Autore: slevin

  • LeBron James, il Re dell’NBA finalmente è salito sul trono

    LeBron James, il Re dell’NBA finalmente è salito sul trono

    Miami, AmericanAirlines Arena, 21 giugno 2012. Da qualche minuto è finita gara 5 delle Finals NBA tra i padroni di casa degli Heat e gli ospiti degli Oklahoma City Thunder, letteralmente demoliti per 121-106. E’ la partita che regala al team della Florida il suo secondo titolo della storia, dopo quello della stagione 2006. I giocatori degli Heat rendono omaggio agli sconfitti, il rispetto viene prima di tutto il resto. Poi indossano magliette e cappellini celebrativi per la vittoria. I tecnici allestiscono al centro del parquet il necessario per la premiazione. La squadra si raduna, i sorrisi si sprecano, la gioia è tanta, la soddisfazione enorme.

    Tra tutti però c’è un viso molto più sorridente rispetto a quello degli altri, lo si nota distintamente. Le telecamere lo cercano, lo immortalano, i fotografi cercano di cogliere sul viso le sfumature migliori. L’attenzione è tutta rivolta ad un uomo, uno solo e soltanto, LeBron James, King James: il Re della NBA finalmente è salito sul trono. Ci sono voluti 9 lunghi anni, 2 Finali perse in passato ed un trasferimento dalla sua Cleveland a Miami per compiere il suo destino. Un destino che aveva riservato solo ed esclusivamente soddisfazioni personali, con premi individuali in abbondanza, riconoscimenti che fanno piacere, che fanno accrescere l’autostima ma che non valgono nulla (o quasi) se non riesci a diventare il numero uno conducendo la tua squadra al titolo.

    Ieri James ha spazzato via tutte le maldicenze dei critici e dei detrattori che hanno dovuto fare ammenda e cospargersi il capo di cenere di fronte alle cifre spaventose di un giocatore che ha disputato dei playoff mostruosi. Serie di Finale chiusa in doppia doppia di media in punti e rimbalzi (quasi 29 punti e 10 rimbalzi tondi tondi), ha chiuso i conti in gara 5 con una sontuosa tripla doppia da 26 punti, 11 rimbalzi e 13 assist. Ha asfaltato i Thunder con il suo talento, riuscendo a capire anche quando coinvolgere i compagni che a turno si sono fatti trovare pronti. Ma non va dimenticato neanche il resto della post season, a partire dalla serie contro gli Indiana Pacers che si stava mettendo male dopo che la franchigia di Indianapolis si è trovata avanti 2-1 con gara 4 da giocare in casa. James ha ribaltato le sorti della sfida. E come non ricordare la strepitosa gara 6 al Boston Garden, con i suoi Miami Heat spalle al muro e sull’orlo dell’eliminazione (3-2 per i Celtics): LeBron ha sfoderato una prestazione leggendaria come qualche decennio fa fece il suo illustre predecessore Michael Jordan proprio a Boston. Una performance che resterà nella storia e negli annali del basket fatta da 45 punti, 15 rimbalzi e 5 assist (da 25 anni non si registravano cifre del genere nei playoff NBA), con soli 7 errori al tiro (19/26). Probabile che proprio in questa gara Miami ed il suo leader abbiano posto le fondamenta per arrivare al titolo. Un merito ulteriore è quello di aver infuso nei compagni la sua stessa voglia di vincere, una peculiarità che è stata messa in evidenza nella serie di Finale contro Oklahoma City.

    LeBron James | © Ronald Martinez/Getty Images
    Spesso i numeri dicono tutto, racchiudono l’essenza, la verità, non mentono mai. Ma tralasciano dei dettagli, dei particolari che risultano poi molto più determinanti: stiamo parlando dell’atteggiamento di James sul parquet, della sua forza mentale. Ha letteralmente distrutto ogni avversario ed ogni squadra che gli si sono presentati davanti, pronti a sbarrargli la strada verso l’anello, il suo anello. Il suo viso emblematico valeva più di mille parole, i suoi occhi mettevano in mostra rabbia, determinazione e voglia di vincere. Poche volte in passato abbiamo visto il fenomeno di Akron così concentrato, così desideroso di voler giungere dove aveva deciso di arrivare. Le sue parole a fine gara sono veritiere come non mai:

    Era solo questione di tempo, sapevo che prima o poi avrei vinto questo titolo che significa tutto per me. La sconfitta dello scorso anno mi è servita tanto perchè ho fatto un passo indietro ed ho capito che stavo giocando solo con odio dentro per zittire coloro che mi criticavano dopo il mio trasferimento da Cleveland. Ho capito che non era il modo giusto di affrontare le cose. Se l’anno scorso giocavo con tanto odio, tanta rabbia, tanta voglia di dimostrare qualcosa, questa volta invece ho giocato con amore, l’amore per la pallacanestro. In estate sono tornato alle basi e ad occuparmi dei fondamentali. Come il gioco spalle a canestro, andando a lezione da Olajuwon. Ringrazio tutti i miei compagni e lo staff tecnico, anche grazie a loro ora il mio sogno è realtà!

    Parole di felicità e di umiltà. Di voglia di crescere. Ancora. Nonostante sia universalmente già riconosciuto come il giocatore di basket più forte e completo di tutti.

    Il momento più significativo della premiazione dei Miami Heat è stato quando LeBron James ha stretto il Larry O’Brien Trophy, il trofeo consegnato alla squadra campione: il numero 6 degli Heat lo ha stretto forte a sè quasi come se fosse un figlio, gli ha sorriso, ha sussurrato alcune parole (che ovviamente non sapremo mai), lo ha baciato per poi alzarlo al cielo. Il gesto del trionfo, il gesto della liberazione, il gesto più bello che un campione del suo talento merita. La maledizione è finita, caro LeBron, goditi il titolo ed il tuo momento. Il prossimo passo è ripetersi, e poi farlo più volte. Solo così si entra nella storia, solo così si entra nella leggenda!

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    LEBRON JAMES, IL RE DELL’NBA. VIDEO:

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  • Miami Heat campioni NBA, Thunder demoliti. LeBron James eletto M.V.P.

    Miami Heat campioni NBA, Thunder demoliti. LeBron James eletto M.V.P.

    I Miami Heat sono i nuovi Campioni NBA: un successo meritatissimo per il team della Florida che in gara 5 demolisce gli Oklahoma City Thunder per 121-106 chiudendo la serie delle NBA Finals 2012 sul 4-1. E’ il trionfo anche di LeBron James che a 27 anni e dopo 9 stagioni nella Lega (con 2 Finali perse, nel 2006 e nel 2011) riesce a conquistare il titolo che tanto desiderava. Per il fenomeno di Akron anche un altro riconoscimento importante: a fine gara viene eletto M.V.P. delle Finals, un premio che va ad aggiungersi a quello di M.V.P. della regular season. Un dominio netto per James che suggella il tutto con una fantastica tripla doppia nella partita decisiva, scrollandosi di dosso anche l’etichetta di “perdente di successo” che molti detrattori gli avevano affibbiato nel corso di questi anni. Il sortilegio è spezzato ed ora per lui si aprono nuovi orizzonti. La mente corre veloce alla sua strepitosa prova di gara 6 a Boston nella Finale di Conference dove con gli Heat spalle al muro e ad un passo dall’eliminazione (sotto per 3-2 contro i Celtics) diede prova del suo talento con una partita clamorosa al Boston Garden, una performance che rimarrà nella leggenda al pari di quelle di Michael Jordan nel recente passato. Forse è proprio in quella partita che gli Heat hanno compiuto il passo decisivo per vincere il titolo, quello è stato l’emblema di una stagione e di un gruppo che rimarrà negli annali del basket. Per Miami si tratta del secondo titolo nella storia della franchigia, dopo quello della stagione 2005/2006 ottenuto contro i Dallas Mavericks che riscatta ampiamente la Finale persa lo scorso anno, sempre contro i texani.

    Il dominio degli Heat in gara è assoluto: i ragazzi di coach Spoelstra mettono in campo tanta voglia di vincere, tanta aggressività ed una forza mentale fuori dal comune ed annichiliscono sin dai primi minuti gli avversari, letteralmente dominati in ogni aspetto del gioco. Il primo quarto va in archivio sul 31-26 per i padroni di casa.

    Miami allunga nel secondo periodo, quando mancano 5 minuti all’intervallo lungo gli Heat sono già sul -17 (53-36): feroci in difesa, concreti in attacco, i ragazzai di Spoelstra devastano i Thunder grazie alle giocate fenomenali di un James inarrestabile. Oklahoma City in chiusura di frazione però riesce a limitare i danni per chiudere con un passivo di soli 10 punti che pare davvero oro colato per quanto visto in campo (59-49).

    LeBron James, Miami Heat | © DON EMMERT/AFP/GettyImages
    L’inizio della ripresa sorride agli ospiti che grazie a Durant si riportano sotto (-5) in pochi minuti. Ma questi Miami Heat non hanno paura di nessuno: in un batter d’occhio iniziano a piovere triple nel canestro bluarancio, Miller è una sentenza, Battier e Chalmers segnano con facilità, Bosh è il padrone dell’area pitturata e James dispensa magìe sui 2 lati del campo. Ancora lo scatenato Miller da 3 punti ed un canestro più fallo di Wadefanno capire che questa gara non può sfuggire ai padroni di casa che volano sul + 26 (93-67) ad un minuto dalla fine del terzo quarto.

    Il massacro degli Heat sui Thunder si affievolisce solo nella frazione concluisva: Miami infatti amministra tranquillamente l’ampio margine e conclude l’incontro sul 121-106 che sancisce il trionfo della squadra della Florida. Sugli spalti l’entusiasmo è alle stelle e per una volta tanto la solitamente “fredda” AmericanAirlines Arena si trasforma in una bolgia, un entusiasmo contagioso che ha accompagnato gli Heat per tutto l’incontro. C’è solo gioia a Miami, ma a fare da contraltare ci sono le lacrime di un comunque grandissimo Kevin Durant per la Finale persa, lacrime asciugate dalla mamma e dal papà che abbracciano il figlio. Una scena che fa capire quanto questo ragazzo potrà dare al basket NBAnei prossimi anni, un giocatore lontano dagli stereotipi moderni, con la testa sulle spalle e dei valori (come quello della famiglia) che lo porteranno sicuramente lontano nella sua carriera.

    E’ proprio il prodotto di Texas University il miglior marcatore del match con 32 punti ed 11 rimbalzi. Seguono Westbrook ed Harden con 19 punti a testa. Assolutmente nullo il contributo dei vari Ibaka, Perkins e Collison (13 punti complessivi in 3). I padroni di casa invece hanno la meglio grazie alla sontuosa tripla doppia di un LeBron James da antologia del basket che chiude con 26 punti, 11 rimbalzi e 13 assist (e 2 stoppate). A dare man forte al numero 6 degli Heat ci pensa un fantastico Mike Miller che nonostante i noti problemi alla schiena (che potrebbero anche minare il suo futuro in NBA) infila 23 punti in 23 minuti giocati, risultando un cecchino infallibile dalla distanza (7/8 nelle triple). Grandi performance anche per Chris Bosh (24 punti) e Dwyane Wade (20), positivo il solito Shane Battier sui 2 lati del campo.

    Per gli Heat e la città di Miami è l’ora di festeggiare, i Thunder invece dovranno cercare di capire i loro errori e ripartire in vista di un futuro che comunque li vedrà protagonisti (e magari vincenti) nei prossimi anni.

    RISULTATI NBA FINALS 2012, 21 giugno:

    Miami HeatOklahoma City Thunder 121-106
    Mia: James 26, Bosh 24, Miller 23
    Okl: Durant 32, Westbrook 19, Harden 19

    LA SERIE DELLA FINALE NBA:

    2) Oklahoma City Thunder vs 2) Miami Heat serie 1-4 Heat. MIAMI VINCE IL CAMPIONATO 2011/2012

    GLI HIGHLIGHTS:

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    TOP 5:

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    IL VIDEO DELLA PREMIAZIONE DEI MIAMI HEAT:

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    FOTOGALLERY MIAMI HEAT vs OKLAHOMA CITY THUNDER:

    Foto Credit: Getty Images

  • NBA, Dunlap nuovo coach di Charlotte. Lewis vola da Belinelli

    NBA, Dunlap nuovo coach di Charlotte. Lewis vola da Belinelli

    La stagione NBA ancora non é conclusa dato che nelle Finals 2012 i Miami Heat di LeBron James conducono sugli Oklahoma City Thunder di Kevin Durant per 3-1 (stanotte gara 5) ma le squadre rimaste fuori dalla post season iniziano già a muoversi sul mercato in vista del Draft per preparare al meglio la prossima annata.

    I primi a battere un colpo sono stati i Charlotte Bobcats di Michael Jordan, che deve riscattare la poco edificante nomèa di proprietario peggiore della storia: il suo team infatti nella regular season 2011/2012 è diventato il peggiore nella storia della Lega, la franchigia con la più bassa percentuale di vittorie in assoluto (0,106 dovuta a soli 7 successi e ben 59 sconfitte) che ha “scavalcato” quella di Philadelphia di qualche decennio fa.

    Licenziato Paul Silas, subito dopo i 23 KO di fila nel finale di stagione, Jordan ha scelto Mike Dunlap come nuovo head coach: l’ormai ex allenatore di Saint John’s University, 54 anni, ha avuto la meglio su altri tecnici più quotai come l’assistente degli Indiana Pacers Brian Shaw e l’assistente dei Lakers Quin Snyder. Jordan avrebbe voluto affidare la panchina a Jerry Sloan, ex tecnico degli Utah Jazz, che ebbe come rivale nelle famose Finali NBA del 1997 e 1998 (vinte entrambe da M.J.). Sloan però non è stato convinto dal progetto tecnico ed ha declinato l’offerta.  L’esperienza più significativa di Dunlap in NBA è quella con i Denver Nuggets di George Karl (dal 2006 al 2008) dove fu primo assistente dell’allenatore. Ora la nuova sfida alla guida dei disastrati Bobcats, compito non facile ma neanche impossibile visto che Charlotte ha la seconda scelta assoluta nel prossimo Draft del 28 giugno che si preannuncia come uno dei migliori di sempre visti i numerosi talenti che si sono “dichiarati” per l’NBA.

    Rashard Lewis | © Streeter Lecka/Getty Images

    Si muovo anche gli Orlando Magic, che dopo i licenziamenti di coach Van Gundy e del general manager Smith, coprono almeno uno dei 2 “buchi”: il ruolo di dirigente è stato affidato a Rob Hennigan, ormai ex assistente di Sam Presti agli Oklahoma City Thunder. I Magic sperano che Hennigan possa costruire una squadra molto competitiva così come ha fatto il suo mentore Presti con i Thunder. Per la panchina di Orlando il nome caldo è quello di Shaw, il già citato assistente allenatore dei Pacers.

    Il primo scambio in vista del nuovo campionato lo firmano invece Washington Wizards e New Orleans Hornets: in Louisiana arriva l’ala Rashard Lewis ed il suo contrattone da 24 milioni di dollari (secondo giocatore più pagato della NBA dopo Kobe Bryant, davvero un’assurdità visto il rendimento dell’ex Orlando Magic e Seattle SuperSonics negli ultimi anni) ed in più la 46esima scelta al Draft. Nella Capitale approdano invece il centro Emeka Okafor e l’ala Trevor Ariza, che rinforzano pesantemente i Wizards. L’acquisizione di Lewis da parte degli Hornets si potrebbe spiegare anche con la voglia di tagliarlo immediatamente (cosa che non potevano fare con Ariza e Okafor dovendone scegliere solo 1): con la clausola Amnesty infatti il giocatore scomparirebbe dal bilancio della squadra e i “Calabroni” potrebbero investire i soldi risparmiati (circa la metà dei 24 milioni di dollari dovuti al giocatore) sul prossimo mercato, liquidità utile anche per poter eventualmente rifirmare il nostro Marco Belinelli che a New Orleans ha trovato la sua dimensione dopo 5 anni in giro per l’NBA.

  • Westbrook non basta ai Thunder, Miami va sul 3-1

    Westbrook non basta ai Thunder, Miami va sul 3-1

    I Miami Heat battono gli Oklahoma City Thunder per 104-98 in gara 4 delle NBA Finals 2012 e si portano sul 3-1 nella serie. Per la squadra della Florida, alla terza vittoria di fila sugli avversari di turno, ci sarà la possibilità, nella prossima partita, di chiudere i conti  dato che il match sarà da giocare sempre sul parquet amico. Ma attenzione a dare per morta Oklahoma City che già nel turno precedente, sotto per 2-0 contro i San Antonio Spurs, riuscì a rimontare e vincere la serie per 4-2 con 4 successi consecutivi ottenuti ai danni di un team reduce da 20 vittorie di fila e complessivamente con una striscia di 30 risultati positivi in 32 partite.

    Pronti-via ed i Thunder iniziano fortissimo trascinati da un Westbrook in serata di grazia che guida i suoi sul 13-3. Il play di Oklahoma City è indiavolato e costringe coach Spoelstra a chiamare 2 timeout già nei primi 8 minuti di gioco quando il punteggio recita 25-12 in favore degli ospiti anche grazie all’apporto di Collison che piazza 6 punti in pochi minuti (ma il suo contributo si chiuderà qui). Sul finire di frazione una tripla di Cole rende meno pesante il passivo per gli Heat che sono sotto addirittura per 33-19!

    Nel secondo quarto Miami ritorna in campo più concentrata, alza nettamente l’intensità difensiva e con un parziale di 7-0 (ancora grazie a Cole) costringe coach Brooks al timeout. I Thunder però restano senza segnare per ben 4 minuti e così Chalmers infila il canestro del provvisorio -1 (33-32). Westbrook spezza il parziale di 13-0 dei padroni di casa con una giocata fulminea (35-32) ma Wade impatta il risultato con una bomba. Si va avanti punto a punto fino alla conclusione del primo tempo: gli ospiti dopo i 33 punti siglati in apertura, sono costretti ad acconentarsi di soli 16 punti nel secondo periodo e Miami resta in partita sul -3 (49-46).

    La ripresa si apre con continui botta e risposta da ambo le parti, James riesce a portare anche in vantaggio gli Heat (59-58 dopo 4 minuti) ma gli ospiti non demordono e restano attaccati agli avversari che possono contare su un grande Wade, sulla continuità di Chalmers e su un LeBron James già a ridosso della tripla doppia (20 punti, 12 assist e 9 rimbalzi). La frazione si conclude sul 79-75 per Miami.

    Miami Heat | © Mike Ehrmann/Getty Images

    James però inizia ad accusare i primi sintomi della fatica nell’ultimo quarto (i crampi lo costringono più volte a piccoli riposi in panchina) ma ad ergersi a protagonista assoluto per i padroni di casa è Mario Chalmers: 12, infatti, i punti infilati in questo frangente che portano il team della Florida sull’85-79 sfruttando anche il periodo di confusione di Harden che perde alcuni palloni banalmente. 9 punti di fila di Westbrook rimettono in carreggiata i Thunder (90-88 per Miami). Spoelstra chiama timeout ma non basta perchè la premiata ditta Durant-Westbrook opera il sorpasso (92-91) a 4 minuti dal termine. I tifosi sugli spalti tremano di paura ma James, nonostante i dolori fisici segna una tripla fondamentale (l’unica della sua gara) per il 97-94 quando alla sirena mancano poco meno di 3 minuti. Wade porta i suoi compagni sul +5 (99-94), ancora un immarcabile Westbrook riduce il gap sul 99-96. Ma sono pochi i secondi che restano da giocare e Miami chiude i conti con i tiri liberi. Gli Heat trionfano 104-98.

    Ai Thunder non bastano i 43 punti (20/32 al tiro), 7rimbalzi e 5 assist di uno strepitoso Russell Westbrook che a lungo ha predicato nel deserto mettendo a segno da solo quasi la metà dei punti totali di Oklahoma City. L’unico a dare man forte alla “combo-guard” degli ospiti è Kevin Durant che alla fine piazza 28 punti, poi il vuoto con James Harden autore di 8 punti che replica il poco lusinghiero 2/10 al tiro della gara precedente, pur acchiappando 10 rimbalzi. Il resto dei giocatori bluarancio mette a segno appena 19 punti con 5 giocatori e questo ovviamente non può bastare. Miami invece trionfa grazie all’ennesima grande prestazione di LeBron James, che pur giocando nell’ultimo quarto con i crampi riesce ad arrivare quasi in tripla doppia con 26 punti, 9 rimbalzi e 12 assist (restano comunque da valutare le sue condizioni fisiche in vista del prossimo incontro che è solo a 48 ore di distanza). Eccellente anche la gara di Dwyane Wade da 25 punti, ma l’uomo del giorno è Mario Chalmers che esplode letteralmente nella decisiva frazione ed infila 12 dei suoi 25 punti totali con canestri pesantissimi che regalano in pratica il successo. 13 punti e 9 rimbalzi per Chris Bosh, positivo dalla panchina Cole autore di 8 punti.

    Come già detto, per gara 5 si resta a Miami, ultima gara sul parquet della Florida: gli Heat dovranno capitalizzare ancora una volta il fattore campo e se vittoria sarà, James e compagni diventeranno i campioni NBA. Oklahoma City però giocherà agguerrita più che mai, per cercare di riportare la serie nella propria Arena dove potrebbe clamorosamente ribaltare la sfida. Nella storia delle Finali NBA mai nessuna squadra è riuscita a rimontare quando si è trovata sotto per 3-1, più in generale nei playoff solo 8 volte su 186 occasioni un team che si è trovato in svantaggio per 3-1 ha poi concluso vittoriosamente sul 4-3 (una percentuale di circa il 4%). Vedremo se i Thunder riusciranno a riscrivere la storia della NBA in questa occasione che non devono lasciarsi sfuggire.

    RISULTATI NBA FINALS 2012, 19 giugno:

    Miami HeatOklahoma City Thunder 104-98
    Mia: James 26, Wade 25, Chalmers 25
    Okl: Westbrook 43, Durant 28, Harden 8

    LA SERIE DELLA FINALE NBA:

    2) Oklahoma City Thunder vs 2) Miami Heat serie 1-3 Heat

    GLI HIGHLIGHTS:

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    TOP 5:

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  • Simone Pianigiani lascia la Montepaschi Siena

    Simone Pianigiani lascia la Montepaschi Siena

    E’ ufficiale: Simone Pianigiani lascia la Montepaschi Siena. Dopo aver conquistato neanche 48 ore fa il sesto titolo consecutivo sulla panchina biancoverde in soli 6 anni, il tecnico ha deciso che era ora di voltare pagina in vista del futuro. Pianigiani ha comunicato le sue intenzioni nel corso di una conferenza stampa con il presidente Ferdinando Minucci.

    Queste le parole dell’allenatore:

    Oggi è il mio ultimo giorno da allenatore della Mens Sana e questa è la comunicazione ufficiale di una cosa che si era capita già l’altra sera dopo lo scudetto. Avevamo parlato di questa scelta già da qualche mese, c’è stato anche poco bisogno di parlare come spesso è capitato con Minucci. Ieri ci abbiamo messo 5 minuti per confermarcelo. Ma sono stati comunque giorni difficili. Ringrazio tutti, in particolare il mio gruppo di lavoro e Minucci che mi ha dato sempre fiducia, anche prima di diventare allenatore“.

    Pianigiani ovviamente non ha ancora ufficializzato la sua prossima destinazione, che con ogni probabilità sarà il Fenerbahce Ulker Istanbul, club dal progetto ambizioso e con una nuovissima arena da ben 15mila posti per non parlare della disponibilità economica quasi illimitata come dimostra la storia recente dovuta in questo periodo all’incredibile “boom” del basket turco.

    Il Fenerbahce per dare una svolta ai risultati ha deciso di puntare sul coach italiano più vincente di sempre per percentuale di successi. In questa esperienza estera, la prima lontano dalla sua Siena, lo affiancherà come assistente Luca Dalmonte (la stessa coppia che guida la nostra Nazionale) che per motivi economici non è stato confermato a Pesaro, dove aveva raggiunto una sorprendente semifinale.

    Simone Pianigiani, Montepaschi Siena | © Jasper Juinen/Getty Images

    Pianigiani, 43 anni compiuti da circa 3 settimane, era stato promosso capo allenatore della Montepaschi nell’Estate del 2006, dopo 11 anni passati a fare il “secondo” dei vari Pancotto, Melillo, Dalmonte, Rusconi, Frates, Ataman e Recalcati. Per lui 5 scudetti vinti a livello giovanile sempre con Siena. Da quando ha preso il comando della prima squadra ha sempre vinto lo scudetto, per 6 anni di fila, nuovo record per il campionato italiano di basket. Dal 2009 inoltre ha sempre vinto la Coppa Italia, per un totale di 4 volte. I numeri parlano chiaro, nel suo palmares vanno gli ultimi 13 trofei italiani, Supercoppa compresa. Per 2 volte ha portato Siena alle Final Four di Eurolega, nel 2008 (al primo anno sulla panchina toscana) e poi di nuovo lo scorso anno. Gli eccellenti risultati conseguiti lo hanno portato sulla panchina dell’Italia dal dicembre 2009 quando prese il posto di Carlo Recalcati. Con Siena il percorso è da record dato che ha vinto 323 partite su 389 totali, pari all’83% di successi, percentuale che sale all’88,9% nel solo campionato e al 90,8% ai playoff. Nella stagione 2008/2009 la sua Montepaschi, imbattuta in Coppa Italia, Supercoppa e playoff, vinse 43 partite su 44 in Italia.

    Si chiude dunque un’era a Siena, con il club in odore di rifondazione anche per motivi economici, a causa di riduzione del budget disponibile. Molti giocatori andranno via, in primis Bo McCalebb, uno dei cestisti più forti in Europa. La squadra sarà affidata a Luca Banchi, il vice di Pianigiani in questi 6 anni di successi.

  • Montepaschi Siena nella storia, sesto titolo di fila

    Montepaschi Siena nella storia, sesto titolo di fila

    La Montepaschi Siena entra nel libro dei record del campionato italiano di basket: i toscani infatti battono con il risultato di 84-73 l’Emporio Armani Milano in gara 5 e chiudono al serie della Finale scudetto 2012 sul 4-1, conquistando il titolo di Campione dI’talia per la sesta volta di fila, evento mai accaduto nella nostra Serie A. Siena entra così di diritto nell’Olimpo del grande basket assieme alle squadre italiane più forti del passato remoto e recente. Per i biancoverdi si tratta del settimo titolo complessivo, ed il dominio tecnico, fisico e mentale negli ultimi anni è stato davvero imbarazzante.

    Milano parte fortissimo e trova buona verve da oltre l’arco dei 3 punti grazie ad un super Mancinelli che infila 8 dei primi 11 punti biancorossi. Siena però resta attaccata agli avversari e nel finale del primo periodo trova anche il vantaggio sul 19-18. La differenza in favore dei padroni di casa arriva nei 2 quarti centrali chiusi rispettivamente sul 23-13 e 21-13, un divario che l’Olimpia non riuscirà più a colmare. I 26 punti concessi in 20 minuti tra secondo e terzo periodo sono devastanti sugli uomini di coach Scariolo, la panchina biancoverde cambia l’inerzia del match: Zisis gestisce a meraviglia gli attacchi contro la zona, Lavrinovic segna a ripetizione e Aradori mette tanta aggressività. Milano invece si blocca con un Bremer inutile. Si va al riposo lungo sul 42-31.

    L’Olimpia approccia nel modo sbagliato la ripresa, segnando un solo canestro in 6 minuti con Bourousis e viene stritolata da una difesa di Siena che protegge a meraviglia l’area pitturata. Stonerook e Lavrinovic infilano punti dall’arco mentre Milano sbaglia ben 4 triple consecutive. McCalebb fa il bello e cattivo tempo sul parquet portando i suoi compagni sul +22 (57-35 al 26esimo).

    La Montepaschi Siena Campione d'Italia | © Paolo Bruno/Getty Images

    A questo punto Scariolo tenta il tutto per tutto con un quintetto leggero: Rocca mette in crisi Andersen, Gentile regala un pò di fisicità ed Hairston comincia finalmente a piazzare qualche punto dopo aver sonnechiato per buona parte del match. Una sua schiacciata corona un parziale di 3-10 in avvio di quarto periodo per il provvisorio -12. McCalebb riallunga, ma Milano torna a macinare gioco e canestri alzando notevolmente il ritmo offensivo: Hairston, Bourousis e Gentile fanno tremare i tifosi di casa sugli spalti portando l’Emporio Aramani sul 6 (77-71) a 2 minuti dal termine, la situazione manda Pianigiani su tutte le furie. Poi però a chiudere la contesa ci pensa Stonerook con una bomba che taglie le gambe agli avversari. Il sigillo sulla vittoria e sullo scudetto lo mette Lavrinovic con la schiacciata della sicurezza.

    A fine gara lungo applauso per coach Simone Pianigiani, l’artefice del miracolo Montepaschi, che andrà via dalla panchina senese (resta da capire solo dove). Poi i festeggiamenti per l’ennesimo titolo, per l’ennesimo trionfo davero meritato e per l’entrata di diritto nella storia del nostro basket con il sesto scudetto consecutivo.

    Milano esce sconfitta nonostante i 18 punti e 7 rimbalzi di Ioannis Bourousis, i 15 e 5 rimbalzi del grande ex Malik Hairston ed i 10 di Stefano Mancinelli, a quota 9 chiude Alessandro Gentile. Per i biancoverdi padroni di casa brilla Ksistof Lavrinovic autore di una gara da ben 22 punti e 7 rimbalzi, 16 sono invece i punti di Bo McCalebb mentre dalla panchina Zisis riesce a portare alla causa 15 preziosissimi punti. Non meno importanti gli 11 di capitàn Shaun Stonerook a cui si devono aggiungere anche 6 rimbalzi mentre Pietro Aradori e David Andersen combinano per 15 punti complessivi.

    BASKET PLAYOFF SERIE A 2012, RISULTATI 17 giugno:

    Montepaschi Siena-EA7 Emporio Armani Milano 84-73
    Siena: Lavrinovic 22, McCalebb 16, Zisis 15
    Milano: Bourousis 18, Hairston 15, Mancinelli 10

    LA SERIE SCUDETTO:

    1) Montepaschi Siena vs 2) EA7 Emporio Armani Milano serie 4-1 Siena. Montepaschi Campione d’Italia

  • LeBron James guida la rimonta di Miami sui Thunder

    LeBron James guida la rimonta di Miami sui Thunder

    In gara 3 delle NBA Finals 2012 i Miami Heat battono in rimonta gli Oklahoma City Thunder con il risultato di 91-85 ed ora conducono la serie per 2-1. Occasione sprecata per gli ospiti che erano in vantaggio in doppia cifra nel corso del secondo tempo ma sono stati incapaci di gestire il margine, venendo riacciuffati dagli Heat di un super James ed anche grazie a qualche decisione arbitrale un pò dubbia. A fare la differenza anche le palle perse dei Thunder, alcune veramente superficiali, che hanno permesso ai padroni di casa di poter sperare nella vittoria. E questa volta l’astro nascente Kevin Durant non ha potuto fare nulla nel quarto periodo, tenuto a soli 4 punti segnati nella frazione decisiva dalla difesa del team della Florida.

    Nel primo quarto Miami gioca meglio grazie ad una buona circolazione di palla e chiude in vantaggio di 6 punti (26-20). Il secondo periodo però sorride ai Thunder che grazie ad un ottimo Durant si riportano a contatto per chiudere ad una sola lunghezza di distanza dagli avversari (47-46).

    Miami Heat | © Mike Ehrmann/Getty Images

    Il secondo tempo inizia con Oklahoma City più cinica e concentrata e pronta a punire ogni errore dei padroni di casa. A 3 minuti dalla fine della terza frazione i Thunder volano sul 65-56, ma dilapidano il consistente vantaggio con alcuni falli stupidi sui tiri da 3 punti di James Jones e Shane Battier che ricuciono il gap. Mentre il periodo va a concludersi ariva anche una tripla di LeBron James che riporta avanti gli Heat di 2 punti quando mancano solo gli ultimi 12 minuti da giocare (69-67). L’ultimo quarto si gioca punto a punto, con continui sorpassi e controsorpassi: nella guerra psicologica e di nervi, alla distanza, esce meglio Miami che con uno scatenato James piazza il parziale decisivo portandosi 86-79 a 2 minuti dalla sirena. Oklahoma City si gioca il tutto per tutto ed arriva nuovamente a contatto ma un fallo di Harden (un pò dubbio) permette a James di chiudere la contesa con i tiri liberi della sicurezza. Finisce 91-85 e per i Thunder i rimpianti sono molteplici. Gli Heat esultano ma sicuramente non possono stare tranquilli in vista del prosieguo della serie che sarà ancora lunga, tirata e molto sentita.

    Il top scorer del match nonchè M.V.P. della partita è sicuramente LeBron James autore di 29 punti con 14 rimbalzi, 3 assist ed un ottimo 11/23 al tiro. Essenziale nel successo della sua squadra anche la marcatura su Durant dove James ha dimostrato di poter essere molto più incisivo rispetto alle altre gare. A dare supporto alla stella di Miami ci hanno pensato in primis Dwyane Wade con 25 punti, 7 rimbalzi e 7 assist e Chris Bosh che ha chiuso in doppia doppia (10 punti ed 1 rimbalzi), bene anche Battier (9 punti). Ai Thunder non sono bastati i 25 punti e 6 rimbalzi di Kevin Durant, i 19 di Westbrook ed i 10 di Perkins. Male Harden con 9 punti ma 2/10 dal campo.

    Per gara 4 si resta in Florida con gli Heat che dovranno cercare di mantenere il vantaggio del fattore campo strappato agli avversari in gara 2, mentre Oklahoma City punterà ad una vittoria per riprendersi il ruolo di favorita in questa serie.

    RISULTATI NBA FINALS 2012, 17 giugno:

    Miami HeatOklahoma City Thunder 91-85
    Mia: James 29, Wade 25, Bosh 10
    Okl: Durant 25, Westbrook 19, Perkins 10

    LA SERIE DELLA FINALE NBA:

    2) Oklahoma City Thunder vs 2) Miami Heat serie 1-2 Heat

    GLI HIGHLIGHTS:

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    TOP 5:

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  • Milano batte Siena e rimanda la festa della Montepaschi

    Milano batte Siena e rimanda la festa della Montepaschi

    L’Emporio Armani Milano rimanda la festa scudetto della Montepaschi Siena: in gara 4 della Finale del campionato italiano di Serie A di basket i biancorossi battono per 88-83 i toscani ed evitano se non altro di subìre l’ennesimo “cappotto” dalla truppa di coach Simone Pianigiani. La serie ora è sul 3-1 per la Montepaschi che resta ancora favoritissima per la conquista del titolo nazionale, che sarebbe il sesto di fila, un vero e proprio record per il nostro torneo. Per l’Olimpia la situazione resta ancora difficilissima, se non disperata, non potendo più sbagliare nulla.

    Milano approccia la gara molto male ed il primo quarto la dice lunga sull’atteggiamento mentale degli uomini di coach Scariolo: la Montepaschi infatti chiude avanti 24-12, doppiando i padroni di casa nel punteggio, grazie alla verve offensiva di capitan Stonerook e del solito Bo McCalebb. La svolta arriva nei 2 quarti centrali per i biancorossi (chiusi con un parziale complessivo di 48-30): nel secondo periodo la mossa vincente di Scariolo è quella di affidarsi a Radosevic, Melli e Gentile che con la loro difesa rendono nullo l’attacco ospite. Grazie al loro contributo Milano arriva alla fine del primo tempo sul -4 (37-33).

    Siena non ritorna in campo dagli spogliatoi e l’Emporio Armani ne approfitta immediatamente: 11-0 il parziale per ribaltare l’inerzia del match, con una difesa asfissiante ed un attacco pungente e pericoloso. L’uomo in più è Bourousis, finalmente ai livelli che gli competono e Mancinelli è il giocatore della riscossa biancorossa (60-54 il punteggio provvisorio a fine terza frazione).

    Ioannis Bouroussis, Emporio Armani Milano | © MUSTAFA OZER/AFP/Getty Images

    Nell’ultimo quarto Milano arriva sul +11 (69-58, il primo vantaggio in doppia cifra per i lombardi in tutta la serie), ma Siena risponde con Lavrinovic e McCalebb che riavvicinano i toscani sul -2 (77-75) a 3 minuti dalla sirena. I padroni di casa tornano a vedere “le streghe” ma Hairston ridà ossigeno con una tripla fondamentale. Stonerook lo inita e porta il divario sul -3 (84-81), Lavrinovic firrma il -1 ma Cook, furbescamente, si procura 3 liberi su un fallo ingenuo di McCalebb mentre sta tirando da 3 punti: la guardia biancorossa segna i primi 2, sbaglia il terzo ma sul rimbalzo si fionda Melli che arpiona il rimbalzo e chiude in pratica la contesa a 12 secondi dal termine.

    Siena trova 18 punti dal suo migliore giocatore, Bo McCalebb, che infila 18 punti, per Ksistof Lavrinovic invece 17 punti mentre l’ultimo tra i biancoverdi a scollinare oltre la doppia cifra in punti segnati è Shaun Stonerook con 11 punti. Solo 9 i punti di David Andersen, ancora peggio fanno Zisis (7 punti), Rimas Kaukenas (6) e David Moss (4). L’Olimpia trionfa invece grazie ai 19 punti e 4 rimbalzi di un rotrovato Ioannsi Bourousis, a dare una mano al lungo greco ci pensano Stefano Mancinelli autore di una prova a tutto tondo da 17 punti, 6 rimbazli e 4 assist, 11 sono i punti di un positivo Niccolò Melli mentre Malik Hairston ed Omar Cook portano alla causa 10 punti a testa (anche 5 rimbalzi per il primo e 4 per il secondo). In ombra Alessandro Gentile con soli 6 punti ma a suo discapito c’è da dire che si è sacrificato molto in fase difensiva riuscendo a limitare sempre i diretti avversari, sul finire di partita anche il fortissimo McCalebb.

    Per gara 5 si torna in toscana: Siena con ogni probabilità, ed a meno di clamorosi epiloghi, potrà festeggiare la conquista dello scudetto davanti ai suoi tifosi, l’Olimpia invece dovrà provare il tutto per tutto per continuare a sperare in un titolo che al momento pare davvero pura utopìa.

    BASKET PLAYOFF SERIE A 2012, RISULTATI 15 giugno:

    EA7 Emporio Armani Milano-Montepaschi Siena 88-83
    Milano: Bourousis 19, Mancinelli 17, Melli 11
    Siena: McCalebb 18, Lavrinovic 17, Stonerook 11

    LA SERIE SCUDETTO:

    1) Montepaschi Siena vs 2) EA7 Emporio Armani Milano serie 3-1 Siena 

  • Miami sbanca Oklahoma City, serie sull’1-1

    Miami sbanca Oklahoma City, serie sull’1-1

    Miami batte un colpo e risponde “presente”: in gara 2 delle NBA Finals 2012 gli Heat sfoderano una prova di orgoglio, di cuore, di quantità e di qualità e sbancano il parquet (finora imbattuto) degli Oklahoma City Thunder per 100-96 pareggiando la serie sull’1-1. Una vittoria davvero meritata per gli ospiti, capaci di restare in vantaggio per tutta la partita sin dal primo secondo di gioco. Qualche apprensione nel finale, quando i Thunder hanno avuto la palla per pareggiare il match per la prima volta nel corso dell’incontro ma stranamente Durant ha fallito il tiro e così Miami ha arpionato il successo. LeBron James il protagonista di questa gara 2, le prodezze del numero 6 del team della Florida (4 punti nei momenti caldi sul finire dell’ultimo periodo) interrompono una striscia positiva degli avversari sul campo di casa, nel corso dei playoff, che durava da ben 9 incontri ed il record dei Los Angeles Lakers (arrivati a quota 11) per questa stagione è salvo.

    Miami parte fortissimo e piazza un parziale di 18-2 che annichilisce Oklahoma City che alla fine del primo quarto riesce a segnare appena 15 punti subendone 27. Gli ospiti riescono ad amministrare bene anche nella successiva frazione ed al riposo lungo si va sul 55-43.

    Nella ripresa, come al solito, si assiste al gran ritorno dei Thunder: Westbrook inizia a fare sul serio, alle sue giocate ripsonde però un grande James che tiene avanti la sua squadra di 11 punti (78-67) alla fine del terzo periodo. La scossa per i padroni di casa arriva da Durant che nei 12 minuti conclusivi a suon di canestri riporta sotto i Thunder pur marcato da un eccellente difensore come James. Sul +5 Miami (98-93 con 40 secondi circa da giocare) il fenomeno di Oklahoma City punisce una banale palla persa di Wade con una tripla che regala il provvisorio -2 (98-96). Gli Heat sembrano in bambola e rischiano di essere raggiunti a 7 secondi dalla sirena ma Durant (che si lamente di un fallo di James in marcatura) sbaglia il canestro del possibile pareggio. E’ proprio LeBron dall’altra parte a chiudere la contesa con i tiri liberi del +4 che regalano il definitivo 100-96 ed il successo agli ospiti.

    LeBron James, Miami Heat | © Ronald Martinez/Getty Images

    Per Miami splende la stella di LeBron James, autore di una gara da 32 punti (per la quinta partita di fila in questi playoff il “Prescelto” segna più di 30 punti) aggiungendo 8 rimbalzi e 5 assist, si rivede ad alti livelli anche Dwyane Wade (che finora non ha giocato una post season degna del suo nome) che porta alla causa 24 punti, 6 rimbalzi e 5 assist. Bene anche Chris Bosh (schierato titolare da coach Spoelstra per la prima volta dopo l’infortunio contro i Pacers) che piazza 16 punti ma soprattutto conquista 15 rimbalzi con 2 stoppate, positiva la prova di Shane Battier che replica lo score di gara 1 con 17 punti frutto per la maggior parte della quasi chirurgica precisione nel tiro dalla distanza (5/7 da 3 punti per lui). Il resto della squadra produce solo 11 punti ma bastano per avere la meglio degli avversari.

    E passiamo ai Thunder: Kevin Durant arriva a quota 32 punti e nell’ultimo periodo porta i suoi compagni a sfiorare la clamorosa rimonta, ottimo Russell Westbrook con 27 punti, 8 rimbalzi e 7 assist, torna a fornire una prova eccellente James Harden (21 punti con 7/11 dal campo), forse però poco lucido in alcune giocate del quarto periodo. Poi il vuoto, poco o nulla il contributo del resto del team, solo Serge Ibaka si fa notare nel boxscore per i suoi 7 punti conditi da 5 stoppate.

    La serie si trasferisce ora a Miami, all’AmericanAirlines Arena, per le prossime 3 partite: i Thunder dovranno cercare di vincere almeno una volta in Florida per riprendersi il vantaggio del fattore campo e poter tornare a giocare in casa. Gli Heat invece non dovranno sbagliare nulla risultando perfetti, difficilmente infatti, se la serie tornerà ad Oklahoma City, James e compagni potranno ripetere l’exploit della notte appena passata contro una squadra che sul parquet della Chesapeake Arena ha perso appena 8 partite in tutta la stagione.

    RISULTATI NBA FINALS 2012, 14 giugno:

    Oklahoma City Thunder-Miami Heat 96-100
    Okl: Durant 32, Westbrook 27, Harden 21
    Mia: James 32, Wade 24, Battier 17

    LA SERIE DELLA FINALE NBA:

    2) Oklahoma City Thunder vs 2) Miami Heat serie 1-1

    GLI HIGHLIGHTS:

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    TOP 5:

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  • Finale scudetto, niente da fare per Milano. Siena vola sul 3-0

    Finale scudetto, niente da fare per Milano. Siena vola sul 3-0

    La Montepaschi Siena vede lo scudetto sempre più vicino (e sarebbe il sesto di fila, un vero record per il campionato italiano di Serie A di basket): in gara 3 della Finale scudetto dei playoff 2012 i toscani hanno battuto in trasferta gli avversari dell’Emporio Armani Milano per 82-79, dopo un match molto tirato e giocato punto a punto che ha premiato però la truppa biancoverde a cui ora manca vincere solo un altro incontro per conquistare l’ennesimo titolo di campione d’Italia. 82-79 il risultato finale di una gara decisa nei secondi conclusivi da Stonerook, abile ad arpionare un rimbalzo offensivo dopo aver sbagliato entrambi i tiri liberi sull’80-79 per Siena. Una giocata che ha permesso di chiudere la pratica a soli 9 secondi dalla sirena e che con ogni probabilità taglia le gambe a Milano che ora sotto per 3-0 nella serie deve compiere un vero e proprio miracolo per ribaltare l’esito della sfida che appare ormai davvero segnata. Difficile infatti che i toscani abbiano un tracollo così netto conoscendo le qualità tecniche, fisiche e mentali del gruppo di coach Simone Pianigiani.

    10 mila tifosi al Forum di Assago di Milano per sostenere l’Olimpia, in tribuna è presente anche Danilo Gallinari (che regalò l’unica vittoria di Milano contro la Montepaschi in stagione regolare). Parte forte l’Emporio Armani e con un Mancinelli in palla vola sul +4 (9-5) al terzo minuto. Siena però nonostante un McCalebb in ombra risponde con la panchina e grazie a Kaukenas e Zizis piazza il controbreak che riporta i toscani davanti. La partita prosegue in parità e alla fine del primo quarto Milano comanda di un punto (15-14). L’equilibrio resta anche per i primi 3 minuti del secondo periodo ma poi Siena scappa con le  2 triple di Kaukenas e Stonerook che regalano ai toscani una vantaggio di 11 lunghezze. Siena continua a giocare e all’intervallo lungo conduce 39-29.

    Nella ripresa arriva la reazione di Milano che con un parziale di 26-17, propiziato dal tandem Hairston-Cook e dalla difesa di Radosevic e Rocca, si riporta in partita sul 55-56 all’inizio dell’ultimo quarto. Qui il match prosegue in equilibrio: Milano con Radosevic al 35esimo trova il vantaggio (70-69), Siena però non ci sta e con un tripla di Stonerook e un gioco da 3 punti di Andersen si riporta avanti. L’Olimpia resta aggrappata agli avversari con i canestri di Gentile (autore di 9 dei 24 punti di Milano nell’ultimo quarto) e di Hairston. Arriva il valzer dei tiri liberi, fino a che Stonerook non si inventa la giocata (a cui accennavamo prima) che regala la vittoria a Siena e permette ai biancoverdi di espugnare il parquet di Assago per la prima volta in stagione. Un successo che regala il primo match point alla truppa di Pianigiani, che già fra 48 ore potrebbe diventare campione d’Italia.

    Rimantas Kaukenas, Montepaschi Siena | © PETRAS MALUKAS/AFP/Getty Images

    All’Olimpia non bastano i 25 punti di uno straordinario Malik Hairston, ex della sfida, che infila un perfetto 8/8 da 2 punti e 9/9 dalla lunetta sbagliando solo 2 triple. Alessandro Gentile piazza 13 punti ed Omar Cook 12, male invece i giocatori più attesi, quelli che in Estate erano stati acquistati per fare il definitivo salto di qualità ovvero Antonis Fotsis (solo 3 punti) e Ioannis Bourousis (3 punti anche per lui). Mancinelli e Radosevic (8 punti a testa) fanno quello che possono ma devono inchinarsi agli avversari che hanno il top scorer in Ksistof Lavrinovic, autore di una gara da 17 punti compresi i 2 tiri liberi che chiudono la contesa sul rimbalzo offensivo del già citato Stonerook. E proprio il capitano biancoverde gioca una partita monumentale fatta di 13 punti con 3 triple di capitale importanza, bene anche Rimantas Kaukenas, 15 punti e 3/4 nel tiro dalla lunga distanza, 11 punti e 6 rimbalzi invece per David Andersen, tornato tonico sotto canestro. Dopo 2 super prestazioni nelle prime 2 gare Bo McCalebb vive una giornata normale segnando 7 punti con 7 rimbalzi e 5 assist, positivo Zisis con 9 punti complessivi.

    Per gara 4 si resta a Milano: l’Olimpia è all’ultima spiaggia ma anche con una vittoria resterebbe in una situazione delicatissima non potendo più sbagliare nulla. Per Siena invece situazione tranquilla che potrebbe portare il settimo scudetto della sua storia.

    BASKET PLAYOFF SERIE A 2012, RISULTATI 13 giugno:

    EA7 Emporio Armani Milano-Montepaschi Siena 79-82
    Milano: Hairston 25, Gentile 13, Cook 12
    Siena: Lavrinovic 17, Kaukenas 15, Stonerook 13

    LA SERIE SCUDETTO:

    1) Montepaschi Siena vs 2) EA7 Emporio Armani Milano serie 3-0 Siena