Autore: Vincenzo Paliotto

  • An Italian job: Pellè e il gusto del gol all’olandese

    An Italian job: Pellè e il gusto del gol all’olandese

    L’Olanda figura tra i maggiori paesi europei esportatori di calciatori ed anche di allenatori che vanno ad insegnare calcio un po’ ovunque nel Vecchio Continente nel resto del mondo. I Paesi Bassi danno però spazio anche a tanti calciatori stranieri, molti provenienti dalle ex-colonie ma con rare eccezioni per gli italiani in verità. Il primo ad arrivare da queste parti fu nel 1997 Marco De Marchi, ex-difensore di Maifredi al Bologna e poi successivamente della Juventus e della Roma, che difese per un paio di stagioni i colori del Vitesse Arnhem, squadra in cui approdò molti anni più tardi anche Luca Caldirola, promettente difensore attualmente in forza al Brescia.

    Tuttavia, un altro italiano è sbarcato in Olanda, seppur con due esperienze in due momenti diversi, ed attualmente è uno dei maggiori protagonisti dell’Eredivisie. Si chiama Graziano Pellè, è uno specialista nei colpi di testa ed approda in un primo momento all’AZ Alkmaar, dove tra alti e bassi decide poi di ritornare in Italia. L’esperienza olandese lo ha in parte esaltato ed in parte depresso. Un suo gol in rovesciata alla’Ajax ne evidenzia le doti acrobatiche e di goleador, poi Pellè opta per il ritorno in Italia nelle file del Parma prima e della Sampdoria poi, pur avendo vinto lo Scudetto olandese nel 2009, ma senza poi riuscire a trovare un posto da titolare in prima squadra e con qualche incomprensione di troppo nell’ambiente.

    Graziano Pellè | ©BAS CZERWINSKI/AFP/Getty Images
    Graziano Pellè | ©BAS CZERWINSKI/AFP/Getty Images

    Ma nel nostro campionato il goleador salentino ha smarrito le sue doti realizzative. Non riesce a guadagnarsi degli ulteriori estimatori, mentre nel momento meno atteso giunge una nuova e clamorosa offerta dall’Eredivise, campionato in cui Pellè tutto sommato ha lasciato comunque un buon ricordo. Il Feyenoord questa volta lo convince ad accettare il trasferimento in prestito alla cifra di un milione di euro.

    Pellè questa volta non sbaglia. Trova a Rotterdam l’ambiente ideale ed il tecnico Ronald Koeman, un passato illustre nel PSV Eindhoven e nel Barcellona, gli struttura un impianto di gioco che ne esaltano le caratteristiche. Del resto il Feyenoord è una squadra dalle grandissimi tradizioni, di estrazione operaia e da sempre eterna rivale dell’Ajax. I biancorossi negli ultimi tempi erano caduti in disgrazia. Fuori dalle competizioni europee e a lottare addirittura per non retrocedere. Poi la ricostruzione ed adesso un rilancio in grande stile. Il Feyenoord non vince il campionato dal 1999 e la coppa nazionale dal 2008, ma è stata la prima squadra olandese a vincere la Coppa dei Campioni nel ’70 ed in bacheca conta anche due Coppa UEFA.

    La squadra di Koeman si è arrampicata fino al 4° posto in graduatoria con una squadra di giovani talenti in molti approdati anche in Nazionale, ma la sua posizione potrebbe essere anche ulteriormente migliorata. Peccato per l’eliminazione patita in Coppa d’Olanda per mano del PSV. La squadra è imbattuta in casa e Pellè sta vivendo una stagione di soddisfazioni straordinarie. E’ il vero idolo del De Kuip con i suoi ben 17 gol realizzati. Ha fatto meglio di lui soltanto l’ivoriano Bony del Vitesse con 19 centri, ma adesso le quotazioni di mercato di Pellè sono cresciute vertiginosamente.

    Il suo cartellino è stato riscattato dal Feyenoord per 3 milioni di euro ed ha sottoscritto un contratto di 4 anni ed anche le ambizioni del club e del giocatore sono cresciute. Abilissimo nel gioco aereo, riesce a dare spesso un tocco di classe al campionato olandese. Lo scorso 26 dicembre sul campo dell’Heerenveen ha realizzato un calcio di rigore all’italiana, con un cucchiaio degno del miglior Totti.

  • Lazio-Borussia 2-0, Petkovic conquista gli ottavi di Europa League

    Lazio-Borussia 2-0, Petkovic conquista gli ottavi di Europa League

    All’indomani della pesante scoppola patita a Siena, dove la retroguardia allestita da Petkovic è stata disarcionata e messa in evidente difficoltà dall’esuberanza fisica del virgulto Emeghara, la Lazio ritrova i propri standard europei, sbrigando in poco più di mezz’ora la non facile pratica tedesca. I capitolini, dopo il pirotecnico 3-3 dell’andata, liquidano con un classico ed irreprensibile 2-0 il Borussia Moenchengladbach, esaltando le qualità e la dinamicità del gruppo. Oltretutto la squadra di Petkovic conserva la propria imbattibilità stagionale nelle competizioni continentali. Dal turno preliminare al cospetto del Mura fino alla gara di ieri sera dell’Olimpico contro i tedeschi la Lazio ha ottenuto una striscia di risultati utili consecutivi che si allunga a ben 10 partite.

    Petkovic ha forgiato una squadra nella tattica e nel morale di indubbio spessore, capace di sopperire all’assenza per infortunio di Klose e di Mauri e di ritrovare sempre nuove energie e nuovi stimoli in un organico di assoluto valore, ma allestito in economia in linea con i parametri finanziari attualmente messi a disposizione da Lotito. Nella Lazio si esaltano gregari di lusso che farebbero però la loro parte anche in altre squadre del nostro campionato, scovati in ogni angolo d’Europa se non del mondo.

    Alvaro Gonzales festeggia il gol al Borussia | ©Paolo Bruno/Getty Images
    Alvaro Gonzales festeggia il gol al Borussia | ©Paolo Bruno/Getty Images

    L’ossatura di questa Lazio porta il nome del ruvido rumeno Stefan Radu, dell’albanese Cana, della dinamicità dell’uruguagio Gonzalez e dello spirito di sacrificio di Floccari e Kozak, capaci di salire alla ribalta con i loro gol ma anche di sacrificarsi in lungo ed in largo su tutto il terreno di gioco. Anche se nella zona nevralgica del campo Petkovic può contare sul fosforo e sulle qualità tecniche di Ledesma, Hernanes e Candreva, giocatori forse un po’ troppo in fretta dimenticati dalle big del campionato.

    La Lazio si affaccia, quindi, in punta di piedi agli ottavi di finale dell’Europa League, dopo aver centrato la finale di Coppa Italia e nel momento in cui rivendica ancora legittime ambizioni in campionato. Petkovic inizia a visionare e studiare i prossimi avversari europei, ancora una volta tedeschi e cioè quelli dello Stoccarda, squadra un tantino in crisi in Bundesliga, ma di sicura esperienza internazionale.

    Oltretutto in un periodo di introiti non proprio esaltanti, Lotito e la sua dirigenza si coccolano e privilegiano quelli messi a disposizione dall’Europa League, che saranno di gran lunga inferiori a quelli elargiti dalla Champions, ma che fanno sempre comodo ed anzi alimentano un bilancio oculato come quello della Lazio. In attesa degli ottavi di finale contro lo Stoccarda la Lazio celebra questo grande risultato. Era dalla stagione del 2002/2003 che i biancocelesti non si allontanavano così tanto in una coppa europea. In quella stagione la squadra di Mancini arrivò fino alla semifinale della Coppa UEFA, eliminato poi dal Porto di un certo Josè Mourinho.

  • Copa Libertadores, sorprese e conferme della prima giornata

    Copa Libertadores, sorprese e conferme della prima giornata

    Non sono mancate, come forse era anche prevedibile, le sorprese nella prime giornata della Copa Libertadores del 2013. Ad esaltarsi sulla scena continentale sono state in particolar modo le squadre ecuadoregne e messicane a testimoniare ancora una volta il fatto che in questa manifestazione nessun pronostico si può dire scontato. L’Emelec di Guayaquil ha infatti sconfitto il Velez Sarsfield, che le quotazioni davano tra le formazioni più brillanti, con un risultato di misura tra le mura amiche, mentre i cugini del Barcelona hanno impattato 2-2 a Montevideo contro il Nacional, ma sono stati raggiunti soltanto allo scadere da un gol dell’ultimo acquisto degli orientales Ivan Benitez.

    Tuttavia, l’impresa della giornata è toccata comunque ai messicani del Toluca, affacciatisi per la terza volta nella loro storia nella massima competizione latinoamericana, a cui i club del Messico sono invitati a partire dal 1998. I diablos rojos hanno espugnato nientemeno che la Bombonera con le reti del paraguayano Benitez, mettendo in grande crisi addirittura Carlos Bianchi, riaccasatosi con gli zeneises e grande specialista della Copa Libertadores. A completare la grande performance degli aztechi ci ha pensato la prestazione al suo debutto assoluto del Tijuana, che è andato a vincere a Bogotà in caso dei Millionarios con la rete di Richard Ruiz. A questi due inediti exploit si è aggiunto poi quello dei cileni dell’Huachipato, che sono ritornati nella manifestazione dopo quasi quarant’anni dalla loro ultima ed unica partecipazione, battendo a Porto Alegre per 2-1 il Gremio.

    Ad ogni modo, in attesa del debutto del Corinthians ad Oruro in casa del San Josè, non sono mancate le squadre accreditate di qualche pronostico e che lo hanno rispettato. Il Fluminense ha vinto di misura a Caracas, mentre il Penarol ha vinto già i suoi primi due impegni con Iquique ed Emelec, così come il Palmeiras, che pur giocando in Serie B partecipa a questa coppa avendo vinto la Copa do Brasil, ha superato per 2-1 lo Sporting Cristal. Lo spettacolo migliore è andato in scena nella sfida tutta brasiliana in cui l’Atletico Mineiro di Ronaldinho ha superato per 2-1 tra le mura amiche il Sao Paulo.

    Anche l’inizio di questa nuova edizione della Copa Libertadores non ha mancato di chiamare una grande presenza di pubblico sugli spalti, così come la copertura televisiva viene garantita in maniera capillare. Del resto i sudamericani giocano la Copa Libertadores e la Copa Sudamericana, i due maggiori tornei per club, in due periodi dell’anno diversi in maniera tale da riservare ad entrambe la massima attenzione dal punto di vista degli sponsor e dei media. Sul taccuino degli osservatori da annotare ad ogni modo subito un nome non più giovanissimo, ma ancora in tempo per dire qualcosa di importante anche in una squadra del Vecchio Continente.

    E’ quello dell’argentino Damian Diaz, classe ’86, che indossa la casacca n. 10 del Barcelona Guayaquil. Ha giocato in precedenza per il Rosario Central ed il Boca Juniors (con cui vinse l’Apertura nel 2008), ma poi è passato attraverso altre esperienze proficue nell’Universidad Catòlica de Chile e nel Colòn Santa Fè. Nel 2011 lo ha acquistato il Barcelona con cui ha vinto il campionato di Serie A. Molto apprezzato per la sua grande tecnica e l’abilità negli assist, ha realizzato un gol bellissimo al Nacional a Montevideo. La Copa Libertadores ha sempre qualcosa da far scoprire.

  • FA Cup, quarti di nobiltà

    FA Cup, quarti di nobiltà

    La meravigliosa favola del Luton Town (unica squadra di Conference National ancora in lizza) questa volta si è arenata all’altezza degli ottavi di finale della FA Cup. Nel 5° turno della manifestazione calcistica più antica del mondo gli hatters hanno ceduto in casa al cospetto del Millwall, coriacea compagine della Championship. Nonostante il gran pubblico e la grande atmosfera di Kenilworth Road, il Millwall ha fatto prevalere il suo maggior tasso tecnico ed ha applaudito tra l’altro la spettacolare prodezza di Hulse, che ha realizzato il secondo gol con una rara acrobazia da posizione defilata.

    Tuttavia, anche gli ottavi di finale hanno regalato la clamorosa sorpresa di giornata ed il Blackburn, altra squadra di Championship, è andato a vincere in casa dell’Arsenal dinanzi a ben 60.000 spettatori, compiendo l’impresa e dando una grande dispiacere ai gunners, eliminati anche in League Cup dal sorprendente Bradford City. I Rovers hanno siglato il punto decisivo con il turco Kazim-Richards al 72’, dopo una partita combattutissima. Ad ogni modo, le altre big ancora presenti nel tabellone hanno rispettato i pronostici, con il Manchester City che ha dilagato per 4-0 sul Leeds United, beneficiando di una doppietta di Aguero e di un gol del ritrovato Tevez ed il Chelsea che ha sotterrato di gol il Brentford nel replay del turno precedente in attesa di affrontare il 27 febbraio il Middlesborugh. I blues hanno vinto con un eloquente 4-0. Continua a stupire il Barnsley che si è imposto anche sul terreno del Milton Keynes Dons per 3-1 grazie ad un doppietta di Dagnall e che si è regalato un prestigioso quarto di finale in casa del Manchester City. La corsa dell’Huddersfield invece si è interrotta bruscamente al cospetto del Wigan Athletic, che si è imposto per 4-1 in trasferta. Mentre nel Monday night il Manchester United all’Old Trafford ha superato per 2-1 il Reading con le reti di Nani e del messicano Hernandez.

    Nani | ©Alex Livesey/Getty Images
    Nani | ©Alex Livesey/Getty Images

    Un solo confronto al momento è rimandato al replay ed è quello tra l’Oldham Athletic e l’Everton che hanno pareggiato per 2-2. I sorprendenti padroni di casa che giocano in First Division hanno impattato al 95’ con Matt Smith tra il tripudio generale. Il 23enne attaccante è arrivato in prestito dal Macclesfield ed aveva realizzato anche una doppietta contro il Liverpool nel 4° turno. L’Oldham, club nato nel 1895 ed appartenente all’area della Greater Manchester, viaggia ancora verso Liverpool, ma questa volta per andare in casa dell’Everton.

    Quarti di finale
    Manchester City-Barnsley
    Manchester United-Middlesborugh/Chelsea
    Millwall-Blackburn Rovers
    Everton/Oldham Athletic-Wigan Athletic

  • Vamos Catania, dall’Argentina all’Europa League

    Vamos Catania, dall’Argentina all’Europa League

    Con la vittoria di misura maturata tra le mura amiche al cospetto dell’ostico Bologna di Pioli,  il Catania consolida il 7° posto in classifica e si spinge neanche troppo inconsapevolmente verso una posizione in graduatoria in grado di garantirgli addirittura un posto nella prossima Europa League: unambizione neanche più nascosta dal Presidente Antonino Pulvirenti, che rivendica legittimi proclami di grandezza. Del resto il Catania non costituisce nemmeno più una sorpresa per il nostro campionato. La squadra ha assorbito senza sbavature il passaggio di consegne da Vincenzo Montella a Rolando Maran, proseguendo un progetto tattico ambizioso e a quanto pare duraturo.

    Il club non ha accusato oltre il dovuto l’addio in estate di Pietro Lo Monaco, colui che ha creato dalle basi il miracolo Catania, capace poi di proseguire anche senza le sue preziose indicazioni di mercato; il Catania può vantare un ruolino di marcia in campionato regolare, facendo del Massimino il proprio invalicabile fortino e rivendicando in più di un’occasione il ruolo di autentica ammazza-grandi. In classifica gli etnei tallonano nientemeno che l’Inter e la Fiorentina e almeno per il momento precedono sia la Roma che l’Udinese.

    Antonino Pulvirenti | © Maurizio Lagana/Getty Images
    Antonino Pulvirenti | © Maurizio Lagana/Getty Images

    Rolando Maran, tecnico 40enne di Rovereto, è giunto alle falde dell’Etna con un bagaglio di esperienza importante forgiato nel difficile torneo cadetto alla guida di Cittadella, Brescia, Bari, Triestina,Vicenza e Varese, con cui ha sfiorato la promozione in Serie A lo scorso anno, sfuggita nei play-off soltanto di fronte alla Sampdoria. Da giocatore Maran, dopo gli esordi nel Benacense di Riva del Garda, è stato un pilastro del Chievo che si affacciava timidamente verso il grande calcio dal 1986 al 1995. La sua forza è costituita dall’umiltà, dalla capacità di fare gruppo e di saper gestire al meglio un ricco organico. La vera forza del Catania, ad ogni modo, è rappresentata dalla colonia argentina: ben 10 giocatori provenienti da Buenos Aires e dintorni che costituiscono l’ossatura di una Catania sudamericano tra tanto talento e “garra”. Alejandro “Papu” Gomez, Pablo Barrientos e Gonzalo Bergessio sono i veri oggetti del desiderio del calciomercato, ma fino a questo momento il Catania non ha ceduto alle tentazioni; tutti e tre provengono, seppur tra varie esperienze, da una significativa militanza nel San Lorenzo de Almagro, squadra di grande carattere e tradizione,  mentre il portiere Andujar nel 2009 ha vinto la Copa Libertadores con l’Estudiantes de La Plata, il centrale Nicolas Spolli è stato una colonna del Newell’s Old Boys, mentre Pablo Alvarez è stato anche al Boca Juniors. Almiron è diventato più solido e continuo alle falde dell’Etna dopo un passaggio poco proficuo alla Juventus, mentre Lucas Castro (’89) è l’ultima scoperta e proviene dal Racing Avellaneda. Mariano Izco è al Catania dal 2006. Adrian Ricchiuti è invece un argentino fatto in casa: nato a Lanus, ma è in Italia dal 1994 quando esordì in Serie D con la Ternana. Anche se Pulvirenti ed i suoi collaboratore lavorano tantissimo e con risultati proficui anche con i giovani ed i meno giovani italiani, come testimoniano le scoperte di Marchese, Capuano, Bellusci, Biagianti e Lodi e di un Legrottaglie, ripartito dalla Sicilia con nuova linfa vitale.

    Il vero artefice del miracolo rossoblu è comunque il Presidente Antonino Pulvirenti, alla guida del club etneo dal 2004, anche se la sua esperienza nel calcio è cominciata prima. Infatti, aveva negli Anni Novanta assunto al presidenza del Belpasso, la squadra del paese in cui vive. Quindi nel 1999 ha cominciato la propria esperienza con l’Acireale, condividendo idee e startegie con Pietro Lo Monaco. Tuttavia, nel 2004 ha abbandonato improvvisamente il club acese prima della semifinale dei play-off per la B contro la Viterbese per acquisire la società del Catania. In compagnia di Lo Monaco Pulvirenti ha conosciuto risultati esaltanti: promozione in Serie A e 7 campionati consecutivi in massima divisione, migliorando di stagione dopo stagione il proprio posto in classifica.

    Il Catania festeggia la vittoria sul Bologna | ©  Maurizio Lagana/Getty Images
    Il Catania festeggia la vittoria sul Bologna | © Maurizio Lagana/Getty Images

    Il suo Catania è una società modello, con un centro sportivo costruito in proprio: il Torre del Grifo Village a Mascalucia. Del resto Pulvirenti è un imprenditore di non poco conto con svariati interessi in vari settori, dai supermercati Fortè ad un’industria chimica a Gela passando per gli alberghi di lusso, ma soprattutto presiede la holding Finaria con cui detiene la compagnia aerea Wind Jet ed il Catania Calcio appunto. Con lui il Catania ed i suoi tifosi possono sognare progetti ambiziosi, magari pensando di migliorare l’ottavo posto in classifica del ’61, del ’64 e del ’65 e questa volta, ne siamo sicuri, non ci sarà niente di clamoroso al Cibali.

  • Napoli e Benevento ricordano Carmelo Imbriani

    Napoli e Benevento ricordano Carmelo Imbriani

    Napoli e Benevento domani disputeranno le rispettive gare di campionato con il lutto al braccio per onorare la memoria di Carmelo Imbriani sfortunatamente stroncato all’età di appena 37 anni da una forma galoppante di leucemia. Imbriani, dopo una brillante carriera di calciatore, aveva iniziato e proseguito nel migliore dei modi il suo percorso da tecnico proprio con il Benevento, la squadra della sua città natale con cui aveva cominciato ad allenare la formazione degli Allievi Nazionali. Nella scorsa stagione, complice l’esonero prematuro di Gianni Simonelli, gli è stato affidato il timone della prima squadra nel Campionato di I Divisione di Lega Pro insieme a Martinez. Panchina che gli è stata riconfermata anche per questa nuova stagione del 2012/2013. Tuttavia, durante il ritiro precampionato Carmelo Imbriani ha cominciato a non stare bene, fino a scoprire di essere gravemente ammalato e a cominciare delle cure di chemioterapia. Cure che, purtroppo, sono risultate insufficienti, anche dopo le speranze delle prime settimane. Venerdì 15 febbraio il caro Carmelo è stato definitivamente stroncato dal brutto male a Perugia, lasciando un grande vuoto per la sua famiglia e per il mondo del calcio.

    Carmelo Imbriani | foto tratta dal web
    Carmelo Imbriani | foto tratta dal web
    Nato a Benevento nel 1976, Imbriani è cresciuto nelle giovanili del Napoli, rivelandosi tra l’altro come un’autentica promessa. Infatti, Marcello Lippi lo fece debuttare in prima squadra nel febbraio del 1994 al Sant’Elia in una vittoriosa trasferta dei partenopei contro il Cagliari. Quindi, la sua avventura con la maglia del Napoli proseguì fino al 1996 anche sotto la guida di Vujadin Boskov. Nella stagione del 1995/96 un suo gol piegò l’Inter al San Paolo per una grande vittoria per 2-1. Cesare Maldini lo portò anche nel giro dell’Under 21. Dopo l’esperienza napoletana, ha vestito le maglie di Pistoiese, Casarano, Genoa, Cosenza, Salernitana, Foggia, Benevento, Catanzaro e poi conclusione della carriera proprio nel Benevento, la squadra della sua città.

    Calciatore dalla professionalità esemplare e soprattutto leale in campo, aveva iniziato una precoce carriera di allenatore che lo avrebbe condotto a grandi ed importanti risultati. Ciao Carmelo.

  • Il campionato più bello del mondo: Il giorno di Roma-Juve

    Nella folgorante e per certi versi genuina bellezza del calcio italiano degli Anni Ottanta, nessuna sfida supera in termini di contenuti tecnici ed agonistici il dualismo intercorso tra la Roma e la Juventus, almeno nella prima metà di quel decennio. Sfida infuocate, accuse a distanza tra i protagonisti nel bel mezzo di colpi di fuoriclasse e di campioni che ne hanno tratteggiato a grandi linee la storia del nostro calcio. Anche perché il dualismo tra romanisti e juventini nasceva su sostrati storici alquanto differenti. Enormemente consolidato e legittimato il blasone della Juventus, la Vecchia Signora del calcio italiano, da sempre vincente ed aristocratica sotto la guida e la protezione degli Agnelli, mentre sorprendentemente in ascesa quella capitolina, affidatasi all’intuito, alla passione e all’amore per i colori giallorossi del suo Presidentissimo Dino Viola, l’uomo che ebbe il coraggio di far cambiare il corso della storia almeno in quegli anni e che aveva già pagato l’ingiustizia per quel gol annullato a Turone per “una questione di centimetri” nel campionato del 1981.

    Roma-Juve è un big-match che si spinge oltre il contorno calcistico e che travalica le attese, definendosi la sfida per eccellenza. I vincitori di sempre contro la nuova realtà del calcio italiano. Il 6 marzo del 1983 pertanto in un Olimpico di Roma zeppo in ogni ordine di posto le due squadre incrociano le proprie ambizioni in una sfida di cartello che vale una buona fetta dello Scudetto. La Roma è al 1° posto con 5 lunghezze di vantaggio, sfruttando i dettami tattici di Nils Liedholm e la classe dell’VIII Re di Roma, Paulo Roberto Falcao, brasiliano di pelle bianca e di classe cristallina. Ma la Roma ha anche altri eccellenti alfieri: Ancelotti, il compianto Di Bartolomei, Nela, Tancredi, ‘o rey de Crocefieschi Pruzzo e Bruno Conti, un brasiliano nato per caso in Italia e precisamente a Nettuno, terra incredibilmente più di baseball che di calcio. La Juve trapattoniana da par suo schiera ben 6 Campioni del Mondo più un Platini ed un Boniek nel motore tanto per gradire, ma in campionato accusa il ritardo sui capitolini anche perché molto concentrata a portare l’assalto in Coppa dei Campioni.

    Esultanza Juventus © GABRIEL BOUYS/Getty Images
    Esultanza Juventus © GABRIEL BOUYS/Getty Images

    Arbitra Barbaresco da Cormons, il tifo è quello delle grandi occasioni. Lo sparuto gruppo degli juventini cerca di far sentire la propria voce, ma sugli spalti dominano i cori travolgenti del Commando Ultras Curva Sud, i C.U.C.S., che fanno la storia del tifo in Italia di quegli anni. Non ci sono le telecamere spesso ingombranti delle pay-tv, le emozioni si vivono in gran parte alla radio. Al 62’ la Roma passa in vantaggio tra il tripudio generale. Falcao di testa beffa Dino Zoff, correndo poi a braccia levate verso i suoi tifosi, ma i romanisti si rilassano troppo presto. All’83’ Platini pareggia con una punizione capolavoro, una delle sue perle, e all’86’ Sergione Brio di testa sigla il gol del sorpasso. Il campionato più bello del mondo si riapre ma non troppo. La Juve accorcia le distanze in classifica, ma alla fine della stagione sarà la Roma a trionfare. Dino Viola porta a Roma il 2° Scudetto della storia giallorossa ed Antonello Venditti compone e canta “Grazie Roma”, uno degli inni calcistici più belli della storia del pallone. Magie e nostalgie del calcio degli Anni Ottanta.

  • Arrestato Oscar Pistorius, ha ucciso la fidanzata

    Arrestato Oscar Pistorius, ha ucciso la fidanzata

    La notizia è di quelle terribilmente e tragicamente incredibili. Oscar Pistorius, l’uomo che ha scritto una pagina nuova non solo nella storia dell’atletica leggera, ma in quella di tutta la storia dell’umanità, è stato arrestato a Pretoria in Sud Africa, dopo aver ucciso in maniera, a quanto pare accidentale, la sua fidanzata, la bellissima modella 30enne Reeva Steenkamp. Secondo una prima, ma veritiera ed attendibile ricostruzione degli inquirenti, Pistorius avrebbe sparato alla sua fidanzata, credendola un ladro. Infatti, sempre secondo la ricostruzione dei fatti e la stessa confessione dell’atleta sudafricano, la Steenkamp si sarebbe introdotta di notte nella casa di Pretoria dove vive Pistorius nel quartiere esclusivo di Silver Lakes per fargli una sorpresa nel giorno di San Valentino. Una fatalità dai contorni a dir poco agghiaccianti. Infatti, la malcapitata si è introdotta in casa con le chiavi, ma i rumori hanno spaventato ed insospettito Pistorius, che ha aperto il fuoco, colpendo inavvertitamente la sua fidanzata con due fatali proiettili della sua pistola alla testa.

    Oscar Pistorius | © Bryn Lennon/Getty Images
    Oscar Pistorius | © Bryn Lennon/Getty Images

    La polizia, intervenuta dopo poco sul posto, ha ritrovato la pistola calibro 9 sul luogo del delitto ed ha condotto Pistorius in carcere, anche se in un primo momento non ha rivelato agli organi di informazione l’identità del celebre atleta sudafricano. La maggior parte dell’opinione pubblica sudafricana al momento ha condiviso la tesi sostenuta da uno sconvolto Pistorius. La sua reazione pare sia dovuta anche all’aumentare negli ultimi mesi dei crimini e dei furti in appartamento in tutto il Sud Africa e nella stessa capitale Pretoria. Nelle prossime ore, ad ogni modo, sono attesi sviluppi su una notizia sconvolgente, che rapidamente ed inevitabilmente ha fatto il giro del mondo.
    Oscar Leonard Carl Pistorius, nato a Johannesburg il 22 novembre del 1986, è stato il primo uomo a correre con le gambe amputate alle Olimpiadi, avvalendosi di protesi inferiori costruite in fibre di carbonio. L’atleta subì una faticosa operazione quando era ancora bambino in seguito ad una grave malattia. Alle Olimpiadi di Londra del 2012 è giunto fino alla batteria delle semifinali dei 400 metri con il tempo di 45,44”, facendo parlare tutto il mondo non soltanto sportivo di un risultato sensazionale. Il Sud Africa allo stesso mondo rimane con il fiato sospeso in attesa di ulteriori sviluppi ed accertamenti su una tragedia dalla dinamica incredibile e sulle attuali condizioni di Oscar Pistorius.

  • An Italian job, Marco Cassetti e il Watford

    An Italian job, Marco Cassetti e il Watford

    Dopo essere stata una valida e spesso invalicabile colonna romanista, a 36 anni suonati Marco Cassetti, esterno difensivo duttile ed abile anche per le proiezioni offensive, ha sposato in pieno il progetto della famiglia Pozzo, che nella scorsa estate ha rilevato la proprietà del Watford con il proposito di riportarlo in breve tempo ai fasti che gli competono. Tesserato con l’Udinese, il giocatore che vanta anche 5 presenze nella Nazionale Italiana è passato in prestito alla compagine inglese che milita in Championship, la Serie B, allenata da Gianfranco Zola con Giancarlo Corradini nelle vesti di secondo, la cui rosa è stata irrobustita soprattutto da calciatori provenienti dal club friulano.

    Nato a Brescia e cresciuto nelle file del Montichiari e del Lumezzane, autentiche fucine di talenti del calcio lombardo, Marco Cassetti si è poi rivelato al grande pubblico con le maglie di Verona e Lecce, dove tra l’altro ha beneficiato delle indicazioni tattiche e degli insegnamenti di Zdenek Zeman.Nel corso della sua militanza con i salentini è arrivata anche la sua prima presenza in Nazionale, a Padova contro l’Islanda il 30 marzo del 2005.

    Marco Cassetti
    Marco Cassetti | ©Getty Images
    Quindi, una più che proficua esperienza con la maglia giallorossa dal 2006 al 2012, totalizzando tra campionato e coppe 195 apparizioni e 5 reti e vincendo la Coppa Italia nel 2007 e nel 2008 e la Supercoppa Italiana nel 2008. Il 6 dicembre del 2009 con un suo gol tra l’altro ha deciso il Derby della Capitale, cosa non da poco per chi gioca a Roma.
    Quindi in estate il trasferimento al Watford, squadra dell’Hertfordshire all’estremo nord della periferia di Londra passata in mano a Giampaolo Pozzo il 29 giugno del 2012. Gli hornets, i calabroni, mancano dalla Premier League dal 2007 e negli Anni Ottanta vissero il loro momento di maggior splendore. La presidenza era nelle mani del cantante pop Elton John e la squadra allenata da Graham Taylor arrivò seconda in campionato nel 1983 e l’anno successivo perse la finale di FA Cup contro l’Everton. I Pozzo hanno riportato entusiasmo a Vicarage Road, l’impianto di poco più di 17.000 posti, ingaggiando numerosi giocatori, tra cui Almunia, ex-portiere dell’Arsenal, e proprio Cassetti, indicato come nuovo punto di forza della squadra.

    Gli vanno a far compagnia altri giocatori appartenenti al club friulano come il ceko Vydra, il brasiliano Neuton, lo svizzero Abdi, lo svedese Ekstrand e gli argentini dal passaporto italiano Battocchio e Forestieri. La squadra ha ben assorbito i dettami tattici di Zola, che non è il primo italiano a sedersi sulla panchina dei giallo neri. In passato è transitato da Vicarage Road anche Gianluca Vialli. Ma Zola sembra godere di maggiori consensi e simpatie e non a caso la sua squadra si è arrampicata fino al 4° posto in graduatoria in piena zona play-off, anche se il secondo posto che dà diritto alla promozione diretta e occupato dall’Hull City dista appena tre punti. Irrangiungibile appare al momento la capolista Cardiff City. Mentre per i posti nei play-off si sgomita principalmente con il Leicester City, il Crystal Palace ed il Middelsbrough. Una Championship in ogni caso estremamente equilibrata.
    L’esperienza fino a questo momento di Marco Cassetti è stata estremamente positiva. 19 presenze in campionato quasi tutte ben oltre la sufficienza. Anzi l’ex-romanista è uno dei trascinatori della sua nuova squadra che spera di proiettare nuovamente in Premier League, vivendo nel frattempo nella lontana periferia londinese un’autentica seconda giovinezza.

  • La Copa Libertadores al via, il “grupo de la muerte”

    La Copa Libertadores al via, il “grupo de la muerte”

    Non a caso il Gruppo 1 della 54esima edizione della Copa Libertadores è stato ribattezzato fin dal momento del sorteggio come de la muerte. Del resto le formazioni del Boca Juniors, del Nacional Montevideo, del Barcelona Guayaquil e del Toluca tra blasone e reali valori da mettere in campo occuperanno senza dubbio un ruolo da protagoniste nel corso della manifestazione. Almeno sulla carta appare questo il raggruppamento della prima fase che potrebbe riservare il maggiore equilibrio e le migliori emozioni.

    Il Boca Juniors ha vinto ben 6 volte la Copa Libertadores e nell’albo d’oro di tutti i tempi è secondo nella Copa soltanto ai connazionali dell’Independiente, che di successi ne hanno centrati ben 7, l’ultimo dei quali però datato 1984. Gli zeneises hanno richiamato a gran voce sulla propria panchina Carlos Bianchi, un tecnico senza dubbio vincente dalle parti della Bombonera e soprattutto in Copa Libertadores, dove ha vinto 3 volte, una sulla panchina del Velez e 2 su quella degli stessi zeneises. Carlitos avrà il compito non facile di rilanciare il Boca a livello internazionale. Dal Corinthians è arrivato il burrito Martinez, mentre dal Belgrano il più che promettente difensore centrale Claudio Perez, dal Siena rientra in patria Ribaìr Rodriguez, mentre ai vari Erviti, Guillermo Burdisso, Sanchez Mino e Santiago Silva è affidato il ruolo di assemblare una squadra che si attende molto anche dai più che promettenti Viatri e Blandi. Il gioiellino Paredes potrà esprimere il suo valore nel corso della manifestazione.
    Il Nacional Montevideo partecipa alla Copa Libertadores da ben 13 edizioni consecutive, ma non alza la Copa la cielo dal lontano 1988. Per ritornare in auge gli orientales si affidano a vecchie glorie, a cominciare dal Chino Alvaro Recoba, anche fondamentale a Montevideo, e all’attaccante el loco Abreu, rientrato dal Brasile, dove difendeva i colori del Botafogo. Il Nacional, però, allo stesso tempo si affida ad un tecnico giovane, il 38enne Gustavo Diaz, che nella scorsa stagione si è messo ben in luce nel Defensor Sporting. Gli orientales giocano in Libertadores per la 40esima volta e meglio di loro come partecipazioni hanno fatto soltanto i cugini del Penarol.

    El Virrey torna sul luogo del delitto ! ©STR/AFP/Getty Images
    El Virrey torna sul luogo del delitto ! ©STR/AFP/Getty Images

    Non sarà facile, comunque, passare nemmeno dalla parti dell’Estadio Isidro Romero Carbo di Guayaquil, dove si gioca importanti chance di qualificazione il Barcelona, squadra che per due volte nella sua nobile storia ha perso la finale della Copa Libertadores. La squadra guaquylena avrà un chiaro stampo argentino a cominciare dal tecnico Gustavo Costas, 49 anni ma che conosce benissimo il calcio sudamericano per aver allenato in patria, ma anche in Paraguay, in Perù ed appunto in Ecuador. Perso il bomber Mino, andato all’America di Città del Messico, il Barcelona si è però rinforzato con l’argentino Nahuelpan dal Racing Santander, con l’altro attaccante argentino Castillejos del Lanùs e quindi Nicolàs Olmedo, argentino anche lui ma centrocampista ed ex del Godoy Cruz. Il Barca ecuadoregno ha i requisiti per provare ad insidiare la leadership del girone.

    Il Toluca, fondato nel 1939, è la terza squadra più prestigiosa del Messico come numero di titoli vinti: 10 come l’America ed uno in meno del Chivas Guadalajara. La squadra è guidata dall’esperto Enrique Meza e prova a migliorare il suo cammino in Libertadores, dopo l’eliminazione negli ottavi nell’edizione del 2007. I diablos rojos giocano nel Nemesio Diaz, 27.000 posti, soprannominato la Bombonera messicana ed il pubblico qui è un fattore importante da tenere in considerazione. Il Toluca è una squadra ben equilibrata e saprà dire senza dubbio qualcosa di importante all’interno del suo raggruppamento.