Categoria: Atletica

  • Alex Schwazer, il dramma della fragilità

    Alex Schwazer, il dramma della fragilità

    Il doping è antisportività, è slealtà con gli altri e con se stessi, è la morte dei valori sani, ma può essere in alcuni casi anche il baratro profondo di chi si sente fragile e impreparato ad affrontare le pressioni e le aspettative, di chi è forte nel fisico e nelle prestazioni atletiche ma è troppo debole mentalmente per reggere il gap tra i propri muscoli e la propria razionalità e, in un grido soffocato dalla paura di ammetterlo a sè stesso, ricorre alle scorciatoie più dannose, senza pensare alle conseguenze ancor più devastanti dei problemi iniziali. Alex Schwazer risponde perfettamente a questo identikit, come lui stesso ha raccontato nella prima intervista televisiva rilasciata dopo lo scandalo doping, alla trasmissione televisiva “Le Invasioni Barbariche” condotta da Daria Bignardi su La 7.

    Ed è strano guardare dallo schermo il viso di questo ragazzo che, nel suo italiano inconfondibilmente indurito dall’accento altoatesino, prova a spiegare in maniera schietta e sincera quello che è stato il suo dramma interiore, il suo percorso a ostacoli che lo ha portato dalla gloria dell’oro olimpico di Pechino 2008 al fango del mese di Agosto scorso, in quella conferenza stampa in cui, tra le lacrime, i singhiozzi e le mani nei capelli, ha ammesso la sua verità che, però, per molti sembra difficile da credere.

    Alex Schwazer, il dramma della fragilità | © Stefania/Getty Images
    Alex Schwazer, il dramma della fragilità | © Stefania/Getty Images

    Alex Schwazer ha ribadito anche ieri la medesima versione, raccontando di come il suo ego da campione osannato e invincibile, dopo il 2008 abbia iniziato una paurosa discesa, fra insicurezze e stanchezza, bisogno di staccare la spina represso dalla propria voglia di vincere e di migliorarsi ancora, che lo spinse a pretendere troppo, a logorarsi mentalmente. Arrivò, così, la ricerca su internet, il viaggio in Turchia, e l’Epo, con le iniezioni quotidiane (fatte da solo) che lo fecero star male, fino a dover rinunciare alla 20 km, e poi a giorni alterni, ma sempre con la consapevolezza di “fare la cosa sbagliata, ma non riuscivo a fermarmi”.

    La sua marcia si interrompe con la confessione del 7 Agosto, nella suddetta conferenza stampa, e da allora dismette i panni di sportivo per provare a ricominciare la propria vita, lontano dalla strada e dagli allenamenti sfiancanti, dai 50 chilometri da macinare quotidianamente. Diventa uno studente di Economia o, almeno, “ci provo”, rimane vicino alla fidanzata Carolina Kostner, cerca di rimettere insieme i pezzi del proprio essere, di ricercare se stesso e ricostruire la propria autostima frantumata dagli eventi, provocati dalla sua stessa ingenua fragilità: “sono stato un idiota”.

    Fino ad ammettere, ancora una volta, il vero “perchè” di tutto questo: “uno si dopa se non va d’accordo con se stesso e cerchi qualche scorciatoia”. Alex Schwazer, però, non ha l’indole di chi riesce a vincere in maniera sporca, e questo si nota dalla sua commozione nel rivivere i momenti dei suoi successi “puliti”, nella consapevolezza che la sua reputazione è, ormai, molto incrinata nonostante la sua colpa sia andata avanti per due settimane, al contrario di chi – come Lance Armstrong – ha ingannato tutti ed ha vinto, dopandosi, per sette anni.

    Per questo motivo, l’intervista di Alex Schwazer termina con la sua unica speranza, ossia che la giustizia sportiva possa alleggerire la squalifica di quattro anni attribuitagli. Ma, probabilmente, anche se ciò dovesse accadere, Alex Schwazer non tornerebbe a gareggiare.

  • Atletica, Howe saluta Londra 2012. Ecco i convocati

    Atletica, Howe saluta Londra 2012. Ecco i convocati

    Ennesima cocente delusione, questa volta sportiva, per l’atleta simbolo della nostra atletica leggera. Andrew Howe non parteciperà ai giochi olimpici di Londra 2012 avendo fallito l’ultima occasione per realizzare il minimo stabilito dalla Federazione nei 200m, in occasione dei campionati italiani assoluti di Bressanone.

    Ci ha messo comunque il massimo impegno l’argento mondiale del lungo ad Osaka 2007, ma complice anche un vento in faccia fortissimo, non è riuscito a fare il 20.65 nei 200m richiesto dalla Federazione Italiana.

    Sicuramente solamente una Federazione diciamo poco attenta ed altrettanto poco lungimirante come quella italiana può permettersi di lasciare a casa l’atleta più veloce della penisola ma del resto non c’e’ assolutamente da meravigliarsi se l’atletica italiana risulta essere da tempo dentro un tunnel di cui non se ne vede l’uscita. Andrew ci ha messo anche del suo per trovarsi in questa situazione, l’azzurro ha abbandonato per i troppi infortuni il salto in alto, specialità che gli avrebbe spalancato le porte a Londra per dedicarsi al suo primo amore, la velocità con i 200m, dove non ha avuto sino ad oggi grandi soddisfazioni.

    Andrew Howe ©ben borg cardona/AFP/Getty Images)

    Comunque l’ultima giornata agli assoluti di Bressanone ha consegnato alla nazionale azzurra altri due giovani atleti per la spedizione londinese: Jose Bencosme scende a 49″33 nei 400 ostacoli e Gianmarco Tamberi si arrampica a 2.31 nell’alto facendo fuori l’altro azzurro Silvano Chesani.

    Ecco tutti i convocati per Londra: UOMINI (19) – Daniele Meucci (5000/10.000); Ruggero Pertile (Maratona); Emanuele Abate (110 hs); Jose Bencosme (400 hs); Yuri Floriani (3000 sp); Marco Tamberi (Alto); Fabrizio Donato (Triplo); Daniele Greco (Triplo); Lorenzo Povegliano (Martello); Nicola Vizzoni (Martello); Fabio Cerutti (4×100); Simone Collio (4×100); Rosario La Mastra (4×100); Davide Manenti (4×100); Diego Marani (4×100); Jacques Riparelli (4×100); Giorgio Rubino (20 km); marcia Alex Schwazer (20/50 km); marcia Marco De Luca (50 km marcia). DONNE (20) – Gloria Hooper (200); Libania Grenot (200, 400, 4×400); Elena Romagnolo (5000); Silvia Weissteiner (5000); Nadia Ejjafini (5000/10.000); Rosaria Console (Maratona); Anna Incerti (Maratona); Valeria Straneo (Maratona); Marzia Caravelli (100 hs); Antonietta Di Martino (Alto); Simona La Mantia (Triplo); Chiara Rosa (Peso); Silvia Salis (Martello); Giulia Arcioni (4×400); Chiara Bazzoni (4×400); Elena Bonfanti (4×400); Manuela Gentili (4×400); Maria Enrica Spacca (4×400); Elisa Rigaudo (20 km); marcia Eleonora Giorgi (20 km marcia).

  • Oscar Pistorius ai giochi olimpici di Londra

    Oscar Pistorius ai giochi olimpici di Londra

    Sicuramente una delle storie più emozionanti di tutto il panorama sportivo mondiale quella del sudafricano Oscar Pistorius che raggiunge il sogno di una vita, e cioè poter partecipare ai giochi olimpici di Londra 2012 che scatteranno il 27 luglio prossimo.

    Prima volta nella storia che un atleta amputato ad entrambe le gambe riesce a partecipare all’avvenimento sportivo più importante del mondo con Pistorius che, oltre alla staffetta 4X400, disputerà anche la gara individuale..

    E dire che Pistorius aveva comunque raggiunto due volte il limite olimpico per la sua federazione sudafricana, lo scorso anno a Lignano Sabbiadoro e a marzo ai campionati nazionali a Pretoria, in Sudafrica, ma secondo i criteri del Comitato olimpico sudafricano avrebbe dovuto confermarlo entro il 30 giugno, cosa che non gli è riuscita. Tuttavia, il 45”20 fatto registrare a Pretoria da Pistorius è risultato però essere il miglior tempo sudafricano dell’anno, seguito dal 45”36 ottenuto da Willie de Beer e dal 45”59 di Ofentse Mogawane consentendo quindi a Pistorius, di poter essere a Londra anche se il tempo non è stato confermato entro giugno.

    Oscar Pistorius ©Michael Steele/Getty Images

    Ripercorriamo brevemente la storia dell’atleta sudafricano che nasce con una grave malformazione (entrambi i peroni erano assenti ed i piedi erano gravemente malformati), situazione questa, che lo costringe all’età di undici mesi, all’imputazione di entrambi gli arti inferiori. Il suo approdo all’atletica leggera arriva per un fine riabilitativo ma con il passare del tempo diventa il suo sport e soprattutto il suo mezzo per riuscire ad imporsi nella vita che sicuramente non è stata magnanima con lui.

    Pistorius a Londra doveva disputare solo la staffetta 4X400, staffetta che il sudafricano disputò anche agli ultimi mondiali a Daegu dove ha vinto la medaglia d’argento anche se non disputò la finale (fece solo la batteria di qualificazione) ma in deroga alle regole interne, tuttavia, è stato convocato anche per la gara individuale dei 400m.

     

  • Europei Atletica, Super Donato e Meucci argento

    Europei Atletica, Super Donato e Meucci argento

    La quarta giornata agli Europei di Helsinki sorride finalmente ai colori azzurri con il titolo continentale conquistato da Fabrizio Donato nel triplo e la medaglia d’argento di Daniele Meucci nei 10.000m.

    Finalmente una gioia per il 35enne di Latina che in carriera ha avuto tanti infortuni che ne hanno limitato sicuramente i risultati che potevano essere di ben altro spessore.

    Donato domina la finale del triplo con un fantastico 17.63m che gi vale la seconda migliore prestazione europea stagionale e se non fosse stato per un filo di vento, sarebbe stato anche il suo personale. Comunque una grande iniezione di fiducia per il triplista azzurro soprattutto in ottica Londra 2012 che, con questa misura, si può legittimamente sperare in qualcosa di veramente prezioso. La seconda gioia per l’Italia la regala Meucci che conquista l’argento nei 10.000m anche se poteva sicuramente vincere l’oro considerando l’errore commesso nei 300m finale facendosi beffare sul tempo dal keniano naturalizzato turco, Polat Kemboi Arikan.

    Fabrizio Donato ©ADRIAN DENNIS/AFP/GettyImages

    Il capitano azzurro, Nicola Vizzoni chiude l’ennesima finale internazionale del martello con un ottimo quinto posto, con il podio conquistato dall’ungherese Pars (79.72) davanti a Ziółkowski (76.67) e Zagorniy (76.51). Le altre finali hanno visto i 200m femminili andare all’ucraina Mariya Ryemyen (23″05) davanti alla connazionale Hrystyna Stuy (23″17) ed alla francese Myriam Soumaré (23″21). La bagnatissima finale del salto con l’asta femminile si chiude con tre atlete a 4.60, ma con l’oro conquistato dalla ceca Ptáčníková davanti a Strutz e Kiriakopoúlou. Sul finale di giornata c’è l’oro di Churandy Martina (20″42) nei 200m davanti a Van Luijk (20″87) e Tablot (20″95), Marani è settimo con 21″26, con la turca Yanit che vince i 100hs in 12″81 davanti a Talay (12″91) e Paplauskaya (12″97), Caravelli (13″11) e Cattaneo (13″16) sono sesta e ottava. L’eptathlon va alla francese Antoinette Nana Djimou (6544) su Lyudmyla Yosypenko (6387) e Laura Ikauniece (6335). Nel disco  grande gara vinta dal tedesco Robert Harting (68.39) davanti all’estone campione olimpico in carico Kanter (66.53) e Kovago (66.42).

    Le delusione in casa Italia sono arrivate dalle staffette con nessuna qualificata per le finali di domani e con il rammarico più grande rappresentato dalla 4X100 maschile, uscita in batteria e per giunta con i quattro velocisti azzurri a litigare davanti alle telecamere.

    Domenica giornata di chiusura con le ultime speranze azzurre di medaglia individuate in Emanuele Abate nei 110hs, mentre saranno chiamati a disputare una degna finale, la Apostolico nel disco, Claudio Stecchi nell’asta e Haidane nei 1500 oltre a Dal Molin che potrebbe accompagnare Abate in finale.

  • Chiara Rosa di bronzo nel peso, delusione La Mantia

    Chiara Rosa di bronzo nel peso, delusione La Mantia

    Nella terza giornata di gare arriva la prima medaglia azzurra agli europei di atletica in corso di svolgimento ad Helsinki in Finlandia.

    A firmare il primo podio azzurro è la pesista Chiara Rosa che vince meritatamente il bronzo nel peso. La delusione più grande arriva invece da Simona La Mantia, argento a Barcellona due anni fa e solo quarta nel triplo con il podio assolutamente alla portata della siciliana.

    Ma veniamo alla nota lietissima della medaglia di una delle atlete azzurre più eccentriche e simpatiche. Chiara ha sofferto tanto in questi anni, conscia di non essere la numero uno del mondo ma nemmeno quell’atleta che non riusciva neppure a centrare le finali nelle competizioni internazionali. Ecco la svolta che arriva un anno fa: la decisione di dimagrire almeno 20 kg per poter acquistare più velocità ed essere più agile nella fase di preparazione al lancio ed i risultati arrivano con l’ottima prestazione al Golden Gala di Roma e la medaglia continentale conquistata con la misura di 18.47m. la medaglia d’oro è andata alla tedesca Kleinert mentre l’argento è della russa, favorita alla vigilia, Tarasova.

    Chiara Rosa ©JONATHAN NACKSTRAND/AFP/GettyImages

    Le delusioni in casa Italia sono firmate da altre due ragazze, la siciliana La Mantia non è riuscita a ripetere il podio di Barcellona conquistando la tanto odiata medaglia di legno in una gara del lungo dominata dall’ucraina Saladuha che con 14.99, realizza la migliore prestazione mondiale stagionale e prenotando un posto sul gradino più alto del podio anche a Londra fra un mese. Inspiegabile risulta essere la finale dei 400m disputata dall’italo – cubana Libania Grenot: l’azzurra è autrice di una gara esemplare per 350 m ma, quando viene superata dalla svedese Hjelmer (oro) e dalla russa Zadorina (argento), crolla dal punto di vista psicologico fermandosi letteralmente sulla linea del traguardo.

    Prove così così degli altri italiani in finale: deludente Zhara Banhi nel giavellotto (ultima con un imbarazzante 53.40m), bravo il 20enne Tamberi nell’alto (quinto) mentre i due siepisti Floriani e Nasti chiudono rispettivamente al sesto ed al dodicesimo posto con quest’ultimo che si procura anche la frattura del gomito sinistro a causa di una caduto nell’ultimo giro. Sconcertante risulta essere anche la decisione della federazione azzurra che decide, per conquistare un punto nella classifica per nazione, di far disputare la finale dei 400m a Vistalli che risultava infortunato con l’azzurro a percorrere camminando i 400m nell’imbarazzo generale del competente pubblico finlandese.

    Le altre finali hanno visto la rinascita della Gran Bretagna con i titoli conquistati da Grabarz nel salto in alto uomini e da Williams nei 400hs. Il francese Mahiedine Mekhissi-Benabbad bissa il successo di Barcellona 2010 sui 3000 mentre il veterano russo Yuri Borzakovskyi beffa tutti nei suoi 800m. la Russia porta a casa altri due titoli con la Davydova nei 400hs femminili e la Arzhakova nei 400m.

  • Usain Bolt vince anche alla Diamond League

    Usain Bolt vince anche alla Diamond League

    Dopo aver vinto al Golden Gala di Roma una settimana fa Usain Bolt torna a vincere i 100 metri e questa volta lo fa nel meeting di Oslo, quinta tappa della Diamond League. Qui l’alieno giamaicano supera nuovamente Asafa Powell con un 9’’79 rispetto al secondo tempo del connazionale di 9’’85; terzo posto per l’altro giamaicano Lerone Clarke che raggiunge il traguardo in 10’’10. In questa quinta tappa della Diamond League è presente anche l’unico italiano Fabio Cerruti che si piazza al settimo posto con un 10’’52.

    Parte sicuramente meglio Asafa Powell che sembra volersi rifare dalla gara disputatasi a Roma mentre come sempre il pluricampione Usain Bolt non parte benissimo: fino alla linea dei 70 metri Powell è davanti ma poi crolla sul finale quando il giovane Bolt lo supera tagliando il traguardo per primo.

    Il campione, presa velocità nel conquistare questo traguardo, superato quest’ultimo non riesce a fermarsi prontamente e finisce col travolgere la bella signorina che aspettava il velocissimo Bolt con fiori e bandiera diretti al vincitore. I riflessi però come ben conosciamo non mancano al pluricampione che, con la stessa velocità con cui travolge la bella, riesce a prenderla al volo prima che arrivi a toccare terra.

    Bolt vince al Diamond Leauge AFP PHOTO / DANIEL SANNUM LAUTEN/ Getty

    Ad Oslo inoltre viene stabilito il primato mondiale stagione per Javier Culson nei 400 metri dove il portoricano taglia il traguardo in 47’’92 superando Jehue Gordon, Justin Gaymon e David Greene, ex campione del mondo. Altro record stagione nel giavellotto dove il ceco Vitezslav Vesely si aggiudica la miglior prestazione con un lancio pari a 88,11 metri, superando di due metri il proprio miglior risultato.

    Importanti traguardi anche per il keniano Kiprop che ha conquistato la vittoria del 1609 metri con un 3’49’’22 e per la keniana Chemos che ha migliorato il proprio record nel 3000 siepi abbassando il proprio tempo a 9’07’’14. Nei 5000m Dejen Gebremeskel riesce a scendere sotto i 13’ correndo in 12’58’’ nella gara dove Tariku Bekele ha preceduto il fratello Kenesisa in quarta posizione.

    Il video della prestazione di Usain Bolt al Diamond League

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  • Mondiali Indoor, Antonietta Di Martino salva l’Italia. Bentornata Isinbayeva

    Mondiali Indoor, Antonietta Di Martino salva l’Italia. Bentornata Isinbayeva

    Con le finali di ieri si sono chiusi i Mondiali Indoor di atletica leggera ad Istanbul, in Turchia. Vera regina e protagonista della rassegna iridata, la zarina russa Isinbayeva che ha conquistato l’ennesimo oro iridato, grande anche l’argento di Antonietta Di Martino, unica medaglia azzurra.

    L’amore trovato ha fatto davvero bene alla bella Yelena che si è presentata all’appuntamento turco tranquilla e rilassata come non la si vedeva da tempo immemore. la russa ha letteralmente dominato la gara dell’asta, vinta con la misura di 4.80 e con due soli tentativi in tutto.

    Gli Stati Uniti hanno fatto la voce grossa con 17 medaglie di cui 9 d’oro, si è rivisto Justin Gatlin, dopo la squalifica per doping, vincere i 60m piani con il 38enne Lagat a fare la voce grossa sui 3000m e la lunghista Brittney Reese che vince la sua gara con una misura di 7.23m alla portata veramente di poche avversarie. La Giamaica non ha presentato i suoi calibri da 90 in Turchia ma è riuscita comunque a piazzare l’acuto con Veronica Campbell nei 60m donne. Debacle della Russia che, se non fosse stato per il titolo della Isinbayeva, avrebbe chiuso il mondiale con zero titoli, non proprio una situazione da andare fieri considerato il bacino d’utenza e le ingenti risorse economiche a sua disposizione. Il  fondo ed il mezzofondo sono stati terra di conquista per Kenia ed Etiopia con le belle vittorie della Chelimo negli 800m e della Obiri sui 3000m e con la risposta etiope, rappresentata dall’oro di Aman negli 800m uomini. Il marocchino Iguider ha fatto suoi i 1500m con la medaglia d’oro più vecchia assegnata alla cubana – naturalizzata britannica – Aldamache con i suoi 40 anni, ha avuto la meglio delle sue ben più giovani avversarie.

    Yelena Isinbayeva ©ADRIAN DENNIS/AFP/Getty Images

    Purtroppo da un po’ di tempo, si scrive Atletica Italiana e si legge solo Antonietta Di Martino in un panorama italiano che comunque ha dato qualche segnale confortante in Turchia. Che dire della Di martino, ennesima gara di coraggio e tenacia con qualche rimpianto visto che saltando i 2m si sarebbe conquistato l’oro. Ennesimo infortunio per il triplista Fabrizio Donato che ha dovuto dare forfait nel corso del terzo salto della finale del triplo, chiudendo la gara con un quarto posto pieno di rimpianti ma che comunque dimostra che il 35enne delle fiamme gialle, può ancora dare tanto alla causa azzurra. Nella stessa gara bella prestazione di Daniele Greco che ha chiuso al quinto posto la finale dopo una opaca qualificazione. La velocità azzurra si è comportata bene con la finale di Abate nei 60 ostacoli e le semifinali raggiunte sia da Marzia Caravelli che da Simone Collio. Questi erano i mondiali indoor, ma sicuramente a Giugno agli Europei e soprattutto a Luglio alle Olimpiadi, si dovrà fare molto di più anche se purtroppo, non sarà per niente facile.

  • Mondiali Daegu, Fulmine Jeter, Montsho nella storia. Squalificato Robles

    Mondiali Daegu, Fulmine Jeter, Montsho nella storia. Squalificato Robles

    Gli Stati Uniti si prendono la rivincita nei 100 m femminili sulla Giamaica con l’oro di Carmelita Jeter e prima volta per il Botswana con il titolo per la Montsho nei  400 m. Sono state sei le finali nella terza giornata, bellissime quelle dei 100m con l’americana Jeter che conquista l’iride precedendo la rediviva Veronica Campbell – Brown autrice di un miracolo visto che correva in ottava corsia con il brozo andato all’atleta di Trinidad Baptiste.

    ©ADRIAN DENNIS/AFP/Getty Images
    Al cardiopalma anche la finale dei 400m femminili con Allison Felix, la favorita alla vigilia, superata di un soffio dalla Montsho che regala alla piccola nazione del Botswana una gioia immensa. Finale con il giallo quella dei 110 ostacoli uomini con il cubano Robles che taglia l’arrivo davanti a tutti ma che poi viene squalificato per aver danneggiato il cinese Liu Xiang a vantaggio dell’americano Richardson che conquista una medaglia d’oro decisamente insperata alla vigilia. Gran bella gara anche la finale dell’asta uomini con un altro titolo non pronosticato per il polacco Pawel Wojciechowski  al termine di una gara a dir poco entusiasmante e ricca di sorprese. Il polacco, con 5,90 metri (miglior prestazione dell’anno), ha preceduto il cubano Lazaro Borges, argento con la stessa misura. Il talentuoso francese Renaud Lavillenie deve accontentarsi ancora una volta della medaglia di bronzo con 5,85. Unica finale che ha mantenuto il pronostico è stata quella del peso donne con la vittoria netta della neozelandese Adams che, con 21.24, stabilisce anche la miglior prestazione in un campionato del mondo. Con la misura di 77,04 metri, ottenuta al primo tentativo, il capitano azzurro Nicola Vizzoni si è qualificato all’ottavo posto nella finale del getto del peso maschile ai Mondiali di Daegu. La medaglia d’oro è andata al giapponese Koji Murofushi, che con 81,24 ha battuto l’ungherese Krisztian Pars (argento con 81,18) e lo sloveno Promoz Kozmus (bronzo con 79,39). Bella prova del capitano azzurro, unica luce in un mondiale tricolore, fino a questo momento di livello imbarazzante.

  • Atletica, Di Martino che sorpresa, di nuovo sopra i due metri

    Atletica, Di Martino che sorpresa, di nuovo sopra i due metri

    Ossigeno puro per la bistrattata atletica italiana fornito da Antonietta Di Martino che agli assoluti di Spagna a malaga, supera i due metri vincendo la gara e realizzando la seconda prestazione mondiale stagionale. Dopo la brutta batosta subita dall’infortunio di Howe la Di Martino rappresenta l’unica atleta azzurra insieme ad Alex Schwarzer capaci di poter ambire al podio ai prossimi mondiali di Daegu, in Korea, a fine mese.

    Antonietta Di Martino | ©Stu Forster/Getty Images
    È l’undicesima gara in carriera in cui l’altista delle Fiamme Gialle supera questa quota e che ora la porta al secondo posto delle liste mondiali stagionali a pari merito con l’iridata Blanka Vlasic. Meglio di loro quest’anno ha fatto solo la russa Anna Chicherova, 2,07. Battuta l’argento europeo e mondiale indoor Ruth Beitia, ferma ad 1,92. La Di Martino, dopo essere volata il 9 febbraio a Banska Bystrica ai 2,04 del primato italiano indoor e conquistato l’oro continentale a Parigi con 2,01, era incappata in un periodo di stop a causa di problema fisico al piede di stacco. Queste le parole della Di martino dopo la gara sul dolore al piede di stacco: “Già. Non l’ho sentito proprio. Avevo anche paura che, raffreddandomi, tra un salto e l’altro, il problema venisse fuori. E invece, niente. Meglio così, ovvio. Adesso, solo allenamenti: mi dividerò tra Formia e casa, alternando mini periodi di tre giorni, con mio marito (e allenatore,) Massimiliano Di Matteo, Angelo Zamperin, e con il fisioterapista Antonio Abbruzzese. Ci sarà anche Chesani, per preparare Daegu (partenza prevista il 24)”. Per il Mondiale, inevitabile una riflessione. “Sono sempre convinta che le gare si facciano sul campo e una alla volta: ma questa misura di Malaga e l’essere seconda nella lista stagionale con la Vlasic, mi mette ottimismo. Vedremo. Posso solo dire che vado in Corea con qualche certezza in più”. [jwplayer config=”30s” mediaid=”91701″]

  • Diamond League, a Londra imbattibile Rudisha. Sorpresa James nei 400

    Diamond League, a Londra imbattibile Rudisha. Sorpresa James nei 400

    Una delle tappe più affascinanti della Diamond League è sicuramente quella andata in scena al Crystal Palace di Londra con i big dell’atletica mondiali a scaldare i motori in vista dei mondiali di fine Agosto a Daegu, in Corea. Ancora assenti i grandi della velocità mondiale, a brillare sono stati il keniano Rudisha che regala un 800 di altissimo livello vinto sul sudanese Kaki, forse l’unico che può contrastarlo per la medaglia d’oro a Daegu. Rudisha, primo in 1’42”91, seconda miglior prestazione dell’anno dopo il suo 1’42”61, una dimostrazione di forza notevole per il keniano. Il 19enne James, della piccola isola caraibica di Grenada, stupisce tutti regalando un 400m da favola. Il campione del mondo junior vince con un fantastico 44”61 realizzando la miglior prestazione mondiale stagionale. Dietro di lui gente del calibro di Jermaine Gonzales, Christopher Brown e Angelo Taylor.

    Il keniano David Rudisha re degli 800 | ©VALERY HACHE/AFP/Getty Images
    Unica italiana presente a Londra era Elisa Cusma che però è letteralmente scoppiata nel secondo giro dei suoi 800m. La Cusma è passata al primo giro in 59”, ma si è fermata poco dopo i 500 metri, cotta, con le batterie scariche, mentre davanti la tedesca Jana Hartmann si è imposta in 2’01”97. Nelle altre gare, Olha Saladukha non sbaglia un colpo: con un ottimo 14.80 e cinque salti su sei sopra i 14.60, la campionessa europea ha superato nel triplo la kazaka Rypakova. Bella sfida nel giavellotto fra la ceca Barbara Spotakova e la tedesca Christine Obergfoll: sorpassi e controsorpassi hanno premiato la Obergfoll, che con 66.74 ha portato a casa la quarta vittoria stagionale in Diamond League. Vittorie anche per Il keniano Willy Rutto Komen nei 3000 siepi (8’21”40), per la statunitense Bianca Knight nei 200 (22“69) e la connazionale Jennifer Suhr nell’asta (4.79). Chiusura di meeting trionfale per il britannico di origine somala Mo Farah, che con due cambi di ritmo micidiali nel giro finale ha vinto i 3000 in 7’40”15. Mitchell Watt, che si conferma il numero uno al mondo nel lungo. In questo momento nessuno salta come l’australiano, che con 8.45 ha ottenuto la seconda miglior prestazione dell’anno (e le prime quattro sono tutte sue…). Australia protagonista anche nei 5000 con il successo di Craig Mottram (13’23”97). Splendido 400 hs di Kaliese Spencer: con 52”79 la giamaicana ha ottenuto il miglior crono dell’anno e l’ottavo di tutti i tempi. Negli ostacoli alti si è rivisto un buon Dayron Robles: il cubano, sottotono quest’anno, ha battuto Richardson e Oliver vincendo i 110 in 13”04. Senza i big Bolt e Powell, quest’ultimo fermato per precauzione dopo un problema all’inguine accusato la scorsa settimana a Budapest, il giamaicano Yohan Blake ha fatto suoi i 100 in 9”95, buon tempo se si considera il metro e mezzo di vento contro.