Categoria: Basket

  • NBA: Chicago ko, Belinelli fermo a 8 punti

    NBA: Chicago ko, Belinelli fermo a 8 punti

    Otto le partite giocate nella notte. Ben quattro le vittorie esterne, tra cui spicca sopratutto quella dei Magic allo Staples Center contro i Clippers, e quella degli Heat sul parquet di Sacramento. Cade in casa anche il nostro Marco Belinelli, con Phoenix che viola lo United Center di Chicago. BULLS – SUNS 81-97: Iniziamo il nostro racconto della notte Nba proprio dal match che vedeva l’unico italiano in gara. Per il Beli non è stato di certo un incontro da ricordare a lungo, con soli 8 punti messi a referto (3/12 da due) e zero assist in 21 minuti giocati. Chicago se non altro ha confermato il suo scarso feeling con il parquet amico, subendo la quarta sconfitta nelle ultime sei partite disputate davanti ai propri tifosi (10-10 complessivo casalingo). Match senza storia quello tra Suns e Bulls, con gli ospiti sempre avanti dal secondo periodo in poi (42-49, 63-77, 81-97). Phoenix si è appoggiata sulla classe senza tempo di Luis Scola, top scorer con 22 punti e 7 rimbalzi, a cui si aggiungono i 20 segnati da Michael Beasley. Per sottolineare come la vittoria dei Suns sia comunque sorprendente, ricordiamo che gli ospiti erano reduci da dodici sconfitte consecutive in trasferta (l’ultima vittoria era datata 27 novembre, a Cleveland). Successo storico per Phoenix, che battendo stanotte Chicago ha conquistato la vittoria numero 2000 nella storia della franchigia. Lo stesso coach di Phoenix, Alvin Gentry, ha confidato a fine partita come sia un grande traguardo raggiungere un tale record proprio contro una squadra (Chicago ndr) di grande tradizione. Tornando sulla sponda dei Bulls, si registrano le doppie doppie di Carlos Boozer (15 punti e 10 rimbalzi) e Joakim Noah (10 punti e 13 rimbalzi). Proprio quest’ultimo si è soffermato sullo “strano” problema che affligge i Bulls, con la squadra che riesce a vincere al Madison e a Miami per poi perdere contro squadre del tutto abbordabili: “Giochiamo fuori casa e battiamo alcune delle migliori squadre, poi torniamo a casa contro squadre di basso livello e non siamo in grado di competere. Se abbiamo capito qual è il problema, dobbiamo fare qualcosa per risolverlo”.
    Chicago Bulls: Carlos Boozer 15, Jimmy Butler 13, Luol Deng 13, Belinelli 8 (3/12, 0/3).
    Phoenix Suns: Luis Scola 22, Michael Beasley 20, Sebastian Telfair 13.

    LeBron James | ©Mike Ehrmann/Getty Images
    LeBron James | ©Mike Ehrmann/Getty Images

    KINGS – HEAT 99-128: Show-time a Sacramento, dove Miami si diverte contro i Kings polverizzando il record di punti segnati in questa stagione. Eroe della serata un incredibile Mario Chalmers, che con dieci bombe segnate (sì, avete letto bene, 10!) e 34 punti finali entra di diritto nella storia Nba. Meglio di lui soltanto Kobe Bryant e Donyell Marshall, autori di dodici triple in un singolo match. La sconfitta subita a Portland ha svegliato gli Heat, letteralmente scatenati a Sacramento, sparring partner perfetta per lo show voluto da LeBron James (20) e Dwayne Wade (11), braccio e mente dell’azione più bella di stanotte. Con questo successo Miami pareggia il record lontano dall’American Airlines (8-8), e conferma la tradizione positiva contro i Kings, battuti per la settima volta nelle ultime otto partite giocate a Sacramento. A proposito, nuove notizie ci arrivano dagli Usa riguardo il destino dei Kings. Negli ultimi giorni si era parlato di un possibile trasferimento della franchigia a Seattle. Ieri invece la stampa americana ha rivelato un interesse da parte di un gruppo locale per l’acquisizione dei Kings, disposto inoltre ad investire 400 milioni di dollari nella costruzione di un nuovo impianto che consentirebbe ai tifosi di continuare a seguire la loro squadra del cuore a Sacramento.
    Sacramento Kings: Isaiah Thomas 34, DeMarcus Cousins 11, James Johnson 11.
    Miami Heat: Mario Chalmers 34, LeBron James 20, Chris Bosh 16.

    CLIPPERS – MAGIC 101-104: In pochi si aspettavano che i Clippers vedessero la loro serie casalinga (13 vittorie consecutive) interrompersi stanotte contro Orlando, di certo non la squadra più in forma della lega. Sentimento comune anche ai tifosi dello Staples Center, che hanno visto i Magic passare in vantaggio per la prima volta quando mancavano soltanto 42 secondi alla fine grazie alla tripla di J.J. Redick per il momentaneo 99-102. Grande l’amarezza tra gli stessi giocatori dei Clippers, sopratutto da parte di Chris Paul (16 assist), costretto a vedere dalla panchina la bomba decisiva di J.J. Redick per un precedente scontro proprio con J.J. Ai californiani non sono bastati nemmeno i 30 punti di Blake Griffin, che ha eguagliato il suo personale season-high. Il ko non è andato giù a coach Vinny Del Negro, che ha ancora negli occhi il +8 (95-87) del quarto periodo, nonostante il quale la sua squadra è riuscita nell’impresa di perdere: “Abbiamo raccolto quello che ci siamo meritati”. L’unica nota positiva in casa Clippers è il debutto stagionale di Grant Hill, accolto dalla standing ovation dello Staples Center nel quarto periodo, durante il quale ha messo a referto due punti e catturato due rimbalzi.
    Los Angeles Clippers: Blake Griffin 30, Jamal Crawford 13, Chris Paul 10.
    Orlando Magic: Arron Afflalo 30, J.J. Redick 21, Nikola Vucevic 18.

    LE ALTRE PARTITE: Nelle altre gare giocate nella notte, grande vittoria di Dallas contro Memphis, grazie al season-high di Shawn Marion (20) e i 17 punti di Dirk Nowitzki. Ad est vince ancora Indiana, che sul parquet amico batte Charlotte 96-88 (George Hill 19 punti). Cade invece Atlanta, sconfitta dai Wizards per 93-83. Altro ko per Houston, con i Rockets battuti dai 76 ers in trasferta per 107-100 (top scorer Jrue Holiday con 30 punti). Infine i Jazz violano il campo di Detroit con il punteggio finale di 87-90, trovando in Al Jefferson (20) un fattore decisivo.

    RISULTATI NBA 12-01-2013

    CLIPPERS – MAGIC 101-104
    WIZARDS – HAWKS 93-83
    PACERS – BOBCATS 96-88
    76 ERS – ROCKETS 107-100
    PISTONS – JAZZ 87-90
    BULLS – SUNS 81-97
    MAVERICKS – GRIZZLIES 104-83
    KINGS – HEAT 99-128

    HIGHLIGHTS NBA 12-01-2013

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  • NBA, Denver facile su Cleveland. Belinelli supera New York

    NBA, Denver facile su Cleveland. Belinelli supera New York

    Danilo Gallinari e Denver sono stati tra i protagonisti assoluti della notte. I Nuggets si sono infatti confermati imbattibili al Pepsi Center, e hanno conquistato la loro settima vittoria nelle ultime dieci partite, battendo Cleveland per 98-91. Il Gallo ha offerto un contributo fondamentale (top scorer con 23 punti), grazie sopratutto ad una tripla quando mancavano 30 secondi allo scadere che ha consentito ai Nuggets di avere un vantaggio di cinque punti. Per il nostro italiano anche sette rimbalzi. Partita perfetta per Denver, con gli uomini del quintetto titolare tutti in doppia cifra. Kosta Koufos realizza 21 punti per il suo career-high, mentre Kenneth Faried mette a segno la solita doppia doppia con 17 punti e 11 rimbalzi. In classifica Denver scavalca in un colpo solo Houston e Portland, portandosi al sesto posto con un record di 22-16.

    Danilo Gallinari ancora vincente | ©Doug Pensinger/Getty Images
    Danilo Gallinari ancora vincente | ©Doug Pensinger/Getty Images

    Serata da incorniciare anche per Marco Belinelli. I suoi Bulls hanno saputo battere al Madison Square Garden i Knicks (101-108), tra le cui fila annoveravano anche Carmelo Anthony, tornato in campo dopo la squalifica di una giornata per l’ira manifestata contro KG. Beli riesce a dare un contributo prezioso per Chicago con i suoi 12 punti, 5 assist e 3 rimbalzi in 28 minuti di gioco, in una partita comunque dominata da Luol Deng (33) da una parte e lo stesso Melo (39) dall’altra. Deng è stato assolutamente il migliore in campo, dove nel primo tempo è riuscito a difendere aggressivo sull’idolo di casa per poi trascinare Chicago al successo finale. I 33 punti di stasera (13/18 da due) rappresentano per lui la migliore prestazione stagionale.

    Era la partita di cartello fra le 11 in programma nella notte. Allo Staples Center i Lakers erano chiamati a fermare l’emorragia di ko consecutivi che li vedeva fin qui protagonisti. Niente di tutto questo però, perché i Thunder in un vero e proprio scontro generazionale umiliano Kobe (28) e compagni, infliggendo loro una pesante sconfitta (101-116), la sesta nelle ultime sei partite. Notte fonda per Mike D’Antoni, che a questo punto rischia seriamente il posto. Kevin Durant da fantascienza (42 punti, 8 rimbalzi, 5 assist), senza praticamente giocare l’ultimo periodo. Ottimo anche l’apporto di Westbrook (27p, 10a), per una vittoria che non potrà non causare forti ripercussioni nello spogliatoio già malato dei Lakers.

    EXTRA – Nelle altre partite disputate nella notte, i Toronto Raptors battono agevolmente Charlotte 99-78 all’Air Canada Center grazie ai 13 punti e 8 rimbalzi di un ispirato Amir Johnson, ma anche i 16 punti dalla panchina di Alan Anderson.
    Quinta vittoria consecutiva per Brooklyn che ha la meglio sui Suns per 99-79. Top scorer Joe Johnson (19), a cui vanno aggiunti i 15 punti e 6 assist di Deron Williams.
    Dopo un preoccupante filotto negativo tornano alla vittoria anche gli Hawks. Battuti alla Philips Arena i Jazz di Paul Millsap (20p, 13r), grazie anche ad un quarto periodo eccezionale, chiuso col parziale di 19-35. Nei padroni di casa brilla la stella di Devin Harris con 24 punti.
    Sembrano invece averci preso gusto a New Orleans, dove Greivis Vasquez (18) ed Eric Gordon (16) continuano a sfornare prestazioni di altissimo livello. Stavolta la quarta W consecutiva arriva ai danni di una spenta Minnesota (104-92).
    Tra le poche vittorie in trasferta di questa sera, si registra quella di Detroit a Milwaukee (87-103), dove i padroni di casa pagano a carissimo prezzo un terzo quarto da suicidio (11-33 il parziale). Negli ospiti la fa da padrone Greg Monroe con i suoi 26 punti e 11 rimbalzi.
    Trasferta ancora amara per San Antonio, che a Memphis subisce la terza sconfitta di fila nonostante i 30 punti di Tony Parker (101-98). E’ proprio il play francese con una tripla allo scadere ad impattare il risultato sul 95-95, concedendo agli Spurs la chance di avere la meglio all’overtime. In realtà San Antonio segna soltanto un canestro (altra bomba di Parker), per poi sparire e subire la rimonta decisiva negli ultimi 27 secondi di partita.
    Si sono invece definitivamente sbloccati i Celtics di coach Rivers, che al Garden spazzano via Houston per 103-91, conquistando così la loro quinta vittoria consecutiva. In evidenza ancora i famigerati due vecchietti Paul Pierce (23) e Kevin Garnett (17). Nei Rockets solita partita sopra 20 punti di James Harden (24).
    Infine ai Blazers non basta un immenso Damian Lillard con i suoi 37 punti (career-high) per avere la meglio sul fattore casalingo dei Warriors, che conquistano alla Oracle Arena l’ennesima vittoria (23-12, quinto posto nella Western Conference). Per i Warriors 24 punti e 10 rimbalzi di David Lee, ma anche 22 punti e 12 assist di Stephen Curry.

    NBA, TUTTI I RISULTATI DEL 11 GENNAIO 2013

    RAPTORS – BOBCATS 99-78
    CELTICS – ROCKETS 103-91
    NETS – SUNS 99-79
    HAWKS-JAZZ 103-95
    KNICKS-BULLS 101-108
    GRIZZLIES-SPURS 101-98 OT
    HORNETS-TIMBERWOLVES 104-92
    BUCKS-PISTONS 87-103
    NUGGETS-CAVALIERS 98-91
    WARRIORS-BLAZERS 103-97
    LAKERS-THUNDER 101-116

  • Eurolega, Montepaschi Siena batte il Khimki 82-76

    Eurolega, Montepaschi Siena batte il Khimki 82-76

    MONTEPASCHI SIENA – KHIMKI 82-76: Serata pazzesca al PalaEstra, con la Montepaschi Siena che firma l’impresa contro i temibili russi del Khimki e conquista la terza vittoria di fila in queste Top 16 di Eurolega. Dopo la grande paura iniziale (16-2 dopo soli 3 minuti di gara), i toscani hanno trovato nelle stoppate di Ress (4 complessive, ma anche 16 punti e 10 rimbalzi, mvp della serata) e nei tiri dall’arco di Bobby Brown (top scorer con 20 punti) e David Moss (10 punti, 3/5 da tre), il contributo fondamentale per un successo alla vigilia quantomeno inaspettato. E così ai russi non basta l’ottima prova di Kelvin Rivers (13) oltre a quella di Loncar (12), sebbene quest’ultimo sia stato penalizzato dai falli, per scongiurare il primo ko dopo due vittorie consecutive.

    1 QUARTO – Dopo 180 secondi e spiccioli dalla palla a due, il tabellone del PalaEstra fotografa uno scenario da incubo per i tifosi della Montepaschi, con i russi avanti 16-2, break aperto da Loncar e chiuso da Vyaltsev. I gialli sembrano dei marziani se rapportati ai padroni di casa. Siena però riesce a rimettersi da subito in carreggiata. La scossa arriva dalle due stoppate di Tomas Ress e Sanikidze, i punti da tante triple, come quelle di Moss e Bobby Brown. E’ proprio l’americano a piazzare la bomba per il meno 2 (20-22) a 70 secondi dalla fine del primo quarto, salvo poi subire sette punti in un amen da Kelvin Rivers per il 20-27 finale.

    David Moss | ©BULENT KILIC/Getty Images
    David Moss | ©BULENT KILIC/Getty Images

    2 QUARTO – La Montepaschi viene ricacciata a meno 9 con i due tiri liberi iniziali di Paul Davis. I russi però si accorgono presto di dover fare i conti con la serata di grazia dall’arco di Siena, che segna a ripetizione con David Moss e Bobby Brown, che chiude a 11 punti (3/4 da tre) il primo tempo. Una schiacciata di Tomas Ress regala la parità ai padroni di casa (38-38)quando mancano 47 secondi alla fine, ma la tripla di Fridzon e l’1/2 a cronometro fermo di Sanikidze fissano il punteggio sul 39-41 all’intervallo lungo.

    3 QUARTO – Al rientro dagli spogliatoi gli uomini di coach Bianchi partono a razzo. Matthew Janning firma 5 punti consecutivi per il primo sorpasso Siena (44-43) dopo i primi due minuti. I russi però riscappano avanti e piazzano un mini-break di 7-0, che consente loro di avere un vantaggio di 6 punti a metà terzo quarto. La replica della Montepaschi non si fa attendere e dopo i due canestri di Jannings e Ress, arriva il lay up di Sanikidze per il 50-50. Nel finale torna sopra il Khimki di 5 punti (54-59), ma il quarto fallo di Zoran Planinic e il conseguente fallo tecnico fischiato alla panchina russa spingono Siena al nuovo sorpasso della serata con la tripla di Ress 60-59 a 30 secondi dal termine. Ci pensa poi ancora Rivers a riagguantare il pareggio (60-60) con dieci minuti ancora da giocare.

    4 QUARTO – Il PalaEstra si trasforma in una vera bolgia in avvio di quarto quarto. Dopo un mini-break a favore degli ospiti (60-65), i ragazzi di coach Bianchi rimettono il naso avanti con Sanikidze (67-65) ma sopratutto grazie alla strepitosa prestazione difensiva di Tomas Ress (cinque rimbalzi e 4 stoppate con ancora sette minuti da giocare). Per Siena si rivelano fondamentali anche le due triple di Kangur (2/4 da tre) e il lay up di Hackett, con quest’ultimo che spende il quinto fallo quando mancano 120 secondi allo scadere. All’ultimo giro di lancette arriva la svolta con la tripla di Bobby Brown (77-74) e il tiro libero di David Moss per il +4 di Siena. Sempre dalla lunetta Tomas Ress aggiunge altri due punti alla sua esemplare prestazione per l’80-74, massimo vantaggio dei padroni di casa a 18 secondi dal termine.

  • NBA, Knicks ko a Indiana. Dallas torna alla vittoria, male Miami

    NBA, Knicks ko a Indiana. Dallas torna alla vittoria, male Miami

    PACERS – KNICKS 81-76: A Indianapolis mancava Carmelo Anthony, è vero,  ma New York e Pacers hanno giocatori tali da poter dire che l’assenza di Melo non si è poi fatta sentire così tanto, in termini di spettacolo si intende. Chiaro che i Knicks hanno perso qualcosa, se non di più, dalla squalifica del suo miglior giocatore, ma J.R. Smith  e Tyson Chandler potrebbero anche offendersi se glielo si dice. Senza parlare poi di Paul George, l’asso di Indiana, anche ieri protagonista assoluto con 24 punti (di cui 7 nel break 13-0 del quarto quarto, decisivo per il successo dei padroni di casa) e 11 rimbalzi, concludendo così in doppia doppia. Dicevamo comunque che chiaramente New York sentiva la mancanza di Anthony (secondo miglior realizzatore della lega), come testimonia d’altronde il risultato finale, con lo score più basso in questa stagione per i Knicks. Nonostante tutto, gli ospiti sono riusciti a rimanere aggrappati al match grazie ai 25 punti di J.R. Smith e i 15 rimbalzi di Chandler. Hanno giocato un fattore importante anche gli infortuni, con Marcus Camby costretto ad uscire nel secondo tempo dopo essersi infortunato nuovamente al piede sinistro, e Stoudemire frenato dai medici nel minutaggio (in campo solo 21 minuti). E’ anche vero però che a Indiana manca sempre Danny Granger. In classifica i Knicks conservano la seconda posizione (23-12) alle spalle degli Heat, mentre i Pacers si confermano terza forza (22-14) allungando il proprio vantaggio su Atlanta.

    Nel bene e nel male Vince Carter è l'uomo di Dallas | ©Stephen Dunn/Getty Images
    Nel bene e nel male Vince Carter è l’uomo di Dallas | ©Stephen Dunn/Getty Images

    KINGS – MAVERICKS 112-117 (OT): Nel bene e nel male è stata la grande serata di Vince Carter, protagonista nella rimonta di Dallas nel quarto periodo quando i Mavericks erano sotto anche di 11 punti, segnando dieci dei suoi 23 punti totali (il migliore dei suoi dietro solo O.J. Mayo con 24 punti). Proprio contro i Kings Carter ha anche scalato la classifica dei migliori finalizzatori di sempre, conquistando la 30^ piazza con oltre 21 mila punti, superando Hal Greer a quota 21,586. Ma non è tutto, perché Vince Carter ha fatto letteralmente impazzire DeMarcus Cousins sul perimetro, con il centro di Sacramento espulso ad inizio overtime per un pugno rifilato allo stesso Carter. I padroni di casa hanno dunque completato il perfetto suicidio sportivo, che nemmeno la tripla allo scadere di Thomas per il 101-101, la quale ha decretato l’overtime, è riuscita a scongiurare. Prestazione in fin dei conti positiva, nonostante le percentuali al tiro mediocri, quella di Dirk Nowitzki (17 punti 9 rimbalzi), con il tedesco che ha giocato oltre 40 minuti. Oltre a O.J. Mayo e Vince Carter, negli ospiti è da segnalare l’ottima prova di Shawn Marion, la cui freddezza al tiro libero è stata uno dei fattori che ha permesso a Dallas di interrompere la lunga serie di sconfitte. Esce invece a pezzi Sacramento, con i tifosi investiti dalla notizia di ieri secondo la quale la franchigia potrebbe essere trasferita a Seattle se Steve Ballmer completerà l’acquisizione dei Kings. I Kings in classifica restano dietro Dallas al terzultimo posto della Western Conference, con un record di 13-23.

    PORTLAND – MIAMI 92-90: Prosegue il momento no degli Heat, alla seconda L consecutiva (5-5 nelle ultime 10 partite), sebbene il primo posto nella Eastern Conference sia ancora il loro, anche grazie al ko dei Knicks ad Indianapolis. I Blazers invece confermano il momento di forma (7-3) particolarmente convincente, vincendo la loro 4 partita di fila, e scavalcando Denver nella Western Conference, che al momento li vede al settimo posto (20-15), immediatamente dietro Houston. A Portland termina anche la serie che vedeva LeBron James segnare almeno 20 punti da 54 partite consecutive (stasera il Prescelto si è fermato a 15 punti, nonostante abbia sfiorato la tripla doppia con 10 rimbalzi e 9 assist). Inutile una delle migliori prove stagionali di Chris Bosh, autore di 29 punti (13/18 da due), a cui si aggiungono anche i 18 punti di Wade e i 15 di Ray Allen dalla panchina. Per i padroni di casa fondamentale l’apporto di Batum (28 punti,  7 rimbalzi, 5 assist), che con un gioco da 3 punti ha impattato l’incontro sul 82-82 a quattro minuti dal termine. Con Portlando ancora sotto di 3 a un minuto dal termine, ci pensa poi Wesley Matthews a segnare la tripla del 88-88, per ripetersi a 26 secondi dalla fine con un altra bomba (91-90) riportando avanti i Blazers dopo la precedente schiacciata di Bosh. L’errore di Allen da tre a 10 secondi dal termine ed il tiro libero di Aldridge fanno il resto.

    NBA LA SCHIACCIATA DI J.R. SMITH A INDIANAPOLIS

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    NBA DEMARCUS COUSINS VS VINCE CARTER

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  • NBA, Carmelo Anthony squalificato per una partita

    NBA, Carmelo Anthony squalificato per una partita

    E’ costata cara a Carmelo Anthony la partita contro i Celtics disputatasi al Madison Square Garden due notti fa, match perso malamente dai Knicks, travolti dalla foga agonistica dei terribili vecchietti che continuano a fare il bello e il cattivo tempo nella Lega nonostante l’età non sia più quella di un tempo. Contro Boston Melo oltre a non essere stato incisivo come al suo solito, mostrando un mediocre feeling a canestro, ha dovuto scontrarsi con quel genio di Kevin Garnett, che quando si tratta di stuzzicare il diretto avversario è un maestro. Il leader dei Knicks è caduto nella trappola del sempreverde (in tutti i sensi in questo caso) trash-talking, di cui appunto KG è uno dei massimi esponenti, e non manca occasione in cui lo sfrutti a suo favore, come sottolineato dallo stesso Garnett nell’immediato post-partita, quando ha ribadito che sul parquet cerchi di aiutare la propria squadra a raggiungere con ogni mezzo la vittoria, così come Carmelo Anthony. Stavolta però, a fare la figura di una banale matricola è stato proprio il giocatore di New York, che non è più ormai un ragazzino.

    Carmelo Anthony contro Kevin Garnett | ©Bruce Bennett/Getty Images
    Carmelo Anthony contro Kevin Garnett | ©Bruce Bennett/Getty Images

    Dopo aver battibeccato per tutta la partita con il suo diretto oppositore, Melo ha dapprima imboccato l’entrata degli spogliatoi di Boston, anziché seguire i suoi compagni, in gesto di aperta sfida nei confronti di Garnett. Non contento, Carmelo ha poi aspettato all’uscita dell’impianto l’arrivo dei Celtics al loro pullman, che li avrebbe riaccompagnati a casa. Al suo fianco anche il coach di New York, Mike Woodson, oltre ad alcuni poliziotti, donde evitare che la situazione degenerasse e i due giocatori venissero alle mani. Tutto poi è rientrato nella normalità, ma il comportamento di Carmelo Anthony non è passato inosservato.

    Di oggi infatti la decisione da parte della Lega di squalificarlo per un turno, punizione che verrà scontata nel prossimo match in trasferta dei Knicks contro i Pacers a Indianapolis. Avrà imparato la lezione?

    NBA, CARMELO ANTHONY VS KEVIN GARNETT AL MADISON

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    NBA, CARMELO ANTHONY ASPETTA KEVIN GARNETT FUORI DAGLI SPOGLIATOI

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  • NBA, esulta Gallinari. Lakers in caduta libera, male Belinelli

    NBA, esulta Gallinari. Lakers in caduta libera, male Belinelli

    NUGGETS – MAGIC 108-105: Ha faticato più del previsto ma alla fine ce l’ha fatta Denver ad avere la meglio sui Magic, portando così il suo record casalingo ad un interessante 12-2, e irrobustendo la propria posizione in classifica (21-16), che la vede al settimo posto nella Western Conference. Prosegue il momento positivo Danilo Gallinari, che chiude la serata con 15 punti, 8 rimbalzi e 4 assist. La vetrina però è tutta per The Manimal Faried, autore di 19 punti e 19 rimbalzi. E’ suo il canestro che consente ai Nuggets di impattare sul 99-99 a meno di 120 secondi dal termine, in una partita che ha visto quasi sempre Orlando condurre le operazioni. Ci ha poi pensato Ty Lawson con una magia a portare Denver in vantaggio, cancellando definitivamente i Magic. Miglior realizzatore tra gli ospiti Jameer Nelson, che mette a referto 20 punti e 8 assist. Doppia doppia invece per Vucevic, 10 punti e 14 rimbalzi.

    BULLS – BUCKS 96-104: Altra vittoria per il nuovo coach di Milwaukee Jim Boylan, dopo il successo all’esordio contro Phoenix. Stavolta il compito non era affatto dei più semplici, considerato che i Bulls erano reduci da quattro W nelle ultime cinque partite. I Bucks devono ringraziare ancora una volta un immenso Brandon Jennings (35), che dopo i 29 punti rifilati ai Suns 24 ore prima è per la seconda volta il top scorer di Milwaukee. Il nostro Marco Belinelli vive una brutta serata, mettendo a referto solo 9 punti in oltre 31 minuti sul parquet, con un mediocre 4/14 da due). Non serve così nemmeno la solita doppia doppia di Boozer (22 punti, 11 rimbalzi) e i 18 punti di Luol Deng. In classifica Milwaukee mantiene la settima piazza (18-16) davanti Boston, mentre Chicago conferma la quinta posizione (19-14), alle spalle di Atlanta.

    SPURS – LAKERS 108-105: Perdono ancora i Lakers, alla loro sesta sconfitta negli ultimi sette incontri (cinque L di fila). I giallo-viola cadono anche sul parquet di San Antonio (15-2 in casa), e vedono allontanarsi in maniera inesorabile la zona play-off (15-20, contro il 19-15 di Portland). Sotto di 17 punti a tre minuti dal termine del terzo periodo, i Lakers hanno dato vita ad una grande rimonta, del tutto inutile però, come spesso capita in questa stagione ai giallo-viola. In mancanza di lunghi (ricordiamo le assenze contemporanee di Howard, Hill e Pau Gasol), i Lakers trovano un fattore inaspettato in Earl Clark (22 punti e 13 rimbalzi). Mike D’Antoni registra anche gli otto rimbalzi di MWP (23) e Jamison. Ma il leader carismatico rimane sempre lui, Kobe Bryant, che con 14 punti nel solo terzo periodo (sui 27 complessivi), dà il via alla rimonta dei giallo-viola. Kobe ha nel finale la bomba del pareggio, sul punteggio di 108-105, ma il pallone trova solo il ferro. Vicino alla doppia doppia, Steve Nash celebra la sua prima partita da 10k assist con 9 passaggi decisivi e 14 punti. San Antonio festeggia invece l’undicesima vittoria casalinga di fila grazie ai 24 punti di Tony Parker e i 19 di Manu Ginobili. Tiago Splitter firma invece il suo career-high catturando 14 rimbalzi e mettendo a segno 14 punti.

    Kobe Bryant non sa più cosa fare per i suoi Lakers | ©Scott Halleran/Getty Images
    Kobe Bryant non sa più cosa fare per i suoi Lakers | ©Scott Halleran/Getty Images

    CLIPPERS – MAVERICKS 99-93: Ci ha provato Dallas, ma Dirk Nowitzki e compagni hanno dovuto arrendersi davanti ai 19 punti e 16 assist di un visionario Chris Paul, a cui si sommano i 15 punti e i 13 rimbalzi di uno straripante Blake Griffin. I Mavericks sono stati in partita fino al termine del terzo periodo, chiuso avanti di 3 punti (75-72). Nell’ultimo quarto però Cp3 inventa 6 assist per i suoi compagni di squadra, che non tradiscono le attese dei tifosi presenti allo Staplese Center, conducendo i Clippers alla 13 vittoria casalinga consecutiva, superando Oklahoma in vetta alla Western Conference (28-8). Ai Mavericks non bastano i 22 punti di Collison e i 15 di Nowitzki.

    THUNDER – TIMBERWOLVES 106-84: Oklahoma si conferma insieme ai Clippers la migliore squadra della Lega con un record di 27-8. Alla Chesapeake Energy Arena non c’è partita, con Kevin Durant (26) e Westbrook (23) semplicemente inarrestabili, che consentono così a Ibaka (6) di prendersi un turno di riposo. Dalla panchina bene anche Kevin Martin, autore di 19 punti, terzo miglior realizzatore della serata targata Thunder. Dall’altra parte continua a mettere minuti sulle gambe Ricky Rubio, autore di 7 assist ma nessun canestro in 22 minuti di gioco. Solita doppia doppia per Nikola Pekovic (17 punti e 10 rimbalzi).

    CELTICS – SUNS 87-79: Ci prendono gusto i Celtics, alla loro quarta vittoria di fila. Battendo i Suns, Boston aumenta il proprio margine di vantaggio sulle dirette concorrenti all’ottavo posto, solcando un netto divario tra sé (18-17) e Philadelphia (15-22), che insegue in nona posizione. A fare la differenza non sono tanto i titolari, con KG l’unico a raggiungere la doppia cifra (10), quanto la panchina, dove coach Doc Rivers pesca il jolly in Jared Sullinger, il quale mette a segno 12 punti e offre un’eccezionale contributo in difesa con 16 rimbalzi. Complessivamente la panchina di Boston scrive a referto 47 punti.

    Kevin Garnett guida la riscossa dei Celtics | ©Jared Wickerham/Getty Images
    Kevin Garnett guida la riscossa dei Celtics | ©Jared Wickerham/Getty Images

    RAPTORS – 76ERS 90-72: In una partita che ai fini della classifica non aveva molto da dire, i Raptors fanno valere il fattore casalingo e battono agevolmente Philadelphia. Sugli scudi Amir Johnson, che chiude in doppia doppia siglando 19 punti e 12 rimbalzi, oltre a 5 assist. Bene anche De Rozan (19) e Jose Calderon, protagonista con 14 punti e ben 11 assist. Negli ospiti si segnala la prova di Thaddeus Young, top scorer con 16 punti, a cui aggiunge 7 rimbalzi.

    BOBCATS – JAZZ 102-112: Ennesima sconfitta casalinga per Charlotte (5-14), che compie un’inutile rimonta nel secondo tempo dopo aver chiuso all’intervallo sotto di 19 punti (44-63). I Jazz trovano un contributo fondamentale in Al Jefferson (26), capace di chiudere con un 11/15 da due, catturando anche 8 rimbalzi. Funziona alla grande anche la panchina, che regala a Utah 39 punti. Con questo successo i Jazz superano il muro del 50% (19-18)ed inseguono Portland in nona posizione davanti a Minnesota. Non basta ai padroni di casa la buona provad di Ben Gordon, che mette a referto 20 punti in 25 minuti di gioco.

    CAVALIERS – HAWKS 99-83: Quarta sconfitta consecutiva per Atlanta, che vede così assottigliarsi il vantaggio accumulato ad inizio stagione, nonostante con un record di 20-14 resti ancora al quarto posto nella Eastern Conference. Gli Hawks sono così costretti a cedere il passo ai modesti Cavaliers, fin qui disastrosi (9-28). Per Cleveland recita il ruolo di attore principale la prima scelta del Draft 2011 Kyrie Irving, strepitoso con i suoi 33 punti (23,1 quest’anno). Dall’altra parte invece inutili i 17 punti e le sei stoppate dell’ala piccola Josh Smith, top scorer dei suoi questa sera.

    HORNETS – ROCKETS 88-79: Festa a New Orleans, dove i padroni di casa raccolgono il terzo successo consecutivo, evento ancora sconosciuto ai tifosi degli Hornets quest’anno. L’ennesima prestazione sopra i 20 punti di James Harden (25) è quindi resa inutile dall’ottima serata vissuta da Greivis Vasquez, che chiude con 17 punti e 11 assist. Fondamentali per i padroni di casa anche i 34 punti in coppia dei due “panchinari” Jason Smith e Roger Mason Jr., entrambi a quota 17 punti. I Rockets conservano ancora il quinto posto nella Western Conference (21-15), sebbene Denver sia ormai pronta all’aggancio (21-16) dopo l’ultimo filotto di vittorie.

    WARRIORS – GRIZZLIES 87-94: A sorpresa è Memphis ad aggiudicarsi lo scontro diretto per il quarto posizione ad Ovest, con i Grizzlies capaci di violare il parquet dei Warriors (11-5 in casa) affidandosi alla doppia doppia di Zac Randolph (19p, 18r), a cui si aggiungono i 18 punti di Rudy Gay. I padroni di casa, pur avendo a referto Klay Thompson con 20 punti e Stephen Curry con 24 punti, subiscono così la quinta sconfitta stagionale alla Oracle Arena.

    NBA HIGHLIGHTS 9 GENNAIO 2013

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  • NBA, crisi Lakers senza fine. Tra difesa, chemistry e Steve Nash

    NBA, crisi Lakers senza fine. Tra difesa, chemistry e Steve Nash

    Di stanotte la lieta novella, tanto pronosticabile quanto respinta da ciascuno dei tifosi Lakers, ovvero la sconfitta ad Houston contro James Harden e Jeremy Lin (già, proprio lui) della squadra di Mike D’Antoni, il cui sorrisino sta per lasciare spazio a qualcosa di meno tirato e più naturale, un po’ come la curva di prestazioni dei giallo-viola in questa stagione, per certi versi maledetta. Se la situazione in classifica non è poi così drammatica come altre franchigie (ogni riferimento a Dallas è puramente casuale), con un record di 15-19 comunque ancora recuperabile e “gestibile” in ottica play-off, quello che più fa paura agli abbonati dello Staples Center è non riuscire a vedere un capo e una coda nel roaster di quest’anno, che per capo intendiamo Mike e per coda la panchina giallo-viola.

    IL CAPO – Partiamo da Mike D’Antoni, fino a prova contraria il capo-allenatore dei Lakers. Bene, dal suo arrivo (12 novembre ndr) la squadra ha collezionato un record non esaltante di 13-15, al di sotto della parità, senza lasciar intravedere dei chiari segnali di “rifiuto” della gestione precedente di coach Mike Brown. Fondamentalmente la scelta di affidare all’ex capo-allenatore dei Knicks la guida dei Lakers resta avvolta nel mistero, perché se i problemi di Brown erano in difesa, neanche un pazzo poteva sperare di risolvere magicamente il problema chiamando Mike D’Antoni, che sta alla difesa come Michael Shumacher sta alla pallavolo. Ma non basta, perché i giocatori a disposizione di Mike c’entrano ben poco con le idee dell’ex Olimpia. Un po’ come affidare ad Adrian Newey la presidenza di un ospizio.

    Steve Nash entra nella storia della pallacanestro con 10 mila assist | ©Scott Halleran/Getty Images
    Steve Nash entra nella storia della pallacanestro con 10 mila assist | ©Scott Halleran/Getty Images

    CHEMISTRY – Tralasciando la coda, inesistente, passiamo ad un altro punto dolente della stagione Lakers, la chemistry. Mentre è diventata già leggenda la frase di Dwight Howard, gli effetti sul campo continuano a latitare. L’arrivo dell’ex Superman di Orlando non ha aiutato in questo senso, sebbene Dwight a parole le provi tutte, scontrandosi però dall’altra parte con la leggenda vivente di Los Angeles, Kobe Bryant, che non ha lesinato troppi complimenti a quello che doveva essere nei sogni dei tifosi giallo-viola il nuovo Shaq, anzi. Ad un giornalista che gli chiedeva se lui e Howard potessero ripetere le gesta di quando a fianco aveva Shaq, il numero 24 si è messo a ridere, ribadendo come la coppia Kobe-Shaq sia stata seconda solamente all’invincibile duo Pippen-Jordan. Come dire, Dwight who? Il 33 enne di Philadelphia sta forse progettando un ritorno alla sua amata isola? Chiedere ai Celtics per ulteriori informazioni.

    STEVE NASH – Cosa dire invece di Steve Nash? Non sappiamo fino a quando la sua favola continuerà, ma da ieri Steve Nash ha raggiunto i diecimila assist, traguardo che prima di lui avevano raggiunto soltanto Stockton, Magic Johnson, Jason Kidd e Mark Jackson. Tornato quest’estate ai Lakers, di certo non si aspettava che dopo qualche mese avrebbe riabbracciato il maestro ai tempi di Phoenix, e forse proprio la sua presenza ha spinto inconsciamente Jerry Buss a chiamare Mike D’Antoni. L’avventura di Nash ai Lakers non è iniziata nei migliori dei modi comunque, complice un brutto infortunio che l’ha tenuto fuori per tutto il mese di novembre e le prime due settimane di dicembre. Ora che Steve Nash ha raggiunto il fatidico traguardo dei 10 mila assist, riuscirà a prendere per mano i Lakers e condurli insieme a Bryant verso la tanto sospirata zona play-off? I dubbi rimangono.

    NBA TOP 10 ASSIST CAREER STEVE NASH

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  • NBA, Houston ribalta i Lakers. Ko anche Miami, bene Minnesota

    NBA, Houston ribalta i Lakers. Ko anche Miami, bene Minnesota

    ROCKETS – LAKERS 125-112: Alzi la mano chi nutriva delle speranze circa una vittoria dei giallo-viola in casa dei Rockets. Già, nessuno. A Houston arriva l’ennesima sconfitta stagionale dei Lakers che rispolverano la loro difesa “arcigna” e inviolabile. Sì, buttiamola sul ridere, perché in realtà a Los Angeles ci sono pochi motivi per cui abbozzare anche un solo sorriso. Dopo il comunicato ufficiale delle assenze a tempo indeterminato di Howard e Pau Gasol (senza dimenticare Jordan Hill), Mike D’Antoni non poteva sperare di violare il parquet dominato da un certo James Harden, anche questa notte grande protagonista con i suoi 31 punti e 9 assist, a cui si aggiungono i 19 punti e cinque assist di Jeremy Lin. Lo stesso James Harden ha eguagliato il record della franchigia detenuto da Moses Malone avendo segnato per 13 serate consecutive almeno 25 punti. Di fronte a tutto questo sembrerebbe un’eresia dire che i 10 mila assist di Steven Nash passino quasi in secondo piano. Ma appunto, è un’eresia. Il play canadese entra di diritto nella leggenda della pallacanestro essendo il quinto cestista di tutti i tempi a raggiungere il traguardo dei 10 mila assist. Gli altri? Magic Johnson, Mark Jackson, Jason Kidd e John Stockton (15,806), il migliore di tutti. Nash chiude in doppia doppia (16 punti e 10 assist), Kobe ne mette a referto 20, mentre Metta World Pace firma il suo inutile season-high con 24 punti. Il gap che separa i Lakers dalla zona play-off è di tre partite.

    PACERS – HEAT 87-77: Non è un periodo di forma straripante quello attraversato da Miami, che va ko contro i Pacers, quarta sconfitta nelle ultime 7 partite disputate. I rimbalzi, offensivi sopratutto, stanno diventando decisamente un fattore, in negativo, per gli Heat, che non possono permettersi di avere un gap di 15 rimbalzi offensivi (7-22) e di 19 complessivi (36-55) contro nessuno, tantomeno quando davanti hai Indiana. Non bastano così i 30 punti di Wade (ed è già una notizia che il top scorer non sia LeBron, “fermo” a 22), perché la vetrina è tutta per uno scatenato Paul George, autore di 29 punti e 11 rimbalzi, eccitato nell’immediato post partita per aver l’occasione di affrontare il giocatore migliore della Lega (il Prescelto naturalmente). Tra gli ospiti c’è inoltre un dato particolarmente significativo, ovvero gli otto punti complessivi dalla panchina. Ulteriori commenti sono superflui. Nonostante la sconfitta rimediata questa notte Miami rimane in ogni caso in testa alla Eastern Conference con il record di 22-10.

    Paul George batte LeBron e gli Heat | ©Mike Ehrmann/Getty Images
    Paul George batte LeBron e gli Heat | ©Mike Ehrmann/Getty Images

    76ERS – NETS 89-109: Fermate Reggie Evans. Impressionante dimostrazione di forza del cestista dei Nets, capace di catturare 23 rimbalzi in 27 minuti di gioco (16 al primo tempo). Ad un certo punto del terzo quarto il numero dei rimbalzi di Evans superava quello complessivo dei padroni di casa. Una macchina da guerra, tanto che alcuni hanno addirittura scomodato il più grande di tutti i tempi, sua maestà Wilt Chamberlain. Partita quasi mai in discussione a Philadelphia, dove gli ospiti di coach P.J. Carlesimo conquistano la sesta vittoria nelle ultime sette partita, una striscia positiva iniziata proprio quando il nuovo capo-allenatore è stato scelto dalla dirigenza di Brooklyn per guidare la squadra dopo il licenziamento di Johnson. Cambio quanto mai azzeccato quindi, se si tiene conto anche della rinascita di Deron Williams, ancora tra i migliori nel quintetto titolare con i suoi 22 punti e 5 assist. I Nets trovano poi 20 punti da Andray Blatche (8/15 da due), partito dalla panchina, mentre Joe Johnson si ferma a 15 punti nonostante sia l’uomo più impiegato sul parquet (33 minuti). Per i padroni di casa da sottolineare la buona prova di Jrue Holiday che avvicina la doppia doppia chiudendo a 19 punti e 8 assist.

    TIMBERWOLVES – HAWKS 108-103: Due gradini sopra i giallo-viola c’è proprio Minnesota, che ha battuto nella notte Atlanta grazie ad un immenso Nikola Pekovic, autore di una prestazione mostruosa da 25 punti e 18 rimbalzi. Dopo un primo tempo sprint per i Timberwolves (58-42), gli Hawks sono rientrati alla grande in partita, siglando il meno 1 a 60 secondi dalla sirena lunga. Ma prima Pekovic e poi Dante Cunningham hanno rimesso in chiaro le cose e consegnato ai padroni di casa la vittoria. Minnesota ha anche potuto riabbracciare lo spagnolo Ricky Rubio, in campo per 19 minuti, durante i quali ha saputo piazzare 8 assist vincenti per i suoi compagni. Atlanta (20-13) nonostante il ko resta al terzo posto nella Eastern Conference. Tra gli Hawks top scorers della serata Josh Smith (per lui anche 13 rimbalzi) e Louis Williams, entrambi con 21 punti a referto.

    BUCKS – SUNS 108-99: Parte subito con una vittoria l’avventura di coach Jim Boylan sulla panchina di Milwaukee, per 4 anni vice di Skiles, esonerato nella giornata di ieri dopo quattro ko di fila (decisione comunque discutibile anche alla luce del record di 16-16 detenuto alla vigilia della sfida contro i Suns). Jim Boylan trova in Brandon Jennings il protagonista che trascina i suoi compagni al successo casalingo sui Phoenix, costruito quasi interamente nel secondo tempo (20-30, 23-28), dopo che i primi due periodi avevano visto gli ospiti avanti di 6 punti. In casa Suns il top scorer è Goran Dragic con 21 punti, ma è Marcin Gortat il migliore dei suoi con 16 punti e 14 rimbalzi. In classifica i Bucks superano Boston e si piazzano al settimo posto della Eastern Conference (17-16).

    NBA TOP 10 ASSIST CAREER STEVE NASH

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  • NBA, Beli sorride con Chicago. Respira Boston, Thunder e Knicks ko

    NBA, Beli sorride con Chicago. Respira Boston, Thunder e Knicks ko

    BULLS – CAVALIERS 118-92: Tutto facile per i Bulls contro Cleveland, alla sua undicesima sconfitta consecutiva negli scontri diretti contro Chicago. Lo United Center è il teatro perfetto dell’ennesima prova sopra i 20 punti di Carlos Boozer (24), che aggiunge a referto anche 11 rimbalzi. Parte dalla panchina il nostro Marco Belinelli, bravo comunque a segnare 15 punti nei 25 minuti concessi da coach Thibodeau, oltre a cinque assist e una palla recuperata. Tra i giocatori più in forma di Chicago segnaliamo Lourl Deng, con i suoi 19 punti e 7 assist. Immancabile poi l’apporto difensivo di Joakim Noah (17 rimbalzi, ma anche 11 punti). Per i Bulls è il quarto successo nelle ultime cinque partite, striscia positiva che proietta i tori rossi al quarto posto nella Eastern Conference con un record di 19-13, alle spalle di Heat, Knicks e Hawks. C’è da chiedersi adesso se la squadra saprà trarre beneficio dal ritorno in quintetto di Derrick Rose, fino all’anno scorso leader indiscusso di Chicago, oppure se il suo rientro causerà un rallentamento nei meccanismi fin qui perfetti dei ragazzi di Thibodeau. Per i Cavaliers discreta prestazione del rookie Irving, autore di 15 punti e 6 assist, che insieme a Dion Waiters è il miglior realizzatore degli ospiti. In classifica Cleveland ha un record migliore (8-28) soltanto degli Wizards.

    WIZARDS – THUNDER 101-99: Proprio Washington è la sorpresa della notte. La cenerentola dell’intera lega (5-28) si regala una vittoria impronosticabile alla vigilia contro la migliore (fino ad oggi) franchigia della Western Conference. Kevin Durant e Russel Westbrook sono costretti a cedere di fronte la prova maiuscola del rookie Bradley Beal, che regala ad una manciata di decimi dalla sirena lunga la vittoria ai Wizards, la quinta stagionale. Beal chiude con 22 punti, 5 rimbalzi e 4 assist in 45 minuti di gioco. Non è bastata quindi la tripla di KD a 12 secondi dal termine, con la quale Oklahoma aveva pareggiato i conti portando il risultato sul 99-99. Overtime scongiurati da un Bradley Beal decisamente in palla, che infligge una severa lezione a OKC umiliando nel canestro decisivo Perkins e Sefolosha. Per Durant comunque la soddisfazione personale di 29 punti, 8 assist e 7 rimbalzi a fine partita. Ottimo contributo anche di Serge Ibaka, in doppia doppia con 26 punti e 11 rimbalzi. Niente di eclatante invece dalle mani di Westbrook (17) e Kevin Martin (8, 0/6 da tre).

    Bradley Beal firma la sorpresa della serata nella vittoria dei Wizards contro OKC | ©Ronald Martinez/Getty Images
    Bradley Beal firma la sorpresa della serata nella vittoria dei Wizards contro OKC | ©Ronald Martinez/Getty Images

    KNICKS – CELTICS 96-102: I Knicks pagano l’assenza per infortunio di Raymond Felton e la serata non proprio eccezionale di Carmelo Anthony, che comunque riesce lo stesso a mettere a referto i “soliti” 20 punti. I vecchietti di Boston infilano la loro terza W consecutiva, andandosi a prendere il successo direttamente al Madison Square Garden con una prestazione da incorniciare di Kevin Garnett. KD va in doppia cifra (19 punti, 10 rimbalzi) e fa girare tutta la squadra, guidata da un grande Paul Pierce, top scorer dei suoi con 23 punti, a cui aggiunge anche 6 assist. La vittoria dei Celtics diventa ancora più importante se si sottolinea l’assenza nel quintetto degli ospiti di un certo Rajon Rondo. In classifica ora Boston raggiunge l’agognata parità (17-17), e resta aggrappata all’ottavo posto nella Eastern Conference. Situazione molto più tranquilla a New York, dove i Knicks conservano in ogni caso il secondo posto alle spalle degli Heat.

    HORNETS – SPURS 95-88: San Antonio non perdeva con gli Hornets da sei incontri. I padroni di casa invece non vincevano due partite di fila da novembre. Non occorre aggiungere altro per definire il ko degli Spurs a New Orleans come la seconda sorpresa della notte Nba, dietro solo a quella del successo più clamoroso dei Wizards su Oklahoma. L’eroe dell’incontro per gli Hornets è senza dubbio Eric Gordon (24), autore di sei punti consecutivi nella fase più critica del quarto quarto. I padroni di casa ringraziano anche l’ottimo Greivis Vasquez, che piazza una doppia doppia da 14 punti e 11 assist. Oltre alle prestazioni individuali però va sottolineata la grande difesa di New Orleans, che tiene sotto i 90 punti una squadra come San Antonio. Tra gli ospiti il migliore è Manu Ginobili (21), mentre Tony Parker (16) e Duncan (13) non riescono a incidire come al loro solito.

    BLAZERS – MAGIC: Dopo otto L consecutive, è arrivata anche la nona sconfitta per i Magic, battuti all’overtime da Portland dopo aver acciuffato l’extra-time con la bomba di Jameer Nelson a 8 secondi dalla sirena (108-108). Lo stesso Nelson ha raggiunto e superato Scott Skiles, che con 2776 assist deteneva il record di assist-man della franchigia dei Magic. Sono dodici gli assist messi a referto nella notte da Jameer, a cui si aggiungono i 29 punti di un fantastico J.J. Reddick e i 24 di Afflalo. Dall’altra parte mostruosa la prestazione del collettivo dei Blazers, con Aldridge a farla da padrone (27), ma anche Matthews (24), Hickson (20), Lillard (18) Batum (16) giocano un ruolo fondamentale nel successo di oggi.

    Immenso Aldridge per Portland nel successo all'overtime sui Magic | ©Christian Petersen/Getty Images
    Immenso Aldridge per Portland nel successo all’overtime sui Magic | ©Christian Petersen/Getty Images

    JAZZ – MAVERICKS 100-94: Dallas, reduce dal ko casalingo contro gli Hornets all’overtime, non riesce a risollevarsi sul parquet dei Jazz, incappando così nell’ennesima sconfitta stagionale (13-22), che rischia di affossare definitivamente le residue speranze di agguantare i play-off. Non bastano ai Mavericks i 20 punti di Dirk Nowitzki, alla sua seconda partita da titolare dopo il rientro. Dallas ha la sfortuna di incontrare sulla sua strada uno strepitoso Gordon Hayward, che chiude con 27 punti, 6 rimbalzi, 5 assist e due stoppate. Questo successo consente ai Jazz di avvicinare l’ottavo posto di Denver nella Western Conference, ora distante soltanto due vittorie.

    KINGS – GRIZZLIES 81-113: Partita senza storia a Sacramento, dove i padroni di casa vengono spazzati dai Grizzlies, sempre in controllo del match. Memphis trova dalla panchina 26 punti di uno scatenato Wayne Ellington. Sono in totale sei i giocatori in doppia cifra per gli ospiti, tra cui Zac Randolph (17) e Mike Conley (15). Bene anche Marc Gasol con 13 punti e 6 rimbalzi catturati. Nei Kings l’unico che si salva è John Salmons con 17 punti.

    NBA HIGHLIGHTS 07-01-2013, BRADLEY BEAL REGALA LA VITTORIA AI WIZARDS NEL FINALE

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  • NBA, Lakers in frantumi. Howard e Pau Gasol in infermeria

    NBA, Lakers in frantumi. Howard e Pau Gasol in infermeria

    Quattro sconfitte nelle ultime cinque partite, record di 15-18 stagionale non proprio esaltante, anzi, quella famosa alchimia che il più delle volte compie dei miracoli irrimediabilmente assente a Los Angeles, sponda Lakers, adesso anche gli infortuni. E’ un po’ questa la fotografia della squadra di Mike D’Antoni, umiliata allo Staples Center anche dai Nuggets del nostro Danilo Gallinari, la cui bomba va ad incastonarsi tra gli highlights di domenica. Già, perché la copia sbiadita del Superman di Orlando ha optato per una risonanza magnetica per quella spalla infortunatasi nel secondo tempo del derby contro i Clippers, anche questo perso dai giallo-viola, (storia recente, venerdì scorso). E’ stato lo stesso Howard a rivelare come sia rimasto in campo questa notte per 41 minuti nonostante la spalla gli facesse ancora male. Decisione che lascia immaginare una quantomeno probabile assensa di Dwight nel back-to-back di martedì e mercoledì, con i Los Angeles Lakers impegnati nelle difficili trasferte sul parquet dei Rockets e degli Spurs. James Harden e Timmy già ringraziano.

    Lo stesso Howard nell’immediata vigilia della partita di stanotte contro Denver aveva invitato i suoi compagni di squadra a trovare la chemistry, letteralmente chimica, volgarmente in campo sportivo alchimia, che ancora manca ai Lakers. E lo ha fatto con una breve ma efficace frase che mette in un certo senso i brividi, sopratutto se davvero i californiani riusciranno a impossessarsi dell’agognato elisir di lunga vita, che non guasta quando vieni criticato per l’età media del quintetto:

    Crisi Lakers, ora ci si mettono anche gli infortuni | ©Harry How/Getty Images
    Crisi Lakers, ora ci si mettono anche gli infortuni | ©Harry How/Getty Images

    “Even if we don’t want to be friends off the court, whatever that may be, when we step in between the lines or we step in the locker room or the gym, we have to respect each other and what we bring to the table. “

    Non so voi, però io credo che qualcosa del genere non l’abbia pensata nemmeno Obama in due campagne elettorali.

    Oltre a Dwight, i Lakers rischiano di perdere anche Pau Gasol, nonostante i medici abbiano confermato come l’infortunio subito nel finale di partita contro i Nuggets non debba ricondursi ad una frattura del setto nasale ma ad una semplice lacerazione. Vedere comunque tutto quel sangue riempire il consueto asciugamano coprispalle dello spagnolo non ha di certo aiutato ad alimentare in questo senso le speranze dello Staples Center di rivederlo in campo nel breve periodo. Mike D’Antoni però non può rinunciare contemporaneamente ad Howard e Gasol, non adesso, nonostante da inizio stagione i due abbiano giocato ben al di sotto dei loro standard. Houston e San Antonio, ma se vogliamo tutto il mondo Nba, attendono.