Dopo la convincente vittoria ottenuta contro il Celtic nel ritorno degli ottavi di Champions League ed il conseguente biglietto staccato per l’accesso ai quarti di finale che, di conseguenza, significano l’esser ritornati nel gotha europeo, tra le prime otto squadre del Continente, è il momento delle speranze e degli auspici, soprattutto in vista del cammino ancora da intraprendere, che verrà fuori dall’urna del prossimo 15 Marzo. Un cammino che, qualunque sia l’esito, non può ovviamente essere agevole, ma che stimola i sogni di chi quella coppa dalle grandi orecchie l’ha sempre rincorsa ma non l’ha mai sollevata. Gigi Buffon c’era anche nel lontano 2003, ben dieci anni fa, quando la Juventus approdò in finale con il Milan e nella notte di Manchester la coppa le sfuggì di mano ai calci di rigore. Per lui, raggiungere il tetto d’Europa sarebbe il coronamento di una carriera straordinaria, ancor di più se potesse farlo nel ruolo di capitano della Signora.
Per questo motivo, nel post gara di Juventus-Celtic le sue parole risultano essere orientate alla prudenza, ma senza nascondere il suo auspicio più grande: così, Gigi Buffon pronuncia la parola “finale” e analizza quelli che sono gli ingredienti necessari a raggiungerla, dall’alto della sua esperienza. Per ora, dunque, è bene assaporare la qualificazione ai quarti e poi analizzare attentamente le variabili che potranno influire sulla rincorsa al sogno Champions.
Ovviamente, uno degli elementi più importanti è il cosiddetto “fattore C”, ossia la fortuna connessa a ciò che il sorteggio porterà con sé. Per Gigi Buffon il pericolo numero uno è rappresentato dal Real Madrid di Mourinho, che ha eliminato il Manchester United proprio ricorrendo a “quel pizzico di fortuna” che, in questa competizione, è indispensabile. Il “timore” di Buffon si fonda sulla legge dei grandi numeri, sottolineando che nel corso della sua carriera europea con la Juventus ha “buttato fuori per ben tre volte il Real Madrid”. Un modo forse scaramantico per scongiurare la possibilità di trovarsi di fronte nei quarti le merengues di Josè Mourinho, un tecnico che in questa competizione si sente “a casa”.
Al momento, però, secondo capitan Buffon la Juventus deve continuare a mantenere la consapevolezza e la sicurezza nei propri mezzi finora mostrata, oltre che la consapevolezza del proprio gioco che si è rivelato indiscutibilmente l’arma più importante a sua disposizione, permettendole di superare ostacoli molto ardui, come i campioni d’Europa uscenti del Chelsea, oppure di ottenere un risultato importante nella tana dello Shakhtar di Lucescu, e ancora di eliminare il Celtic con un perentorio “aggregate” di 5-0.
Per acquisire tale maggiore sicurezza nelle proprie potenzialità la Juventus, secondo Buffon, deve guardarsi indietro e comprendere “da dove è partita” e dove può attivare in termini di potenziale. Già così, guardandosi alle spalle, può trovare quel quid necessario affinchè la finale di Wembley non sia soltanto un sogno utopico: basterà pensare che, un anno e mezzo fa, la Juventus veniva da due settimi posti consecutivi in campionato oltre ad essere fuori dall’Europa, e che negli anni immediatamente precedenti era riuscita a collezionare soltanto smacchi internazionali, come ad esempio l’umiliante eliminazione dall’Europa League da parte del Fulham.
Ora che, invece, Madama è tornata nei “piani alti” non sembra avere alcuna intenzione di scendere.