Barbara Berlusconi apre le porte di Villa Correnti a Vanity Fair per raccontare, tra le altre cose, il suo ingresso nello staff dirigenziale rossonero. Determinata e sicura la primo genito di Silvio Berlusconi e Veronica Lario dice di voler inserire nuovi input economici alle gestione tradizionale del Milan ma non ha alcuna intenzione di prender il posto di presidente occupato dal padre. Di seguito vi proponiamo alcuni stralci dell’intervista che sarà domani in edicola con Marina in copertina
Sarà lei il prossimo presidente del Milan?
L’unico presidente è Silvio Berlusconi. Mi sembra prematuro pensare a una sostituzione. Entro nel Milan perché vorrei capire sul campo alcune dinamiche in una realtà d’impresa molto complessa. E poi c’è la tutela dell’interesse della mia famiglia, che continua ad appassionarsi in modo diretto alla squadra”.
Il rapporto con Adriano Galliani?
Un perno insostituibile nel Milan. E, per me, una risorsa da cui imparare. Penso sia uno dei dirigenti sportivi più capaci, ha alle spalle un’esperienza trentennale e una storia di manager di successo: non dimentichiamoci che lui è l’uomo dei tralicci delle nostre Tv commerciali.
Allora lei che ruolo avrà?
In tutte le cose, anche in quelle che funzionano, credo sia importante un punto di vista che possa proporre novità costruttive e migliorative in una realtà certamente solida, ma ancora molto tradizionale. Al Milan non deve mancare questo input, che spero di portare un po’ alla volta.
Sembrava che i Berlusconi si volessero disfare del Milan. Si era parlato di vendita.
Non abbiamo pensato di fare un passo indietro. Però c’è stata una corretta valutazione dei costi e degli sprechi. Guadagnare con il calcio in Italia è ancora un’utopia, ma si può essere più certi di impiegare il denaro massimizzandone le potenzialità”.
Per lei che cos’è il Milan?
Per me il Milan è l’avatar di mio padre. Lui ha con la squadra un legame sentimentale molto forte, perché rappresenta in modo immediato il successo che è stato in grado di conseguire in tutti i settori in cui ha operato. Per me è un’opportunità di crescita professionale perché, pur essendo tifosa, so tenere i nervi saldi. Infatti mi concentrerò soprattutto sull’aspetto gestionale