Categoria: Basket

  • NBA: Jerry Stackhouse approda a Miami

    NBA: Jerry Stackhouse approda a Miami

    L’infortunio al pollice destro di Mike Miller e la conseguente operazione per evitare danni ulteriori ai legamenti del dito terranno fuori causa il versatile giocatore dei Miami Heat almeno fino a gennaio: Ecco che la franchigia della Florida, per coprire il buco creatosi improvvisamente, ha messo sotto contratto il veterano Jerry Stackhouse, la scorsa stagione a Milwaukee dove in metà stagione disputata (la seconda parte) non ha demeritato rendendosi molto utile.

    Qualche anno fa gli fu negato di giocare per gli Heat a causa di problemi salariali (anche Juwan Howard, preso questa Estate da Miami, incappò negli stessi problemi) ma ora Jerry Stackhouse riprende la sua caccia al titolo con gli Heat. Stackhouse, 36 anni il mese prossimo, la scorsa stagione ha totalizzato 8,5 punti di media in 42 partite da riserva coi Milwaukee Bucks.

    In una offseason piena di grandi colpi per Miami, che ha tenuto Wade e Udonis Haslem e ha preso James, Bosh, Miller e altri giocatori di complemento, gli Heat aggiungono un altro All-Star al loro roster proprio nell’ultimo weekend prima della partita di apertura della regular season a Boston.
    Stackhouse si allenerà per la prima volta con la squadra domenica e poi lunedì partirà appunto per Boston.
    Ora il roster di Miami è di 17 giocatori, servono due tagli per arrivare al totale di 15 che richiede la Lega.

    Stackhouse ha esordito con Philadelphia nel 1995 e ha giocato anche con Detroit, Washington, Dallas e Milwaukee. Vanta 18,0 punti di media a partita nella sua produttiva carriera NBA.

  • NBA 10/11: Analisi Central Division

    NBA 10/11: Analisi Central Division

    Il viaggio ad Est degli Stati Uniti si conclude con la Central Division. Sarà corsa a 2 per il predominio della divisione centrale: il talento premierebbe i Bulls per la prima piazza, la profondità del roster invece farebbe optare per i Milwaukee Bucks. La lotta non si risolverà prima delle ultime partite di stagione regolare perchè ambedue le squadre paiono attrezzate per arrivare verso traguardi molto ambiziosi. I Bulls possono contare sul talento purissimo di Derrick Rose, playmaker dalle potenzialità virtualmente illimitate, nativo proprio di Chicago (anche se come il suo collega di Boston Rajon Rondo deve costruirsi un tiro dalla lunga distanza molto più pericoloso di quello mostrato fino ad ora) che quando attacca il ferro risulta quasi immarcabile. A Rose è stato aggiunto un fuoriclasse come Carlos Boozer e dopo anni in cui i “Tori” non hanno avuto una power forward degna di questo nome, sembrano finalmente aver coperto il buco con la sua acquisizione dagli Utah Jazz. Sempre dai Jazz è arrivato Kyle Korver (ed i suoi tiri da 3 punti) ed un altro ex di Salt Lake City risulterà utile nel corso della stagione (Ronnie Brewer). Luol Deng sarà chiamato ad una stagione solida come terzo violino della squadra, mentre i progressi di Joakim Noah sono sotto gli occhi di tutti ed il ruolo di centro pare quindi ben coperto. A Milwaukee invece hanno voluto fare le cose in grande, completando il già ottimo roster dello scorso anno con acquisizioni mirate e che non faranno rimpiangere i titolari quando si siederanno in panchina per rifiatare: Chris Douglas-Roberts nel settore “piccoli” e Drew Gooden e Larry sanders (rookie dalle ottime qualità) tra i lunghi possono dare ampio respiro ai titolari senza far scendere il livello tecnico della squadra. In più è stato rifirmato un tassello importante come Salmons, vera chiave di svolta la scorsa stagione dopo il suo arrivo dai “nemici” divisionali dei Bulls. Se anche Michael Redd recupererà dai brutti infortuni degli ultimi anni e tornerà ai livelli da All-Star che gli competono, ecco qui una formazione molto quadrata, equilibrata in ogni ruolo e soprattutto ostica da affrontare per chiunque. Il tutto sotto la guida dell’allenatore più preparato in NBA, ovvero Scott Skiles, che ha sempre fatto “miracoli” in ogni luogo dove si sia seduto per dirigere una squadra NBA.
    Più distaccate paiono Cleveland ed Indiana: ma se per gli orfani di King James è più il desiderio di vendetta nei confronti del “Re ingrato”, a voler mostrare che la squadra non risentirà dell’abbandono di LeBron (tecnicamente il roster non pare di primo livello), i Pacers hanno messo su una squadra molto interessante che, sperano i tifosi, nel più breve tempo possibile possa ritornare ai fasti dei grandi Pacers targati Reggie Miller di qualche stagione fa (Finale NBA contro i Lakers nel 1999/2000, KO per 4-2). Mancava un playmaker ed è arrivato, quel Darren Collison che l’anno scorso da rookie non fece rimpiangere l’infortunato Chris Paul negli Hornets, con prestazioni straordinarie e che ha ampi margini di miglioramento. In più il rookie Paul George promette battaglia ed insieme alla stella Danny Granger (quest’anno da molti indicato come il vero antagonista di Durant nella corsa al titolo di cannoniere) ed al centro Roy Hibbert (220 centimetri ed una crescita costante che lo stanno portando ad essere uno dei migliori interpreti nel ruolo) proveranno ad essere la vera sorpresa della stagione. Se le cose andranno per il verso giusto potrebbero anche raggiungere i playoff, a sorpresa, perchè il talento non manca, ma l’ottavo posto ad Est (l’unico realisticamente possibile) dovrebbe metterli contro le corazzate Miami o Orlando, destinandoli a sicura uscita nel primo turno della post season.
    In ricostruzione invece i Detroit Pistons che oggettivamente non possono ambire ad un record superiore alle 30-35 vittorie. Ripartire dal rookie Monroe e cercare di prendere qualche altra scelta alta al Draft è l’imperativo di una squadra che deve ricostruire partendo dai migliori giovani che nei prossimi 2 anni usciranno dalle università americane. Il futuro tornerà a splendere solo in questo modo.

    CHICAGO BULLS: A Chicago sono stufi di aspettare l’intervento “divino” che porti un nuovo Jordan (niente da fare per le acquisizioni di Wade e James nella calda Estate 2010) nel roster dei “Tori” ed allora ecco che il mercato ha regalato un giocatore tra i più fondamentali in NBA, Carlos Boozer, eclettica ala grande, devastante vicino a canestro per la potenza fisica (punti +rimbalzi lo fanno uomo da doppia-doppia ogni serata) ma molto bravo anche lontano da canestro, con un buon piazzato anche dai 4-5 metri viste le mani molto “dolci”. Per una stagione da protagonisti dovrà esserci piena sintonia tra lui e l’uomo franchigia di Chicago, ovvero Derrick Rose: l’asse “Rose to Boozer” risulterà determinante per le sorti della squadra dell’Illinois, e proprio il playmaker dovrà prendere la squadra per mano e mostrare a tutti che il Mondiale vinto con team U.S.A. a settembre lo ha fatto crescere come uomo e come giocatore, il suo apporto risulterà imprescindibile ed essenziale se si vorrà arrivare il più lontano possibile. A dare una mano ai 2 ci sarà in primis Luol Deng, che in ala piccola avrà un ruolo chiave per cercare di portare i compagni ai traguardi fissati dalla dirigenza. E poi Joakim Noah, che a centro area assicura centimetri, potenza, agilità ed anche un discreto talento. Non è un giocatore da tiri piazzati, ma sotto i tabelloni è uno dei pochi giocatori in NBA che non perde un duello, vista anche la sua tenacia ed il suo carattere poco arrendevole. Panchina che vedrà Brewer e Korver (insiema a Boozer tutti ex Jazz) dare un apporto sostanzioso, ed il turco Omer Asik dare fiato a Noah. Resta vivo il sogno di portare Carmelo Anthony a Chicago, ma la trattativa è molto difficile per via delle esose richieste dei Denver Nuggets che sparano alto tra giocatori e scelte al Draft, col rischio di perderlo in Estate a zero come free agent. Il colpo Anthony proietterebbe i Bulls come contender nella corsa al titolo!
    In panchina da verificare Tom Thibodeau, al primo incarico in panchina come capo allenatore dopo essere stato un pezzo molto importante delle fortune Celtics degli ultimi anni come assistente di Doc Rivers: la difesa di Boston è tutta una sua creazione ed i risultati sono stati fenomenali, vederemo se riuscirà ad essere così tanto efficace anche a Chicago. In definitiva Bulls favoriti per il primo posto nella Central (obiettivo stagionale dichiarato) per il talento ma attenzione alla completezza ed alla solidità dei Milwaukee Bucks.

    Arrivi: Carlos Boozer (da Utah), Kyle Korver (da Utah), Ronnie Brewer (da Memphis), C.J. Watson (da Golden State), Kurt Thomas (da Milwaukee), Omer Asik (dal Fenerbache), Keith Bogans (da San Antonio)
    Partenze: Rob Kurz (a Granada), Chris Richard (Free Agent), Hakim Warrick (a Phoenix), Brad Miller (a Houston), Jannero Pargo (Free Agent), Acie Law (a Memphis), Kirk Hinrich (a Washington), Kevin Seraphin (a Washington)
    Scelte al Draft: Kevin Seraphin (pick 17, a Washington)
    Probabile Quintetto Base: Derrick Rose (PG), Keith Bogans (SG), Luol Deng (SF), Carlos Boozer (PF), Joakim Noah (C)

    ROSTER

    Guardie: Derrick Rose, Keith Bogans, Ronnie Brewer, Kyle Korver, C.J. Watson
    Ali: Carlos Boozer, Luol Deng, Taj Gibson, James Johnson, Brian Scalabrine, Kurt Thomas
    Centri: Joakim Noah, Omer Asik
    Head Coach: Tom Thibodeau

    CLEVELAND CAVALIERS: L’Estate del 2010 sarà ricordata per sempre a Cleveland. Come dimenticare il giorno del tradimento di LeBron James, che ha deciso di andare a giocare con gli amici Wade e Bosh in quel di South Beach! Nonostante il desiderio di rivalsa nei confronti del “traditore” James il futuro non appare roseo in Ohio: i primi malumori dopo l’addio di James si sono avuti con Mo Williams ed Antawn Jamison, che potrebbero anche essere ceduti a stagione in corso. E neanche Varejao sembra sicuro di rimanere. A Cleveland le cose stanno cambiando rapidamente: la rivoluzione in casa Cavs era cominciata subito dopo l’uscita dai playoff nella passata stagione, difatti sia l’allenatore Mike Brown, sia il G.M. Danny Ferry non sono più al loro posto, così in pochi mesi la franchigia dell’Ohio ha cambiato la figura chiave in società, il General Manager, la guida tecnica ed il giocatore di riferimento!
    Chris Grant è stato nominato nuovo G.M. ed ha da una parte un compito complicatissimo (se non impossibile): sostituire Lebron James nell’organico della squadra e trovare un nuovo giocatore di riferimento sia dentro sia fuori dal campo.
    Nessuno si aspetta molto da questa versione “light” dei Cavaliers perciò sia Grant sia il nuovo coach Byron Scott possono lavorare con calma e cercare di costruire un progetto tecnico nuovo senza subire le pressioni di un ambiente ancora sotto shock per la partenza di James.
    Scott si trova per la prima volta in carriera a guidare una squadra senza un grande playmaker, prima Kidd a New Jersey poi Paul a New Orleans, dovrà quindi trovare il modo di dare un’organizzazione in grado di far giocare e vincere i Cavaliers nella prossima stagione, non sarà un’impressa facile vista la struttura del roster dei Cavs che si troveranno senza i punti di riferimento tecnici delle passate stagioni e senza quello che è stato il playmaker, miglior realizzatore e miglior stoppatore della squadra nelle ultime stagioni.
    Guardando al roster attuale di Cleveland i giocatori più forte tecnicamente sono sicuramente Jamison e Williams, giocatore che ha la personalità per diventare la guida dei nuovi Cavs (sempre che ne abbia voglia) a cui Byron Scott chiederà di prendere in mano le sorti della squadra nei momenti difficili e di tornare ad essere ancora un realizzatore come ai tempi della sua militanza nei Bucks.
    Un giocatore che potrebbe trovare spazio in questa situazione e contribuire alla causa dei Cavs è Ramon Session, la guardia arrivata in cambio di Delonte West da Minnesota, potrà portare punti dalla panchina e magari trovare anche qualche partita in quintetto base se Scott andrà con un quintetto piccolo con Parker spostato in ala piccola, Jemison spostato in ala grande.
    La stagione 2010-2011 dei Cavaliers si annuncia come un lungo percorso della squadra alla ricerca della propria identità tecnica e di uno spirito di gruppo andato perso con la partenza di Lebron James.
    La proprietà, i tifosi, tutta la città si sono stretti attorno alla squadra dopo la firma di James per gli Heat, però per quanto tempo i tifosi continueranno a riempire la Quicken Loans Arena?
    Il compito più arduo per Scott e per i suoi giocatori sarà proprio questo, dare credibilità alla squadra e al suo progetto e non far disinnamorare i tifosi Cavs della squadra.
    Da quest’anno potrebbe partire la rivoluzione a Cleveland, verosimilmente la squadra non sembra poter andare oltre le 30 vittorie in stagione, a meno che la rabbia ed il furore agonistico per il tradimento di James non facciano scattare qualcosa nella testa dei giocatori. Ma a Cleveland tutti attendono il 2 dicembre 2010 ed il 29 marzo 2011, quando qualcuno farà ritorno in quello che è stato il suo regno per 7 lunghi anni…

    Arrivi: Ramon Session, Kyle Lowry, Joey Graham, Ryan Hollins, Samardo Samuel
    Partenze: Lebron James, Delonte West, Shaquille O’Neal, Zidrunas Ilgauskas
    Scelte al Draft:Christian Eyenga, Manny Harris (undrafted), Samardo Samuels (undrafted)
    Probabile Quintetto Base: Mo Williams (PG), Anthony Parker (G), Antawan Jamison (SF), J.J. Hickson (PF), Anderson Varejao (C)

    ROSTER

    Guardie: Anthony Parker, Mo Williams, Ramon Session, Daniel Gibson, Christian Eyenga, Manny Harris.
    Ali: Antawn Jamison, J.J. Hickson, Jamario Moon, Jawad Willliams, Joey Graham, Leon Powe, Samardo Samuels.
    Centri: Anderson Varejao, Ryan Hollins.
    Head Coach: Byron Scott

    DETROIT PISTONS: Probabilmente anche quest’anno i Pistons andranno a fare la Lottery per le scelte al Draft. La squadra non sembra minimamente attrezzata per arrivare alla post season, la guida tecnica, che già non aveva convinto lo scorso anno (John Kuester) è rimasta inalterata, allora non si riesce a capire come questi Detroit Pistons possano emergere dal limbo della mediocrità. L’aggiunta di Tracy McGrady, ormai lontano parente del fenomenale giocatore di qualche stagione fa, non sposta gli equilibri, un declino tecnico e fisico che a “Mo-Town” conoscono bene visto che 2 stagioni fa passò per il Palace di Auburn Hills la controfigura di Allen Iverson. La squadra è da rifondare negli elementi più vecchi e stiamo parlando di colonne come Richard Hamilton, Prince, Ben Wallace e Wilcox, (oltre alla già citata inutile acquisizione di McGrady) giocatori che hanno fatto sicuramente la storia della franchigia, ma che hanno chiuso un ciclo e che da qualche altra parte potrebbero trovare più stimoli: un quintetto in pratica, che potrebbe far risparmiare qualche milione di dollari alla franchigia, nel salary cap, se si trovassero le giuste destinazioni ai giocatori, e magari potrebbe far arrivare nel Michigan qualche scelta alta nei prossimi 2 Draft per prendere qualche giovane promessa. La ricostruzione di un nucleo vincente potrebbe anche ripartire così, ma le scelte ovviamente spetteranno al G.M. Dumars. Quest’anno è stato pescato Greg Monroe con la settima scelta, prospetto molto interessante tra le ali grandi. Rodney Stuckey, già affermato nell’ultima stagione, ed Austin Daye rappresentano il futuro della squadra assieme ovviamente al già citato Monroe. Presente buio, ma operando bene i Pistons potrebbero ben presto risollevarsi, l’importante è fare le scelte giuste per un futuro importante.

    Arrivi: Tracy McGrady (da New York),
    Partenze: Kwame Brown (a Charlotte)
    Scelte al Draft: Greg Monroe (pick 7), Terrico White (pick 36)
    Probabile quintetto base: Rodney Stuckey (PG), Ben Gordon (SG), Tayshaun Prince (o Austin Daye) (SF), Greg Monroe (PF), Charlie Villanueva (o Ben Wallace) (C)

    ROSTER

    Guardie: Rodney Stuckey, Ben Gordon, Rip Hamilton, Tracy McGrady, Will Bynum, Terrico White
    Ali: Tayshaun Prince, Austin Daye, Greg Monroe, Jonas Jerebko, Jason Maxiell, DaJuan Summers, Chris Wilcox
    Centri: Charlie Villanueva, Ben Wallace
    Head Coach: John Kuester

    INDIANA PACERS: La probabile sorpresa stagionale: la dirigenza dei Pacers ha lavorato benissimo sul mercato ed in sede di Draft viste le acquisizioni di Darren Collison (ciò che serviva veramente ad Indiana vista la carenza nel ruolo di playmaker) e di James Posey dagli Hornets (anche se è costato il sacrificio di Troy Murphy finito ai Nets nello scambio a 4 squadre) e l’innesto dei giovani Magnum Rolle, Lance Stephenson ma soprattutto Paul George. Inoltre visto l’infortunio dello scorso anno anche Hansbrough potrebbe essere considerato un rookie e vista questa abbondanza di giovani i Pacers guardano con ritrovato ottimismo al futuro. La squadra pare veramente ottima, con Collison a portare palla e Rush come probabile partente come guardia titolare. Ala piccola sarà invece Danny Granger, stella della franchigia, con Hansbrough che occuperà il ruolo di ala grande e Hibbert come centro. In panchina 2 dei difensori migliori della Lega, Posey e Jones che saranno chiamati sul parquet soprattutto nelle sfide contro i Miami heat per fronteggiare il duo James-Wade. Inoltre Coach O’Brien potrà varare altri 2 tipi di quintetto, uno molto alto ed uno piccolo: il primo vedrà protagonisti il solito Collison (inamovibile), Granger in guardia, il rookie George come ala piccola, Hansbrough o McRoberts come ala grande e Hibbert come centro. Il secondo invece sarà formato da Collison come play, Rush o Stephenson nel ruolo di guardia, George come ala piccola, Granger ala grande (molta duttilità per il numero 33 che può spostarsi senza difficoltà in 3 ruoli) ed Hansbrough come centro. Proprio Granger sarà fondamentale per i Pacers: dopo l’esperienza con la selezione americana ai Mondiali, in molti lo indicano come il vero antagonista di Kevin Durant come miglior marcatore della Lega. In sostanza finalmente coach Jim O’Brien può dirsi soddisfatto della squadra che potrebbe ambire all’ottavo posto ad Est e disputare i primi playoff dopo anni di buio. Ma il limite ed il talento dei giovani Pacers sono sconfinati e la stagione potrebbe riservare tante soddisfazioni.

    Arrivi: Darren Collison e James Posey (New Orleans Hornets)
    Partenze: Troy Murphy (New Jersey Nets), Luther Head (New Orleans Hornets), Earl Watson (Utah Jazz)
    Scelte al draft: Paul George (pick 10), Lance Stephenson (pick 40), Magnum Rolle (pick 51)
    Probabile quintetto base
    Darren Collison (PG), Brandon Rush, (SG), Danny Granger (SF), Tyler Hansbrough (PF), Roy Hibbert (C)

    ROSTER

    Guardie: Darren Collison, A.J. Price, T.J. Ford, Brandon Rush, Lance Stephenson, Dahntay Jones
    Ali: Danny Granger, Paul George, Mike Dunleavy, James Posey, Josh McRoberts, Tyler Hansbrough, Magnum Rolle
    Centri: Roy Hibbert, Jeff Foster, Solomon Jones

    HEAD COACH: Jim O’Brien

    MILWAUKEE BUCKS: I Bucks sono attrezzatissimi per dare battaglia ai Bulls per il primo posto nella Central Division: gli acquisti di Gooden, Boykins, Douglas-Roberts e soprattutto Maggette danno profondità ad un roster già molto competitivo, la riconferma di Salmons dimostra che Milwaukee fa sul serio per le prime posizioni ad Est. Importante sarà l’asse Jennings-Bogut, con il palymaker chiamato alla riconferma dopo l’ottima stagione da rookie ed i centro che deve mostrare di essersi ripreso dopo il terribile infortunio al braccio di fine stagione scorsa. Se l’asse funzionerà i Bucks potrebbero essere la vera mina vagante dei prossimi playoff. Il secondo quintetto di Milwaukee potrebbe tranquillamente raggiungere un posto nei playoff: Boykins in sostituzione di Jennings, Redd (sperando che gli infortuni siano alle spalle può tornare ad essere un All-Star) di Salmons, Douglas-Roberts e Delfino di Maggette, Ilyasova di Gooden ed il rookie Sanders di Bogut, danno ampie garanzie di tenuta fisica,mentale e tecnica, in più il solido difensore Mbah a Moute sarà il jolly della situazione potendo giostrare in 3 ruoli differenti (guardia, ala piccola ed ala grande). Insomma c’è tutto per fare benissimo, compreso il coach, Scott Skiles, capace di fare sempre miracoli in qualsiasi posto sia andato ad allenare, riuscendo a togliere sempre dalle risorse umane a sua disposizione il meglio del meglio. Obiettivo primo posto nella Central, e di essere poi tra le prime 4 ad Est. Sognare, poi, non costa davvero nulla…

    Arrivi: Earl Boykins (Washington Wizards FA), Jon Brockman (Sacramento Kings), Keyon Dooling (New Jersey Nets FA), Chris Douglas-Roberts (New Jersey Nets), Drew Gooden (Los Angeles Clippers FA), Corey Maggette (Golden State Warriors), John Salmons (Milwaukee Bucks FA).
    Partenze: Charlie Bell (Golden State Warriors), Dan Gadzuric (Golden State Warriors), Royal Ivey (Oklahoma City Thunder FA), Darnell Jackson (Sacramento Kings), Luke Ridnour (Minnesota Timberwolves FA), Kurt Thomas (Chicago Bulls FA).
    Scelte al draft: Larry Sanders (15th VCU), Darington Hobson (37th New Mexico), Tiny Gallon (47th Oklahoma).
    Probabile quintetto base: Brandon Jennings (PM), John Salmons (SG), Corey Maggette (SF), Drew Gooden (PF), Andrew Bogut (C).

    ROSTER

    Guardie: Earl Boykins, Carlos Delfino, Keyon Dooling, Chris Douglas-Roberts, Brandon Jennings, 22 Michael Redd, 15 John Salmons.
    Ali: Jon Brockman, Tiny Gallon, Drew Gooden, Darington Hobson, Ersan Ilyasova, Corey Maggette, Luc Richard Mbah a Moute, Larry Sanders.
    Centri: Andrew Bogut.
    Head Coach: Scott Skiles.

    ANALISI NORTHWEST DIVISION
    ANALISI PACIFIC DIVISION
    ANALISI SOUTHWEST DIVISION
    ANALISI SOUTHEAST DIVISION
    ANALISI ATLANTIC DIVISION

  • NBA, preseason: Miami perde contro gli Hawks, Belinelli delude contro i Thunder

    NBA, preseason: Miami perde contro gli Hawks, Belinelli delude contro i Thunder

    I nuovi Miami Heat di LeBron James cadono nuovamente, questa volta contro gli Atlanta Hawks, ed ora il record in preseason è addirittura perdente: 3 vittorie e 4 sconfitte. Non bastano i 38 punti di LeBron per portare a casa il successo, Atlanta mette 5 uomini in doppia cifra (Mike Bibby con 13 punti, Al Horford che ne ha aggiunti altri 12 con Josh Smith e Crawford a quota 11, oltre allo spettacolare Joe Johnson da 27) a cui va aggiunto un ottimo Marvin Williams (finalmente decisivo) con la bomba ad un minuto dalla fine (93-88 Hawks) per 9 punti totali ed 11 rimbalzi. Miami paga ancora l’indisponibilità di Wade, ma se il limite di una formazione costruita per vincere è solo un’assenza (per quanto importante) c’è da iniziare a preoccuparsi.

    Dopo la straordinaria prestazione di solo 24 ore fa, Marco Belinelli incappa in una serata pessima: contro gli Oklahoma City Thunder solo 2 punti in 20 minuti per l’italiano che segna un brutto 0/5 dal campo (i 2 punti solo in lunetta) con 3 palle perse. Ottima invece la prova degli avversari a tratti devastanti, con un gioco spumeggiante che ha fatto valere la superiorità tecnica ed atletica della squadra di Kevin Durant (19 punti, 5 rimbalzi ed anche 8 assist per lui), ben aiutato dai soliti Westbrook (crescita spaventosa di partita in partita per il play, alla fine 17 punti) e Green (14 punti). Da segnalare i 13 punti di Cook, il tiratore da 3 punti che per quasi 2 anni non sono riusciti a trovare ad OKC e che ora fornisce di un’arma in più la franchigia neonata dell’Oklahoma, ed il rientro in campo dopo l’operazione al dito di Krstic che ha dato solidità in difesa e a rimbalzo. Thunder che si candidano ad essere la possibile outsider per il titolo se la continua crescita dei giovani della squadra procederà secondo i tempi previsti, senza intoppi.

    Nelle altre partite della notte 26 punti di Sessions guidano i Cavaliers alla vittoria su Milwaukee, gli Spurs si impongono nel derby con i Rockets, Brandon Roy (23 punti) guida i Blazers al successo sui Nuggets (inutili i 21 di Anthony), mentre i campioni dei Lakers demoliscono i Warriors con un sonoro 120-99 (23 punti per Gasol, Bryant tenuto a riposo).

    Risultati preseason NBA 21 ottobre 2010

    New Orleans Hornets-Oklahoma City Thunder 86-101

    • (N.O.: West 24, Belinelli 2; Okl: Durant 19)

    Golden State Wariors- Los Angeles Lakers 99-120

    • (G.S.: Curry 19; Lak: Gasol 23)

    Miami Heat-Atlanta Hawks 89-98

    • (Mia: James 38; Atl: Johnson 27)

    Milwaukee Bucks-Cleveland Cavaliers 77-83

    • (Mil: Douglas-Roberts 16; Cle: Sessions 26)

    Denver Nuggets-Portland Trail Blazers 83-90

    • (Den: Anthony 21; Por: Roy 23)

    Houston Rockets-San Antonio Spurs 103-111

    • (Hou: Martin 21; S.A.: Blair 17)
  • Eurolega: Siena a valanga sullo Cholet, OK Barça e Panathinaikos

    Eurolega: Siena a valanga sullo Cholet, OK Barça e Panathinaikos

    3 vittorie su 3 per le italiane in Eurolega. Una partenza migliore per le nostre squadre non si poteva prospettare dopo la prima giornata, anche per via del proibitivo impegno in Russia contro il CSKA Mosca per l’Armani Jeans Milano che però ha dato prova di essere diventata una squadra temibile non solo in Italia ma anche in Europa.

    E dopo la vittoria di Milano nel pomeriggio è arrivata anche quella di Siena, molto più agevole contro lo Cholet, che si scioglie letteralmente nel secondo tempo dopo una buona prima parte di gara. Solo 16 punti nei 2 quarti della ripresa per i francesi, schiacciati dai 13 punti a testa di Carraretto e Lavrinovic (Ksistof) e dai 12 di McCalebb. Bene anche Moss (10 punti per lui) e Kaukenas (8 punti). per lo Cholet, tenuto a soli 44 punti, neanche un uomo in doppia cifra. Il +32 finale (76-44) è una garanzia anche per il futuro nel girone.

    MONTEPASCHI SIENA-CHOLET 76-44
    Siena: Carraretto 13, Lavrinovic 13, McCalebb 12, Moss 10, Kaukenas 8, Rakovic 7, Ress 4, Hairston 4, Zisis 3, Aradori 2, Stonerook 0, Michelori 0. All.: Pianigiani.
    Cholet: Robinson 9, Causeur 8, Mejia 8, Avdalovic 6, Falker 5, Nelson 4, Marquis 4, Leonard 0, Duport 0, Diarra 0. N.e.: Vebobe, Houmounou. All.: Kanut.

    Negli altri incontri della serata importante affermazione dello Zalgiris contro il Partizan per 73-62, mentre il Caja Laboral demolisce il Maccabi Electra (94-78).
    L’Unicaja si sbarazza per 84-73 dello Spirou Charleroi, mentre i campioni in carica del Barcellona non trovano problemi nell’incontro che li ha messi di fronte al Cibona Zagabria, riuscendo a condurre il match dall’inizio fino alla fine chiudendo con un perentorio 80-66.
    Il Panathinaikos batte in trasferta il Pamesa per 56-72 e si porta subito in testa al girone, con una grande voglia di riscatto dopo la scorsa sfortunata annta in Eurolega con l’uscita nel secondo girone eliminatorio.

    Risultati Eurolega prima giornata

    Olympiacos-Real Madrid 82-66
    Lottomatica Roma-Brose Basket Bamberg 83-65
    Unicaja Malaga-Charleroi 84-73
    Khimki-Asseco Prokom 82-76
    Zalgiris-Partizan 73-62
    Caja Laboral-Maccabi Electra 94-78
    Fenerbahce-Lietuvos Ryta 86-69
    Barcelona-Cibona Zagabria 80-66
    Montepaschi Siena-Cholet Basket 76-44
    Union Olimpija-Efes Pilsen 95-90 (2 overtime)
    CSKA Moscow-Armani Jeans Milano 73-88
    Valencia-Panathinaikos 56-72

    Classifiche Eurolega dopo la prima giornata

    GRUPPO A
    Khimki 1-0
    Caja Laboral 1-0
    Zalgiris 1-0
    Partizan 0-1
    Maccabi Electra 0-1
    Asseco Prokom 0-1

    GRUPPO B
    Virtus Roma 1-0
    Olympiacos 1-0
    Unicaja 1-0
    Spirou Charleroi 0-1
    Real Madrid 0-1
    Brose Baskets 0-1

    GRUPPO C
    Fenerbahce Ulker 1-0
    Montepaschi Siena 1-0
    Regal FC Barcelona 1-0
    Cholet Basket 0-1
    Cibona Zagreb 0-1
    Lietuvos Rytas 0-1

    GRUPPO D
    Union Olimpija 1-0
    Panathinaikos 1-0
    Armani Jeans Milano 1-0
    CSKA Moscow 0-1
    Power Elec. Valencia 0-1
    Efes Pilsen 0-1

  • NBA 10/11: Analisi Southeast Division

    NBA 10/11: Analisi Southeast Division

    Il viaggio alla scoperta delle 30 squadre NBA prosegue con la Southeast Division, una delle più competitive divisioni delle Lega, quella, per intenderci, che vedrà protagonista i nuovi “Big Three” della NBA ovvero i Miami Heat di Dwyane Wade, LeBron James e Chris Bosh.

    Sarà una sfida non solo alle altre 4 avversarie divisionali, quella dei rinnovati Heat dell’Estate 2010, ma a tutta la Lega, a tutte le altre 29 franchigie, prime fra tutte Los Angeles Lakers ed i cugini degli Orlando Magic (anche loro inseriti nella Southeast Division).
    A prima vista Miami sembra inarrestabile ma bisognerà vedere come l’alchimia di squadra si svilupperà in questi mesi: molte volte il talento sopperisce alle eventuali lacune (anche se gli Heat sembrano non averne a prima vista), ma un nucleo di giocatori profondamente rinnovato ha bisogno del tempo necessario per ingranare la marcia giusta. Della squadra dello scorso anno sono rimasti solo i playmaker Chalmers ed Arroyo, la stella Wade ed i lunghi Udonis Haslem, Joel Anthony e Jamaal Magloire. Poi 10 facce nuove per riportare Miami ai vertici della Lega.

    Le avversarie non staranno a guardare, in primis gli orlando Magic: i cugini della Florida rispetto agli Heat hanno cambiato poco e investito i pochi soldi disponibili in modo oculato. La preseason sta dando ragione al G.M.Otis Thorpe con un record (fino ad ora) di 7-0. La regular season sarà tutt’altra cosa, però ad Orlando c’è moderato ottimismo per competere, in fondo in NBA nessuno ha un centro più dominante di Dwight Howard, cosa che molte volte porta le squadre che ne hanno uno a poter lottare per la vittoria del titolo. Non sono da sottovalutare neanche gli Atlanta Hawks, rimasti pressochè invariati rispetto allo scorso campionato ad eccezione del coach (via Woodson, dentro Drew), ed assieme ad Oklahoma City candidati ad essere la squadra più atletica della Lega. Charlotte cercherà di inserirsi nella lotta ma appare distaccata rispetto alle altre, anche se i buoni giocatori non mancano di certo nel North Carolina. In ricostruzione invece i Washington Wizards che hanno approfittato della fortuna nella sera della Draft Lottery (recapitato direttamente da Kentucky University il fenomeno John Wall, con un grandissimo colpo di fortuna a discapito dei Nets) per iniziare a costruire un futuro migliore. Cammino durissimo e che necessita di tempo ma le basi per lavorare bene ci sono tutte, fermo restando che anche nei prossimi Draft bisognerà reclutare qualche altro campioncino.

    ATLANTA HAWKS: Atlanta ha mantenuto invariato il nucleo di giocatori rispetto allo scorso anno: poche aggiunte e per lo più comprimari, per tentare di dare continuità ai risultati magari migliorando il cammino nei playoff. Sollevato dall’incarico di head coach il deludente Mike Woodson (che ha raggiunto record vincenti più per la crescita dei tanti giovani talentuosi accumulati nei Draft in cui Atlanta ha avuto scelte molto alte che per meriti propri) si è passati a Larry Drew al primo incarico come capo allenatore. Un coach tutto da verificare.
    Per quanto riguarda le mosse di mercato si è preferito rifirmare a cifre da capogiro il leader Joe Johnson, ottimo giocatore, ma un pò troppo in ombra nei finali di partita che contano, è arrivato via Draft il talentino Jordan Crawford (il ragazzo che qualche stagione fa in una esibizione schiacciò in faccia ed in testa a LeBron James ed il cui video della partita fu prontamente sequestrato dagli agenti Nike, preoccupati dalle conseguenze economiche del gesto dell’”incauto” ragazzino) ed i lunghi Josh Powell (dai campioni dei Lakers) ed Etan Thomas. Acquisti necessari dopo che per tante settimane si era in dirittura d’arrivo per chiudere l’ingaggio di Shaquille O’Neal che poi ha deciso di cambiare totalmente idee su Atlanta e firmare con i Boston Celtics (forse motivi economici?). Con Shaq nel ruolo di centro (anche non titolare) gli Hawks avrebbero avuto più chance di giocarsi un eventuale finale della Eastern Conference dato che se O’Neal da una parte è in declino per via degli anni, tuttavia la sua stazza sotto il canestro avrebbe permesso di tenere lontano dall’area i centri avversari. Il quintetto di partenza pare molto efficace, ma ciò che non convince degli Hawks è la panchina un pò corta: Mike Bibby nel ruolo di playmaker ancora è utile, Joe Johnson una sicurezza per i punti nelle mani, Williams ha mostrato miglioramenti nelle ultime partite in ala piccola, Josh Smith è il giocatore più talentuoso della squadra ed è chiamato ad esplodere definitivamente ( Cleveland avrebbe fatto carte false per prenderlo in sostituzione di LeBron James) mentre Horford è un centro che ha come unico limite qualche centimetro concesso agli avversari per quanto riguarda l’altezza. Dicevamo della panchina però: l’unico in grado di dare degno ausilio ai titolari sembra Jamal Crawford (che è anche in rotta con la dirigenza per il rinnovo del contratto). Il miglior sesto uomo dello scorso campionato pare una sicurezza potendo ricoprire i 2 ruoli di play e guardia tiratrice, poi quasi il nulla, per questo sarebbe stato importante l’arrivo di Shaq per dare man forte a Smith ed Horford nel reparto lunghi.
    Tuttavia Atlanta si giocherà il terzo posto nella Eastern Conference con i Boston Celtics, anche se sia Hawks che Celtics dovranno guardarsi attentamente da Chicago Bulls e Milwaukee Bucks che hanno operato benissimo sul mercato nell’Estate ed hanno messo in piedi squadre molto competitive. Sarebbe curioso tra l’altro se le prime 3 della Eastern Conference alla fine risulteranno (rigorosamente nell’ordine di pronostico) Miami Heat, Orlando Magic ed Atlanta Hawks: tutte e 3 squadre della Southeast Division, il che dimostra la competitività di questa divisione.

    Arrivi: Jordan Crawford (New Jersey Nets), Josh Powell (FA), Ethan Thomas (FA), Pape Sy (FA).
    Partenze: Damion Jones (New Jersey Nets).
    Scelte al draft: Damion Jones, Pape Sy
    Quintetto base: Mike Bibby (PG), Joe Johnson (SG), Marvin Williams (SF), Josh Smith (PF), Al Horford (C)

    ROSTER

    PG: Mike Bibby, Jeff Teague
    SG: Joe Johnson, Jamal Crawford, Jordan Crawford, Pape Sy
    SF: Marvin Williams, Maurice Evans
    PF: Josh Smith, Josh Powell, Etan Thomas
    C: Al Horford, Zaza Pachulia, Jason Collins
    Head Coach: Larry Drew

    CHARLOTTE BOBCATS: I Bobcats, non partono con i favori del pronostico, tuttavia sono una squadra molto equilibrata che basa tutto sulla forza difensiva (tipico marchio di fabbrica delle squadre targate Larry Brown). L’attacco sarà incentrato tutto sul talento di un fine realizzatore quale Stephen Jackson e sulla continuità di Gerald Wallace, ormai stella di prima grandezza dell’intera NBA. A dire la verità mancherebbe qualcosa nel ruolo di playmaker (dopo l’addio di Felton passato ai Knicks) ma D.J. Augustin promette scintille al suo terzo anno nella Lega (anche per questo è stato sacrificato Felton), e sotto canestro dopo la partenza di Tyson Chandler verso Dallas, anche perchè la contropartita tecnica ricevuta dai Mavs, Erick Dampier, è stata subito tagliata per motivi id salary cap. Kwame Brown (già compagno di Jordan a Washington) è stato chiamato e voluto proprio dal nuovo proprietario dei Bobcats per coprire il buco in pitturato ma le incognite su di lui permangono, visto che a 28 anni non ha mai rispettato le aspettative che c’erano su di lui quando i Wizards lo chiamarono con la prima scelta assoluta al Draft del 2001( e neanche dopo il suo passaggio ai Lakers di Bryant). E’ per questo che in area pitturata si chiederanno gli straordinari a Tyrus Thomas che nella seconda metà della scorsa stagione, dopo il suo arrivo dai Bulls, non ha sfigurato, anzi ha dato segnali confortanti per il suo futuro. Anche Boris Diaw sarà chiamato a rendere al meglio vista la sua duttilità che lo porta a poter giocare, all’occorrenza, in 4 ruoli differenti. Anche se coach Brown non è propriamente un amante di rookie e sophomore resta il fatto che dovrà dare più spazio sia a Gerald Henderson che a derrick Brown , 2 ragazzi che potrebbero rappresentare il futuro della franchigia (anche perchè quest’anno i Bobcats non hanno avuto nessuna scelta al Draft e gli unici ragazzi giovani restano loro).
    Obiettivo per Charlotte confermarsi tra le prime 8 e qualificarsi alla post season dopo la prima storica volta dello scorso campionato e vista la ritrovata competitività dell’Est l’impresa non sarà semplice.

    Arrivi: Eric Dampier (Dallas Mavericks), Eduardo Najera (Dallas Mavericks), Matt Carroll (Dallas Mavericks), Kwame Brown (Free agent)
    Partenze: Tyson Chandler (Dallas Mavericks), Alexis Ajinca (Dallas Mavericks), Eric Dampier (tagliato)
    Scelte al draft: nessuna.
    Probabile quintetto base: D.J. Augustin (PG), Stephen Jackson (SG), Gerald Wallace (SF), Boris Diaw (o Tyrus Thomas) (PF), Kwame Brown (C)

    ROSTER

    Guardie: D.J. Augustin, Gerald Henderson, Matt Carroll, Sherron Collins, Stephen Jackson; Shaun Livingston.
    Ali: Derrick Brown, Boris Diaw, Dominic McGuire, Gerald Wallace, Eduardo Najera, Tyrus Thomas.
    Centri: DeSagana Diop, Nazr Mohammed, Kwame Brown.
    HEAD COACH: Larry Brown

    MIAMI HEAT: La squadra che da luglio in poi è sempre sulla cresta dell’onda (almeno mediaticamente), la squadra di cui tutti parlano e di cui tutti discutono. Un’accozzaglia di talento come è capitato di poter fare a Miami non si è mai vista nella storia della NBA (o almeno non da quando c’è stato l’ampliamento a 30 squadre). Una vera corazzata, almeno sulla carta, che non ha virtualmente limiti, salvo l’”assemblaggio” dei giocatori negli schemi e l’eventuale unità dello spogliatoio visto che le teste calde sono sempre pronte ad esplodere da un momento all’altro.
    Potenzialmente devastanti, sono candidati oltre a succedere ai Lakers campioni in carica, a diventare i dominatori della Lega per circa un decennio attentando se si vuole anche al super record di stagione regolare fatto dai Bulls di Jordan, Pippen e Rodman di “qualche” anno fa (72 vittorie e 10 sconfitte per la precisione). Non manca niente alla squadra: il più forte giocatore in NBA (LeBron James), Durant e Bryant permettendo; la guardia tiratrice più completa assieme proprio a Bryant (Dwyane Wade); la power forward più talentuosa tra tutte quelle che calcano i parquet della NBA (Chris Bosh); ed intorno a loro un nucleo di onesti comprimari che non chiederanno certo di prendere il posto dei 3 fenomeni. Formazione totalmente rinnovata, con 10 new entry e sole 6 conferme (di cui una, Jamaal Magloire sempre in procinto di essere tagliata). Rispetto allo scorso anno solo Joel Anthony, Arroyo e Chalmers sono stati confermati (a cifre minime), Wade ha trascinato invece i 2 amiconi James e Bosh a “South Beach” mentre Haslem ha dovuto decurtarsi di molto lo stipendio per restare nel team e dare la possibilitàdi pagare gli stipendi dei “Big Three”. Che alla fine non sono neanche faraonici rispetto al resto della Lega e rispetto a quelli di altri colleghi del momento (14 milioni di dollari annuali), ma hanno comportato degli enormi sacrifici per gli altri componenti del roster che sono tutti pagati al minimo salariale o quasi (solo Mike Miller ed Haslem hanno un contratto dignitoso). Insomma una vera rivoluzione che potrebbe (il condizionale, seppur non ci siano dubbi, è d’obbligo) portare all’inizio di una nuova era per il basket americano. Con buona pace delle altre pretendenti, Lakers Celtics e Magic ora, Oklahoma City Thunder per il futuro. A meno che qualcuno tra i fenomeni rimasti ancora in circolazione (e sparpagliati) nella Lega non decida di fare una riunione (come fatto da Wade-Bosh-James) consultarsi e decidere di unire le forze per formare un nuovo “Dream Team” che possa contrastare lo strapotere dei nuovi Heat di Pat Riley ed Erik Spoelstra (ogni riferimento ad un possibile trio Carmelo Anthony, Chris Paul ed Amar’è Stoudemire o ad un’accoppiata Kevin Durant-Dwight Howard, potenzialmente letale per tutti, è puramente casuale!).
    La squadra pare ben coperta in ogni ruolo, in regia si alterneranno Chalmers, Arroyo ed House (ma la regia più realisticamente la faranno o Wade o James che vorranno sempre il pallone in mano), Wade sarà inamovibile nel ruolo di guardia, James in quello di ala piccola (con Mike Miller pronto a subentrare ad uno dei 2 fenomeni vista la sua duttilità). Haslem invece sarà il primo cambio per Chris Bosh, con Illgauskas nel ruolo di centro e Juwan Howard, Joel Anthony ed il mastodontico Dexter Pittman a subentrare per far rifiatare il veterano e fido scudiero di James.
    In chiusura l’obiettivo per i Miami Heat è senza ombra di dubbio il titolo che deve essere necessariamente conquistato visto il valore del roster a disposizione. Altrimenti l’etichetta di fallimento sarà già dietro l’angolo a perseguitare ancora una volta il nome di LeBron James.

    Arrivi: LeBron James (Cleveland Cavaliers), Chris Bosh (Toronto Raptors), Zydrunas Ilgauskas (Cleveland Cavaliers), Mike Miller (Washington Wizards), Juwan Howard (Portland Trail Blazers), Eddie House (Boston Celtics), Patrick Beverley(Olympiacos), James Jones
    Partenze: Michael Beasley (Minnesota T-Wolves), Jermaine O’Neal (Boston Celtics), Daequan Cook (Oklahoma City Thunder), Quentin Richardson (Orlando Magic)
    Probabile quintetto base: Mario Chalmers (PG), Dwyane Wade (SG), LeBron James (SF), Chris Bosh (PF), Zydrunas Ilgauskas (C)

    ROSTER

    Guardie: Wade, Chalmers, Miller, House, Arroyo, Beverly.
    Ali: L.B.James, Haslem, J.Jones, J.Howard, Bosh, S.Randolph
    Centri: Ilgauskas, Magloire, J.Antony, Pittman
    Head Coach: Spoelstra

    ORLANDO MAGIC: I veri antagonisti degli Heat non solo per il predominio nella Division, ma anche (e soprattutto) per il primo posto nella Eastern Conference. Le 2 squadre della Florida si daranno battaglia fino all’ultimo, difficile fare pronostici perchè anche i Magic sembrano ben attrezzati per competere per il titolo NBA. Ad Orlando ci credono tutti, dirigenza, giocatori e tifosi, che aspettano l’anello più prestigioso dai tempi del duo “Penny”-Anfernee Hardaway-Shaquille O’Neal. Un’attesa lunga che si spera possa terminare presto, anche perchè la squadra finora ha dato prova di essere una delle miglior della lega: 7-0 il record in preseason quando ormai le partite sono agli sgoccioli. va bene dire che i match di prestagione non sono totalmente indicativi, ma qualcosa dimostrano pure: e ciò che hanno dimostrato dei Magic è una formazione costruita veramente con criterio. Team solido con Jameer Nelson in regia (Duhon sarà il cambio con Jason Williams sempre pronto ad entrare nei momenti difficili, Vince Carter sarà la guardia titolare con uno straordinario J.J. Redick pronto a subentrare. Nel ruolo di ala piccola si divideranno minuti e spazio Quentin Richardson e Mickael Pietrus, ed in ala grande Rashard Lewis dovrà necessariamente rifiatare per lasciare qualche scampolo di partita a Brandon Bass. Proprio Lewis sembra essere l’ago della bilancia per questi Magic: se Rashard gira allora tutto è più facile, se la giornata non è quella giusta, tutti ne risentono. Poi il talento e la fisicità di Howard sotto i tabelloni completeranno l’opera con Gortat sempre pronto a dare una mano quando il centro titolare sarà fuori se gravato da molti falli (cosa in cui, uno stoppatore eccezionale come Howard, incappa qualche volta). Inoltre c’è curiosità per quanto riguarda Daniel Orton, molto simile fisicamente ad Howard ma che ancora è molto grezzo tecnicamente per l’attacco (anche se gli specialisti dicono che in difesa già sia veramente bravo), un clase 1990 scelto alla fine del primo giro e che potrebbe essere un investimento per il futuro anche per giocare con Dwight quasi con uno schema a doppio centro (un pò come Duncan-Robinson negli Spurs che furono). Da non dimenticare il jolly Ryan Anderson molto utile in caso di infortuni o problemi di falli in partita come dimostrato lo scorso anno nei momenti critici. Il tutto sotto la guida sapiente di coach Stan Van Gundy, vero maestro delle panchine NBA, una sicurezza per chi lo assume nel ruolo di allenatore.
    Obiettivo per i Magic cercare di vincere il titolo NBA, anche se le insidie non mancano, a partire dalla Division che li vedrà opposti agli Heat del trio delle meraviglie. Ma per arrivare fino in fondo, ad Est, e non solo, tutti dovranno necessariamente fare i conti con questi Magic

    arrivi: Malik Allen (da Denver), Chris Duhon (da New York), Daniel Orton (da Kentucky University), Quentin Richardson (da Miami), Stanley Robinson (da Connecticut University)
    Partenze: Matt Barnes (ai Lakers)
    Scelte al draft: Daniel Orton (pick 29), Stanley Robinson.
    Probabile quintetto base:Jameer Nelson (PG), Vince Carter (SG), Quentin Richardson (SF), Rashard Lewis (PF), Dwight Howard (C)

    ROSTER

    Guardie: Vince Carter, Chris Duhon, Jameer Nelson, Jason Williams, J.J. Redick.
    Ali: Malik Allen, Ryan Anderson, Brandon Bass, Rashard Lewis, Mickael pietrus, Quentin Richardson, Stanley Robinson.
    Centri: Daniel Orton, Marcin Gortat, Dwight Howard
    HEAD COACH: Stan van Gundy

    WASHINGTON WIZARDS: La squadra più fortunata dell’ultima Draft Lottery riparte da un solo nome: John Wall, prima scelta assoluta e probabile All Star degli anni a venire. Sotto la guida di un coach di esperienza come Flip Saunders (4 finali di Conference in 13 anni di NBA), il giovane talento da Kentucky University potrà diventare uno dei “big” della Lega come Russell Westbrook, Derrick Rose, Chris Paul e Rajon Rondo, suoi diretti avversari nel ruolo di playmaker.
    Nella capitale hanno approfittato della clamorosa scalata nella Lottery per cercare di migliorare passo dopo passo e ricostruire in 2-3 anni una franchigia vincente. La base non manca, anche se si dovrà capire quale ruolo avrà Gilbert Arenas, se sarà ceduto, e se si, per arrivare a cosa?(giocatori pronto uso o scelte alte nei prossimi Draft per seguire l’esempio dei Thunder che nel giro di 4 anni hanno messo su una formazione talentuosa di rampanti ventenni).
    Tutti i principali giocatori di questa squadra hanno qualcosa da dimostrare in questa stagione. In primis Arenas: il suo talento non si discute, si parla di uno degli attaccanti più devastanti in NBA. I dubbi semmai sono altri, e sono sempre gli stessi da anni: saprà tenersi alla larga dai guai, comportandosi da leader in grado di rappresentare un esempio per i compagni? E il suo fisico fragile lo terrà lontano da quegli infortuni che lo hanno afflitto in continuazione tra il 2007 e il 2009?
    “Agent Zero” si è mostrato pentito per gli errori del recente passato, e assicura di voler dare una svolta positiva al suo atteggiamento. Ma mai come in questo caso, la risposta ai dubbi che lo circondano potrà darla il campo e lo stesso Arenas, che nel frattempo ha scelto di indossare il numero 9 al posto dello 0.
    Un altro veterano come Josh Howard ha tutta l’intenzione di tornare a recitare un ruolo importante. Scaricato da Dallas dopo anni di onorato servizio, Howard ha rassicurato tutti sulle sue condizioni fisiche, dichiarando che tra un paio di mesi sarà pronto a giocare.
    Diverso il discorso che riguarda i due lunghi titolari, Yi Jianlian e Andray Blatche. Yi ha mostrato di avere talento, mani educate e una buona propensione al rimbalzo. E’ un giovane che viene chiamato a disputare una stagione di alto livello, così come Blatche.
    Quest’ultimo venne scelto dai Wizards nel Draft del 2006, eppure è riuscito ad affermarsi come colonna della squadra solo nella stagione precedente. Nel corso degli anni gli erano stati preferiti giocatori più esperti come Antawn Jamison e Brendan Haywood, ma una volta partiti loro Blatche è divenuto il centro titolare.
    Il 24enne di Syracuse non ha un compito facile di fronte a sé: l’anno scorso nessuno si aspettava la sua esplosione, mentre quest’anno verrà tenuto maggiormente d’occhio dalle difese. Sarà uno dei sorvegliati speciali, questo è sicuro.
    Così come uno dei sorvegliati speciali sarà John Wall. Essere scelto come primo nel Draft lo investirà fin da subito di una grande pressione, ma Wall parte da una base più solida rispetto ad altri ragazzi che hanno avuto questo onore nelle precedenti stagioni.
    Arrivare in NBA e avere a fianco giocatori come Arenas, Howard, Yi e Blatche, senza dimenticare ottime riserve come Hinrich, Thornton e McGee, rappresenta una buona occasione per mettersi in mostra da subito, senza dover aspettare rinforzi per anni come è capitato a numerose prime scelte del passato.
    Giocatore veloce, ottimo nell’ attaccare il canestro, con una buona visione di gioco e altrettanto buone doti di passatore, con in più un fisico tosto per essere un playmaker (1.93 x 88 kg). Può far bene da subito, ha 20 anni ma il suo impatto sulla squadra verrà testato da subito.
    Obiettivo per i Wizards sarà migliorare il record dello scorso anno (26-56), ma cercando piano piano di rinforzare anche la squadra per tornare a primeggiare nel giro di pochi anni (o come sperano i tifosi, nel più breve tempo possibile).

    Arrivi: Kirk Hinrich (Chicago Bulls), Yi Jianlian (New Jersey Nets), Hilton Armstrong (Houston Rockets), Kevin Seraphin (Chicago Bulls)
    Partenze: Mike Miller (FA), Earl Boykins (FA), Randy Foye (FA), James Singleton (FA), Quinton Ross (Los Angeles Clippers)
    Scelte al draft: John Wall (pick 1), Trevor Booker (pick 23), Hamady N’Diaye (pick 56)
    Probabile quintetto base: John Wall (PG), Gilbert Arenas (SG), Josh Howard (SF), Yi Jianlian (PF), Andray Blatche (C)

    ROSTER

    Guardie: Gilbert Arenas, John Wall, Kirk Hinrich, Nick Young
    Ali: Josh Howard, Al Thornton, Yi Jianlian, Kevin Seraphin, Trevor Booker, Cartier Martin (FA), Adam Morrison (Los Angeles Lakers)
    Centri: Andray Blatche, Javale McGee, Hilton Armstrong,
    HEAD COACH: Flip Saunders

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  • Eurolega: Impresa Milano, espugnata Mosca

    Eurolega: Impresa Milano, espugnata Mosca

    Milano domina il CSKA Mosca per tutto il match e vince 88-73, con una prestazione a tratti veramente straordinaria, la prima partita dell’Eurolega 2010-11. Fantastica partita che inizia con Mancinelli protagonista, poi il testimone passa a Finley ed il cerchio si chiude con Rocca mentre in attacco Pecherov è inarrestabile (sempre!) e distrugge con 5/7 nelle triple (l’AJ chiude con 14/26) la difesa prima molle poi sempre più attenta dell’Armata Rossa.

    Vujosevic in avvio mette il 222 centimetri Marjanovic su Mancinelli, e Mancio segna 2 triple. Cambio di marcatura, e 3 punti di Pecherov: partire con un 9-2 a Mosca è sempre un bell’inizio. La difesa di Pecherov non è così brillante come l’attacco, il CSKA sfoglia il suo catalogo di 2.15 e oltre, e tocca a Sokolov che con Shved riduce il gap (11-13). Ma l’A.J. propone un mix micidiale e indifendibile: palle recuperate e triple. Mancinelli chiude il primo quarto con 11 punti e 2 recuperi, Jaaber è una minaccia costante per gli avversari con la palla. Che riescono a riemergere nel secondo quarto con un 7-0 (24-28). Ma hanno già perso 11 palloni senza averne portato via nemmeno uno a Milano che continua una show balistico fantastico: Finley, Maciulis e Pecherov (10 punti nei 4 minuti finali) producono un 24-5 che porta Milano sul +23 all’intervallo, con 9/13 da tre. Pecherov contribuisce con un 3/4 e 15 punti nei 15 minuti in campo.

    La pausa fa ragionare troppo l’A.J. su quanto (teoricamente) è forte, e rientra producendo 4 errori al tiro (3 triple) e uno sfondamento e come sempre accade la difesa sbanda facendo entrare in partita Siskauskas. E’ 8-0 CSKA (37-52), Maciulis ferma l’emorragia ma Mosca inizia a difendere. Milano capisce che è cominciata un’altra partita, quella dove ci vogliono Rocca e Jaaber, e invece di sparare da fuori penetra con Hawkins, silente fino a quel momento, e Mancinelli. I dividendi vengono pagati anche più tardi, con la nuova libertà dei tiratori da 3 che Finley e Jaaber sfruttano per il nuovo +18 (48-66). Col quale Milano entra nell’ultimo quarto (54-72), che inizia però sulla stessa falsariga del terzo (ovvero male per il momentaneo 59-72) perché ora lotta anche Smodis e cresce Vorontsevich per Mosca, ma poi Milano prende quota con 2 mirabili canestri di Rocca, una rarità da 4 metri e una penetrazione su Marjanovic. Intanto, la pratica Pecherov resta insoluta per Vujosevic. Per 2 volte l’ucraino si trova in vantaggio oltre la linea da 3, e per 2 volte ricaccia il CSKA a -16, la seconda al 37esimo. Stavolta le ginocchia dell’Armata Rossa toccano il tappeto, Rocca le piega del tutto con il suo ottavo punto dell’ultimo quarto. Strepitoso, lui, Mancinelli Pecherov e tutta l’Armani Jeans che per una sera ci rende orgogliosi del nostro basket!

    CSKA MOSCA-ARMANI JEANS MILANO 73-88
    Cska: Gordon 15, Sokolov 13, Vorontsevich 11, Marjanovic 8, Smodis 8, Shved 7, Siskauskas 6, Holden 3, Langdon 2, Bykov 0, Kurbanov 0. N.e.: Zabelin. All.: Vujosevic.
    A.J.: Pecherov 23, Finley 15, Mancinelli 13, Maciulis 11, Jaaber 11, Rocca 10, Hawkins 3, Mordente 2, Melli 0. N.e.: Nardi, Ganeto. All.: Bucchi.

    Nel prossimo articolo tutti i risultati di Eurolega con le classifiche dei gironi

  • NBA: Belinelli super non basta agli Hornets, Bargnani e Toronto ancora KO

    NBA: Belinelli super non basta agli Hornets, Bargnani e Toronto ancora KO

    Una super prestazione di Marco Belinelli, da 25 punti (6/10 da 3 punti) conditi da 2 assist e 2 steal in 33 minuti di impiego sul parquet, non basta ai New Orleans Hornets per battere i Charlotte Bobcats. La formazione del North Carolina si impone dopo un supplementare grazie al solito Stephen Jackson che mette a segno 25 punti.

    Cadono anche i Toronto Raptors di Andrea Bargnani: nonostante i 19 punti del “Mago” i Chicago Bulls hanno la meglio sui canadesi per 110-103, grazie ai 22 punti di Luol Deng ed ai 20 di Derrick Rose (quasi in tripla doppia con anche 8 rimbalzi e 9 assist in soli 31 minuti sul campo).

    In campo anche i Knicks che però lasciano a riposo tutti i “Big” dopo la partita disputata solo 24 ore fa: Stoudemire, Gallinari e Chandler assistono al match solo come semplici spettatori. Knicks che cadono contro Philadelphia per 118-91 (20 punti a testa per Kapono ed Iguodala, doppia-doppia da 16 punti e 11 rimbalzi per Elton Brand).

    Nelle ultime 2 partite di questa notte di preseason, vincono i Boston Celtics con i 17 punti del capitano Paul Pierce contro i New Jersey Nets (benissimo il rookie Derrick Favors con 16 punti, 4 rimbalzi e 2 stoppate in 24 minuti di gioco), e gli Orlando Magic, che restano imbattuti in questa preseason (7-0 il record): asfaltati anche i Dallas Mavericks (non proprio gli ultimi arrivati) con un perentorio 101-76, grazie ai 20 punti a testa di Vince Carter e Dwight Howard (che aggiunge però anche 13 rimbalzi e 4 stoppate in 28 minuti di gioco). Magic in formissima in vista della regular season, i cugini dei Miami Heat di Wade, Bosh e James sono avvisati, per il primato della Southeast Division ci sarà ancora da battagliare contro di loro.

    Risultati preseason NBA 20 ottobre 2010

    New Orleans Hornets-Charlotte Bobcats 98-105 (overtime)

    • (N.O.: Belinelli 25 punti; Cha: Jackson 25 punti)

    Toronto Raptors-Chicago Bulls 110-103

    • (Tor: Barbosa 22 punti, Bargnani 19; Chi: Deng 22 punti)

    New York Knicks-Philadelphia 76ers 118-91

    • (N.Y.: Felton 16 punti; Phi: Kapono, Iguodala 20 punti)

    Dallas Mavericks-Orlando Magic 76-101

    • (Dal: Butler 15 punti; Orl: Carter, Howard 20 punti)

    New Jersey Nets-Boston Celtics 92-107

    • (N.J.: Favors 16 punti; Bos: Pierce 17)
  • Eurolega: Bene Roma, il Khimki supera il Prokom

    Eurolega: Bene Roma, il Khimki supera il Prokom

    Prima giornata di Eurolega che parte nel migliore dei modi per le squadre italiane: in attesa del debutto dell’Armani Jeans Milano, domani alle 18.15 nella tana del CSKA Mosca, e della nuova Montepaschi Siena che ospiterà lo Cholet alle ore 21, inizia con il piede giusto la Lottomatica Roma che in casa supera agevolmente il Brose Baskets.
    A parte l’avvio del match in cui i tedeschi mettono il naso avanti, all’incirca a metà primo quarto Roma passa a condurre e non lascerà più la testa dell’incontro. Decisivo soprattutto il terzo periodo con un mega parziale di 24-10 per i giallorossi. Sugli scudi Charles Smith, top scorer con 16 punti, Washington con 13 e 5 assist, Luca Vitali autore di 11 punti e poi a quota 10 Giachetti ma soprattutto Vladimir Dasic che aggiunge anche 7 rimbalzi, 3 steal e 2 assist. Un giocatore fenomenale con ampi margini di miglioramento, un vero colpo per Roma che si ritrova un campioncino pronto ad esplodere. La Lottomatica raggiunge in testa al gruppo l’Olympiacos Pireo, vittorioso lunedì nel primo incontro di Eurolega sul Real Madrid di Ettore Messina.

    Per quanto riguarda le altre partite della serata, nel pomeriggio vittoria del Khimki di Sergio Scariolo sull’Asseco Prokom per 82-76 (Keith Langford top scorer dei russi con 17 punti e 6 rimbalzi di contorno, per il Prokom non basta la doppia-doppia da 20 punti e 10 rimbalzi di J.R. Giddens).
    Il Fenerbahce invece batte in scioltezza il Lietuvos Rytas (86-69) grazie ai 21 punti di Darjus Lavrinovic. Per gli ospiti 15 punti a testa per Milko Bjelica e Brad Newley.
    Nella battaglia di Lubiana, dopo ben 2 overtime, i padroni di casa dell’Olimpija battono i turchi dell’Efes Pilsen. I padroni di casa ringraziano per il successo Pinkney e Jagodnik, autori rispettivamente di 23 e 21 punti. I turchi, ai quali va fatto un applauso per essere stati degni avversari nel match, hanno in Igor Rakocevic (23 punti) il miglior marcatore.

    Risultati Eurolega prima giornata

    Olympiacos-Real Madrid 82-66
    Lottomatica Roma-Brose Basket Bamberg 83-65
    Unicaja Malaga-Charleroi (domani)
    Khimki-Asseco Prokom 82-76
    Zalgiris-Partizan (domani)
    Caja Laboral-Maccabi Electra (domani)
    Fenerbahce-Lietuvos Ryta 86-69
    Barcelona-Cibona Zagabria (domani)
    Montepaschi Siena-Cholet Basket (domani)
    Union Olimpija-Efes Pilsen 95-90 (2 overtime)
    CSKA Moscow-Armani Jeans Milano (domani)
    Valencia-Panathinaikos (domani)

    Classifiche Eurolega dopo la prima giornata

    GRUPPO A
    Khimki 1-0
    Partizan 0-0
    Maccabi Electra 0-0
    Zalgiris 0-0
    Caja Laboral 0-0
    Asseco Prokom 0-1

    GRUPPO B
    Virtus Roma 1-0
    Olympiacos 1-0
    Spirou Charleroi 0-0
    Unicaja 0-0
    Real Madrid 0-1
    Brose Baskets 0-1

    GRUPPO C
    Fenerbahce Ulker 1-0
    Cholet Basket 0-0
    Cibona Zagreb 0-0
    Montepaschi Siena 0-0
    Regal FC Barcelona 0-0
    Lietuvos Rytas 0-1

    GRUPPO D
    Union Olimpija 1-0
    Panathinaikos 0-0
    CSKA Moscow N0-0
    Armani Jeans Milano 0-0
    Power Elec. Valencia 0-0
    Efes Pilsen 0-1

  • NBA: Vietato l’uso delle Concept 1

    NBA: Vietato l’uso delle Concept 1

    La NBA ha comunicato il divieto per tutti i giocatori di indossare “scarpe che creino un indebito vantaggio competitivo”.
    Il riferimento è chiaramente alle “Concept 1”, scarpa che negli ultimi mesi ha destato parecchie perplessità ai massimi dirigenti della Lega professionistica americana.
    Le speciali scarpe, prodotte dalla Athletic Propulsion Labs, una compagnia di Los Angeles, il cui costo si aggira intorno ai 300 dollari al paio, secondo gli esperti sarebbero illegali: alcuni test condotti da docenti di biomeccanica, infatti, hanno evidenziato che queste scarpe, definite addirittura “dopanti”, possono incrementare l’altezza di un salto di ben 8-9 centimetri, grazie alla loro particolare struttura, che consente un’elevata spinta in verticale.

    • Le Concept 1 possono letteralmente cambiare il modo di giocare: i giocatori più bassi di 180 centimetri hanno sempre dovuto sfruttare la loro velocità per approcciarsi al canestro lateralmente: usando queste scarpe, possono attaccarlo frontalmente come i giocatori più alti“,

    Ha detto Adam Goldston, fondatore insieme a suo fratello Ryan della Athletic Propulsion Labs.
    I Goldston non si sono detti affatto sorpresi del divieto imposto dalla NBA, perché la tecnologia utilizzata per le “Concept 1”, non solo provoca un immediato incremento del salto, ma consente anche ai giocatori di spendere meno energie. Queste caratteristiche avrebbero spinto molti giocatori (si vocifera addirittura il 30% dei rookie 2010-2011) a chiedere informazioni sulle calzature direttamente alla compagnia di Los Angeles.
    I nomi degli atleti interessati, però, non sono stati resi noti perché, molti di loro, alla fine, hanno firmato accordi con altri sponsor. Non è, comunque, la prima volta che la National Basketball Association mette al bando delle scarpe: 25 anni fa toccò alle Air Jordan, prodotte dalla Nike per il grande Michael Jordan, e definite troppo colorate per apparire sui parquet americani.
    I gemelli Goldston, appena 23enni, nella carriera universitaria a Southern California hanno fatto parte della squadra di basket. Ora, da giovani imprenditori, hanno brevettato la tecnologia “Load ‘N Launch” (Carica e lancia) per le loro scarpe. Il segreto, a quanto pare, sta nel tallone della scarpa:

    • “Viene inserita una sorta di “piattaforma di lancio” che riceve l’energia prodotta dal giocatore e aumenta la spinta del salto con l’aiuto di un complesso sistema di propulsione a molla“.

    Ha spiegato Ryan.

    • Non siamo scioccati dalla decisione della NBA. Il sistema non solo consente di saltare più in alto, ma permette anche di risparmiare energia. I giocatori potrebbero esprimersi a un livello superiore nel terzo e nel quarto periodo delle partite, quando normalmente la fatica si fa sentire

    Ha aggiunto Adam.

    La questione solleva parecchie perplessità ma per questa stagione almeno, le Concept 1 non saranno utilizzate.

  • NBA 10/11: Analisi Atlantic Division

    NBA 10/11: Analisi Atlantic Division

    La stagione NBA è alle porte (inizio fissato per il 26 ottobre) e da oggi inizia l’analisi delle squadre NBA che si apprestano a disputare la stagione 2010/2011.
    Il viaggio nel mondo del basket U.S.A. inizia dalla Atlantic Division (Eastern Conference) e dalle sue 5 squadre.
    Da molti questa divisione viene considerata la più facile e la più scontata, con una franchigia che vincerà il titolo divisionale a mani basse (Boston Celtics), ma più che per meriti propri per demeriti altrui, e le altre che hanno molto più interesse alla ricostruzione della squadra in vista del futuro. Philadelphia, New Jersey e Toronto si presantano ai nastri di partenza con obiettivi minimi, e saranno molto probabilmente destinate ad un’annata al disotto del 50% di vittorie e quindi con un record perdente, mentre i soli New York Knicks, visto l’arrivo del fortissimo Amar’è Stoudemire dai Phoenix Suns, sembrano poter avere un record vincente. Alle spalle dei soliti Celtics, che comunque non sono più la squadra tritasassi del 2007-2008 che vinse il titolo a mani basse per ovvi motivi anagrafici ma che comunque restano insidiosi per chiunque viste le qualità tecniche che possiedono i giocatori all’interno del suo roster.

    BOSTON CELTICS: Squadra un pò anziana, dicevamo, ma con indubbie qualità tecniche come dimostrato ampiamente nello scorso anno (finale NBA contro i Lakers che hanno avuto la meglio solo in gara 7 pur avendo il vantaggio del fattore campo). Il nucleo portante sarà formato dai soliti 4 giocatori: il capitano Paul Pierce, la guardia tiratrice più prolifica in NBA per quanto riguarda il tiro da 3 punti ovvero Ray Allen, un all-star come Kevin Garnett nel ruolo di ala grande che dovrà dimostrare che l’infortunio al ginocchio non lo condiziona oramai più ed infine Rajon Rondo, che sarà chiamato alla definitiva consacrazione visti i progressi mostrati in questi ultimi 2 anni tra regular season e playoff. Proprio Rondo sarà la chiave dei biancoverdi, il vero ago della bilancia e coach Doc Rivers punta tutto sulle qualità del suo playmaker per riuscire ad arrivare ai traguardi più alti in questa stagione (ci si aspetta un netto miglioramento nel tiro da fuori, soprattutto da 3, e nel jumper del numero 9 Celtics, forse unica vera lacuna del giocatore). Nel ruolo di centro visto l’infortunio di Kendrick Perkins ai legamenti del ginocchio, sono arrivati Shaquille O’Neal e Jermaine O’Neal che a rotazione dovranno mostrarsi degni sostituti del centro titolare. Sempre nel reparto lunghi sembra grave la perdita di Rasheed Wallace che alla fine dello scorso campionato ha optato per il ritiro. Per questo motivo è stato messo sotto contratto (dopo 2 anni di attesa dalla sua scelta al Draft del 2008) il turco Semih Erden, ex Fenerbahce. A dargli man forte per sostituire “Sheed” ci sarà Glen Davis e l’ancora acerbo Luke Harangody, rookie da Notre Dame che in pre-season non ha sfigurato.
    Nel reparto dei “piccoli” pesa invece la perdita di Tony Allen, migrato verso i lidi di Memphis, che causa un buco soprattutto per quanto riguarda la difesa. Per sostituirlo sono arrivati l’ex Delonte West, ma soprattutto Von Wafer di ritorno nella Lega dopo la sfortunata parentesi in Europa all’Olympiacos. Nate Robinson dovrà far rifiatare invece il play Rondo e Rivers dovrà lavorare soprattutto sulla testa del ragazzo per evitare i suoi proverbiali “colpi di testa”. Completano il roster Marquis Daniels (che dovrà specializzarsi nel gioco difensivo se vorrà trovare qualche minuto sul parquet) e la 19esima scelta assoluta Avery Bradley forse ancora troppo giovane (non ha ancora 20 anni) per trovare spazio nelle rotazioni.
    Ultima annotazione su Doc Rivers, che è rimasto sulla panchina più prestigiosa della Lega dopo le voci di un suo addio (anno sabbatico), ma che perde il suo più valido collaboratore, quel Tom Thibodeau, per molti il vero artefice del successo dei Celtics in questi anni grazie alla sua organizzazione difensiva. Thibodeau ha infatti accettato il posto offertogli dai Chicago Bulls, raccogliendo quindi la ben più difficile sfida di capo allenatore NBA. Per sostituirlo è arrivato Lawrence Frank, licenziato lo scorso anno dal ruolo di head coach dei Nets dopo un avvio disastroso ma che potrebbe dare una buona impronta difensiva alla squadra.
    Obiettivo vincere il titolo NBA 2011, ma contro Lakers e Miami Heat si prospetta veramente dura!

    Arrivi: Shaquille O’Neal e Delonte West(Cleveland Cavs), Jermaine O’Neal(Miami Heat), Von Wafer(Olympiacos).
    Partenze: Rasheed Wallace(Retired), Tony Allen(Memphis Grizzlies), Shelden Williams(Denver Nuggets), Michael Finley e Brian Scalabrine (FA)
    Scelte al draft: Avery Bradley (19th pick), Luke Harangody (52nd pick).
    Probabile quintetto base:Rajon Rondo (PG), Ray Allen (SG), Paul Pierce (SF), Kevin Garnett (PF), Kendrick Perkins (C)

    ROSTER

    Guardie: Rajon Rondo, Ray Allen, Delonte West, Nate Robinson, Von Wafer, Marquis Daniels, Avery Bradley
    Ali: Paul Pierce, Kevin Garnett, Glen Davis, Luke Harangody
    Centri: Kendrick Perkins, Shaquille O’Neal, Jermaine O’Neal, Semih Erden.
    HEAD COACH: Doc Rivers

    NEW JERSEY NETS: sicuramente i Nets miglioreranno il pessimo record della stagione passata: quel 12-70 che ha rischiato seriamente di far diventare i Nets la peggior franchigia della storia della NBA, ma il peggio sembra ormai alle spalle. Il problema dei Nets è che ci si aspettava un’Estate fragorosa, visto che potevano partire in pole per aggiudicarsi il rookie-meraviglia John Wall che la Draft Lottery ha invece impacchettato e spedito a Washington, e visto che i Nets erano la franchigia con più spazio salariale per potersi accaparrare sul mercato i tanti fortissimi free agent sul mercato: ed invece niente Lebron James ne tanto meno Chris Bosh, niente Stoudemire e nemmeno Chris Paul ma il solo Derrick Favors (come terza scelta assoluta del draft), quale giovane speranza da esibire al non poco deluso pubblico della costa newyorkese.
    Ma le notizie non sono tutte negative perchè il talento accumulato negli ultimi anni dai derelitti Nets potrebbe portarli a diventare (fra qualche stagione, a meno di clamorose svolte) come una delle franchigie più forti del panorama NBA. Sotto la nuova guida di coach Avery Johnson, in queste ultime ore si sta tentando di arrivare al solito obiettivo di mercato, quel Carmelo Anthony che potrebbe cambiare le sorti della franchigia, ma le speranze sono ridotte al lumicino viste le esose richieste dei Denver Nuggets. La squadra sembra però ben quadrata (per quanto probabilmente non possa riuscire ad avere, almeno per questa stagione, un record vincente): Devin Harris è un playmaker di sicuro affidamento e Jordan farmar, bicampione a Los Angeles, potrebbe essere un valido cambio.
    Nel ruolo di guardia tiratrice, Terrence Williams (favorito visti gli strabilianti progressi degli ultimi mesi) ed Anthony Morrow, mortifero tiratore proveniente dalla baia di San Francisco, si divideranno minuti e palloni. Travis Outlaw occuperà il ruolo di ala piccola e sembra pronto al definitivo salto di qualità che gli è mancato a Portland ed ai Clippers con Stephen Graham come sostituto.
    Lo spot numero 4 è senza dubbio il più ricco che la franchigia possa esprimere. L’acquisto meno pubblicizzato alla fine potrebbe rivelarsi come il più importante: si tratta di Troy Murphy, che da Indiana porterà ai Nets le sue doti a rimbalzo (10.2 a sera nel 2009/2010) e la sua capacità nel tiro da fuori con oltre il 39% dall’arco del tiro da 3. Al momento un problema alla schiena lo tiene fermo, ma se come sembra la sua assenza dovesse prolungarsi solo fino all’inizio della regular season, ecco che la fisionomia della squadra avrebbe trovato un titolare fisso e un padrone per il ruolo di ala grande.
    Ovviamente alle sue spalle dovrà trovare spazio la terza scelta assoluta del draft, Derrick Favors, non eccezionale nella sua apparizione in Summer League ma che i commenti dei primi giorni di camp, dipingono come atleta dalle doti “non allenabili”. Un atleta naturale, potente e dagli istinti mortiferi.
    Se si parla di istinto però, il leader della squadra non può non essere indicato in Brook Lopez. Il centro ha dimostrato per tutto il camp pre-mondiale di Team U.S.A. (prima dell’infortunio che lo ha tolto della lizza della competizione) che la sua capacità di essere dove va la palla è fra le migliori nella lega e quindi nel mondo.
    Il suo ruolo dopo due anni nella Lega, dovrà essere per forza quello della stella, magari portandosi alla media fatidica dei 20 punti più 10 rimbalzi, condizione necessaria per incidere davvero e far valere anche verso gli arbitri uno status e una considerazione di primo piano.
    Kris Humpries sarà chiamato a tappare i buchi nel reparto lunghi. Il tempo ci dirà dove possono arrivare questi Nets, dato che l’obiettivo stagionale è perlomeno quello di non sfigurare e levarsi qualche piccola soddisfazione contro squadre più quotate.

    Arrivi: Quinton Ross (Washington); Jordan Farmar (L.A. Lakers); Travis Outlaw (Portland); Johan Petro (Denver); Stephen Graham(FA); Troy Murphy (Indiana); Anthony Morrow (Golden State); Joe Smith(Atlanta); Damion Jones (Atlanta, via draft)
    Partenze: Keyon Dooling (rilasciato); Yi Jianlian (Washington); Courtney Lee (Houston); Jordan Crawford (Atlanta, via draft), Tibor Pleiss (Oklahoma City, via draft)
    Scelte al draft: Derrick Favors (Georgia Tech, 3rd pick); Ben Uzoh (Tulsa); Brian Zoubek (Duke); Tibor Pleiss (31 pick); Jordan Crawford (27 pick)
    Probabile quintetto base: Devin Harris (PG), Terrence Williams (SG), Travis Outlaw (SF), Troy Murphy (o Derrick Favors) (PF), Brook Lopez (C)

    ROSTER

    Guardie: Jordan Farmar; Devin Harris; Terrence Williams; Anthony Morrow; Ben Uzoh
    Ali: Stephen Graham; Damion James; Travis Outlaw; Quinton Ross; Derrick Favors; Kris Humphries; Troy Murphy; Joe Smith.
    Centri: Brook Lopez; Joan Petro; Brian Zoubek.
    HEAD COACH: Avery Johnson

    NEW YORK KNICKS: La scorsa Estate il paventato arrivo a New York di LeBron James, avrebbe dovuto sancire la rinascita dei Knicks, troppo lontani dai palcoscenici che contano nel basket da molto, molto tempo. Ed invece James ha declinato la corte degli arancioblu lasciando i Knicks con un palmo di naso e costringendoli a ripiegare su seconde scelte che comunque permettono alla franchigia un netto miglioramento rispetto al passato. Probabilmente la stagione dovrebbe essere positiva, con un record finalmente vincente ma l’ambiente di New York (giornali, televisione ecc…) sono pur sempre una polveriera pronta ad esplodere e a farne subire le conseguenze alle squadre cittadine professionistiche.
    L’acquisto di Amar’è Stoudemire è un colpo ottimo, ma forse la power forward ex Phoenix Suns è stata pagata un pò troppo cara visto l’incedere della crisi dell’economia americana e l’inesorabile assottigliamento di anno in anno del salary cap: 100 milioni in 5 anni sono una grossa cifra che potrebbe poi portare all’immobilità nelle prossime sessioni di mercato, anche se il valore del giocatore resta ed è indiscutibile.
    Perso James, dicevamo, si è cercato di costruire la migliore ed equilibrata squadra possibile: in cabina di regia è arrivato Raymond Felton da Charlotte, non un fuoriclasse, ma un giocatore solido e dal rendimento costante su cui però in molti nella “Grande Mela” non sono pienamente convinti. Da Golden State, seppur sacrificando il miglior giocatore degli ultimi 3 anni, ovvero David Lee, sono arrivati 3 ottimi atleti: Ronny Turiaf come lungo, Kelenna Azubuike come guardia e Anthony Randolph, tra i 3 sicuramente il più interessante. Randolph infatti ha margini di miglioramento molto elevati, curioso il fatto che era proprio lui che i tifosi Knicks avrebbero voluto veder scelto dalla dirigenza arancioblu nel Draft in cui è stato scelto Danilo Gallinari con la sesta chiamata assoluta. Ed ora i 2 si ritrovano nella stessa squadra e rendono i Knicks una squadra molto interessante visto che se il nuovo numero 4 di New York manterrà le promesse che c’erano su di lui all’inizio della sua carriera NBA (e limitate in questi 2 anni dal “genio” di Don Nelson ai Warriors) il salto di qualità sarà garantito. A questo pacchetto di giocatori, sempre in entrata si devono aggiungere Roger Mason (tiratore sempre pericolosissimo) ed il centro Timofey Mozgov (visto all’opera negli ultimi mondiali). Dal Draft sono arrivate solo 2 scelte da secondo giro visto che negli anni passati la prima scelta dei Knicks era stata ceduta a Utah per uno scambio di giocatori scriteriato. Andy Rautins da Syracuse University da molti è stato etichettato come il miglior tiratore dell’intero Draft di quest’anno, Landry Fields abbina buone qualità di punti e rimbalzi e potrebbe essere il sostituto del nostro Danilo Gallinari.
    Completano il roster Wilson Chandler (che se non riesce a mettere in repertorio un tiro da 3 degno di questo nome sarà sicuramente mandato via da coach Mike D’Antoni) Eddy Curry (centro mal sopportato dall’allenatore newyorchese che sicuramente sarà mandato via visto il poderoso contratto in scadenza appetito da molte squadre che vogliono scaricare milioni di dollari di cap), il sophomore Toney Douglas, atteso alla riconferma dopo il buon anno da rookie, Bill Walker (che è stato una vera sorpresa lo scorso anno quando arrivò a metà stagione dai Celtics) ed il nostro Danilo Gallinari, con Stoudemire colonne basilari della prossima stagione agonistica. Gallinari sarà chiamato a continui miglioramenti che dovranno portarlo ad essere uno dei giocatori migliori della Lega: questo si augura D’Antoni ed altrettanto i tifosi del Madison Square Garden che sono legati da un filo invisibile alle prestazioni del numero 8 per poter avere di che esultare dopo tanti anni di buio. Le qualità dell’italiano ci sono tutte per sfondare definitivamente in U.S.A. ma serve attitudine al lavoro e tanto sacrificio per poter migliorare di giorno in giorno ed arrivare a diventare un All-Star.
    Obiettivo stagionale dei Knicks è sicuramente una stagione con record vincente (cosa ampiamente alla portata) e la riconquista dei playoff dopo anni da comprimari nella Lega.

    Arrivi: Amare Stoudemire (Phoenix Suns), Raymond Felton (Charlotte Bobcats), Anthony Randolph, Kelenna Azubuike, Ronny Turiaf (Golden State Warriors), Roger Mason Jr (San Antonio Spurs).
    Partenze: David Lee (Golden State Warriors), AL Harrington (FA Denver Nuggets), Tracy MCGrady (FA Detroit Pistons), Chris Duhon (FA Orlando Magic), Sergio Rodriguez (Real Madrid), Eddie House (Miami Heat).
    Scelte al draft: Andy Rautins (Syracuse), Landry Fields (Stanford), Jerome Jordan (Tulsa).
    Probabile quintetto base: Raymond Felton (PG), Wilson Chandler (SG), Danilo Gallinari (SF), Anthony Randolph (PF), Amar’è Stoudemire (C)

    ROSTER

    Guardie: Kelenna Azubuike, Toney Douglas, Raymond Felton, Roger Mason Jr., Andy Rautins, Bill Walker.
    Ali: Wilson Chandler, Patrick Ewing Jr, Landry Fields, Danilo Gallinari, Anthony Randolph, Amar’e Stoudemire, Ronny Turiaf.
    Centri: Eddie Curry, Timofey Mogzov.
    HEAD COACH: Mike D’Antoni

    PHILADELPHIA 76ERS: I Sixers ripartono da 2 nomi: Doug Collins come head coach ed Evan Turner (seconda scelta assoluta all’ultimo Draft). Sono queste le basi da cui ricostruire una franchigia che ha deluso più del dovuto nell’ultimo campionato.
    Baciati dalla fortuna nella notte della Draft Lottery che ha portato a Phila la scelta numero 2 utilizzata poi per accaparrarsi Turner, i Sixers hanno dovuto operare con oculatezza sul mercato dei free agent visto il poco spazio salariale a disposizione. Sono arrivati da Sacramento i lunghi Hawes e Nocioni (che tuttavia a dispetto di una buona altezza ricopre il ruolo di ala piccola e tira molto bene dal perimetro) acquisiti in cambio di Dalembert. Poi Da New Orleans sono arrivati Songaila e l’ala grande, rookie, Craig Brakins, alla sua terza squadra NBA senza avere neanche una presenza ufficiale nella Lega (scelto quest’anno da Oklahoma City, girato agli Hornets per Cole Aldrich ed ora a Philadelphia). E’ stato firnmato anche Tony battie, lungo con buona esperienza in regular season. L’ex Orlando Magic potrà dare un cambio all’intero reparto lunghi, potendo essere utilizzato sia da ala forte che da centro. Ma grazie alla sua esperienza sarà utilissimo nel ruolo di guida per i due giovani Marreese Speights e Spencer Hawes.
    Il nucleo portante sarà formato da Louis Williams, Jrue Holiday (probabile starter in regia), Thaddeus Young (chiamato a far vedere il suo vero talento e giocatore dal quale potrebbero dipendere le sorti della squadra a seconda della sua esplosione tecnica o meno), Elton Brand, che deve dimostrare il suo vero valore da quando si è trasferito in Pennsylvania dai Clippers, ed infine Andre Iguodala che potrebbe beneficiare dell’arrivo di Turner avendo meno pressione offensiva addosso. Il miglior giocatore dei Sixers paga a caro prezzo il fatto che le difese si chiudano interamente su di lui e l’arrivo di un compagno dotato offensivamente potrebbero portarlo ad avere più spazi e più pericolosità.
    Obiettivo far crescere i propri giovani ed amalgamare la squadra per il futuro, visto che difficilmente i Sixers quest’anno raggiungeranno un record vincente e di conseguenza si ritroveranno fuori dalla post season.

    ARRIVI: Tony Battie (FA), Craig Brackins (trade da New Orleans), Spencer Hawes (trade da Sacramento), Andres Nocioni (trade da Sacramento), Darius Songaila (trade da New Orleans).
    PARTENZE: Royal Ivey (FA), Willie Green (trade con New Orleans), Rodney Carney (FA), Jason Smith (trade con New Orleans), Samuel Dalembert (trade con Sacramento), Primoz Brezec (FA)
    DRAFT: Evan Turner (2a scelta)
    PROBABILE QUINTETTO BASE: J. Holiday (PG), E. Turner (SG), A. Iguodala (SF), E. Brand (PF) S. Hawes (C)

    ROSTER

    GUARDIE: Jrue Holiday, Lou Williams, Evan Turner, Jodie Meeks, Chris Quinn
    ALI: Andre Iguodala, Thaddeus Young, Jason Kapono, Andres Nocioni, Craig Brackins, Elton Brand, Darius Songaila
    CENTRI: Spencer Hawes, Marreese Speights, Tony Battie
    HEAD COACH: Doug Collins

    TORONTO RAPTORS: Perso Chris Bosh, uomo franchigia degli ultimi anni, che si è unito a Wade e James agli Heat, c’è aria di rinnovamento a Toronto: o meglio a prima vista non sembrerebbe visto che il roster non è mutato tantissimo ma la situazione dei Raptors è sempre in evoluzione. Molti pensano che la squadra in Estate più che rinforzarsi abbia perso qualcosa. Sicuramente c’era più attesa lo scorso anno con lo stesso Bosh e l’arrivo di Turkoglu che avevano dato illusorie speranze di trionfo ai Canadesi che non in questi primi mesi di ripresa dell’attività agonistica. Bargnani quindi avrà molte più responsabilità e le ottime prestazioni offerte con la nazionale italiana fanno ben sperare i tifosi canadesi. Andrea dovrà ergersi a leader assoluto e smentire gli scettici NBA sul suo conto (che a quanto pare non sono solo i giornalisti ma anche gli stessi colleghi viste le ultime dichiarazioni di Shaquille O’Neal che esaltavano il talento di Gallinari ma che troncavano le potenzialità di Bargnani). Colangelo ha poi aggiunto il suo pallino Barbosa dei Suns e ha fallito nel portare anche Stoudemire, andato da Phoenix a New York. Il play titolare dovrebbe comunque essere Calderon (ma Jarrett Jack pare in rimonta straordinaria). Come guardia sarà chiamato ad esplodere un certo DeMar DeRozan che non potrà più solo concentrarsi sulle schiacciate spettacolari che esaltano il pubblico dell’Air Canada Centre. Andato via Turkoglu, il ruolo di ala piccola verrà occupato da Linas Kleiza che dopo una stagione in Grecia ed un ottimo mondiale, vorrà dimostrare che anche in NBA sa dire la sua. Amir Johnson dovrà invece dimostrare che i soldi che sono stati spesi per rinnovargli il contratto siano ben spesi. Molti dicono che Stoudemire non sia arrivato proprio per dare spazio ad Amir e permettergli di fare quel salto di qualità che ci si aspetta. Verrà affiancato da Bargnani che finalmente potrà avere le redini della squadra in mano, ma basteranno per portare la franchigia verso i migliori traguardi? Quest’anno sarà indicativo e ci darà sicuramente la risposta. In panchina a dare una mano al nostro centro ci saranno un uomo di esperienza (David Andersen arrivato da Houston) e d un rookie (Solomon Alabi, che ha nella stoppata il suo pezzo forte). Ci si aspetta un buon impatto dall’altro rookie scelto dai Raptors, la scelta del primo giro ovvero Ed Davis da North Carolina. Sonny Weems darà il cambio a Barbosa nel ruolo di guardia mentre Julian Wright è arrivato all’ultima chiamata della sua carriera dopo che è arrivato in Canada in cambio di Belinelli, visto che questi primi 3 anni di NBA sono stai una delusione a New Orleans: sarà il cambio di Kleiza ed avrà spazio necessario per mostrare il suo potenziale.

    ARRIVI: David Andersen (Houston Rockets), Leandro Barbosa (Phoenix Suns), Linas Kleiza (Olympiacos, via Denver), Julian Wright (New Orleans Hornets)
    PARTENZE: Hedo Turkoglu (Phoenix Suns), Marco Belinelli (New Orleans Hornets), Chris Bosh (Miami Heat), Antoine Wright (FA)
    DRAFT: Ed Davis (North Carolina, 13 pick), Solomon Alabi (50 pick)
    PROBABILE QUINTETTO BASE: J. Jack (PG), L. Barbosa (SG), L. Kleiza (SF), A. Johnson (o Ed Davis) (PF), A. Bargnani (C)

    ROSTER

    GUARDIE: Marcus Banks, Jarrett Jack, Josè Calderon, DeMar DeRozan, Leandro barbosa, Sonny Weems
    ALI: Linas Kleiza, Julian Wright, Ed Davis, Amir Johnson, Reggie Evans, Joey Dorsey
    CENTRI: Andrea Bargnani, Solomon Alabi, Chris Andersen
    HEAD COACH: Jay Triano

    ANALISI NORTHWEST DIVISION
    ANALISI PACIFIC DIVISION
    ANALISI SOUTHWEST DIVISION
    ANALISI SOUTHEAST DIVISION
    ANALISI CENTRAL DIVISION