ora sono molto stanco, ma felice“.

    Di animo opposto invece Andrea Trinchieri, coach della Bennet Cantù, che ha dimostrato di poter ambire ad una carriera da numero 1. Il tecnico lombardo tuttavia è molto lucido e non manca di elogiare i Campioni d’Italia:

    • Abbiamo fatto una grandissima partita, con attenzione ed energia. E’ stata una stagione straordinaria: abbiamo vinto lo ‘scudetto di quelli normali’. Complimenti a Siena, comunque: razionalmente, la più forte vince, e Siena è stata la più forte“.

    Fonte Eurosport