Nel giorno del match decisivo per il cammino in Champions League della sua ex Juventus, rimbalzano le parole di Fabio Capello nell’intervista rilasciata al programma sportivo di Mediaset “Undici”, condotto da Pierluigi Pardo. Il mister friulano, attuale commissario tecnico della Nazionale Russa, ha affrontato diverse tematiche di rilievo spaziando fra presente, passato e futuro ed, in primis, ha toccato proprio l’argomento Juventus, analizzando le possibili chiavi della gara di questa sera contro i campioni d’Europa del Chelsea.
Secondo Capello, infatti, la “Juventus può farcela se sta attenta ai tre trequartisti del Chelsea” ed individua nel ritorno di Mirko Vucinicun aspetto fondamentale definendolo l’attaccante più pericoloso della Juventus, ma concedendo fiducia anche a Sebastian Giovinco che, secondo il mister friulano, potrebbe crescere e diventare il nuovo Zola. L’argomento Juventus-Champions League, poi, non può non essere associato alla sua esperienza sulla panchina della Vecchia Signora, negli anni immediatamente precedenti allo scandalo Calciopoli.
Quella squadra allenata da Fabio Capello era zeppa di campioni, da Ibrahimovic a Vieira, da Cannavaro a Buffon, Del Piero, Nedved e Trezeguet, nomi di prestigio e di esperienza internazionale, eppure non è riuscita a proseguire il cammino europeo per provare a conquistare la Coppa dalle grandi orecchie, che a Torino sembra quasi un tabù. Dei suoi due anni in bianconero Fabio Capello ricorda gli scudetti, poi annullati, di cui afferma di “conservare ancora le medaglie”, e precisa che l’unico rimpianto di quell’esperienza è proprio il non esser riuscito ad imporsi in Europa, nonostante la squadra “era la più forte”.
Per analogia, inevitabile non affrontare la tematica Triade, il triumvirato della dirigenza bianconera di quegli anni composto da Moggi, Bettega e Giraudo. A tal proposito, Fabio Capello non ha paura di sbilanciarsi in un commento positivo nei loro confronti, andando in netta controtendenza rispetto al pensiero predominante nel mondo del calcio: “A loro tre sono ancora affezionato, non rinnego la mia amicizia con loro. Nel calcio avevano qualcosa in più degli altri”.
Dopo aver parlato della sua ultima panchina italiana, Don Fabio va ancora più indietro nel tempo, ricordando altre due fondamentali esperienza della sua carriera: i tempi del Milan e lo scudetto conquistato sulla panchina della Roma. Ai colori rossoneri lo lega soprattutto il ricordo della finale di Atene contro il Barcellona in Coppa dei Campioni, mentre dell’esperienza giallorossa ricorda il clima di grande calore ed entusiasmo dopo ogni gara vinta, dopo ogni derby conquistato, culminati nel bagno di folla del Circo Massimo: “l’unica cosa che non mi è piaciuta è che lo scudetto sia stato festeggiato tre giorni dopo averlo vinto”.
Dopo il tuffo nella memoria, Fabio Capello parla del suo presente: la Nazionale Russa. Il bilancio della sua esperienza è, finora, positivo anche se – a suo parere – il difficile deve ancora arrivare con le gare di qualificazione contro l’Irlanda del Nord ed il Portogallo: l’obiettivo Brasile 2014, però, è una meta raggiungibile e, pertanto, il mister è totalmente concentrato su tale obiettivo e, poi,“tra due anni dopo i Mondiali vorrei smettere“. Decisione categorica e definitiva? Pare di si, a meno che non gli giunga una proposta che gli possa far cambiare idea.