Autore: slevin

  • Eurolega: Cadono Olympiacos e Khimki, vola il Barcellona

    Eurolega: Cadono Olympiacos e Khimki, vola il Barcellona

    Negli altri risultati della seconda giornata di Eurolega (che si completerà domani con gli ultimi 5 incontri rimanenti, Milano in casa contro l’Olimija Lubiana) spiccano le sconfitte dell’Olympiacos contro il Brose Baskets e del Khimki contro il Partizan. Benissimo invece il Barcellona che supera senza troppe difficoltà lo Cholet. Ma andiamo con ordine.

    Tonfo dell’Olympiacos, i greci dopo aver battuto il Real Madrid nel primo turno si fanno beffare dai tedeschi del Brose Baskets per 73-61. mattatore dell’incontro Brian Roberts con 23 punti che ha letteralmente dominato l’incontro per i teutonici.

    Male anche il Khimki di Sergio Scariolo battuto per 72-68 a Belgrado dal Partizan. Ultimo quarto strepitoso per i padroni di casa, ai russi non bastano i soliti Langford (19 punti) e Planinic (16).

    Bene il Barça che grazie ai 19 punti di Lorbek, ai 16 di Ndong ed ai 15 di Navarro si impone contro il malcapitato Cholet. In ombra Rubio (1 solo punto per lui in 19 minuti di gioco).

    Nelle ultime 2 partite di giornata, l’Efes Pilsen batte il Valencia 79-63 grazie ai 20 punti di Igor Rakocevic, ai 19 di Thornton ed ai 16 di Tunceri, mentre il Caja Laboral espugna il parquet dell’Asseco Prokom: protagonisti Barac e Teletovic rispettivamente con 18 e 17 punti. Ai polacchi non bastano i 19 di Brown ed i 16 dell’ex Boston Celtics J.R. Giddens.

    Nella giornata di domani si completerà il secondo turno, occhi puntati su Milano che ospita l’Olimpija Lubiana e sul big match che sarà tra Panathinaikos e CSKA Mosca. Derby spagnolo per Ettore Messina ed il suo Real Madrid che se la vedranno contro l’Unicaja Malaga, chiudono il turno Maccabi contro Zalgiris e Cibona contro Fenerbahce.

    Risultati Eurolega seconda giornata

    Lietuvos Rytas-Montepaschi 75-79
    Efes Pilsen-Power Electronics 79-63
    Asseco Prokom-Caja Laboral 73-80
    Brose Baskets-Olympiacos 73-61
    Partizan-BC Khimki 72-68
    Cholet-Regal Barcelona 77-84
    Spirou Charleroi-Virtus Roma 55-64
    Cibona-Fenerbahce Ulker domani ore 18:30
    Real Madrid-Unicaja domani ore 20:45
    Panathinaikos-CSKA Moscow domani ore 20:45
    Maccabi Electra-Zalgiris domani ore 21:00
    A.J. Milano-Union Olimpija domani ore 21:00

    Classifiche Eurolega dopo la seconda giornata

    GRUPPO A
    Caja Laboral 2-0
    Khimki 1-1
    Partizan 1-1
    Zalgiris 1-0
    Maccabi Electra 0-1
    Asseco Prokom 0-2

    GRUPPO B
    Virtus Roma 2-0
    Unicaja 1-0
    Olympiacos 1-1
    Brose Baskets 1-1
    Real Madrid 0-1
    Spirou Charleroi 0-2

    GRUPPO C
    Montepaschi Siena 2-0
    Regal FC Barcelona 2-0
    Fenerbahce Ulker 1-0
    Cibona Zagreb 0-1
    Cholet Basket 0-2
    Lietuvos Rytas 0-2

    GRUPPO D
    Union Olimpija 1-0
    Panathinaikos 1-0
    Armani Jeans Milano 1-0
    Efes Pilsen 1-1
    CSKA Moscow 0-1
    Power Elec. Valencia 0-2

  • Eurolega: Siena vince a Vilnius, Roma super in Belgio

    Eurolega: Siena vince a Vilnius, Roma super in Belgio

    Una Montepaschi Siena dai 2 volti, quasi orribile nel primo tempo (soprattutto in difesa), concentrata e tonica invece nel secondo, supera in Lituania il Lietuvos Rytas per 79-75. Di positivo c’è il secondo tempo degli uomini di Pianigiani e aver preso altri 2 punti nel girone, molto utili per il prosieguo del torneo.
    Kaukenas parte in quintetto al fianco di Carraretto, ma i problemi della Montepaschi sono vicino a canestro, dove il Lietuvos comincia bene nel verniciato, trascinato dal sorprendente diciottenne Valanciunas, che mette a referto 9 dei primi 13 punti della sua squadra. Siena prova a resistere rifornendo un ispirato Rakovic, ma i problemi in mezzo all’area vengono evidenziati anche da Bajramovic, che lancia i lituani sul 21-15 al primo intervallo.
    Nel secondo quarto il Lietuvos tocca anche il +10 in avvio (25-15), ma Siena ricuce lo starppo con Kaukenas e una tripla di Lavrinovic. I lituani provano di nuovo l’allungo sfruttando le troppe palle perse della Montepaschi, ma nel momento di maggior difficoltà, la squadra di Pianigiani reagisce con un paio di triple di Ress e Aradori, fondamentali per fissare l’equilibrio all’intervallo lungo (39-39). Siena resta aggrappata con le buone percentuali da oltre l’arco (5/9), ma è sotto a rimbalzo (20-13). Il Lietuvos è al contrario della squadra italiana incontenibile in area (16/25), ma, stranamente, non riesce ad essere incisivo dall’arco (0/6) (e Siena ringrazia altrimenti sarebbero stati dolori).

    In avvio di ripresa il primo sorpasso biancoverde con Rakovic in campo aperto: il centro vive 5 minuti di fuoco, ma spende poi uno sciocco quarto fallo che lo toglie anzitempo dalla partita. Allora si mette al lavoro Kaukenas: Rimantas “spara” per 3 volte dal perimetro firmando 3 sorpassi senesi in serie, e serve poi l’assist per Zisis per il +4 (56-60).
    Intanto il Lietuvos si sblocca dall’arco con Bjelica in avvio di quarto periodo, ma vive poi un attimo di confusione, frenato dall’ottima difesa senese, finalmente rocciosa anche nel verniciato: la Montepaschi costruisce così un parziale di 6-0. Bajramovic ed El-Amin riportano sotto i padroni di casa, ma McCalebb, con un recupero e canestro in campo aperto e un assist in pick’n’roll con Lavrinovic, scrive il nuovo +4 (71-75) a 24 secondi dalla fine. El-Amin sbaglia il tiro successivo del Lietuvos, ma Lavrinovic compie un mezzo pasticcio con uno 0/2 dalla lunetta che permette a Gecevicius di piazzare la tripla dall’arco a 10secondi dalla sirena (74-75). Siena tiene però i nervi saldi e lancia McCalebb in campo aperto su rimessa per il nuovo +3 (74-77). El-Amin fa 1/2 ai liberi su fallo sistematico e tattico della Montepaschi, Moss conquista il rimbalzo difensivo e, con mano freddissima, chiude definitivamente dalla lunetta.

    LIETUVOS RYTAS-MONTEPASCHI SIENA

    Lietuvos Rytas: Babrauskas 0, Siksnius 4, Milosevic 6, Bjelica 18, Gecevicius 5, Valanciunas 11, Newley 4, Jomantas 2, El-Amin 11, Bajramovic 14. N.e.: Buterlevicius, Nalga. All.: Trifunovic.
    Montepaschi Siena: McCalebb 14, Zisis 2, Carraretto 0, Rakovic 10, Lavrinovic 13, Kaukenas 16, Ress 6, Michelori 0, Stonerook 5, Aradori 3, Moss 10. N.e.: Ingrosso. All.: Pianigiani.

    La Lottomatica Roma espugna il campo dello Spirou Charleroi per 55-64 e dimentica il KO di domenica a Pesaro. La vittoria allo “Spiroudome” si concretizza soltanto negli ultimi minuti di una partita che i campioni del Belgio iniziano fortissimo e benissimo: le bombe di Mallet spediscono rapidamente Roma a -8, ma Boniciolli indovina le mosse che scongiurano il crollo e sulle spalle di Washington, migliore realizzatore della serata con 20 punti, la Virtus pian piano risale la china.
    L’aggressività dei capitolini mette a nudo i limiti dei padroni di casa, bravi ad approfittare degli omaggi avversari, ma incapaci di trovare un minimo di fluidità contro la difesa schierata: al termine lo Charleroi avrà tentato 23 triple, di cui solo 5 a bersaglio, e appena 8 tiri liberi, contro i 17 di Roma, che vince anche la battaglia a rimbalzo.

    Roma male anche nelle palle perse collezionate soprattutto nei primi 2 periodi che negano alla Lottomatica la fuga. I 7 punti segnati da Crosariol nel secondo parziale sono sufficienti per tenere la partita in equilibrio. A spezzarlo ci prova il talento di Dasic, un paio di lampi in apertura di ripresa e poco altro poi, ma la svolta della serata si ha con l’impatto garantito dal redivivo Heytvelt e da un Vitali nuovamente lucido e brillante. Il resto lo fanno Washington, che a lungo ha avuto a referto più di un terzo dei punti capitolini, e Andrea Crosariol, semplicemente devastante nel parziale di 8-0 che spegne le velleità della squadra belga. L’ex Air Avellino chiude con 16 punti e 8 rimbalzi e Roma si impone 64-55.

    SPIROU CHARLEROI-LOTTOMATICA ROMA 55-64

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  • NBA 10/11: Analisi Northwest Division

    NBA 10/11: Analisi Northwest Division

    Nella nostra analisi alla scoperta delle 30 franchigie della NBA, l’ultima Division da esaminare è la Northwest. Anche questa sembra una divisione equilibrata, se escludiamo i Minnesota Timberwolves che sono destinati a fare da comparsa ma possono trovare anche motivi per sorridere visto che i tanti giovani messi a roster un giorno potranno riportare i “Lupi” nel giro del basket che conta. A dividersi lo scettro restano in 4: Oklahoma City Thunder, Utah Jazz, Denver Nuggets, Portland Trail Blazers. Per logica, dopo lo stupendo campionato passato, chiuso con il traguardo delle 50 vittorie, e visto che dati alla mano è la squadra più giovane (e forse talentuosa, assieme agli Heat) della NBA, diamo per favoriti i Thunder. Gli aggettivi per questa squadra si sprecano: oltre al talento si abbina un atletismo fuori dal comune, la corsa è il punto forte di questa squadra che, se non si è preparati fisicamente, rischia di mandare negli spogliatoi gli avversari, “con la lingua di fuori” ogni partita. Ad un gruppo già forte, costruito a furia di scelte alte al Draft sono stati aggiunti 2 ottimi tiratori da 3 (Cook da Miami, vincitore anche della gara del tiro da 3 punti all’All Star Game 2009, e Peterson da New Orleans) ed un centro di grande prospettiva come Cole Aldrich (arrivato dal draft via Hornets come 11esima scelta assoluta). Potenzialmente sarebbero secondi dietro ai soli Lakers ad Ovest ma occhio alla gioventù che in questi casi rischia di essere un’arma a doppio taglio per via della poca esperienza quando arriveranno i momenti decisivi. Subito dietro sarà lotta durissima tra Nuggets (che saranno competitivi se resterà Anthony, altrimenti saranno dolori in Colorado), Blazers (che devono valutare il rientro dopo l’ennesimo infortunio di Greg Oden) e i Jazz, rimasti molto competitivi nonostante la perdita di un talento come Boozer andato ai Bulls. Sarà importante ridurre al minimo gli errori in una divisione così equilibrata, per prevalere non bisogna lasciarsi andare a distrazioni.

    DENVER NUGGETS: I Nuggets sono la squadra più difficile da capire in questo momento. E gran parte del merito è dovuto al fatto della situazione instabile di Carmelo Anthony: se il numero 15 resterà (e deve farlo volentieri) Denver potrà ambire a raggiungere la finale di Western Conference, perchè le potenzialità della squadra sono ottime. Se vorrà andare via, o peggio ancora giocherà controvoglia, la situazione in Colorado precipiterà drasticamente. A nulla varrà avere un quintetto discreto se la punta di diamante andrà verso altri lidi: anche se Billups resta un solido play, Afflalo un’ottima guardia, Martin un top player tra le ali grandi e Nenè un bravo centro, senza Anthony la squadra perde molto in termini di punti, talento e pericolosità. Non servirebbe neanche usare il neo acquisto Al Harrington, nè puntare sul talento (peraltro discontinuo) di J.R. Smith per ovviare ad una eventuale partenza. Se il roster resterà questo, Denver, sotto la guida di un tecnico bravo e preparato come George Karl potrà andare lontano. I playoff sono il traguardo minimo, coltivando il sogno del ritorno alle finali di Conference. Altrimenti si prospettano tempi duri. I tifosi sperano almeno che, se proprio ci si deve privare della “Stella”, la cessione venga monetizzata al massimo, solo così si potrebbe sperare in un futuro un pò meno buio.

    Arrivi: Shelden Williams, Al Harrington.
    Partenze: Johan Petro, Malik Allen.
    Scelte al Draft: nessuna
    Probabile quintetto base Playmaker:
    Chancey Billups
    Shooting Guard: Arron Afflalo
    Small Forward: Carmelo Anthony
    Power Forward: Al Harrington (in attesa del rientro di Martin)
    Center: Nenè

    ROSTER

    Guardie: Chauncey Billups, Anthony Carter, Ty Lawson, Arron Afflalo, J.R. Smith
    Ali: Al Harrington, Chris Andersen, Carmelo Anthony, Renaldo Balkman, Kenyon Martin, Shelden Williams, Gary Forbes Centri: Nenè, Melvin Ely
    Head Coach: George Karl

    MINNESOTA TIMBERWOLVES: In poco più di un anno il nuovo G.M. Kahn ha letteralmente cambiato volto ai giovani T-Wolves. Ma questa trasformazione, anche se in pochi riescono a comprenderne le scelte e le valutazioni, potrebbe ben presto portare ad un futuro migliore a Minneapolis: tanti giovani e tanti volti nuovi che vogliono rifarsi dopo un inizio di carriera non facile in NBA. Oggi Minnesota dovrebbe scendere in campo con le stesse guardie dello scorso anno, Flynn e Brewer, anche se all’inizio ci sarà Ridnour visto che Flynn è alle prese con un infortunio. I 2 lunghi dovrebbero essere Love e Beasley anche se Milicic è sempre insidioso alle loro spalle. Soprattutto l’ex Miami Heat, fatto fuori dalla dirigenza della Florida, vuole dimostrare che non ha nulla da invidiare al ben più noto Bosh che ne ha preso il ruolo ed il posto in squadra in quel di South Beach. Il ruolo di ala piccola è il rebus più complicato dato che Wesley Johnson, rookie dalle potenzialità illimitate (scelto con il numero 4) dovrebbe partire titolare, ma, dopo la buona preseason disputata, Martell Webster potrebbe mettere in difficoltà coach Rambis. Anche se la perdita di Al Jefferson pesa (ma il giocatore aveva ormai finito i giorni in Minnesota) tuttavia ci sono buoni motivi per essere moderatamente ottimisti: questo sarà un anno agonistico di valutazione per la dirigenza che potrà visionare tanti giovani e decidere su chi puntare per un buon progetto futuro e chi sacrificare perchè non idoneo alle idee di squadra. Certamente “Minnie” passerà ancora per il Draft il prossimo anno, quindi niente post season, ma è incoraggiante che dopo tanto tempo (circa 4 anni ormai) si intraveda un progetto tecnico per far uscire i Wolves dall’anonimato. In attesa di vedere se Rubio, quando lascerà Barcellona, giocherà a Minneapolis oppure vorrà essere ceduto altrove. Per ora l’obiettivo minimo è di migliorare il pessimo record dello scorso anno (e su questo non ci vorrà molto, almeno così si spera).

    Arrivi: Luke Ridnour (Milwaukee Bucks), Michael Beasley (Miami Heat), Kosta Koufos (Utah Jazz), Nikola Pekovic (Panathinaikos), Anthony Tolliver (Golden State Warriors), Martell Webster (Portland Trail Blazers), Sebastian Telfair (Cleveland Cavs)
    Partenze: Ryan Gomes (Clippers), Ramos Session e Ryan Hollins (Cavs), Al Jefferson (Utah Jazz)
    Scelte al draft: Wesley Johnson (pick n.4), Lazard Hayward (pick n.30)
    Probabile quintetto base
    Playmaker: Jonny Flynn
    Shooting Guard: Corey Brewer
    Small Forward: Wes Johnson
    Power Forward: Michael Beasley
    Center: Kevin Love

    ROSTER

    Guardie: Wayne Ellington, Jonny Flynn, Luke Ridnour, Sebastian Telfair, Martell Webster, Maurice Ager
    Ali: Michael Beasley, Corey Brewer, Lazar Hayward, Wesley Johnson, Anthony Tolliver,
    Centri: Kosta Koufos, Kevin Love, Darko Milicic, Nikola Pekovic
    HEAD COACH: Kurt Rambis

    PORTLAND TRAIL BLAZERS: Sono ormai 4 anni che i Blazers sono ritenuti la squadra con il miglior progetto tecnico dell’intera NBA. O meglio lo erano, perchè a partire dalla seconda metà della scorsa stagione, di questo “titolo” (che lascia il tempo che trova ma che alcune volte è utile nell’indicare i futuri dominatori di uno sport di squadra) si sono appropriati di prepotenza i Thunder. I Blazers quindi partono un pò con i fari spenti quest’anno ed hanno da chiedere al campionato che li attende solo ed esclusivamente una cosa: che gli infortuni (tremendamente lunga la lista dei giocatori non disponibili in questi ultimi 2-3 anni) li lascino finalmente in pace. Se ciò avvera i Blazers potranno sicuramente dire la loro visto che la scorsa annata, senza l’apporto di giocatori fondamentali in vari ruoli (Oden, per buona parte di tempo Roy), sono riusciti lo stesso a portare a casa ben 50 vittorie, solo 7 in meno rispetto ai Lakers che hanno avuto il miglior record della Western Conference. Proprio da Oden si deve ripartire: il centrone dalle potenzialità illlimitate ha disputato solo 82 partite sulle 246 disponibili da quando nel Draft del 2007 è stato chiamato dalla franchigia dell’Oregon con il numero 1 assoluto (sacrificando quindi un fenomeno come Kevin Durant chiamato con la scelta numero 2 dai Seattle Sonics). In pratica ha disputato un solo anno intero sui 3 disponibili, gli infortuni lo hanno tormentato fin dall’inizio (basti pensare che il primo anno, quello da rookie, è stato saltato completamente per un’operazione di microchirurgia al ginocchio). Anche lo scorso anno Oden ad un certo punto ha dovuto arrendersi nel momento in cui per prendere un rimblazo si è fratturato la rotula. Il ritorno in campo non dovrebbe tardare ad arrivare ed in Oregon sperano che questa serie incredibile di infortuni e (sfortune) sia arrivata al capolinea, lasciando dimostrare a Greg che gli analisti che per impatto lo paragonavano al giovane Shaq O’Neal avevano pienamente ragione. In effetti vedendo giocare (per quel poco che si è potuto vedere tra l’altro) Oden, si ha questa impressione, le potenzialità per essere il miglior centro della Lega ci sono tutte (è una forza della natura, con una potenza vista poche volte) e diventare il vero erde di o’Neal potrebbe anche non essere un’eresia. Bisognerà vedere il suo recupero sui parquet. Intanto il numero 52 in allenamento sta dando buoni segnali. Giocatori fondamentali per il progetto sono sicuramente Roy come guardia titolare (di cui tutti conosciamo le capacità cestistiche) e LaMarcus Aldridge in ala grande chiamato ad esplodere definitivamente quest’anno, poi Miller come play e Batum in ala piccola (giocatore molto sottovalutato ma vero “steal of the Draft” da parte di Kevin Pritchard quando lo scelse). A dare una mano è arrivato Wes Matthews da Utah, mentre Fernandez spinge per andare via. Babbitt, preso al Draft tramite Minnesota, potrebbe rappresentare il vero punto di svolta tra i tiratori. Camby darà il solito apporto di sostanza sotto il canestro. Peccato per il giovane Pendergraph, ala grande con ottime prospettive, fuori per tutta la stagione (ma non c’è da meravigliarsi visto che si parla dei Blazers) prima ancora di iniziare a giocare. A proposito di Pritchard, 2 parole sull’ex manager che ha costruito questi Blazers: forse silurato con troppa fretta in Estate, dopo il Draft, è ancora nel cuore dei tifosi, visto che i supporters rossoneri imputano la mancanza di vittorie al proprietario Paul Allen. L’obiettivo è puntare sempre più in alto, quindi un miglioramento delle 50 vittorie pare auspicabile per Portland. Sperando nell’integrità fisica, poi, ogni traguardo pare raggiungibile.

    Arrivi: Wes Matthews (Utah Jazz)
    Partenze: Jerryd Bayless (New Orleans Hornets) Martell Webster (Minnesota Timberwolves) Juwan Howard (Miami Heat), Ryan Gomes (Clippers)
    Scelte al Draft: Luke Babbitt (pick 16, da Nevada University via Minnesota Timberwolves), Elliot Williams (undrafted, da Mmphis University), Armon Johnson (undrafted, da Nevada University) Probabile quintetto base
    PG- Andre Miller
    SG- Brandon Roy
    SF- Nicholas Batum
    PF- LaMarcus Aldridge
    C- Greg Oden

    ROSTER

    Guardie: Andre Miller, Brandon Roy, Armon Johnson, Patty Mills, Elliot Williams, Wes Matthews, Rudy Fernandez.
    Ali: Nicholas Batum, LaMarcus Aldridge, Dante Cunningham, Luke Babbitt.
    Centri: Marcus Camby, Greg Oden, Joel Przybilla, Fabricio Oberto/Jeff Pendergraph.
    Head Coach: Nate McMillan

    OKLAHOMA CITY THUNDER: La vera squadra del futuro visto che è la più giovane in NBA. I Thunder sembrano essere la squadra che nei prossimi 10 anni potrebbe rendere la vita impossibile a tutti. Secondo molti analisti già quest’anno i Thunder potrebbero essere una contender per il titolo, ad Ovest la seconda piazza dietro i Lakers potrebbe essere un obiettivo facilmente raggiungibile se la crescita dei tanti giovani del roster non subirà rallentamenti. La squadra inoltre sembra molto profonda anche in panchina e se già lo scorso anno, dopo 50 vittorie in stagione, nel primo turno playoff i Los Angeles Lakers hanno avuto parecchie difficoltà nel portare a casa la serie contro OKC, quest’anno ci si aspetta un ulteriore miglioramento (sensazionale gara 4 in cui i Lakers sono stati annientati sotto 21 punti di scarto). Scott Brooks è stato incoronato allenatore dell’anno nella passata stagione, grazie soprattutto al netto miglioramento del numero di vittorie, tuttavia deve ancora dimostrare di saper condurre questi Thunder verso traguardi sempre più ambiziosi.
    Da parte sua Brooks è bravo a lavorare coi giovani, ha una solida base di buoni giocatori, una superstella in continua ascesa, ma attualmente non ha ancora il carisma di altri suoi colleghi. Può solo migliorare e diventare uno degli allenatori più preparati del panorama NBA. Chi è già, invece tra i migliori in NBA è il G.M. Sam Presti, un 35 enne in continua ascesa che ha costruito pezzo per pezzo questi Thunder e che è corteggiato dai Top-Team della Lega. Assieme a Durant il pezzo forte di questa franchigia. Analizzando il roster non si può non parlare di Kevin Durant: a Portland si stanno mangiando le mani per non averlo scelto al posto di Oden, a Seattle la situazione è ancora peggio visto che solo ora si stanno rendendo conto di cosa avevano realmente ottenuto al Draft del 2007. Gli analisti di Espn prevedono che Durant sarà la stella più splendente della seconda decade del ventunesimo secolo. Il destino dei Thunder è nelle mani di Durant, capace di diventare il più giovane capocannoniere della NBA a 21 anni e dopo solo 3 stagioni nella Lega. Durant è il prototipo di giocatore moderno: un condensato di tecnica, forza ed agilità con enormi margini di miglioramento negli anni. Trova il canestro avversario con una facilità disarmante, sta iniziando ad avere una buona propensione a rimbalzo che lo potrebbe portare a chiudere ogni match in doppia doppia. L’attitudine difensiva cresce di partita in partita. E quando comincerà a coinvolgere maggiormente i compagni nel gioco, il rischio è che si assista ad un egemonia, sua e della sua squadra (almeno ad Ovest, ma il rischio è per tutta la Lega). Votato a Settembre come MVP dei Mondiali in Turchia, Durant ha dimostrato di essere, a soli 22 anni (compiuti da poco) anche un leader, capace di condurre la squadra ed i compagni al successo. E queste sono doti che serviranno nel futuro luminoso del numero 35. E tutto ciò è dovuto alla testa del ragazzo che non va mai fuori dalle righe, crede fermamente nell’amicizia dei suoi compagni di squadra (che lo adorano) e mostra una maturità fuori dal comune (leggere gli infiniti ringraziamenti a familiari, amici e compagni di squadra ogni qualvolta ottiene qualche riconoscimento importante, ultimamente ha voluto condividere la copertina di Sport Illustrated con Sefolosha e Krstic, imponendolo alla famosissima rivista sportiva). Questo è ciò che piace, del ragazzo, alla gente: la sua riconoscenza, il suo modo di fare, ed è inevitabile che per tutte queste cose sia messo in contrapposizione al “nuovo nemico pubblico” LeBron James, divenuto molto impopolare negli States dopo la decisione di abbandonare i Cavaliers. Non ci stupiremmo se tra qualche anno il nuovo numero 1 della NBA diventasse lui, intanto in molti lo danno come il probabile MVP della stagione regolare. Vedremo cosa sarà capace di fare il numero 35.
    Accanto a lui un altro talento in piena esplosione, Russell Westbrook: autore di una maiuscola stagione da sophomore, Westbrook è un atleta incredibile nel suo ruolo; sempre presente in campo nella passata stagione, dove ha migliorato il suo rendimento sia in termini di punti che (soprattutto) di assist. Il playmaker è al pari di Durant un rebus per i pari ruolo avversari, vuoi per la tecnica vuoi per il fisico che gli consente di dominare gran parte dei pari ruolo avversari su ambo i lati del campo vista la sua più che discreta capacità di difendere. Bisogna migliorare nel tiro da 3 ma le prospettive per farlo sono ottime, a quel punto nulla sarebbe vietato al numero 0.
    A completare il trio c’è Jeff Green, ala grande atipica con un ottimo tiro da 3, scelto nello stesso Draft di Durant. Nella pasata stagione il limite di Green sono stai i centimetri ed i muscoli concessi ai pari ruolo più alti e grossi (vedi Gasol), ma quest’anno, in preseason, il numero 22 sembra aver messo su qualche chilo utile per contrastare gli avversari. Proprio per questo la dirigenza aveva pensato ad una trade per scambiarlo con un’ala grande più adatta a questo tipo di gioco ma ora sembra che Green si sia preso il posto di titolare inamovibile. Completano il quintetto Harden, sophomore che quest’anno dovrebbe prendere il posto da titolare in guardia visto il netto miglioramento nei tiri da 3 punti e nell’ottenere falli dagli avversari in penetrazione, e Krstic come centro, che però dovrà guardarsi dal rookie Aldrich che scalpita alle sue spalle, che oltre ad una innata propensione al rimbalzo, alla stoppata ed alla difesa nel pitturato, crescendo di partita in partita potrebbe creare problemi agli avversari anche in attacco viste le mani molto educate e tecniche e visto che la stazza non è da sottovalutare. Un combattente nato, sicuramente il miglior centro uscito dal Draft insieme a Cousins. Dalla panchina saranno fondamentali la difesa di Sefolosha che farà rifiatare Harden, Eric Maynor, anche lui sophomore, che già lo scorso anno è stato un ottimo cambio per Westbrook (nonostante la giovane età ha innate capacità di controllo della partita), Serge Ibaka, congolese tutto muscoli ed atletismo che darà qualche minuto di riposo a Green, ed i tiri da 3 del veterano Peterson ed del talentino Cook (arrivato, per niente, da Miami, già vincitore della gara da 3 punti dell’All-Star Game 2009). Insomma non solo i titolari ma anche i cambi sembrano ottimi per questa squadra.
    A Seattle ancora le autorità si stanno disperando per aver lasciato andare via nel Luglio 2008 una squadra del genere, che avrebbe portato notorietà e vantaggi economici anche in città (cosa che sta avvenendo ad Oklahoma City). Dispiace per i tifosi dei Sonics che ancora hanno nostalgia dei bei tempi che furono e delle partite alla Key Arena.
    Sul sito ufficiale della NBA per quanto riguarda i Thunder, gli esperti hanno messo una piccola dicitura: “Ready to take flight” ovvero “Pronti a spiccare il volo”. Semplicemente niente di più esatto!

    Arrivi: Royal Ivey (Bucks), Daequan Cook (Heat), Morris Peterson (Hornets).
    Partenze: Mustafa Shakur (Hornets), Ethan Thomas (Hawks), Kyle Weaver (tagliato),Kevin Ollie (fine carriera)
    Scelte al draft: Cole Aldrich (pick 11, da Kansas University via New Orleans Hornets), Tibor Pleiss (Germany), Ryan Reid (pick 57, da Florida State), Latavious Williams (pick 48, da Tulsa 66ers, DNBL)
    Probabile quintetto base
    Playmaker: Russel Westbrook
    Shooting Guard: James Harden
    Small Forward: Kevin Durant
    Power Forward: Jeff Green
    Center: Nenad Krstic (o Cole Aldrich)

    ROSTER

    Guardie: Daequan Cook, James Harden, Royal Ivey, Moris Peterson, Thabo Sefolosha, Russel Westbrook, Eric Maynor.
    Ali: Kevin Durant, Jeff Green, Serge Ibaka, DJ White, Nick Collison.
    Centri: Cole Aldrich, Nenad Krstic, Byron Mullens.
    HEAD COACH: Scott Brooks

    UTAH JAZZ: A prima vista i Jazz potrebbero sembrare indeboliti rispetto allo scorso anno. Ma chi pensa ciò sbaglia ed anche di grosso. Anche dando un’occhiata all’ottima preseason, dove Utah è stata la migliore squadra assieme a Magic e Grizzlies (8-0 il record, battendo per ben 2 volte i bicampioni dei Los Angeles Lakers a domicilio) non si può non vedere che la partenza di Boozer è stata ampiamente coperta con l’acquisizione di Al Jefferson che in termini di talento non ha nulla da invidiare all’illustre predecessore. Il colpo è stato accolto con grande entusiasmo da tifosi e critica, che hanno salutato Big Al come l’erede designato di Malone e “Booz”. Anche dal punto di vista economico, numerosi sono stati i vantaggi ottenuti, poiché il contratto dell’ex T-Wolves è più corto e meno oneroso di quello firmato dall’uomo dell’Alaska con i Chicago Bulls. Inoltre il talento del neo arrivato Gordon Hayward, stella di Butler University, compensa la perdita di un onesto tiratore da 3 punti come Korver, ed anche se Hayward in preseason non ha brillato nel tiro dalla lunga distanza pare un tiratore di gran lunga migliore rispetto a Korver. Il G.M. O’Connor ha poi firmato Raja Bell, soffiandolo ai Lakers e 2 comprimari di lusso come Earl Watson e Francisco Elson per rinforzare la squadra in ogni reparto. Per quanto riguarda Bell il suo è un ritorno nella squadra che lo aveva definitivamente lanciato all’inizio della sua carriera nella Lega, quindi conosce già in parte i principi del sistema; inoltre è un ottimo difensore sugli esterni, il che permetterà a Kirilenko di liberarsi dalle numerose incombenze difensive ed essere decisivo come sa in aiuto e con qualche energia in più da spendere in attacco. Discreto tiratore dall’arco, risulterà un ottimo innesto a condizione che riesca a guarire definitivamente dall’infortunio che lo a colpito nell’ultima stagione. Ovviamente le fortune della squadra passeranno dalle mani del suo playmaker, ormai entrato di diritto nell’olimpo dei giocatori di prima fascia NBA, quel Deron Williams che tanti invidiano ai Jazz: lo scorso anno, il numero 8 ha mostrato durante il primo turno di playoff un arsenale a dir poco illimitato di soluzioni offensive, trascinando la squadra praticamente da solo alla sfida contro i Lakers. Al secondo turno ha sofferto decisamente la fisicità in aerea dei lunghi di Los Angeles, ma con le assenze di AK47 e Okur la squadra non avrebbe comunque potuto fare di meglio. Il ritorno dei 2 europei in squadra sarà la chiave di volta della prossima stagione: tutti e 2 arrivano da un’annata decisamente deludente e vogliono riscattarsi: il russo è all’ultimo anno del suo faraonico contratto ed il turco non vuole perdere il suo posto in quintetto a favore del rampante Millsap, ipotesi non del tutto remota ed attuabile anche in alcuni momenti della partita nei quali si volesse giocare Small-Ball. Ipotizzabile un quintetto con Williams, Miles, Kirilenko, Jefferson ed Okur,ma le soluzioni in panchina per Sloan abbondano: Millsap in primis, Bell, Watson e lo scalpitante rookie Hayward. Sloan nella sua oltre ventennale esperienza in quel di Salt Lake City può dirsi sicuramente soddisfatto. Con la sua grande esperienza potrà condurre i Jazz ad una stagione da protagonisti. Le previsioni per questa stagione sono molto simili a quelle del passato recente: sicuramente Williams e compagni hanno assicurato un ruolo importante nei prossimi playoff, ipotizzabile l’arrivo tra le prime 5 ad Ovest visto che i primi 2 posti sembrano assegnati Lakers ed Oklahoma City. Da quel momento in poi, si dovrà lottare, forse anche contro ed oltre le proprie possibilità, per riuscire ad arrivare il più lontano possibile.

    Arrivi: Al Jefferson (da Minnesota Timberwolves), Raja Bell (F.A.), Francisco Elson (F.A.), Earl Watson (da Indiana Pacers)
    Partenze: Carlos Boozer, Kyle Korver (ai Chicago Bulls), Wesley Matthews (ai Portland Trail Blazers), Kosta Koufos (ai Minnesota Timberwolves)
    Scelte al draft: Gordon Hayward (pick 9 da Butler)
    Probabile quintetto base
    Playmaker: Deron Williams
    Guardia: C.J. Miles
    Ala Piccola: Andrei Kirilenko
    Ala Grande: Al Jefferson
    Centro: Mehmet Okur

    ROSTER

    Guardie: Raja Bell, Deron Williams, Ronnie Price, Earl Watson,
    Ali: Jeremy Evans, Gordon Hayward, Al Jefferson, Andrei Kirilenko, C.J. Miles, Paul Millsap,
    Centri: Francisco Elson, Mehmet Okur, Kyrylo Fesenko
    Head Coach: Jerry Sloan

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    ANALISI SOUTHEAST DIVISION
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  • MLB: Questa notte al via le World Series tra Giants e Rangers

    MLB: Questa notte al via le World Series tra Giants e Rangers

    Questa notte scattano le World Series, le finali del massimo campionato americano di baseball. A contendersi il titolo saranno i San Francisco Giants, che avranno il vantaggio del fattore campo, ed i Texas Rangers, che hanno eliminato i campioni in carica dei New York Rangers.

    I San Francisco Giants, non sono mai saliti sul tetto del mondo da quando alla fine del 1957 hanno lasciato New York per cercare l’oro in California.
    I Texas Rangers, alle World Series non c’era addirittura mai arrivata in 50 anni di storia. Da stanotte, all’1.30 ora italiana, San Francisco e Texas si giocheranno un posto, nella storia, al meglio delle 7 partite.

    Da tenere d’occhio, per i Giants, il lanciatore Tim Lincecum, 26 anni, che si è consacrato come uno dei migliori della MLB. L’attacco (3 punti di media nei playoff, 4.3 in regular season) poggia soprattutto sulle spalle di Cody Ross, 29enne esterno che ha colpito 4 dei 6 fuori campo prodotti da San Francisco nei playoff, in cui viaggia con una media di .324. Lui e il ricevitore Buster Posey viaggiano a .301 di media battuta, il resto dei Giants a .211.

    I Rangers puntano tutto invece su Cliff Lee e Josh Hamilton. Il primo, il 32enne lanciatore che affronterà Lincecum in gara-1, ha giocato 3 gare nella postseason 2010, concedendo appena 13 valide, 2 punti e facendo registrare 34 strikeout. Hamilton, mancino 29enne ritrovatosi in Texas dopo aver rovinato la prima parte della sua carriera con droga e alcol, ha chiuso la regular season con una media battuta di .359 (la migliore dell’American League) ed ha trascinato la squadra alle World Series con 4 home run e .350 di media battuta nelle Championships Series.

    Alla guida di San Francisco c’è Bruce Bochy, 55enne nato in Francia che guida i Giants dal 2007. Con la squadra della Baia è ovviamente alle prime World Series, traguardo però già centrato nel 1998 alla guida dei San Diego Padres. Ma quella sfida si risolse incassando uno 0-4 dagli Yankees. A guidare Texas c’è invece Ron Washington, 58enne di New Orleans al timone dei Rangers dal 6 novembre 2006. La sua stagione è iniziata con l’ammissione di aver fatto uso di cocaina e si è chiusa con la prima partecipazione alle World Series della sua carriera. E’ il terzo afroamericano a raggiungere questo traguardo.

    Questo invece l’andamento in stagione delle 2 franchigie: i Giants si sono guadagnati il loro quarto viaggio alle World Series da quando si sono trasferiti a San Francisco alla fine del 1957 (in precedenza 5 titoli a New York) chiudendo la regular season con 92 vinte e 70 perse e il primo posto nella National League West. Nelle Division Series hanno superato 3-1 Atlanta, per poi imporsi 4-2 nelle Championship Series contro Philadelphia, conquistando il primo pennant della National League dal 2002 e rompendo il dominio dei Phillies (vincitori nelle due stagioni precedenti). Texas era in bancarotta all’inizio della stagione, con il proprietario Tom Hicks (lo stesso della squadra di calcio del Liverpool), travolto dai debiti e costretto a vendere. Col quart’ultimo monte ingaggi della lega (poco oltre 55 milioni di dollari), i Rangers hanno scalato la vetta dell’American League, conquistando la West Division per la quinta volta della loro storia con un record di 90 vittorie e 72 sconfitte. La maledizione dei playoff (tre sconfitte al primo turno in tre apparizioni, sempre contro i New York Yankees) è stata esorcizzata battendo prima 3-2 Tampa Bay nelle Division Series, e poi conquistando il pennant con un 4-2 proprio sugli Yankees.

    Per quanto riguarda i favori del pronostico, nonostante San Francisco abbia il vantaggio del fattore campo campo (prime 2 in California, poi 3 sfide ad Arlington prima dell’eventuale ritorno nella Baia), gli scommettitori e i critici puntano sulla prima volta di Texas per l’edizione numero 106 delle World Series: infatti in un sondaggio su Espn.com, il 55% dei votanti sceglie i Rangers (la maggior parte dice in 6 o 7 partite), giudizio confermato anche dagli esperti del network Usa: 9 editorialisti su 10 pronosticano il successo della squadra una volta di proprietà della famiglia Bush. Comunque vada il baseball avrà la sua nuova regina.

    Ultima curiosità prima di chiudere il discorso: Bengie Molina, 36enne ricevitore nato a Porto Rico, vincerà comunque l’anello, visto che ha giocato la prima parte della stagione con San Francisco (61 partite) e la seconda con Texas (57 partite).

    • Non so come spiegarlo, ma per me sarà una sensazione strana. Ho giocato per 3 anni e mezzo a San Francisco e sarà strano entrare in quello stadio con un’altra uniforme“.

    Ha detto il catcher.

    I Giants hanno scaricato Molina all’inizio di luglio per fare spazio a Buster Posey, diventato uno degli uomini chiave dei californiani.

    Questo il programma delle World Series:

    Oct. 27 Game 1: Texas Rangers at San Francisco Giants FOX 7:57 p.m.
    Oct. 28 Game 2: Texas Rangers at San Francisco Giants FOX 7:57 p.m.
    Oct. 30 Game 3: San Francisco Giants at Texas Rangers FOX 6:57 p.m.
    Oct. 31 Game 4: San Francisco Giants at Texas Rangers FOX 8:20 p.m.
    Nov. 1 Game 5: San Francisco Giants at Texas Rangers, if necessary FOX 7:57 p.m.
    Nov. 3 Game 6: Texas Rangers at San Francisco Giants, if necessary FOX 7:57 p.m.
    Nov. 4 Game 7: Texas Rangers at San Francisco Giants, if necessary
  • NBA: Questa notte derby italiano a Toronto tra Bargnani e Gallinari

    NBA: Questa notte derby italiano a Toronto tra Bargnani e Gallinari

    Questa notte, all’una di notte italiana (le 19.00 negli Stati Uniti), ci sarà la prima partita per i Toronto Raptors di Andrea Bargnani e per i New York Knicks di Danilo Gallinari.

    Scherzo del calendario NBA, che alla prima partita ufficiale delle 2 squadre, le ha messe l’una contro l’altra nel più classico dei derby italiani visto che a Toronto Bargnani, dopo l’addio di Bosh, è diventato il leader assoluto (o almeno così dovrebbe essere) e a New York Gallinari pare destinato alla definitiva esplosione dopo l’arrivo di un giocatore importante come Stoudemire, in barba alle voci che lo vogliono merce di scambio per far posto al talento di Carmelo Anthony dai Denver Nuggets.

    Insomma stanotte appuntamento da non perdere, il primo derby italiano della stagione ha tutti i presupposti per non deludere. I Knicks sono destinati a stare davanti in classifica, visto che sono migliorati rispetto allo scorso anno, mentre i Raptors dovranno con ogni probabilità rincorrere dato che sono andate via pedine importanti (via anche Marco Belinelli, a New Orleans) e sembrano aver perso qualcosa in talento.

    In stagione regolare le altre “italian night” saranno il 5 dicembre sempre a Toronto, l’8 dicembre a New York ed infine il 5 aprile sempre nella “Grande Mela”. Partite da non saltare assolutamente per vedere all’opera un “pezzo” della nostra Italia nella NBA.

  • NHL: Anaheim sorprende Dallas, Canucks OK contro Colorado

    NHL: Anaheim sorprende Dallas, Canucks OK contro Colorado

    6 le partite disputate nella notte NHL, quasi tutte vittorie interne, fa eccezione l’affermazione in trasferta degli Anaheim Ducks che piegano i ben più quotati rivali dei Dallas Stars per 5-2: importante il successo per i californiani che potrebbero rilanciarsi in classifica dopo un avvio molto travagliato.

    Con il medesimo risultato i Senators si sbarazzano dei Phoenix Coyotes anche grazie alla doppietta di Alex Kovalev.

    A Toronto, i padroni di casa dei Maple Leafs si prendono il successo (3-1) contro i Florida Panthers e si portano in testa alla Northeast Division (e contemporaneamente alla Eastern Conference) a quota 11 punti raggiungendo i cugini-rivali dei Montreal Canadiens.

    Pioggia di goal invece a Philadelphia dove i Flyers ne rifilano ben 6 agli avversari dei Buffalo Sabres (6-3 il finale).

    La partita più combattuta è però quella di Calgary dove i padroni di casa dei Flames si impongono contro la squadra fanalino di coda della Lega, gli Edmonton Oilers, per 5-4 solo agli shootout. Protagonista del match Brendan Morrison con una doppietta, peccato per gli Oilers che nonostante un inizio disastroso (solo 5 punti in 7 partite) avevano mostrato buoni segnali recuperando una partita che sembrava ormai persa dopo essere stati in svantaggio per 4-1. Ed invece nuovo KO e ultimo posto sempre più in solitario.

    Nell’ultimo incontro di giornata, i Vancouver Canucks battono in overtime i rivali dei Colorado Avalanche con il gol (importantissimo) di Mason Raymond in overtime. Buona la prov , sempre per i Canucks, anche del goalie Roberto Luongo con il 92,3 di percentuale di salvataggi. Vancouver supera in classifica Colorado e si lancia all’inseguimento dei Flames.

    Risultati NHL 26 ottobre 2010

    Anaheim Ducks-Dallas Stars 5-2
    Phoenix Coyotes-Ottawa Senators 2-5
    Florida Panthers-Toronto Maple Leafs 1-3
    Buffalo Sabres-Philadelphia Flyers 3-6
    Edmonton Oilers-Calgary Flames 4-5 (shootout)
    Colorado Avalanche-Vancouver Canucks 3-4 (overtime)

  • NBA: I Lakers di misura su Houston

    NBA: I Lakers di misura su Houston

    Dopo la sorpresa dell’opening night che ha visto i favoriti Miami Heat essere battuti dai Boston Celtics (leggi l’articolo), i Lakers campioni in carica fanno una fatica veramente enorme per sbarazzarsi dei rivali degli Houston Rockets.
    Gara faticosissima e molto più difficile del previsto per i gialloviola che sono usciti vittoriosi solo grazie ad un tiro da 3 di Steve Blake a 18 secondi dalla sirena finale.
    Sull’ultimo tiro, a 2 secondi dalla fine, errore di Brooks che condanna i suoi compagni ad una immeritata sconfitta per quanto visto sul parquet.

    Dopo la consegna degli anelli, per la vittoria del titolo nella passata stagione, ed una piccola cerimonia per celebrare le gesta dei Lakers dello scorso anno, la partita inizia, ma i bicambioni del mondo vengono sorpresi dall’atteggiamento di Houston che nei primi minuti di gioco si porta avanti e riesce anche tutto sommato a stare avanti nel punteggio anche agevolmente.
    Il primo quarto va in archivio sul 33-26, grazie ad una tripla sullo scadere di Aaron Brooks, nel secondo l’intensità sul parquet dei Rockets non accenna a calare e la franchigia texana allunga ulteriormente nel punteggio rifilando altri 4 punti di scarto ai rivali per il 62-51 che chiude i giochi del primo tempo e manda tutti negli spogliatoi per il riposo.

    Al ritorno in campo, i primi punti sono per i texani che si portano sul +65-51 con Yao Ming, di nuovo sui campi NBA dopo un anno e mezzo di inattività per una frattura ad un piede subita proprio allo Staples Center in gara 2 dei playoff del 2009. I Lakers capiscono quindi che se vogliono portare a casa l’incontro devono iniziare a dare il 110% e trascinati dai tiri di Blake e dal solito apporto del duo Gasol-Bryant iniziano a recuperare qualche punto chiudendo il terzo quarto sull’82-77 (tripla proprio di Blake). Californiani che si scatenano nel quarto periodo ed in soli 6 minuti e mezzo mettono su un mega parziale di 22-9 firmato Shannon Brown (11 punti e le triple del +8) mettendo quasi al sicuro il risultato sul 99-91 a 5 minuti e mezzo dal termine.
    Sembra finita ma i Rockets hanno un cuore grandissimo e riescono a portarsi a stretto contatto grazie agli 8 punti di uno Scola scatenato e l’ultimo minuto inizia sul 107-106 Lakers.
    Il botta e risposta tra Miller e Gasol mantiene inalterate le distanze (109-108), ma un canestro in difficilissimo equilibrio del solito Scola porta avanti gli ospiti sul 110-1o9.
    Poi l’incredibile finale già descritto: Blake infallibile dalla lunga distanza a 18 secondi che fa esplodere lo Staples Center, la risposta di Houston con Brooks non va e i Lakers trovano la via di fuga da una probabile sconfitta.

    Mattatori del’incontro sono stati Bryant e Gasol autori rispettivamente di 27 e 29 punti (per lo spagnolo anche 11 rimbalzi), doppia doppia per Odom 14 punti e 10 rimbalzi, mentre decisivi sono risultati Brown e Blake con 16 e 10 punti. In ombra l’ex di giornata, Ron Artest (3/15 dal campo).
    Per Houston fantastica la coppia di guardie Brooks-Martin (50 punti in 2, 26 per l’ex Sacramento Kings, 24 per il piccolo playmaker), Budinger porta 13 punti alla causa, Scola solito leone indomabile con 18 punti e 16 rimbalzi, mentre, nel tempo concordato con lo staff medico (non più di 24 minuti a partita), il cinese Yao Ming mette a segno 9 punti ed 11 rimbalzi.
    I Lakers si sono dimostrati una volta di più la squadra da battere, ma un applauso sincero va fatto ai Rockets che a questi livelli possono stare benissimo nei piani alti della Western Conference.

    Nell’altra partita giocata nella notte NBA i Portland Trail Blazers battono i Phoenix Suns con un grande ultimo periodo. Dopo 3 quarti equilibrati, dove Phoenix ha chiuso anche in vantaggio (81-75), nell’ultimo periodo il 31-11 per i padroni di casa condanna i Suns alla sconfitta.
    Oltre al solito Roy da 24 punti grande impatto per il francesino Nicolas Batum (8/17 dal campo per lui), che nel 18-1 di parziale che ha chiuso i conti negli ultimi 5 minuti ha contribuito con 11 punti con 3 triple a segno, tra cui le ultime due per fissare il punteggio con il +14 finale a 22 secondi dalla sirena. Per Phoenix note liete solo da Nash (26 punti anche se 9 palle perse, ma è normale se ti tolgono il “lungo” di riferimento con cui hai giocato in questi anni) e Richardson con 22, poi il vuoto. La cessione di Stoudemire è gravissima: Blazers devastanti a rimbalzo con un 48-30 (di cui 18 offensivi) che la dice lunga. Turkoglu non pare proprio l’uomo adatto a sostituire l’ex giocatore franchigia ed il peggio per la squadra dell’Arizona potrebbe ancora non essere arrivato.

    Risultati NBA del 26 ottobre 2010

    Phoenix Suns-Portland Trail Blazers 92-106

    • Pho: Nash 26, Richardson 22, Warrick 10; Por: Roy 24, Batum 19, Camby, Matthews 13

    Houston Rockets-Los Angeles Lakers 110-112

    • Hou: Martin 26, Brooks 24, Scola 18; Lak: Gasol 29, Bryant 27, Brown 16
  • NBA: Nel match d’esordio i Boston Celtics piegano i Miami Heat

    NBA: Nel match d’esordio i Boston Celtics piegano i Miami Heat

    Nella prima partita stagionale che ha dato il via alla nuova stagione NBA, i Boston Celtics hanno battuto i nuovi Miami Heat.
    Pochi mesi fa il “Garden” di Boston segnò l’ultima apparizione stagionale di LeBron James, che alla fine risultò l’ultima partita anche con i Cleveland Cavaliers, quando in gara 6 delle semifinali di Eastern Conference uscì dal parquet a capo chino battuto da Pierce e soci.
    La nuova avventura del “Re” in quel di Miami inizia ora allo stesso modo, con una sconfitta, e sempre sul medesimo parquet.
    Gara non bellissima ma molto appassionante fino alla fine che è riuscita a suscitare molte emozioni in diversi momenti di gioco.
    Nonostante la sconfitta James è stato il meno peggio dei suoi mettendo a referto ben 31 punti ma la nota stonata sono le 8 bruttissime palle perse che devono essere drasticamente diminuite fin dal prossimo incontro. Orrendo invece Chris Bosh , irriconoscibile per lunghi tratti del match Wade, se questo è l’inizio a South Beach non c’è da stare allegri.
    Per i padroni di casa biancoverdi invece decisivi ai fini del risultato il capitano di 1000 battaglie e dal cuore immenso Paul Pierce, e Ray Allen che con i loro tiri da 3 hanno affossato le speranze Heat di rimonta nell’ultimo quarto.

    Il match inizia con i primi 2 punti di James, è lui il primo marcatore stagionale, ma sin dalle prime battute si riesce a notare una squadra più in palla ed una più contratta: chi crea gioco sono i Celtics, mentre gli Heat sono costretti sulla difensiva e le pessime percentuali in attacco scavano il primo solco (importante, già in doppia cifra) a cavallo tra fine primo quarto ed inizio del secondo.
    Le 2 squadre si alternano nel segnare ed il punteggio rimane sempre tra i 9 e gli 11 punti a favore di Boston che nonostante un piccolo periodo di appannamento riesce a riprendersi ed a chiudere il primo tempo in vantaggio di ben 15 punti (45-30): non male tenere una delle formazioni più talentuose offensivamente (se non la più talentuosa) a soli 30 punti in 2 quarti di gioco.
    Allen e James sono i leader delle 2 squadre con 11 punti a testa.

    Nel secondo tempo la musica cambia, forse anche per via di qualche sfuriata, negli spogliatoi, di coach Spoelstra. E gli Heat, punticino su punticino iniziano a recuperare lo svantaggio che li divide dai Celtics: James sale in cattedra e trascina la sua squadra ed i suoi compagni, il parziale del terzo quarto parla chiaro, 27-18 e Miami arriva fino al -6 (63-57).
    Boston inizia ad avere paura del ritorno bianco-rosso-nero ed incomincia a sbagliare ,nel quarto parziale, anche le cose più semplici ed elementari, sia in attacco che in difesa. Dopo aver segnato un paio di canestri con Glen Davis, coach Spoelstra, che pesca fino al fondo della sua panchina, manda in campo James Jones che con un canestro da 3 porta i suoi a -4. Pierce risponde da gran campione sempre da oltre l’arco, il tempo stringe e Jones prova a piazzare un’altra tripla che buca il canestro (nuovo -4).
    La risposta, nemmeno a farlo apposta, è del solito capitano che ristabilisce il +7. Miami a questo punto, con pochi minuti da giocare, sembra in ginocchio, soprattutto dopo un fallo che da 3 liberi a Pierce che dalla lunetta realizza il momentaneo +11 (81-70), ma Eddie House e LeBron James pescano ancora 2 bombe che ricuciono lo strappo e un appoggio del solito LeBron fa calare improvvisamente il silenzio sul Garden: parziale spaventoso e punteggio che recita 83-80.
    Miami ci crede ma a tagliarle le gambe è un’altra bomba da 3 punti, questa volta di Ray Allen (la quinta della sua partita) che regala il +6 a Boston a pochi secondi dalla fine (86-80).
    Dopo l’errore di Wade, dalla lunetta Pierce fissa il risultato finale sull’88-80 Celtics che regala il primo sorriso ai biancoverdi e segna indelebilmente l’esordio dei nuovi “Big Three” di Miami con una sconfitta.

    Celtics, a parte qualche momento di sbandamento (più che comprensibile) molto ordinati e compatti. Grande dimostrazione da parte della squadra di Doc Rivers che fa vedere a tutti di che pasta è fatta: Allen 20 punti (5/8 da 3) e Pierce 19 (3/4 da 3 e 9 rimbalzi) mattatori per i padroni di casa, le 8 bombe Celtics sono tutte appannaggio loro. Bene anche Garnett (10 punti +10 rimbalzi e solido in difesa su Bosh), 13 punti per uno strabiliante Glen Davis, solo 4 punti ma con 5 rimbalzi e ben 17 assist per Rondo, autore di una grande regia.
    Per Miami, già detto della prova molto buona di James, da sottolineare poi i soli 13 punti di Wade (che però ha latitato molto in partita con ben 6 palle perse, 14 totali tra lui e James), bruttissima invece la prova di Bosh, il resto della squadra ha cercato di tappare i buchi ma alla fine non è bastato. Heat che devono crescere in fretta per non perdere il passo dei migliori.

    Risultato NBA 26 Ottobre 2010

    Miami Heat-Boston Celtics 80-88

    • Mia: James 31, Wade 13, House, Haslem, Bosh 8; Bos: Allen 20, Pierce 19, Davis 13

    Guarda il video degli Highlights di Boston Celtics-Miami Heat

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  • NBA: I Knicks prolungano il contratto di Gallinari

    NBA: I Knicks prolungano il contratto di Gallinari

    Danilo Gallinari resterà nella NBA almeno fino al 2012. Infatti i New York Knicks, la squadra che ha portato l’italiano nella lega professionistica americana scegliendolo col numero 6 al Draft del 2008, hanno esercitato l’opzione sul quarto anno di contratto (stipulato quando diventò a tutti gli effetti un giocatore NBA) del Gallo, che quest’anno percepisce uno stipendio di 3.304.560 dollari destinati a diventare 4.190.182 nella stagione 2011-12.

    Gallinari negli ultimi giorni è stato al centro di diverse voci di mercato che lo vorrebbero sacrificato dai Knicks per arrivare a Carmelo Anthony, con l’italiano destinato a Denver o ad un’altra franchigia che si possa inserire nella trade (tipo i Cleveland Cavaliers). Il Gallinari sta recuperando dall’infortunio al polso che lo ha costretto a saltare le ultime sfide di preseason: dovrebbe essere pronto per mercoledì, quando New York comincierà la stagione in casa dei Raptors di Andrea Bargnani, per un derby italiano tutto da gustare.

    Oltre che sul contratto di Gallinari, i Knicks hanno esercitato anche l’opzione sul quarto anno di Anthony Randolph (portato in NBA dai Warriors), e sul terzo anno di Toney Douglas.
    La mossa può essere letta in 2 modi ed è difficile onestamente capire i piani della dirigenza Knicks: i 3 nomi erano stati fatti per completare lo scambio con i Nuggets (oltre a loro sarà sacrificabile a favore di Denver anche una prima scelta di New York) e quindi alcuni esperti dicono che a Douglas, Gallinari e Randolph è stato allungato il contratto perchè Denver ha imposto questo a New York in quanto non vuole nello scambio giocatori che potrebbero andare presto in scadenza. Altri invece interpretano la mossa come un atto di fiducia nei confronti dei 3 giocatori che non si muoveranno dalla “Grande Mela”. In tutta questa marea di voci è difficile capire qualcosa di concreto o anche solo di percepirlo. Solo il tempo ci potrà dire come andranno le cose, non resta che aspettare e vedere le possibili evoluzioni della vicenda.

  • NBA: Poche ore al via, cresce l’attesa per Heat e Lakers

    NBA: Poche ore al via, cresce l’attesa per Heat e Lakers

    Mancano poche ore al via della nuova stagione NBA che si aprirà alle ore 19.30 locali (l’1.30 circa in Italia) con l’attesissima sfida tra i nuovissimi e scintillanti Miami Heat del trio delle meraviglie LeBron James-Dwyane Wade-Chris Bosh che faranno visita ai “vecchi Big Three” di Boston ovvero Paul Pierce-Kevin Garnett-Ray Allen (aiutati ormai in pianta stabile dal playmaker Rajon Rondo). Alle ore 10.00 locali (le 4.00 italiane) invece seconda partita che vedrà impegnati i Suns a Portland. Mentre chiusura con il botto poco più tardi, alle 10.30 (le 4.30 in Italia), con l’esordio dei bicampioni dei Los Angeles Lakers, in casa contro i Rockets, dove ci sarà anche la consegna, tramite una piccola cerimonia, degli anelli ai gialloviola per il trionfo dello scorso campionato.

    Tutti gli occhi sono puntati su queste 2 franchigie: degli Heat già abbiamo accennato, l’altra, i Lakers di Kobe Bryant e Phil Jackson, sono probabilmente ancora la squadra da battere anche quest’anno ma potrebbero essere arrivati al “canto del cigno” alla fine di questa stagione vista l’età media non più verdissima. In molti dicono che lasceranno strada proprio agli Heat, che è opinione comune, hanno acquisito tantissimo in termini di talento, forza fisica, tecnica, e chi più ne ha più ne metta. E ciò pare lampante visto che nel basket moderno mai nessuna squadra era riuscita ad ammassare così tanto talento nel giro di poche ore, riuscendo a rifirmare l’uomo franchigia Dwyane Wade (dopo Kobe Bryant la migliore guardia nel panorama NBA) e ad affiancargli in un lasso di tempo ridottissimo Chris Bosh dai Toronto Raptors (forse la migliore ala grande per talento puro nella Lega, peccato che alcune volte la tenuta mentale non sia altrettanto eccellente) e LeBron James dai Cleveland Cavaliers, il più forte giocatore di pallacanestro sulla faccia della Terra secondo il giudizio di moltissimi esperti NBA. Messi assieme questi 3 giocatori e reperiti sul mercato altri onesti comprimari, gli Heat si presentano ai nastri di partenza allo stesso livello dei Lakers (anzi, qualche agenzia di scommessa li dà anche per favoriti) e se non già da quest’anno, saranno la squadra da battere nei prossimi campionati. L’atmosfera sui parquet d’oltreoceano sarà particolarmente “calda” per gli Heat (che tradotto in italiano signica letteralmente “caldo”!): LeBron James infatti in pochi mesi ha visto il suo indice di gradimento pubblico calare più velocemente di quello di Obama e, dopo il fiasco dello show televisivo nel quale ha annunciato la sua “decisione” di andare a Miami, è diventato decisamente impopolare. Gli Heat così dovranno convivere con l’etichetta di squadra antipatica per la maggior parte dei tifosi a stelle e strisce. Nessun problema, sostengono i “Big Three”, le sentenze comunque le darà soltanto il campo da gioco come al solito.

    Poi dopo i 2 “dream team” tutte le altre outsider, in primis gli Orlando Magic del centro più forte della Lega, Dwight Howard, ruolo che più di ogni altro riesce a spostare gli equilibri di una franchigia. Magic molto equilibrati e compatti, che dovranno guardarsi dai soliti Celtics, sempre più vecchietti con l’aggiunta di Shaq O’Neal, ma sempre pericolosi.
    A seguire, tutte le altre squadre con gli Oklahoma City Thunder pronti ad esplodere, dopo l’ultima ottima stagione, sotto la guida del fenomenale Kevin Durant che il mondo intero ha potuto ammirare negli ultimi Mondiali di Turchia a Settembre (premiato come M.V.P. del torneo). E vista l’età di Kobe Bryant (32 anni ma si va per i 33) ecco che il numero 35 nativo di Washington è incredibilmente diventato l’anti-LeBron: il pubblico ed i tifosi americani lo amano immensamente, la faccia da ragazzino (e lo sarebbe anche visti i 22 anni compiuti il 29 settembre), un viso”pulito” e tante buone azioni che la gente non fa fatica a leggere ed interpretare, lo hanno portato incredibilmente alla ribalta ponendolo in contrasto con il “nuovo nemico pubblico James”. Gli applausi per Durant sono arrivati anche la settimana scorsa quando il giocatore, scelto dalla famosissima rivista “Sports Illustrated” come uomo copertina, ha voluto dividere la cover del settimanale con 2 suoi compagni di squadra, l’ex Biella Thabo Sefolosha ed il serbo Nenad Kristic. Questa la dichiarazione del numero 35 Thunder:

    • Mi sembrava giusto, di loro si parla troppo poco e meritano un po’ di pubblicità, i successi della squadra non sono solo merito mio ma soprattutto loro”.

    Kevin Durant può seriamente puntare al premio di M.V.P. stagionale e facendo ciò potrebbe anche trascinare i Thunder dove nessuno osa immaginare: tanto talento abbonda tra le file degli ex Seattle Sonics (ed inoltre sono la squadra più giovane della Lega!) pronti già ora ad essere i vice Lakers ad Ovest, in attesa di prenderne il posto tra un anno ed iniziare a sfidare gli Heat per il predominio nella Lega.

    Tutte le altre squadre sembrano avere un qualcosa in meno rispetto a questi 5 top-team, ma le sorprese in NBA sono sempre dietro l’angolo: d’altra parte basta un’operazione di mercato per proiettare una squadra mediocre tra le possibili contender al titolo (come potrebbe diventarlo New York se riuscisse ad acquisire Carmelo Anthony dai Nuggets).

    Tra i nuovi giocatori che si affacciano al palcoscenico della NBA da tenere d’occhio la prima scelta assoluta del Draft 2010 di Washington, John Wall. E la prima scelta assoluta del Draft 2009 Blake Griffin (L.A. Clippers) che è considerato rookie a tutti gli effetti visto che lo scorso anno poco prima di debuttare in regualr season un brutto infortunio lo ha tolto di mezzo per tutto l’anno. Sono loro 2 a giocarsi il titolo di debuttante dell’anno e succedere così a Tyreke Evans dei Kings, ma attenzione ad un’altro debuttante proprio di Sacramento, DeMarcus Cousins, centro dalle enormi potenzialità, quinta scelta assoluta dei californiani che però in ordine di gradimento dopo una buona preseason ha già scavalcato nelle gerarchie dei critici sia la seconda scelta assoluta Evan Turner, la terza, Derrick Favors e la quarta Wes Johnson.

    Un in bocca al lupo speciale va ai nostri 3 connazionali della NBA: a Marco Belinelli, che nella sua nuova casa di New Orleans dovrà dimostrare di poter restare nella Lega dopo anni in cui non ha mostrato la sua classe (nè ai Warriors, nè ai Raptors); a Danilo Gallinari che spera di poter proseguire la sua avventura ai Knicks e non essere mandato a Denver come contropartita di Melo Anthony; ad Andrea Bargnani, che si è trovato catapultato all’improvviso come uomo franchigia dei Toronto Raptors dopo il tradimento di Chris Bosh e dovrà essere il vero leader ed uomo squadra di un gruppo in ricostruzione.

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