Autore: slevin

  • Moto GP, Italia: Brutta caduta per Valentino Rossi, sospetta frattura della tibia

    A soli 10 minuti dal termine del secondo turno delle prove libere che si stanno disputando sul circuito italiano del Mugello, Valentino Rossi è stato protagonista di una brutta caduta. Il pilota della Yamaha è stato disarcionato dalla sua M1, mentre percorreva le curve “Biondetti” del circuito. Un Highside veramente a forte velocità, con successiva botta alla gamba destra. Valentino è al centro medico del circuito con una sospetta frattura della tibia.

    Nel replay dall’onboard di Hayden che seguiva Rossi a pochi metri, si vede l’highside del Dottore disarcionato a forte velocità dalla M1 con conseguente brutta botta nella ghiaia della via di fuga delle “Biondetti”.
    L’addetta stampa della Yamaha ha comunicato che potrebbe esserci una sospetta frattura della tibia destra.
    Dopo la caduta, infatti Valentino Rossi è rimasto nella ghiaia tenendo sollevata la gamba destra con la mano.

    Fuori dal centro medico si attendono notizie delle condizioni del campionissimo italiano, nelle prossime ore aggiorneremo la situazione delle condizioni fisiche di Valentino Rossi.

  • Real Madrid: Va a ruba la maglia di Mourinho

    Nella maggiore parte dei casi sono i calciatori i protagonisti del merchandising nel mondo del pallone, ma Josè Mourinho sembra abbia abbattuto anche questo ultimo muro: la sua maglietta con il numero 1 sta andando a ruba più di quella di Cristiano Ronaldo nella capitale spagnola!
    A Madrid, dunque, è la maglia con il n. 1 regalata dal Presidente Florentino Perez allo Special One a conquistare la vetta delle vendite del Real.

    Mourinho ha avuto un costo elevato per la gloriosa squadra spagnola tra ingaggio e clausola rescissoria pagata all’Inter, ma indubbiamente non si può dire che non stia portando i primi benefici (almeno sul piano economico, in attesa del responso del campo) al Real Madrid.
    In attesa dei risultati da ottenere sui prati verdi più importanti d’Europa il portoghese batte tutti in quanto a merchandising.
    Se poi pensiamo che ancora, laggiù, non ha fatto niente visto che è l’allenatore delle “merengues” da neanche una settimana la cosa risulta molto chiara: innamorarsi di Mou pare facilissimo. Il suo carisma, il suo sorriso da guascone, la sua carica all’interno dell’ambiente, valgono molto di più di qualunque altro giocatore. Come sempre riesce a trascinare con sè l’entusiasmo dei tifosi e non è una qualità di poco conto nel mondo del pallone.

    A Madrid, dunque, tutti con il numero 1 di Mourinho sulle spalle. E poco importa che il titolare del vero numero 1 è il portiere Iker Casillas che si sarà messo l’anima in pace anche se quel numero lo reclama a buon diritto! E per la gioia di Florentino Perez, che comincia a far cassa con il suo costosissimo tecnico. Anche perché, conoscendo Mourinho, nei suoi anni al Real darà modo al marketing madridista di fare nuovamente affari d’oro. Sul piano economico i soldi del Real sono stati evidentemente spesi bene!

  • Basket, Serie A: Super Ere porta Caserta sull’ 1-1

    La Pepsi Caserta si impone per 76-68 sull’Armani Jeans Milano in gara 2 delle semifinali scudetto dei playoff del campionato italiano di basket di serie A e pareggia la serie portando il risultato sull’1-1.
    I campani sono stati trascinati da un super Ebi Ere da 20 punti, ben coadiuvato dal compagno Fabio Di Bella che ne ha messi a referto 19.
    Si è ripreso, dopo una brutta gara 1, anche l’asso Jumaine Jones che ha piazzato 13 punti dopo la precedente prova molto incolore.
    Nella fila dei milanesi si sono messi in evidenza Jonas Maciulis con 18 punti e Morris Finley con 17, Bulleri ha infilato 10 punti, mentre doppia doppia per Mason Rocca da 10 punti e altrettanti rimbalzi. Dopo le superbe prestazioni della prima partita disputata sempre a Caserta si sono invece eclissati Jamie Arnold e Chris Monroe rispettivamente con 1 e 4 punti dopo le spettacolose giocate del match di gara 1 (alla fine furono 22 i punti di Monroe e 19 quelli di Arnold, letteralmente immarcabili!).

    Gara 3 è in programma domenica al Mediolanum Forum nel capoluogo lombardo: Caserta proverà a riprendersi il vantaggio del fattore campo espugnando il parquet biancorosso, Milano tenterà invece di non far ritorno in Campania sfruttando le 2 gare casalinghe per chiudere i conti della serie e regalarsi una prestigiosa Finale scudetto.

    I risultati dei playoff di Serie A (gara 2):

    Montepaschi Siena – NGC Cantù 104-74
    Pepsi Caserta – Armani Jeans Milano 76-68

    Le serie dei quarti di finale dei playoff di Serie A:

    1)Montepaschi Siena – 4)NGC Cantù 2-0
    2)Pepsi Caserta – 3) Armani Jeans Milano 1-1

  • NBA playoff 2010, Finale: Top 5 del 3 giugno 2010

    NBA top 5 del 3giugno 2010. Tutto lo spettacolo delle migliori giocate della notte NBA.

    GUARDA IL VIDEO:

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  • NBA playoff 2010, Finale: Highlights del 3 giugno 2010

    Ecco gli highlights della partita NBA disputata il 3 giugno, valida per la Finale dei playoff 2010.

    Guarda gli highlights:

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  • NBA playoff 2010, Finale: Los Angeles Lakers – Boston Celtics

    Los Angeles Lakers – Boston Celtics, ci risiamo!
    E’ la 12 volta che le 2 squadre, le più titolate nel panorama NBA, si affrontano nell’ultimo atto della stagione, le Finali, che decideranno il vincitore del campionato.
    Nelle 11 occasioni precedenti i Celtics guardano i rivali di sempre dall’alto verso il basso, forti di un record di 9 finali vinte contro le sole 2 dei Lakers.
    L’ultimo confronto sul palcoscenico più ambito è della stagione 2007-2008 quando i biancoverdi (ricostruiti dal General Manager Danny Ainge con gli acquisti di Kevin Garnett dai T-wolves e di Ray Allen dai Sonics) domarono in 6 partite i rivali gialloviola, chiudendo nell’ultima gara con un clamoroso +39 che ancora nessuno ha cancellato nella mente di tifosi, dirigenza e giocatori californiani.
    Le 2 franchigie, come già detto sono le più titolate nella NBA: 17 titoli per Boston, 15 per Los Angeles. Tuttavia i Lakers hanno disputato ben 30 finali (bilancio in perfetta parità 15 vinte e 15 perse), molto meglio il record dei Celtics che in 20 apparizioni sono usciti sconfitti solo in 3 occasioni (17 vinte e 3 perse).
    Insieme quindi hanno vinto 32 titoli sui 63 campionati finora disputati dalla Lega professionistica americana di basket e il prossimo, indipendentemente da chi vincerà sarà il 33esimo su 64 campionati totali, più della metà dei titoli della NBA sono finiti in mano a queste 2 squadre, ecco perchè sicuramente questa sfida rappresenta la finale più prestigiosa e la più attesa da parte di ogni tifoso appassionato di pallacanestro.
    Rispetto alla finale del 2008 è cambiato il vantaggio del fattore campo: 2 anni fa era a favore di Boston, ora sarà a favore di Los Angeles che ha conquistato in stagione regolare 7 vittorie in più rispetto agli storici rivali di sempre.
    Una piccola curiosità per gli amanti del basket è che i Celtics potrebbero essere la prima squadra nella storia della NBA a vincere l’”Anello” dopo aver concluso la regular season con più vittorie in trasferta che sul parquet amico.
    Quest’anno in regular season il bilancio è in parità con 1 vittoria per parte (entrambe vittorie in trasferta con il minimo scarto di un punto).
    Ecco perchè sarà una sfida dall’esito incerto.

    La stagione regolare per i Boston Celtics non è stata delle migliori, avendo ottenuto solo il quarto piazzamento nella Eastern Conference, superati non solo dalle 2 superpotenze Cleveland Cavaliers e Orlando Magic, ma addirittura degli Atlanta Hawks, cosa che in molti non si sarebbero aspettati alla vigilia del campionato. Il record di 50 vittorie e 32 sconfitte è praticamente uguale a quello ottenuto da Portland Trail Blazers, San Antonio Spurs e Oklahoma City Thunder, rispettivamente squadra sesta, settima e ottava classificata per i playoff nella Western Conference (le ultime per intenderci). Proprio per questo motivo nessuno con un record abbastanza modesto quale quello dei Celtics, si sarebbe aspettato una cavalcata così convincente fino alle Finali NBA di quest’anno.
    Ma i motivi per cui i tifosi biancoverdi possono ambire a sogni di gloria sono tanti, a partire da un gruppo forte e compatto come quello della vittoria del titolo del 2008, con tanta esperienza in più sulle spalle e una ritrovata energia fisica sulla quale in pochi addetti ai lavori avrebbero scommesso. Boston basa gran parte del suo gioco offensivo sull’asse Rajon Rondo-Paul Pierce il quale resta sempre la prima soluzione offensiva della squadra. Tuttavia il giovane playmaker risulta essenziale e fondamentale per via di un’acquisita imprevedibilità che rende la franchigia del Massachusetts praticamente di difficile lettura agli occhi dei giocatori avversari: ancora i Lakers ricordano la sua strepitosa gara 6 nella finale del 2008, dove chiuse con 21 punti, 7 rimbalzi, 8 assist e 6 steals. Logicamente molto del destino dei Celtics dipenderà dalla vena realizzativa di Paul Pierce, è per questo che nei momenti di difficoltà dovranno farsi trovare pronti sia Kevin Garnett che Ray Allen: il numero 5 della squadra del “Trifoglio” è tornato ad altissimi livelli dopo che lo scorso anno l’infortunio al ginocchio ne aveva limitato il talento, importante pedina su entrambi i lati del campo sia in attacco che in difesa. Allen invece ha mantenuto la sua costanza realizzativa specialmente nel tiro da 3 punti, cosa che potrebbe rivelarsi molto utile in questo ultimo atto della stagione. Un giocatore che magari è offuscato dalla luce dai 4 grandi componenti del quintetto ma di un’efficacia e di un’importanza fondamentali è Kendrick Perkins, che quest’anno ha migliorato le proprie statistiche disputando probabilmente la sua migliore stagione da quando è entrato nella Lega. Non male non solo i primi “attori”, ma anche i comprimari dei Celtics, che sono di notevole livello. Tuttavia Rasheed Wallace non ha disputato una stagione regolare eccezionale, ma arrivato alla post season si è totalmente trasformato, risultando decisivo in molte partite, specialmente quelle disputate contro i Cavs e contro i Magic. Importante è stato il contributo dato in questa stagione da Tony Allen, molto pericoloso sia in attacco che in difesa, e l’ormai consolidato sostituto di Garnett, ovvero Glen Davis, maturato e pronto nei momenti di difficoltà ad aiutare i compagni. A metà stagione Boston si è in un qualche modo giovata dell’energia dell’ultimo arrivato Nate Robinson, che quando decide di stare con la testa sul parquet risulta essere un ottimo giocatore. Anche l’arrivo di Finley, sempre a metà stagione, ha dato una certa qualità nel tiro dalla lunga distanza (il suo palmarès parla chiaro), inconstante, ma sempre pericoloso se in giornata, uno dei giocatori più eclettici dell’intera NBA, ovvero Marquis Daniels. Per finire l’analisi sul roster dei biancoverdi non possiamo esimerci dal parlare di coach Doc Rivers, che quest’anno ha affrontato momenti di vera difficoltà ma che alla fine ne è uscito da vero vincitore. Certamente il suo curriculum non è ai livelli del suo collega rivale Phil Jackson, ma la carriera di Rivers è tutta da scrivere, mentre Jackson la sua l’ha già scritta e sta continuando a farlo, e con risultati notevoli (è l’allenatore più vincente della storia dell’NBA).

    Ben altro piazzamento per i Los Angeles Lakers, primi nella Western Conference con il record di 57 vittorie e 25 sconfitte. Pronostici rispettati per la franchigia gialloviola, favoriti per il titolo in quanto campioni in carica. Per L.A. è la terza finale NBA consecutiva, ma bisogna dire che rispetto agli anni precedenti il roster si è rafforzato particolarmente, grazie anche ad una crescita generale del quintetto stesso e della panchina losangelina. Il gioco dei ragazzi di Phil Jackson si basa essenzialmente sull’asse Kobe Bryant-Pau Gasol: il numero 24 gialloviola, dopo una regular season abbastanza costante come rendimento, sta disputando dei playoff entusiasmanti, con 15 partite su 16 al di sopra dei 30 punti! E’ sicuramente l’arma in più di 1 squadra già molto forte in tutti i settori del campo, e tutte le giocate pregevoli passano dai suoi polpastrelli, come recentemente affermato dall’ultimo sconfitto dalla banda gialloviola, Alvin Gentry, coach dei Phoenix Suns, il quale ha chiaramente mostrato nelle finali di Conference di aver adottato tutte le strategie possibili per far marcare Kobe dai suoi uomini, definito poi dallo stesso allenatore “immarcabile” alla fine della serie, nonchè il migliore giocatore dell’intera Lega. In questi playoff inoltre Bryant ha impressionato gli addetti ai lavori anche in qualità di assistman e di rimbalzista, arrivando in molte partite a sfiorare la tripla doppia. L’MVP delle Finals del 2009 è stato senza dubbio il trascinatore assoluto e arriva alla sfida contro i Celtics più carico che mai, e in mente ha il chiodo fisso della vendetta, in quanto i suoi Lakers sono stati battuti proprio da Boston nel 2008. Per quanto riguarda lo spagnolo Gasol, ha inanellato prove superlative sia in attacco che in difesa, con molte doppie doppie nella post season; a volte risulta essere immarcabile sotto canestro e i suoi semiganci sono ormai un incubo per qualsiasi difesa avversaria. Inoltre il feeling con Kobe Bryant sembra ritrovato, anche in virtù dei molti tiri presi durante questi playoff; in difesa risulta essere sempre di più una garanzia, e il notevole apporto a rimbalzo fanno di L.A. una squadra insuperabile sotto canestro, anche grazie al supporto superlativo di Lamar Odom, il sesto uomo ideale della Lega. Raramente il numero 7 ha mancato la sua consueta doppia doppia, e durante questa post season si è riscoperto anche un notevole tiratore da 3 punti. Porta molta sostanza sul parquet che lo rende indispensabile per coach Phil Jackson: memorabili ormai sono i suoi rimbalzi offensivi, che consentono ai Lakers un maggior numero di tiri tentati dalla distanza. Un’altra pedina importante nello scacchiere di Los Angeles è sicuramente Ron Artest, acquistato quest’estate dagli Houston Rockets che si sta rivelando un giocatore determinante anche in fase offensiva (suoi i 2 punti che consentono ai Lakers di battere i Suns a gara 5 a meno di 1 secondo dalla sirena finale). Inoltre la sua media punti nelle ultime gare è notevolmente cresciuta, arrivando a mettere a referto 25 punti in gara 6 sempre contro Phoenix: inutile accennare la sua solidità difensiva, molto famosa da anni, e le sue marcature a uomo estremamente soffocanti, che inducono spesso il suo avversario a cercare tiri improbabili. Altra notizia importante in casa gialloviola è il suo nuovo feeling con il suo ex-nemico Kobe Bryant, il quale gli ha dimostrato una grande fiducia al suo arrivo a Los Angeles nonostante vecchi screzi di recente data (le semifinali di Conference contro Houston, nel quale i 2 stavano quasi venendo alle mani). Infine il numero 37 gialloviola si sta dimostrando molto efficace dal tiro dall’angolo. Una gradita sorpresa per i Lakers è il sempre più fondamentale apporto in fase offensiva da parte del playmaker Derek Fisher, che quando sente odore di playoff sembra trasformarsi in meglio partita dopo partita. Dopo una regular season al di sotto delle sue capacità, e con critiche piovutegli per la sua inefficenza al tiro e come uomo assist, il numero 2 si sta prendendo una grossa rivincita contro chi lo aveva duramente criticato, e la sua esperienza (36 anni ad agosto, con 4 titoli NBA alle spalle) si sta dimostrando utilissima alla causa gialloviola. Merito indubbiamente sempre di coach Phil Jackson, che gli ha sempre dato una grande fiducia, e le statistiche, al momento, gli stanno dando ragione. Per quanto riguarda il giovane centro Andrew Bynum, le sue condizioni fisiche, in particolare il suo ginocchio, è una grossa incognita in vista della Finale NBA, e nel resto dei playoff ha avuto un minutaggio particolarmente esiguo, nonostante parti sempre nel quintetto base. Resta da verificare il suo impiego quanto sarà utile a Kobe Bryant e compagni, al momento il suo menisco non necessita di essere operato. Dalla panchina si stanno dimostrando molto efficaci Jordan Farmar e Shannon Brown, che quando vengono messi sul parquet da Jackson, svolgono il loro compito egregiamente. Il playmaker ex UCLA è fondamentale nel tiro da 3, e molte volte le sue triple spaccano in due la squadra avversaria e indirizzano la gara a favore dei gialloviola; la guardia invece cresce di partita in partita ed è impressionante la sua integrità fisica, condite da schiacciate alla LeBron James e da una esplosività fuori dal comune. La grande varietà di lunghi nel roster dei Los Angeles Lakers non permette a Luke Walton e Josh Powell di avere a disposizione molti minuti di gioco: il figlio di Bill Walton negli anni precedenti, trovando più spazio, ha dimostrato di essere un giocatore molto utile, ma con i vari acquisti nel corso degli anni della franchigia californiana, è arrivato ai margini della rotazione. Powell, con un passato anche in Italia, pure essendo molto giovane, paga il fatto che i Lakers abbiano una rotazione molto ampia appunto tra i lunghi, anche se quando è stato chiamato in causa per via degli infortuni dei suoi compagni, si è dimostrato sempre utilissimo. Infine Sasha Vujacic, lo sloveno ex Udine, che quest’anno ha trovato davvero pochissimo spazio nella rotazione di squadra, e che negli anni precedenti è stato un giocatore fondamentale quando entrava dalla panchina. In panchina Phil Jackson offre ampie garanzie sul modo di condurre sia la singola gara che un’intera serie: il suo ricco palmarès parla chiaro, è l’allenatore più vincente nella storia dell’NBA con 10 titoli in sole 12 finali disputate, avendo superato l’anno scorso nella vittoria contro gli Orlando Magic Red Auerbach, storico coach dei mitici Celtics.

    Le chiavi della serie: innanzitutto la marcatura di Artest su Pierce. Il numero 37 gialloviola era stato acquistato pochi mesi fa per l’eventuale difesa su LeBron James in una ipotetica e probabile finale tra Cavaliers e Lakers. Non ci sarà James, ma visto il Pierce delle finali 2008 servirà il miglior Ron Artest per limitarlo in ogni zona del campo. Pierce poi avrà il difficile compito di limitare Bryant, cosa quasi impossibile tra l’altro vista l’attuale forma del 24 dei “Lacustri”, e questo doppio sforzo sui 2 lati del campo (evitare Artest e marcare Bryant) potrebbe spremerlo fisicamente.
    Poi cercare di limitare Rondo. Non è esagerato affermare che da qui passa gran parte della serie. Se Artest sulla carta può benissimo marcare Pierce, non altrettanto si può dire di Fisher sul playmaker biancoverde.
    Decisivo sarà lo scontro tra Gasol e Garnett: Gasol fu molto criticato per il suo atteggiamento contro i Boston Celtics di due anni fa, definito “soft”, ovvero morbido, molle. Lo spagnolo si è rifatto un anno più tardi, limitando alla grande Dwight Howard e risultando come una delle chiavi della vittoria dell’anello. Ora ritroverà Garnett. Più probabile che non escano vincitori da questo duello, tutt’al più un annullamento reciproco. Ad ogni modo, saranno due sorvegliati speciali.
    Infine le panchine ovvero gli uomini che entreranno a partita in corso. Occhi puntati principalmente su Odom da una parte e Wallace dall’altra, ma non solo. Anche Brown può rivelarsi un’arma importante contro le guardie Celtics, mentre Robinson può essere la variabile impazzita da utilizzare in momenti di crisi per l’attacco di Boston.

    I quintetti: Lakers che scenderanno in campo con Derek Fisher e Kobe Bryant come guardie, Ron Artest e Pau Gasol come ali e Andrew Bynum come centro. Poi ci sarà anche bisogno di Farmar Walton e Brown.
    Boston con ogni probabilità schiererà Rajon Rondo e Ray Allen come guardie, Paul Pierce e Kevin Garnett come ali e Kendrick Perkins nel ruolo di centro. Dalla panchina sarà fondamentale l’apporto di Nate Robinson, la difesa di Tony Allen, i “piazzati” di Michael Finley, la freschezza fisica di Glen Davis e l’apporto fondamentale da parte di Rasheed Wallace che già contro Cleveland e Orlando ha fatto vedere qualcosa di buono contribuendo alla clamorosa eliminazione degli ex favoriti al titolo del 2010 e ai vice campioni del 2009.

    Ultima considerazione: non sarà una riedizione delle Finals del 2008.
    Sono almeno 3 i motivi che ci spingono a dire che queste Finali rischiano di essere profondamente diverse rispetto a quelle del 2008. Ecco quali sono: 1) Il fattore campo rovesciato rispetto a 2 anni fa che ora è appannaggio dei Lakers (e potrebbe essere un fattore non di poco conto).
    2) I Lakers, rispetto a due anni fa, si sono rinforzati in quello che era il loro aspetto più debole: la difesa. Questo grazie all’acquisizione di Artest e ad una maggiore consistenza difensiva di Gasol. Attenzione, però. Lo spagnolo dovrà dimostrare di non temere nè il clima in trasferta nè la marcatura di Garnett, che riuscì a limitarlo.
    I Celtics, da parte loro, hanno aggiunto un ottimo attaccante come Rasheed Wallace e hanno a propria disposizione un Rajon Rondo nettamente migliorato, e che si è innalzato insieme a Paul Pierce come il trascinatore della sua squadra. Insomma, se nel 2008 i Lakers erano una squadra prettamente offensiva e i Celtics basavano la propria forza sulla difesa, ora le due squadre appaiono più equilibrate.
    3) I giocatori di entrambe le franchigie hanno fatto dei passi in avanti enormi sotto il profilo dell’esperienza. Tutti i giocatori chiave, da Bryant a Pierce passando per Gasol, Odom, Allen e via dicendo (eccezion fatta per Rondo) hanno superato la soglia dei 30 anni. E tutti loro hanno vinto un titolo, tranne che Artest. Non è un’eresia dire che si fronteggeranno i due roster più esperti dell’intera NBA.

    Sarà una sfida da non perdere e i motivi per stare al televisore incollati per un paio d’ore ci sono tutti e speriamo di averli elencati tutti.
    La sfida prenderà il via stanotte alle 3 ora italiana. Leggermente diverso il formato rispetto a tutti gli altri turni dei playoff, infatti le Finali hanno un formato di 2-3-2 per quanto riguarda le sfide in casa e trasferta rispetto al consueto e solito 2-2-1-1-1 degli altri turni. Ecco in dettaglio tutto il programma di queste attese “Finals”:

    Gara 1 Boston Celtics @ Los Angeles Lakers giovedì 3 giugno 2010 9.00 PM (03.00 in Italia)
    Gara 2 Boston Celtics @ Los Angeles Lakers domenica 6 giugno 2010 8.00 PM (02.00 in Italia)
    Gara 3 Los Angeles Lakers @ Boston Celtics martedì 8 giugno 2010 9.00 PM (03.00 in Italia)
    Gara 4 Los Angeles Lakers @ Boston Celtics giovedì 10 giugno 2010 9.00 PM (03.00 in Italia)
    Gara 5 * Los Angeles Lakers @ Boston Celtics domenica 13 giugno 2010 8.00 PM (02.00 in Italia)
    Gara 6 * Boston Celtics @ Los Angeles Lakers martedì 15 giugno 2010 9.00 PM (03.00 in Italia)
    Gara 7 * Boston Celtics @ Los Angeles Lakers giovedì 17 giugno 2010 9.00 PM (03.00 in Italia)

    *se necessaria

    IN COLLABORAZIONE CON LUCA NACCARATO.

  • Juve: Mourinho vuole Chiellini, i bianconeri chiedono Benzema

    Nelle ultime ore una notizia clamorosa rimbalza dalla Spagna: il neo tecnico del Real Madrid Josè Mourinho avrebbe messo gli occhi sul difensore centrale della Juventus e della Nazionale italiana Giorgio Chiellini.
    Il numero 3 bianconero per rimanere a Torino, nelle scorse settimane, per bocca del suo procuratore, ha chiesto un aumento di stipendio (un pò fuori luogo, onestamente, dopo l’orrida stagione appena conclusasi e viste le assurde prestazioni del reparto arretrato con oltre 50 gol subiti solo in campionato!). Mossa, questa, non molto gradita dalla dirigenza.
    Proprio nei prossimi giorni l’agente del giocatore ha in programma un viaggio a Madrid per iniziare ad allacciare i rapporti per una trattativa con il Real, ma la Juve si priverebbe del suo difensore solo per una cifra veramente molto alta. Sono almeno 25 i milioni chiesti alla società di Florentino Perez, ma nelle ultime richieste è saltato fuori anche il nome dell’attaccante francese Karim Benzema, evidentemente gradito al tecnico Luigi Delneri alla disperata ricerca di un bomber che assicuri un alto rendimento nei pressi della porta avversaria.
    La società di Corso Galileo Ferraris darebbe Chiellini alle “merengues” e in cambio riceverebbe Benzema e un piccolo conguaglio. Ad ora siamo solo alle prime indiscrezioni ma non è detto che questo tipo di trattativa non possa decollare.

    Chi invece sta riuscendo a conquistarsi una riconferma potrebbe essere Antonio Candreva.
    A dispetto delle voci che lo vedevano tagliato fuori dal progetto di gioco del nuovo tecnico bianconero, il centrocampista romano si sta meritando sul campo la riconferma. Il suo agente e Marotta si sono incontrati per trovare un accordo con l’Udinese che valuta il suo gioiello non meno di 7 milioni di euro. Troppi però al momento per un giocatore che dovrebbe comunque adattarsi ai meccanismi di Delneri ed essere testato più a lungo. Un accordo tuttavia si può trovare inserendo in un’unica trattativa anche Pepe e Motta. Che sarebbero graditissimi risolvendo in un solo colpo il problema della fascia destra sia in difesa che a centrocampo. Si attendono sviluppi anche in questo senso.

  • Juventus: Trezeguet va via, ad accoglierlo pronto il Marsiglia

    Uno dei giocatori simbolo della Juventus, David Trezeguet, lascerà la squadra bianconera nelle prossime settimane.

    Trezeguet è stato uno dei pochi a rimanere legato alla sua squadra anche nei momenti più bui come l’anno della retrocessione in Serie B, stagione in cui ha trascinato la Juve al ritorno in A a suon di gol.

    Il futuro bianconero parlerà un po’ meno francese con la cessione del centravanti. Trezeguet dovrebbe ritornare in patria per vestire la maglia dell’Olympique Marsiglia.

    A volere l’attaccante – ormai scaricato dalla società di corso Galileo Ferraris – è il tecnico Didier Deschamps, grande estimatore del giocatore e già suo allenatore nell’anno di purgatorio della Juventus in Serie B. Trezeguet è libero di trovarsi una nuova società e l’opportunità di riavvicinarsi alla sua famiglia e di giocare con continuità – secondo la rivista France Football – lo starebbero convincendo ad accettare l’offerta dell’O.M. ma a frenare i dirigenti francesi però al momento è l’alto ingaggio di 4,5 milioni di euro della punta.

    Nei prossimi giorni però la trattativa potrebbe sbloccarsi visto che il nuovo tecnico Delneri, per il ruolo di punta ha altre idee in mente quali quella di Pazzini, di Gilardino e di Dzeko. Nelle ultime ore è saltato fuori anche il nome di Karim Benzema ma sono voci ancora da verificare realmente.

  • NBA: Turkoglu vuole lasciare i Raptors

    Hedo Turkoglu ha espresso il desiderio alla dirigenza dei Toronto Raptors di voler lasciare la squadra per poter giocare da qualche altra parte nella NBA.

    L’ala turca infatti è stufa dei Raptors e vorrebbe uscire dal contratto già da questo primo di luglio. Le motivazioni sono scontate: non c’è mai stato feeling con coach Jay Triano, incapace di capire come sfruttare le doti del turco ma soprattutto di dargli la voglia di battersi fino allo stremo delle forze per la franchigia canadese.
    Queste le parole di Turkoglu ad un’emittente del suo Paese:

    • Le circostanze in cui mi son trovato mi hanno fatto perdere l’entusiasmo per il gioco e per la città. Sono 10 anni che gioco in NBA ed è la prima volta che il pubblico di casa mi contesta“.

    Poi ha proseguito:

    • Spero che si possa trovare una soluzione al più presto…!“.

    Lasciando intendere quale sia il suo desiderio e le sue reali intenzioni per la prossima stagione.
    Nella scorsa estate si pensava che gli Orlando Magic avessero fatto una stupidata a darlo via a Toronto e che i Raptors avessero fatto il colpaccio: ma niente di tutto ciò è successo, Turkoglu ha vissuto un’annata da comprimario in Canada (chiusa con 11.3 punti, 4.60 rimbalzi e 4.1 assist) i Magic hanno perso invece un punto di riferimento che l’acquisto di Vince Carter non è riuscito a colmare. Evidente il fatto che da ambo le parti ci sia stato un peggioramento della situazione. Magari se il matrimonio fosse continuato i Magic avrebbero ottenuto nuovamente una Finale NBA da giocare, e Turkoglu sarebbe stato il solito protagonista come nello scorso anno! Magari si potrebbe pensare ad uno scambio tra Raptors e Magic per riportare il turco in Florida e far tornare Carter, dopo tanti anni lontano dalla franchigia che lo lanciò nel basket che conta e al grande pubblico NBA, in Canada. Non sarebbe un’idea disprezzabile e forse sarebbe la migliore soluzione per tutti!

  • Inter: Maicon vuole il Real Madrid

    L’Inter potrebbe perdere uno dei suoi tasselli piùimportanti per non dire fondamentali: il terzino destro Maicon vuole seguire il suo ex allenatore Josè Mourinho al Real Madrid ed è disposto a tutto per poterlo raggiungere nella capitale spagnola.
    In un’intervista rilasciata al quotidiano spagnolo As, il brasiliano dell’Inter infatti spiega:

    • Quello che voglio è giocare nel Real e per me sarebbe un onore e una grande opportunità di carriera trasferirmi in Spagna. Mancini mi vuole al City? Con il Manchester non ho alcuna trattativa. Mou? Sarebbe bello tornare ai suoi ordini“.

    Parole piuttosto forti e decise quelle di Maicon che lasciano presagire ad un divorzio imminente. Giocare nel Real Madrid con il suo allenatore ideale al terzino destro della nazionale brasiliana piacerebbe tantissimo:

    • In questo momento la mia priorità è la Seleçao. Possiamo fare un gran campionato e chiuderlo da campioni. Però non posso negare che per me è motivo di orgoglio che un club come il Real Madrid si interessi a me. Lo voglio dire chiaro perché le mie parole non possano venir fraintese: voglio giocare nel Real, non mi interessa andare al Manchester City“.

    Le idee sono molto chiare insomma e ciò non sarà gradito dai tifosi nerazzurri che vedono in Maicon uno dei beniamini preferiti.
    La questione Inter infatti non viene nemmeno sfiorata. Come se tutto fosse già stato fatto, come se tutto fosse stato già scritto, come se Maicon fosse un ex interista prima ancora di essere realmente venduto. Ex interista e, soprattutto, a questo punto, “Mourinhano D.O.C.”. Perché il punto dei suoi pensieri è proprio questo:

    • Mourinho è un grande allenatore e credo che questo non possa essere messo in discussione. Ho un ottimo rapporto con lui e sarei felice di tornare ai suoi ordini. E’ uno dei migliori tecnici che ho avuto nella mia vita. Mourinho ha detto che il mio acquisto è prioritario? Non lo so, però ne sono felice. E’ sempre importante per un giocatore sapere che ha la fiducia e che piace molto al suo futuro allenatore…“.

    Da questa frase si può capire cosa ci sia nella testa del brasiliano, le sue parole suonano molto come quelle di un addio che dovrebbe consumarsi nelle prossime settimane.