Categoria: Basket

  • NBA: Questa notte derby italiano a Toronto tra Bargnani e Gallinari

    NBA: Questa notte derby italiano a Toronto tra Bargnani e Gallinari

    Questa notte, all’una di notte italiana (le 19.00 negli Stati Uniti), ci sarà la prima partita per i Toronto Raptors di Andrea Bargnani e per i New York Knicks di Danilo Gallinari.

    Scherzo del calendario NBA, che alla prima partita ufficiale delle 2 squadre, le ha messe l’una contro l’altra nel più classico dei derby italiani visto che a Toronto Bargnani, dopo l’addio di Bosh, è diventato il leader assoluto (o almeno così dovrebbe essere) e a New York Gallinari pare destinato alla definitiva esplosione dopo l’arrivo di un giocatore importante come Stoudemire, in barba alle voci che lo vogliono merce di scambio per far posto al talento di Carmelo Anthony dai Denver Nuggets.

    Insomma stanotte appuntamento da non perdere, il primo derby italiano della stagione ha tutti i presupposti per non deludere. I Knicks sono destinati a stare davanti in classifica, visto che sono migliorati rispetto allo scorso anno, mentre i Raptors dovranno con ogni probabilità rincorrere dato che sono andate via pedine importanti (via anche Marco Belinelli, a New Orleans) e sembrano aver perso qualcosa in talento.

    In stagione regolare le altre “italian night” saranno il 5 dicembre sempre a Toronto, l’8 dicembre a New York ed infine il 5 aprile sempre nella “Grande Mela”. Partite da non saltare assolutamente per vedere all’opera un “pezzo” della nostra Italia nella NBA.

  • NBA: I Lakers di misura su Houston

    NBA: I Lakers di misura su Houston

    Dopo la sorpresa dell’opening night che ha visto i favoriti Miami Heat essere battuti dai Boston Celtics (leggi l’articolo), i Lakers campioni in carica fanno una fatica veramente enorme per sbarazzarsi dei rivali degli Houston Rockets.
    Gara faticosissima e molto più difficile del previsto per i gialloviola che sono usciti vittoriosi solo grazie ad un tiro da 3 di Steve Blake a 18 secondi dalla sirena finale.
    Sull’ultimo tiro, a 2 secondi dalla fine, errore di Brooks che condanna i suoi compagni ad una immeritata sconfitta per quanto visto sul parquet.

    Dopo la consegna degli anelli, per la vittoria del titolo nella passata stagione, ed una piccola cerimonia per celebrare le gesta dei Lakers dello scorso anno, la partita inizia, ma i bicambioni del mondo vengono sorpresi dall’atteggiamento di Houston che nei primi minuti di gioco si porta avanti e riesce anche tutto sommato a stare avanti nel punteggio anche agevolmente.
    Il primo quarto va in archivio sul 33-26, grazie ad una tripla sullo scadere di Aaron Brooks, nel secondo l’intensità sul parquet dei Rockets non accenna a calare e la franchigia texana allunga ulteriormente nel punteggio rifilando altri 4 punti di scarto ai rivali per il 62-51 che chiude i giochi del primo tempo e manda tutti negli spogliatoi per il riposo.

    Al ritorno in campo, i primi punti sono per i texani che si portano sul +65-51 con Yao Ming, di nuovo sui campi NBA dopo un anno e mezzo di inattività per una frattura ad un piede subita proprio allo Staples Center in gara 2 dei playoff del 2009. I Lakers capiscono quindi che se vogliono portare a casa l’incontro devono iniziare a dare il 110% e trascinati dai tiri di Blake e dal solito apporto del duo Gasol-Bryant iniziano a recuperare qualche punto chiudendo il terzo quarto sull’82-77 (tripla proprio di Blake). Californiani che si scatenano nel quarto periodo ed in soli 6 minuti e mezzo mettono su un mega parziale di 22-9 firmato Shannon Brown (11 punti e le triple del +8) mettendo quasi al sicuro il risultato sul 99-91 a 5 minuti e mezzo dal termine.
    Sembra finita ma i Rockets hanno un cuore grandissimo e riescono a portarsi a stretto contatto grazie agli 8 punti di uno Scola scatenato e l’ultimo minuto inizia sul 107-106 Lakers.
    Il botta e risposta tra Miller e Gasol mantiene inalterate le distanze (109-108), ma un canestro in difficilissimo equilibrio del solito Scola porta avanti gli ospiti sul 110-1o9.
    Poi l’incredibile finale già descritto: Blake infallibile dalla lunga distanza a 18 secondi che fa esplodere lo Staples Center, la risposta di Houston con Brooks non va e i Lakers trovano la via di fuga da una probabile sconfitta.

    Mattatori del’incontro sono stati Bryant e Gasol autori rispettivamente di 27 e 29 punti (per lo spagnolo anche 11 rimbalzi), doppia doppia per Odom 14 punti e 10 rimbalzi, mentre decisivi sono risultati Brown e Blake con 16 e 10 punti. In ombra l’ex di giornata, Ron Artest (3/15 dal campo).
    Per Houston fantastica la coppia di guardie Brooks-Martin (50 punti in 2, 26 per l’ex Sacramento Kings, 24 per il piccolo playmaker), Budinger porta 13 punti alla causa, Scola solito leone indomabile con 18 punti e 16 rimbalzi, mentre, nel tempo concordato con lo staff medico (non più di 24 minuti a partita), il cinese Yao Ming mette a segno 9 punti ed 11 rimbalzi.
    I Lakers si sono dimostrati una volta di più la squadra da battere, ma un applauso sincero va fatto ai Rockets che a questi livelli possono stare benissimo nei piani alti della Western Conference.

    Nell’altra partita giocata nella notte NBA i Portland Trail Blazers battono i Phoenix Suns con un grande ultimo periodo. Dopo 3 quarti equilibrati, dove Phoenix ha chiuso anche in vantaggio (81-75), nell’ultimo periodo il 31-11 per i padroni di casa condanna i Suns alla sconfitta.
    Oltre al solito Roy da 24 punti grande impatto per il francesino Nicolas Batum (8/17 dal campo per lui), che nel 18-1 di parziale che ha chiuso i conti negli ultimi 5 minuti ha contribuito con 11 punti con 3 triple a segno, tra cui le ultime due per fissare il punteggio con il +14 finale a 22 secondi dalla sirena. Per Phoenix note liete solo da Nash (26 punti anche se 9 palle perse, ma è normale se ti tolgono il “lungo” di riferimento con cui hai giocato in questi anni) e Richardson con 22, poi il vuoto. La cessione di Stoudemire è gravissima: Blazers devastanti a rimbalzo con un 48-30 (di cui 18 offensivi) che la dice lunga. Turkoglu non pare proprio l’uomo adatto a sostituire l’ex giocatore franchigia ed il peggio per la squadra dell’Arizona potrebbe ancora non essere arrivato.

    Risultati NBA del 26 ottobre 2010

    Phoenix Suns-Portland Trail Blazers 92-106

    • Pho: Nash 26, Richardson 22, Warrick 10; Por: Roy 24, Batum 19, Camby, Matthews 13

    Houston Rockets-Los Angeles Lakers 110-112

    • Hou: Martin 26, Brooks 24, Scola 18; Lak: Gasol 29, Bryant 27, Brown 16
  • NBA: Nel match d’esordio i Boston Celtics piegano i Miami Heat

    NBA: Nel match d’esordio i Boston Celtics piegano i Miami Heat

    Nella prima partita stagionale che ha dato il via alla nuova stagione NBA, i Boston Celtics hanno battuto i nuovi Miami Heat.
    Pochi mesi fa il “Garden” di Boston segnò l’ultima apparizione stagionale di LeBron James, che alla fine risultò l’ultima partita anche con i Cleveland Cavaliers, quando in gara 6 delle semifinali di Eastern Conference uscì dal parquet a capo chino battuto da Pierce e soci.
    La nuova avventura del “Re” in quel di Miami inizia ora allo stesso modo, con una sconfitta, e sempre sul medesimo parquet.
    Gara non bellissima ma molto appassionante fino alla fine che è riuscita a suscitare molte emozioni in diversi momenti di gioco.
    Nonostante la sconfitta James è stato il meno peggio dei suoi mettendo a referto ben 31 punti ma la nota stonata sono le 8 bruttissime palle perse che devono essere drasticamente diminuite fin dal prossimo incontro. Orrendo invece Chris Bosh , irriconoscibile per lunghi tratti del match Wade, se questo è l’inizio a South Beach non c’è da stare allegri.
    Per i padroni di casa biancoverdi invece decisivi ai fini del risultato il capitano di 1000 battaglie e dal cuore immenso Paul Pierce, e Ray Allen che con i loro tiri da 3 hanno affossato le speranze Heat di rimonta nell’ultimo quarto.

    Il match inizia con i primi 2 punti di James, è lui il primo marcatore stagionale, ma sin dalle prime battute si riesce a notare una squadra più in palla ed una più contratta: chi crea gioco sono i Celtics, mentre gli Heat sono costretti sulla difensiva e le pessime percentuali in attacco scavano il primo solco (importante, già in doppia cifra) a cavallo tra fine primo quarto ed inizio del secondo.
    Le 2 squadre si alternano nel segnare ed il punteggio rimane sempre tra i 9 e gli 11 punti a favore di Boston che nonostante un piccolo periodo di appannamento riesce a riprendersi ed a chiudere il primo tempo in vantaggio di ben 15 punti (45-30): non male tenere una delle formazioni più talentuose offensivamente (se non la più talentuosa) a soli 30 punti in 2 quarti di gioco.
    Allen e James sono i leader delle 2 squadre con 11 punti a testa.

    Nel secondo tempo la musica cambia, forse anche per via di qualche sfuriata, negli spogliatoi, di coach Spoelstra. E gli Heat, punticino su punticino iniziano a recuperare lo svantaggio che li divide dai Celtics: James sale in cattedra e trascina la sua squadra ed i suoi compagni, il parziale del terzo quarto parla chiaro, 27-18 e Miami arriva fino al -6 (63-57).
    Boston inizia ad avere paura del ritorno bianco-rosso-nero ed incomincia a sbagliare ,nel quarto parziale, anche le cose più semplici ed elementari, sia in attacco che in difesa. Dopo aver segnato un paio di canestri con Glen Davis, coach Spoelstra, che pesca fino al fondo della sua panchina, manda in campo James Jones che con un canestro da 3 porta i suoi a -4. Pierce risponde da gran campione sempre da oltre l’arco, il tempo stringe e Jones prova a piazzare un’altra tripla che buca il canestro (nuovo -4).
    La risposta, nemmeno a farlo apposta, è del solito capitano che ristabilisce il +7. Miami a questo punto, con pochi minuti da giocare, sembra in ginocchio, soprattutto dopo un fallo che da 3 liberi a Pierce che dalla lunetta realizza il momentaneo +11 (81-70), ma Eddie House e LeBron James pescano ancora 2 bombe che ricuciono lo strappo e un appoggio del solito LeBron fa calare improvvisamente il silenzio sul Garden: parziale spaventoso e punteggio che recita 83-80.
    Miami ci crede ma a tagliarle le gambe è un’altra bomba da 3 punti, questa volta di Ray Allen (la quinta della sua partita) che regala il +6 a Boston a pochi secondi dalla fine (86-80).
    Dopo l’errore di Wade, dalla lunetta Pierce fissa il risultato finale sull’88-80 Celtics che regala il primo sorriso ai biancoverdi e segna indelebilmente l’esordio dei nuovi “Big Three” di Miami con una sconfitta.

    Celtics, a parte qualche momento di sbandamento (più che comprensibile) molto ordinati e compatti. Grande dimostrazione da parte della squadra di Doc Rivers che fa vedere a tutti di che pasta è fatta: Allen 20 punti (5/8 da 3) e Pierce 19 (3/4 da 3 e 9 rimbalzi) mattatori per i padroni di casa, le 8 bombe Celtics sono tutte appannaggio loro. Bene anche Garnett (10 punti +10 rimbalzi e solido in difesa su Bosh), 13 punti per uno strabiliante Glen Davis, solo 4 punti ma con 5 rimbalzi e ben 17 assist per Rondo, autore di una grande regia.
    Per Miami, già detto della prova molto buona di James, da sottolineare poi i soli 13 punti di Wade (che però ha latitato molto in partita con ben 6 palle perse, 14 totali tra lui e James), bruttissima invece la prova di Bosh, il resto della squadra ha cercato di tappare i buchi ma alla fine non è bastato. Heat che devono crescere in fretta per non perdere il passo dei migliori.

    Risultato NBA 26 Ottobre 2010

    Miami Heat-Boston Celtics 80-88

    • Mia: James 31, Wade 13, House, Haslem, Bosh 8; Bos: Allen 20, Pierce 19, Davis 13

    Guarda il video degli Highlights di Boston Celtics-Miami Heat

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  • NBA: I Knicks prolungano il contratto di Gallinari

    NBA: I Knicks prolungano il contratto di Gallinari

    Danilo Gallinari resterà nella NBA almeno fino al 2012. Infatti i New York Knicks, la squadra che ha portato l’italiano nella lega professionistica americana scegliendolo col numero 6 al Draft del 2008, hanno esercitato l’opzione sul quarto anno di contratto (stipulato quando diventò a tutti gli effetti un giocatore NBA) del Gallo, che quest’anno percepisce uno stipendio di 3.304.560 dollari destinati a diventare 4.190.182 nella stagione 2011-12.

    Gallinari negli ultimi giorni è stato al centro di diverse voci di mercato che lo vorrebbero sacrificato dai Knicks per arrivare a Carmelo Anthony, con l’italiano destinato a Denver o ad un’altra franchigia che si possa inserire nella trade (tipo i Cleveland Cavaliers). Il Gallinari sta recuperando dall’infortunio al polso che lo ha costretto a saltare le ultime sfide di preseason: dovrebbe essere pronto per mercoledì, quando New York comincierà la stagione in casa dei Raptors di Andrea Bargnani, per un derby italiano tutto da gustare.

    Oltre che sul contratto di Gallinari, i Knicks hanno esercitato anche l’opzione sul quarto anno di Anthony Randolph (portato in NBA dai Warriors), e sul terzo anno di Toney Douglas.
    La mossa può essere letta in 2 modi ed è difficile onestamente capire i piani della dirigenza Knicks: i 3 nomi erano stati fatti per completare lo scambio con i Nuggets (oltre a loro sarà sacrificabile a favore di Denver anche una prima scelta di New York) e quindi alcuni esperti dicono che a Douglas, Gallinari e Randolph è stato allungato il contratto perchè Denver ha imposto questo a New York in quanto non vuole nello scambio giocatori che potrebbero andare presto in scadenza. Altri invece interpretano la mossa come un atto di fiducia nei confronti dei 3 giocatori che non si muoveranno dalla “Grande Mela”. In tutta questa marea di voci è difficile capire qualcosa di concreto o anche solo di percepirlo. Solo il tempo ci potrà dire come andranno le cose, non resta che aspettare e vedere le possibili evoluzioni della vicenda.

  • NBA: Poche ore al via, cresce l’attesa per Heat e Lakers

    NBA: Poche ore al via, cresce l’attesa per Heat e Lakers

    Mancano poche ore al via della nuova stagione NBA che si aprirà alle ore 19.30 locali (l’1.30 circa in Italia) con l’attesissima sfida tra i nuovissimi e scintillanti Miami Heat del trio delle meraviglie LeBron James-Dwyane Wade-Chris Bosh che faranno visita ai “vecchi Big Three” di Boston ovvero Paul Pierce-Kevin Garnett-Ray Allen (aiutati ormai in pianta stabile dal playmaker Rajon Rondo). Alle ore 10.00 locali (le 4.00 italiane) invece seconda partita che vedrà impegnati i Suns a Portland. Mentre chiusura con il botto poco più tardi, alle 10.30 (le 4.30 in Italia), con l’esordio dei bicampioni dei Los Angeles Lakers, in casa contro i Rockets, dove ci sarà anche la consegna, tramite una piccola cerimonia, degli anelli ai gialloviola per il trionfo dello scorso campionato.

    Tutti gli occhi sono puntati su queste 2 franchigie: degli Heat già abbiamo accennato, l’altra, i Lakers di Kobe Bryant e Phil Jackson, sono probabilmente ancora la squadra da battere anche quest’anno ma potrebbero essere arrivati al “canto del cigno” alla fine di questa stagione vista l’età media non più verdissima. In molti dicono che lasceranno strada proprio agli Heat, che è opinione comune, hanno acquisito tantissimo in termini di talento, forza fisica, tecnica, e chi più ne ha più ne metta. E ciò pare lampante visto che nel basket moderno mai nessuna squadra era riuscita ad ammassare così tanto talento nel giro di poche ore, riuscendo a rifirmare l’uomo franchigia Dwyane Wade (dopo Kobe Bryant la migliore guardia nel panorama NBA) e ad affiancargli in un lasso di tempo ridottissimo Chris Bosh dai Toronto Raptors (forse la migliore ala grande per talento puro nella Lega, peccato che alcune volte la tenuta mentale non sia altrettanto eccellente) e LeBron James dai Cleveland Cavaliers, il più forte giocatore di pallacanestro sulla faccia della Terra secondo il giudizio di moltissimi esperti NBA. Messi assieme questi 3 giocatori e reperiti sul mercato altri onesti comprimari, gli Heat si presentano ai nastri di partenza allo stesso livello dei Lakers (anzi, qualche agenzia di scommessa li dà anche per favoriti) e se non già da quest’anno, saranno la squadra da battere nei prossimi campionati. L’atmosfera sui parquet d’oltreoceano sarà particolarmente “calda” per gli Heat (che tradotto in italiano signica letteralmente “caldo”!): LeBron James infatti in pochi mesi ha visto il suo indice di gradimento pubblico calare più velocemente di quello di Obama e, dopo il fiasco dello show televisivo nel quale ha annunciato la sua “decisione” di andare a Miami, è diventato decisamente impopolare. Gli Heat così dovranno convivere con l’etichetta di squadra antipatica per la maggior parte dei tifosi a stelle e strisce. Nessun problema, sostengono i “Big Three”, le sentenze comunque le darà soltanto il campo da gioco come al solito.

    Poi dopo i 2 “dream team” tutte le altre outsider, in primis gli Orlando Magic del centro più forte della Lega, Dwight Howard, ruolo che più di ogni altro riesce a spostare gli equilibri di una franchigia. Magic molto equilibrati e compatti, che dovranno guardarsi dai soliti Celtics, sempre più vecchietti con l’aggiunta di Shaq O’Neal, ma sempre pericolosi.
    A seguire, tutte le altre squadre con gli Oklahoma City Thunder pronti ad esplodere, dopo l’ultima ottima stagione, sotto la guida del fenomenale Kevin Durant che il mondo intero ha potuto ammirare negli ultimi Mondiali di Turchia a Settembre (premiato come M.V.P. del torneo). E vista l’età di Kobe Bryant (32 anni ma si va per i 33) ecco che il numero 35 nativo di Washington è incredibilmente diventato l’anti-LeBron: il pubblico ed i tifosi americani lo amano immensamente, la faccia da ragazzino (e lo sarebbe anche visti i 22 anni compiuti il 29 settembre), un viso”pulito” e tante buone azioni che la gente non fa fatica a leggere ed interpretare, lo hanno portato incredibilmente alla ribalta ponendolo in contrasto con il “nuovo nemico pubblico James”. Gli applausi per Durant sono arrivati anche la settimana scorsa quando il giocatore, scelto dalla famosissima rivista “Sports Illustrated” come uomo copertina, ha voluto dividere la cover del settimanale con 2 suoi compagni di squadra, l’ex Biella Thabo Sefolosha ed il serbo Nenad Kristic. Questa la dichiarazione del numero 35 Thunder:

    • Mi sembrava giusto, di loro si parla troppo poco e meritano un po’ di pubblicità, i successi della squadra non sono solo merito mio ma soprattutto loro”.

    Kevin Durant può seriamente puntare al premio di M.V.P. stagionale e facendo ciò potrebbe anche trascinare i Thunder dove nessuno osa immaginare: tanto talento abbonda tra le file degli ex Seattle Sonics (ed inoltre sono la squadra più giovane della Lega!) pronti già ora ad essere i vice Lakers ad Ovest, in attesa di prenderne il posto tra un anno ed iniziare a sfidare gli Heat per il predominio nella Lega.

    Tutte le altre squadre sembrano avere un qualcosa in meno rispetto a questi 5 top-team, ma le sorprese in NBA sono sempre dietro l’angolo: d’altra parte basta un’operazione di mercato per proiettare una squadra mediocre tra le possibili contender al titolo (come potrebbe diventarlo New York se riuscisse ad acquisire Carmelo Anthony dai Nuggets).

    Tra i nuovi giocatori che si affacciano al palcoscenico della NBA da tenere d’occhio la prima scelta assoluta del Draft 2010 di Washington, John Wall. E la prima scelta assoluta del Draft 2009 Blake Griffin (L.A. Clippers) che è considerato rookie a tutti gli effetti visto che lo scorso anno poco prima di debuttare in regualr season un brutto infortunio lo ha tolto di mezzo per tutto l’anno. Sono loro 2 a giocarsi il titolo di debuttante dell’anno e succedere così a Tyreke Evans dei Kings, ma attenzione ad un’altro debuttante proprio di Sacramento, DeMarcus Cousins, centro dalle enormi potenzialità, quinta scelta assoluta dei californiani che però in ordine di gradimento dopo una buona preseason ha già scavalcato nelle gerarchie dei critici sia la seconda scelta assoluta Evan Turner, la terza, Derrick Favors e la quarta Wes Johnson.

    Un in bocca al lupo speciale va ai nostri 3 connazionali della NBA: a Marco Belinelli, che nella sua nuova casa di New Orleans dovrà dimostrare di poter restare nella Lega dopo anni in cui non ha mostrato la sua classe (nè ai Warriors, nè ai Raptors); a Danilo Gallinari che spera di poter proseguire la sua avventura ai Knicks e non essere mandato a Denver come contropartita di Melo Anthony; ad Andrea Bargnani, che si è trovato catapultato all’improvviso come uomo franchigia dei Toronto Raptors dopo il tradimento di Chris Bosh e dovrà essere il vero leader ed uomo squadra di un gruppo in ricostruzione.

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  • Adidas lancia le nuove scarpe per Rose ed Howard

    Adidas lancia le nuove scarpe per Rose ed Howard

    A poche ore dall’inizio della nuova stagione NBA, Adidas lancia le nuove scarpe superleggere che saranno indossate da Derrick Rose e da Dwight Howard.

    Rose ed Howard sono 2 tra i giocatori più forti nel panorama NBA (Howard è definito da molti il miglior centro che ci sia in circolazione) e le caratteristiche che li rendono speciali, oltre ad uno strepitoso talento sono la potenza e la velocità contro qualsiasi avversario. Ora, con le nuove scarpe Adidas, riusciranno ad essere addirittura ancora più veloci, visto che le nuove calzature sono state progettate e realizzate per essere ancora più performanti. Oltre ad essere personalizzate: infatti Rose indosserà le adiZero Rose mentre Howard avrà le adidas Beast.

    La particolarità di queste scarpe di nuovissima generazione è un mix di tessuti e materiali sintetici che riducono il peso ed incrementano la stabilità nei cambi di direzione. La linguetta ha uno speciale sistema di allacciatura che permette un utilizzo sia sul campo (allacciatura più stretta per un maggior fit) sia nel tempo libero. La adiZero Rose pesa solo 360 grammi ed è la scarpa da basket più leggera mai creata da Adidas.

    Queste le parole di Lawrence Norman, Adidas Vice President Global Basketball, alla presentazione della nuova scarpa da gioco:

    “Derrick e Dwight sono i 2 giocatori più veloci della Lega nei rispettivi ruoli così abbiamo creato le scarpe Adidas più leggere di sempre per emergere ancora di più. La velocità nel basket è la cosa più importante e per comunicare questo messaggio ai giocatori di tutto il mondo abbiamo creato la campagna di marketing “Fast Don’t Lie” per trasmettere tutto questo in modo divertente, impattante e sorprendente”.

    Queste le parole di Derrick Rose, playmaker dei Chicago Bulls, per descrivere le nuove Adidas:

    “La adiZero Rose è la scarpa più leggera che io abbia mai indossato, è flessibile, affidabile e mi aiuta a correre più velocemente. Essendo cresciuto nel South Side di Chicago, non avrei mai pensato che un giorno avrei avuto una scarpa con il mio nome, sono molto orgoglioso e anche la mia famiglia e tutta la città lo sono. Oltretutto hanno un design fashion così si possono indossare al di fuori dal campo con i jeans”

    Queste le impressioni dell’altro protagonista di giornata, il centro Dwight Howard degli Orlando Magic:

    “Avere la Beast, la prima scarpa dedicata a me, significa davvero tanto e non vedo l’ora di allacciarle e scendere in campo. Sono davvero leggere e questo mi permetterà di essere più rapido, oltretutto abbiamo aggiunto dei dettagli personali come il mio tradizionale saluto ai fan “HEY WOOOOOOOOOOORLD” ed il mio nickname”.

    Dopo le nuove divise da gioco della NBA, ultraleggere, Adidas si mostra ancora una volta all’avanguardia e protagonista nel mondo sportivo. L’innovazione rende lo sport ancora più bello e quest’ultima uscita servirà a rendere ancora più competitivo il mondo del basket a stelle e strisce.

    Guarda i video dedicati e gioca online al videogame interattivo

  • NBA 10/11: Analisi Pacific Division

    NBA 10/11: Analisi Pacific Division

    La Pacific Division, oltre ad essere la divisione dei campioni NBA dei Los Angeles Lakers (3 finali negli ultimi 3 anni e 2 volte vincitori) è anche quella più scontata (quasi al pari della Atlantic Division degli acerrimi nemici dei Boston Celtics): non solo perchè i Lakers sembrano avere un roster nettamente superiore rispetto alle altre squadre ma anche perchè 3 delle altre 4 franchigie stanno guardando al futuro con moderato ottimismo, mentre Phoenix è destinata progressivamente a scomparire dal giro delle grandi vista l’età media elevata dei suoi giocatori cardine e data la perdita di Stoudemire andato a New York. Delle altre 3 squadre Californiane citate poco prima, quelli messi meglio sembrano i Golden State Warriors dato che hanno un mix di esperienza e gioventù che potrebbe portarli lontano. Soprattutto l’acquisizione di David Lee dai Knicks è stata un’aggiunta clamorosa che se rispetterà le previsioni potrà rendere i Warriors una piccola mina vagante in giro per l’NBA, con discrete possibilità di prendersi l’ultimo posto disponibile ad Ovest per i playoff. Poi ci sono i Clippers che finalmente dopo anni bui possono mettere in mostra un quintetto talentuoso, solido e completo che potrà regalare tante soddisfazioni ai tifosi rossoblu, se non quest’anno, sicuramente la prossima stagione. Il recupero di Blake Griffin, prima scelta assoluta nel Draft 2009 ma fuori tutta la scorsa stagione per un infortunio ad un ginocchio poco prima che iniziasse il campionato, è fondamentale, visto che il talento ex Oklahoma University ha mostrato in preseason di poter meritare un posto tra i grandi giocatori di questo sport. Lo spot di ala grande è suo appannaggio, anche perchè il ragazzo è in grado di assicurare una doppia-doppia in punti e rimbalzi ogni serata, ed i margini di miglioramento sono notevoli.
    Poi ci sono i Kings, che stanno portando avanti un progetto molto interessante. Al rookie of the year dello scorso campionato (Tyreke Evans) è stato aggiunto un centro dal potenziale devastante come DeMarcus Cousins, che in alcuni aspetti ha una somiglianza di gioco, di movimenti e di stazza alla Dwight Howard. La sintonia e la crescita dell’asse Evans-Cousins ci dirà dove potranno arrivare questi Kings, anche se per quest’anno la strada sarà molto dura. Magari il prossimo anno, con l’aggiunta di un’altra scelta medio-alta al Draft i Kings diverranno una squadra da playoff, per ora il peggio sembra alle spalle e il futuro non può che sorridere ad una formazione che merita di stare nei piani alti della Lega.
    Phoenix potrebbe ritrovarsi quindi con un record molto peggiore di quello che ci si aspetterebbe, anche perchè l’indebolimento della squadra è palese. Difficile anche solo descrivere i Suns, che si apprestano a dover ricostruire la squadra dalle fondamenta se non quest’anno (ci riferiamo al Draft 2011) magari la prossima stagione. Le ore, in Arizona, paiono contate e non c’è grande fiducia attorno alla squadra e le brutte prestazioni in preseason (soprattutto tantissimi punti subiti per gli arancioviola) hanno evidenziato i limiti degli uomini di Alvin Gentry, ottimo allenatore ma che sarà trascinato giù dalla mediocrità della squadra in generale. Peccato perchè le qualità per questo coach ci sono tutte, ma se non c’è un progetto tecnico…difficile confermarsi a grandi livelli.
    E in tutto ciò avvantaggiati da questa situazione saranno i Lakers, che si preparano a portare a casa un’altro titolo divisionale e probabilmente un’altra finale NBA prima di abdicare e lasciare spazio alle squadre emergenti. Non c’è molto da dire sui gialloviola, roster completo in tutti i ruoli, abbondanza di talento, specialisti offensivi e difensivi, l’allenatore più vincente della storia della NBA, management di prim’ordine: insomma tutte le qualità per disputare un’altra stagione fenomenale, sperando poi che la natura sia clemente con i vari Bryant, Odom ed Artest e possa regalargli qualche altro anno ad alto livello. Sono loro i veri dominatori del presente (assieme ai Miami Heat), per il futuro ci sarà poi modo di provvedere.

    GOLDEN STATE WARRIORS: Messo da parte coach Don Nelson (che in regular season nell’ultimo campionato aveva strappato il record di vittorie a Lenny Wilkens) si è voltato pagina affidando la panchina a Keith Smart, secondo di Nelson, ma che non riproporrà integralmente le idee dell’ex coach. Il compito sarà quello di portare avanti il lavoro fatto dal suo predecessore e valorizzare maggiormente i giovani. Ci si aspetta molto dal sophomore Stephen Curry, arrivato secondo la scorsa stagione nella corsa al titolo di rookie dell’anno e che ha impressionato molti addetti ai lavori per la consapevolezza nei propri mezzi mostrata da metà stagione in poi. Una crescita costante che se sarà confermata anche nella prossima regular season lo eleveranno come uno dei migliori 5 playmaker della Lega, anche perchè il Mondiale disputato con Team U.S.A. sicuramente gli ha dato esperienza e lasciato in dote qualche piccolo trucco appreso dai suoi compagni più esperti negli allenamenti. Accanto a Curry ci sarà il solito Monta Ellis che darà imprevedibilità alle soluzioni offensive dei Warriors. In ala piccola il titolare dovrebbe essere la sesta scelta assoluta Ekpe Udoh, che attualmente però soffre per alcuni problemi al polso. In attesa di un recupero al 100% si sta sperimentando Brandan Wright nel ruolo, che però è un’ala grande. Ecco che se l’esperimento fallisse potrebbe partire titolare Vladimir Radmanovic. Il ruolo di power forward sarà occupato da David Lee, scambiato con i Knicks per il talentuoso Randolph che nella “Baia” non ha mai avuto fortuna in 2 anni di permanenza, mentre come centro Andris Biedrins è chiamato a tornare ai livelli della stagione 2008-2009 quando si impose all’attenzione della Lega sfoderando doppie doppie in continuazione ed una difesa veramente aggressiva ed impressionante. La coppia Lee-Biedrins è ben assortita e se si amalgamerà bene potrebbe risultare decisiva per le sorti della franchigia gialloblu. Tutto nuovo nella “Baia”, nuovo logo, nuove divise, nuovi colori sociali, nuovo coach e nuovi innesti di spessore (per la panchina anche Dorell Wright e Louis Amundson sembrano ottimi), si spera che possa cambiare anche il corso degli eventi e che i Warriors possano diventare una delle franchigie di riferimento del panorama cestistico americano. Fare bene è l’imperativo primario, magari cercando di non avere più un record perdente. Poi se la fortuna vorrà (e nello sport ce ne vuole tanta oltre alla bravura) Golden State si giocherà l’ultimo posto per i playoff. Ma chiudere un bilancio in positivo sarà già una bella vittoria in attesa di un bellissimo futuro.

    Arrivi: Jeff Adrien (da Leche Rio Breogan), Louis Amundson (da Phoenix), Charlie Bell (da Milwaukee), Rodney Carney (da Phila), Dan Gadzuric (da Milwaukee), David Lee (da New York), Reggie Williams (da Sioux Falls Skyforce), Dorell Wright (da Miami)
    Partenze: Corey Maggette (a Milwaukee), Kelenna Azubuike, Anthony Randolph e Ronny Turiaf (a New York), Anthony Morrow (a New Jersey), C.J. Watson (a Chicago), Raja Bell (a Utah)
    SCELTE AL DRAFT: Ekpe Udoh (pick 6, da Baylor University), Jeff Adrien (undrafted, da Leche Rio Breogan), Jeremy Lin (undrafted, da Harvard University)
    PROBABILE QUINTETTO BASE:
    PG: Stephen Curry
    SG: Monta Ellis
    SF: Brandan Wright (o Ekpe Udoh)
    PF: David Lee
    C: Andris Biedrins

    ROSTER:

    Guardie: Monta Ellis, Stephen Curry, Charlie Bell, Jermy Linn
    Ali: David Lee, Jeff Adrien, Dorell Wright, Louis Amundson, Rodney Carney, Vladimir Radmanovic, Ekpe Udoh, Reggie Williams, Brandan Wright
    Centri: Andris Biedrins, Dan Gadzuric
    HEAD COACH: Keith Smart

    LOS ANGELES CLIPPERS: I Clippers stanno ammassando talento da 3-4 stagioni: ci sono i margini per migliorare e chiudere l’annata in modo confortante anche se sarà difficile arrivare ad un record vincente. Tuttavia i giovani Clippers hanno l’intelligenza per capire che questa stagione sarà fondamentale per gettare le basi per un futuro che sia, sperano i tifosi rossoblu (da sempre denominati e scherniti come i cugini poveri dei Lakers), così luminoso da riuscire a togliersi qualche bella soddisfazione. I punti fermi del roster sono il playmaker Baron Davis (che quando vuole non ha niente da invidiare ai migliori interpreti del ruolo, come dimostrano gli anni agli Hornets ed ai Warriors), la guardia Eric Gordon (messasi in mostra anche ai recenti Mondiali di Turchia) pericolosissimo tiratore da 3 punti, l’ala grande Blake Griffin, che come già detto ha saltato tutto lo scorso anno (quello da rookie) per problemi al ginocchio ma che pare veramente recuperato su tutta la linea come dimostra la preseason ed il centro Chris Kaman. Proprio Griffin sarà l’ago della bilancia della squadra losangelina, il prossimo uomo franchigia dei Clippers avrà il destino della sua squadra nelle sue mani: più “crescerà” in fretta, più i Clippers avranno speranze di disputare una stagione positiva. La panchina non sembra di primissimo piano ma ci sono tanti giovani e valutarli ora potrebbe essere un errore. Buone potenzialità anche per l’ottava scelta assoluta Al-Farouq Aminu, con doti atletiche fuori dal comune (non solo punti ma anche tanti rimbalzi per l’ex Wake Forest) ma che deve imparare a dare continuità ad un tiro da fuori che al momento latita. Il tutto sotto la guida sapiente di coach Vinny Del Negro che nei 2 anni a Chicago ha mostrato di saper fare il suo mestiere in modo mirabile: sa lavorare con i giovani e non si abbatte se capitano infortuni più o meno gravi. 2 record di perfetta parità, 41-41 nell’anno 2008-2009 ed altrettanto nel 2009-2010, certificano il curriculum di un ottimo allenatore che non aveva una formazione talentuosa ai Bulls ma che nei playoff del 2009 fece sudare i campioni in carica dei Celtics con ben 5 gare (su 7 totali) andate all’overtime per il 4-3 finale dei biancoverdi nella serie.
    Obiettivo costruire qualcosa di importante per il futuro, se poi la squadra riuscirà a cogliere qualche vittoria di prestigio sarà importante per immettere fiducia in un gruppo che proprio in questa stagione dovrà forgiarsi caratterialmente al cospetto di tantissimi top-team.

    Arrivi: Jarron Collins (da Phoenix), Randy Foye (da Washington), Ryan Gomes (da Portland), Brian Cook (da Houston)
    Partenze: Steve Blake (ai Lakers), Drew Gooden (a Milwaukee), Travis Outlaw (a New Jersey), Steve Novak (a Dallas), Bobby Brown (al Prokom), Mardy Collins (a Washington), Brian Skinner (a Milwaukee)
    SCELTE AL DRAFT: Al-Farouq Aminu (pick 8, da Wake Forest University), Marcus Blakely (undrafted, da Vermont University), Eric Bledsoe (pick 18, da Kenutcky University via Oklahoma City), Willie Warren (pick 54, da Oklahoma University)
    PROBABILE QUINTETTO BASE:
    PG: Baron Davis
    SG: Eric Gordon
    SF: Al-Farouq Aminu
    PF: Blake Griffin
    C: Chris Kaman

    ROSTER:

    Guardie: Eric Bledsoe, Rasual Butler, Baron Davis, Randy Foye, Eric Gordon, Willie Warren
    Ali: Al-Farouq Aminu, Marcus Blakely, Brian Cook, Ryan Gomes, Blake Griffin, Craig Smith
    Centri: Chris Kaman, DeAndre Jordan, Jarron Collins
    HEAD COACH: Vinny Del Negro

    LOS ANGELES LAKERS: Non ci sarebbe quasi niente da dire sui bi-campioni NBA: ottimo roster, ottimo allenatore, carattere e mentalità vincente, conosciamo e sappiamo tutti cosa è in grado di fare questa squadra. In più si sono rinforzati rispetto allo scorso anno, cedendo sul mercato i vari Farmar, Morrison e Powell e acquisendo Blake (in sostituzione di Farmar), Barnes (che prende il posto di Morrison) e Ratliff (che sostituisce Powell). Un bel guadagno in termini di difesa, punti e personalità che invecchia un pò la squadra visto che i primi 3 erano senz’altro più giovani ma regala una formidabile panchina ai gialloviola che ora hanno anche un secondo quintetto molto importante all’interno della Lega. Sulla qualità dei titolari non c’è nessun dubbio: Fisher sarà magari stagionato, ma quando sente aria di playoff (e i Lakers ai playoff ci arrivano sempre!) si trasforma ed inizia a sfornare prestazioni positive e decisive come ormai successo in tutta la sua carriera. Bryant è il solito fenomeno che sta iniziando anche a sapersi gestire per arrivare nel momento clou al top della forma. 5 campionati vinti nella sua carriera lo pongono nell’olimpo del basket, sicuramente è il giocatore che più si avvicina a Michael Jordan, per tipologia di gioco, per mentalità e per vittorie in carriera, una forza della natura che non ha mai avuto cali di rendimento e che ha fatto la fortuna dei Lakers. In queste ultime stagioni che gli restano da disputare cercherà di incrementare la sua bacheca di trofei e se resterà sano non è detto che ci riesca, già a partire da questa stagione. Il ruolo di protagonista non gli dà fastidio, anzi lo carica e lo spinge a superare i suoi limiti, l’NBA si augura di trovare presto un suo degno erede per tenere viva l’attenzione mondiale sul campionato. In ala piccola ci sarà il miglior difensore della Lega, quel Ron Artest che per stazza ed attitudine mentale non ha problemi a marcare chiunque giocatore, dai più alti e grossi fino ad arrivare ai più piccoli ed agili. Inoltre abbina a queste caratteristiche anche una pericolosità offensiva non indifferente, acquisto miratissimo lo scorso anno dagli Houston Rockets, tornerà utilissimo nelle sfide contro gli Heat (forse anche in finale NBA) contro il trio James-Wade-Bosh. In ala grande Pau Gasol assicura il solito alto rendimento,grazie ad i suoi centimetri ed alla sua tecnica sopraffina. Bynum partirà come centro titolare e ad L.A. sperano tutti nella sua esplosione. Sesto uomo sarà Lamar Odom, poche volte questo atleta fenomenale non riesce ad incidere, riuscendo, con il suo ingresso in campo, a svoltare le partite a favore della sua squadra. L’ottimo Mondiale disputato, dove è stato il miglior “gregario” (se così possiamo definirlo) di Kevin Durant, dimostrano che la via del tramonto è ancora lontana. In più, a dar man forte, Blake (al posto di Fisher), Barnes (al posto di Artest) e Ratliff ( al posto di Bynum) sembrano ottime aggiunte (come già segnalato in precedenza). Infatti Barnes, altro difensore eccellente, assieme ad Artest dovrebbe prendere in cura la difesa sugli esterni più pericolosi della squadra avversaria (mossa fatta su misura per affrontare Miami!). La sicurezza Phil Jackson in panchina permette ai Lakers di prendersi il ruolo di favoriti principali al titolo, visto che i fenomeni di Miami non possono contare su un allenatore dal curriculum così ricco e vincente: 13 finali NBA e 11 titoli in totale tra Bulls (6) e Lakers (5). Inoltre da quando allena, Jackson è riuscito a fare sempre il “three-peat”, segno che quest’anno potrebbe chiudere il cerchio con la quarta affermazione della sua carriera.
    Inutile dire che l’obiettivo gialloviola è alzare di nuovo il trofeo, starà agli altri cercare di mettere i bastoni tra le ruote alla compagine californiana.

    Arrivi: Matt Barnes (da Orlando), Steve Blake (dai Clippers), Theo Ratliff (da Charlotte)
    Partenze: Jordan Farmar (a New Jersey), Josh Powell (ad Atlanta), Adam Morrison (a Washington)
    SCELTE AL DRAFT: Devin Ebanks (pick 43, da West Virginia), Derrick Caracter (pick 58, da Texas- El Paso)
    PROBABILE QUINTETTO BASE:
    PG: Derek Fisher
    SG: Kobe Bryant
    SF: Ron Artest
    PF: Pau Gasol
    C: Andrew Bynum

    ROSTER:

    Guardie: Derek Fisher, Kobe Bryant, Shannon Brown, Steve Blake, Sasha Vujacic
    Ali: Ron Artest, Pau Gasol, Lamar Odom, Matt Barnes, Derrick Caracter, Devin Ebanks, Luke Walton
    Centri: Andrew Bynum, Theo Ratliff
    Head Coach: Phil Jackson

    PHOENIX SUNS: Ormai a Phoenix si aspetta l’Estate 2011 (al massimo del 2012). Quello sarà il momento della ricostruzione: le finali di Conference dello scorso Maggio potevano essere un punto di partenza per un futuro molto promettente ed invece sono state il capolinea definitivo di una squadra che ha operato malissimo sul mercato nella off-season. Stoudemire lasciato andare via per non ricevere nulla in cambio (si poteva benissimo chiedere a New York una trade con David Lee, finito poi ai Warriors) sostituito da Hakim Warrick, e non ce ne voglia il buon Hakim, ma non sembra proprio la stessa cosa. Se poi si manda Barbosa (sempre utilissimo) a Toronto in cambio di un giocatore come Turkoglu che ha continui problemi fisici ed è caduto in una spirale di involuzione senza fine, allora qualcosa non quadra davvero nel piano dirigenziale dei Suns. L’intramontabile Steve Nash e il sempreverde Grant Hill dovranno mandare avanti la baracca che sembra stia lì lì per crollare al minimo soffio di vento. Il gigante d’area Robin Lopez (fratello del più famoso Brook dei Nets) è l’unico lungo di nome nel roster, lasciando molto probabilmente un buco difficilmente colmabile. Come dimostrano i tantissimo punti subiti (ed il record pessimo) nelle partite di preseason. Il lavoro di Alvin Gentry sarà duro e faticoso, se non addirittura impossibile. E dispiace veramente per questo coach che lo scorso anno con le sue idee era riuscito a portare i suoi giocatori (a sorpresa) nella finale di Western Conference contro i Lakers futuri campioni. Si spera ora sulla crescita di alcuni giovani, per poi ricostruire usando la consolidata linea verde ed il Draft. Alcuni giocatori assicurano un buono standard di rendimento come Nash e Hill (ma occhio all’età dei 2), Lopez finora ha mostrato buone cose, Frye potrebbe essere la soluzione ideale in ala grande, Richardson assicura tanti punti ma zero difesa. Dudley coprirà le lacune difensive trai piccoli, si spera nel ritorno di Turkoglu a grandi livelli per avere una stagione almeno non perdente. Il ritorno di Childress dall’Europa sembra un palliativo per i tifosi in agonia per le sorti della loro squadra. Si prospettano però anni bui al sole dell’Arizona. E per questo i playoff appaiono come un miraggio nel deserto.

    Arrivi: Josh Childress (da Atlanta, via Olympiacos), Hakim Warrick (da Chicago), Hedo Turkoglu (da Toronto), Matt Janning (da Northeastern University), Garret Siler (da Shangai Sharks), Gani Lawal (da Georgia Tech)
    Partenze: Amar’è Stoudemire (a New York), Leandro Barbosa (a Toronto), Dwayne Jones (free agent), Taylor Griffin (a Liege), Dwayne Collins (a Varese), Louis Amundson (a Golden State), Jarron Collins (ai Clippers)
    SCELTE AL DRAFT: Gani Lawal (pick 46, da Georgia Tech), Dwayne Collins (pick 60, da Miami University), Matt Janning (undrafted, da Northeastern University), Garret Siler (undrafted, da Shangai Sharks)
    PROBABILE QUINTETTO BASE:
    PG: Steve Nash
    SG: Jason Richardson
    SF: Hedo Turkoglu
    PF: Channing Frye
    C: Robin Lopez

    ROSTER:

    Guardie: Steve Nash, Jason Richardson, Goran Dragic, Matt Janning,
    Ali: Josh Childress, Hedo Turkoglu, Jared Dudley, Channing Frye, Earl Clark, Grant Hill, Gani Lawal, Hakim Warrick
    Centri: Robin Lopez, Garret Siler
    Head Coach: Alvin Gentry

    SACRAMENTO KINGS: Primi segnali di luce dopo anni di buio. Finalmente si inizia ad essere ottimisti nella capitale dello Stato della California. Il progetto sta prendendo il volo e nonostante i Kings negli ultimi anni non abbiano avuto scelte tra le top 3 al Draft, hanno preso dei talenti che nessuno si aspettava: vedere in primis Tyreke Evans, nominato lo scorso campionato rookie dell’anno. Proprio da Evans si riparte per costruire qualcosa d’importante, e la prima mossa è stata quella di affiancargli un centro vero. Il candidato selezionato è stato DeMarcus Cousins, da Kentucky University, che ha ampi margini di miglioramento ma possiede già da ora tutte le capacità per non sfigurare partendo titolare. Molti specialisti vedono tante similitudini con Dwight Howard, sia nel fisico che nei movimenti (ma a differenza di Howard, Cousins possiede un tocco di palla molto più tecnico) ed i tifosi Kings sperano che il paragone non sia campato in area visto che Howard ora è il miglior centro in NBA, e sperano che il loro nuovo beniamino ne possa ripercorrere i passi. Se Cousins, probabile partente nel quintetto di partenza, avrà problemi di falli, dalla panchina ci sono Dalembert, arrivato dai Sixers, ed il rookie Whiteside per dare man forte. 2 giocatori che offensivamente non hanno molto da dire ma che in difesa sono 2 veri mastini al centro dell’area. Udrih sarà il play della squadra, mentre Thompson si prenderà lo spot di power forward per formare con Cousins una delle coppie potenzialmente più forti dell’intera Lega. In ala piccola sarà ballottaggio a 3 con Casspi, Greene ed il neo arrivato Antoine Wright a giocarsi il posto (ma il favorito per via dei margini di miglioramento sembra l’israeliano Casspi). Nota dolente la panchina (solo l’ottimo Carl Landry è di livello principale), che condannerà i Kings ancora ad un anno di transizione (ma con un miglioramento sensibile del record dello scorso anno) per poi riuscire a completare l’organico nella prossima off-season e nel Draft 2011. Sperando che i progressi della squadra possano portare in breve tempo ai vertici della Lega come ai tempi di Divac, Webber, Jason Williams (e poi Mike Bibby), Doug Christie e Peja Stojakovic che sotto la guida di coach Adelman a cavallo tra fine anni 90 ed inizio del 2000 fecero sognare i tifosi neroviola.

    Arrivi: Samuel Dalembert (da Philadelphia), Darnell Jackson (da Milwaukee), Antoine Wright (da Toronto), , Luther Head (da Indiana), “Pooh” Jeter (da Hapoel Gerusalemme)
    Partenze: Andres Nocioni e Spencer Hawes (a Philadelphia), Jon Brockman (a Milwaukee)
    SCELTE AL DRAFT: DeMarcus Cousins (pick 5, da Kentucky University), Hassan Whiteside (pick 33, da Marshall University)
    PROBABILE QUINTETTO BASE:
    PG: Beno Udrih
    SG: Tyreke Evans
    SF: Omri Casspi
    PF: Jason Thompson
    C: DeMarcus Cousins

    ROSTER:

    Guardie: Tyreke Evans, Beno Udrih, Luther Head, Eugene “Pooh” Jeter,
    Ali: Antoine Wright, Jason Thompson, Carl Landry, Darnell Jackson, Donte Greene, Francisco Garcia, Omri Casspi
    Centri: DeMarcus Cousins, Samuel Dalembert, Hassan Whiteside
    Head Coach: Paul Westphal

    ANALISI NORTHWEST DIVISION
    ANALISI SOUTHWEST DIVISION
    ANALISI CENTRAL DIVISION
    ANALISI SOUTHEAST DIVISION
    ANALISI ATLANTIC DIVISION

  • NBA: Iverson saluta tutti e va in Turchia, al Besiktas

    NBA: Iverson saluta tutti e va in Turchia, al Besiktas

    Allen Iverson ha deciso che il suo futuro sarà in Turchia, precisamente nel club del Besiktas.

    L’ex talento NBA saluta quindi il massimo campionato americano e sbarca in Europa, l’accordo non ha dati certi: c’è chi parla di un accordo biennale da 4 milioni di dollari, chi invece dice che l’accordo è annuale con opzioneper il secondo anno a cifre molto più contenute. In attesa dell’ufficialità dell’operazione e delle cifre ricordiamo qualche statistica di “The Answer”: scelto come primo assoluto nel Draft del 1996 dai Philadelphia 76ers, il talento di soli 182 centimetri ha ottenuto proprio in Pennsylvania i riconoscimenti maggiori per la sua carriera nei 10 anni disputati a Phila. Nel 2001, anno in cui la sua squadra raggiunse le finali per il titolo NBA, perse poi contro i Los Angeles Lakers di Bryant ed O’Neal, venne proclamato M.V.P., ovvero miglior giocatore della stagione regolare. Inoltre Iverson è stato per ben 4 volte miglior marcatore del campionato. Dopo Philadelfia, Iverson ha giocato per i Denver Nuggets, i Detroit Pistons ed i Memphis Grizzlies, prima di tornare nel dicembre scorso proprio ai Sixers, il suo primo amore.

    Ancora molto amato dal pubblico, nel febbraio scorso era stato votato dai tifosi per il quintetto di partenza della selezione dell’Est per l’All Star Game, ma aveva rinunciato per problemi fisici e familiari.
    Un grande in bocca al lupo per la nuova avventura ad uno dei giocatori più importanti che hanno segnato almeno un decennio di basket a stelle e strisce.

  • NBA 10/11: Analisi Southwest Division

    NBA 10/11: Analisi Southwest Division

    Terminata l’analisi delle 15 squadre dell’Est, passiamo in rassegna ora le 15 franchigie della parte Ovest degli Stati Uniti, iniziando con le 5 che formano la Southwest Division.
    La Southwest sembra la divisione più equilibrata dell’intera NBA: difficile fare un pronostico su chi avrà il predominio, infatti tutte le squadre sembrano attrezzate per arrivare ai playoff. In primis ci sono i Dallas Mavericks, arrivati forse all’ultima vera occasione per conquistare il titolo vista l’altissima età media della squadra. Poi le altre 2 squadre texane, i San Antonio Spurs, sempre insidiosi e compatti, che vogliono dire la loro anche quest’anno, e gli Houston Rockets del rientrante Yao Ming, che se sta bene è uno dei primi 2 centri in NBA. da non sottovalutare i rinnovati New Orleans Hornets di Chris Paul che potranno contare sul talento di Ariza e del nostro Marco Belinelli, ed i Memphis Grizzlies, giovani e talentuosi che dopo una preseason perfetta (8-0) puntano a confermarsi anche in stagione regolare. Insomma ci sono tutti gli elementi per vedere una grandissima battaglia e tanto tanto spettacolo, difficile veramente fare un pronostico, probabilmente i singoli episodi e la fortuna (mancanza di infortuni nel roster delle franchigie) decideranno le sorti di questa divisione.

    DALLAS MAVERICKS: A Dallas in molti pensano che questa stagione sia l’ultima buona per arrivare al titolo: l’età media infatti avanza di anno in anno, anche se il talento resta. La squadra, che lo scorso anno aveva ottenuto il secondo miglior record ad Ovest dietro i soliti Lakers grazie all’arrivo di Caron Butler ed Haywood dai Wizards, non è stata rivoluzionata (anche se poi l’eliminazione al primo turno da parte degli Spurs, acerrimi nemici e finiti solo settimi nella Conference, grida ancora vendetta) ed il miglior acquisto è stato quello di Tyson Chandler, preso per quasi nulla dai Bobcats. Il centro, ex Hornets, se sta bene fisicamente potrebbe dare un contributo importante ai Mavs e poi le riconferme di Dirk Nowitzi (leader della squadra) e di Haywood hanno mantenuto intatto il livello della franchigia. Dallas sembra una squadra ottima non solo nei titolari ma anche tra i panchinari visto che il quintetto base (Kidd, Butler, Marion, Nowitzki e Chandler) abbina talento ed esperienza e le riserve (in primis Terry, quasi ogni anno miglior sesto uomo NBA, lo stesso Haywood, Barea, Beaubois e Stevenson) danno molte alternative a coach Carlisle.
    Come ogni anno quindi i Mavs si presentano ai nastri di partenza come possibile contender, ma la strada si presenterà, ancora di più in questa stagione, molto difficile e piena di insidie e pericoli.
    Obiettivo è il primo posto nella Southwest e poi restare in forma per giocarsela con i Lakers in finale di Western Conference. Anche perchè se i pronostici saranno rispettati dalla parte Est i finalisti NBA dovrebbero essere i fenomenali Heat del trio James-Wade-Bosh che giusto qualche stagione fa scipparono letteralmente un titolo già vinto proprio ai texani, una serie che ancora resta un mistero insoluto ai più esperti analisti del mondo NBA.

    Arrivi: Alexis Ajinca (Charlotte Bobcats), Brian Cardinal (Minnesota Timberwolves),Tyson Chandler (Charlotte Bobcats), Ian Mahinmi (San Antonio Spurs), Steve Novak (Los angeles Clippers)
    Partenze: Erick Dampier (Charlotte Bobcats), Matt Carroll (Charlotte Bobcats), Eduardo Najera (Charlotte Bobcats)
    Rookie: Adam Haluska, Dominique Jones
    Probabile quintetto base
    Playmaker: Jason Kidd
    Shooting Guard: Caron Butler
    Small Forward: Shawn Marion
    Power Forward: Dirk Nowitzki
    Center: Brandan Haywood

    ROSTER

    Guardie: José Barea, Rodrigue Beaubois, Dominique Jones, Jason Kidd, Jason Terry, DeShawn Stevenson
    Ali: Caron Butler, Shawn Marion, Steve Novak, Dirk Nowitzki, Brian Cardinal
    Centri: Alexis Ajinca, Tyson Chandler, Brendan Haywood, Ian Mahinmi
    Head Coach: Rick Carlisle

    HOUSTON ROCKETS: La stagione dei Rockets dipenderà dalla salute di 2 giocatori che nella loro carriera NBA sono stati tartassati come pochi: stiamo parlando di Kevin Martin e di Yao Ming. Se gli infortuni staranno alla larga allora i Rockets potranno dire la loro nella corsa ai playoff, altrimenti la situazione si farà di nuovo difficile come già capitato negli ultimi 2 anni: Houston infatti in questo lasso di tempo è stata la franchigia che più di tutti ha subito la malasorte, anche se grazie alle scelte ponderate di uno tra gli allenatori più competenti delle Lega ed al grande carattere di un gruppo a dir poco straordinario è riuscita ad ottenere sempre ottimi risultati (seppur decimati hanno costretto a gara 7, nei playoff, i futuri campioni NBA dei Lakers nel 2008-2009 e lo scorso anno, anche se non si sono qualificati per la post season hanno raggiunto lo stesso un record vincente di 42 vittorie e 40 sconfitte). Visto che gli infortuni sembrano ormai alle spalle i Rockets sono pronti a dare battaglia a tutti, il roster è molto competitivo, la conferma di Scola (dopo che si era fatto un tentativo per arrivare al fere agent Chris Bosh) è importante visto il grandissimo Mondiale disputato a settembre, Battier in ala piccola è sempre uno dei migliori tiratori e difensori della Lega e la regia di Brooks è una garanzia. Martin se recuperato al 100% è un finalizzatore devastante, resta quindi l’incognita Yao Ming che dopo un anno e mezzo di inattività dovrà essere testato nello sforzo fisico: la dirigenza texana e lo staff medico hanno messo su un programma riabilitativo che per questa stagione prevede l’impiego per non più di 24 minuti del centro cinese (metà partita quindi) e soprattutto Yao dovrà fare a meno dei back to back (le famose 2 partite consecutive in 2 giorni) che potrebbero minarne l’integrità fisica. proprio per questo è stato firmato Brad Miller, per dare riposo al centro titolare in partita e prenderne invece il posto se ci sarà il back to back. Dalla panchina ci sarà bisogno dell’apporto di altri 2 lunghi, Chuck hayes (anche se i centimetri non sono poi così tanti per lo specialista difensivo dei Rockets nel settore lunghi) e Jordan Hill, arrivato lo scorso anno dai Knicks che ha avuto sicuramente più fortuna in Texas che a New York. Il talento dell’ex Arizona non si discute e visto che questo sarà il secondo anno anno nella Lega (forse i Knicks lo hanno scaricato troppo presto) è atteso a sensibili miglioramenti. Il rookie Patrick Patterson, 14esima scelta assoluta, dovrà far rifiatare invece Scola. Il positivissimo Chase Budinger sarà il cambio di Battier, mentre Lowry darà qualche minuto di riposo a Brooks. Martin invece quando siederà in panchina darà spazio a Courtney Lee, arrivato in Estate tramite uno scambio a 4 squadre dai Nets in sostituzione di Ariza ceduto ai rivali divisionali degli Hornets dopo un solo anno a Houston in cui doveva essere il nuovo uomo franchigia (scambio coi Lakers per Ron Artest) e che invece ha deluso le attese risultando incostante sia in attacco che in difesa.
    Il roster è ampiamente di qualità, vedremo dove potranno arrivare questi Rockets. L’obiettivo è innanzitutto primeggiare nella Southwest, che garantirebbe sicuramente un posto tra le prime 4 squadre ad Ovest ma l’utilizzo part-time di Yao è un handicap a cui il pur bravissimo coach Adelman dovrà trovare adeguata soluzione, le speranze biancorosse infatti passano tutte dalla soluzione di questo rebus.

    Arrivi: Brad Miller (Chicago Bulls), Courtney Lee (New Jersey Nets), Ishmael Smith (UFA).
    Partenze: Trevor Ariza (New Orleans Hornets), David Andersen (Toronto Raptors).
    Scelte al draft: Patrick Patterson (Kentucky, pick 14)
    Probabile quintetto base
    Playmaker: Aaron Brooks
    Shooting Guard: Kevin Martin
    Small Forward: Shane Battier
    Power Forward: Luis Scola
    Center: Yao Ming

    ROSTER:

    Guardie: Aaron Brooks, Kevin Martin, Kyle Lowry, Courtney Lee, Jermaine Taylor, Ishmael Smith
    Ali: Luis Scola, Shane Battier, Chase Budinger, Chuck Hayes, Jared Jeffries, Jordan Hill, Patrick Patterson
    Centri Yao Ming, Brad Miller
    HEAD COACH: Rick Adelman

    MEMPHIS GRIZZLIES: Una delle squadre più giovani e pericolose dell’intera Lega. Dopo l’ottima ultima stagione i Grizzlies sono chiamati alla riconferma: non ingannni il record perdente di 40 vittorie e 42 sconfitte, infatti Memphis ha avuto un miglioramento consistente di “W” rispetto alle ultime stagioni: nel 2006-2007 e nel 2007-2008 la squadra vinse appena 22 partite a stagione, mentre nel 2008-2009 il totale delle W salì di pochissimo, fermandosi a 24. E’ quindi comprensibile l’entusiasmo in Tennessee per questa stagione, entusiasmo che trova conforto nell’ottima preseason che ha visto i Grizzlies imporsi come migliore squadra con un record di 8-0 (solo i Magic sono rimasti a ruota). Chris Wallace e la dirigenza hanno intrapreso la strada della continuità. Niente stravolgimenti, niente operazioni di mercato avventate, nè in entrata nè in uscita: si punta sul gruppo che ben si è comportato l’anno scorso, magari in attesa di un’aggiunta di qualità.
    Roster quasi invariato, dicevamo, eccetto la partenza di Ronnie Brewer e l’arrivo di Tony Allen. Quest’ultimo darà difesa, esperienza e sostanza ad una squadra che non eccelle in queste caratteristiche.
    La vera notizia della off-season, semmai, è stato il rinnovo del contratto a Rudy Gay. Il giocatore ha firmato per 5 anni, durante i quali percepirà 86 milioni complessivi. Parliamo di cifre davvero importanti (17 milioni annui), onestamente forse esagerate per un’ala talentuosa ma certo non un top player.
    Questo rinnovo ha fatto storcere la bocca a molti addetti ai lavori, ma va inquadrato in una logica più ampia. Perdere il giocatore più rappresentativo sarebbe stato un duro colpo, e tutto l’entusiasmo della stagione scorsa si sarebbe sgonfiato. A questo punto, è stato meglio puntare ancora su Gay. Inoltre Minnesota avrebbe fatto carte false per prendere il giocatore e coprire il buco in ala piccola quindi la scelta dirigenziale dei Grizzlies trova logica proprio in quest’ottica.
    Attorno a lui graviteranno Mike Conley, O.J. Mayo, Zach Randolph e Marc Gasol. Dalla panchina ci si aspetta un buon contributo da Acie Law, Tony Allen e Hasheem Thabeet. Quest’ultimo è stato la seconda scelta assoluta del Draft 2009, e dovrà mostrare dei miglioramenti al suo secondo anno in NBA (visto che da rookie ha giocato appena 13 minuti di media con 3 punti e 3.5 rimbalzi a partita), medie piuttosto deludenti.
    Sembra che il ragazzo abbia lavorato in estate per trovarsi pronto a recitare un ruolo da protagonista. Se farà progressi importanti, i Grizzlies potranno sfoggiare un reparto lunghi di tutto rispetto con un ottimo attaccante come Randolph, un centro completo come Gasol e un difensore come Thabeet.
    Ma il centro africano non è l’unico da cui ci si aspetta un salto di qualità. L’età media dei 14 giocatori a roster è di 24,1 anni, ed è auspicabile che molti di loro abbiano ancora dei margini di miglioramento.
    Soprattutto Mayo e Mike Conley, oltre al sopraccitato Thabeet, avranno gli occhi puntati addosso, dato che sono titolari e che aspirano entrambi ad avere un ruolo ancora più importante nella Lega.
    Senza dimenticarsi dei due rookie, Greivis Vasquez ma soprattutto Xavier Henry, classe 1991 dalle ottime potenzialità, che andranno ad arricchire il reparto guardie.
    Obiettivo per Memphis riuscire a strappare il pass per la post season, ma il tanto talento accumulato negli ultimi Draft potrebbe anche esplodere improvvisamente e portare i Grizzlies nei piani alti non solo della Southwest Division ma dell’intera Western Conference.

    Arrivi:Tony Allen (FA), Acie Law (FA)
    Partenze: Ronnie Brewer (FA)
    Scelte al draft: Xavier Henry (pick 12), Greivis Vasquez (pick 28)
    Probabile quintetto base:
    Playmaker: Mike Conley
    Guardia: OJ Mayo
    Ala piccola: Rudy Gay
    Ala grande: Zach Randolph
    Centro: Marc Gasol

    ROSTER

    Guardie: Mike Conley, Acie Law, OJ Mayo, Xavier Henry, Greivis Vasquez
    Ali: Rudy Gay, Tony Allen, Zach Randolph, Sam Young, DeMarre Carroll, Darrell Arthur
    Centri: Marc Gasol, Hasheem Thabeet, Hamed Haddadi
    HEAD COACH: Lionel Hollins

    NEW ORLEANS HORNETS: A New Orleans hanno cercato di prendere tempo: la situazione Paul è sempre pronta ad esplodere infatti, viste le dichiarazioni di questa Estate in cui avrebbe gradito una cessione in una squadra da titolo per cercare di vincere. L’arrivo in Louisiana del nuovo capo allenatore Monty Williams (il più giovane in NBA, 38 anni, che sembra predestinato ad una luminosa carriera dopo i 5 anni come assistente di McMillan a Portland) e l’insediamento come nuovo G.M. di Dell Demps hanno convinto il playmaker più forte della NBA a desistere (momentaneamente?) dai suoi propositi. Inoltre il nuovo staff dirigenziale, tramite uno scambio a 4 squadre, ha preso Trevor Ariza per coprire il buco in ala piccola visto il declino fisico e tecnico di Stojakovic. Per portare a New Orleans il talento di Ariza, sono stati sacrificati James Posey (mai decisivo e voglioso come ai tempi del titolo a Boston) ma soprattutto Darren Collison, che in molti avrebbero voluto come play titolare dopo l’ottima annata da rookie in cui ha dovuto sostituire per buona parte del campionato Chris Paul. Con tanti ringraziamenti da Indianapolis dove sono finiti i 2 giocatori. Per molti infatti si sarebbe dovuto sacrificare Paul (anche demotivato viste le dichiarazioni) e puntare proprio su Collison, in considerazione che si sarebbe potuto ottenere molto di più in cambio (Orlando e Portland per Paul avrebbero quasi smantellato la squadra, soprattuto i Magic avrebbero dato in cambio Carter, Nelson e Gortat!). Ora invece si rischia di perdere Paul tra 2 anni quando andrà in scadenza (o al massimo la prossima Estate per molto di meno rispetto a qualche settimana fa) e ciò potrebbe far ripiombare gli Hornets nei bassifondi della Lega.
    Per ora la squadra sembra di ottimo livello perchè anche l’arrivo di Belinelli dà più pericolosità in attacco rispetto allo scorso anno (in preseason “Beli” non ha demeritato affatto, con prestazioni molto efficaci e concrete). L’italiano pare avere una grandissima occasione ed è orientato a sfruttarla al massimo. Se sente attorno a sè la fiducia il nostro connazionale può essere un’arma molto pericolosa. Resta da vedere come vorrà impiegarlo il nuovo coach Williams, anche perchè al momento il titolare nel ruolo è l’ottimo Marcus Thornton reduce da una stagione da rookie molto positiva. Già detto di Paul ed Ariza il quintetto di partenza sarà completato da David West, ala grande solida che però questa stagione dovrà fare gli straordinari vista la carenza di sostituti nel roster, e dal centro Okafor da cui Williams vuole, oltre al solito ed importante apporto difensivo, anche un elevato impatto offensivo. Acquisto dell’ultima ora è quello di Jerryd Bayless dai Blazers in cambio di una futura prima scelta. La mossa è sicuramente ottima perchè dà un cambio a Paul per poter rifiatare.
    Gli Hornets potrebbero prendere uno degli ultimi 2 posti disponibili per i playoff, solo se Chris Paul sarà convinto pienamente del progetto New orleans potrà stupire. Ma per farlo bisogna che si levi dalla testa i pensieri su New York e sul possibile trio che andrebbe a formare con Amr’è Stoudemire (che i Knicks hanno già a roster) e Carmelo Anthony (in procinto di passare proprio agli arancioblu secondo molti giornalisti sportivi che lavorano nel mondo NBA).

    ARRIVI: Joe Alexander (Free Agent), Trevor Ariza (Houston Rockets), Marco Belinelli (Toronto Raptors), Craig Brackins (Oklahoma City Thunder), Willie Green (Philadelphia 76ers), Pops Mensah – Bonsu (Free Agent), Quincy Pondexter (Oklahoma City Thunder), Mustafa Shakur (Free Agent), Jason Smith (Philadelphia 76ers), Jerryd Bayless (Portland Trail Blazers).
    PARTENZE: Craig Brackins (Philadelphia 76ers), Darren Collison (Indiana Pacers), James Posey (Indiana Pacers), Cole Aldrich (Oklahoma City Thunder), Morris Peterson (Oklahoma City Thunder), Julian Wright (Toronto Raptors), Darius Songaila (Philadelphia 76ers).
    SCELTE AL DRAFT: Cole Aldrich (pick 11, ad Oklamoma City)
    PROBABILE QUINTETTO BASE:
    PG: Chris Paul
    SG: Marcus Thornton
    SF: Trevor Ariza
    PF: David West
    C: Emeka Okafor

    ROSTER:

    Guardie: Marco Belinelli, Willie Green, Chris Paul, Marcus Thornton, Jerryd Bayless
    Ali: Joe Alexander, Trevor Ariza, Pops Mensah–Bonsu, Quincy Pondexter, Peja Stojakvoic, David West;
    Centri: Aaron Gray, Emeka Okafor, Jason Smith, Didier Ilunga-Mbenga.
    HEAD COACH: Monty Williams

    SAN ANTONIO SPURS: Il ciclo degli Spurs negli ultimi anni è sempre dato per finito dagli opinionisti NBA. Lettura questa che risulta sempre molto superficiale perchè gli Spurs, dopo 11 anni di “era Duncan” e 4 titoli NBA sono sempre una delle migliori formazioni della Western Conference e dell’intera NBA. Difficile, però, dire il vero livello della squadra, visto che negli ultimi anni San Antonio ha cambiato parecchi uomini, ad eccezione del nucleo portante della squadra, mossa necessaria per svecchiare di qualche anno il roster ma che non sempre ha pagato visto il rendimento delle ultime stagioni. Fatta eccezione per i “Big Three” Duncan-Ginobili-Parker, non è rimasto più nessuno dell’ultimo titolo neroargento targato 2007, eppure sono passati solo 3 anni da allora. Ma alcune aggiunte al roster degli ex campioni NBA andavano fatte necessariamente: questa stagione vestirà finalmente la maglia di San Antonio Tiago Splitter, il brasiliano dopo essere stato scelto nel 2007 dagli Spurs ha avuto modo di passare altri 3 anni in Europa a giocare ad alto livello basket organizzato, quindi arriva in modo atipico alla sua stagione da rookie nell’NBA; il suo arrivo porta agli Spurs un giocatore sicuramente di presenza sotto canestro che può ben integrarsi nel sistema difensivo di San Antonio ed al contempo aumentare la pericolosità offensiva degli Spurs.
    Splitter toglierà minuti sia a Duncan sia a McDyess e questo può essere solo un bene per le ginocchia dei due veterani degli Spurs. Nonostante Blair abbia disputato una grande stagione da rookie, serviva un altro giocatore per le rotazioni tra i lunghi e Splitter sembra fatto apposta per integrarsi a meraviglia con gli altri lunghi.
    Un altro innesto interessante fatto dalla dirigenza degli Spurs in Estate è quello dell’ala Bobby Simmons, giocatore con un paio di stagioni da 13 e 16 punti di media, prima che un infortunio nel momento migliore della sua carriera ne frenasse il talento.
    Simmons arriva agli Spurs senza che su di lui ci siano grosse aspettative, ma se riesce a recuperare piena efficenza fisica, gli Spurs possono avere un cambio in ala, con buone doti atletiche e con dei punti nella mani.
    Nella off season la dirigenza Spurs ha continuato a lavorare per migliorare la squadra e al contempo non compormettere la situazione salariare della franchigia con contratti troppo lunghi e onerosi, infatti una delle mosse che gli Spurs hanno fatto è stata quella di rimettere sotto contratto Richard Jefferson, “spalmando” su 4 stagioni invece che 3 il salario di Jefferson, dando così al giocatore uno stipendio più in linea con il suo attuale valore tecnico.
    Lo stesso Jefferson avrà così l’opportunità di riscattarsi dopo una prima difficile stagione a San Antonio dove, dopo gli anni splendenti a New Jersey (ed un pò meno a Milwaukee), ha faticato non poco ad acquisire le regole offensive e difensive dei texani.
    Anche Matt Bonner è stato “ri-firmato” dagli Spurs che ritengono tecnicamente fondamentale avere un giocatore lungo in grado di tirare bene da fuori come Bonner, che non è certo un giocatore alla “Robert Horry” (fondamentale per i titoli Spurs) ma è ormai diventato un giocatore funzionale al sistema di gioco di coach Popovich e si è così guadagnato la conferma nel roster della squadra texana, visto che è uno dei pochi giocatori in grado di modificare la strutturazione offensiva degli Spurs ed allargare il campo.
    Questa dovrebbe poi essere la stagione della conferma di George Hill, dopo i segnali dati nella passata stagione e nei playoff, Hill può davvero essere il giocatore che da fisicità e difesa nel reparto dietro degli Spurs e al contempo è in grado di contribuire in modo sostanzioso in attacco e far in modo che i punti in quei ruoli non arrivino solo da Parker e Ginobili come invece è stato in passato quando i cambi dei piccoli erano Bogans o Bowen, 2 buoni difensori ma di certo non dei realizzatori.
    Hill è sopravvissuto al trattamento che Popovich riserva a tutti i suoi rookie e si è ritagliato sempre più minuti: difatti è passato da 5,7 punti di media a partita della sua prima stagione ai 12,4 punti a partita della passata stagione, il tutto in 23 minuti scarsi di impiego, cresciuti a 13,4 punti a partita durante gli ultimi playoff, statistiche che testimoniano la crescita del ragazzo, sia dal punto di vista tecnico sia in termini di personalità, nell’ aumentare la propria produzione quando conta.
    Naturalmente tutto quanto detto, tutte le speranze degli Spurs di provare a rivincere un titolo NBA o comunque di competere ai massimi livelli dipendono ancora dalle prestazioni di Duncan, Ginobili e Parker.
    Duncan dovrà limitare i suoi minuti nella regular season, cosa che può certamente contribuire ad avere un Timmy molto più decisivo ai playoff.
    Ginobili ha un solo anno in meno di Duncan, ma non si risparmia mai, qui l’operazione pare più difficile, farlo rifiatare però è una delle cose che Popovich dovrà tenere in considerazione.
    Ginobili inoltre, per la prima volta da anni si presenta all’avvio della regular season riposato e senza infortuni avendo deciso di saltare l’impegno con l’Argentina al mondiale di Turchia, e tutto questo gli permetterà di continuare ad essere un fattore anche nella prossima edizione dei San Antonio Spurs.
    Capitolo Tony Parker: sicuramente oggi il francese è uno dei migliori playmaker NBA, in grado sia di far giocare la sua squadra sia di metter punti in proprio e grazie alla sua velocità ed ad un’insospettabile forza fisica non soccombe contro giocatori all’apparenza più prestanti come Kidd, Williams o Westbrook.
    Parker con il tempo ha trovato il suo posto a fianco di Duncan e Ginobili all’interno di un equilibrio funzionale che con il tempo si è creato all’interno della franchigia texana.
    Quest’anno anche Parker inizia la stagione integro fisicamente ed entra in quello che è il suo “contract year”, ed a 28 anni il prossimo contratto che firmerà sarà certamente il contratto che definirà la sua carriera.
    Come detto questa potrebbe essere l’ultima stagione di vertice per questa versione degli Spurs, sia per l’età di Ginobili e Duncan, sia per il contratto di Parker, certamente Popovich ed i suoi non lasceranno nulla di intentato per arrivare di nuovo a vincere il titolo; di una cosa si può essere certi: Popovich e la sua squadra sanno cosa vogliono, sanno cosa devono fare per ottenerlo e faranno di tutto per arrivare agli obiettivi che si sono posti.
    Obiettivo quindi ottenere il predominio nella Southwest e riuscire ad inserirsi, ancora una volta, nella lotta al titolo.

    Arrivi: Bobby Simmons, Gary Neal, Alonzo Gee.
    Partenze: Keith Bogans, Roger Mason Jr., Ian Mahinmi
    Scelte al draft: Tiago Splitter, James Anderson, Marcus Cousin
    Probabile quintetto base
    PM – Tony Parker
    SG – Manu Ginobili
    SF – Richard Jefferson
    PF – Antonio McDyess
    C – Tim Duncan

    ROSTER:

    Guardie –Tony Parker; George Hill; Garrett Temple; Manu Ginobili; James Anderson; Gary Neal; Alonzo Gee.
    Ali –Richard Jefferson; Matt Bonner; Bobby Simmons; Antonio McDyess; DeJuan Blair.
    Centri –Tim Duncan; Tiago Splitter; Marcus Cousin.
    Head Coach: Gregg Popovich

    ANALISI NORTHWEST DIVISION
    ANALISI PACIFIC DIVISION
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  • Basket, Serie A: Roma prima sconfitta a Pesaro, Siena e Milano ok.

    Basket, Serie A: Roma prima sconfitta a Pesaro, Siena e Milano ok.

    La seconda giornata della Lega A di Basket, riserva subito la prima sconfitta di una delle candidate al titolo. Infatti la Lottomatica Roma esce sconfitta dalla sfida contro la Scavolini, bene invece, Siena e Milano vittoriose rispettivamente contro Montegranaro e Treviso.

    La Scavolini si dimostra dunque, osso molto duro fra le mura amiche e a farne le spese è una Lottomatica Roma ancora priva degli infortunati Gigli e Datome. La vittoria per Pesaro è frutto di un ottimo primo tempo: 16-8 all’8’,  23-13 al 14’, 29-13 al 15’e 46-25 alla prima sirena e delle palle perse di Roma, 7 solo nel primo quarto. Almond e Cusin fanno la differenza per la Scavolini, ben diretta da Hackett, Roma tenta l’ impresa portandosi sull’ 60-49 al 30’, ma Pesaro resiste e ottiene i primi due punti in classifica.

    Vince ancora Siena, ma non convince contro Montegranaro e per conquistare i due punti c’e’ stato bisogno dei migliori Kaukenas (22 punti) e Lavrinovic (21 punti). La Fabi Shoes è autrice di una fantastica rimonta, dal  -20 di inizio secondo quarto alla parità di metà terzo periodo con un parziale di 40-20. Ma i campioni d’ italia, possono contare su un assetto difensivo collaudato e su un Lavrinovic monumentale nel secondo tempo e con un Moss, sempre presente nelle giocate che contano e protagonista del break di 14-2 che risulterà decisivo per la vittoria finale. Tutto facile, invece per l’ Armani Jeans Milano che ha la meglio sulla giovane Benetton Treviso in una gara che ha visto i padroni di casa un po’ sonnecchiare nel primo tempo, ma bilanciato da una grande secondo tempo da 51 punti realizzati condito da un ottima difesa e da un’ attacco regolare e molto fluido, testimoniato dai 14 punti messi a referto sia da Hawkins, Maciulis e Jaaber.

    Fra le altre gare, da segnalare le vittorie casalinghe di Avellino, Cantù e Brindisi, rispettivamente contro Varese, Cremona e Bologna. Bene anche Biella che batte Teramo con una rimonta dal -13 (29-42 al 22′) mantenendo il passo del gruppo di testa, mentre, nell’ anticipo del sabato, la Dinamo Sassari ha battuto la Pepsi Caserta in extremis, grazie all’ ottima prova di White (16 punti) che mette la tripla decisiva a 40” dalla fine. Per la Pepsi Caserta, secondo K.O. in due gare, non bastano gli ottimi Jones e Bowers.

    Risultati e Classifica

    Sassari – Caserta 92-87

    Brindisi – Bologna 87-84

    Siena – Montegranaro 93-82

    Milano – Treviso 80-65

    Cantù – Cremona 77-75

    Avellino – Varese 85-69

    Pesaro – Roma 76-69

    Biella – Teramo 79-70

    1 Siena 4
    2 Milano 4
    3 Biella 4
    4 Cantù 2
    5 Roma 2
    6 Montegranaro 2
    7 Treviso 2
    8 Sassari 2
    9 Brindisi 2
    10 Avellino 2
    11 Pesaro 2
    12 Varese 2
    13 Bologna 2
    14 Taranto 0
    15 Cremona 0
    16 Caserta 0