Solo una settimana fa veniva alla luce un brutto episodio di razzismo in gara 2 di playoff dei quarti di finale di serie A-1 femminile tra Pool Comense e Bracco Geas.
Abiola Wabara, giocatrice di colore della Bracco Geas, era stata ripetutamente, fischiata ed offesa da u piccolo gruppo di “supporters” (se così possiamo chiamarli) della Pool Comense (leggi l’articolo).
E’ notizia dell’ultim’ora che la Federbasket ha lanciato la campagna di solidarietà “Vorrei la pelle nera” contro il razzismo.
Il prossimo fine settimana i giocatori dei campionati di pallacanestro, a partire dalla serie A, si tingeranno la pelle di nero in favore della Wabara. La Federbasket ha esteso l’invito a colorarsi di nero anche ai tifosi.
Comunicato congiunto Eagles Cantù 1990 Curva Como 1907
E’ importante innanzi tutto chiarire che mercoledì in occasione della partita tra Comense e Geas Sesto San Giovanni al Palasampietro i gruppi di tifosi organizzati degli Eagles Cantù e degli Ultras del Como non c’erano (infatti non apparivano striscioni) …e niente hanno a che fare con quanto superficialmente ed avventatamente riportato su tutta la stampa nazionale. In ogni caso, considerato che come spesso succede, la colpa di ogni nefandezza viene addossata ai famigerati “Ultras”, ci siamo sentiti comunque chiamati in causa e, assunte scrupolose informazioni (più scrupolose di quanto fatto da alcune testate giornalistiche nazionali tipo: La Gazzetta dello Sport) siamo giunti ad una conclusione chiara ed inequivocabile: Abiola Wabara mente. Senza giri di parole, la questione è questa, non c’è stato alcun coro razzista. Incredibilmente questi cori li avrebbero sentiti solo lei e i suoi dirigenti,nessun altro. In particolare i cori razzisti, benchè asseritamente ripetuti per tutta la partita, non li hanno sentiti gli arbitri che niente hanno riportato a referto (perchè niente c’era da riportare) né sono stati sentiti dai dirigenti della squadra comasca né dal migliaio di spettatori presenti. Tutti sordi tranne la povera vittima? La verità è che la giocatrice, a fine partita, ha perso il controllo, ha “sbroccato”, come a volte capita a tutti i giocatori di qualsiasi colore ed è andata verso i tifosi con fare minaccioso e mostrando ripetutamente il dito medio, a quel punto probabilmente si è accorta di aver esagerato e di rischiare una squalifica (giocandosi il diritto alla terza gara, la “bella”) e si è giustificata con la provocazione dei cori razzisti che, ripetiamo, non ci sono mai stati. I giornali hanno fatto il resto costruendo con la loro superficialità e la loro scarsa (se non inesistente) professionalità un caso nazionale. Gli stretti legami familiari tra una compagna di squadra della Wabara e un importante giornalista del maggior quotidiano sportivo nazionale, poi, riteniamo non abbiano certo ostacolato l’immotivata attenzione e la diffusione data ad una notizia falsa. Rileviamo ancora che la strategia della giocatrice, come da noi ipotizzata, ha avuto l’effetto desiderato: nessuna sanzione è stata presa contro di lei che ha potuto tranquillamente giocare la partita…d’altra parte come punire una povera ragazza fatta oggetto di spregevoli cori razzisti? Lei è diventata la vittima mentre, come al solito, gli Ultras sono i colpevoli perfetti. Concludiamo facendo due inviti: il primo a chi era presente mercoledì, e può riferire quanto realmente successo, a farsi avanti e dichiararlo apertamente mandando una mail ai quotidiani locali e nazionali o scrivendo direttamente alla Questura; il secondo, ad Abiola Wabara, che porga le sue scuse a noi, a tutto il pubblico presente, alla Società Comense e, soprattutto, che si scusi con tutti coloro che vittime di cori razzisti lo sono stati davvero. Reclama giustizia ma pratica furbizia. Firmato: Eagles Cantù 1990 Curva Como 1907»