Di fronte a quanto si è visto nella seconda sfida della nostra Nazionale, che ci vedeva contrapposti alla Costa Rica, non si può che rimanere alquanto preoccupati ed un poco sorpresi. La seconda emozione l’avevamo provata dopo l’incontro con l’Inghilterra, ma in senso opposto, eravamo sorpresi positivamente. La preoccupazione nasce, invece, da una sensazione di impotenza di fronte ad un avversario, più fresco, più veloce e con una fame devastante nonostante proprio prima della spedizione per Brasil 2014 avevamo rimarcato come uno dei nostri punti di forza maggiori fosse proprio la duttilità tattica della rosa convocata da Prandelli.
In effetti ci aspettavamo qualche ritocco rispetto al match contro i britannici, proprio in funzione delle caratteristiche più fisiche e meno tecniche dei nostri avversari centroamericani, ma non ci si poteva aspettare di certo un mix di insicurezza da parte del tecnico e di stanchezza fisica dopo una sola gara alle spalle.
Prandelli ha giocato alcune carte prevedibili, attingendo dalla rosa a disposizione e considerando la Costa Rica, tuttavia è sembrata una Nazionale sempre troppo prudente rispetto ad un avversario che certamente meritava considerazione ma non doveva incutere timore. Morale, pallino del gioco in mano alla Costa Rica e dominio fisico dei centroamericani, anche a centrocampo, dove contro l’Inghilterra abbiamo vinto la partita.
Se poi ci si poteva legittimamente aspettare dei cambi ad-hoc per rimettere in piedi l’inerzia della partita si è rimasti delusi. Balotelli troppo solo e anche quando viene imbeccato magistralmente da Pirlo riesce a dare un saggio di come si buttano via i palloni d’oro, non quelli di France Football, ma quelli che il campo ed i compagni riescono a darti per fare al meglio quello che sai fare da campione quando vuoi, ovvero il gol.
Thiago Motta sembrava un faro spento in mezzo al mare, piantato lì che nemmeno ad intermittenza si accende, male anche Chiellini che pure da centrale si trova in difficoltà. E poi la nostra arma da utilizzare al meglio, la duttilità tattica dovuta alla possibilità di effettuare dei cambi che possono per caratteristica dare un cambio al modulo, all’intensità ed al volto della squadra. Le carte giocate sono state Cassano, irriconoscibile per la sua imprecisione e la sua impalpabilità, Cerci che è riuscito solo a saltare un paio di volte il suo diretto avversario e nulla più ed infine Insigne per continuare ad aggiungere imprevedibilità, se solo gli interpreti avessero fatto quello che ci si aspettava facessero.
Insomma inutile negarlo, una disfatta di proporzioni enormi, ma che fa da contro altare alla bellissima prova fornita contro l’Inghilterra e che quindi non può e non deve aprire processi al momento soltanto deleteri e poco costruttivi. C’è ancora un Mondiale da giocare e da finire, quindi è solo il momento di rimboccarsi le maniche e sbagliare il meno possibile, perché poi è questo il segreto per vincere Brasile 2014.
Prandelli deve comprendere i limiti dei suoi ragazzi e deve farlo in fretta, non si può permettere di lasciare intentate le strade meno ardite per la paura di perdere un equilibrio di squadra quando le cose si stanno mettendo male, deve avere il coraggio di affrontare gli avversari rimarcando la forza del gruppo e la sua capacità camaleontica, altrimenti non ha senso continuare a sventolare certe bandiere e certe capacità se poi non sappiamo come sfruttarle.
In effetti la sensazione è stata questa, dopo un primo tempo così così e sotto di una rete ci si aspettava la sterzata che non è arrivata, anzi è arrivata l’involuzione definitiva con due tiri in porta nei primissimi minuti della ripresa e poi tanto possesso palla inutile frammentato dalla capacità dei nostri avversari di chiudere gli spazi e guadagnare tempo.
Siamo passati da un 4-1-4-1 iniziale, con una sola punta a fare da sponda e dandogli due palle gol saltando il loro centrocampo e subendo una rete per poi passare ad un 4-4-1-1 per coprirci ancora di più ma cercando fantasia nei trequartisti ed abbiamo chiuso con un inedito 4-2-3-1 rischiando ancora in contropiede il gol che chiudeva definitivamente la partita nella ripresa e senza mai pungere l’avversario. Considerando il nostro livello nella classifica F.I.F.A. rispetto alla Costa Rica e su come abbiamo gestito l’incontro c’è molto da riflettere.
Adesso c’è l’Uruguay, cliente ostico e ci vorrà una partita da Italia vera per andare avanti in Brasile 2014 il tempo delle scommesse e delle incertezze deve essere lasciato alle spalle, si deve solo fare quello che sappiamo fare meglio giocare al nostro livello senza considerare chi abbiamo di fronte, perché come siamo abituati, nella prossima sfida siamo dentro o fuori, a noi le cose facili da girone dominato non piacciono e allora vedremo di pasta siamo fatti.