Autore: slevin

  • NBA: I voti della stagione. Southeast Division

    NBA: I voti della stagione. Southeast Division

    L’analisi della stagione della Eastern Conference si conclude con la Southeast Division, dopo che nei giorni scorsi avevamo fatto il punto sulla Central e sull’Atlantic Division.

    ATLANTA HAWKS: 7. La stagione degli Hawks può dirsi senza dubbio positiva. Nonostante un record poco entusiasmante in regular season (44-38) Atlanta è stata l’unica squadra della Eastern Conference, nel primo turno dei playoff, a sovvertire il pronostico avverso, che vedeva favoriti gli Orlando Magic con il vantaggio del fattore campo, eliminandoli con il risultato di 4-2. Anche nel turno successivo la squadra della Georgia ha sfiorato l’impresa contro il team con il miglior record della Lega, i Chicago Bulls, ma alla fine Joe Johnson e compagni si sono dovuti inchinare ad uno straordinario Derrick Rose che ha condotto la sua squadra in Finale di Conference contro Miami. Dopo questi risultati Atlanta spera di migliorare ulteriormente nella prossima stagione. Anche se il rischio di perdere giocatori importanti in questa off season è alto dato che Jamal Crawford probabilmente andrà via e Josh Smith, uno dei punti fermi degli Hawks, nativo proprio di Atlanta, non è più tanto sicuro di restare e far parte del gruppo. La formazione per come è strutturata ora è di ottimo livello ed ogni ruolo, oltre ad avere un interprete di grande impatto ed esperienza, è coperto bene anche da ottimi rincalzi in panchina. Sarebbe un peccato vedere una squadra così competitiva perdere un pezzo alla volta per tornare nel limbo dell’anonimato in cui gli Hawks hanno vissuto per molte stagioni prima di ricostruire qualche anno fa tramite scelte oculate di mercato e buone intuizioni al Draft. Tuttavia, per una franchigia che non ha forti investitori, il bilancio ed il rispetto della soglia del salary cap sono un’esigenza primaria, non resta che vedere come si comporterà la dirigenza e quali decisioni verranno prese.

    nba.com

    CHARLOTTE BOBCATS: 4,5. Una delle poche squadre della NBA su cui si ha una certezza: assenza di progetto tecnico! Dopo aver conquistato i playoff per la prima volta nella loro breve storia (sono stati fondati nel 2004 come expansion team dopo la fuga degli Hornets a New Orleans) nello scorso campionato (con uno sweep subìto da parte degli Orlando Magic per 4-0), a Charlotte hanno pensato bene di distruggere tutto quello che di buono si era fatto negli anni precedenti: perso sul mercato dei free agent un ottimo playmaker come Raymond Felton, i ‘Cats hanno svenduto il centro Tyson Chandler, finito a Dallas in cambio di poco e niente, che è diventato un pilastro essenziale nella squadra di Dirk Nowitzki, prezioso elemento nella conquista del titolo da parte dei Mavs, secondo molti esperti diventato nel giro di una sola stagione il secondo centro più forte della Lega dietro al solo Dwight Howard. Da tutto ciò si capisce come risulti incomprensibile l’operato della dirigenza della franchigia del North Carolina, e parecchie critiche sono piovute sulla testa di Michael Jordan, presidente del team che non ha dimostrato di possedere (finora) qualità manageriali di primo piano. Il futuro dei Bobcats non appare roseo e la squadra pare destinata a vivere ancora stagioni di anonimato, anche perchè la città di Charlotte non riscuote molto fascino nei giocatori come potrebbero avere altre grandi città. L’unica speranza è cercare di attirare qualche top player grazie alla presenza proprio di Jordan, il più grande giocatore di basket di tutti i tempi, anche perchè se il roster del team restasse questo non ci saranno grandi prospettive di crescita.

    MIAMI HEAT: 8. La squadra della Florida nello scorso mercato ha fatto “tabula rasa” riducendo al minimo i giocatori in squadra per poter avere molto spazio salariale e prendere sul mercato degli agenti liberi 2 fenomeni come LeBron James e Chris Bosh oltre a poter riconfermare il leader Dwyane Wade. Poi si è passati a mettere sù un supporting cast soddisfacente per i 3 fenomeni, ma tutto ciò non ha portato i risultati sperati, ovvero il titolo NBA, perso in Finale, nonostante il vantaggio del fattore campo, contro i Dallas Mavericks, in una riedizione della Finale del 2006, dove i Mavs e Nowitzki si sono presi la rivincita a discapito della squadra rossonera. In tanti davano ad inizio stagione Miami come favorita al titolo assieme a Boston e Lakers e tra queste squadre gli Heat hanno avuto il merito di essere quella arrivata più avanti. L’inizio di campionato non è stato dei migliori anche perchè la chimica tra i giocatori era tutta da perfezionare, ma con il passare del tempo Wade e compagni hanno fatto vedere tutto il potenziale con filotti di vittorie di 10 o più partite che hanno portato un buon record finale di 58 vittorie e 24 sconfitte. Anche nei playoff il team si è comportato egregiamente annientando gli avversari con secchi 4-1 (prima Philadelphia, poi Boston ed infine Chicago) rendendo il proprio parquet un fortino inespugnabile fino a quando sul loro cammino non sono arrivati i Mavericks: qui qualcosa si è rotto (o meglio non sono state prese le adeguate contromisure contro Dallas) il che ha portato Miami a soccombere nella finalissima per il titolo. Il voto alto nonostante la sconfitta deriva anche dal fatto che Miami ha comunque intrapreso una via che viste le grandi potenzialità potrebbe portare la squadra di James e Wade al titolo nei prossimi anni, a patto che coach Spoelstra (molto criticato dagli esperti NBA per le scelte fatte in Finale), oltre all’ottimo sistema difensivo dimostri di essere in grado di mettere sù anche un dignitoso sistema offensivo che èsuli puramente dal talento fisico e tecnico dei suoi “Big Three”. Se ciò si verificasse sarebbe Miami la squadra da battere nel futuro prossimo, un team che farebbe paura a qualsivoglia avversario che incroci la loro strada.

    ORLANDO MAGIC: 6. Il voto deriva dalla media della stagione regolare (un 7 pieno merito del record di 52 vittorie e 30 sconfitte) e la pessima prestazione al primo turno playoff (voto 5) con l’eliminazione subìta per mano di Atlanta. Non ci sono scuse per i Magic che hanno rivoltato nel corso della stagione la squadra come un calzino portando in Florida Jason Richardson ed il figliol prodigo Turkoglu cedendo la riserva di Howard, Marcin Gortat, Vince Carter e Pietrus ai Phoenix Suns. E’ stato agginto anche un top player (un pò caduto in disgrazia negli ultimi anni per via di guai fisici e legali) come Gilbert Arenas preso dai Wizards in cambio di Lewis ma tutto ciò non solo non ha portato miglioramenti ma ha fatto regredire il livello di gioco raggiunto in questi anni dalla squadra di coach Stan Van Gundy (e tutto questo lo si è visto nella serie contro Atlanta). Per Orlando il futuro ha un grosso punto interrogativo dato che nell’Estate 2012 il giocatore franchigia, il centro Dwight Howard, potrebbe essere libero di cercarsi una nuova squadra e secondo le ultime dichiarazioni non ha intenzione di rinnovare il contratto con i Magic. Ragion per cui il prossimo anno si aprono 2 strade: una è quella di cedere Howard per qualcosa di buono (come fatto da Denver con Carmelo Anthony) e non restare a bocca asciutta per diventare un team come Cleveland e Toronto dopo gli addii di James e Bosh con conseguenze catastrofiche, oppure tenere duro e cercare di arrivare a vincere il titolo per invogliare Howard a restare in una squadra vincente. Al momento Orlando ha bisogno di qualche ritocco per competere contro i cugini degli Heat e delle altre potenze della Lega, ma con delle buone operazioni di mercato nessun obiettivo pare vietato alla formazione che dopotutto ha un vantaggio rispetto a tutte le altre, ovvero contare sul centro più forte della NBA che non è cosa da poco.

    WASHINGTON WIZARDS: 5. Squadra in ricostruzione i Wizards, che con un pò di fortuna lo scorso anno dal Draft sono riusciti a prendere un fenomeno come John Wall che già in questo primo campionato ha mostrato lampi di classe accecante. Ci saranno da definire parecchie scelte anche nel corso della nuova stagione, come un nuovo coach e chi affiancare a Wall per avere un grande progetto tecnico per il futuro. Saranno scelte non facili ma inevitabili per la costruzione della squadra del futuro. Tra le squadre ultime classificate Washington è stata una di quelle con il record casalingo meno peggio (20 vittorie e 21 sconfitte) ma ha da “aggiustare” parecchie cose in trasferta (3 vinte e 38 perse!) dato che mette in evidenza come i Wizards siano stati la peggiore squadra esterna della NBA. Dal Draft arriverà, quest’anno, la sesta scelta assoluta, serve un buon giocatore che si integri alla perfezione con Wall, il futuro nella Capitale dipende anche (ma non solo) da questo.

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  • NHL: Ciao Atlanta, i Thrashers si trasferiscono a Winnipeg

    NHL: Ciao Atlanta, i Thrashers si trasferiscono a Winnipeg

    Dal prossimo campionato NHL gli Atlanta Thrashers non esisteranno più: la franchigia che finora aveva sede nella Georgia, stato del sud degli U.S.A., si trasferisce a Winnipeg, capitale del Manitoba in Canada.

    © Glenn Cratty /Allsport
    La notizia era da qualche tempo nell’aria, ma ora è ufficiale dato che l’acquisto dei Thrashers, il 31 maggio scorso, dei nuovi proprietari ha portato alla richiesta di rilocazione approvata dal consiglio degli owner con votazione unanime. Rinascono dunque i Jets (approvata anche la rinominazione della franchigia) che erano scomparsi nel 1996, quando la squadra fu trasferita a Phoenix e perse l’originario nome diventando Coyotes. Soddisfatto il commissioner della NHL Gary Bettman:

    • Sono tutti estremamente entusiasti del ritorno della NHL a Winnipeg“.

    Dalla prossima stagione quindi il Canada potrà vantare 7 squadre nel massimo campionato professionistico di hockey: i Winnipeg Jets si aggiungono ad Edmonton Oilers, Ottawa Senators, Calgary Flames, Montréal Canadiens, Toronto Maple Leafs e a Vancouver Canucks (ultimi finalisti nella Stanley Cup persa contro Boston pochi giorni fa).

  • NBA: Dwane Casey è il nuovo coach dei Raptors

    NBA: Dwane Casey è il nuovo coach dei Raptors

    I Toronto Raptors di Andrea Bargnani hanno un nuovo allenatore: è Dwane Casey che sostituisce l’esonerato Jay Triano con cui la franchigia canadese ha avuto risultati disastrosi.

    © Doug Pensinger/Getty Images
    Il nuovo coach è stato l’assistente di Rick Carlisle sulla panchina dei Dallas Mavericks dove si occupava prevalentemente della difesa. Il 54enne Casey è stato scelto proprio per la sua bravura nel creare un sistema difensivo eccellente, aspetto del gioco nel quale Toronto ha avuto molti limiti negli ultimi campionati. Il General Manager della squadra, Bryan Colangelo, ha svelato che a sponsorizzare l’arrivo di Casey sulla panchina di Toronto è stato proprio Carlisle subito dopo la conquista del titolo NBA di qualche giorno fa. Casey è stato per lungo tempo assistente allenatore dei Seattle Sonics (precisamente dal 1994 al 2005), mentre negli ultimi 3 anni ha avuto il ruolo di responsabile difensivo dei Mavs di Nowitzki. L’unico precedente su una panchina NBA come head coach è quello con i Minnesota Timberwolves con cui nel 2005-2006 aveva avuto un record di 33 vittorie e 49 sconfitte. Rimasto sulla panchina dei T-Wolves anche nella prima parte della stagione 2006-2007 fu rimosso dal’incarico a metà stagione con un record tutt’altro che disprezzabile di 20 vittorie ed altrettante sconfitte. Sarà da valutare come deciderà di lavorare Casey che dalle prime dichiarazioni si è detto soddisfatto del talento offensivo dei Raptors e di voler dare una sterzata per quanto riguarda l’attenzione in difesa. Un chiaro messaggio anche ad Andrea Bargnani che sicuramente non ha nei fondamentali difensivi il meglio del suo repertorio, sempre che il centro azzurro continui la sua avventura in Canada dato che le voci di trade sono sempre insistenti.

  • NBA: I voti della stagione. Central Division

    NBA: I voti della stagione. Central Division

    Dopo aver esaminato la stagione delle squadre della Atlantic Division, passiamo a dare i voti alle 5 franchigie che fanno parte della Central Division.

    CHICAGO BULLS: 9,5. Stagione strepitosa per i giovani Bulls che guidati dal fenomenale Derrick Rose, premiato alla fine come M.V.P. della regular season, hanno ottenuto un risultato che ad inizio anno nemmeno il più ottimista dei tifosi di Chicago avrebbe potuto prevedere: la squadra dell’Illinois ha infatti collezionato ben 62 vittorie a fronte di sole 20 sconfitte riuscendo ad avere alla fine il miglior record NBA tra tutti i 30 team del campionato, sorpassando proprio nell’ultimo turno i San Antonio Spurs, in testa alla Lega fin dalla prima giornata. Incredibile la crescita tecnica di questa formazione e di questi giocatori che nell’anno precedente erano riusciti a malapena ad arrivare ad un record del 50% (41 vittorie e 41 sconfitte) qualificandosi come ultimi nei playoff ad Est e venendo eliminati per 4-1 dai Cavs di LeBron James. L’avvento in panchina di un coach preparato (anche se privo di esperienza) come Tom Thibodeau, assistente per tanti anni ai Boston Celtics, ha permesso questo salto di qualità, unito come già detto, all’esplosione di Rose che diventerà un giocatore dominante negli anni a venire. Ha contribuito a questo exploit anche l’acquisto di Boozer dai Jazz, mentre per completare l’opera in questo mercato estivo urge trovare una guardia di livello, unico vero punto debole dei Bulls. La finale di Conference contro Miami ha messo in mostra le lacune di questa squadra e se la dirigenza saprà lavorare interpretando al meglio i segnali avuti pare certo che avremo una delle squadre più forti della Lega nelle prossime stagioni, che magari potrà puntare ad eguagliare i grandi Bulls di Michael Jordan, Scottie Pippen e Phil Jackson che portarono ai rossoneri ben 6 titoli.

    nba.com

    CLEVELAND CAVALIERS: 5. Dopo l’abbandono della superstar LeBron James nello scorso mercato estivo, i Cavaliers si affacciavano alla nuova stagione con molti punti di domanda e poche certezze. L’ annata non è stata per niente positiva (19 vittorie e 63 partite perse) culminata con il ben poco invidiabile record di 26 sconfitte consecutive (battuti i Nuggets dei primi anni del 2000 ai quali apparteneva la serie più lunga nella storia della Lega). Tuttavia una piccola fiammella di speranza è arrivata sul finire di campionato tramite 2 diversi episodi: innanzitutto nelle ultime giornate di regular season i Cavs hanno fatto intravedere dei progressi che lasciano ben sperare per il futuro ottenendo molte vittorie che hanno permesso alla franchigia dell’Ohio di lasciare l’ultimo posto in classifica ai Minnesota Timberwolves, poi la Draft Lottey ha regalato la scelta numero 1 e numero 4 alla squadra di coach Byron Scott, 2 posizioni che sicuramente porteranno 2 grandi giocatori a Cleveland tra quelli in uscita dalle Università o in alternativa dall’Europa. Proprio per questo il futuro appare un pò più roseo, anche se la salita non è ancora finita e la ferita causata dall’addio di James è ancora aperta e sanguinante.

    DETROIT PISTONS: 5. Campionato assolutamente anonimo per i Pistons che, dopo essere stati la formazione dominante della Eastern Conference per 5-6 anni, da un paio di stagioni sono invece in profonda ricostruzione. Se esaminiamo gli obiettivi stagionali Detroit ha raggiunto la quota di 30 vittorie che in molti si auspicavano all’inizio, tuttavia qualcosa non ha funzionato e ha lasciato insoddisfatti i vertici del team che come prima mossa hanno licenziato coach Kuester. Il futuro dei rossoblu del Michigan è appeso inevitabilmente alle scelte del General Manager Joe Dumars che dovrà dimostrare di saper costruire una squadra vincente come già fatto con quella dei primi anni del nuovo millennio, team rimasto nella storia per talento e completezza: Chauncey Billups, Rip Hamilton, Tayshaun Prince, Rasheed Wallace e Ben Wallace erano il terrore dei parquet americani, una riedizione dei “Bad Boys” degli anni 1988-1990 squadra che vinse 2 titoli su 3 finali disputate. Dumars dovrà operare bene in sede di Draft e mercato, anche perchè con il cambio di proprietà ufficializzato poche settimane fa potrebbero esserci nuovi investimenti per riportare Detroit ai vertici della Lega.

    INDIANA PACERS: 6,5. Ci sono buone prospettive per il futuro dei Pacers: l’annata appena conclusa è stata soddisfacente dato che alla fine la franchigia di Indianapolis ha raggiunto i playoff nonostante alcune vicissitudini interne che hanno minato l’armonia nello spogliatoio. A pagare, a circa metà stagione regolare, ovviamente il coach Jim O’Brien, reo di non avere saputo tenere a bada uno spogliatoio in fermento che stava portando la squadra verso le ultime posizioni della Eastern Conference con una serie impressionante di sconfitte. Capìto il male della sua formazione, il Presidente Larry Bird ha fatto fuori O’Brien e messo in panchina il suo vice Frank Vogel che subito ha dato una raddrizzata alla squadra. Alla fine il record è stato negativo (37 vinte e 45 perse) ed è sembrato a molti che i Pacers abbiano agganciato l’ultimo posto per i playoff più per mancanza di competitività delle altre avversarie che per meriti propri, tuttavia aver disputato la post season rappresenta già una buona base di partenza per il futuro, anche in termini di esperienza. I miglioramenti dei gialloblu sul finire della stagione e nel primo turno dei playoff sono stati davanti agli occhi di tutti dato che i Bulls hanno sudato parecchio (non inganni il risultato finale della serie di 4-1 per Chicago) dato che i Pacers si sono ritrovati nelle prime 2 partite in trasferta ad un soffio dall’espugnare il parquet avversario, episodi che avrebbero potuto cambiare la storia della sfida al meglio di 7 incontri. Indiana ha un grande vantaggio rispetto agli altri team, quello di avere il monte ingaggi più basso (almeno in questa Estate) per poter prendere i migliori free agent disponibili sul mercato. Larry Bird dovrà dimostrare le sue capacità manageriali e riuscire ad assemblare un gruppo giovane e vincente che possa riportare i tifosi ai grandi fasti dei favolosi Indiana Pacers di Reggie Miller.

    MILWAUKEE BUCKS: 4,5. La formazione-delusione della Central Division: dopo aver disputato un’eccellente stagione nel campionato 2009-2010, culminata con l’arrivo ai playoff, ci si sarebbe aspettato un ulteriore miglioramento da parte della squadra di coach Skiles, anche perchè il mercato estivo era stato particolarmente gratificante con l’arrivo di 3 ottimi giocatori in Wisconsin come Drew Gooden, Corey Maggette e Chris Douglas Roberts oltre all’importantissima riconferma di un leader come John Salmons. Tutte queste premesse non hanno però trovato riscontro positivo in regular season, sia perchè a Milwaukee si è dovuto far fronte a diversi infortuni che hanno menomato il roster di Skiles, sia perchè alcuni giocatori non hanno reso come ci si sarebbe aspettato. Il tutto si è tradotto in una stagione deludente che ha portato 35 vittorie che non sono state sufficienti per garantirsi quantomeno l’ultimo posto disponibile per la post season, piazzamento andato ai Pacers per sole 2 partite vinte in più. Il voto negativo è quindi dovuto al fatto che a Milwaukee si è fatto un passo indietro (o forse meglio 2) se si paragonano e si mettono a confronto i 2 campionati (2009-2010 e 2010-2011). La prossima regular season sarà importante per i Bucks per capire in quale direzione muoversi per il futuro: in caso di annata positiva si potrà ancora dare fiducia a questo gruppo, altrimenti urgeranno degli aggiustamenti per poter essere competitivi.

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  • Basket, Serie A: Filipovski lascia la Lottomatica Roma

    Basket, Serie A: Filipovski lascia la Lottomatica Roma

    Non è un bel momento quello che sta passando la Lottomatica Roma: coach Saso Filipovski ha deciso di lasciare la squadra capitolina e di tornare all’Olimpia Lubiana, dopo soli 6 mesi quando a Gennaio subentrò a Matteo Boniciolli.

    © STRINGER/AFP/Getty Images
    Filipovski chiude la sua esperienza italiana sulla panchina di Roma con un bilancio di 8 vittorie ed altrettante sconfitte in campionato, e con 2 vittorie e 4 sconfitte in Eurolega (Top 16). La rescissione del contratto del coach con i gillorossi è consensuale: “Ritengo che in questo momento di incertezza fosse giusto permettere a Filipovski di cogliere un’occasione importante per la sua crescita professionale, mentre la società ha ancora bisogno di fare chiarezza su alcune questioni importanti prima di poter fare nuove scelte. Auguro grandi successi e soddisfazioni a Filipovski e lo ringrazio per la professionalità espressa durante questi mesi alla guida della nostra squadra”. Questo il comunicato con cui il Presidente Toti ha ufficializzato la separazione. Insomma a Roma non tira una buona aria: la squadra, oltre ad essere rimasta fuori dalle coppe europee, pare allo sbando dato che non si vede la minima ombra di un progetto tecnico valido, nè di un allenatore che sappia metterlo in piedi. Ed il tempo passa…

  • Basket, Finale Scudetto: Le parole di Pianigiani e Trinchieri

    Basket, Finale Scudetto: Le parole di Pianigiani e Trinchieri

    Emozioni opposte quelle vissute dai 2 tecnici alla fine di gara 5 della Finale Scudetto del campionato italiano di Serie A di basket che ha assegnato il quinto scudetto di fila (il sesto della sua storia) alla Montepaschi Siena.

    Simone Pianigiani – Allenatore Montepaschi Siena | © Josep Lago/Getty Images
    Euforico Simone Pianigiani tecnico dei toscani:

    • A settembre pensavamo tutto tranne che a un’annata del genere, in cui abbiamo vinto tutti i trofei in Italia e raggiunto le FinalFour in Eurolega. Siamo arrivati a queste finali con uno sforzo impensabile e con tanti giocatori frenati da problemi fisici. Oggi avevamo poche energie, ma siamo stati bravi anche a inseguire in una partita piena di errori. Questa stagione è stata ancora più difficile rispetto a quella del primo anno, una stagione durissima, in cui siamo cresciuti tanto insieme superando mille avversità. Complimenti a tutti i miei ragazzi per la grande annata. Li ammiro tutti, uno per uno. Ora sono molto stanco, ma felice“.

    Di animo opposto invece Andrea Trinchieri, coach della Bennet Cantù, che ha dimostrato di poter ambire ad una carriera da numero 1. Il tecnico lombardo tuttavia è molto lucido e non manca di elogiare i Campioni d’Italia:

    • Abbiamo fatto una grandissima partita, con attenzione ed energia. E’ stata una stagione straordinaria: abbiamo vinto lo ‘scudetto di quelli normali’. Complimenti a Siena, comunque: razionalmente, la più forte vince, e Siena è stata la più forte“.

    Fonte Eurosport

  • Basket, Finale Scudetto: Siena fa cinquina, ma onore a Cantù

    Basket, Finale Scudetto: Siena fa cinquina, ma onore a Cantù

    In una bellissima gara 5 di Finale Scudetto del campionato italiano di Serie A di basket la Montepaschi siena batte di misura la Benet Cantù per 63-61 e si laurea per la sesta volta nella sua storia Campione d’Italia, eguagliando con questo successo della stagione 2010-2011 la serie record della Borletti Milano di Cesare Rubini che dal 1950 al 1954 fu capace di vincere 5 scudetti di fila.

    © David Ramos/Getty Images
    Onore però agli sconfitti, ai giocatori, alla società per finire ad Andrea Trinchieri (grande coach per come ha saputo gestire al meglio il gruppo di Cantù quest’anno) che hanno fatto sudare i favoriti al titolo anche in gara 5, è bugiardo il 4-1 come risultato finale della serie perchè la Finale di quest’anno è stata la più combattuta tra le 5 giocate da Siena. In partita iniziano meglio gli ospiti che aprono con un parziale di 10-2, ma l’uscita di Green permette a Siena di portarsi in soli 3 minuti sull’8-12, punteggio che chiude il primo quarto. Nel secondo periodo Hairston riporta la situazione in parità (14-14) ma ci pensa Scekic a dare nuove speranze alla Bennet (24-17), fuga subito tamponata da McCalebb che firma il 24 pari con cui si chiude il primo tempo (dalle percentuali bassissime). Il terzo quarto è giocato sul filo dell’equilibrio con sorpassi e controsorpassi che rendono il match incerto. Solo sul finire di questa terza frazione, grazie a Ress, la Montepaschi riesce a trovare 4 punti di vantaggio (43-39).  Siena inizia il quarto periodo trovando dei vitali canestri da 3 punti con Hairston e Zisis ma la Bennet non molla e resta sempre attaccata sul -4, riuscendo addirittura ad arrivare sul -2 (57-55). A decidere il match è una lunga sequenza di tiri liberi: si arriva sul 63-60 in favore dei toscani a pochi secondi dal termine e Markoishvili è costretto a segnare il primo e sbagliare il secondo per cercare di recuperare il rimbalzo offensivo. Cosa che avviene ma prima lo stesso georgiano opera un tiro corto non arrivando neanche a toccare il ferro e poi Marconato da sotto canestro (con contatti abbastanza sospetti di cui coach Trinchieri si lamenta) non riesce ad impattare il match. Finisce 63-61 e Siena è ancora Campione d’Italia. Buona la prova di Hairston, con l’ex Spurs capace di segnare13 punti, seguito a ruota da Zisis (12) e Kaukenas (11). McCalebb, eletto M.V.P. delle finali, si ferma a quota 9 punti. Per Cantù ci sono 17 punti di Micov, 13 di Green, 11 di Scekic e la consapevolezza che continuando su questa strada il gap dalla Montepaschi verrà presto colmato. MONTEPASCHI SIENA-BENNET CANTU’ 63-61 (8-12, 24-24; 43-39) Montepaschi Siena: McCalebb 9, Kaukenas 11, Michelori, Stonerook 4, Moss; Zisis 12, Hairston 13, Carraretto, Lavrinovic 7, Ress 7, Aradori. N.e.: Udom. All.: Pianigiani. Bennet Cantù: Micov 17, Ortner 2, Markoishvili 7, Leunen 6, Green 13; Scekic 11, Marconato, Mazzarino 5, Mian. N.e.: Diviach, Maspero, Abass. All.: Trinchieri. LA SERIE DELLA FINALE SCUDETTO 1 MONTEPASCHI SIENA-2 BENNET CANTU serie 3-1 Siena (SIENA CAMPIONE D’ITALIA)

  • NBA: I voti della stagione. Atlantic Division

    NBA: I voti della stagione. Atlantic Division

    Diamo i voti della stagione alle 30 squadre della NBA, partendo dalla Eastern Conference, più precisamente dall’Atlantic Division (nei prossimi giorni verranno prese in considerazione, via via, anche le altre 5 divisioni).

    BOSTON CELTICS: 7. Pronosticati ad inizio anno come la squadra possibile finalista della Eastern Conference per dare vita all’ennesimo scontro con gli acerrimi rivali dei Los Angeles Lakers (super favoriti ad Ovest), i Celtics hanno dovuto combattere fin dall’inizio della stagione con tanti infortuni che alla lunga hanno inciso pesantemente sul rendimento nella post season. La grande partenza (con 3 vittorie in altrettante partite contro i Miami Heat dei nuovi “Big Three” LeBron James-Dwyane Wade-Chris Bosh che poi si sono ripresi tutto con gli interessi nello scontro playoff) ha lasciato spazio ad una seconda parte di campionato un pò sottotono. Per molte partite i Celtics si sono ritrovati a giocare senza un vero centro vista la contemporanea assenza di Shaquille O’Neal, Jermaine O’Neal e Kendrick Perkins, tutti out per problemi fisici più o meno gravi. Il voto abbastanza alto è dovuto al fatto che tra le formazioni di punta i “Verdi” sono stati quelli più falcidiati dagli infortuni, ed anche se l’approdo in Finale non si è verificato resta tuttavia la buona impressione lasciata agli addetti ai lavori, con un ottimo gioco di squadra ed una super difesa. L’età avanzata dei giocatori chiave non lascia molte speranze per il futuro anche se non sarà facile riuscire ad affondarli, l’orgoglio dei Celtics è rinomato ed il prossimo anno saranno ancora una volta lì a dare battaglia. Mezzo voto in meno per la mossa della dirigenza (nella persona di Danny Ainge) di dare via troppo facilmente Kendrick Perkins alla fine del marcato a febbraio: a ringraziare sono stati i Thunder che hanno fatto molta più strada, in post season, rispetto a Boston.

    nba.com

    NEW JERSEY NETS: 4. Stagione disastrosa per i Nets (24 vittorie e 58 sconfitte) che si affacciavano al campionato con propositi di playoff. Invece la squadra è andata alla deriva fin da subito, non riuscendo a competere mai ad alti livelli. Il miliardario russo Prokhorov, owner della franchigia, aveva promesso grandi colpi per formare un grande team ma tutto ciò non si è realizzato, ed il russo ha subito anche lo smacco da parte di Carmelo Anthony che ai suoi Nets ha preferito i cugini dei Knicks. Preso per il collo il proprietario ha chiuso l’affare per Deron Williams dagli Utah Jazz, giocatore di valore assoluto che però a fine stagione 2011-2012 sarà free agent e se non verrà trovato un accordo lascerà New Jersey nei guai perchè per prenderlo i Nets hanno sacrificato 2 giocatori come Harris e Favors più la scelta che quest’anno sarà utilizzata da Utah per prendere il terzo giocatore del Draft. Una mossa che, considerato il contratto in scadenza, forse non vale il prezzo del giocatore. La strada per la dirigenza è ancora tutta in salita perchè per arrivare ad alti livelli urge un completo restyling anche per dare un supporting cast adeguato a Williams ed invogliarlo a rimanere. Ma la situazione dei Nets resta in bilico sull’orlo del baratro.

    NEW YORK KNICKS: 6,5. Se New Jersey piange, New York può iniziare a sorridere. Dopo tanti anni di attesa finalmente i Knickerbockers sono riusciti a fare i playoff, merito dei 2 grandi acquisti (uno estivo, l’altro in chiusura di mercato a febbraio) ovvero Amar’è Stoudemire, preso dai Phoenix Suns, e Carmelo Anthony, arrivato sacrificando Danilo Gallinari (ed altri 3 giocatori importanti) da Denver. Con loro 2 i Knicks diventano potenzialmente una delle prime 3 squadre della Eastern Conference e l’opera di rinforzamento potrebbe anche non essere chiusa visto l’interesse per altri grandi nomi (in primis Chris Paul e Dwight Howard). Il record di 42 vittorie e 40 sconfitte non è stato esaltante (tuttavia erano diversi anni che a New York si chiudeva sempre con un record perdente e questo rappresenta già un primo miglioramento) ma New York ha fatto intravedere le grandi potenzialità che potrebbe esprimere il prossimo anno (lockout permettendo). Il secco 4-0 subito dai Celtics al primo turno playoff è anche un pò bugiardo perchè nelle prime 2 partite della serie, giocate in trasferta, i Knicks hanno rischiato di vincerle tutte e 2, e solo delle chiamate arbitrali piuttosto discutibili nei minuti finali, hanno condannato la squadra di Mike D’Antoni. E’ anche per questo che comunque il team della “Grande Mela” merita un voto positivo, in attesa del solito mercato che potrebbe regalare un playmaker di primissimo piano come Chris Paul agli arancioblu. La trattativa con gli Hornets non sarà semplice ma il giocatore pare deciso a lasciare New Orleans, ora oppure il prossimo anno gratis dato che andrà in scadenza ed i Knicks hanno tutto il suo gradimento visto che lì giocano i suoi 2 amici Stoudemire e Paul. Se si completasse questo fantastico trio avremmo i rivali dei Miami Heat nei prossimi anni della NBA.

    PHILADELPHIA 76ERS: 7,5. La vera sorpresa ad Est assieme ai Chicago Bulls. La squadra non era sicuramente di primo piano per accedere alla post season (lo scorso anno finirono tra gli ultimi e il Draft regalò loro al seconda scelta assoluta materializzatasi in Evan Turner), ma i Sixers, condotti da un grandissimo allenatore come Doug Collins, hanno dimostrato il loro valore, in una stagione che doveva essere di transizione in vista di un futuro migliore. Philadelphia è riuscita a bruciare le tappe ma dal prossimo anno ci si aspetta un ulteriore passo in avanti ed infatti lo staff manageriale sta lavorando per migliorare l’organico. La chiave del successo dei Sixers è stata la freschezza atletica dei tanti giovani a roster (unita comunque ad un’ottima organizzazione sia difensiva che offensiva) che ha permesso di poter giocare un basket senza soste nei 48 minuti sul parquet che ha messo in crisi le squadre che avevano un’età media relativamente avanzata. Su queste basi si dovrà continuare a lavorare in futuro, per migliorare il record di 41 vittorie ed altrettante sconfitte dovuto comunque alla piccola flessione avuta sul finire di stagione dopo aver giocato per 3 quarti di campionato a 1000 all’ora. La fortuna non ha neanche aiutato Philadelphia che ha subito un pesante 4-1 in post season dai Miami Heat, squadra poi finalista nella Lega ed uno dei pochi team che atleticamente poteva contenere i giovani Sixers, sarebbe andata meglio contro Boston, squadra più vecchia e lenta anche se sempre talentuosa. Le basi però ci sono e sembrano buone, bisogna solo lavorare nel contorno.

    TORONTO RAPTORS: 3. Secondo peggior record della Eastern Conference (22 vittorie contro ben 60 sconfitte), terza peggiore squadra della NBA dietro solo ai Minnesota Timberwolves ed ai Cleveland Cavaliers. Un disastro completo, una squadra senza capo nè coda, situazione determinata non solo dai giocatori ma soprattutto dallo staff tecnico e dirigenziale (coach Jay Triano, General manager Maurizio Gherardini e Presidente Bryan Colangelo) che non ha saputo capire i mali della squadra e non ha posto rimedio a difficili situazioni interne (condizioni viste e riviste già nel corso degli ultimi anni). Non si è salvato neanche il nostro Andrea Bargnani che ha messo sì in mostra numeri interessanti nelle cifre (21.4 punti di media a partita) ma non è riuscito a prendere la leadership di un gruppo che ne aveva un bisogno disperato dopo l’addio del capitano Chris Bosh andato in Estate a Miami a far compagnia ai 2 amici Wade e James. Toronto non è stata fortunata nella Draft Lottery che ha relegato i canadesi dal terzo posto virtuale (in funzione del terz’ultimo posto della regular season) al quinto per ordine di chiamata dei prospetti delle Università d’America, sopravanzata da Utah e dalla scelta dei Clippers acquisita da Cleveland. Tuttavia la dirigenza è decisa a dare una svolta al team e vorrebbe ricostruire partendo proprio dalla cessione di Bargnani per poter acquisire qualcosa di buono, in termini di giocatori e prossimi pick al Draft, dato che l’italiano sembra l’unico giocatore dei Raptors ad avere mercato.
    In definitiva il futuro di Toronto è un’incognita, posto il fatto che saranno DeMar DeRozan ed Ed Davis gli unici punti fermi della squadra. Il resto sarà in continua evoluzione e sviluppo, sperando che una volta ogni tanto nella città canadese riescano a capire come comportarsi.

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  • NBA: Summer League cancellata, il lockout è sempre più vicino

    NBA: Summer League cancellata, il lockout è sempre più vicino

    Il lockout NBA non è poi così lontano, anzi pare materializzarsi sempre di più giorno dopo giorno. Le ultime novità dagli “States” non sono per niente rassicuranti per tutti gli appassionati del basket d’oltreoceano, anche perchè il Commissioner della Lega, David Stern, ha fatto sapere di aver cancellato la Summer League, consueto torneo estivo di Luglio (della durata di una decina di giorni) che permette alle matricole scelte al Draft di avere un primo approccio con la Lega professionistica ed ai giocatori senza un contratto di mettersi in mostra per strappare un ingaggio e rilanciare così la propria carriera. E’ la prima volta dal 2004 che l’appuntamento estivo viene cancellato, da qui molti analisti NBA si sono sbilanciati dicendo che ormai la stagione dovrebbe saltare.

    © Mike Ehrmann/Getty Images
    Il prossimo incontro tra le parti, quella dei giocatori capitanati da Derek Fisher, bandiera dei Los Angeles Lakers, e quella dei proprietari delle 30 franchigie che formano la Lega, è fissato per martedì per discutere del nuovo contratto collettivo che dovrebbe portare una forte riduzione degli stipendi degli atleti (ufficializzando così il passaggio dal salary cap “morbido” a quello “rigido” usato già nella NHL). David Stern nonostante tutto si dimostra ottimista, queste le sue parole:

    • Martedì sarà un giorno molto importante, un giorno che ci dirà se potremo essere ottimisti o pessimisti. Il tempo scorre, e ne è rimasto poco, ma le parti mi sembrano intenzionate nel trovare un accordo entro il 30 giugno“.

    La data fissata è particolarmente rilevante perchè in caso di nuova fumata nera sarà cancellata la free agency, data importante per le squadre che possono muoversi sul mercato e prendere i giocatori svincolati per rinforzarsi. Da ciò si capisce l’importanza dei prossimi incontri dai quali dipendono i destini delle squadre e in definitiva della prossima stagione. Il male minore sarebbe la cancellazione solo della prima parte di stagione con un torneo ridotto a sole 50 partite (invece delle canoniche 82) come già successo nell’annata 1998-1999 con un accordo trovato solo in extremis che permise di salvare il salvabile con le squadre che iniziarono a giocare solo a Febbraio (la finale fu tra San Antonio e New York, vinta poi dai neroargento texani). Ora quel contratto collettivo è scaduto con la fine dell’attuale stagione agonistica ed occorre stipulare nuovi termini, ma la strada pare decisamente lunga e piena di ostacoli, nonostante Stern ostenti sempre un certo ottimismo. Intanto giovedì 23 giugno, alle ore 19 americane, (l’una di notte di venerdì in Italia) ci sarà il Draft 2011, con Kyrie Irving favoritissimo alla prima chiamata assoluta (da parte dei Cleveland Cavaliers) e Derrick Williams suo primo antagonista. Molti atleti delle Università (in primis Harrison Barnes, fenomeno di North Carolina University) hanno tuttavia preferito restare per un’altra stagione al College proprio per evitare la possibilità di restare fermi un anno a causa del lockout, rendendo uno dei Draft potenzialmente più interessanti di sempre ad una selezione mediocre con atleti di talento medio che saranno chiamati molto in alto proprio a causa di tutte queste defezioni da parte dei giocatori più dotati. Nei prossimi giorni daremo ulteriori ragguagli sulla situazione.

  • “Il bacio in mezzo alla guerra”. Ecco la foto che sta facendo il giro del Mondo

    “Il bacio in mezzo alla guerra”. Ecco la foto che sta facendo il giro del Mondo

    Mercoledì i Vancouver Canucks hanno perso la Stanley Cup, premio riservato alla squadra campione della NHL, perdendo, in casa, sonoramente (e meritatamente) per 4-0 contro i Boston Bruins, nella decisiva gara 7 della serie di Finale, scatenando nel post partita la furia dei propri tifosi che hanno dato vita ad una vera e propria guerriglia contro le forze dell’ordine.

    © Rich Lam/Getty Images
    Ciò che più ha colpito l’attenzione non solo degli sportivi ma un pò di tutte le persone interessatesi alla vicenda della sommossa cittadina è stata una foto, scattata in un particolare momento, in cui si vede una ragazza, sdraiata sulla strada, ed un ragazzo, appena sopra di lei, baciarsi in una zona “di nessuno” con i rivoltosi da una parte ed i poliziotti contrapposti dall’altra. La foto ha suscitato diverse opinioni: in un primo momento si era parlato di un giovane che approfittava di una ragazza in stato di semi-incoscienza, più tardi si è invece scoperto che i protagonisti sono 2 fidanzati: lei è Alex Thomas, studentessa presso l’Università di Guelph in Ontario, lui invece è Scott Jones, australiano di 29 anni, in Canada per motivi di lavoro. Hanno fatto luce sull’accaduto dicendo che la ragazza è stata spinta dalla polizia a terra, senza nessun motivo apparente dato che i 2 stavano cercando di mettersi al sicuro, e subito dopo il fidanzato le ha prestato soccorso, cercando di tranquillizzarla. L’immagine resterà emblematica nella storia: in una notte che definire folle e pazzesca è dire veramente poco, ecco spuntare in mezzo al caos più totale, in mezzo a scene di guerra, l’amore di 2 giovani ragazzi, distesi a terra in una zona lasciata libera, come sospesa in un’altro tempo o in un’altra dimensione, incuranti di tutto ciò che li circonda, l’unica cosa che importa è il loro sentimento e il cercare di restere assieme. L’arrivo del nuovo giorno ha lasciato in dote a Vancouver quasi 150 feriti, di cui 8 accoltellati  (uno in condizioni gravi) e ben 100 arresti, ma tra il fuoco, le fiamme, il fumo e la violenza, arriva diretto al cuore di noi tutti un gesto che regala speranza: il “Vancouver riot kiss” (così è stata rinominata l’azione dei 2 fidanzati) dimostra che l’amore può trionfare sulla guerra. IL VIDEO DEI DISORDINI A VANCOUVER [jwplayer config=”120s” mediaid=”82300″]