Un “artista del canestro”, un giocatore unico, uno sportivo diverso dagli standard. Una persona sensibile, dallo spiccato talento musicale – per il sax – figlio di un musicita caraibico e di una donna Pesarese, nato a Londra ma cresciuto in Romagna, a Rimini.
Fra i presenti, anche il presidente della Feder Basket Dino Menegnin, Bosha Tanjevic, Sasha Danilovic, e Gianni Petrucci, presidente del Coni, che ha raccontato così la sua visione di Myers, come uomo e come atleta: “Fui io a sceglierlo come portabandiera azzurro per le Olimpiadi di Sidney 2000 – ha raccontato Petrucci -. Mi attirai qualche critica, ma avevo visto in lui un grande carisma, cosa che riconobbero anche quei tanti atleti che alle Olimpiadi gli chiedevano gli autografi. Infatti si è rivelato un campione dentro e fuori dal campo. Nello sport c’è chi ha mente e chi ha mentalità. Lui era ed è mente e per me è ancora oggi un mistero perché non sia andato in Nba”.
Carlton Myers ha voluto condividere con i ragazzi della comunità diretta dal suo amico Andrea Muccioli il ricordo dei suoi straordinari 25 anni di carriera, dall’esordio nel Rimini – la sua città – allo storico scudetto con la Fortitudo Bologna nel 2000, alle vittorie di Coppa Italia e Supercoppa sempre con la Fortitudo, al trionfo con la Nazionale agli Europei del 1999 in Francia, all’incarico di portabandiere Azzurro alle Olimpiadi di Sidney 2000, alle ultime stagioni con Scavolini Pesaro (per cinque anni), all’ultimo campionato disputato in Legadue a Rimini. Lui, che detiene ancora il prestigioso record per i punti segnati in una sola partita, ben 87, e per i falli subiti in gara, 21.
Così, Carlton Myers si congeda dai parquet ufficiali: “Mi avete dato consigli e aiuti, mi avete criticato ma siete tutti stati utili al mio cammino. La svolta è avvenuta dopo la sconfitta contro la Benetton in gara 1 di finale scudetto nel 2000. Arrivai a casa, avevo paura, ho gridato e Dio mi ha sollevato cambiandomi completamente. Il peggior nemico di un atleta è l’atleta stesso. In certi atteggiamenti di Balotelli mi rivedo, è un ragazzo pieno di rabbia e di voglia di rivincita. Ultimamente ha avuto qualche ricaduta, ma sono sicuro che potrà riprendersi”.
La rabbia, la voglia di emergere e la fede. Tre aspetti essenziali nel profilo del campione italo-caraibico. Tre aspetti che si possono riscontrare anche nel suo “passo d’addio” al Basket. Durante la conferenza stampa Myers, fortemente credente, ha voluto leggere un passo della Bibbia per lui particolarmente significativo, per poi chiedere ai presenti di alzarsi in piedi e recitare insieme una preghiera, non ricercando applausi, ma “apertura dei cuori”, prima di dichiarare, emozionato, “E’ il momento di smettere”.
La rabbia e la voglia di emergere, poi, come quella dei ragazzi difficili della comunità, che lottano per avere una seconda possibilità nella vita, per vincere una battaglia importante contro la droga. Ecco perchè la scelta del luogo non è stata casuale, perchè Carlton Myers considera ed ha sempre considerato lo sport come una metafora della vita, uno sport da vivere con semplicità e sano spirito di competizione, un modo per evadere dai problemi e per rialzarsi dalle cadute nella vita, una strada da seguire anche per i giovani della comunità di San Patrignano, per riprendere in mano la propria esistenza.
Il RECORD DI 87 PUNTI
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