L’avvocato Prioreschi, intervistato da Tuttosport, fa capire che il materiale a loro disposizione è scottante e già nell’udienza del 13 aprile ci potrà esser un deciso scossone al Processo di Napoli (si dovrebbero esaminare le intercettazioni che inchioderebbero Galliani, Moratti, e Facchetti). Di seguito vi riportiamo i passi più importanti dell’intervista cosi per come appaiono sul sito del quotidiano torinese.
Avvocato Prioreschi, allora non era solamente Luciano Moggi a usare il telefono.
“A quanto pare no. Nell’enorme corpus di intercettazioni che abbiamo scandagliato sono emerse delle telefonate di Massimo Moratti a Paolo Bergamo e anche di Giacinto Facchetti. Così come di dirigenti di altri club. Ce n’è uno, di cui per il momento non è il caso di fare il nome, che ha chiamato i designatori arbitrali cento volte nel periodo novembre 2004-maggio 2005. E fra questi c’è anche chi dichiarava di sentire Bergamo e Pairetto solamente per gli auguri di Pasqua e Natale: cento telefonate di auguri, però, sono un po’ tante…”.
Anche Massimo Moratti telefonava ai designatori?
“Sì, ci sono chiamate di Morattti e anche di Facchetti che potrebbero confermare la famosa cena fra Bergamo e lo stesso Facchetti avvenuta nei primi giorni di gennaio del 2005, alla vigilia di Livorno-Inter 0-2”.
A questo punto cosa può succedere?
“La prima cosa che mi aspetto è una presa di posizione da parte di Moratti. Perché non ha mai detto di aver chiamato anche lui i designatori? Perché non ha mai parlato della cena fra Bergamo e Facchetti di cui era al corrente? La lealtà sportiva, quella dell’articolo uno del codice di giustizia sportiva include il fatto di essere trasparenti. Tutte le telefonate di Moggi ai designatori sono state considerate altrettanti “articoli 1” dalla Caf, che li ha sommati per ottenere una condanna per articolo 6, illecito sportivo. Ora mi chiedo: per Moratti non vale la stessa regola: telefonate uguale articolo uno?”.
Moratti cosa dovrebbe dire?
“A mio parere ha un doppio dovere: morale e regolamentare. Deve ammettere quelle telefonate ai designatori e, a questo punto, restituire lo scudetto assegnatogli nel luglio del 2006. Io se fossi in lui non lo vorrei più. Quello scudetto non è stato vinto sul campo, ma è stato assegnato dalla giustizia sportiva a una squadra che, in teoria, era rimasta fuori dall’indagine. Le telefonate che abbiamo trovato fanno saltare questo presupposto”.
Perché queste telefonate spuntano solo ora? Come mai gli inquirenti non le hanno mai prese in considerazione?
“Effettivamente è “strano” che nessuna, dicasi nessuna, di queste chiamate sia stata trascritta dai Carabinieri. Voglio dire, sono inserite delle intercettazioni come quella della moglie di Lanese che parla con la figlia e gli racconta di aver lavato i piatti insieme alla moglie di Pairetto, ma non c’è traccia della chiamata in cui Facchetti e Bergamo si organizzano per vedersi a cena. Qualche sospetto viene, anche perché questo “fa scopa” con la vicenda dell’assistente Coppola che ha raccontato di essere andato dagli inquirenti per raccontare delle chiamate ricevute dai dirigenti interisti e si è sentito rispondere: l’Inter non ci interessa, indaghiamo sulla Juve. La sensazione è che si sia indagato a senso unico”.
La sensazione, alla fine di questa chiacchierata, è che tutti, o quasi tutti, i dirigenti chiamavano i designatori. Giusta?
“E’ quello che sta finalmente emergendo: il “così fan tutti”. Ora, per me la situazione è questa: o è lecito chiamare i designatori (ed effettivamente non c’è nulla nel regolamento che lo vieti in modo diretto) oppure è illecito. Nel primo caso Moggi non ha commesso nessun illecito, nel secondo non lo ha commesso solamente lui, ma anche chi si è visto premiare con uno scudetto. E, a questo punto, mi aspetto ancora qualcosa”.
Cosa?
“Che la Juventus tiri fuori la testa dalla sabbia e prenda una posizione. Alla luce di questi nuovi eventi la dirigenza o, meglio, la proprietà dovrebbero dire qualcosa, perché lo scenario sta per cambiare radicalmente”.