Come in molti prevedevano, gli Oklahoma City Thunder battono i Miami Heat in gara 1 delle NBA Finals 2012 ed ottengono il primo punto nella serie al meglio delle 7 partite. 105-94 il punteggio alla fine, ma non è stata una vittoria per niente agevole, dato che Miami ha guidato il match per lunghi tratti, crollando però clamorosamente nel periodo conclusivo sotto i colpi di uno strepitoso ed immarcabile Kevin Durant che ha dimostrato ancora una volta di essere senza ombra di dubbio il miglior giocatore offensivo della NBA. 17 dei suoi 36 punti totali arrivano nel quarto decisivo, tirando con una media stellare del 60%. E con questi numeri e con questo talento c’è poco da fare anche per un campionissimo come LeBron James che ha fatto quel che ha potuto ed ha tenuto in partita la sua squadra quasi da solo.
Dopo un avvio promettente, gli Heat chiudono in vantaggio il primo quarto sul 29-22, Oklahoma non riesce a reagire e dopo 3 minuti del secondo periodo James affonda la schiacciata del provvisorio +13 (37-24). Con la forza della volonta i Thunder comunque riescono ad arrivare all’intervallo dimezzando lo svantaggio (54-47).
La musica cambia nella ripresa: esattamente a metà periodo i padroni di casa si portano in parità (60-60). Ancora James guida i suoi compagni alla nuova leadeship (71-66) ma sul finire della terza frazione Westbrook porta Oklahoma City in vantaggio di un punto (74-73). Poi negli ultimi 12 minuti inizia lo show di Kevin Durant e pergli Heat non c’è scampo, con l’ala dei Thunder capace di segnare da ogni posizione ed in qualsiasi modo, umiliando i vari difensori degli ospiti che gli si francobollano a turno. Finisce in tripudio (105-94) e per i giovani dell’Oklahoma si tratta della nona vittoria consecutiva in casa in questi playoff, a soli 2 successi di distanza dal record dei Los Angeles Lakers (11).
A Miami non bastano i 30 punti, 9 rimbalzi, 4 assist e 4 recuperi di un positivo LeBron James, che però nel periodo conclusivo non riesce a mettere la museruola a Durant. In ombra invece Dwyane Wade che a discapito dei suoi 19 punti (ed 8 assist) non riesce ad incidere sul match, bene Shane Battier autore di una incoraggiante prova da 17 punti con un ottimo 4/6 dalla lunga distanza, lo stesso dicasi per Mario Chalmers (12 punti) che forse poteva essere sfruttato maggiormente vista la sua concretezza al tiro (5/7), male Chris Bosh (10 punti a referto in 33 minuti sul parquet). I Thunder trionfano grazie alla strepitosa performance di Durant che, come già riportato, esplode nel quarto periodo ed affonda gli avversari: per lui alla fine 36 punti, 8 rimbalzi e 4 assist con uno scintillante 60% complessivo dal campo (12/20) e letale nel tiro da 3 punti con 4/8. Una grossa mano al fenomenale numero 35 di Okalhoma City arriva da Russell Westbrook che sfiora la tripla doppia con 27 punti, 11 assist ed 8 rimbalzi. Dopo il fantastico duo solo le briciole con Serge Ibaka che raggiunge i 10 punti, Thabo Sefolosha che ne aggiunge 9 e James Harden che, in ombra, segna solo 5 punti in quasi 23 minuti in campo. Notevole però il match di Nick Collison che porta alla causa 8 punti e 10 rimbalzi e con la sua concretezza è il migliore del “supporting cast” dei Thunder.
Per gara 2 si resta nell’Oklahoma: i padroni di casa proveranno a bissare il successo per andare a giocare a Miami più tranquilli consapevoli di poter ritornare poi a disputare ancora partite nell’Arena di casa anche se in trasferta le cose dovessero andare proprio male (l’ipotesi peggiore sarebbe quella di 3 KO di fila). Gli Heat invece dovranno provare a vincere, cercando di porre rimedio agli errori commessi in questa gara 1, sperando che coach Spoelstra abbia le idee chiare in questo senso. Infatti una seconda caduta metterebbe il team della Florida già con le spalle al muro, una situazione da evitare assolutamente.
RISULTATI NBA FINALS 2012, 12 giugno:
Oklahoma City Thunder-Miami Heat105-94 Okl: Durant 36, Westbrook 27, Ibaka 10 Mia: James 30, Wade 19, Battier 17
LA SERIE DELLA FINALE NBA:
2) Oklahoma City Thunder vs 2) Miami Heatserie 1-0 Thunder
I Los Angeles Kings sono i nuovi campioni NHL: il team californiano travolge i rivali dei New Jersey Devils per 6-1 in gara 6 della Finale e conquista per la prima volta nella sua storia la prestigiosa Stanley Cup. Un trionfo atteso 45 anni, che resterà scolpito ancora di più negli annali della Lega dato che i Kings sono la prima squadra nella storia NHL a vincere il trofeo partendo dalla posizione numero 8 nei playoff (l’ultima disponibile per la post season).
Un avvenimento mai successo in precedenza e che rende l’impresa losangelina ancora più evidente, un successo fatto di 16 vittorie e solo 4 sconfitte e squadroni blasonati spazzati via in un batter d’occhio: nel primo turno i Kings hanno infatti eliminato i Vancouver Canucks, squadra numero 1 della Lega e vice campioni in carica (4-1), poi è toccato ai Saint Louis Blues, testa di serie numero 2, fatti fuori con un eloquente 4-0. Nella Finale di Conference a subire la medesima sorte sono stati i Phoenix Coyotes, terzi classificati nella Western Conference (4-1) e poi, storia recente, il 4-2 ai New Jersey Devils che ha regalato la StanleyCup.
Un trionfo che parte da lontano, precisamente da dicembre, con l’arrivo in panchina di coach Sutter che ha cambiato volto al team: la rincorsa ai playoff si è concretizzata solo all’ultimo turno, arpionando l’ultimo posto disponibile della Western Conference, eredità dell’avvio disastroso di stagione sotto la guida di coach Murray che aveva portato al cambio di allenatore. Poi la cavalcata inarrestabile ai playoff, costruita quasi sempre in trasferta per via del vantaggio campo avverso contro le squadre rivali. Ed ora la gloria, davvero meritata per quanto i Kings hanno fatto vedere fino all’ultimo secondo del torneo.
L’affermazione nella notte, sul ghiaccio amico, è netta ed inequivocabile: il momento chiave del match arriva a metà della prima frazione, quando uno sconsiderato e pericolosissimo intervento di Steve Bernier (body check illegale) nei confronti di Rob Scuderi (che in viso porterà i segni del gesto) costringe gli arbitri (inflessibili) ad assegnare ai Devils una “major” (cioè l’inferiorità numerica di ben 5 minuti che non viene azzerata neanche nel caso di rete subìta), e con la conseguente espulsione di Bernier. I Kings ne approfittano e in pratica mettono il risultato in banca realizzando nel lungo power play ben 3 reti (andando in controcorrente dato che in questi playoff la percentuale di realizzazione di Los Angeles in situazione di superiorità numerica era al limite del ridicolo con sole 9 goal in 86 power play a favore).
La gara è tutta qui: dopo aver segnato l’1-0 con il capitano Dustin Brown i Devils si sciolgono e subiscono anche le altre 2 reti con Jeff Carter e Trevor Lewis. Ancora lo scatenato Carter porta a 4 le marcature dei padroni di casa dopo un minuto del secondo periodo, mentre in chiusura di frazione arriva l’unico sorriso degli ospiti con la marcatura di Adam Henrique (4-1).
Al sedicesimo minuto del terzo quarto, con i tifosi sugli spalti già festanti, arrivano nel giro di 15 secondi altri 2 goal per i neroviola firmati da Lewis a porta vuota (doppietta anche pr lui) e da Greene.
Esplode la festa alla sirena finale, il capitano Dustin Brown (una rete e 2 assist) alza al cielo la StanleyCup, il goalie JonathanQuick viene eletto M.V.P. e si prende il prestigioso premio Conn Smythe Trophy assegnato al miglior giocatore dei playoff, ergendosi quindi a miglior portiere della Lega (1.41 la media di goal subìti a partita e 0.946 la percentuale di parate). Ma non va trascurato l’apporto del difensore Drew Doughty, uno dei migliori interpreti del ruolo in NHL, e l’importanza di avere un fuoriclasse come Anze Kopitar al centro dell’attacco, senza voler sminuire i meriti di tutti gli altri componenti rivelatisi determinanti al pari degli illustri colleghi. E poi l’artefice di questo successo, Darryl Sutter, che ha rivoltato la squadra come un calzino dal suo arrivo, invertendo la rotta, ed ha permesso questa splendida cavalcata.
Ci proveranno anche l’anno prossimo i Kings, stando alle parole del coach, già proiettato sugli obiettivi futuri. Ma onore e merito anche ai New JerseyDevils che hanno lottato ma hanno dovuto fare i conti con un avversario superiore e forse impossibile da superare. Dopo qualche stagione di buio il futuro ora può sorridere anche a loro, sperando magari di avere più fortuna nel prossimo campionato.
RISULTATI PLAYOFF NHL 11 giugno 2012
Los Angeles Kings-New Jersey Devils 6-1
FINALE NHL STANLEY CUP:
6) New Jersey Devils vs 8) Los Angeles Kings serie 2-4 Kings
LOS ANGELES CAMPIONE NHL 2011/2012
GLI HIGHLIGHTS:
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LA CONSEGNA DELLA STANLEY CUP AI LOS ANGELES KINGS:
Tritasassi Montepaschi Siena: anche in gara 2 della Finale scudetto del campionato italiano di basket i toscani battono l’Emporio Armani Milano che viene letteralmente demolita per 86-58. Prova di forza incredibile dei campioni d’Italia che tengono a soli 26 punti segnati, nei 20 minuti del secondo tempo, gli ospiti apparsi veramente fuori partita e non solo per demeriti propri ma anche e soprattutto per meriti dei biancoverdi assolutamente scatenati. E su queste basi pare veramente difficile che l’Olimpia possa ribaltare questa situazione negativa che la vede già sotto per 2-0 nella serie dopo le prime 2 partite.
Un fallimento totale per la truppa di Scariolo, che era chiamato anche lui in prima persona a dare una svolta alla sfida cercando di limitare Bo McCalebb che in gara 1 aveva messo a ferro e fuoco la difesa biancorossa. Ed invece non c’è stato nessun cambiamento con il play americano di passaporto macedone che ha replicato la fantastica prova precedente dimostrando ancora una volta che per il campionato italiano è un giocatore quasi “illegale” per il talento che ne fa davvero un atleta pronto per una squadra NBA. Ma è l’intera Siena a stritolare gli avversari, che vengono tenuti a percentuali ridicole dal campo (39%), costringendo Gentile e compagni a ben 22 palle perse e con la panchina biancoverde che ridicolizza quella dell’Olimpia dato che tutti i giocatori della Montepaschi vanno a referto in punti segnati (ad eccezione di Michelori).
Siena inizia benissimo la gara e tenta subito l’allungo, ricucito però da Milano in pochi istanti. La gara è stagnante e gli attacchi non vanno a segno per qualche minuto, il primo quarto si conclude sul 18-15 Siena, poi improvvisamente i padroni di casa si svegliano e nel secondo quarto piazzano il break che decide il match arrivando all’intervallo lungo sul +11 (43-32) grazie ad un Ress formato super (che piazza ben 7 punti nel periodo), ad un ritrovato Kaukenas ed ovviamente ad un McCalebb devastante che può contare a metà gara già su 16 punti.
Le cose per Milano non migliorano neanche nella ripresa, anzi, se possibile, arrivano anche a peggiorare: dopo una fiammata iniziale (2 triple di Gentile e Cook per un parziale di 8-1 che porta gli ospiti sul -4 per il provvisorio 44-40) l’Olimpia sparisce dal campo ed il dominio tecnico e fisico di Siena è assoluto. Nei seguenti 7 minuti la squadra di Scariolo mette assieme appena 6 punti contro i 21 dei biancoverdi che volano sul +19 a fine frazione (65-46).
La forbice si allarga anche nell’ultimo quarto, i biancorossi non segnano per i primi 4 minuti e mollano definitivamente, la logica conseguenza è una vittoria facile dei toscani che chiudono con 28 punti di vantaggio (86-58).
McCalebb ancora una volta M.V.P. dell’incontro con 21 punti e 5 assist, a dargli sostegno un grande Ress (11 punti) ed un ritrovato Kaukenas (11 punti) mentre Zisis chiude a quota 10. Il disastro Olimpia è scritto nelle cifre: nessun giocatore in grado di andare in doppia cifra nei punti segnati, il top scorer (se così si può dire) è Gentile con 9 punti, poi un quartetto di giocatori a quota 7 punti (Giachetti, Cook, Radosevic e l’evenescente Hairston), malissimo anche Bourousis e Fotsis (9 punti in 2).
Per gara 3 la serie si sposta a Milano e per l’Emporio Armani è già gara da ultima spiaggia. Siena invece aspetta di colpire per chiudere la sfida quasi definitivamente.
La stagione NBA, che verrà ricordata anche per l’estenuante tira e molla del lockout che ha bloccato il campionato fino a Natale, giunge all’appuntamento conclusivo, le NBA Finals 2012. Sarà la Finale che tutti volevano/speravano di vedere, ovvero gli Oklahoma City Thunder dell’astro nascente Kevin Durant (un fenomeno in grado di diventare il numeo 1 assoluto nella Lega) contro i Miami Heat dell’attuale giocatore più forte del torneo, il “Prescelto” LeBron James. Lo spettacolo è ampiamente assicurato visto che oltre alle 2 superstar le 2 formazioni possono contare su tantissimi altri giocatori di primo livello quali Dwyane Wade, Chris Bosh (per il team della Florida), Russell Westbrook, James Harden e Serge Ibaka (per la squadra dell’Oklahoma). Ma innanzitutto sarà una sfida tra loro 2, Durant e James, con l’ala dei Thunder vincitore delle ultime 3 edizioni della classifica marcatori (ed ancora deve compiere 24 anni!) e l’asso degli Heat vincitore invece di 3 degli ultimi 4 titoli di M.V.P. della NBA. Alla fine di questa Finalissima una cosa sarà certa: uno dei 2 fenomeni vincerà il suo primo titolo NBA, resta da capire solo chi ha più chance di arrivare lassù in cima.
Per Oklahoma City è la prima finale della storia, ottenuta in soli 4 anni di vita. I Thunder sono stati creati nel 2008 dalle ceneri dei tuttora rimpianti SeattleSuperSonics (per la franchigia smeraldo-oro nella sua storia ci sono state 3 Finali, di cui l’ultima nel 1996 persa contro i Bulls di Jordan ed un titolo nel lontano 1979). Miami è alla terza Finale complessiva (la seconda consecutiva) ed il bilancio è in parità, con una vittoria nel 2006 (4-2 ai Mavericks che avevano il vantaggio del fattore campo) ed una sconfitta lo scorso anno (quando Dallas si prese la rivincita trionfando per 4-2 nonostante lo svantaggio del campo). Per James ci saranno dei tifosi speciali, come annunciato su molti giornali sportivi americani, a spingerlo nell’impresa: saranno proprio i tifosi dei Sonics che ancora non hanno digerito lo “scippo” della squadra da Seattle da parte dell’attuale proprietario dei Thunder Clay Bennett con la compiacenza del commissioner David Stern.
OKLAHOMA CITY THUNDER (seed numero 2 della Western Conference) vs MIAMI HEAT (seed numero 2 della Eastern Conference):
I Thunder partono favoriti sia per la grande prova di forza dimostrata in questi playoff, dove hanno eliminato in rapida sequenza i campioni in carica di Dallas (4-0), i Lakers di Bryant (4-1) e infine i San Antonio Spurs (4-2, piazzando 4 vittorie di fila contro una squadra che aveva perso appena 2 delle ultime 32 partite giocate!) e poi anche per il vantaggio del fattore campo (attualmente la Chesapeake Arena è ancora imbattuta nei playoff!). Miami dovrà provare il colpaccio facendo leva sul ritrovato Chris Bosh (reduce da un infortunio che ne ha limitato l’impiego nel corso della post season) e sulle performance di James e Wade. Gli Heat hanno faticato parecchio finora: dopo aver eliminato i Knicks (4-1), la squadra di coach Spoelstra ha avuto difficoltà sia contro i Pacers (4-2) che contro Boston dove si sono ritrovati sull’orlo dell’eliminazione prima di prevalere con un sofferto 4-3. Dopo queste considerazioni è ovvio che il ruolo di formazione favorita vada ai giovani Thunder. Solo l’esperienza potrebbe limitare Oklahoma City, dato che i giocatori arrivano per la prima volta all’appuntamento finale mentre per i Miami Heat e James si tratta della terza Finalissima in carriera.
I Thunder godranno di un vantaggio indubbio: la Chesapeake Arena, lo stadio di casa, è uno degli impianti dove si trovano i tifosi più calorosi di tutta la NBA che rende un vero inferno la vita alle squadre ospiti. A Miami invece i supporter appaiono più distaccati e questo è un fattore che potrà incidere parecchio nell’economia della serie.
Non siamo nella testa dei 2 tecnici, quindi fare un’analisi diventa molto difficile. Di certo possiamo esaminare ruolo per ruolo gli “scontri diretti” tra giocatori: partiamo dal duello tra Russell Westbrook e Dwyane Wade con la guardia degli Heat che oltre a diventare più concreta in attacco (per quello che si è visto finora nei playoff) dovrà limitare le scorribande verso il ferro del diretto avversario che atleticamente non ha rivali attualmente.
Pur partendo dalla panchina (universalmente riconosciuto come miglior sesto uomo della Lega) James Harden dovrà mantenere il livello di eccellenza raggiunto in questa post season. A mettergli il bastone tra le ruote ci penserà probabilmente Shane Battier che dovrà farne scadere la pericolosità offensiva e renderlo innocuo sugli eventuali scarichi per i compagni.
Passiamo ad un altro duello, quello dei “gregari di lusso” tra Sefolosha e Chalmers. Il primo eccelle per la sua difesa capace di limitare qualsiasi avversario (non è improbabile poterlo veder anche in marcatura su Wade), il secondo invece è diventato nel corso di queste 2 stagioni un tassello importante per Miami, in gradi di punire da oltre l’arco con discreta continuità. E quando ciò avviene per il team della Florida si alzano notevolmente le possibilità di vincere le gare.
Il compito più arduo lo avrà Chris Bosh (che ancora non è dato sapere se, dopo il recupero dall’infortunio ai muscoli addominali, partirà dalla panchina come seasto uomo di lusso opure giocherà titolare): il lungo di Miami sarà preso in mezzo dalle torri dei Thunder Perkins–Ibaka e quindi l’ex Raptors dovrà essere intelligente per districarsi da questa difficilissima situazione, magari portando fuori dall’area i 2 avversari (anche perchè Bosh ha un ottimo tiro dalla lunga distanza) per dare spazio libero alle incursioni nel pitturato di James e Wade. E dovrà difendere forte per evitare che i 2 lunghi dei Thunder possano creare problemi anche in attacco. A dargli una mano in questa circostanza ci penserà Udonis Haslem, che spesso arriva a fornire prestazioni che per talento non sarebbero possibili per lui, ma riesce a soperire alle lacune con gare di cuore e grinta che ne fanno uno dei giocatori migliori in questo senso.
E poi, dulcis in fundo, la sfida nella sfida, il duello che tutti attendono ovvero James contro Durant: difensivamente il talento degli Heat è sicuramente superiore (il numeo 6 di Miami è uno dei miglior difensori in NBA), ma in zona offensiva Durant ha dimostrato di poter segnare in qualsiasi modo, in qualsiasi circostanza, in qualsiasi momento, un dominio tecnico in zona offensiva quasi imbarzzante che ne fa l’attaccante migliore attualmente in circolazione. James dovrà cercare di limitarlo al massimo (e le capacità ci sono tutte anche se il compito è lo stesso arduo!) cercando di sfruttare le lacune dell’asso dei Thunder in difesa che in alcuni momenti pare, per così dire, “svagato” (un peccato vista la sua altezza e la lungheza delle braccia che ne farebbero, oltre che un attaccante di prim’ordine, anche un difensore eccezionale). Su queste basi si gioca la sfida principale, e con tutta probabilità chi avrà la meglio porterà in trionfo la sua squadra.
In ultimo il duello in panchina: coach Scott Brooks ha dimostrato, in questa post season, di essere un grande allenatore mettendo sotto scacco con le sue mosse, uno dei migliori allenatori della storia come Popovich degli Spurs. Al contrario il collega Spoelstra non ha fatto una grande impressione, e ciò che si può dire è che la situazione sfavorevole di Miami in questi playoff contro Pacers e Celtics sia stata annullata più dal talento di LeBron James che dalle mosse del coach. Vedremo se saprà smentirci, ma ad oggi Brooks pare più preparato.
In sostanza, come già detto, Thunder in vantaggio per la vittoria finale, vedremo se James riuscirà a ribaltare questo pronostico e ad entrare (finalmente) nella storia, oppure se dovrà ancora acconentarsi della nomea di “perdente di successo”.
PROGRAMMA DELLA SERIE:
gara 1: Oklahoma City Thunder-Miami Heat martedì 12 giugno ad Oklahoma City, ore 9:00 p.m. (ore 3.00 in Italia) gara 2: Oklahoma City Thunder-Miami Heat giovedì 14 giugno ad Oklahoma City, ore 9:00 p.m. (ore 3.00 in Italia) gara 3: Miami Heat-Oklahoma City Thunder domenica 17 giugno a Miami, ore 8:00 p.m. (ore 2.00 in Italia) gara 4: Miami Heat-Oklahoma City Thunder martedì 19 giugno a Miami, ore 9:00 p.m. (ore 3.00 in Italia) *gara 5: Miami Heat-Oklahoma City Thunder giovedì 21 giugno a Miami, ore 9:00 p.m. (ore 3.00 in Italia) *gara 6: Oklahoma City Thunder-Miami Heat domenica 24 giugno ad Oklahoma City, ore 8:00 p.m. (ore 2.00 in Italia) *gara 7: Oklahoma City Thunder-Miami Heat martedì 26 giugno ad Oklahoma City, ore 9:00 p.m. (ore 3.00 in Italia)
Seconda vittoria consecutiva per i New Jersey Devils che in gara 5 della Finale NHL che assegna la Stanley Cup battono i Los Angeles Kings per 2-1 riducendo ulteriormente il distacco nella serie che ora vede i californiani avanti per 3-2. Dopo essere stata sull’orlo della sconfitta (3-0 dopo le prime 3 partite), New Jersey rialza la testa e mette ora tanta pressione ai rivali che nel prossimo incontro a Los Angeles non potranno più sbagliare (sarà l’ultimo match casalingo per i Kings).
Si interrompe inoltre la striscia di 10 vittorie esterne consecutive nei playoff dei californiani che erano ancora imbattuti in trasferta. Devils che ora sognano una storica rimonta (da 0-3 a 4-3) che nelle Finals non si verifica da ben 70 anni (ed in generale nella post season è avvenuta solo 3 volte).
Nel primo periodo i padroni di casa concretizzano la superiorità grazie al goal al 12esimo minuto di Zach Parise, bravo a sfruttare l’unico (finora) errore della serie del goalie avversario Jonathan Quick.
Nel secondo quarto però arriva il pari degli ospiti, bravi a capitalizzare con la marcatura di Justin Williams al terzo minuto. La gioia losangelina dura però solo 6 minuti, il tempo necessario a Bryce Salvador di piazzare il goal vincente con un missile dalla linea blu. I Kings arrivano anche al nuovo pari ma gli arbitri giustamente annullano la rete di Stoll per via del bastone alto, irregolarità che aveva permesso al giocatore di infilare il puck alle spalle di un Martin Brodeur in serata di grazia.
Californiani arrembanti nell’ultima frazione, l’occasione più clamorosa è di Alec Martinez che coglie il palo della porta a Brodeur battuto. L’estremo difensore di New Jersey chiude ogni varco esaltando il numeroso pubblico sugli spalti di fede bianco-rosso-nera. Tutti gli sforzi sono vani per i Kings, il risultato resta di 2-1 ed i Devils continuano a sperare.
L’eroe della serata è sicuramente il portiere dei Devils Martin Brodeur, capace di stoppare quasi tutte le iniziative e gli attacchi dei giocatori ospiti riuscendo a mettere a segno 25 parate su 26 tiri complessivi diretti verso i suoi pali. Nota di merito anche al capitano Zach Parise, al primo goal in questa serie, ed a Bryce Salvador: da loro 2 arrivano le reti del successo che riapre i giochi. Inutili invece le parate di Jonathan Quick, goalie californiano che chiude la sua serata con 17 parate su 19 conclusioni avversarie. Niente da fare anche per un generoso Justin Williams, autore del provvisorio pari che però non è servito a molto. Resta il bel gioco offerto dal team losangelino che può lasciare ben sperare in vista di gara 6.
La serie torna a Los Angeles lunedì notte per il sesto atto: è solo la terza volta nella storia delle Finals NHL che una squadra sotto 3-0 riesce a forzare una gara 6. I precedenti risalgono al 1942, quando i Toronto Maple Leafs rimontarono dallo 0-3 vincendo il titolo contro Detroit, e al 1945, quando i sempre i Red Wings allungarono la serie fino a gara-7 perdendo però la “bella” ancora contro Toronto.
RISULTATI PLAYOFF NHL 9 giugno 2012
New Jersey Devils-Los Angeles Kings2-1
FINALE NHL STANLEY CUP:
6) New Jersey Devils vs 8) Los Angeles Kings serie 2-3 Kings
Alla fine i Miami Heat ce l’hanno fatta: nella decisiva gara 7, e dopo essere stato con le spalle al muro nella serie, il team della Florida ha battuto i Boston Celtics per 101-88 staccando il pass per la Finale NBA 2012 dove affronterà gli Oklahoma City Thunder.
Non è bastato agli ospiti un grande cuore ed un grande orgoglio che ha permesso agli uomini di coach Doc Rivers di stare davanti nel punteggio per quasi 3 quarti di gara (ad un certo punto erano anche 11 i punti di vantaggio dei Celtics, con il provvisorio 49-38). Alla fine la stanchezza e l’età avanzata dei giocatori chiave ha inciso ed è risultata decisiva. Sorridono invece gli Heat e tutte le sue stelle, che si riconfermano campioni della Eastern Conference. Ci sarà da completare l’opera nella prossima Finale NBA, per spazzare via il brutto ricordo di quella dello scorso anno quando i DallasMavericks beffarono, ma con pieno merito, Miami che sembrava super favorita per l’anello. Gli Oklahoma City Thunder però fanno paura ed oltre ad avere il vantaggio del fattore campo nella serie appaiono più in salute e più squadra rispetto alla formazione della Florida che avrà un compito davvero difficile. Lo sa, questo, LeBron James che però deve necessariamente vincere per scrollarsi di dosso l’etichetta del “perdente di successo”, dato che a quasi 28 anni ancora non è riuscito a portare a casa un campionato, ma solo riconoscimenti a livello personale.
Boston conosce la valenza di questi match da dentro fuori e parte benissimo andando anche sul +9 nel primo quarto guidata come al solito da un eccellente Rajon Rondo. I padroni di casa fanno fatica a segnare e così a ricucire il gap tocca ancora una volta ad un uomo soltanto, LeBron James, che permette ai suoi compagni di chiudere sotto solo di 4 punti la frazione (27-23).
I Celtics, dall’alto della loro esperienza, giocano più sciolti e sembrano poter controllare la gara. Miami però non ci sta e riesce a pareggiare, prima che una scarica di punti consecutivi di Brandon Bass porti ancora avanti i Verdi che toccano il +11 (49-38 al 21esimo minuto). All’intervallo lungo si va sul 53-46 per gli ospiti.
Grazie a 2 triple di Battier e ad un canestro di Wade gli Heat pareggiano la sfida a circa metà terzo quarto (59-59). Si va così avanti punto a punto, con continui sorpassi e controsorpassi fino alla chiusura del terzo periodo che pone le 2 squadre in situazione di perfetta parità (73-73) quando alla fine della partita mancano solo gli ultimi 12 minuti.
La frazione conclusiva è un monologo degli Heat che più freschi dal punto di vista atletico limitano a soli 15 punti segnati i Celtics piazzando al contrario ben 28 punti in attacco: ad 8 minuti dal termine Boston è avanti di 1 punto (82-81) ma resta senza segnare per quasi 4 minuti in cui gli avversari, guidati da un super James, si prendono l’inerzia del match, volando sul +6. Sull’88-84 per Miami è ancora James, con una vera e propria bomba da una decina di metri a piantare un paletto nel cuore dei Celtics (91-84). E’ la giocata chiave che spezza ogni resistenza ospite, Bosh e Wade mettono i chiodi sulla bara di Boston, finisce 101-88.
Non basta agli ospiti la super prova di Rajon Rondo, ancora una volta sopra la righe con una tripla doppia (l’ennesima della sua carriera) da 22 punti, 10 rimbalzi e 14 assist. Tutto il quintetto arriva in doppia cifra, Pierce firma 19 punti, Bass 16, Ray Allen 15 e Garnett 14 ma è desolante il contributo della panchina a segno con soli 2 punti di Pietrus! Probabile che in Massachusetts con questa sconfitta si sia chiusa un’era, iniziata nel 2008 e che ha portato i biancoverdi al titolo proprio in quella stagione. 5 stagioni di successi ed ai vertici della Eastern Conference, ma ora forse si penserà a ricostruire partendo dai giovani. Miami invece trionfa grazie ai 31 punti e 12 rimbalzi di James, ai 23 di Wade (6 rimbalzi e 6 assist) e con i 19 punti di un ritrovato Chris Bosh che in 31 minuti, partendo dalla panchina, infila anche 3 triple su 4 tentativi aggiungendo 8 rimbalzi. Prezioso anche Battier con 12 punti, tutti ottenuti dalla lunga distanza (4/9).
Dal 12 di giugno via alle Finals NBA 2012, non sarà solo la sfida tra Miami ed Oklahoma City ma anche (e forse soprattutto) la sfida tra le 2 stelle più splendenti del firmamento NBA ovvero Kevin Durant (Thunder) contro LeBron James (Heat).
RISULTATI FINALI CONFERENCE NBA PLAYOFF 2012, 9 giugno:
Miami Heat-Boston Celtics101-88 Mia: James 31, Wade 23, Bosh 19 Bos: Rondo 22, Pierce 19, Bass 16
LE SFIDE DELLE FINALI DI CONFERENCE:
Eastern Conference:
2) Miami Heat vs 4) Boston Celtics serie 4-3 Heat (Miami accede alla Finale NBA)
Western Conference:
1) San Antonio Spurs vs 2) Oklahoma City Thunder serie 2-4 Thunder (Oklahoma City accede alla Finale NBA)
La Montepaschi Siena batte, in gara 1 della Finale scudetto del campionato italiano di basket, l’Emporio Armani Milano con il punteggio di 86-77 e si porta in vantaggio per 1-0 nella serie al meglio delle 7 partite. Eroe della serata per i toscani è Bo McCalebb apparso in forma smagliante ed inarrestabile per larghi tratti del match. Il playmaker biancoverde domina la gara e gli avversari e coach Scariolo sarà chiamato già dal prossimo incontro a trovare le contromisure giuste sulle sue giocate che hanno letteralmente devastato la difesa biancorossa.
Ma non è solo il giocatore americano (naturalizzato macedone) a dare spettacolo: i campioni d’Italia hanno soluzioni offensive di varia natura, a partire da Thornton (valida spalla per McCalebb), per finire con i lunghi Andersen e Lavrinovic, capaci di punire in qualsiasi modo gli avversari.
A discapito dell’Olimpia va detto che è pesato l’infortunio subìto da Fotsis dopo pochi minuti di gioco, che ha privato gli ospiti di una pedina e di un’arma importante per il prosieguo del match. E senza il greco Milano ha subito oltremodo gli schemi della Montepaschi, non riuscendo mai a trovare il bandolo della matassa. Bourousis e Cook non brillano, Hairston e Mancinelli sono discontinui e per Siena è un gioco da ragazzi portare a casa la vittoria.
Eppure Milano inizia molto bene portandosi sul 7-2 in avvio di partita. La perdita di Fotsis però cambia l’inerzia del match e con un super parziale di 24-10 la Montepaschi ribalta la situazione chiudendo in vantaggio per 26-17 il primo quarto di gioco.
Scariolo decide di proporre il quintetto “piccolo” ed i risultati all’inizio del secondo periodo gli danno ragione con l’Olimpia che si porta sul -1 (30-29). McCalebb però inizia il suo personalissimo show e grazia anche al contributo di Andersen ristabilisce le distanze portando i suoi compagni sul 51-43 all’intervallo lungo: per il playmaker di Pianigiani a metà gara ci sono già 19 punti e 5 assist!
Inizio di secondo tempo difficoltoso per gli ospiti che restano abbastanza contratti. Siena piazza un parziale di 14-4 con i punti di Andersen e con quelli della coppia Thornton-Zisis e tocca il +18 al 29esimo (71-53 con tripla di Thornton). La risposta di Milano arriva con un 5-0 nei secondi finali del terzo periodo (71-58).
Milano si gioca le ultime cartucce ad inizio dell’ultima frazione e con un parziale di 12-2 arriva sul provvisorio -5. Sembra una partita riaperta, invece Radosevic, molto positivo fino a quel momento, sbaglia il canestro del -3 e Siena punisce subito gli errori lombardi con il trio McCalebb-Zisis-Thornton: comodo +8 a 90 secondi dalla sirena e gara in cassaforte, resta solo l’ordinaria amministrazione che porta all’86-77 finale.
M.V.P. dell’incontro McCalebb, come già detto straripante, con 25 punti, 8/13 dal campo, un perfetto 9/9 in lunetta e 5 assist. A dargli manforte un brillante Thornton con 19 punti e 6 rimbalzi con un pesante 8/12 dal campo (3/4 dall’arco) ed un ottimo Andersen da 17 punti, bene anche Lavrinovic (11 punti ed 8 rimbalzi). Agli ospiti non sono bastati i 15 punti di Hairston, i 14 di un positivo Gentile ed i 10 a testa della coppia Bremer-Radosevic.
Per gara 2 si resta a Siena con la Montepasschi che dovrà protegegre ancora il vantaggio campo e l’Olimpia che si gioca già una buona parte della serie scudetto.
Una notizia molto importante scuote il mondo della NFL: la Lega americana di football finisce nel mirino della giustizia per aver “occultato informazioni sul rischio dei danni celebrali permanenti collegati agli infortuni sui campi da gioco” come riportato da alcuni siti specializzati degli Stati Uniti.
Circa 2 mila veterani, ex giocatori del massimo campionato di football americano, hanno depositato alla corte distrettuale di Philadelphia le carte che potrebbero dare inizio ad un maxi processo che è già stato definito “la più grande causa sportiva mai intentata“.
L’accusa rivolta alla Lega è quella di aver nascosto “deliberatamente e in maniera fraudolenta diverse informazioni riguardanti la possibilità di danni al cervello per i professionisti“. Il procedimento riunisce oltre 80 cause già pendenti.
I rappresentanti legali dei giocatori hanno fatto causa alla Lega segnalando la grande quantità di casi di commozioni cerebrali, demenza, morbo di Alzheimer ed altre malattie neurologiche come conseguenza dei traumi subiti sui campi da gioco. Secondo il documento presentato dai legali dei giocatori “la NFL avrebbe occultato ai giocatori la gravità delle lesioni subite con il proposito di ostacolare l’avanzamento delle indagini mediche e l’incremento dei fondi pensione“. Una negligenza che ora potrebbe costare molto cara ai vertici della Lega.
“La NFL ha da tempo fatto della sicurezza dei giocatori una priorità“
Ha dichiarato la Lega in un comunicato, respingendo tutte le accuse. Secondo quanto riportato dai maggiori media americani, gli atleti ritengono invece che le precauzioni per salvaguardare la loro salute siano state adottate solo negli ultimi anni, mentre nei decenni passati gli sportivi sono stati esposti a danni neurologici con conseguenze a lungo termine.
In prima linea per far giustizia c’è la vedova di Ray Easterling, ex degli Atlanta Falcons, che si è suicidato nel mese di aprile dopo essersi ammalato di demenza, oltre che di depressione. Tra i giocatori coinvolti c’é Kevin Turner, ex dei Philadelphia Eagles, che sostiene di essere affetto da sclerosi laterale amiotrofica (o morbo di Lou Gehrig) a causa degli scontri sul campo da gioco.
George Atallah, portavoce del sindacato giocatori, non ha voluto fare commenti. Ma ora i proprietari delle squadre stanno cercando di negoziare un nuovo contratto di lavoro che tuteli molto di più le pensioni per i giocatori al momento del ritiro.
La Finale più attesa: stasera prende il via l’appuntamento clou della stagione del campionato italiano di basket, con la sfida tra Montepaschi Siena (testa di serie numero 1 nei playoff visto il miglior piazzamento in stagione regolare) ed Emporio Armani Milano (arrivata seconda al termine della regular season). Toscani, campioni d’Italia in carica, che cercano il sesto successo consecutivo. Lombardi che invece cercheranno di spezzare il dominio biancoverde per conquistare un titolo che in casa biancorossa manca ormai da ben 16 anni (allora, nel 1996 i protagonisti del successo furono Tanjevic in panchina e Bodiroga in campo).
1) Montepaschi Siena vs 2) EA7 Emporio Armani Milano:
Siena tenterà di ottenere un’impresa storica, che nel nostro torneo non è mai riuscita a nessuno, ovvero vincere 6 campionati consecutivi (al momento la truppa di Pianigiani ha eguagliato la Milano di Borletti che tra il 1950 ed il 1954 ottenen 5 scudetti di fila). Proveranno a spezzare i sogni biancoverdi i ragazzi di coach Scariolo che negli ultimi 3 anni hanno già affrontato Siena in Finale per 2 volte venendo spazzati via sempre per 4-0 (anche se l’attuale allenatore biancorosso non era ancora stato preso in panchina per dirigere le operazioni).
Infatti mai come quest’anno, sotto la guida dell’attuale selezionatore della nazionale spagnola, Milano può dirsi davvero vicina al livello dei rivali. Quest’anno Siena e Milano si sono affrontate 3 volte, in campionato ha prevalso il fattore campo (+7 Milano all’andata, +9 Siena al ritorno), nella semifinale di coppa Italia la Montepaschi si è imposta in volata per 67-65. La prima impressione è che Siena ha ancora qualcosa in più ma l’Olimpia è l’unica squadra italiana in grado di sovvertire il pronostico.
I numeri però non sono dalla parte dell’Emporio Armani dato che in 11 sfide dirette di playoff Siena ha fatto bottino pieno e non ha lasciato ai rivali neanche le briciole.
I giocatori delle 2 formazioni sostanzialemnete si equivalgono, gruppo inossidabile e rodato quello dei toscani, talentuoso e più giovane il gruppo biancorosso. La differenza la potrà fare la maggiore esperienza della Montepaschi in queste serie, dato che nel corso degli ultimi anni sono state tante le sfide a questi livelli vinte e dominate.
Una chiave importante per determinare l’esito di questa Finale sarà la battaglia sulle panchine: riuscirà a prevalere Simone Pianigiani (coach di Siena) oppure Sergio Scariolo (allenatore di Milano)? A parità di talento del roster è più che probabile che le decisioni degli allenatori indirizzeranno l’esito di questa attesa sfida. Chi riuscirà ad “imbrigliare” le idee dell’altro e ad imporre le proprie vincerà la serie e lo scudetto. E forse per la prima volta negli ultimi anni Pianigiani si trova di fronte un degno rivale che potrà dargli filo da torcere.
La parola al campo dunque. Si parte stasera alle 20:30 a Siena, sperando che in ogni gara non mancheranno le emozioni.
PROGRAMMA DELLA SERIE:
gara 1: Montepaschi Siena-EA7 Emporio Armani Milano sabato 9 giugno a Siena, ore 20:30 gara 2: Montepaschi Siena-EA7 Emporio Armani lunedì 11 giugno a Siena, ore 20:30 gara 3: EA7 Emporio Armani Milano-Montepaschi Siena mercoledì 13 giugno a Milano, ore ore 20:30 gara 4: EA7 Emporio Armani Milano-Montepaschi Siena venerdì 15 giugno a Milano, ore 20:30
*gara 5: Montepaschi Siena-EA7 Emporio Armani domenica 17 giugno a Siena, ore 20:30
*gara 6: EA7 Emporio Armani Milano-Montepaschi Siena martedì 19 giugno a Milano, ore 20:30
*gara 7: Montepaschi Siena-EA7 Emporio Armani giovedì 21 giugno a Siena, ore 20:30
Doveva rispondere a giornalisti, analisti, critici e detrattori che dopo la super prova di Kevin Durant nella serie contro gli Spurs lo davano ormai come perdente. Doveva (se ce ne fosse stato ancora bisogno) dimostrare di non essere secondo a nessuno. Doveva riprendersi ciò che stava svanendo lentamente ma anche inesorabilmente. E lo ha fatto con una prova mostruosa. Questo è LeBronJames che nella possibile notte dell’ennesima abdicazione personale ed eliminazione di una sua squadra dai playoff, tira fuori dal cilindro una prestazione da laggenda: per lui 45 punti e 15 rimbalzi ma come sempre (e come già detto ieri per Durant), i numeri alcune volte non dicono tutto. Da solo, in sostanza, stritola Boston che dopo il colpo esterno di gara 5 vedeva sempre più le Finals NBA a portata di mano. Serie di Finale di Eastern Conference pareggiata sul 3-3, i Celtics si sono dovuti inchinare. James non ci teneva ad uscire per la terza volta in 4 anni a testa bassa dal Garden di Boston dopo le cocenti delusioni dei playoff del 2008 e del 2010 in cui i Verdi eliminarono i Cavaliers di LeBron. Ed infatti la storia è andata diversamente. Tuttavia gli Heat nonostante si siano salvati avranno un altra difficile partita nella serata di sabato, tutto si deciderà infatti in gara 7 in programma a Miami. Partita da dentro o fuori, vivere o morire. Celtics ed Heat si daranno battaglia fino all’ultimo decimo di gioco per raggiungere gli Oklahoma City Thunder in Finale.
Boston solo in avvio, precisamente nei primi secondi di gioco, riesce a mettere la testa avanti, poi gli ospiti prendono le redini del match e non mollano più la leadership del risultato. Il primo quarto si chiude sul 26-16 ma gli Heat continuano a spingere forte. James, dopo aver sbagliato il primo tiro dell’incontro ne infila 11 consecutivi e ad un certo punto sui 32 punti totali di squadra lui ne ha griffati la metà ovvero 16! Boston riesce solo a limitare i danni non riuscendo ad arrivare in scia agli avversari ed il primo tempo si chiude sul 55-42.
Ritmi bassi in avvio di ripresa, Miami però tocca anche il +18 con un parziale di 6-1 (61-43). I padroni di casa con l’orgoglio però riescono a tornare sul -10 e costringono coach Spoelstra a chiamare timeout. La pausa giova a Wade e compagni che si portano nuovamente sul +15 (67-52) anche grazie alla bomba di Mario Chalmers. Il terzo quarto va in archivio sul risultato di 72-59.
Ultima frazione di gioco senza storia: 2 canestri di Wade ed una tripla di Battier siglano il +18 (81-63), poi arriva anche il massimo vantaggio della gara sul +25 per gli Heat, messo a segno da Lebron James per i suoi ultimi 2 punti dal campo prima di sedersi in panchina per gli ultimi 5 minuti e mezzo dell’incontro. Nel garbage time i Celtics rosicchiano qualche punto ma il punteggio resta lo stesso impietoso: 98-79.
Prestazione da leggenda per LeBron James, cifre semplicemente spettacolari, 45 punti, 19/26 al tiro, 15 rimbalzi, 5 assist e un primo tempo da 30 punti con 12/14 al tiro e 10 rimbalzi. Proprio i sui 30 punti nel primo tempo si avvicinano ai 35 di sua maestà MichaelJordan ottenuti nel primo tempo di gara 1 delle Finals del 1992 contro i Portland Trail Blazers, prestazione che contribuì a scrivere il suo nome nella leggenda. James inoltre è il primo giocatore da 25 anni a questa parte in NBA a sfoderare una performance da 45 punti, 15 rimbalzi e 5 assist nei playoff. Solo Wade riesce ad arrivare in doppia cifra per Miami con 17 punti, poi le briciole per gli altri con Chalmers che si ferma a 9 punti (tutti ottenuti da dietro l’arco (3/4 per lui) e Bosh che gioca 28 minuti con un bottino di 7 punti e 6 rimbalzi. Ai padroni di casa non sono bastati i 21 punti e 10 assist di Rondo (unico a salvarsi) ed i 12 a testa di Garnett e Bass, male il capitano Paul Pierce con 9 punti ottenuti con ben 18 tiri presi (0/6 da 3).
Per gara 7 si torna a Miami. Come già detto gara da vita o morte, sperando che lo spettacolo sia di livello assoluto.
RISULTATI FINALI CONFERENCE NBA PLAYOFF 2012, 7 giugno:
Boston Celtics-Miami Heat 98-79 Bos: Rondo 21, Bass 12, Garnett 12 Mia: James 45, Wade 17, Chalmers 9
LE SFIDE DELLE FINALI DI CONFERENCE:
Eastern Conference:
2) Miami Heat vs 4) Boston Celtics serie 3-3
Western Conference:
1) San Antonio Spurs vs 2) Oklahoma City Thunder serie 2-4 Thunder (Oklahoma City accede alla Finale NBA)