Si è definitivamente rotto il vaso di Pandora che negli ultimi cinque anni ci ha fatto credere l’esistenza di una “sola” cupola facente riferimento a Luciano Moggi che mirava a modificare il reale corso del campionato. Le nuove intercettazioni hanno dimostrato che alcune prassi erano ormai consolidate e oltre alla Juventus a far pressione sulla classe arbitrale erano praticamente tutte le squadre di serie A e in alcuni casi il contenuto intercettato è addirittura più bollente di quelle di big Luciano.
Per confezionare l’impianto accusatorio il colonnello Auricchio e i pm dell’accusa hanno omesso ad arte una parte di verità ma sopratutto hanno ipotizzato prove più schiaccianti nelle famose sim svizzere “ahinoi” non intercettabili. Bene nell’udienza di ieri viene smentita anche quest’ultima finta verità come dimostra il perito della difesa l’ing De Falco “Il cellulare è parte della rete, quindi quando lo accendo tutti sanno dove sono. La rete vede il telefonino e se non lo ha nei database chiede al gestore straniero se può dare la linea. Non è segreta per niente.I telefonini sono tutti intercettabili se si conosce il numero del telefonino. Quando c’è una telefonata il gestore non segna solo il numero della sim ma anche il numero del telefonino. Sarebbe stato interessante vedere se questi numeri erano associati anche ad altri numeri cellulari ma non è stato fatto. Non vi è collegamento tra zona e persona ma anche in termini di zona e abitazione della persona siamo a percentuali molto basse, al di sotto del 5%. I carabinieri hanno fatto il ragionamento per cui essendo le celle in quel quartiere, e abitando il Fabiani in quel quartiere, e essendo alcune rivolte a Messina, le hanno attribuite a lui. Inoltre, c’erano anche agganci a celle in posti diversi dove si trovava il Messina in trasferta, ma solo per 5 giornate e non per le altre trasferte.”
Il pm in evidente difficoltà ha ribbattuto alla deposizione di De Falco rilevandoo una mancanza di approfondimento nel lavoro del consulente ma a ribattere è il giudice Casoria “Ha ragionato come hanno ragionato i Carabinieri”. facendo intuire il suo parere sul processo.
“piaccia o non piaccia”, ormai l’aborto giuridico di farsopoli 2006, la misera scusante di chi non è sportivo e non sa perdere è alla frutta.
Farsopoli di F. DEL RE del 12/11/2010 9.12.44
L’Italia parolaia dei Balestri
Siamo un Paese stupendo: un massmediologo, neologismo che inquadra professionalmente una figura che discute di niente facendolo assurgere a tutto, ovvero un parolaio, che dà del parolaio a chi pesa le parole con attenzione estrema per dar loro un senso preciso, chiaro ed inequivocabile, ovvero il contrario di un parolaio. Magie della democrazia, o meglio: effetti collaterali di un sistema perfettibile, come tutte le vicende umane, che se da un lato ha enormi implicazioni etiche, morali e di diritto, da l’altro concede a chiunque di scrivere qualunque cosa. Per fortuna anche a noi ed al buon vostro, però.
Vi dico la verità: da bambino io leggevo l’Intrepido Sport e non il Guerin Sportivo. Questo per dire che forse sono di parte, rancoroso e forse persino parolaio. Ma da “Intrepidista” convinto provo un piacere sottile a rispondere al massmediologo Balestri.
Vediamo di ribattere colpo su colpo al niente.
A) Annunciare l’arrivo di un campione è un’operazione commerciale: si investono soldi su una persona presumendo che ne riporti in cassa altrettanti. Se non va in porto, almeno è servita, come operazione, a far scrivere i parolai sul Guerin Sportivo; merce, questa, di cui si nutrono volentieri. Annunciare che se la giustizia ordinaria scagionerà la Juve dalle accuse addossatele, allora la società richiederà indietro i titoli revocati , è operazione di trasparenza nei confronti dei propri tifosi ed anche dei parolai, che in quattro anni altro non hanno saputo fare: i parolai appunto. Perché parolaio è colui che dice: Agnelli che promette gli scudetti perché dice «“una volta accertata la correttezza della Juventus”, quindi mai, “potremmo richiedere”, quindi non lo faranno. » Parolaio perché dà un giudizio (mai la Juve dimostrerà la sua correttezza) senza riportare dati e fatti che possano confermare questa sua certezza; mentre Andrea Agnelli pone con serietà innanzi tutto un se, ovvero la necessità di agire sui fatti e non sulle parole e poi, all’avverarsi di quella condizione, avrà anche i fatti su cui agire e per i quali richiedere la revisione del processo sportivo ex Art. 39 del C.d.G.S. Quindi, una volta accertata la correttezza della Juventus, certo se la giustizia in Italia ha ancora un senso, potrà richiedere i titoli, quindi lo faranno, caro massmediologo.
B) «… i due scudetti, che non c’è mezza chance che la Juve riveda: intanto però si tiene buona la piazza, si crea entusiasmo, si sogna quella quota 29 che sul campo arriverebbe dopo l’Expo di Milano del 2015». il massmediologo parla di nulla e nulla è anche l’ignoranza. Ponendo anche che gli scudi fossero 27 la matematica consentirebbe di raggiungere quota 29 nell’A.D. 2012; per cui il 2015 è una presa in giro che neppure fa ridere; avesse detto: nel 2036…
C)«Quando la realtà e la Figc diranno di no, si potrà sempre fare un po’ di casino in più e magari avere qualche rigore qua e là. Fossero vere, cioè sincere e con un minimo rapporto con la realtà, queste parole meriterebbero la canea di critiche, stigmatizzazioni e amare considerazioni sulla Juventus che hanno scatenato». La realtà sta dicendo ben altro: sta dicendo che non c’era nessuna associazione a delinquere; sta dicendo che il modus operandi di Moggi era lo stesso di Facchetti; sta dicendo persino che la condanna di Giraudo è più simile ad una barzelletta che non ad una sentenza di un tribunale della Repubblica: basterebbe andare a leggersela. Ma mi rendo conto che per chi parla di nulla è ben difficile informarsi sui fatti: i fatti sono il tutto, il massmediologo non sa nulla; siamo all’alfa e all’omega come concetti. E poi: la canea di critiche, al di là dell’italiano approssimativo, concesso a chi di nulla parla e quindi col nulla si esprime, vengono rivolte sempre dai soliti noti: i tronisti dell’informazione, i Pistocchi, i Travaglio, i Mura, i Liguori, i Garanzini, ovvero tutti coloro che si sono calati alla perfezione nel personaggio-macchietta dell'”anti” a tutti i costi; anti anche a scapito dei fatti, della verità e del rapporto di fiducia coi lettori; insomma: tutto ciò che non è un giornalista; al più un massmediologo.
E infine, perché a me personalmente parlare di nulla, come concetto e come professione, alla lunga stanca: «…siamo in un Paese dove le parole non contano neanche per il loro significato, dove per la più semplice delle leggi del mercato hanno totalmente perso di valore, tante se ne producono». Qui il massmediologo Balestri centra alla perfezione, seppur involontariamente, l’unico concetto espresso nel suo lungo e noioso: descrive alla perfezione la sua professione: parlare di nulla per esprimere il nulla, condito da una spruzzatina di senso del “reale”, le famigerate parole “legge di mercato”, che fanno “moda”, dando un sapore di verità e di credibilità ad un mare di fantasie; o di nulla, per non parlar male
.2010 17:00 di Arcangelo Tangorra articolo letto 802 volte
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Amici sportivi (e con sportivi intendiamo di qualsiasi colore, bandiera, squadra), un’altra giornata di Calciopoli è trascorsa e un altro buco nell’acqua è stato fatto. Per chi desidera che venga fatta Giustizia, qualsiasi questa sia, le buone notizie, però, non mancano, una su tutti la citazione di Tavaroli a comparire al Processo di Napoli.
Sembra si stiano aprendo scenari nuovi, e per questo, in realtà, non ci stupiscono né ci amareggiano le rinunce a testimonianze quali quelle di Massimo Moratti e di Tronchetti Provera; guardando la piega che comincia a prendere la questione, difatti, non è da escludere la possibilità che, in un prossimo futuro, sarà necessario aprire un capitolo penale a carico dei due personaggi appena citati; Tavaroli, difatti, è stato citato alla comparizione per la questione dei pedinamenti all’arbitro De Santis che, come ricorderete, sta già procedendo in altra sede per ottenere soddisfazione civile (e risarcimento) per i pedinamenti da lui subiti. Sembra, quindi, essere questo (la citazione di Tavaroli) il secondo passo verso un procedimento che si ha la sensazione si stia aprendo all’orizzonte; il pedinamento da parte di privati cittadini, difatti, è un reato penale, che va a inserirsi nel contesto delle norme sulla privacy, e che potrebbe avere le aggravanti di circostanza, a seconda dell’uso che si è fatto delle informazioni ottenute. In questo caso, l’aggravante è la diffamazione e una carriera, quella di De Santis tanto per dirne una, stroncata.
Ma sono anche molte altre le conseguenze e gli scenari che sembrano schiudersi; perché De Santis non fu l’unico (ricordate Vieri, tanto per citarne un altro?) e, anzi, nei faldoni appaiono diversi nomi e diversi “controlli” su utenze telefoniche di molteplici personaggi. Insomma, un bel pastrocchio che, a Processo di Napoli concluso, vedrà quasi certamente aprire nuovi capitoli, molto più scottanti e dagli esiti che potrebbero portare a veri e propri terremoti, non soltanto nel calcio ma anche, in parte, nelle questioni economiche del Paese. Perché Tronchetti Provera è la TIM (come il campionato di calcio…o la Coppa Italia…) e Massimo Moratti è l’Inter (che ha vinto dal 2006 a oggi, e oggi che sta uscendo fuori tutto non vince più…nonostante il regalino a Eto’o contro il Brescia e il freno tirato con forza alla splendida Lazio contro la Roma…), e tutto questo con buona pace del Procuratore Federale Stefano Palazzi, iniquo in ogni suo procedimento da sempre doppiopesista, e di tutta quella stampa capitanata dalla Gazzetta dello Sport e di tutti quei media capitanati da Mediaset che, presto o tardi, saranno chiamati a rispondere, anche solo in termini di credibilità (che vuol dire perdita di audience) di fronte a noi, piccolo popolo che questi strumenti di diffamazione (e non di informazione) hanno creduto di poter manipolare liberamente.
Il tempo è galantuomo; e ormai la questione è sfuggita al controllo del “sistema di palazzo”.
Piaccia o non piaccia
I DI GLMDJ
Farsopoli di P. CICCONOFRI del 07/11/2010 10.14.25
Gianni Mura e il terrorismo mediatico
Gianni, a proposito di Juve, piccolo inciso…
“So che vuoi dirmi. Centinaia di mail (devono essersi messi d’accordo) dopo la mia frase della scorsa settimana. “Moggi piace ancora perché ha vinto gli scudetti, non importa come”. A molti ho risposto e non ho niente da aggiungere: se vi piace vincere con qualche telefonata con carta sim segreta, nel prepartita, affari vostri”. Da “Punto e svirgola” di Gianni Mura e Giuseppe Smorto del 5 novembre 2010.
Non ci meravigliamo delle accuse che settimanalmente qualche “giornalista” inserisce tra le righe dei suoi articoli. E’ un modo come un altro per alimentare quel “terrorismo” mediatico che vuole imporsi anche alla verità, mettendo in evidenza la malafede e la non conoscenza dell’argomento.
Mura è un altro di quei giornalisti che non si rende conto di come farsopoli ci abbia trasformato in un popolo di tifosi informati e preparati. Non si rende conto che questo tentativo di continuare a gettare benzina sul fuoco finisce per renderlo ridicolo ai nostri occhi.
Non scriviamo email al Dott. Mura, indirettamente finiamo per farlo sentire importante; scriviamo invece all’ordine dei giornalisti, facendo presente ancora una volta, che il “verdetto” di colpevolezza non lo emette certamente un giornalista (ci sono organi riconosciuti dalla legge preposti a questo) e che non è eticamente corretto, per un professionista dell’informazione, lanciare accuse non provate da nessuna circostanza e nessuna sentenza, ma aventi il solo scopo di rafforzare il sentimento antijuventino e tutto quello che ne consegue.
Non dimentichiamo infine l’invito al Signor Mura, il quale, qualora sia a conoscenza di fatti e circostanze tali da poter giustificare le sue accuse, dovrebbe recarsi, come previsto dalla legge, a fare una regolare denuncia, altrimenti è necessario un richiamo per l’uso improprio dello spazio a sua disposizione, non giustificato nella circostanza, da nessun parallelo con la realtà, ma finendo per rappresentare soltanto il fazioso tentativo di denigrare, con informazioni errate, la fede di un intero popolo sportivo juventino.
A quanto pare, nonostante le evidenze di quello che oggi, a ragione possiamo solo chiamare farsopoli, c’è chi ancora crede di poter condizionare l’opinione pubblica, utilizzando quello spazio destinato all’informazione ma che finisce per esaltare ancora una volta “l’ultrà mediatico
Versione inglese
MOGGI molla? No, ha già vinto
di Antonio Corsa
08.10.2010 21:18 di Redazione TuttoJuve articolo letto 215 volte
© foto di Micri Comunication
“Il processo è finito. Il testimoniale dell’accusa è stato meno di zero ed io potrei discuterlo anche domani mattina, senza problemi”. Queste, testuali, le parole chiare ed inequivocabili rilasciate in un’intervista radiofonica dall’avv. Maurilio Prioreschi, nei giorni scorsi. Una dichiarazione forte, dalla quale traspare evidente la tranquillità e la forza degli argomenti a disposizione. Parole, che seguono però fatti concreti. Il 1 ottobre scorso, infatti, durante l’udienza che ha sancito la ripresa del processo penale a Napoli, gli avvocati di Luciano Moggi hanno preannunciato l’intenzione di rinunciare a gran parte dei loro testimoni. Quelli resistiti alla cernita verranno ascoltati alla fine, per ultimi. Saranno i titoli di coda. Poi il sipario.
A tagliare ci hanno pensato pure gli altri. L’avv. Morescanti (difesa Bergamo) citerà solo due testimoni: il presidente dell’USSI Antonello Capone e il notaio Tavassi, entrambi a ribadire – semmai ce ne fosse ancora bisogno – come i sorteggi fossero regolari; l’avv. Bonatti (difesa Pairetto) citerà i fischietti Rosetti e Bergonzi e gli assistenti Calcagno e Pirondini; l’avv. Messeri (difesa Bertini) rinuncerà direttamente ai suoi testimoni. I teste degli altri arbitri accusati si contano tutti nelle dita di una mano.
A chiedere di stringere i tempi è il presidente Casoria in persona, la quale evidentemente un’idea di massima già se la sarà fatta. Nessuno si oppone, anzi. C’è fretta per tutti. Prima finisce il processo, prima iniziano i giochi.
Tra i beneficiari cui verrà risparmiata la comparsa in tribunale c’è anche Massimo Moratti, presidente dell’Inter. Già convocato per l’1 ottobre, ma impegnato a Nuova York. Impegni inderogabili, ma che risulteranno sufficienti ad evitare una seconda chiamata. All’ex direttore biaconero e ai suoi avvocati non interessa più. “Stattene a Milano”, gli dice Moggi. Al limite, se proprio, consiglia il Vomero e la Mergellina. Processualmente il suo esame è irrilevante. Le telefonate ci sono, non si possono più negare, e oggi persino la Gazzetta dello Sport ne pubblica online le trascrizioni. Sia Moratti, sia Facchetti telefonavano. Come lui. Non c’era un “sistema”, ma una sistematicità di comportamenti. Attuati anche dalle “vittime” (di che, poi?). Ma non è un “tutti colpevoli”, attenzione. Non era nonnismo. Non era neanche “il più squalo fra gli squali”. Non era camorra. Era semplicemente il calcio. Rivisitato con tanta incompetenza, ipocrisia e facciadiculismo. (Ri)Messo a nudo a Napoli, dopo che gli era stato tessuto addosso un vestito non suo.
Non ci saranno più i fuochi d’artificio, perciò. Ma va bene. Quelli – finora – li ha sparati l’accusa, con tanto di giornali milanesi e docufiction di produzione Telecom a supporto. Al bagliore delle luci e dei colori, però, non è seguito il botto. Quello lo faranno le bottiglie di champagne, e alla fine lo stapperà la difesa. La festa è sempre più vicina, non serve perdere altro tempo. Se ne è perso già troppo. Come Moggi stesso scrive, “La banda degli onesti (ei fu) è stata smascherata”. Di già. Stringiamo i tempi, che poi ci divertiamo!!!!!!
INTERROGAZIONE PARLAMENTARE
A RISPOSTA SCRITTA
Al sig. Presidente del Consiglio
(tramite il sottosegretario con delega allo sport)
e
al sig. Ministro dei Beni Culturali
Premesso che:
1) il calcio e il mondo che di esso e intorno ad esso vive non può essere considerato un fatto marginale. Come osservato dal presidente della Federazione italiana gioco calcio Giancarlo Abete e da altri dirigenti, (audizione alla Commissione cultura della camera di esponenti del mondo sportivo, 8 giugno 2010). L´importanza delle vicende legate al cd caso “Calciopoli” è tale non solo se riferita al pur vasto ambito dello sport, ma per i riflessi culturali e morali sull´universo della comunità. Non è dunque affatto futile che se ne occupi il Parlamento;
2) la giustizia sportiva non può in nessun caso prescindere dal rispetto rigoroso dei diritti fondamentali della persona sanciti dalla costituzione. L´ovvia considerazione si scontra però con l´evidente e reiterato accanimento contro colui che sin dal primo istante è stato individuato come il colpevole perfetto, vale a dire Luciano Moggi. Infatti al di là delle sanzioni disciplinari a lui applicate, si è inteso – come documentiamo più avanti – negargli l´esercizio di qualsiasi vita privata o sociale, ben al di là del fatto professionale, trasformando in capi d´imputazione le più semplici frequentazioni, infliggendogli di fatto la pena dell´ostracismo assoluto, ciò che non è tollerabile in una società civile; invero:
3) con atto 12 maggio u.s. Il Procuratore Federale della Federazione italiana Gioco Calcio (FIGC), dott. Palazzi, deferiva innanzi alla Commissione Disciplinare Nazionale il sig. Francesco Ceravolo, nonché la sig.ra Francesca Menarini ed il sig. Renzo Menarini, per la presunta violazione del divieto di avere contatti con soggetti inibiti o non autorizzati, contestando loro di aver avuto contatti con il sig. Luciano Moggi al fine di raggiungere un accordo per il tesseramento dello stesso sig. Francesco Ceravolo quale Direttore Sportivo del Bologna calcio;
4) non è la prima similare iniziativa del Procuratore Federale: già il 10 aprile 2008 aveva deferito il dirigente sig. Camillo De Nicola e l’allora Presidente del Teramo Calcio sig. Romano Malavolta per aver anch’essi intrattenuto contatti con Luciano Moggi, finalizzati all’acquisizione della Società Siena Calcio da parte dello stesso sig. Malavolta;
5) l’obiettivo evidente di tali ripetute iniziative del Procuratore Federale appare quello di colpire il sig. Luciano Moggi, già inibito sotto il profilo federale, bloccando ogni possibile contatto con chi appare essergli vicino;
6) senonchè, il medesimo trattamento non viene riservato ad altri soggetti inibiti ovvero ad altri tesserati (pur autorevoli) che, del tutto indifferenti alla norma del CGS reiteratamente invocata contro il sig. Moggi, continuano ad intrattenere, apparentemente in modo indisturbato, rapporti con soggetti inibiti e/o non autorizzati, senza essere minimamente toccati dall’iniziativa persecutoria del Procuratore Federale;
7) è il caso, ad esempio:
a) del Presidente dell’Inter dott. Moratti, il quale, in occasione dell’acquisto dei calciatori Tiago Motta e Diego Milito dal Genoa Calcio, risalente alla scorsa estate, definì l’operazione trattando indisturbatamente con il sig. Enrico Preziosi (Presidente del Genoa Calcio, plurisqualificato) senza essere, però, minimamente toccato da iniziative dell’Organo inquirente Federale; basta leggere testualmente nella rassegna stampa allegata: “Ieri a pranzo il patron rossoblu (ndr. Preziosi) ha incontrato quello nerazzurro Massimo Moratti ed ha definito i termini dell’accordo” (all. 1); od ancora, per voce stessa dello stesso Enrico Preziosi: “Mi sono incontrato a colazione con il Presidente Moratti e abbiamo raggiunto l’accordo” (all. 2); appare fin troppo evidente che, Codice di Giustizia Sportiva alla mano, entrambi i protagonisti dell’operazione avrebbero dovuto essere sanzionati disciplinarmente: il sig. Preziosi, per aver operato in costanza di squalifica; ed il sig. Moratti per aver avuto contatti con soggetto inibito; né per l’uno, però, né per l’altro, il dott. Palazzi ha ritenuto di doversi attivare;
b) è il caso del sig. Ermanno Pieroni, che, dopo le disavventure relative alle squadre di calcio di Taranto ed Ancona (culminate in gravi imputazioni penali conseguenti al fallimento di quest’ultima società) e la squalifica per 5 anni con proposta di radiazione (poi cancellata, la radiazione, dalla Camera di Conciliazione ed Arbitrato del Coni), ha continuato indisturato a svolgere la sua attività di Direttore Sportivo pur in costanza di squalifica, come emerge chiaramente dalle interviste rilasciate nel gennaio 2006 (DS dell’Arezzo) e nel settembre 2008 (Consulente del Presidente del Livorno sig. Aldo Spinelli); anche in questo caso il dott. Palazzi non appare aver assunto iniziativa disciplinare di sorta;
c) è, ancora, il caso del sig. Gabriele Oriali, il quale, nella sua qualità di Dirigente dell’Inter e del tutto irrispettoso delle squalifiche ricevute (da ultimo, quella con scadenza 30 giugno 2010 comminatagli dal Giudice Sportivo dopo la recente finale di Coppa Italia Roma/Inter – all. 5), passeggia indisturbato sul campo del Siena per celebrare lo scudetto dell’Inter, festeggia con il resto della squadra sul campo e negli spogliatoi e si fa ritrarre orgoglioso con la coppa appena vinta dalla squadra;
8) l’esercizio dell’attività inquisitoria da parte del dott. Palazzi, dunque, appare irrispettoso dei propri doveri, posto che non è pensabile gli siano sfuggiti gli episodi sopra ricordati, ampiamente enfatizzati dagli organi di informazione, dei quali la stessa FIGC ha ampia rassegna stampa;
9) si impone, dunque, un controllo dell’attività dello stesso dott. Palazzi, che non può certo essere “legibus solutus” ed estraneo a qualsiasi verifica delle iniziative che assume o non assume;
10) tale controllo non può che spettare al C.O.N.I., che dovrà adottare le iniziative del caso verso l’affiliata FIGC e verso uno dei suoi organi, tale ruolo ricoprendo il dott. Palazzi;
ciò premesso,
si intende sapere:
A) se quanto riferito dagli interroganti corrisponda al vero;
B) se sia ammissibile quanto sottoposto all´attenzione, in riferimento soprattutto all´accanimento ben oltre l´ambito tecnico-disciplinare, e alla parità di trattamento;
C) quali interventi intendano effettuare la Presidenza del Consiglio e il Ministro dei Beni Culturali nei confronti del C.O.N.I. per far sì che quanto segnalato non rimanga senza effetto;
D) quali interventi intendano effettuare la Presidenza del Consiglio e il Ministro della Cultura nei confronti del C.O.N.I. per evitare che un organo inquirente di una federazione sportiva (nel caso, la FIGC) sia libero di assumere o non assumere iniziative nell’ambito del proprio mandato senza dover rispondere a chichessia del proprio comportamento attivo od omissivo.
Si allega quanto in premessa.
Maurizio Paniz Renato Farina
Matteo Brigandì Giancarlo Lehner Enrico Farinone
Gioacchino Alfano e altri
NTERROGAZIONE PARLAMENTARE
A RISPOSTA SCRITTA
Al sig. Presidente del Consiglio
(tramite il sottosegretario con delega allo sport)
e
al sig. Ministro dei Beni Culturali
Premesso che:
1) il calcio e il mondo che di esso e intorno ad esso vive non può essere considerato un fatto marginale. Come osservato dal presidente della Federazione italiana gioco calcio Giancarlo Abete e da altri dirigenti, (audizione alla Commissione cultura della camera di esponenti del mondo sportivo, 8 giugno 2010). L´importanza delle vicende legate al cd caso “Calciopoli” è tale non solo se riferita al pur vasto ambito dello sport, ma per i riflessi culturali e morali sull´universo della comunità. Non è dunque affatto futile che se ne occupi il Parlamento;
2) dopo le dimissioni del Presidente FIGC (dr. Carraro) nel 2006, il CONI nominava Commissario Straordinario il prof. avv. Guido Rossi;
3) stante, poi, il coinvolgimento nell´inchiesta nota come “Calciopoli” (in quanto membri di organi giudicanti della FIGC) di magistrati, il CSM revocava i nulla-osta concessi a suo tempo per ricoprire tali incarichi;
4) conseguentemente, il Commissario Straordinario nominava alcuni nuovi membri della C.A.F. e designava d´ufficio proprio i nuovi nominati quali membri del Collegio che avrebbe dovuto decidere del medesimo procedimento disciplinare;
5) regola fondamentale di qualsivoglia organo giudicante è invece quella della precostituzione per legge (o per regolamento, nel caso) del Giudice, non quella della creazione ad hoc del Collegio giudicante;
ciò premesso,
poiché non consta che la situazione sia stata medio tempore modificata,
si intende sapere:
A) se quanto riferito dagli interroganti corrisponda al vero;
B) quali interventi intendano effettuare la Presidenza del Consiglio e il Ministro della Cultura nei confronti del C.O.N.I. per far sì che quanto segnalato non rimanga senza effetto;
C) quali interventi intendano effettuare la Presidenza del Consiglio e il Ministro dei Beni Culturali nei confronti del C.O.N.I. perchè intervenga al fine di evitare che un organo giudicante di una federazione sportiva (nel caso, la FIGC) non sia precostituito rispetto ad giudizio che sia direttamente connesso a quello ricordato (ad es. il giudizio nei confronti di soggetti che vengano giudicati per essere stati in contatto con il sig. Luciano Moggi, squalificato ed inibito all’esito del ricordato procedimento disciplinare di “Calciopoli”).
Roma, 9.6.2010
Maurizio Paniz Renato Farina e altri