Categoria: Altri sport

  • Capolavoro di Ted Ligety in superG, delusione Italia

    Capolavoro di Ted Ligety in superG, delusione Italia

    Dopo la medaglia di bronzo di ieri di Julia Mancuso e lo choc subito dall’infortunio gravissimo di Lindsey Vonn, gli Stati Uniti festeggiano l’oro in supergigante con Ted Ligey autore di una gara magistrale in un tracciato tuttavia adatto alle sue caratteristiche di gigantista puro. Infatti la gara, assolutamente regolare nel suo svolgimento, non ha favorito certamente gli specialisti della velocità pura con la sorpresa francese rappresentata da Julien De Tessieres medaglia d’argento ed il norvegese Aksel Lund Svindal, vero dominatore della specialità quest’anno con tre vittorie su quattro supergiganti disputati, a chiudere un podio piuttosto inatteso alla vigilia soprattutto per le prime due posizioni.

    Tuttavia l’americano ha pienamente meritato il titolo iridato sfruttando al meglio il pettorale basso, il dieci, ed interpretando in maniera perfetta l’ultima diagonale nella parte finale dove solo l’americano ed appunto il francese De Tessieres hanno saputo disegnare al meglio le traiettorie per lo sprint finale. Secondo titolo mondiale in carriera per Ligety dopo l’oro in gigante due anni fa a Garmish e, vista la condizione psico – fisica mostrata, favorito numero uno per il gigante in programma il 15 febbraio prossimo.

    Ted Ligety | ©OLIVIER MORIN/AFP/Getty Images
    Ted Ligety | ©OLIVIER MORIN/AFP/Getty Images

    Molto deludente la prova di tutta la compagine azzurra che si presentava alla gara odierna forte dei favori del pronostico almeno per una medaglia e che poteva schierare cinque atleti avendo Christof innerhofer campione mondiale uscente. Ed è proprio l’ultimo vincitore della discesa di Wengen il migliore con un settimo posto finale comunque sotto le aspettative della vigilia con l’azzurro mai veramente in gara per vincere una medaglia. Il vincitore del supergigante di Beaver Creek Matteo Marsaglia ha chiuso in dodicesima posizione mentre decisamente opache le prestazioni di Werner Hell (21°) e Peter Fill (15°) con Klotz, il quinto azzurro in gara che ha chiuso in ventitreesima posizione al suo debutto mondiale.

  • Mondiali Sci Alpino, oro Maze in Superg. Dramma Lindsey Vonn

    Mondiali Sci Alpino, oro Maze in Superg. Dramma Lindsey Vonn

    Si aprono purtroppo nel peggiore dei modi i mondiali di sci alpino a Schladming in Austria, L’americana Lindsey Vonn cade rovinosamente nel salto distruggendosi il ginocchio e procurandosi anche la frattura del setto nasale ed una leggera commozione cerebrale. Sicuramente è stato uno dei supergiganti mondiali più tormentato e drammatico della storia dello sci che ha sicuramente regalato delle fortissimi emozioni anche in casa Italia con il sorprendente quarto posto per l’esordiente e giovane azzurra Sofia Goggia che sfiora la medaglia di bronzo per soli cinque centesimi. Medaglia d’oro tanto per cambiare per la dominatrice dell’intera stagione, la slovena Tina Maze con l’argento alla svizzera Lara Gut ed il bronzo all’americana Julia Mancuso che è sempre presente, ed anche fortunata, nelle competizioni che contano.

    Il podio del Supergigante mondiale ©SAMUEL KUBANI/AFP/Getty Images
    Il podio del Supergigante mondiale ©SAMUEL KUBANI/AFP/Getty Images

    Tantissime emozioni come detto in questa prima gara iridata sulle veni austriache, si parte alle 14:30 dopo quasi quattro ore di attesa per la nebbia che ha avvolto l’intero tracciato costringendo gli organizzatori a rimandare di volta in volta la partenza. Perfetta discesa della slovena che vince la sua prima medaglia d’oro iridata in supergigante ma purtroppo siamo tutti con il morale a terra per la terribile caduta di Lindsey Vonn, che era in lotta per il titolo, ma che purtroppo si è procurata la rottura dei legamenti crociati e della tibia mediale, un infortunio che potrebbe costare addirittura anche la carriera alla fuoriclasse americana se non le olimpiadi di Sochi del prossimo anno visto che questo tipo di infortunio richiede almeno un anno di stop.

    Non doveva essere una delle gare più attese per la nazionale azzurra ma la sorpresa è arrivata dalla giovanissima Sofia Goggia che, scesa con il pettorale 33, sfiora il podio per soli cinque centesimi con l’azzurra al traguardo incapace di decidere se gioire o disperarsi per il bronzo perso di un soffio. Ottima anche la gara di Daniela Merighetti, settima, mentre deludenti sia Elena Curtoni che Nadia Fanchini con quest’ultima che dimostra di non aver ancora recuperato in pieno dopo il lungo stop per infortunio.

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  • Super Bowl, tra black out e sfida tra spot milionari vincono i Ravens

    Super Bowl, tra black out e sfida tra spot milionari vincono i Ravens

    Questa notte l’America si è fermata per il Super Bowl. Tra un stupenda esibizione della bellissima e bravissima Beyoncé e un black out all’impianto elettrico (che ha costretto i giocatori a fermarsi per ben 35 minuti) i Ravens sconfiggono seppur di poco gli avversari dei San Francisco 49ers. Una finalissima dalle mille emozioni, che ha visto sfidarsi in panchina due allenatori-fratelli (Jim e John Harbaugh), che ha reso l’incontro ancor più emozionante. La stretta finale tra i due mister e i reciproci complimenti hanno messo fine ad una serata che ha incollato ai propri televisori oltre 100 milioni di americani. Al termine del match, c’è stato spazio anche per la pace virtuale tra gli amanti di questo sport e il presidente USA Barack Obama, reo quest’ultimo di aver definito “pericoloso e violento” il mondo della palla ovale.

    Pace fatta con le parole d’amore verso questo sport, spiegando che la sua dichiarazione era rivolta verso il mondo della palla ovale nei college dove non vige la professionalità e la maturazione.

    I Ravens di Baltimora vincono il Super Bowl XLVII © Ezra Shaw/Getty Image
    I Ravens di Baltimora vincono il Super Bowl XLVII © Ezra Shaw/Getty Image

    Vincono quindi i Ravens di Baltimora contro gli avversari di San Francisco. Risultato finale 34-31, messo in pericolo nei minuti finali da una meta non arrivata da parte degli sconfitti che avrebbe permesso il sorpasso. Sfida in mano ai Ravens fin dai primi minuti, arrivati ad un incredibile 28-6 prima del black out elettrico che ha colpito il Mercedes Benz Superdome. Trentacinque minuti di pausa, con i giocatori in campo impegnati a rimanere concentrati e caldi in previsione di una rapida ripresa del gioco. Quando il match riprende, i valori in campo vengono incredibilmente capovolti, con i San Francisco 49ers impegnati in una fantasmagorica rimonta e i Ravens che risultano spenti, demotivati e sicuri della vittoria. Alla fine il risultato premia questi ultimi che conquistano il loro secondo titolo Nfl. Come migliore in campo è stato votato Joe Flacco, quarterback dei Ravens.

    Ma il Super Bowl ha regalato le solite emozioni anche lontano dal campo da gioco con la gara sullo spot più bello. Non è una novità infatti che le aziende sarebbero disposte a tutto pur di comparire come pubblicità all’interno dell’evento che ferma l’intera America! Ciò ha permesso un ritorno considerevole a tutto il mondo attorno alla palla ovale, tanto da stimare un consistente aumento delle entrate. Alla faccia della crisi…

  • Francia ko 23-18, immensa Italia al Sei Nazioni

    Francia ko 23-18, immensa Italia al Sei Nazioni

    Non ci poteva essere partenza migliore per la nazionale azzurra di rugby al Sei nazioni 2013, battuti gli odiati cugini transalpini, la seconda volta consecutiva a Roma, in una partita che ha dimostrato per l’ennesima volta il definitivo salto di qualità di Martin Castrogiovanni e compagni. Vittoria importantissima ed inaspettata per la compagine guidata dal Commissario Tecnico Jaques Brunel che partiva sfavorita in questa partita d’esordio del Six Nations ma che ha saputo con la solita grinta e tenacia ribaltare un risultato che per molti sembrava già scritto. Meta decisiva nel finale firmata dal guerriero indomabile Martin Castrogiovanni con Luciano Orquera eletto “Man of the match”.

    In uno stadio Olimpico gremito in ogni ordine di posto la partenza degli azzurri è degna di una grande squadra con il capitano Sergio Parisse a realizzare subito la meta al 4’ trasformata da Orguera. La Francia reagisce subito alla grande dimostrando di meritare il quarto posto del ranking mondiale pareggiando la meta di Parisse con Picamoles che approfitta di una difesa azzurra non proprio impenetrabile. Orquera a metà primo tempo inizia il suo personale show al tiro, un drop ed una splendida punizione portano l’Italia avanti 13-5 ma ecco i soliti dieci minuti di black out italiano con prima Michalak dalla piazzola e poi con una meta di Fall che consentono alla Francia di ribaltare completamente il match vanificando di fatto un primo tempo italiano praticamente perfetto.

    La gioia azzurra ©David Rogers/Getty Images
    La gioia azzurra ©David Rogers/Getty Images

    La ripresa si apre con l’Italia di nuovo a spingere, Orguera realizza un calcio piazzato che viene pareggiato subito dopo da Michalak. Ma è al 56’ che tutto l’Olimpico viene giù dalla gioia con la meta italiana trasformata dal suo uomo simbolo, Martin Castrogiovanni: azione massacrante degli azzurri sulla 22 transalpina, magistrale passaggio di Orguera con Castrogiovanni a sfondare i francesi in meta. La meta spacca psicologicamente i francesi che subiscono il drop di Burton che sancisce il 23-18 finale, infatti i minuti finale vedono la Francia tutta avanti ma in maniera confusionaria e dimostrandosi, er una volta, inferiore ai magnifici e leggendari combattenti italiani.

    Il prossimo impegno per la nazionale azzurra sarà ad Edimburgo contro la Scozia il 9 febbraio in un match assolutamente alla portata degli azzurri che non devono mai smettere di sognare in questo Sei nazioni che si preannuncia equilibrato più che mai.

  • Alex Schwazer, il dramma della fragilità

    Alex Schwazer, il dramma della fragilità

    Il doping è antisportività, è slealtà con gli altri e con se stessi, è la morte dei valori sani, ma può essere in alcuni casi anche il baratro profondo di chi si sente fragile e impreparato ad affrontare le pressioni e le aspettative, di chi è forte nel fisico e nelle prestazioni atletiche ma è troppo debole mentalmente per reggere il gap tra i propri muscoli e la propria razionalità e, in un grido soffocato dalla paura di ammetterlo a sè stesso, ricorre alle scorciatoie più dannose, senza pensare alle conseguenze ancor più devastanti dei problemi iniziali. Alex Schwazer risponde perfettamente a questo identikit, come lui stesso ha raccontato nella prima intervista televisiva rilasciata dopo lo scandalo doping, alla trasmissione televisiva “Le Invasioni Barbariche” condotta da Daria Bignardi su La 7.

    Ed è strano guardare dallo schermo il viso di questo ragazzo che, nel suo italiano inconfondibilmente indurito dall’accento altoatesino, prova a spiegare in maniera schietta e sincera quello che è stato il suo dramma interiore, il suo percorso a ostacoli che lo ha portato dalla gloria dell’oro olimpico di Pechino 2008 al fango del mese di Agosto scorso, in quella conferenza stampa in cui, tra le lacrime, i singhiozzi e le mani nei capelli, ha ammesso la sua verità che, però, per molti sembra difficile da credere.

    Alex Schwazer, il dramma della fragilità | © Stefania/Getty Images
    Alex Schwazer, il dramma della fragilità | © Stefania/Getty Images

    Alex Schwazer ha ribadito anche ieri la medesima versione, raccontando di come il suo ego da campione osannato e invincibile, dopo il 2008 abbia iniziato una paurosa discesa, fra insicurezze e stanchezza, bisogno di staccare la spina represso dalla propria voglia di vincere e di migliorarsi ancora, che lo spinse a pretendere troppo, a logorarsi mentalmente. Arrivò, così, la ricerca su internet, il viaggio in Turchia, e l’Epo, con le iniezioni quotidiane (fatte da solo) che lo fecero star male, fino a dover rinunciare alla 20 km, e poi a giorni alterni, ma sempre con la consapevolezza di “fare la cosa sbagliata, ma non riuscivo a fermarmi”.

    La sua marcia si interrompe con la confessione del 7 Agosto, nella suddetta conferenza stampa, e da allora dismette i panni di sportivo per provare a ricominciare la propria vita, lontano dalla strada e dagli allenamenti sfiancanti, dai 50 chilometri da macinare quotidianamente. Diventa uno studente di Economia o, almeno, “ci provo”, rimane vicino alla fidanzata Carolina Kostner, cerca di rimettere insieme i pezzi del proprio essere, di ricercare se stesso e ricostruire la propria autostima frantumata dagli eventi, provocati dalla sua stessa ingenua fragilità: “sono stato un idiota”.

    Fino ad ammettere, ancora una volta, il vero “perchè” di tutto questo: “uno si dopa se non va d’accordo con se stesso e cerchi qualche scorciatoia”. Alex Schwazer, però, non ha l’indole di chi riesce a vincere in maniera sporca, e questo si nota dalla sua commozione nel rivivere i momenti dei suoi successi “puliti”, nella consapevolezza che la sua reputazione è, ormai, molto incrinata nonostante la sua colpa sia andata avanti per due settimane, al contrario di chi – come Lance Armstrong – ha ingannato tutti ed ha vinto, dopandosi, per sette anni.

    Per questo motivo, l’intervista di Alex Schwazer termina con la sua unica speranza, ossia che la giustizia sportiva possa alleggerire la squalifica di quattro anni attribuitagli. Ma, probabilmente, anche se ciò dovesse accadere, Alex Schwazer non tornerebbe a gareggiare.

  • La storia di Brendan Lynch, rugbista ucciso da un pirata

    La storia di Brendan Lynch, rugbista ucciso da un pirata

    Il mondo del rugby si intreccia drammaticamente alla cronaca con la notizia della scomparsa di Brendan Lynch, ventiseienne pilone inglese ma di origini irlandesi della Rugby Capitolina, investito nella notte tra domenica e lunedì scorso, attorno all’una, all’ingresso dell’ A-24 sul Grande raccordo anulare mentre si trovava alla guida del suo scooter Honda Sh 300. Responsabile della sua morte è un‘auto pirata di grandi dimensioni, ma ancora non è esclusa l’ipotesi che potesse trattarsi anche di un mezzo pesante, come un camion o un grosso furgone, che prima lo ha travolto con un urto che gli è stato fatale e, poi, non si è neppure fermato per prestargli soccorso. La polizia stradale ha subito iniziato le ricerca del responsabile anche se, ad oggi, ancora non sembra ci siano stati riscontri in tal senso. La notizia della sua scomparsa, avvenuta durante il disperato tentativo di trasportarlo in ospedale, ha ovviamente sconvolto il mondo del rugby e in particolare la squadra romana nella quale militava, ma anche le precedenti formazioni nelle quali aveva giocato a partire dalla stagione 2007/2008, quando arrivò in Italia.

    Brendan Lynch ucciso da auto pirata | Immagini dal web
    Brendan Lynch ucciso da auto pirata | Immagini dal web

    Prima l’approdo all’ Us Rugby di Benevento, dov’era uno dei giocatori di punta della squadra, poi al Rugby Roma per la prima parte della stagione 2010 e, nel 2011, in Sardegna all’ Amatori Alghero, fino al ritorno nella Capitale, con l’acquisto da parte della società rossoblu Rugby Capitolina, società professionistica di serie A1, con la quale stava affermandosi come uno dei migliori numeri 3 della Serie A italiana di rugby.

    In queste ore, dunque, si succedono le parole di ricordo, di dolore e di cordoglio, per un ragazzo dall’animo puro, un gigante buono di 135 chilogrammi di peso per 188 centimetri d’altezza che la società Beneventana di Rugby, alla quale Brendan era rimasto molto legato dopo la sua militanza, definisce una persona “sincera e leale, grande uomo di sport”, così come la sua squadra Capitolina che in ricordo di Brendan Lynch ha sospeso tutte le attività sportive previste per la giornata di ieri.

  • Pattinaggio, Carolina Kostner regina d’Europa

    Pattinaggio, Carolina Kostner regina d’Europa

    Stupenda, leggiadra, regale Carolina Kostner, chi più ne ha più ne metta per giustificare l’ennesima grande prestazione della nostra pattinatrice che a Zagabria si regala e ci regala il quinto titolo europeo di figura e l’ottavo podio in otto anni dimostrando di essere entrata oramai definitivamente nell’alveo delle pattinatrici mondiali più forti di tutti i tempi. Questa volta la timida Carolina fuori dal ghiaccio ha saputo tirare fuori gli artigli contro le giovani gazzelle russe  Adelina Sotnikova e Elizaveta Tuktamysheva entrambe sedicenni, che hanno forse pagato lo scotto della prima grande occasione continentale della loro giovane carriera. Ed infatti la 25enne figlia di mamma Patrizia e papà Erwin, entrambi presenti, sfodera un Bolero al limite della perfezione con una coreografia stupenda, una sequenza di passi importante e finalmente un triplo lutz eseguito alla perfezione che ha fatto la differenza per la vittoria finale.

    Carolina Koster festeggio il quinto titolo europeo ©ATTILA KISBENEDEK/AFP/Getty Images
    Carolina Kostner festeggia il quinto titolo europeo ©ATTILA KISBENEDEK/AFP/Getty Images

    Tutti noi dobbiamo essere orgogliosi dell’atleta azzurra, sicuramente mal gestita durante le Olimpiadi casalinghe di Torino dove all’allora giovanissima Carolina, le fu affidato il tricolore ed un peso sulle spalle enorme che la fecero crollare psicologicamente. Ed infatti la grandezza e la maturità raggiunta dalla Kostner non ha veramente eguali in tutta il panorama sportivo italiano, vincere ed essere sempre al vertice in uno sport non da prestazione dove la giuria ha il suo enorme peso e dove la mente libera fa sempre la differenza, non è sicuramente cosa da tutti considerando le grandi pressioni che Carolina ha subito a causa delle vicenda doping che ha colpito il suo fidanzato Alex Schwarzer durante le ultime olimpiadi londinesi e che le ha fatto pensare addirittura al ritiro.

    L’Italia esce alla grandissima dagli europei di Zagabria, Valentina Marchei è splendida quarta nella gara vinta da Carolina e poi ci sono i bronzi di Stefania Berton-Ondrej Hotarek e Anna Cappellini-Luca Lanotte che rendono questa competizione continentale, la migliore di sempre.

  • Dominik Paris tinge d’azzurro Kitzbuehel, Vonn ok in casa Maze

    Dominik Paris tinge d’azzurro Kitzbuehel, Vonn ok in casa Maze

    Ciclone Dominik Paris sulla mitica “Streif” di Kitzbuehel, il giovane fuoriclasse azzurro della velocità vince su una delle piste simbolo della Coppa del Mondo da vero maestro della velocità sfrecciando sul traguardo e precedendo per un soffio il campione del Mondo in carica, il canadese Erik Guay con l’austriaco Hannes Reichelt a chiudere un podio assolutamente fantastico per i colori azzurri. Questa volta la vittoria è tutta per Dominik Paris dopo la bella affermazione a pari merito con Hannes Reichelt a Bormio con l’Italia che conquista di nuovo la discesa di Kitzbuehel quindici anni dopo il sempre grandissimo Kristian Ghedina.

    Dominik Paris ©ALEXANDER KLEIN/AFP/Getty Images
    Dominik Paris ©ALEXANDER KLEIN/AFP/Getty Images

    Paris costruisce il suo capolavoro sulla “Streif” nell’ultima parte del tracciato dove l’azzurro è risultato il più veloce in assoluto con oltre 143 km orari recuperando sul canadese Erik Guay che era in vantaggio nell’ultimo intermedio. Il non ancora 24enne forestale azzurro entra di fatto nella storia dello sci italiano a tutti gli effetti in quanto, vincere  sulla “Streif”, non è sicuramente cosa da tutti. Paura in casa Italia per Peter Fill che è caduto rovinosamente ad oltre 100 all’ora compiendo anche una pericolosa capriola che per fortuna non ha causato danni fisici all’azzurro. La bella prova in casa Italia viene impreziosita dalle belle prestazioni di Werner Hell (11°) e Klotz (12°), mentre da dimenticare la gara di Innerhofer che è stato costretto a scendere con il pettorale 46 a causa della penalizzazione subita durante le prove per aver terminato lo stesso la gara dopo una caduta.

    Le donne erano di scena a Maribor, in Slovenia, con un gigante vinto dall’americana Lindsey Vonn che torna alla grande in Coppa del Mondo precedendo sul traguardo proprio la padrona di casa e leader incontrastata della classifica di Coppa, Tina Maze. Male le azzurre tutte nelle retrovie con le uniche a salvarsi Denise Karbon, decima e Nadia Fanchini quattordicesima.

    Classifica Gigante donne

    1 Lindsey VONN USA    2’ 22”20
    2 Tina MAZE SLO          0.08
    3 Anna FENNINGER AUS          0.57
    4 Maria HOEFL-RIESCH GER          0.74
    5 Jessica LINDELL-VIKARBY SWE          1.15

    Classifica Discesa uomini

    1 Dominik PARIS ITA    1’ 57”56
    2 Erik GUAY CAN          0.13
    3 Hannes REICHELT AUS          0.36
    4 David POISSON FRA          0.60
    5 Max FRANZ AUS          0.61

    Classifica generale Donne

    1 Tina MAZE SLO         1554
    2 Maria HOEFL-RIESCH GER         806
    3 Lindsey VONN USA         740
    4 Anna FENNINGER AUS         704
    5 Katrhin ZETTEL AUS         637

    Classifica generale Uomini

    1 Marcel HIRSCHER AUS          935
    2 Aksel Lund SVINDAL NOR          876
    3 Ted LIGETY USA          736
    4 Felix NEUREUTHER GER          646
    5 Ivica KOSTELIC CRO          485
  • Giovanni Soldini doppia Capo Horn: è record

    Giovanni Soldini doppia Capo Horn: è record

    Doppiare Capo Horn è, per ogni navigatore, l’impresa di una vita, paragonabile ad una scalata del monte Everest, una sorta di passaggio mitico essendo uno dei luoghi più impervi, un estremo di Terra che guarda al Polo Sud e che rappresenta convenzionalmente il punto più Meridionale del Sud America, in piena Terra del Fuoco. Doppiare Capo Horn è un’impresa che resta alla storia, al punto da essere considerata una tematica degna di esser cantata, così come ha scelto di fare anche Francesco Guccini nel brano l’Ultima Thule, in cui ipotizza un ultimo viaggio immaginario verso terre estreme, l’ultimo luogo conoscibile dall’uomo, dopo “aver doppiato tre volte Capo Horn”: se l’Ultima Thule è, quindi, l’approdo della vecchiaia, doppiare Capo Horn è l’impresa giovanile, da esaltare e mitizzare, in particolare se ciò avviene in un tempo da record come nel caso di Giovanni Soldini. 

    Giovanni Soldini doppia Capo Horn | © ROBERTO SCHMIDT/Getty Images
    Giovanni Soldini doppia Capo Horn | © ROBERTO SCHMIDT/Getty Images

    Giovanni Soldini con il suo Vor 70 Maserati era partito lo scorso 31 Dicembre da New York e, dopo 21 giorni, 23 ore e 14 minuti, alle 15:37 contro vento e le correnti dominanti è giunto a doppiare Capo Horn, migliorando di ben otto ore il precedente record stabilito nel 2008, di 22 giorni 7 ore e 25 minuti, e detenuto dal maxi catamarano di 110 piedi Gitana 13, il detentore del record assoluto nella categoria multiscafi nella tratta New York-San Francisco.

    L’impresa viene festeggiata con un semplice “siamo felici” da Giovanni Soldini che, raggiunto telefonicamente, ha commentato quanto appena compiuto sottolineando che “abbiamo fatto finora un tempo pazzesco”, raccontando di aver navigato senza vento fino a dieci miglia dal Capo Horn e che – appena in tempo per cambiare e ridurre la velatura – subito dopo l’intensità è giunta a raffiche di 20, 25 e poi anche a 35 nodi “in aumento”.

    Ma non finisce qui: l’equipaggio di Giovanni Soldini, infatti, dopo il passaggio di Capo Horn ha l’obiettivo di tentare di battere il record nella leggendaria Rotta dell’Oro, la New York-San Francisco appunto, realizzato nel 1998 dal francese Yves Parlier con Aquitane Innovation, che ha compiuto il passaggio in 57 giorni, 3 ore e 2 minuti.

    L’impresa è, dunque, assolutamente possibile.

  • Innerhofer re di Wengen, Vonn regina di Cortina

    Innerhofer re di Wengen, Vonn regina di Cortina

    Grandissima prova di Christof Innerhofer che a Wengen conquista una delle discese simbolo di tutta la Coppa del Mondo di sci. Superlativo l’azzurro che aveva dato degli ottimi segnali già nella prova in discesa di ieri valida per la Supercombinata dove aveva ottenuto il miglior tempo. A completare il podio della discesa svizzera ci sono gli austriaci Klaus Kroell e Hammes Reichelt rispettivamente secondo e terzo. A Cortina d’Ampezzo a trionfare è invece l’americana Lindsey Vonn che si riprende lo scettro di regina della velocità, dopo l’assenza per infortunio, disputando anche lei una prova al limite della perfezione per riuscire ad avere la meglio sulla slovena Tina Maze e sulla connazionale Leanne Smith.

    Christof Innerhofer ©OLIVIER MORIN/AFP/Getty Images
    Christof Innerhofer ©OLIVIER MORIN/AFP/Getty Images

    La velocità azzurra maschile in questo 2012 funziona alla grande con la terza vittoria su cinque discese disputate (due di Innerhofer ed una di Paris) e si ritorna sul gradino più alto del podio di Wengen sedici anni dopo il mitico Kristian Ghedina. Gli altri azzurri non sono stati autori di una buona gara con l’unico a difendersi Dominik Paris (11°) mentre sia Peter Fill che Werner Hell hanno chiuso staccati nelle retrovie. Debacle anche per il norvegese Aksel Lund Svindal caduto rovinosamente, per fortuna senza conseguenze, perdendo punti preziosi per la lotta della sfera di cristallo a tutto vantaggio dell’austriaco Marcel Hirscher, oggi assente, ma che domani può dire il fatto suo con lo slalom.

    Nelle donne la lotta per la Coppa del Mondo non è in discussione con la slovena Tina Maze autrice anche oggi di una prova impeccabile con la sola Vonn capace di metterle gli sci davanti. In casa Italia brutte notizie per Daniela Merighetti che non ha saputo ripetere la vittoria della passata stagione chiudendo nelle retrovie a causa di un gravissimo errore nella parte finale del tracciato che le ha fatto perdere tantissimo tempo, ottima invece Elena Fanchini, migliore delle azzurre con una settima posizione che potrebbe dare fiducia in futuro per la seconda delle sorelle Fanchini mentre Nadia ha chiuso in ventitreesima posizione.

    Classifica Discesa donne

    1 Lindsey VONN USA    1’ 38”25
    2 Tina MAZE SLO          0.33
    3 Leanne SMITH USA          0.81
    4 Marion ROLLAND FRA          1.08
    5 Regina STERZ GER          1.25

    Classifica Discesa uomini

    1 Christof INNERHOFER ITA    2’ 29”82
    2 Klaus KROELL AUS          0.30
    3 Hannes REICHELT AUS          0.76
    4 Erik GUAY CAN          1.05
    5 Johan CLAREY FRA          1.07

    Classifica generale Donne

    1 Tina MAZE SLO         1414
    2 Maria HOEFL-RIESCH GER         744
    3 Anna FENNINGER AUS         630
    4 Lindsey VONN USA         604
    5 Katrhin ZETTEL AUS         597

    Classifica generale Uomini

    1 Marcel HIRSCHER AUS          855
    2 Aksel Lund SVINDAL NOR          747
    3 Ted LIGETY USA          676
    4 Felix NEUREUTHER GER          546
    5 Alexis PINTURAULT FRA          454