Autore: slevin

  • Adidas lancia le nuove scarpe per Rose ed Howard

    Adidas lancia le nuove scarpe per Rose ed Howard

    A poche ore dall’inizio della nuova stagione NBA, Adidas lancia le nuove scarpe superleggere che saranno indossate da Derrick Rose e da Dwight Howard.

    Rose ed Howard sono 2 tra i giocatori più forti nel panorama NBA (Howard è definito da molti il miglior centro che ci sia in circolazione) e le caratteristiche che li rendono speciali, oltre ad uno strepitoso talento sono la potenza e la velocità contro qualsiasi avversario. Ora, con le nuove scarpe Adidas, riusciranno ad essere addirittura ancora più veloci, visto che le nuove calzature sono state progettate e realizzate per essere ancora più performanti. Oltre ad essere personalizzate: infatti Rose indosserà le adiZero Rose mentre Howard avrà le adidas Beast.

    La particolarità di queste scarpe di nuovissima generazione è un mix di tessuti e materiali sintetici che riducono il peso ed incrementano la stabilità nei cambi di direzione. La linguetta ha uno speciale sistema di allacciatura che permette un utilizzo sia sul campo (allacciatura più stretta per un maggior fit) sia nel tempo libero. La adiZero Rose pesa solo 360 grammi ed è la scarpa da basket più leggera mai creata da Adidas.

    Queste le parole di Lawrence Norman, Adidas Vice President Global Basketball, alla presentazione della nuova scarpa da gioco:

    “Derrick e Dwight sono i 2 giocatori più veloci della Lega nei rispettivi ruoli così abbiamo creato le scarpe Adidas più leggere di sempre per emergere ancora di più. La velocità nel basket è la cosa più importante e per comunicare questo messaggio ai giocatori di tutto il mondo abbiamo creato la campagna di marketing “Fast Don’t Lie” per trasmettere tutto questo in modo divertente, impattante e sorprendente”.

    Queste le parole di Derrick Rose, playmaker dei Chicago Bulls, per descrivere le nuove Adidas:

    “La adiZero Rose è la scarpa più leggera che io abbia mai indossato, è flessibile, affidabile e mi aiuta a correre più velocemente. Essendo cresciuto nel South Side di Chicago, non avrei mai pensato che un giorno avrei avuto una scarpa con il mio nome, sono molto orgoglioso e anche la mia famiglia e tutta la città lo sono. Oltretutto hanno un design fashion così si possono indossare al di fuori dal campo con i jeans”

    Queste le impressioni dell’altro protagonista di giornata, il centro Dwight Howard degli Orlando Magic:

    “Avere la Beast, la prima scarpa dedicata a me, significa davvero tanto e non vedo l’ora di allacciarle e scendere in campo. Sono davvero leggere e questo mi permetterà di essere più rapido, oltretutto abbiamo aggiunto dei dettagli personali come il mio tradizionale saluto ai fan “HEY WOOOOOOOOOOORLD” ed il mio nickname”.

    Dopo le nuove divise da gioco della NBA, ultraleggere, Adidas si mostra ancora una volta all’avanguardia e protagonista nel mondo sportivo. L’innovazione rende lo sport ancora più bello e quest’ultima uscita servirà a rendere ancora più competitivo il mondo del basket a stelle e strisce.

    Guarda i video dedicati e gioca online al videogame interattivo

  • NBA 10/11: Analisi Pacific Division

    NBA 10/11: Analisi Pacific Division

    La Pacific Division, oltre ad essere la divisione dei campioni NBA dei Los Angeles Lakers (3 finali negli ultimi 3 anni e 2 volte vincitori) è anche quella più scontata (quasi al pari della Atlantic Division degli acerrimi nemici dei Boston Celtics): non solo perchè i Lakers sembrano avere un roster nettamente superiore rispetto alle altre squadre ma anche perchè 3 delle altre 4 franchigie stanno guardando al futuro con moderato ottimismo, mentre Phoenix è destinata progressivamente a scomparire dal giro delle grandi vista l’età media elevata dei suoi giocatori cardine e data la perdita di Stoudemire andato a New York. Delle altre 3 squadre Californiane citate poco prima, quelli messi meglio sembrano i Golden State Warriors dato che hanno un mix di esperienza e gioventù che potrebbe portarli lontano. Soprattutto l’acquisizione di David Lee dai Knicks è stata un’aggiunta clamorosa che se rispetterà le previsioni potrà rendere i Warriors una piccola mina vagante in giro per l’NBA, con discrete possibilità di prendersi l’ultimo posto disponibile ad Ovest per i playoff. Poi ci sono i Clippers che finalmente dopo anni bui possono mettere in mostra un quintetto talentuoso, solido e completo che potrà regalare tante soddisfazioni ai tifosi rossoblu, se non quest’anno, sicuramente la prossima stagione. Il recupero di Blake Griffin, prima scelta assoluta nel Draft 2009 ma fuori tutta la scorsa stagione per un infortunio ad un ginocchio poco prima che iniziasse il campionato, è fondamentale, visto che il talento ex Oklahoma University ha mostrato in preseason di poter meritare un posto tra i grandi giocatori di questo sport. Lo spot di ala grande è suo appannaggio, anche perchè il ragazzo è in grado di assicurare una doppia-doppia in punti e rimbalzi ogni serata, ed i margini di miglioramento sono notevoli.
    Poi ci sono i Kings, che stanno portando avanti un progetto molto interessante. Al rookie of the year dello scorso campionato (Tyreke Evans) è stato aggiunto un centro dal potenziale devastante come DeMarcus Cousins, che in alcuni aspetti ha una somiglianza di gioco, di movimenti e di stazza alla Dwight Howard. La sintonia e la crescita dell’asse Evans-Cousins ci dirà dove potranno arrivare questi Kings, anche se per quest’anno la strada sarà molto dura. Magari il prossimo anno, con l’aggiunta di un’altra scelta medio-alta al Draft i Kings diverranno una squadra da playoff, per ora il peggio sembra alle spalle e il futuro non può che sorridere ad una formazione che merita di stare nei piani alti della Lega.
    Phoenix potrebbe ritrovarsi quindi con un record molto peggiore di quello che ci si aspetterebbe, anche perchè l’indebolimento della squadra è palese. Difficile anche solo descrivere i Suns, che si apprestano a dover ricostruire la squadra dalle fondamenta se non quest’anno (ci riferiamo al Draft 2011) magari la prossima stagione. Le ore, in Arizona, paiono contate e non c’è grande fiducia attorno alla squadra e le brutte prestazioni in preseason (soprattutto tantissimi punti subiti per gli arancioviola) hanno evidenziato i limiti degli uomini di Alvin Gentry, ottimo allenatore ma che sarà trascinato giù dalla mediocrità della squadra in generale. Peccato perchè le qualità per questo coach ci sono tutte, ma se non c’è un progetto tecnico…difficile confermarsi a grandi livelli.
    E in tutto ciò avvantaggiati da questa situazione saranno i Lakers, che si preparano a portare a casa un’altro titolo divisionale e probabilmente un’altra finale NBA prima di abdicare e lasciare spazio alle squadre emergenti. Non c’è molto da dire sui gialloviola, roster completo in tutti i ruoli, abbondanza di talento, specialisti offensivi e difensivi, l’allenatore più vincente della storia della NBA, management di prim’ordine: insomma tutte le qualità per disputare un’altra stagione fenomenale, sperando poi che la natura sia clemente con i vari Bryant, Odom ed Artest e possa regalargli qualche altro anno ad alto livello. Sono loro i veri dominatori del presente (assieme ai Miami Heat), per il futuro ci sarà poi modo di provvedere.

    GOLDEN STATE WARRIORS: Messo da parte coach Don Nelson (che in regular season nell’ultimo campionato aveva strappato il record di vittorie a Lenny Wilkens) si è voltato pagina affidando la panchina a Keith Smart, secondo di Nelson, ma che non riproporrà integralmente le idee dell’ex coach. Il compito sarà quello di portare avanti il lavoro fatto dal suo predecessore e valorizzare maggiormente i giovani. Ci si aspetta molto dal sophomore Stephen Curry, arrivato secondo la scorsa stagione nella corsa al titolo di rookie dell’anno e che ha impressionato molti addetti ai lavori per la consapevolezza nei propri mezzi mostrata da metà stagione in poi. Una crescita costante che se sarà confermata anche nella prossima regular season lo eleveranno come uno dei migliori 5 playmaker della Lega, anche perchè il Mondiale disputato con Team U.S.A. sicuramente gli ha dato esperienza e lasciato in dote qualche piccolo trucco appreso dai suoi compagni più esperti negli allenamenti. Accanto a Curry ci sarà il solito Monta Ellis che darà imprevedibilità alle soluzioni offensive dei Warriors. In ala piccola il titolare dovrebbe essere la sesta scelta assoluta Ekpe Udoh, che attualmente però soffre per alcuni problemi al polso. In attesa di un recupero al 100% si sta sperimentando Brandan Wright nel ruolo, che però è un’ala grande. Ecco che se l’esperimento fallisse potrebbe partire titolare Vladimir Radmanovic. Il ruolo di power forward sarà occupato da David Lee, scambiato con i Knicks per il talentuoso Randolph che nella “Baia” non ha mai avuto fortuna in 2 anni di permanenza, mentre come centro Andris Biedrins è chiamato a tornare ai livelli della stagione 2008-2009 quando si impose all’attenzione della Lega sfoderando doppie doppie in continuazione ed una difesa veramente aggressiva ed impressionante. La coppia Lee-Biedrins è ben assortita e se si amalgamerà bene potrebbe risultare decisiva per le sorti della franchigia gialloblu. Tutto nuovo nella “Baia”, nuovo logo, nuove divise, nuovi colori sociali, nuovo coach e nuovi innesti di spessore (per la panchina anche Dorell Wright e Louis Amundson sembrano ottimi), si spera che possa cambiare anche il corso degli eventi e che i Warriors possano diventare una delle franchigie di riferimento del panorama cestistico americano. Fare bene è l’imperativo primario, magari cercando di non avere più un record perdente. Poi se la fortuna vorrà (e nello sport ce ne vuole tanta oltre alla bravura) Golden State si giocherà l’ultimo posto per i playoff. Ma chiudere un bilancio in positivo sarà già una bella vittoria in attesa di un bellissimo futuro.

    Arrivi: Jeff Adrien (da Leche Rio Breogan), Louis Amundson (da Phoenix), Charlie Bell (da Milwaukee), Rodney Carney (da Phila), Dan Gadzuric (da Milwaukee), David Lee (da New York), Reggie Williams (da Sioux Falls Skyforce), Dorell Wright (da Miami)
    Partenze: Corey Maggette (a Milwaukee), Kelenna Azubuike, Anthony Randolph e Ronny Turiaf (a New York), Anthony Morrow (a New Jersey), C.J. Watson (a Chicago), Raja Bell (a Utah)
    SCELTE AL DRAFT: Ekpe Udoh (pick 6, da Baylor University), Jeff Adrien (undrafted, da Leche Rio Breogan), Jeremy Lin (undrafted, da Harvard University)
    PROBABILE QUINTETTO BASE:
    PG: Stephen Curry
    SG: Monta Ellis
    SF: Brandan Wright (o Ekpe Udoh)
    PF: David Lee
    C: Andris Biedrins

    ROSTER:

    Guardie: Monta Ellis, Stephen Curry, Charlie Bell, Jermy Linn
    Ali: David Lee, Jeff Adrien, Dorell Wright, Louis Amundson, Rodney Carney, Vladimir Radmanovic, Ekpe Udoh, Reggie Williams, Brandan Wright
    Centri: Andris Biedrins, Dan Gadzuric
    HEAD COACH: Keith Smart

    LOS ANGELES CLIPPERS: I Clippers stanno ammassando talento da 3-4 stagioni: ci sono i margini per migliorare e chiudere l’annata in modo confortante anche se sarà difficile arrivare ad un record vincente. Tuttavia i giovani Clippers hanno l’intelligenza per capire che questa stagione sarà fondamentale per gettare le basi per un futuro che sia, sperano i tifosi rossoblu (da sempre denominati e scherniti come i cugini poveri dei Lakers), così luminoso da riuscire a togliersi qualche bella soddisfazione. I punti fermi del roster sono il playmaker Baron Davis (che quando vuole non ha niente da invidiare ai migliori interpreti del ruolo, come dimostrano gli anni agli Hornets ed ai Warriors), la guardia Eric Gordon (messasi in mostra anche ai recenti Mondiali di Turchia) pericolosissimo tiratore da 3 punti, l’ala grande Blake Griffin, che come già detto ha saltato tutto lo scorso anno (quello da rookie) per problemi al ginocchio ma che pare veramente recuperato su tutta la linea come dimostra la preseason ed il centro Chris Kaman. Proprio Griffin sarà l’ago della bilancia della squadra losangelina, il prossimo uomo franchigia dei Clippers avrà il destino della sua squadra nelle sue mani: più “crescerà” in fretta, più i Clippers avranno speranze di disputare una stagione positiva. La panchina non sembra di primissimo piano ma ci sono tanti giovani e valutarli ora potrebbe essere un errore. Buone potenzialità anche per l’ottava scelta assoluta Al-Farouq Aminu, con doti atletiche fuori dal comune (non solo punti ma anche tanti rimbalzi per l’ex Wake Forest) ma che deve imparare a dare continuità ad un tiro da fuori che al momento latita. Il tutto sotto la guida sapiente di coach Vinny Del Negro che nei 2 anni a Chicago ha mostrato di saper fare il suo mestiere in modo mirabile: sa lavorare con i giovani e non si abbatte se capitano infortuni più o meno gravi. 2 record di perfetta parità, 41-41 nell’anno 2008-2009 ed altrettanto nel 2009-2010, certificano il curriculum di un ottimo allenatore che non aveva una formazione talentuosa ai Bulls ma che nei playoff del 2009 fece sudare i campioni in carica dei Celtics con ben 5 gare (su 7 totali) andate all’overtime per il 4-3 finale dei biancoverdi nella serie.
    Obiettivo costruire qualcosa di importante per il futuro, se poi la squadra riuscirà a cogliere qualche vittoria di prestigio sarà importante per immettere fiducia in un gruppo che proprio in questa stagione dovrà forgiarsi caratterialmente al cospetto di tantissimi top-team.

    Arrivi: Jarron Collins (da Phoenix), Randy Foye (da Washington), Ryan Gomes (da Portland), Brian Cook (da Houston)
    Partenze: Steve Blake (ai Lakers), Drew Gooden (a Milwaukee), Travis Outlaw (a New Jersey), Steve Novak (a Dallas), Bobby Brown (al Prokom), Mardy Collins (a Washington), Brian Skinner (a Milwaukee)
    SCELTE AL DRAFT: Al-Farouq Aminu (pick 8, da Wake Forest University), Marcus Blakely (undrafted, da Vermont University), Eric Bledsoe (pick 18, da Kenutcky University via Oklahoma City), Willie Warren (pick 54, da Oklahoma University)
    PROBABILE QUINTETTO BASE:
    PG: Baron Davis
    SG: Eric Gordon
    SF: Al-Farouq Aminu
    PF: Blake Griffin
    C: Chris Kaman

    ROSTER:

    Guardie: Eric Bledsoe, Rasual Butler, Baron Davis, Randy Foye, Eric Gordon, Willie Warren
    Ali: Al-Farouq Aminu, Marcus Blakely, Brian Cook, Ryan Gomes, Blake Griffin, Craig Smith
    Centri: Chris Kaman, DeAndre Jordan, Jarron Collins
    HEAD COACH: Vinny Del Negro

    LOS ANGELES LAKERS: Non ci sarebbe quasi niente da dire sui bi-campioni NBA: ottimo roster, ottimo allenatore, carattere e mentalità vincente, conosciamo e sappiamo tutti cosa è in grado di fare questa squadra. In più si sono rinforzati rispetto allo scorso anno, cedendo sul mercato i vari Farmar, Morrison e Powell e acquisendo Blake (in sostituzione di Farmar), Barnes (che prende il posto di Morrison) e Ratliff (che sostituisce Powell). Un bel guadagno in termini di difesa, punti e personalità che invecchia un pò la squadra visto che i primi 3 erano senz’altro più giovani ma regala una formidabile panchina ai gialloviola che ora hanno anche un secondo quintetto molto importante all’interno della Lega. Sulla qualità dei titolari non c’è nessun dubbio: Fisher sarà magari stagionato, ma quando sente aria di playoff (e i Lakers ai playoff ci arrivano sempre!) si trasforma ed inizia a sfornare prestazioni positive e decisive come ormai successo in tutta la sua carriera. Bryant è il solito fenomeno che sta iniziando anche a sapersi gestire per arrivare nel momento clou al top della forma. 5 campionati vinti nella sua carriera lo pongono nell’olimpo del basket, sicuramente è il giocatore che più si avvicina a Michael Jordan, per tipologia di gioco, per mentalità e per vittorie in carriera, una forza della natura che non ha mai avuto cali di rendimento e che ha fatto la fortuna dei Lakers. In queste ultime stagioni che gli restano da disputare cercherà di incrementare la sua bacheca di trofei e se resterà sano non è detto che ci riesca, già a partire da questa stagione. Il ruolo di protagonista non gli dà fastidio, anzi lo carica e lo spinge a superare i suoi limiti, l’NBA si augura di trovare presto un suo degno erede per tenere viva l’attenzione mondiale sul campionato. In ala piccola ci sarà il miglior difensore della Lega, quel Ron Artest che per stazza ed attitudine mentale non ha problemi a marcare chiunque giocatore, dai più alti e grossi fino ad arrivare ai più piccoli ed agili. Inoltre abbina a queste caratteristiche anche una pericolosità offensiva non indifferente, acquisto miratissimo lo scorso anno dagli Houston Rockets, tornerà utilissimo nelle sfide contro gli Heat (forse anche in finale NBA) contro il trio James-Wade-Bosh. In ala grande Pau Gasol assicura il solito alto rendimento,grazie ad i suoi centimetri ed alla sua tecnica sopraffina. Bynum partirà come centro titolare e ad L.A. sperano tutti nella sua esplosione. Sesto uomo sarà Lamar Odom, poche volte questo atleta fenomenale non riesce ad incidere, riuscendo, con il suo ingresso in campo, a svoltare le partite a favore della sua squadra. L’ottimo Mondiale disputato, dove è stato il miglior “gregario” (se così possiamo definirlo) di Kevin Durant, dimostrano che la via del tramonto è ancora lontana. In più, a dar man forte, Blake (al posto di Fisher), Barnes (al posto di Artest) e Ratliff ( al posto di Bynum) sembrano ottime aggiunte (come già segnalato in precedenza). Infatti Barnes, altro difensore eccellente, assieme ad Artest dovrebbe prendere in cura la difesa sugli esterni più pericolosi della squadra avversaria (mossa fatta su misura per affrontare Miami!). La sicurezza Phil Jackson in panchina permette ai Lakers di prendersi il ruolo di favoriti principali al titolo, visto che i fenomeni di Miami non possono contare su un allenatore dal curriculum così ricco e vincente: 13 finali NBA e 11 titoli in totale tra Bulls (6) e Lakers (5). Inoltre da quando allena, Jackson è riuscito a fare sempre il “three-peat”, segno che quest’anno potrebbe chiudere il cerchio con la quarta affermazione della sua carriera.
    Inutile dire che l’obiettivo gialloviola è alzare di nuovo il trofeo, starà agli altri cercare di mettere i bastoni tra le ruote alla compagine californiana.

    Arrivi: Matt Barnes (da Orlando), Steve Blake (dai Clippers), Theo Ratliff (da Charlotte)
    Partenze: Jordan Farmar (a New Jersey), Josh Powell (ad Atlanta), Adam Morrison (a Washington)
    SCELTE AL DRAFT: Devin Ebanks (pick 43, da West Virginia), Derrick Caracter (pick 58, da Texas- El Paso)
    PROBABILE QUINTETTO BASE:
    PG: Derek Fisher
    SG: Kobe Bryant
    SF: Ron Artest
    PF: Pau Gasol
    C: Andrew Bynum

    ROSTER:

    Guardie: Derek Fisher, Kobe Bryant, Shannon Brown, Steve Blake, Sasha Vujacic
    Ali: Ron Artest, Pau Gasol, Lamar Odom, Matt Barnes, Derrick Caracter, Devin Ebanks, Luke Walton
    Centri: Andrew Bynum, Theo Ratliff
    Head Coach: Phil Jackson

    PHOENIX SUNS: Ormai a Phoenix si aspetta l’Estate 2011 (al massimo del 2012). Quello sarà il momento della ricostruzione: le finali di Conference dello scorso Maggio potevano essere un punto di partenza per un futuro molto promettente ed invece sono state il capolinea definitivo di una squadra che ha operato malissimo sul mercato nella off-season. Stoudemire lasciato andare via per non ricevere nulla in cambio (si poteva benissimo chiedere a New York una trade con David Lee, finito poi ai Warriors) sostituito da Hakim Warrick, e non ce ne voglia il buon Hakim, ma non sembra proprio la stessa cosa. Se poi si manda Barbosa (sempre utilissimo) a Toronto in cambio di un giocatore come Turkoglu che ha continui problemi fisici ed è caduto in una spirale di involuzione senza fine, allora qualcosa non quadra davvero nel piano dirigenziale dei Suns. L’intramontabile Steve Nash e il sempreverde Grant Hill dovranno mandare avanti la baracca che sembra stia lì lì per crollare al minimo soffio di vento. Il gigante d’area Robin Lopez (fratello del più famoso Brook dei Nets) è l’unico lungo di nome nel roster, lasciando molto probabilmente un buco difficilmente colmabile. Come dimostrano i tantissimo punti subiti (ed il record pessimo) nelle partite di preseason. Il lavoro di Alvin Gentry sarà duro e faticoso, se non addirittura impossibile. E dispiace veramente per questo coach che lo scorso anno con le sue idee era riuscito a portare i suoi giocatori (a sorpresa) nella finale di Western Conference contro i Lakers futuri campioni. Si spera ora sulla crescita di alcuni giovani, per poi ricostruire usando la consolidata linea verde ed il Draft. Alcuni giocatori assicurano un buono standard di rendimento come Nash e Hill (ma occhio all’età dei 2), Lopez finora ha mostrato buone cose, Frye potrebbe essere la soluzione ideale in ala grande, Richardson assicura tanti punti ma zero difesa. Dudley coprirà le lacune difensive trai piccoli, si spera nel ritorno di Turkoglu a grandi livelli per avere una stagione almeno non perdente. Il ritorno di Childress dall’Europa sembra un palliativo per i tifosi in agonia per le sorti della loro squadra. Si prospettano però anni bui al sole dell’Arizona. E per questo i playoff appaiono come un miraggio nel deserto.

    Arrivi: Josh Childress (da Atlanta, via Olympiacos), Hakim Warrick (da Chicago), Hedo Turkoglu (da Toronto), Matt Janning (da Northeastern University), Garret Siler (da Shangai Sharks), Gani Lawal (da Georgia Tech)
    Partenze: Amar’è Stoudemire (a New York), Leandro Barbosa (a Toronto), Dwayne Jones (free agent), Taylor Griffin (a Liege), Dwayne Collins (a Varese), Louis Amundson (a Golden State), Jarron Collins (ai Clippers)
    SCELTE AL DRAFT: Gani Lawal (pick 46, da Georgia Tech), Dwayne Collins (pick 60, da Miami University), Matt Janning (undrafted, da Northeastern University), Garret Siler (undrafted, da Shangai Sharks)
    PROBABILE QUINTETTO BASE:
    PG: Steve Nash
    SG: Jason Richardson
    SF: Hedo Turkoglu
    PF: Channing Frye
    C: Robin Lopez

    ROSTER:

    Guardie: Steve Nash, Jason Richardson, Goran Dragic, Matt Janning,
    Ali: Josh Childress, Hedo Turkoglu, Jared Dudley, Channing Frye, Earl Clark, Grant Hill, Gani Lawal, Hakim Warrick
    Centri: Robin Lopez, Garret Siler
    Head Coach: Alvin Gentry

    SACRAMENTO KINGS: Primi segnali di luce dopo anni di buio. Finalmente si inizia ad essere ottimisti nella capitale dello Stato della California. Il progetto sta prendendo il volo e nonostante i Kings negli ultimi anni non abbiano avuto scelte tra le top 3 al Draft, hanno preso dei talenti che nessuno si aspettava: vedere in primis Tyreke Evans, nominato lo scorso campionato rookie dell’anno. Proprio da Evans si riparte per costruire qualcosa d’importante, e la prima mossa è stata quella di affiancargli un centro vero. Il candidato selezionato è stato DeMarcus Cousins, da Kentucky University, che ha ampi margini di miglioramento ma possiede già da ora tutte le capacità per non sfigurare partendo titolare. Molti specialisti vedono tante similitudini con Dwight Howard, sia nel fisico che nei movimenti (ma a differenza di Howard, Cousins possiede un tocco di palla molto più tecnico) ed i tifosi Kings sperano che il paragone non sia campato in area visto che Howard ora è il miglior centro in NBA, e sperano che il loro nuovo beniamino ne possa ripercorrere i passi. Se Cousins, probabile partente nel quintetto di partenza, avrà problemi di falli, dalla panchina ci sono Dalembert, arrivato dai Sixers, ed il rookie Whiteside per dare man forte. 2 giocatori che offensivamente non hanno molto da dire ma che in difesa sono 2 veri mastini al centro dell’area. Udrih sarà il play della squadra, mentre Thompson si prenderà lo spot di power forward per formare con Cousins una delle coppie potenzialmente più forti dell’intera Lega. In ala piccola sarà ballottaggio a 3 con Casspi, Greene ed il neo arrivato Antoine Wright a giocarsi il posto (ma il favorito per via dei margini di miglioramento sembra l’israeliano Casspi). Nota dolente la panchina (solo l’ottimo Carl Landry è di livello principale), che condannerà i Kings ancora ad un anno di transizione (ma con un miglioramento sensibile del record dello scorso anno) per poi riuscire a completare l’organico nella prossima off-season e nel Draft 2011. Sperando che i progressi della squadra possano portare in breve tempo ai vertici della Lega come ai tempi di Divac, Webber, Jason Williams (e poi Mike Bibby), Doug Christie e Peja Stojakovic che sotto la guida di coach Adelman a cavallo tra fine anni 90 ed inizio del 2000 fecero sognare i tifosi neroviola.

    Arrivi: Samuel Dalembert (da Philadelphia), Darnell Jackson (da Milwaukee), Antoine Wright (da Toronto), , Luther Head (da Indiana), “Pooh” Jeter (da Hapoel Gerusalemme)
    Partenze: Andres Nocioni e Spencer Hawes (a Philadelphia), Jon Brockman (a Milwaukee)
    SCELTE AL DRAFT: DeMarcus Cousins (pick 5, da Kentucky University), Hassan Whiteside (pick 33, da Marshall University)
    PROBABILE QUINTETTO BASE:
    PG: Beno Udrih
    SG: Tyreke Evans
    SF: Omri Casspi
    PF: Jason Thompson
    C: DeMarcus Cousins

    ROSTER:

    Guardie: Tyreke Evans, Beno Udrih, Luther Head, Eugene “Pooh” Jeter,
    Ali: Antoine Wright, Jason Thompson, Carl Landry, Darnell Jackson, Donte Greene, Francisco Garcia, Omri Casspi
    Centri: DeMarcus Cousins, Samuel Dalembert, Hassan Whiteside
    Head Coach: Paul Westphal

    ANALISI NORTHWEST DIVISION
    ANALISI SOUTHWEST DIVISION
    ANALISI CENTRAL DIVISION
    ANALISI SOUTHEAST DIVISION
    ANALISI ATLANTIC DIVISION

  • NBA: Iverson saluta tutti e va in Turchia, al Besiktas

    NBA: Iverson saluta tutti e va in Turchia, al Besiktas

    Allen Iverson ha deciso che il suo futuro sarà in Turchia, precisamente nel club del Besiktas.

    L’ex talento NBA saluta quindi il massimo campionato americano e sbarca in Europa, l’accordo non ha dati certi: c’è chi parla di un accordo biennale da 4 milioni di dollari, chi invece dice che l’accordo è annuale con opzioneper il secondo anno a cifre molto più contenute. In attesa dell’ufficialità dell’operazione e delle cifre ricordiamo qualche statistica di “The Answer”: scelto come primo assoluto nel Draft del 1996 dai Philadelphia 76ers, il talento di soli 182 centimetri ha ottenuto proprio in Pennsylvania i riconoscimenti maggiori per la sua carriera nei 10 anni disputati a Phila. Nel 2001, anno in cui la sua squadra raggiunse le finali per il titolo NBA, perse poi contro i Los Angeles Lakers di Bryant ed O’Neal, venne proclamato M.V.P., ovvero miglior giocatore della stagione regolare. Inoltre Iverson è stato per ben 4 volte miglior marcatore del campionato. Dopo Philadelfia, Iverson ha giocato per i Denver Nuggets, i Detroit Pistons ed i Memphis Grizzlies, prima di tornare nel dicembre scorso proprio ai Sixers, il suo primo amore.

    Ancora molto amato dal pubblico, nel febbraio scorso era stato votato dai tifosi per il quintetto di partenza della selezione dell’Est per l’All Star Game, ma aveva rinunciato per problemi fisici e familiari.
    Un grande in bocca al lupo per la nuova avventura ad uno dei giocatori più importanti che hanno segnato almeno un decennio di basket a stelle e strisce.

  • NHL: Volano i Kings

    NHL: Volano i Kings

    Ottimo periodo di forma per i Los Angeles Kings che battono a domicilio i Minnesota Wild e si lanciano in testa alla Pacific Division: dopo 7 minuti di primo periodo, John Madden raccoglie il disco su ribattuta del tiro del compagno Clayton Stoner e dà l’1-0 a Minnesota. 2 minuti più tardi i padroni di casa raddoppiano le marcature. L’azione parte tutta dal bastone di Mikko Koivu che da dietro la porta serve il disco a Nick Schultz che da distanza siderale buca la rete degli ospiti per il 2-0 Wild.
    Sul finire di frazione Jarret Stoll accorcia le distanze e poi completa la rimonta il terzo sigillo stagionale di Anze Kopitar che ristabilisce la perfetta parità sul 2 a 2. Nessuna squadra riesce a prevalere in overtime e così si va ai rigori. A decidere l’esito della gara è al quinto round degli shootout Michal Handzus che regala il sesto successo in regular season ai “Re”. Il punto esclamativo lo mette la parata di Jonathan Quick su Anti Miettinen ed il finale è 3-2 per i Kings sempre più in vetta alla Pacific Division.

    Nelle altre 2 partite della notte NHL Montreal si impone per 3-2 sui Phoenix Coyotes, ma solo dopo l’overtime grazie al goal decisivo di Kostitsyn.
    I Columbus Blue Jackets invece battono i Philadelphia Flyers e prendono una boccata d’ossigeno in classifica.

    Risultati NHL 25 ottobre 2010

    Los Angeles Kings-Minnesota Wild 3-2 (shootout)
    Phoenix Coyotes-Montreal Canadiens 2-3 (overtime)
    Philadelphia Flyers-Columbus Blue Jacket 1-2

  • NFL, Monday Night: I Giants espugnano Dallas

    NFL, Monday Night: I Giants espugnano Dallas

    Nel Monday Night della settima settimana di NFL i New York Giants riescono ad espugnare il sempre difficile campo dei Dallas Cowboys. 41-35 il risultato finale con i Giants che continuano nell’ottimo momento di forma e i Cowboys che restano ancorati ad un record perente poco pronosticabile ad inizio stagione vista la qualità del roster dei texani: una sola vittoria a fronte di 5 sconfitte condannano i Cowboys ad essere la peggiore squadra tra le 16 della NFC Conference, assieme a Carolina Panthers, San Francisco 49ers e Detroit Lions. Peggior record dal 1989. Stagione quasi compromessa, solo un miracolo potrà portare Dallas alla post season, occasione sprecata visto che il Super Bowl quest’anno si giocherà proprio nel nuovo e avveniristico stadio di casa.
    E piove sul bagnato per Dallas visto l’infortunio (frattura) alla clavicola sinistra per il quarterback Tony Romo all’inizio del secondo quarto, che ha lasciato il campo con i suoi in vantaggio ed ha dovuto poi assistere al ritorno dei Giants che hanno portato a casa la partita.

    I Cowboys iniziano benissimo e si portano sul 10 a 0 grazie a due intercetti su Eli Manning che regalano i primi punti dell’incontro ai biancoblu. Sembra l’inizio della fine per il fratello minore del ben più noto Peyton, ma da qui il quarterback inizia a mettere su una ottima prestazione. Sul finire di primo quarto lancia a Nicks il passaggio per il temporaneo 10-7. Dallas non ci sta e grazie ad un field goal di Buehler e ad un ritorno del punt straordinario di Dez Bryant allunga sul 20-7. Ma a questo punto, orfani di Romo, i Cowboys iniziano a fare fatica ed in poco più di 4 minuti (quelli che restano alla fine del primo tempo) regalano letteralmente 17 punti agli avversari: 2 touchdown , uno di Nicks ed uno di Smith ed un field goal di Tynes, catapultano i Giants in testa (24-20). Si va al riposo con il pubblico texano sotto shock.

    La musica non cambia al ritorno in campo ed il terzo quarto vede altri 2 touchdown per gli ospiti che segnano prima con Manningham, poi con Jacobs. Manning si riscatta alla grande dal deludente avvio di match visti i 4 passaggi per touchdown che pareggiano il suo career-hig. E si entra nell’ultimo quarto sul 38-20. I Cowboys provano la furiosa ma tardiva razione: prima vanno a segno con il solito Dez Bryant (38-28, per via dell’ulteriore conversione da 2 punti), poi i Giants segnano su field goal il 41-28 parziale. Bryant prova nuovamente a dare la scossa e segna il suo terzo touchdown della serata ma il tempo corre via veloce e il punteggio resta fissato sul 41-35 New York.

    Vittoria fondamentale per gli ospiti, per Dallas si attendono notizie dall’infermeria, ma per Romo la stagione potrebbe essere già terminata. E con lui anche le speranze Cowboys di invertire la rotta.

    RISULTATI SETTIMANA NUMERO 7 DI NFL:

    Cincinnati Bengals-Atlanta Falcons 32-39
    Pittsburgh Steelers- Miami Dolphins 23-22
    Buffalo Bills-Baltimore Ravens 34-37 (overtime)
    Jacksonville Jaguars-Kansas City Chiefs 20-42
    Cleveland Browns-New Orleans Saints 30-17
    Washington Redskins-Chicago Bears 17-14
    San Francisco 49ers-Carolina Panthers 20-23
    Saint Louis Rams-Tampa Bay Buccaneers 17-18
    Philadelphia Eagles-Tennessee Titans 19-37
    Arizona Cardinals-Seattle Seahawks 10-22
    New England Patriots-San Diego Chargers 23-20
    Oakland Raiders-Denver Broncos 59-14
    Minnesota Vikings-Green Bay Packers 24-28
    New York Giants-Dallas Cowboys 41-35

  • NBA 10/11: Analisi Southwest Division

    NBA 10/11: Analisi Southwest Division

    Terminata l’analisi delle 15 squadre dell’Est, passiamo in rassegna ora le 15 franchigie della parte Ovest degli Stati Uniti, iniziando con le 5 che formano la Southwest Division.
    La Southwest sembra la divisione più equilibrata dell’intera NBA: difficile fare un pronostico su chi avrà il predominio, infatti tutte le squadre sembrano attrezzate per arrivare ai playoff. In primis ci sono i Dallas Mavericks, arrivati forse all’ultima vera occasione per conquistare il titolo vista l’altissima età media della squadra. Poi le altre 2 squadre texane, i San Antonio Spurs, sempre insidiosi e compatti, che vogliono dire la loro anche quest’anno, e gli Houston Rockets del rientrante Yao Ming, che se sta bene è uno dei primi 2 centri in NBA. da non sottovalutare i rinnovati New Orleans Hornets di Chris Paul che potranno contare sul talento di Ariza e del nostro Marco Belinelli, ed i Memphis Grizzlies, giovani e talentuosi che dopo una preseason perfetta (8-0) puntano a confermarsi anche in stagione regolare. Insomma ci sono tutti gli elementi per vedere una grandissima battaglia e tanto tanto spettacolo, difficile veramente fare un pronostico, probabilmente i singoli episodi e la fortuna (mancanza di infortuni nel roster delle franchigie) decideranno le sorti di questa divisione.

    DALLAS MAVERICKS: A Dallas in molti pensano che questa stagione sia l’ultima buona per arrivare al titolo: l’età media infatti avanza di anno in anno, anche se il talento resta. La squadra, che lo scorso anno aveva ottenuto il secondo miglior record ad Ovest dietro i soliti Lakers grazie all’arrivo di Caron Butler ed Haywood dai Wizards, non è stata rivoluzionata (anche se poi l’eliminazione al primo turno da parte degli Spurs, acerrimi nemici e finiti solo settimi nella Conference, grida ancora vendetta) ed il miglior acquisto è stato quello di Tyson Chandler, preso per quasi nulla dai Bobcats. Il centro, ex Hornets, se sta bene fisicamente potrebbe dare un contributo importante ai Mavs e poi le riconferme di Dirk Nowitzi (leader della squadra) e di Haywood hanno mantenuto intatto il livello della franchigia. Dallas sembra una squadra ottima non solo nei titolari ma anche tra i panchinari visto che il quintetto base (Kidd, Butler, Marion, Nowitzki e Chandler) abbina talento ed esperienza e le riserve (in primis Terry, quasi ogni anno miglior sesto uomo NBA, lo stesso Haywood, Barea, Beaubois e Stevenson) danno molte alternative a coach Carlisle.
    Come ogni anno quindi i Mavs si presentano ai nastri di partenza come possibile contender, ma la strada si presenterà, ancora di più in questa stagione, molto difficile e piena di insidie e pericoli.
    Obiettivo è il primo posto nella Southwest e poi restare in forma per giocarsela con i Lakers in finale di Western Conference. Anche perchè se i pronostici saranno rispettati dalla parte Est i finalisti NBA dovrebbero essere i fenomenali Heat del trio James-Wade-Bosh che giusto qualche stagione fa scipparono letteralmente un titolo già vinto proprio ai texani, una serie che ancora resta un mistero insoluto ai più esperti analisti del mondo NBA.

    Arrivi: Alexis Ajinca (Charlotte Bobcats), Brian Cardinal (Minnesota Timberwolves),Tyson Chandler (Charlotte Bobcats), Ian Mahinmi (San Antonio Spurs), Steve Novak (Los angeles Clippers)
    Partenze: Erick Dampier (Charlotte Bobcats), Matt Carroll (Charlotte Bobcats), Eduardo Najera (Charlotte Bobcats)
    Rookie: Adam Haluska, Dominique Jones
    Probabile quintetto base
    Playmaker: Jason Kidd
    Shooting Guard: Caron Butler
    Small Forward: Shawn Marion
    Power Forward: Dirk Nowitzki
    Center: Brandan Haywood

    ROSTER

    Guardie: José Barea, Rodrigue Beaubois, Dominique Jones, Jason Kidd, Jason Terry, DeShawn Stevenson
    Ali: Caron Butler, Shawn Marion, Steve Novak, Dirk Nowitzki, Brian Cardinal
    Centri: Alexis Ajinca, Tyson Chandler, Brendan Haywood, Ian Mahinmi
    Head Coach: Rick Carlisle

    HOUSTON ROCKETS: La stagione dei Rockets dipenderà dalla salute di 2 giocatori che nella loro carriera NBA sono stati tartassati come pochi: stiamo parlando di Kevin Martin e di Yao Ming. Se gli infortuni staranno alla larga allora i Rockets potranno dire la loro nella corsa ai playoff, altrimenti la situazione si farà di nuovo difficile come già capitato negli ultimi 2 anni: Houston infatti in questo lasso di tempo è stata la franchigia che più di tutti ha subito la malasorte, anche se grazie alle scelte ponderate di uno tra gli allenatori più competenti delle Lega ed al grande carattere di un gruppo a dir poco straordinario è riuscita ad ottenere sempre ottimi risultati (seppur decimati hanno costretto a gara 7, nei playoff, i futuri campioni NBA dei Lakers nel 2008-2009 e lo scorso anno, anche se non si sono qualificati per la post season hanno raggiunto lo stesso un record vincente di 42 vittorie e 40 sconfitte). Visto che gli infortuni sembrano ormai alle spalle i Rockets sono pronti a dare battaglia a tutti, il roster è molto competitivo, la conferma di Scola (dopo che si era fatto un tentativo per arrivare al fere agent Chris Bosh) è importante visto il grandissimo Mondiale disputato a settembre, Battier in ala piccola è sempre uno dei migliori tiratori e difensori della Lega e la regia di Brooks è una garanzia. Martin se recuperato al 100% è un finalizzatore devastante, resta quindi l’incognita Yao Ming che dopo un anno e mezzo di inattività dovrà essere testato nello sforzo fisico: la dirigenza texana e lo staff medico hanno messo su un programma riabilitativo che per questa stagione prevede l’impiego per non più di 24 minuti del centro cinese (metà partita quindi) e soprattutto Yao dovrà fare a meno dei back to back (le famose 2 partite consecutive in 2 giorni) che potrebbero minarne l’integrità fisica. proprio per questo è stato firmato Brad Miller, per dare riposo al centro titolare in partita e prenderne invece il posto se ci sarà il back to back. Dalla panchina ci sarà bisogno dell’apporto di altri 2 lunghi, Chuck hayes (anche se i centimetri non sono poi così tanti per lo specialista difensivo dei Rockets nel settore lunghi) e Jordan Hill, arrivato lo scorso anno dai Knicks che ha avuto sicuramente più fortuna in Texas che a New York. Il talento dell’ex Arizona non si discute e visto che questo sarà il secondo anno anno nella Lega (forse i Knicks lo hanno scaricato troppo presto) è atteso a sensibili miglioramenti. Il rookie Patrick Patterson, 14esima scelta assoluta, dovrà far rifiatare invece Scola. Il positivissimo Chase Budinger sarà il cambio di Battier, mentre Lowry darà qualche minuto di riposo a Brooks. Martin invece quando siederà in panchina darà spazio a Courtney Lee, arrivato in Estate tramite uno scambio a 4 squadre dai Nets in sostituzione di Ariza ceduto ai rivali divisionali degli Hornets dopo un solo anno a Houston in cui doveva essere il nuovo uomo franchigia (scambio coi Lakers per Ron Artest) e che invece ha deluso le attese risultando incostante sia in attacco che in difesa.
    Il roster è ampiamente di qualità, vedremo dove potranno arrivare questi Rockets. L’obiettivo è innanzitutto primeggiare nella Southwest, che garantirebbe sicuramente un posto tra le prime 4 squadre ad Ovest ma l’utilizzo part-time di Yao è un handicap a cui il pur bravissimo coach Adelman dovrà trovare adeguata soluzione, le speranze biancorosse infatti passano tutte dalla soluzione di questo rebus.

    Arrivi: Brad Miller (Chicago Bulls), Courtney Lee (New Jersey Nets), Ishmael Smith (UFA).
    Partenze: Trevor Ariza (New Orleans Hornets), David Andersen (Toronto Raptors).
    Scelte al draft: Patrick Patterson (Kentucky, pick 14)
    Probabile quintetto base
    Playmaker: Aaron Brooks
    Shooting Guard: Kevin Martin
    Small Forward: Shane Battier
    Power Forward: Luis Scola
    Center: Yao Ming

    ROSTER:

    Guardie: Aaron Brooks, Kevin Martin, Kyle Lowry, Courtney Lee, Jermaine Taylor, Ishmael Smith
    Ali: Luis Scola, Shane Battier, Chase Budinger, Chuck Hayes, Jared Jeffries, Jordan Hill, Patrick Patterson
    Centri Yao Ming, Brad Miller
    HEAD COACH: Rick Adelman

    MEMPHIS GRIZZLIES: Una delle squadre più giovani e pericolose dell’intera Lega. Dopo l’ottima ultima stagione i Grizzlies sono chiamati alla riconferma: non ingannni il record perdente di 40 vittorie e 42 sconfitte, infatti Memphis ha avuto un miglioramento consistente di “W” rispetto alle ultime stagioni: nel 2006-2007 e nel 2007-2008 la squadra vinse appena 22 partite a stagione, mentre nel 2008-2009 il totale delle W salì di pochissimo, fermandosi a 24. E’ quindi comprensibile l’entusiasmo in Tennessee per questa stagione, entusiasmo che trova conforto nell’ottima preseason che ha visto i Grizzlies imporsi come migliore squadra con un record di 8-0 (solo i Magic sono rimasti a ruota). Chris Wallace e la dirigenza hanno intrapreso la strada della continuità. Niente stravolgimenti, niente operazioni di mercato avventate, nè in entrata nè in uscita: si punta sul gruppo che ben si è comportato l’anno scorso, magari in attesa di un’aggiunta di qualità.
    Roster quasi invariato, dicevamo, eccetto la partenza di Ronnie Brewer e l’arrivo di Tony Allen. Quest’ultimo darà difesa, esperienza e sostanza ad una squadra che non eccelle in queste caratteristiche.
    La vera notizia della off-season, semmai, è stato il rinnovo del contratto a Rudy Gay. Il giocatore ha firmato per 5 anni, durante i quali percepirà 86 milioni complessivi. Parliamo di cifre davvero importanti (17 milioni annui), onestamente forse esagerate per un’ala talentuosa ma certo non un top player.
    Questo rinnovo ha fatto storcere la bocca a molti addetti ai lavori, ma va inquadrato in una logica più ampia. Perdere il giocatore più rappresentativo sarebbe stato un duro colpo, e tutto l’entusiasmo della stagione scorsa si sarebbe sgonfiato. A questo punto, è stato meglio puntare ancora su Gay. Inoltre Minnesota avrebbe fatto carte false per prendere il giocatore e coprire il buco in ala piccola quindi la scelta dirigenziale dei Grizzlies trova logica proprio in quest’ottica.
    Attorno a lui graviteranno Mike Conley, O.J. Mayo, Zach Randolph e Marc Gasol. Dalla panchina ci si aspetta un buon contributo da Acie Law, Tony Allen e Hasheem Thabeet. Quest’ultimo è stato la seconda scelta assoluta del Draft 2009, e dovrà mostrare dei miglioramenti al suo secondo anno in NBA (visto che da rookie ha giocato appena 13 minuti di media con 3 punti e 3.5 rimbalzi a partita), medie piuttosto deludenti.
    Sembra che il ragazzo abbia lavorato in estate per trovarsi pronto a recitare un ruolo da protagonista. Se farà progressi importanti, i Grizzlies potranno sfoggiare un reparto lunghi di tutto rispetto con un ottimo attaccante come Randolph, un centro completo come Gasol e un difensore come Thabeet.
    Ma il centro africano non è l’unico da cui ci si aspetta un salto di qualità. L’età media dei 14 giocatori a roster è di 24,1 anni, ed è auspicabile che molti di loro abbiano ancora dei margini di miglioramento.
    Soprattutto Mayo e Mike Conley, oltre al sopraccitato Thabeet, avranno gli occhi puntati addosso, dato che sono titolari e che aspirano entrambi ad avere un ruolo ancora più importante nella Lega.
    Senza dimenticarsi dei due rookie, Greivis Vasquez ma soprattutto Xavier Henry, classe 1991 dalle ottime potenzialità, che andranno ad arricchire il reparto guardie.
    Obiettivo per Memphis riuscire a strappare il pass per la post season, ma il tanto talento accumulato negli ultimi Draft potrebbe anche esplodere improvvisamente e portare i Grizzlies nei piani alti non solo della Southwest Division ma dell’intera Western Conference.

    Arrivi:Tony Allen (FA), Acie Law (FA)
    Partenze: Ronnie Brewer (FA)
    Scelte al draft: Xavier Henry (pick 12), Greivis Vasquez (pick 28)
    Probabile quintetto base:
    Playmaker: Mike Conley
    Guardia: OJ Mayo
    Ala piccola: Rudy Gay
    Ala grande: Zach Randolph
    Centro: Marc Gasol

    ROSTER

    Guardie: Mike Conley, Acie Law, OJ Mayo, Xavier Henry, Greivis Vasquez
    Ali: Rudy Gay, Tony Allen, Zach Randolph, Sam Young, DeMarre Carroll, Darrell Arthur
    Centri: Marc Gasol, Hasheem Thabeet, Hamed Haddadi
    HEAD COACH: Lionel Hollins

    NEW ORLEANS HORNETS: A New Orleans hanno cercato di prendere tempo: la situazione Paul è sempre pronta ad esplodere infatti, viste le dichiarazioni di questa Estate in cui avrebbe gradito una cessione in una squadra da titolo per cercare di vincere. L’arrivo in Louisiana del nuovo capo allenatore Monty Williams (il più giovane in NBA, 38 anni, che sembra predestinato ad una luminosa carriera dopo i 5 anni come assistente di McMillan a Portland) e l’insediamento come nuovo G.M. di Dell Demps hanno convinto il playmaker più forte della NBA a desistere (momentaneamente?) dai suoi propositi. Inoltre il nuovo staff dirigenziale, tramite uno scambio a 4 squadre, ha preso Trevor Ariza per coprire il buco in ala piccola visto il declino fisico e tecnico di Stojakovic. Per portare a New Orleans il talento di Ariza, sono stati sacrificati James Posey (mai decisivo e voglioso come ai tempi del titolo a Boston) ma soprattutto Darren Collison, che in molti avrebbero voluto come play titolare dopo l’ottima annata da rookie in cui ha dovuto sostituire per buona parte del campionato Chris Paul. Con tanti ringraziamenti da Indianapolis dove sono finiti i 2 giocatori. Per molti infatti si sarebbe dovuto sacrificare Paul (anche demotivato viste le dichiarazioni) e puntare proprio su Collison, in considerazione che si sarebbe potuto ottenere molto di più in cambio (Orlando e Portland per Paul avrebbero quasi smantellato la squadra, soprattuto i Magic avrebbero dato in cambio Carter, Nelson e Gortat!). Ora invece si rischia di perdere Paul tra 2 anni quando andrà in scadenza (o al massimo la prossima Estate per molto di meno rispetto a qualche settimana fa) e ciò potrebbe far ripiombare gli Hornets nei bassifondi della Lega.
    Per ora la squadra sembra di ottimo livello perchè anche l’arrivo di Belinelli dà più pericolosità in attacco rispetto allo scorso anno (in preseason “Beli” non ha demeritato affatto, con prestazioni molto efficaci e concrete). L’italiano pare avere una grandissima occasione ed è orientato a sfruttarla al massimo. Se sente attorno a sè la fiducia il nostro connazionale può essere un’arma molto pericolosa. Resta da vedere come vorrà impiegarlo il nuovo coach Williams, anche perchè al momento il titolare nel ruolo è l’ottimo Marcus Thornton reduce da una stagione da rookie molto positiva. Già detto di Paul ed Ariza il quintetto di partenza sarà completato da David West, ala grande solida che però questa stagione dovrà fare gli straordinari vista la carenza di sostituti nel roster, e dal centro Okafor da cui Williams vuole, oltre al solito ed importante apporto difensivo, anche un elevato impatto offensivo. Acquisto dell’ultima ora è quello di Jerryd Bayless dai Blazers in cambio di una futura prima scelta. La mossa è sicuramente ottima perchè dà un cambio a Paul per poter rifiatare.
    Gli Hornets potrebbero prendere uno degli ultimi 2 posti disponibili per i playoff, solo se Chris Paul sarà convinto pienamente del progetto New orleans potrà stupire. Ma per farlo bisogna che si levi dalla testa i pensieri su New York e sul possibile trio che andrebbe a formare con Amr’è Stoudemire (che i Knicks hanno già a roster) e Carmelo Anthony (in procinto di passare proprio agli arancioblu secondo molti giornalisti sportivi che lavorano nel mondo NBA).

    ARRIVI: Joe Alexander (Free Agent), Trevor Ariza (Houston Rockets), Marco Belinelli (Toronto Raptors), Craig Brackins (Oklahoma City Thunder), Willie Green (Philadelphia 76ers), Pops Mensah – Bonsu (Free Agent), Quincy Pondexter (Oklahoma City Thunder), Mustafa Shakur (Free Agent), Jason Smith (Philadelphia 76ers), Jerryd Bayless (Portland Trail Blazers).
    PARTENZE: Craig Brackins (Philadelphia 76ers), Darren Collison (Indiana Pacers), James Posey (Indiana Pacers), Cole Aldrich (Oklahoma City Thunder), Morris Peterson (Oklahoma City Thunder), Julian Wright (Toronto Raptors), Darius Songaila (Philadelphia 76ers).
    SCELTE AL DRAFT: Cole Aldrich (pick 11, ad Oklamoma City)
    PROBABILE QUINTETTO BASE:
    PG: Chris Paul
    SG: Marcus Thornton
    SF: Trevor Ariza
    PF: David West
    C: Emeka Okafor

    ROSTER:

    Guardie: Marco Belinelli, Willie Green, Chris Paul, Marcus Thornton, Jerryd Bayless
    Ali: Joe Alexander, Trevor Ariza, Pops Mensah–Bonsu, Quincy Pondexter, Peja Stojakvoic, David West;
    Centri: Aaron Gray, Emeka Okafor, Jason Smith, Didier Ilunga-Mbenga.
    HEAD COACH: Monty Williams

    SAN ANTONIO SPURS: Il ciclo degli Spurs negli ultimi anni è sempre dato per finito dagli opinionisti NBA. Lettura questa che risulta sempre molto superficiale perchè gli Spurs, dopo 11 anni di “era Duncan” e 4 titoli NBA sono sempre una delle migliori formazioni della Western Conference e dell’intera NBA. Difficile, però, dire il vero livello della squadra, visto che negli ultimi anni San Antonio ha cambiato parecchi uomini, ad eccezione del nucleo portante della squadra, mossa necessaria per svecchiare di qualche anno il roster ma che non sempre ha pagato visto il rendimento delle ultime stagioni. Fatta eccezione per i “Big Three” Duncan-Ginobili-Parker, non è rimasto più nessuno dell’ultimo titolo neroargento targato 2007, eppure sono passati solo 3 anni da allora. Ma alcune aggiunte al roster degli ex campioni NBA andavano fatte necessariamente: questa stagione vestirà finalmente la maglia di San Antonio Tiago Splitter, il brasiliano dopo essere stato scelto nel 2007 dagli Spurs ha avuto modo di passare altri 3 anni in Europa a giocare ad alto livello basket organizzato, quindi arriva in modo atipico alla sua stagione da rookie nell’NBA; il suo arrivo porta agli Spurs un giocatore sicuramente di presenza sotto canestro che può ben integrarsi nel sistema difensivo di San Antonio ed al contempo aumentare la pericolosità offensiva degli Spurs.
    Splitter toglierà minuti sia a Duncan sia a McDyess e questo può essere solo un bene per le ginocchia dei due veterani degli Spurs. Nonostante Blair abbia disputato una grande stagione da rookie, serviva un altro giocatore per le rotazioni tra i lunghi e Splitter sembra fatto apposta per integrarsi a meraviglia con gli altri lunghi.
    Un altro innesto interessante fatto dalla dirigenza degli Spurs in Estate è quello dell’ala Bobby Simmons, giocatore con un paio di stagioni da 13 e 16 punti di media, prima che un infortunio nel momento migliore della sua carriera ne frenasse il talento.
    Simmons arriva agli Spurs senza che su di lui ci siano grosse aspettative, ma se riesce a recuperare piena efficenza fisica, gli Spurs possono avere un cambio in ala, con buone doti atletiche e con dei punti nella mani.
    Nella off season la dirigenza Spurs ha continuato a lavorare per migliorare la squadra e al contempo non compormettere la situazione salariare della franchigia con contratti troppo lunghi e onerosi, infatti una delle mosse che gli Spurs hanno fatto è stata quella di rimettere sotto contratto Richard Jefferson, “spalmando” su 4 stagioni invece che 3 il salario di Jefferson, dando così al giocatore uno stipendio più in linea con il suo attuale valore tecnico.
    Lo stesso Jefferson avrà così l’opportunità di riscattarsi dopo una prima difficile stagione a San Antonio dove, dopo gli anni splendenti a New Jersey (ed un pò meno a Milwaukee), ha faticato non poco ad acquisire le regole offensive e difensive dei texani.
    Anche Matt Bonner è stato “ri-firmato” dagli Spurs che ritengono tecnicamente fondamentale avere un giocatore lungo in grado di tirare bene da fuori come Bonner, che non è certo un giocatore alla “Robert Horry” (fondamentale per i titoli Spurs) ma è ormai diventato un giocatore funzionale al sistema di gioco di coach Popovich e si è così guadagnato la conferma nel roster della squadra texana, visto che è uno dei pochi giocatori in grado di modificare la strutturazione offensiva degli Spurs ed allargare il campo.
    Questa dovrebbe poi essere la stagione della conferma di George Hill, dopo i segnali dati nella passata stagione e nei playoff, Hill può davvero essere il giocatore che da fisicità e difesa nel reparto dietro degli Spurs e al contempo è in grado di contribuire in modo sostanzioso in attacco e far in modo che i punti in quei ruoli non arrivino solo da Parker e Ginobili come invece è stato in passato quando i cambi dei piccoli erano Bogans o Bowen, 2 buoni difensori ma di certo non dei realizzatori.
    Hill è sopravvissuto al trattamento che Popovich riserva a tutti i suoi rookie e si è ritagliato sempre più minuti: difatti è passato da 5,7 punti di media a partita della sua prima stagione ai 12,4 punti a partita della passata stagione, il tutto in 23 minuti scarsi di impiego, cresciuti a 13,4 punti a partita durante gli ultimi playoff, statistiche che testimoniano la crescita del ragazzo, sia dal punto di vista tecnico sia in termini di personalità, nell’ aumentare la propria produzione quando conta.
    Naturalmente tutto quanto detto, tutte le speranze degli Spurs di provare a rivincere un titolo NBA o comunque di competere ai massimi livelli dipendono ancora dalle prestazioni di Duncan, Ginobili e Parker.
    Duncan dovrà limitare i suoi minuti nella regular season, cosa che può certamente contribuire ad avere un Timmy molto più decisivo ai playoff.
    Ginobili ha un solo anno in meno di Duncan, ma non si risparmia mai, qui l’operazione pare più difficile, farlo rifiatare però è una delle cose che Popovich dovrà tenere in considerazione.
    Ginobili inoltre, per la prima volta da anni si presenta all’avvio della regular season riposato e senza infortuni avendo deciso di saltare l’impegno con l’Argentina al mondiale di Turchia, e tutto questo gli permetterà di continuare ad essere un fattore anche nella prossima edizione dei San Antonio Spurs.
    Capitolo Tony Parker: sicuramente oggi il francese è uno dei migliori playmaker NBA, in grado sia di far giocare la sua squadra sia di metter punti in proprio e grazie alla sua velocità ed ad un’insospettabile forza fisica non soccombe contro giocatori all’apparenza più prestanti come Kidd, Williams o Westbrook.
    Parker con il tempo ha trovato il suo posto a fianco di Duncan e Ginobili all’interno di un equilibrio funzionale che con il tempo si è creato all’interno della franchigia texana.
    Quest’anno anche Parker inizia la stagione integro fisicamente ed entra in quello che è il suo “contract year”, ed a 28 anni il prossimo contratto che firmerà sarà certamente il contratto che definirà la sua carriera.
    Come detto questa potrebbe essere l’ultima stagione di vertice per questa versione degli Spurs, sia per l’età di Ginobili e Duncan, sia per il contratto di Parker, certamente Popovich ed i suoi non lasceranno nulla di intentato per arrivare di nuovo a vincere il titolo; di una cosa si può essere certi: Popovich e la sua squadra sanno cosa vogliono, sanno cosa devono fare per ottenerlo e faranno di tutto per arrivare agli obiettivi che si sono posti.
    Obiettivo quindi ottenere il predominio nella Southwest e riuscire ad inserirsi, ancora una volta, nella lotta al titolo.

    Arrivi: Bobby Simmons, Gary Neal, Alonzo Gee.
    Partenze: Keith Bogans, Roger Mason Jr., Ian Mahinmi
    Scelte al draft: Tiago Splitter, James Anderson, Marcus Cousin
    Probabile quintetto base
    PM – Tony Parker
    SG – Manu Ginobili
    SF – Richard Jefferson
    PF – Antonio McDyess
    C – Tim Duncan

    ROSTER:

    Guardie –Tony Parker; George Hill; Garrett Temple; Manu Ginobili; James Anderson; Gary Neal; Alonzo Gee.
    Ali –Richard Jefferson; Matt Bonner; Bobby Simmons; Antonio McDyess; DeJuan Blair.
    Centri –Tim Duncan; Tiago Splitter; Marcus Cousin.
    Head Coach: Gregg Popovich

    ANALISI NORTHWEST DIVISION
    ANALISI PACIFIC DIVISION
    ANALISI CENTRAL DIVISION
    ANALISI SOUTHEAST DIVISION
    ANALISI ATLANTIC DIVISION

  • NBA: Jerry Stackhouse approda a Miami

    NBA: Jerry Stackhouse approda a Miami

    L’infortunio al pollice destro di Mike Miller e la conseguente operazione per evitare danni ulteriori ai legamenti del dito terranno fuori causa il versatile giocatore dei Miami Heat almeno fino a gennaio: Ecco che la franchigia della Florida, per coprire il buco creatosi improvvisamente, ha messo sotto contratto il veterano Jerry Stackhouse, la scorsa stagione a Milwaukee dove in metà stagione disputata (la seconda parte) non ha demeritato rendendosi molto utile.

    Qualche anno fa gli fu negato di giocare per gli Heat a causa di problemi salariali (anche Juwan Howard, preso questa Estate da Miami, incappò negli stessi problemi) ma ora Jerry Stackhouse riprende la sua caccia al titolo con gli Heat. Stackhouse, 36 anni il mese prossimo, la scorsa stagione ha totalizzato 8,5 punti di media in 42 partite da riserva coi Milwaukee Bucks.

    In una offseason piena di grandi colpi per Miami, che ha tenuto Wade e Udonis Haslem e ha preso James, Bosh, Miller e altri giocatori di complemento, gli Heat aggiungono un altro All-Star al loro roster proprio nell’ultimo weekend prima della partita di apertura della regular season a Boston.
    Stackhouse si allenerà per la prima volta con la squadra domenica e poi lunedì partirà appunto per Boston.
    Ora il roster di Miami è di 17 giocatori, servono due tagli per arrivare al totale di 15 che richiede la Lega.

    Stackhouse ha esordito con Philadelphia nel 1995 e ha giocato anche con Detroit, Washington, Dallas e Milwaukee. Vanta 18,0 punti di media a partita nella sua produttiva carriera NBA.

  • NHL: Predators corsari a Tampa Bay, ai Rangers il derby contro i Devils

    NHL: Predators corsari a Tampa Bay, ai Rangers il derby contro i Devils

    Nella notte NHL solo 3 partite disputate, ma 2 erano di grande interesse: nella prima i leader della Western Conference, i Nashville Predators hanno espugnato il ghiaccio di Tampa Bay per 4-3. Nashville sale a 13 punti in classifica.
    Mentre nella seconda il derby della “Grande Mela” tra i New York Rangers ed i New Jersey devils va ai primi che si impongono per 3-1 ed ottengono il terzo successo consecutivo.

    Nell’ultima partita disputata continua il momento positivo dei Calgary Flames che si sbarazzano degli Sharks (veramente pessimi in questo avvio di stagione) con un secco 4-0.

    Risultati NHL 24 ottobre 2010

    San Josè Sharks-Calgary Flames 0-4
    Nashville Predators-Tampa Bay Lightning 4-3
    New Jersey devils-New York Rangers 1-3

  • NFL: Incredibile KO dei Saints, Steelers di un soffio sui Dolphins, Favre crolla nella sua Green Bay

    NFL: Incredibile KO dei Saints, Steelers di un soffio sui Dolphins, Favre crolla nella sua Green Bay

    Nella notte NFL incredibile KO interno dei campioni del mondo dei New Orleans Saints contro i modesti Cleveland Browns: la squadra della Louisiana viene battuta per 30-17, protagonista in negativo il quarterback Drew Brees che lancia per 356 yards ma si fa intercettare ben 4 volte; e qui entra inscena il vero mattatore dell’incontro, ovvero David Bowens che ritorna in touchdown 2 dei 4 intercetti lanciati da Brees. Ora il record dei Saints è di 4 vittorie e 3 sconfitte.

    Importante vittoria per gli Steelers che espugnano Miami grazie ad un field goal a 2 minuti e 30 secondi dalla fine dell’incontro e superano i Dolphins per 23-22. Polemiche per il calcio della vittoria dato che gli arbitri non sono riusciti a stabilire chi effettivamente avesse ricoperto il fumble sull’ultimo tentativo degli Steelers di segnare il touchdown, con la palla che è uscita dalle mani di Roethlisberger a pochi centimetri dalla end-zone. Alla fine si è deciso di dare la palla a Pittsburgh (che ha potuto segnare il field goal) ma per ammissione degli stessi arbitri non si è riuscito a capire, nella mischia, chi avesse recuperato l’ovale. Steelers che ringraziano e portano a casa un successo che vale oro.

    Di ritorno nelle città che lo ha reso famoso e lanciato nell’olimpo del football NFL, Brett Favre ed i suoi Minnesota Vikings sono stati sconfitti dai Green Bay Packers per 28-24. Il primo tempo di Favre è molto buono, ma nel secondo tempo il numero 4 Vikings lancia 3 facili intercetti in bocca ai difensori dei Packers che ringraziano e portano a casa la vittoria. A 40 secondi dalla fine prima viene assegnato il touchdown della vittoria ai Vikings, poi gli arbitri, correttamente, si ravvedono visto che la ricezione di Percy Harvin avviene con un piede dentro ed uno fuori dalla end-zone.

    Nelle altre partite pioggia di punti per Oakland (59-14 a Denver, Darren McFadden assoluto protagonista con ben 4 touchdown, i 59 punti sono il record di franchigia per i Raiders) e Kansas City (42-20 contro i Jacksonville Jaguars). Vittorie importanti per Atlanta contro i Cincinnati Bengals (39-32) e di Washington a Chicago (17-14). Carolina si prende il primo successo stagionale battendo la vera delusione di stagione ovvero i San Francisco 49ers (23-20 il finale, sesta sconfitta per i Niners), Seattle continua a crescere e batte Arizona per 22-10, mentre i Patriots danno prova di grande squadra ed espugnano il campo molto ostico dei San Diego Chargers (23-20). I Titans polverizzano i Philadelphia Eagles (37-19 il finale), mentre la cenerentola della Lega, i Buffalo Bills fanno sudare molto più del necessario una delle squadre più forti della Lega, i Baltimore Ravens che hanno la meglio sugli avversari solo in overtime per 37-34, lasciando i poveri Bills ancora senza vittorie in stagione (unica franchigia in NFL visto il primo successo dei Panthers sui 49ers). Continua a sorprendere invece Tampa Bay: i Buccaneers, guidati ancora una volta da un Josh Freeman fenomenale nel quarto periodo, mettono i punti del sorpasso a 10 secondi dalla fine con il touchdown di “Cadillac” Williams che fissa il risultato sul 18-17 Buccaneers (grande recupero dal 17-3 parziale del secondo periodo) e si mettono all’inseguimento dei Falcons nella division, ora distanti solo una vittoria. Tampa Bay ha già migliorato, con 6 partite disputate, le vittorie ottenute lo scorso campionato in 16 incontri (record finale 3 vittorie e 13 sconfitte) che gli valsero il terz’ultimo posto nella Lega ma delle scelte molto alte al Draft che hanno migliorato in modo evidente la squadra in questa stagione.

    La giornata si chiuderà stanotte con l’attesissimo Monday Night tra i New York Giants che faranno visita ai Dallas Cowboys.

    RISULTATI SETTIMANA NUMERO 7 DI NFL:

    Cincinnati Bengals-Atlanta Falcons 32-39
    Pittsburgh Steelers- Miami Dolphins 23-22
    Buffalo Bills-Baltimore Ravens 34-37 (overtime)
    Jacksonville Jaguars-Kansas City Chiefs 20-42
    Cleveland Browns-New Orleans Saints 30-17
    Washington Redskins-Chicago Bears 17-14
    San Francisco 49ers-Carolina Panthers 20-23
    Saint Louis Rams-Tampa Bay Buccaneers 17-18
    Philadelphia Eagles-Tennessee Titans 19-37
    Arizona Cardinals-Seattle Seahawks 10-22
    New England Patriots-San Diego Chargers 23-20
    Oakland Raiders-Denver Broncos 59-14
    Minnesota Vikings-Green Bay Packers 24-28
    New York Giants-Dallas Cowboys questa notte 2.30 (ora italiana)

  • NBA 10/11: Analisi Central Division

    NBA 10/11: Analisi Central Division

    Il viaggio ad Est degli Stati Uniti si conclude con la Central Division. Sarà corsa a 2 per il predominio della divisione centrale: il talento premierebbe i Bulls per la prima piazza, la profondità del roster invece farebbe optare per i Milwaukee Bucks. La lotta non si risolverà prima delle ultime partite di stagione regolare perchè ambedue le squadre paiono attrezzate per arrivare verso traguardi molto ambiziosi. I Bulls possono contare sul talento purissimo di Derrick Rose, playmaker dalle potenzialità virtualmente illimitate, nativo proprio di Chicago (anche se come il suo collega di Boston Rajon Rondo deve costruirsi un tiro dalla lunga distanza molto più pericoloso di quello mostrato fino ad ora) che quando attacca il ferro risulta quasi immarcabile. A Rose è stato aggiunto un fuoriclasse come Carlos Boozer e dopo anni in cui i “Tori” non hanno avuto una power forward degna di questo nome, sembrano finalmente aver coperto il buco con la sua acquisizione dagli Utah Jazz. Sempre dai Jazz è arrivato Kyle Korver (ed i suoi tiri da 3 punti) ed un altro ex di Salt Lake City risulterà utile nel corso della stagione (Ronnie Brewer). Luol Deng sarà chiamato ad una stagione solida come terzo violino della squadra, mentre i progressi di Joakim Noah sono sotto gli occhi di tutti ed il ruolo di centro pare quindi ben coperto. A Milwaukee invece hanno voluto fare le cose in grande, completando il già ottimo roster dello scorso anno con acquisizioni mirate e che non faranno rimpiangere i titolari quando si siederanno in panchina per rifiatare: Chris Douglas-Roberts nel settore “piccoli” e Drew Gooden e Larry sanders (rookie dalle ottime qualità) tra i lunghi possono dare ampio respiro ai titolari senza far scendere il livello tecnico della squadra. In più è stato rifirmato un tassello importante come Salmons, vera chiave di svolta la scorsa stagione dopo il suo arrivo dai “nemici” divisionali dei Bulls. Se anche Michael Redd recupererà dai brutti infortuni degli ultimi anni e tornerà ai livelli da All-Star che gli competono, ecco qui una formazione molto quadrata, equilibrata in ogni ruolo e soprattutto ostica da affrontare per chiunque. Il tutto sotto la guida dell’allenatore più preparato in NBA, ovvero Scott Skiles, che ha sempre fatto “miracoli” in ogni luogo dove si sia seduto per dirigere una squadra NBA.
    Più distaccate paiono Cleveland ed Indiana: ma se per gli orfani di King James è più il desiderio di vendetta nei confronti del “Re ingrato”, a voler mostrare che la squadra non risentirà dell’abbandono di LeBron (tecnicamente il roster non pare di primo livello), i Pacers hanno messo su una squadra molto interessante che, sperano i tifosi, nel più breve tempo possibile possa ritornare ai fasti dei grandi Pacers targati Reggie Miller di qualche stagione fa (Finale NBA contro i Lakers nel 1999/2000, KO per 4-2). Mancava un playmaker ed è arrivato, quel Darren Collison che l’anno scorso da rookie non fece rimpiangere l’infortunato Chris Paul negli Hornets, con prestazioni straordinarie e che ha ampi margini di miglioramento. In più il rookie Paul George promette battaglia ed insieme alla stella Danny Granger (quest’anno da molti indicato come il vero antagonista di Durant nella corsa al titolo di cannoniere) ed al centro Roy Hibbert (220 centimetri ed una crescita costante che lo stanno portando ad essere uno dei migliori interpreti nel ruolo) proveranno ad essere la vera sorpresa della stagione. Se le cose andranno per il verso giusto potrebbero anche raggiungere i playoff, a sorpresa, perchè il talento non manca, ma l’ottavo posto ad Est (l’unico realisticamente possibile) dovrebbe metterli contro le corazzate Miami o Orlando, destinandoli a sicura uscita nel primo turno della post season.
    In ricostruzione invece i Detroit Pistons che oggettivamente non possono ambire ad un record superiore alle 30-35 vittorie. Ripartire dal rookie Monroe e cercare di prendere qualche altra scelta alta al Draft è l’imperativo di una squadra che deve ricostruire partendo dai migliori giovani che nei prossimi 2 anni usciranno dalle università americane. Il futuro tornerà a splendere solo in questo modo.

    CHICAGO BULLS: A Chicago sono stufi di aspettare l’intervento “divino” che porti un nuovo Jordan (niente da fare per le acquisizioni di Wade e James nella calda Estate 2010) nel roster dei “Tori” ed allora ecco che il mercato ha regalato un giocatore tra i più fondamentali in NBA, Carlos Boozer, eclettica ala grande, devastante vicino a canestro per la potenza fisica (punti +rimbalzi lo fanno uomo da doppia-doppia ogni serata) ma molto bravo anche lontano da canestro, con un buon piazzato anche dai 4-5 metri viste le mani molto “dolci”. Per una stagione da protagonisti dovrà esserci piena sintonia tra lui e l’uomo franchigia di Chicago, ovvero Derrick Rose: l’asse “Rose to Boozer” risulterà determinante per le sorti della squadra dell’Illinois, e proprio il playmaker dovrà prendere la squadra per mano e mostrare a tutti che il Mondiale vinto con team U.S.A. a settembre lo ha fatto crescere come uomo e come giocatore, il suo apporto risulterà imprescindibile ed essenziale se si vorrà arrivare il più lontano possibile. A dare una mano ai 2 ci sarà in primis Luol Deng, che in ala piccola avrà un ruolo chiave per cercare di portare i compagni ai traguardi fissati dalla dirigenza. E poi Joakim Noah, che a centro area assicura centimetri, potenza, agilità ed anche un discreto talento. Non è un giocatore da tiri piazzati, ma sotto i tabelloni è uno dei pochi giocatori in NBA che non perde un duello, vista anche la sua tenacia ed il suo carattere poco arrendevole. Panchina che vedrà Brewer e Korver (insiema a Boozer tutti ex Jazz) dare un apporto sostanzioso, ed il turco Omer Asik dare fiato a Noah. Resta vivo il sogno di portare Carmelo Anthony a Chicago, ma la trattativa è molto difficile per via delle esose richieste dei Denver Nuggets che sparano alto tra giocatori e scelte al Draft, col rischio di perderlo in Estate a zero come free agent. Il colpo Anthony proietterebbe i Bulls come contender nella corsa al titolo!
    In panchina da verificare Tom Thibodeau, al primo incarico in panchina come capo allenatore dopo essere stato un pezzo molto importante delle fortune Celtics degli ultimi anni come assistente di Doc Rivers: la difesa di Boston è tutta una sua creazione ed i risultati sono stati fenomenali, vederemo se riuscirà ad essere così tanto efficace anche a Chicago. In definitiva Bulls favoriti per il primo posto nella Central (obiettivo stagionale dichiarato) per il talento ma attenzione alla completezza ed alla solidità dei Milwaukee Bucks.

    Arrivi: Carlos Boozer (da Utah), Kyle Korver (da Utah), Ronnie Brewer (da Memphis), C.J. Watson (da Golden State), Kurt Thomas (da Milwaukee), Omer Asik (dal Fenerbache), Keith Bogans (da San Antonio)
    Partenze: Rob Kurz (a Granada), Chris Richard (Free Agent), Hakim Warrick (a Phoenix), Brad Miller (a Houston), Jannero Pargo (Free Agent), Acie Law (a Memphis), Kirk Hinrich (a Washington), Kevin Seraphin (a Washington)
    Scelte al Draft: Kevin Seraphin (pick 17, a Washington)
    Probabile Quintetto Base: Derrick Rose (PG), Keith Bogans (SG), Luol Deng (SF), Carlos Boozer (PF), Joakim Noah (C)

    ROSTER

    Guardie: Derrick Rose, Keith Bogans, Ronnie Brewer, Kyle Korver, C.J. Watson
    Ali: Carlos Boozer, Luol Deng, Taj Gibson, James Johnson, Brian Scalabrine, Kurt Thomas
    Centri: Joakim Noah, Omer Asik
    Head Coach: Tom Thibodeau

    CLEVELAND CAVALIERS: L’Estate del 2010 sarà ricordata per sempre a Cleveland. Come dimenticare il giorno del tradimento di LeBron James, che ha deciso di andare a giocare con gli amici Wade e Bosh in quel di South Beach! Nonostante il desiderio di rivalsa nei confronti del “traditore” James il futuro non appare roseo in Ohio: i primi malumori dopo l’addio di James si sono avuti con Mo Williams ed Antawn Jamison, che potrebbero anche essere ceduti a stagione in corso. E neanche Varejao sembra sicuro di rimanere. A Cleveland le cose stanno cambiando rapidamente: la rivoluzione in casa Cavs era cominciata subito dopo l’uscita dai playoff nella passata stagione, difatti sia l’allenatore Mike Brown, sia il G.M. Danny Ferry non sono più al loro posto, così in pochi mesi la franchigia dell’Ohio ha cambiato la figura chiave in società, il General Manager, la guida tecnica ed il giocatore di riferimento!
    Chris Grant è stato nominato nuovo G.M. ed ha da una parte un compito complicatissimo (se non impossibile): sostituire Lebron James nell’organico della squadra e trovare un nuovo giocatore di riferimento sia dentro sia fuori dal campo.
    Nessuno si aspetta molto da questa versione “light” dei Cavaliers perciò sia Grant sia il nuovo coach Byron Scott possono lavorare con calma e cercare di costruire un progetto tecnico nuovo senza subire le pressioni di un ambiente ancora sotto shock per la partenza di James.
    Scott si trova per la prima volta in carriera a guidare una squadra senza un grande playmaker, prima Kidd a New Jersey poi Paul a New Orleans, dovrà quindi trovare il modo di dare un’organizzazione in grado di far giocare e vincere i Cavaliers nella prossima stagione, non sarà un’impressa facile vista la struttura del roster dei Cavs che si troveranno senza i punti di riferimento tecnici delle passate stagioni e senza quello che è stato il playmaker, miglior realizzatore e miglior stoppatore della squadra nelle ultime stagioni.
    Guardando al roster attuale di Cleveland i giocatori più forte tecnicamente sono sicuramente Jamison e Williams, giocatore che ha la personalità per diventare la guida dei nuovi Cavs (sempre che ne abbia voglia) a cui Byron Scott chiederà di prendere in mano le sorti della squadra nei momenti difficili e di tornare ad essere ancora un realizzatore come ai tempi della sua militanza nei Bucks.
    Un giocatore che potrebbe trovare spazio in questa situazione e contribuire alla causa dei Cavs è Ramon Session, la guardia arrivata in cambio di Delonte West da Minnesota, potrà portare punti dalla panchina e magari trovare anche qualche partita in quintetto base se Scott andrà con un quintetto piccolo con Parker spostato in ala piccola, Jemison spostato in ala grande.
    La stagione 2010-2011 dei Cavaliers si annuncia come un lungo percorso della squadra alla ricerca della propria identità tecnica e di uno spirito di gruppo andato perso con la partenza di Lebron James.
    La proprietà, i tifosi, tutta la città si sono stretti attorno alla squadra dopo la firma di James per gli Heat, però per quanto tempo i tifosi continueranno a riempire la Quicken Loans Arena?
    Il compito più arduo per Scott e per i suoi giocatori sarà proprio questo, dare credibilità alla squadra e al suo progetto e non far disinnamorare i tifosi Cavs della squadra.
    Da quest’anno potrebbe partire la rivoluzione a Cleveland, verosimilmente la squadra non sembra poter andare oltre le 30 vittorie in stagione, a meno che la rabbia ed il furore agonistico per il tradimento di James non facciano scattare qualcosa nella testa dei giocatori. Ma a Cleveland tutti attendono il 2 dicembre 2010 ed il 29 marzo 2011, quando qualcuno farà ritorno in quello che è stato il suo regno per 7 lunghi anni…

    Arrivi: Ramon Session, Kyle Lowry, Joey Graham, Ryan Hollins, Samardo Samuel
    Partenze: Lebron James, Delonte West, Shaquille O’Neal, Zidrunas Ilgauskas
    Scelte al Draft:Christian Eyenga, Manny Harris (undrafted), Samardo Samuels (undrafted)
    Probabile Quintetto Base: Mo Williams (PG), Anthony Parker (G), Antawan Jamison (SF), J.J. Hickson (PF), Anderson Varejao (C)

    ROSTER

    Guardie: Anthony Parker, Mo Williams, Ramon Session, Daniel Gibson, Christian Eyenga, Manny Harris.
    Ali: Antawn Jamison, J.J. Hickson, Jamario Moon, Jawad Willliams, Joey Graham, Leon Powe, Samardo Samuels.
    Centri: Anderson Varejao, Ryan Hollins.
    Head Coach: Byron Scott

    DETROIT PISTONS: Probabilmente anche quest’anno i Pistons andranno a fare la Lottery per le scelte al Draft. La squadra non sembra minimamente attrezzata per arrivare alla post season, la guida tecnica, che già non aveva convinto lo scorso anno (John Kuester) è rimasta inalterata, allora non si riesce a capire come questi Detroit Pistons possano emergere dal limbo della mediocrità. L’aggiunta di Tracy McGrady, ormai lontano parente del fenomenale giocatore di qualche stagione fa, non sposta gli equilibri, un declino tecnico e fisico che a “Mo-Town” conoscono bene visto che 2 stagioni fa passò per il Palace di Auburn Hills la controfigura di Allen Iverson. La squadra è da rifondare negli elementi più vecchi e stiamo parlando di colonne come Richard Hamilton, Prince, Ben Wallace e Wilcox, (oltre alla già citata inutile acquisizione di McGrady) giocatori che hanno fatto sicuramente la storia della franchigia, ma che hanno chiuso un ciclo e che da qualche altra parte potrebbero trovare più stimoli: un quintetto in pratica, che potrebbe far risparmiare qualche milione di dollari alla franchigia, nel salary cap, se si trovassero le giuste destinazioni ai giocatori, e magari potrebbe far arrivare nel Michigan qualche scelta alta nei prossimi 2 Draft per prendere qualche giovane promessa. La ricostruzione di un nucleo vincente potrebbe anche ripartire così, ma le scelte ovviamente spetteranno al G.M. Dumars. Quest’anno è stato pescato Greg Monroe con la settima scelta, prospetto molto interessante tra le ali grandi. Rodney Stuckey, già affermato nell’ultima stagione, ed Austin Daye rappresentano il futuro della squadra assieme ovviamente al già citato Monroe. Presente buio, ma operando bene i Pistons potrebbero ben presto risollevarsi, l’importante è fare le scelte giuste per un futuro importante.

    Arrivi: Tracy McGrady (da New York),
    Partenze: Kwame Brown (a Charlotte)
    Scelte al Draft: Greg Monroe (pick 7), Terrico White (pick 36)
    Probabile quintetto base: Rodney Stuckey (PG), Ben Gordon (SG), Tayshaun Prince (o Austin Daye) (SF), Greg Monroe (PF), Charlie Villanueva (o Ben Wallace) (C)

    ROSTER

    Guardie: Rodney Stuckey, Ben Gordon, Rip Hamilton, Tracy McGrady, Will Bynum, Terrico White
    Ali: Tayshaun Prince, Austin Daye, Greg Monroe, Jonas Jerebko, Jason Maxiell, DaJuan Summers, Chris Wilcox
    Centri: Charlie Villanueva, Ben Wallace
    Head Coach: John Kuester

    INDIANA PACERS: La probabile sorpresa stagionale: la dirigenza dei Pacers ha lavorato benissimo sul mercato ed in sede di Draft viste le acquisizioni di Darren Collison (ciò che serviva veramente ad Indiana vista la carenza nel ruolo di playmaker) e di James Posey dagli Hornets (anche se è costato il sacrificio di Troy Murphy finito ai Nets nello scambio a 4 squadre) e l’innesto dei giovani Magnum Rolle, Lance Stephenson ma soprattutto Paul George. Inoltre visto l’infortunio dello scorso anno anche Hansbrough potrebbe essere considerato un rookie e vista questa abbondanza di giovani i Pacers guardano con ritrovato ottimismo al futuro. La squadra pare veramente ottima, con Collison a portare palla e Rush come probabile partente come guardia titolare. Ala piccola sarà invece Danny Granger, stella della franchigia, con Hansbrough che occuperà il ruolo di ala grande e Hibbert come centro. In panchina 2 dei difensori migliori della Lega, Posey e Jones che saranno chiamati sul parquet soprattutto nelle sfide contro i Miami heat per fronteggiare il duo James-Wade. Inoltre Coach O’Brien potrà varare altri 2 tipi di quintetto, uno molto alto ed uno piccolo: il primo vedrà protagonisti il solito Collison (inamovibile), Granger in guardia, il rookie George come ala piccola, Hansbrough o McRoberts come ala grande e Hibbert come centro. Il secondo invece sarà formato da Collison come play, Rush o Stephenson nel ruolo di guardia, George come ala piccola, Granger ala grande (molta duttilità per il numero 33 che può spostarsi senza difficoltà in 3 ruoli) ed Hansbrough come centro. Proprio Granger sarà fondamentale per i Pacers: dopo l’esperienza con la selezione americana ai Mondiali, in molti lo indicano come il vero antagonista di Kevin Durant come miglior marcatore della Lega. In sostanza finalmente coach Jim O’Brien può dirsi soddisfatto della squadra che potrebbe ambire all’ottavo posto ad Est e disputare i primi playoff dopo anni di buio. Ma il limite ed il talento dei giovani Pacers sono sconfinati e la stagione potrebbe riservare tante soddisfazioni.

    Arrivi: Darren Collison e James Posey (New Orleans Hornets)
    Partenze: Troy Murphy (New Jersey Nets), Luther Head (New Orleans Hornets), Earl Watson (Utah Jazz)
    Scelte al draft: Paul George (pick 10), Lance Stephenson (pick 40), Magnum Rolle (pick 51)
    Probabile quintetto base
    Darren Collison (PG), Brandon Rush, (SG), Danny Granger (SF), Tyler Hansbrough (PF), Roy Hibbert (C)

    ROSTER

    Guardie: Darren Collison, A.J. Price, T.J. Ford, Brandon Rush, Lance Stephenson, Dahntay Jones
    Ali: Danny Granger, Paul George, Mike Dunleavy, James Posey, Josh McRoberts, Tyler Hansbrough, Magnum Rolle
    Centri: Roy Hibbert, Jeff Foster, Solomon Jones

    HEAD COACH: Jim O’Brien

    MILWAUKEE BUCKS: I Bucks sono attrezzatissimi per dare battaglia ai Bulls per il primo posto nella Central Division: gli acquisti di Gooden, Boykins, Douglas-Roberts e soprattutto Maggette danno profondità ad un roster già molto competitivo, la riconferma di Salmons dimostra che Milwaukee fa sul serio per le prime posizioni ad Est. Importante sarà l’asse Jennings-Bogut, con il palymaker chiamato alla riconferma dopo l’ottima stagione da rookie ed i centro che deve mostrare di essersi ripreso dopo il terribile infortunio al braccio di fine stagione scorsa. Se l’asse funzionerà i Bucks potrebbero essere la vera mina vagante dei prossimi playoff. Il secondo quintetto di Milwaukee potrebbe tranquillamente raggiungere un posto nei playoff: Boykins in sostituzione di Jennings, Redd (sperando che gli infortuni siano alle spalle può tornare ad essere un All-Star) di Salmons, Douglas-Roberts e Delfino di Maggette, Ilyasova di Gooden ed il rookie Sanders di Bogut, danno ampie garanzie di tenuta fisica,mentale e tecnica, in più il solido difensore Mbah a Moute sarà il jolly della situazione potendo giostrare in 3 ruoli differenti (guardia, ala piccola ed ala grande). Insomma c’è tutto per fare benissimo, compreso il coach, Scott Skiles, capace di fare sempre miracoli in qualsiasi posto sia andato ad allenare, riuscendo a togliere sempre dalle risorse umane a sua disposizione il meglio del meglio. Obiettivo primo posto nella Central, e di essere poi tra le prime 4 ad Est. Sognare, poi, non costa davvero nulla…

    Arrivi: Earl Boykins (Washington Wizards FA), Jon Brockman (Sacramento Kings), Keyon Dooling (New Jersey Nets FA), Chris Douglas-Roberts (New Jersey Nets), Drew Gooden (Los Angeles Clippers FA), Corey Maggette (Golden State Warriors), John Salmons (Milwaukee Bucks FA).
    Partenze: Charlie Bell (Golden State Warriors), Dan Gadzuric (Golden State Warriors), Royal Ivey (Oklahoma City Thunder FA), Darnell Jackson (Sacramento Kings), Luke Ridnour (Minnesota Timberwolves FA), Kurt Thomas (Chicago Bulls FA).
    Scelte al draft: Larry Sanders (15th VCU), Darington Hobson (37th New Mexico), Tiny Gallon (47th Oklahoma).
    Probabile quintetto base: Brandon Jennings (PM), John Salmons (SG), Corey Maggette (SF), Drew Gooden (PF), Andrew Bogut (C).

    ROSTER

    Guardie: Earl Boykins, Carlos Delfino, Keyon Dooling, Chris Douglas-Roberts, Brandon Jennings, 22 Michael Redd, 15 John Salmons.
    Ali: Jon Brockman, Tiny Gallon, Drew Gooden, Darington Hobson, Ersan Ilyasova, Corey Maggette, Luc Richard Mbah a Moute, Larry Sanders.
    Centri: Andrew Bogut.
    Head Coach: Scott Skiles.

    ANALISI NORTHWEST DIVISION
    ANALISI PACIFIC DIVISION
    ANALISI SOUTHWEST DIVISION
    ANALISI SOUTHEAST DIVISION
    ANALISI ATLANTIC DIVISION