Il lavoro certosino di Nicola Penta ha imposto la riapertura di Calciopoli e dopo un iniziale diffidenza anche le reti principali sono state costrette a tornar a parlare del più grosso scandalo sportivo di tutti tempi. Questa sera a Matrix ospiti di Alessio Vinci saranno Luciano Moggi, il suo consulente della difesa Nicola Penta e “lo scomodo” giornalista Oliverio Beha.
Sarà interessante capire i nuovi risvolti usciti fuori dalla trascrizione delle altre telefonate inedite che per la difesa dell’ex direttore generale bianconero dimostrerebbero una prassi diffusa e consolidata. Sarà interessante capire come Luciano Moggi abbia appreso della presunta radiazione. Non ci resta che attendere questa sera 23:30 su Canale 5.
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Moratti non seguì Facchetti su Giraudo e Galliani
Il presidente dell’Inter accusava, il patron firmava con loro sui diritti tv«Lazio-Inter? ROMA, 4 maggio – Si è parlato tanto del memoriale di Giacinto Facchetti, delle sue pagine di appunti consegnate dal figlio Gianfelice, dopo una scoperta avvenuta proprio nei giorni in cui emergevano le intercettazioni di chi – senza essere juventino, laziale, fiorentino e milanista – parlava con arbitri e designatori. Il tutto ora è agli atti del processo di Napoli. La lettura delle considerazioni di Gianfelice Facchetti, che parla e spiega il senso di quegli appunti o dei ritagli di giornale prodotti, si presta però a una lettura più profonda, storica diremmo. La filigrana del tempo e del susseguirsi degli atti concreti che sorpassano le parole e i pensieri: nei giorni caldi di Calciopoli ci si chiedeva tutti dove fossero i soldi? Ogni scandalo ha donne o soldi come pretesto, insegna il giornalismo gridato d’Inghilterra. Ebbene di donne – in questa storia – se ne sono scoperte davvero poche, finora. E i soldi erano soprattutto – stando a chi accusava – nelle designazioni a gettone dei fischietti (più arbitri, più guadagni) o nell’avanzamento di carriera. Non sono girati soldi, o fatti movimenti strani su conti correnti di chi venne visurato e pedinato e intercettato dalla Security Telecom (l’Operazione Ladroni commissionata dall’Inter fu un flop investigativo per i Tavaroli Boys: niente di rilevante su Bergamo e De Santis). Beh, i soldi – lo scriveva nel 2006 anche Borrelli col suo sguardo d’assieme e le miopie sulle telefonate dichiarate da Bergamo con Facchetti, Meani, Capello, Sacchi e molti altri – erano nel giro dei diritti tv.
UN UOMO SOLO – E proprio lì che Facchetti, il Facchetti presidente e simbolo interista, ha avuto forse la più grande delusione: lui considerava poco di buono Moggi, Galliani, Giraudo e Carraro (pagina 2 della deposizione del figlio a Napoli), ma si teneva caro caro Nucini con cui s’incontrava a Bergamo per avere riferimenti sui movimenti della cricca che comandava il sistema arbitrale, poi telefonava cordialmente a De Santis definito come longa manus del “Nemico” Moggi e – nonostante il parere negativo della moglie – accettava l’invito (e le telefonate) di Bergamo. Ma le idee le aveva chiare, soprattutto, e questo dicono di nuovo gli appunti di Facchetti, su quello che non andava bene nella politica portata avanti dal patron Moratti. «Nella sede dell’Inter si sono formati tre gruppi, ognuno riferisce a un suo capo: Ghelfi, Moretti, Slack. Serve una persona unica che gover¬ni la sede».
LOBBY INTER – «È necessario – scrive Facchetti – mettere in campo la forza e la credibilità del Presidente (Moratti, ndr), unita al potere del gruppo Tronchetti, dell’Unicredito, della Banca Popolare di Milano e di altri personaggi del mondo dell’imprenditoria e della finanza che ci dovrebbero mettere in grado di poter pretendere e ottenere molto di più nell’ambito federale della Figc e della Lega. Non dimentichiamo che è la Figc che sceglie i designatori». Juve e Milan sono il coacervo del potere cattivo, marcio per lui, Galliani, Moggi e Giraudo i cardinali di una chiesa da non venerare. Quella chiesa officiava, però, sempre con l’appoggio dell’Inter.
FIRME PESANTI – Dal 1998 a spingere per la Legge D’Alema del 1999 che rendeva individuali i contratti per i diritti tv furono Milan e Juve, seguite a stretto giro dall’Inter e dal Napoli. È l’Inter il 19 marzo 1999 in Lega a mettere a verbale «la titolarità individuale dei diritti» e a dare il via alla scissione che porterà al cartello Telepiù al quale si opporranno quelli di Stream. Facchetti era per il ritorno alla vendita collettiva: «Mettersi alla guida di un movimento di società che aspettano l’Inter come club trainante, basta con l’egemonia dell’asse Milan-Juve» . Chi non scompagina mai l’asse è però Moratti: il 30 aprile 2004 (proprio quando quegli appunti e le confessioni di Nucini vengono raccolti) ecco la firma del maxiaccordo Milan¬Juve-Inter con Sky: spiazzati i piccoli club, perché a ruota la Roma (dopo il patto Rosella Sensi-Giraudo, Emerson compreso e russi addio) per il digitale Mediaset allargano l’oligopolio. Lavorano ai contratti Galliani e Cantamessa per il Milan, Giraudo e gli avvocati dello studio Grande Stevens per la Juve, Ghelfi e l’avvocato Nicoletti (allievo di Guido Rossi e poi vicecommissario Figc col professore durante Calciopoli). Moratti benedice l’accordo, anche quello con cui si prolunga ed estende la politica delle Tre Sorelle: gli egemoni Milan e Juve, con l’Inter a far naufragare i tentativi di Sensi Franco prima e Della Valle Diego poi di scalare la Lega che resterà nelle mani di Galliani. Facchetti scriveva: «Il calcio italiano è certamente malato, ma l’Inter non deve permettere che la terapia per guarire venga imposta da quei due- tre manager di ottimo livello, ma che ragionano solo per i propri interessi». Beh, davvero di ottimo livello se poi a ruota della Juve (23 dicembre 2005: 248 milioni per due anni) anche Inter e Milan firmano con Mediaset per vendere (a 220 milioni) tutti i diritti fino al 2010 il 13 gennaio 2006. Il resto dei diritti, quelli delle medio piccole che tanto aveva a cuore Facchetti, finiranno a Telecom di Tronchetti. Pochi giorni dopo, però, un esposto di Della Valle (metà gennaio 2006) all’Antitrust può far saltare il banco, cui si opponeva Facchetti, stando ai suoi appunti e alla testimonianza del figlio. Per opporsi al lacciuolo dell’Autorità statale ecco che dal cilindro di Moratti, Galliani e Giraudo spunta un nome eccellente: chi meglio del padre dell’antitrust italiana per opporsi a Della Valle. Incarico conferito indovinate a chi? Guido Rossi.
UNO COME MOU – In quegli appunti anche altre riflessioni: «Abbassare la mutualità a carico dei grandi club, vendita collettiva che alla lunga farà saltare la mutualità per la B, favorendo più risorse per la serie A, un manager di Lega che non faccia gli interessi del proprio club, non vendere lo stesso prodotto su più mezzi di comunicazione» . E il sogno di un tecnico con le fattezze di Mourinho: «Via la psicologa, il massimo sarebbe avere un tecnico con la qualità di essere anche un preparatore mentale, visto che la squadra fallisce l’obiettivo quando si trova di fronte a un impegno importante».
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La procura di Napoli ha reagito dopo la pubblicazione delle telefonate tra Moratti e Bergamo parlando di un tentativo di “fare disinformazione” e sottolineando che l’esistenza di una telefonata non rappresenti necessariamente un reato. La cosa che però lascia molto perplessi arrivati a questo punto, è che il Pm Giuseppe Narducci in data 27 Ottobre 2008, nella sua requisitoria di apertura del processo celebrato con rito abbreviato nei confronti di 11 imputati, tra i quali Antonio Giraudo, aveva smentito categoricamente l’esistenza di altre telefonate che riguardassero altri dirigenti; ”balle smentite dai fatti” per usare le sue parole.
Lo scopo era quello di liquidare la tesi sostenuta da diversi imputati, tra i quali Moggi e Giraudo, seconda la quale ad intrattenere rapporti con i designatori erano tutti i dirigenti di tutte le squadre e che la cosa fosse normale e risaputa. Queste le parole del Pm Narducci nella sua requisitoria:
”Piaccia o non piaccia agli imputati non ci sono mai telefonate tra Bergamo o Pairetto con il signor Moratti, o con il signor Sensi o con il signor Campedelli, presidente del Chievo. Ci sono solo quelle persone (gli attuali imputati, ndr), perché solo quelle colloquiavano con i poteri del calcio. I cellulari erano intercettati 24 ore su 24: le evidenze dei fatti dicono che non e’ vero che ogni dirigente telefonava a Bergamo, a Pairetto, a Mazzino o a Lanese: le persone che hanno stabilito un rapporto con questi si chiamano Moggi, Giraudo, Foti, Lotito, Andrea Della Valle e Diego Della Valle”.
piaccia o non piaccia……..