Autore: Vincenzo Paliotto

  • Totti da record in vetta alla classifica dei marcatori nel derby

    Totti da record in vetta alla classifica dei marcatori nel derby

    Francesco Totti non smette di stupire gli addetti ai lavori e probabilmente non smette di meravigliare neanche se stesso, centrando un nuovo ed esaltante record per la sua carriera. (altro…)

  • Matteo Ardemagni, il Re della B

    Matteo Ardemagni, il Re della B

    Cresciuto nelle giovanili del Milan, Matteo Ardemagni il grande calcio lo ha soltanto assaporato. Anche se sogna di tornarci con tutti i numeri e le cifre del grande bomber. Accasatosi, infatti, al Modena nello scorso campionato, il centravanti dei canarini detiene saldamente lo scettro di capocannoniere attuale del torneo cadetto, avendo bollato ben 19 centri, tutti di pregevole fattura, al centro dell’attacco dei modenesi. Un bottino di reti che è servito principalmente agli emiliani per tirarsi fuori dalla zona calda della graduatoria e legittimare un campionato senza dubbio importante per la società presieduta da Luigi Grana e con ambizioni future da non trascurare.

    Non è la prima volta, ad ogni modo, che Ardemagni si arrampica così in alto nella classifica dei marcatori della Serie B. Nella stagione del 2009/2010 ne aveva infatti siglato ben 22 con la maglia del Cittadella. Ma fino a qualche mese fa sembrava un exploit destinato a rimanere isolato e senza troppi sussulti. Infatti, dopo l’ottimo bottino di gol in Veneto, era stato acquistato dall’Atalanta, ma senza mantenere i buoni propositi sia nella breve esperienza con gli orobici che nel successivo prestito al Padova. Matteo Ardemagni sembrava la copia sbiadita del calciatore capace di scardinare le difese avversarie. La chiamata del Modena è stata invece determinante. La squadra canarina ne ha acquistato lo scorso anno la metà del cartellino con diritto di riscatto ed Ardemagni ha scoperto una nuova frontiera del gol: 5 reti nello scorso scorcio di stagione e ben 19 in quella attuale.

    Matteo Ardemagni | ©    Photo by Maurizio Lagana/Getty Images
    Matteo Ardemagni | © Photo by Maurizio Lagana/Getty Images

     Nel Milan Ardemagni ha avuto un’apparizione fugace. Il 29 novembre del 2005 debuttò a San Siro in Coppa Italia contro il Brescia, mandato in campo da Ancelotti e rilevando al 64’ Gilardino e giocando in compagnia di Rui Costa e Vieri. Poi i rossoneri lo hanno ceduto in prestito da più parti, ma Ardemgani ha tardato ad esplodere. Perugia, Pizzighettone, Pro Patria e Triestina non sono state proprio tappe memorabili per la sua carriera, fino alla definitiva esplosione con la maglia del Cittadella.

    Un capocannoniere della Serie B con la casacca del Modena, comunque, non sarebbe una novità assoluta, ma una gradita conferma. Il primo modenese a brindare a questo successo fu nel 33/34 Remo Galli con 26 reti. Lo seguì Vittorio Sentimenti nel 40/41 con 24. Nel 70/71 con 15 gol fu la volta di Alberto Spelta in coabitazione del comasco Sergio Magistrelli. Mentre nel 2005/2006 Christian Bucchi ne siglò ben 29.

  • Copa Libertadores, l’exploit del Boca ed il bomber Scocco

    Copa Libertadores, l’exploit del Boca ed il bomber Scocco

    Mentre l’Atletico Mineiro si conferma saldamente come l’unica squadra a punteggio pieno, prendendo nota peraltro anche degli exploit delle altre squadre brasiliane, la Copa Libertadores registra l’importante rientro sulla scena del Boca Juniors, che non aveva iniziato la sua campagna continentale nel migliore dei modi. La squadra del virrey Carlitos Bianchi, che tra l’altro arranca pericolosamente in campionato, ritorna protagonista, vincendo la resistenza casalinga del Barcelona di Guayaquil, grazie ad un gol del promettente Nicolas Blandi. Gli zeneises in pratica brindano alla qualificazione agli ottavi, beneficiando anche del contemporaneo crollo del Toluca sul campo del Nacional Montevideo, vittorioso con un eloquente 4-0.

    Proprio quello degli uruguagi del Nacional costituisce un’altra nota lieta della Copa, che ritrova così un’altra sua blasonata protagonista negli ottavi. La squadra di Recoba ed Abreu sta beneficiando dell’ottima vena realizzativa dello stagionato, ma sempre valido Ivan Alonso reduce da una lunga militanza spagnola. Tuttavia, in tema di blasonate non si può mancare di annotare l’ottimo ruolino di marcia dell’Olimpia Asunciòn, che vincendo a Santiago del Cile in casa dell’Universidad, accede agli ottavi, grazie alla nuova prodezza di Richard Ortiz, esterno sinistro di 22 anni seguito anche dal Genoa in tempi non sospetti. Il Rey de Copas paraguayano si è dimostrato ancora una volta all’altezza del suo blasone internazionale.

    Ignacio Scocco | © AFP / Getty Images
    Ignacio Scocco | © AFP / Getty Images

    Tuttavia, riesce a dare uno scossone alla propria classifica anche il Newell’s Old Boys, altra compagine argentina accreditata di poter arrivare fino in fondo alla Copa. I leprosos di Rosario, squadra cara a Lionel Messi, hanno beneficiato contro i venezuelani del Lara ancora una volta dei gol dell’attacco Ignacio Scocco. 28enne di Santa Fè, è ritornato al Newell’s nel 2012 in prestito dai qatarioti dell’Al Ain. Ma aveva giocato nel Newell’s già dal 2003 al 2006 e poi andando a seminare gol all’UNAM di Città del Messico e all’AEK Atene. Attaccante agile che preferisce essere schierato a sinistra, Scocco ha esordito anche con la Selecciòn lo scorso novembre siglando una doppietta al Brasile alla Bombonera, roba da non da poco. L’attaccante ha il grilletto facile e il Torino pare essere insistentemente sulle sue tracce.

  • Europa League, Lazio brusco stop ad Istanbul

    Europa League, Lazio brusco stop ad Istanbul

    La Lazio ha visto interrompere bruscamente la sua imbattibilità stagionale in Europa League nella trasferta di Istanbul, tramortita dal Fenerbahce e dal tifo incessante nel catino del Sukru Saracoglu. In verità la squadra di Petkovic ha pagato in termini di risultato oltre i suoi reali demeriti, perdendo il controllo della partita dopo l’ingenua, ma probabilmente giusta espulsione del nigeriano Onazi, reo di un doppio fallo di ammonizione effettivamente evitabile. I turchi hanno poi approfittato della superiorità numerica per infliggere nel finale un brusco doppio colpo alla formazione capitolina. Il passivo di 2-0 rischia in qualche modo di risultare pesante in vista del retour-match dell’Olimpico, che peraltro si disputerà a porte chiuse per la nota squalifica comminata alla UEFA alla società romana per cori razzisti.

    Oltretutto la Lazio ha anche da recriminare sul modo in cui sono giunti i due gol dei turchi. Il primo arrivato su un calcio di rigore decretato dallo scozzese Collum per un fallo di mano apparso ai più involontario di Radu, con relativa trasformazione impeccabile del camerunense Webò. Mentre il raddoppio è giunto allo scadere ad opera dell’olandese Kuyt, abile a ribadire in rete una difettosa e corta respinta di Marchetti su punizione di Caner. Il Fenerbahce ha risolto la contesa, approfittando come era logico che fosse della superiorità numerica, anche se prima del vantaggio sia Sow che Raul Meireles avevano colpito i legni della porta dei romani.

    Antonio Candreva in Lazio - Fenerbahce | © BULENT KILIC/AFP/Getty Images)
    Antonio Candreva in Lazio – Fenerbahce | © BULENT KILIC/AFP/Getty Images)

    Petkovic rimane, comunque, fiducioso per la gara di ritorno a Roma. Il punteggio in effetti condanna la Lazio oltre quelli che sono i reali valori espressi in campo. Il pubblico del Sukru Saracoglu con il suo tifo incessante ed assordante ha fatto lievitare senza dubbio lo stesso valore della squadra di Aykut Kocaman, peraltro e comunque rinforzatasi con calciatori di indubbio spessore. Anche se nel suo ruolino di marcia europeo il Fenerbahce riesce a registrare anche in trasferta un rendimento di assoluta importanza. La gara dell’Olimpico senza l’apporto del pubblico rimane in ogni caso un’incognita.

    Del resto in tutte le gare dell’andata dei quarti di finale si è registrato un netto predominio del fattore campo. Il Chelsea ed il Benfica hanno battuto con il medesimo punteggio di 3-1 rispettivamente il Rubin Kazan ed il Newcastle, mentre il Tottenham Hotspur ha faticato enormemente per rincorrere e pareggiare a domicilio per 2-2 contro il Basilea.

  • Is Arenas ed il Cagliari mancato

    Is Arenas ed il Cagliari mancato

     Con un comunicato ufficiale datato 2 aprile 2013 il Cagliari ha messo la parola fine al suo controverso rapporto con il comune di Quartu San’Elena, con cui aveva sottoscritto una concessione triennale per l’impianto sportivo dell’Is Arenas. Una controversia dalla conclusione drammaticamente scontata, dopo che negli ultimi mesi era accaduto praticamente di tutto intorno alla storia purtroppo burocraticamente travagliata di questo stadio e delle istituzioni che ne hanno condotto la gestione. La vicenda dell’Is Arenas si colloca purtroppo perfettamente nel momento politico ed istituzionale del nostro paese. Una squadra di calcio che prova a dotarsi di un impianto proprio per giocare un campionato peraltro anche dignitoso di Serie A, ma con la vicenda che al momento viene archiviata tra ricorsi in tribunale, partite perse a tavolino ed addirittura arresti.

    L’impianto di Is Arenas è stato ristrutturato negli scorsi mesi estivi ed ha visto il proprio debutto ufficiale, ma a porte chiuse, nella sua nuova veste lo scorso 2 settembre 2012 con la partita terminata in parità per 1-1 tra il Cagliari e l’Atalanta. Il Presidente Massimo Cellino lo ha fatto ricostruire su una struttura preesistente, in cui giocava il Quartu Sant’Elena, compagine locale che negli Anni Ottanta ha conosciuto anche il suo massimo traguardo della Serie C2. Con supporti d’acciaio e tecnologia prefabbricata l’impianto ha raggiunto la capienza di 16.500 posti ed il Cagliari ha sottoscritto un accordo triennale con un canone di affitto annuale di 30.000 euro con il Comune di Quartu. Il piccolo stadio è stato definito ideale per il calcio, seppur di capienza ridotta. Anzi a molti cagliaritani ha fatto ritornare in mente il vecchio e glorioso Amsicora, delle gesta di Gigi Riva e di un calcio eroico. Ma purtroppo l’Is Arenas non ha avuto nulla da condividere con la vena romantica del calcio.

    Is Arenas | © AFP / Getty Images
    Is Arenas | © AFP / Getty Images

    Infatti gli eventi non si sono più susseguiti nel verso giusto, in quanto la Prefettura di Cagliari ne ha ordinato l’ingresso dei tifosi come dire a singhiozzo. Tra porte chiuse, settori chiusi e non aperti, tifosi fidelizzati e non, una mistura di leggi, restrizioni, cavilli burocratici che hanno condotto a querele e ritorsioni di ogni genere fino all’arresto del 14 febbraio scorso del Presidente Massimo Cellino, del Sindaco di Quartu Mauro Contini e dell’assessore Stefano Lilliu. Insomma l’Is Arenas è rimasto un miraggio per i tifosi del Cagliari o forse neanche quello, anche perché i suoi supporti sono amovibili e dopo la rinuncia pare scontato e quantomeno prevedibile che il Cagliari vada a montarsi il suo stadio da un’altra parte. Alcune ipotesi hanno paventato la richiesta di ospitalità a Trieste oppure a Rieti, in attesa che comunque venga identificata una nuova area per costruire un piccolo stadio di calcio.

    Intanto il Cagliari che trasloca in cerca di una nuova dimora in cui concludere il suo campionato, sta peraltro disputando un torneo egregiamente giocato dai suoi uomini. Infatti, i due allenatori Ivo Pulga e Diego Lopez, ex-glorie del club sardo, stanno compiendo un miracolo doppio: salvare il Cagliari e tenere isolati i propri giocatori da certe roventi polemiche.

  • I tabloid inglesi contro Paolo di Canio

    I tabloid inglesi contro Paolo di Canio

    Non si sono dissolte le polemiche in casa Sunderland e nel calcio inglese relative all’ingaggio di Paolo Di Canio. Anzi tutt’altro, il nuovo manager dei black cats, soprannome di quelli del Sundeland, ha convocato una conferenza-stampa alle 8 del mattino per chiarire alcune cose con i tabloid inglesi, ma il tentativo del tecnico italiano non sappiamo ancora quanto sia servito al momento. L’impressione è che ancora una volta in suo favore dovranno parlare i risultati, altrimenti si andrà incontro ad una polemica aperta e senza fine. Non sono stati teneri nei suoi confronti i giornalisti inglesi, anche e soprattutto lo stesso editorialista del Financial Times Simon Kuper, che ha scritto diversi libri sul rapporto tra il calcio e la politica. La polemica innescata da Miliband con le sue dimissioni ha scatenato il “furore”, così come hanno detto gli inglesi, intorno a Di Canio.

    Tuttavia, l’ex-calciatore laziale non è nuovo ad esser al centro delle polemiche, né quando giocava nel campionato italiano né tantomeno nella sua vasta esperienza nel calcio britannico. Ovviamente le polemiche riprese con clamore e con dovizia di particolari dai giornalisti inglesi stanno incendiando la discussione in queste ore. Ma Di Canio aveva professato le sue idee politiche ed aveva il tatuaggio del Duce già quando era un idolo con la maglia di West Ham, un idolo talmente acclamato da mettersi addirittura ascrivere libri, ed anche quando ha ricoperto con grande entusiasmo il ruolo di manager dello Swindon Town, club che l’allenatore romano ha portato in una sola stagione dalla League Two alla League One, cioè la nostra I Divisione di Lega Pro.

    Di Canio - Sunderland | © GRAHAM STUART/Getty Images
    Di Canio – Sunderland | © GRAHAM STUART/Getty Images

    Ma l’ambiente qui a Sunderland potrebbe essere completamente diverso. I biancorossi vantano il 7° pubblico della Premier League come media spettatori, anche se navigano nelle zone basse della graduatoria ed alcuni suoi tifosi reduci della Seconda Guerra Mondiale ed ex-minatori ed ex-operai dei cantieri navali hanno restituito al club la loro tessera di abbonamento. Loro non vogliono essere allenati da un fascista. Una questione, dunque, che si va facendo complicata, anche se Di Canio continua a ripetere: “Qui non siamo in Parlamento e penso al bene del Sunderland”. Intanto il boss del Sunderland il texano Short conferma la fiducia nella sue scelte, mentre domenica Di Canio esordisce nientemeno che a Stamford Bridge contro il Chlesea.

  • Europa League, il Fenerbahce e le italiane

    Europa League, il Fenerbahce e le italiane

    Non sono stati molti in verità i confronti tra le squadre italiane ed il Fenerbahce, compagine turca fondata nel 1907 nella zona asiatica di Istanbul e pertanto acerrima rivale del Galatasaray, squadra invece nata nel 1905 nella parte europea. Del resto il Fenerbahce nella sua militanza europea non ha goduto proprio di molte fortune. Il suo unico successo peraltro si registrò nel 1967 nella defunta Coppa dei Balcani.

    I turchi incrociarono le ambizioni europee di una squadra italiana per la prima volta nella Coppa Uefa del 1984/85 e la Fiorentina del doutor Socrates estromise il Fener nel primo turno della competizione. I gigliati vinsero ad Istanbul con gol di Pecci e quindi replicarono a Firenze con i gol di Passarella e Paolino Pulici. Sulla panchina della squadra del Bosforo c’era il santone jugoslavo Veselinovic. Un nuovo doppio confronto si registrò poi ancora in Coppa UEFA nel 1990/91. Questa volta fu l’Atalanta di Pierluigi Frosio a sbarrare la strada ai turchi all’altezza del secondo turno. Il Fenerbahce schierava il tedesco Harald Schumacher tra i pali e beneficiava dell’apporto di Guus Hiddink in panchina. Ma la qualificazione orobica non fu mai messa a repentaglio. Vittoria atalantina ad Istanbul propiziata da Bonacina e quindi perentorio 4-1 a Bergamo, grazie ai gol di Evair, Perrone, Nicolini e Bonacina, a cui replicò il solo Ismail. Schumacher aveva perso lo smalto dei tempi migliori, smarrito peraltro nel suo libro autobiografico in cui denunciava il doping ed altro nel calcio tedesco e per questo esiliato al di là dei confini germanici.

    Fenerbahce | © AFP / Getty Images
    Fenerbahce | © AFP / Getty Images

    Nel 1996/97, invece, il Fenerbahce affidato alle cure del brasiliano Sebastiao Lazaroni provò ad impensierire la fortissima Juventus di Lippi in Champions League. Ma i turchi persero in casa, gol di Boksic, e a Torino, reti di Padovano ed Amoruso. Il Fenerbahce poi ottenne finalmente un successo contro una squadra italiana il 17 settembre del 2007 ed in Champions League. Al Sukru Saracoglu, infatti, il Fener, passato sotto la guida tecnica di Zico, si impose per 1-0 al cospetto dell’Inter, grazie ad un bellissimo gol del carioca Deivid in mezza rovesciata. Del resto i gialloblu beneficiavano anche dell’apporto dell’ex con il dente avvelenato Roberto Carlos. L’Inter poi vinse a Milano per 3-0, ma entrambe passarono al turno successivo.

  • Di Canio al Sunderland, un caso politico?

    Di Canio al Sunderland, un caso politico?

     David Wright Miliband, 48enne londinese, era considerato fino a qualche settimana fa l’astro nascente della sinistra inglese. Poi lo stesso ex-Ministro degli Esteri, che infatti aveva ricoperto questo incarico dal 2007 al 2010, ha deciso di lasciare la guida del partito laburista al fratello minore Ed, oramai sulla cresta dell’onda e capace di gestire al meglio la politica nazionale e di guadagnare i consensi necessari alle tradizioni del suo partito. Tuttavia, il buon Miliband è balzato agli onori della cronaca dei tabloid inglesi non per le sue imprese presenti o anche future della politica britannica, ma bensì per le sue clamorose dimissioni dal calcio inglese.

    Figlio di Ralph Miliband, teorico marxista, il laburista David ha annunciato le proprie dimissioni dalla poltrona della vicepresidenza del Sunderland, club di Premier League inglese, che per tirarsi fuori dalla lotta per non retrocedere per le ultime sette giornate di campionato ha assunto in qualità di manager nientemeno che Paolo Di Canio. L’italiano, diventato una vera icona per il calcio inglese, è però colpevole secondo Miliband, e non solo, di aver ostentato in più occasioni di essere un sostenitore della ideologia fascista. Una caratteristica umana e politica che travalica il mero significato sportivo e che pertanto rende l’assunzione di Di Canio intollerabile per Miliband.

    Paolo Di Canio | © by Harry Engels/Getty Images
    Paolo Di Canio | © by Harry Engels/Getty Images
    Di Canio è stato nominato nuovo manager del Sunderland, dopo l’improvviso esonero patito dal nordirlandese Martin O’Neill all’indomani della sconfitta interna per mano del Manchester United. Ma nulla o quasi faceva presagire ad un esonero dell’allenatore ex-stella del Nottingham Forest vincitore due volte della Coppa dei Campioni negli Anni Ottanta. Poi è arrivata l’investitura ufficiale per Paolo Di Canio, che aveva condotto fino a qualche mese fa lo Swindon Town. Club che aveva riportato in League One, ma dal quale aveva rassegnato le dimissioni per divergenze, crediamo soprattutto economiche, nei confronti della dirigenza. Lo stesso Di Canio ha replicato alle accuse di Miliband, ma non accettando il confronto sul terreno politico, ma esclusivamente su quello calcistico: “Penso al Sunderland e basta”, ha ribadito l’ex-laziale, senza ulteriori riferimenti alle sue idee politiche.

    Tuttavia, Di Canio non ha rinnegato i suoi saluti romani né tantomeno le sue simpatie per il fascismo. Nel 2005 in particolare, al termine di una partita della Lazio, salutò i suoi tifosi con il saluto romano. Dalle parti del Sunderland adesso c’è un’aria tesa e confusa. Il Sunderland non è tra le grandi nobili del calcio inglese, ma fondato nel 1879, ha vinto 6 campionati, l’ultimo dei quali però nel 1936, e 2 FA Cup, l’ultima nel 1973, ma i suoi tifosi sono tra i più appassionati del Regno Unito. Da sempre il Sunderland gioca contro il Newcastle il Tyne Wear Derby, una sfida ad alto contenuto agonistico ed anche di scontri tra tifosi. Ad ogni modo, Sunderland storicamente, tra calcio e non, è una città dai forti coinvolgimenti politici. L’ambiente ideale per Di Canio per dimostrare ancora una volta il suo carattere e le sue qualità?

  • Champions League, il Bayern Monaco e le italiane

    Champions League, il Bayern Monaco e le italiane

    I tedeschi del Bayern Monaco rappresentano un avversario classico per le squadre italiane nelle competizioni europee con numerosi e storici doppi confronti, anche se il primo confronto dei bavaresi con una italiana in Coppa dei Campioni si è registrato per la prima volta soltanto nel 1990. (altro…)

  • Serie B, la marcia inarrestabile del Novara

    Serie B, la marcia inarrestabile del Novara

     Il nuovo Novara riesce almeno in parte a stravolgere il copione della batteria dei play-off del campionato cadetto. La formazione piemontese ha archiaviato il decimo risultato utile consecutivo, travolgendo peraltro lontano dalle mura amiche il Cittadella con un tennistico 6-2 e si insedia da protagonista nelle zone importanti della graduatoria. Il tecnico Alfredo Aglietti, arrivato sulla panchina novarese lo scorso 17 novembre in luogo di Giacomo Gattuso, ha letteralmente dato nuova linfa ad una squadra apparsa appassita negli stimoli e nelle idee, dopo la fugace apparizione in Serie A della scorsa stagione.

    Il risultato tennistico del Tombolato, comunque, non è l’unico punteggio fragoroso della gestione-Aglietti. La squadra novarese, infatti, ha realizzato ben 58 gol e con 48 punti si arrampica al 6° posto in classifica, nonostante quei 5 punti di penalizzazione, ancora oggetto di discussione peraltro negli ambienti federali. Ex-centravanti tra le altre di Pontedera, Reggina, Napoli e Verona, Aglietti ha chiuso la carriera agonistica nel 2003 nella Villacidrese in Serie D in Sardegna ed ha cominciato il suo percorso di allenatore pochi mesi più tardi alla guida della Rondinella per poi proseguire in nuove esperienze con Sestese, Viareggio, Primavera della Sampdoria ed Empoli. Aglietti è riuscito a cementare un gruppo con giovani di assoluto valore ed oggetto di interesse dei grandi club, perfettamente integrati con gli uomini-simbolo della società piemontese, che avevano partecipato alla precedente cavalcata dalla Serie C alla A.

    Alex Cordaz | © Valerio Pennicino / Getty Images
    Alex Cordaz | © Valerio Pennicino / Getty Images
    Francesco Bardi, del resto, difende anche i pali della Nazionale Under 21 di Mangia e si presenta come uno dei migliori giovani numeri 1 del calcio italiano. Ma il vero oggetto del desiderio è rappresentato dal lusitano Bruno Fernandes, un centrocampista offensivo classe ’94 per il quale Udinese e Juventus sono già disposte a fare follie. Senza dimenticare il laterale mancino di scuola romanista Alessandro Crescenzi, le cui quotazioni risultano nettamente in ascesa. Ma non è tutto, perché Buzzegoli, Ludi e Rubino, Pesce, il francese Lepillier, lo svizzero Seferovic e l’argentino Pablo Gonzalez sono la vera anima di una squadra a questo punto del campionato capace di autentiche prodezze.

     Anche se la vittoria sul campo del Cittadella è stata avvantaggiata da un clamoroso errore dell’arbitro Abbattista di Molfetta, che ha senza dubbio scompaginato gli equilibri in campo. Sull’1-0 per i padroni di casa, al 30’ infatti Abbattista ha espulso il portiere Cordaz per un fallo inesistente su Lepillier, procurando l’espulsione all’estremo difesnore veneto ed un rigore in favore degli ospiti. Il Novara ha cominciato a quel punto la sua goleada tra il nervosismo strisciante tra le file del Cittadella. Un episodio che ha favorito maggiormente l’ascesa inarrestabile in classifica della squadra di Aglietti.