Autore: PeppeG

  • Inter – Cagliari 2-1, le pagelle. Bene la baby generation

    Inter – Cagliari 2-1, le pagelle. Bene la baby generation

    Le pagelle di Inter – Cagliari 2-1

    INTER

    Jonathan 6: fischiato dal pubblico abituato certo a vedere ben altro giocatore su quella fascia, non demerita totalmente, anzi compie anche qualche bella sortita che però non è paragonabile a quello che può fare il miglior Maicon. Deve crescere e migliorare.

    Zanetti 7: Highlander è un dilettante in confronto al capitano nerazzurro, un motore inesauribile che non si stanca mai di correre avanti e indietro sulla fascia, destra o sinistra che sia, macinando km su km. Insostituibile.

    Thiago Motta 6,5: di certo non una delle sue migliori prestazioni, ma c’è, ha il grande merito di esserci e di portare in vantaggio i suoi sbloccando una partita che pareva indirizzata sullo 0-0. Utile.

    Coutinho 7: Verrebbe da dire meno male, se si pensa che il giovane brasiliano doveva finire in panchina per far spazio a Sneijder, meno male che l’olandese ha dato forfait e meno male che il ragazzo ha deciso di fare ciò che sa fare, guadagnandosi il fallo da cui è nata la prima rete e siglando la rete del 2-0. Opportunista.

    Alvarez 7: Diciamoci la verità al suo ingresso in campo al posto di un ispirato Zarate i mugugni si sentivano fino a Como e invece, ecco quello che non ti aspetti, il brutto anatroccolo diventa cigno almeno per una sera e regala assist e belle giocate a tutti i suoi compagni e agli spettatori. Benvenuto.

    Inter (4-3-1-2): Julio Cesar 6; Jonathan 6 (42′ st Faraoni) sv, Ranocchia 6,5, Samuel 6, Zanetti 7; Stankovic 6, Motta 6,5, Cambiasso 6; Coutinho 7 (23′ st Obi 6); Pazzini 6,5, Zarate 6 (1′ st Alvarez 7). A disp.: Castellazzi, Cordoba, Poli, Milito.

    Philippe Coutinho| © GIUSEPPE CACACE/AFP/Getty Images

    CAGLIARI

    Agazzi 7: compie due prodezze su i tiri di Pazzini e Zarate e cerca di dare sicurezza ad una difesa che non brilla per efficienza nell’ultimo periodo. Si deve arrendere sui due gol interisti, sui quali è totalmente incolpevole. Baluardo.

    Conti 5,5: non è il solito capitano di mille battaglie, soffre molto il pur non eccellente pressing nerazzurro e spesso vaga spaesato in mezzo al campo in cerca di un posto fisso dove poter finalmente dare una mano a propri compagni. Disoccupato.

    Nainggolan 6,5: lotta su ogni pallone con veemenza e forza d’animo, non riesce però a combinare molto anche per la scarsa collaborazione dei propri compagni. Predicatore nel deserto.

    Nenè 5: un gol nelle ultime sei gare e su rigore, poco movimento, poco propositivo e chi più ne ha più ne metta. Siamo sicuri che la colpa sulla mancanza di gol del Cagliari sia tutti da attribuire a Ficcadenti? A vederlo giocare si direbbe proprio di no. Impallato.

    Larrivey 6,5: arrivato in Italia con il nomignolo di El Bati, un’eredità pesante per l’argentino, che purtroppo non ha tardato a deludere le aspettative. Spedito avanti e indietro dall’Italia al Sud America come un pacco postale è rientrato nel nostro campionato voglioso di far bene e a vederlo giocare ieri sera si direbbe che quantomeno lui ci sta provando. Da riprovare.

    Cagliari (4-3-1-2): Agazzi 7; Pisano 5,5, Canini 6, Ariaudo 6,5, Agostini 5,5; Biondini 5,5 (34′ st Rui Sampaio sv), Conti 5,5, Ekdal 6 (16′ st Ibarbo 6); Nainggolan 6,5; Nené 5(14′ st Larrivey 6,5), Thiago Ribeiro 5. A disp.: Avramov, Perico, Gozzi, Ceppelini

  • L’Inter torna a sorridere con Thiago Motta e Coutinho

    L’Inter torna a sorridere con Thiago Motta e Coutinho

    Nel primo anticipo di serie A dopo la sosta, l’Inter di Claudio Ranieri torna finalmente a sorridere grazie alla vittoria meritata sul Cagliari del neo-allenatore Ballardini. Servivano i tre punti alla squadra nerazzurra per ritrovare fiducia nei propri mezzi e i tre punti sono arrivati, grazie alle reti siglate da Thiago Motta e da un ispiratissimo Coutinho.

    L’undici guidato da capitan Zanetti non ha avuto grosse difficoltà a superare la squadra sarda apparsa senza idee e disorientata dal cambio di guida tecnica sulla propria panchina, di certo non un esordio positivo quello dell’ex allenatore di Genoa e Lazio.
    La partita in sè non è stata molto viva, nel primo tempo sopratutto, se non fosse stato per due lampi di Pazzini con un tiro fulmineo da fuori e di Zarate su calcio di punizione, su cui Agazzi  si è fatto trovare pronto deviando in entrambe i casi la palla sui legni della propria porta, gli spettatori avrebbero corso il rischio di morir di noia saltellando più per il freddo che per l’entusiasmo.

    Thiago Motta| © Claudio Villa/Getty Images

    Nel secondo tempo la musica cambia grazie anche alle scelte tecniche di Ranieri, che sostituendo un pimpante ma poco preciso Zarate con Alvarez, passa al 4-2-3-1 per cercare di allargare le strette maglie della difesa rossoblu, missione compiuta grazie anche ad una piccola svista arbitrale sul gol dell’italo-brasiliano Thiago Motta, il centrocampista nerazzurro sulla punizione dalla trequarti battuta proprio dal neo-entrato e deviata da Pazzini si trova in fuorigioco, non ravvisato dalla terna e da due passi riesce facilmente a battere un incolpevole Agazzi. Vantaggio fortunoso ma tutto sommato meritato e messo in cassaforte 5 minuti dopo quando il giovane Coutinho servito ancora ottimamente dal mancino di Alvarez, ottima gara per lui, punta verso la porta e con un preciso radente sul primo palo raddoppia e chiude di fatto la pratica Cagliari.

    Una buona Inter dunque che riscopre due giovani di prospettiva già bollati come bidoni dalla critica, un’Inter che però riscopre anche vecchi problemi sopratutto nella fase difensiva quando a due minuti dal termine si lascia bucare da Larrivey, certo non un bomber di razza, bravo a mettere il piede su un tentativo di battere in porta da parte di Nainggolan. Solo un piccolo spavento, perchè è troppo tardi per i sardi per rientrare in partita e perchè i padroni di casa riescono meritatamente a condurre in porto una vittoria fondamentale, che visti anche i risultati dei posticipi serali, hanno ancora più valore per risalire la classifica.

    Il video di INTER – CAGLIARI 2-1

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  • Inter – Cagliari, c’è Zarate con Pazzini

    Inter – Cagliari, c’è Zarate con Pazzini

    Finalmente ritorna il campionato e dopo 22 giorni di pausa dovuti prima al rinvio per maltempo e poi per la sosta per le nazionali, torna in campo fra poche ore l’Inter di Ranieri. I nerazzurri devono assolutamente vincere per poter ancora sperare di risollevare le sorti di una stagione che almeno per quanto riguarda il campionato è nata sotto pessimi auspici.

    Alla luce delle squalifica di Chivu e dell’indisponibilità di Maicon, Nagatomo a cui all’ultimo momento si è aggiunto anche Lucio, il tecnico testaccino ha dovuto reinventarsi tutta la difesa dirottando il capitano Zanetti a sinistra con il ritorno di Jonathan sulla corsia di destra e con in mezzo la coppia composta da Samuel e da uno tra Cordoba e Ranocchia, con quest’ultimo che nelle indiscrezioni dell’ultima ora pare essere avvantaggiato sul compagno di reparto colombiano.
    In mediana scelte praticamente obbligate, con il rombo che vedrà Stankovic e Cambiasso, ai lati del vertice basso Thiago Motta e con il recuperato Sneijder che agirà alle spalle del duo composto da Pazzini e Zarate, apparso più in forma di Milito e preferito al principe nel tandem che proverà a bucare la difesa sarda. Tra le buone notizie la presenza per la prima volta in panchina del lungo degente Poli.

    Inter (4-3-1-2): Julio Cesar; Jonathan, Ranocchia, Samuel, Zanetti; Stankovic, Thiago Motta, Cambiasso; Sneijder; Zarate, Pazzini.
    A disp.: Castellazzi; Cordoba, Obi, Poli, Alvarez, Castaignos, Milito

    Claudio Ranieri| © OLIVIER MORIN/AFP/Getty Images

    In casa Cagliari, debutto in panchina, anche se si tratta di un ritorno in Sardegna, del tecnico Ballardini che ha sostituito l’esonerato Ficcadenti, nonostante l’assenza del fondamentale Cossu, l’allenatore non cambia modulo e si affida nel ruolo di trequartista, dietro il duo Nenè-Thiago Ribeiro, al giovane Ekdal. In difesa solito quartetto difensivo composto da Pisano e Agostini sugli esterni e dalla coppia centrale Canini-Ariaudo.

    Ma anche stavolta il compito di maggior responsabilità toccherà al terzetto di centrocampo dei rossoblu, con capitan Conti a guidare i suoi due fidi scudieri Nainggolan e Biondini, quest’ultimo arrivato alla 200/a in A. Un compito arduo per i sardi che nelle ultime 5 partite hanno collezionato la miseria di 3 punti, senza alcuna vittoria e siglando per giunta una sola rete su calcio di rigore. Compito ancora più arduo se si pensa che incontreranno in casa, un’Inter affamata di vittorie e di punti che la facciano staccare dalla zona retrocessione.

    Cagliari (4-3-1-2): Agazzi; Pisano, Canini, Ariaudo, Agostini; Biondini, Conti, Nainggolan; Ekdal; Thiago Ribeiro, Nenè.
    A disp.: Avramov, Gozzi, Perico, Rui Sampaio, Ceppellini, Ibarbo, Larrivey.

  • Guardiola a Brescia, visita di cortesia? Spunta incontro con Moratti

    Guardiola a Brescia, visita di cortesia? Spunta incontro con Moratti

    Che sia uno degli allenatori più in gamba, oltre che più invidiati d’Europa è cosa risaputa, ma Pep Guardiola è soprattutto un uomo che rispetta le vecchie amicizie e non dimentica il proprio passato, per questo ogni qualvolta riesce a sfuggire al tran tran della movida catalana torna molto volentieri in Italia, nella tranquilla Brescia, dove ha vissuto un bel periodo da calciatore. Voci ufficiali parlano di un viaggio di piacere con tutta la famiglia al seguito, un week-end “normale” senza nessun secondo fine, del resto come potrebbe esserlo visto che il giovane Pep ha tutto ciò che potrebbe desiderare, “vinco perchè ho dei giocatori forti” ha dichiarato recentemente, e come dargli torto, ma forse e ne siamo certi è anche un po’ farina del suo sacco.

    Pep Guardiola | ©Valerio Pennicino/Getty Images

    Arrivato venerdì sera con un volo privato e presente allo stadio per assistere alla gara che ha visto impegnato il “suo” Brescia nel match contro l’Ascoli, che ha visto purtroppo uscire sconfitte le rondinelle. Chissà che la sua attenzione non si sia focalizzata su qualche giovane di prospettiva, come il ricercatissimo portiere Leali nel mirino anche della Juventus. A sentire le voci vicino all’allenatore si tratta solo di una visita di cortesia, ma i più maligni parlano di un previsto incontro molto riservato con il presidente dell’Inter, Moratti, per pianificare un futuro in nerazzurro. Certo le fantasie volano, specie quelle dei tifosi della beneamata che non stanno vivendo un bel periodo, quando un uomo di successo come Guardiola si sposta.

    Il tecnico blaugrana non ha mai negato di avere una passione per il Belpaese, ma da qui ad abbandonare una squadra di extraterrestri ce ne corre, chissà però che la voglia di confrontarsi in un campionato molto più complesso di quello spagnolo, dove le insidie si nascondono dietro ogni avversario, per dimostrare la propria competenza ed il proprio valore, non sia la chiave per veder tornare in Italia “el Pep”. Certo ancora è presto, ma un eventuale arrivo del giovane allenatore alla corte di una grande italiana ridarebbe quel lustro che la nostra serie A ha un po’ perso e non si sa mai che dalla catalogna arrivi anche qualche pezzo pregiato. Sognare si può.

  • Scocca l’ora di Super Mario

    Scocca l’ora di Super Mario

    Croce e delizia di ogni allenatore, un talento purissimo che, come quasi tutti i suoi predecessori, ha dentro di sè quella componente di follia che li rende ammirati da alcuni, di solito si tratta dei propri tifosi e odiati da altri. Si, stiamo parlando di Mario Balotelli, il bad boy del Manchester City che nell’ultimo periodo pare aver messo la testa a posto, o quasi. Reduce da uno splendido periodo di forma in maglia citizens, vorrebbe ripetere quanto di buono fatto fino adesso anche con l’azzurro più scuro e più pesante della nazionale. L’occasione è sicuramente di quelle ghiotte, per dimostrare di poter essere un leader anche alla sua giovane età, grazie all’assenza in contemporanea di Cassano e G.Rossi, superMario, infatti, stasera si troverà a guidare l’attacco dei nostri contro un avversario non molto impegnativo e in una gara che ai fini del risultato non conta granchè, ma che è pur sempre una vetrina per mettersi in mostra e puntare dritto alla chiamata che conta nel mese di maggio.

    Mario Balotelli| © gettyimages
      “E’ ora che mi svegli in azzurro, non ho ancora segnato un gol e la Nazionale e’ la cosa piu’ bella per un calciatore. Per questa amichevole non sono nervoso, e’ solo una partita di calcio, sono stato nervoso prima di un match solo nel pre-partita della finale di Champions League che poi non ho giocato” Ha dichiarato qualche giorno fa, in un’intervista che per contenuti e modi pacati ha lasciato intravedere un Balotelli più maturo, che non ha escluso un suo futuro ritorno all’Inter, che sogna di giocare con Ibra e Cassano, ma che dice di dover ringraziare sia Mancini e sia Prandelli: “Hanno fatto cose importanti per me. Mi hanno migliorato sotto il profilo tattico e mi hanno dato serenità”. E anche il ct azzurro si è detto molto soddisfatto dell’atteggiamento dell’attaccante bresciano: “L’ho trovato più maturo. Ora spero che la consapevolezza della sua forza diventi un dato costante” E allora caro Mario per dirla a modo tuo “Why always me?” “Because we count on you”.

  • Calciopoli: Tutti colpevoli in primo grado

    Calciopoli: Tutti colpevoli in primo grado

    Fine primo atto. Con la sentenza di Napoli si chiude, almeno per il primo grado di giudizio, il processo di una delle pagine più tristi della storia del calcio di casa nostra. Cinque anni sono passati da quando il polverone colpì la squadra più titolata del nostro campionato e i suoi dirigenti, cinque anni da quando si richiedeva la testa del capo di quella cupola che stando alle accuse, e alle condanne, pilotava gli esiti delle partite e delle intere stagioni nazionali, a favore delle proprie squadre. Di inchiostro e di parole, intercettate e non, ne sono scorse a fiumi, ma la verità a tutt’oggi e nonostante le pesanti condanne è lontana dall’essere rivelata. Questo è un mio personale parere e come tale opinabile, un parere prima che da tifoso, da amante dello sport, della competizione, di quel calcio che esalta e unisce, che fa gioire e piangere, di quello pulito che forse nostalgicamente penso non tornerà più, se non nelle fantasiose speranze dei milioni di “pallonari” come me. Ma veniamo ai fatti, le sentenze del processo napoletano di Calciopoli sono state pesanti e hanno tenuto poco conto delle scottanti rivelazioni fatte dalla parte difensiva e uscite nel corso delle udienze in questi mesi: 5 anni e 4 mesi al “Boss” Big Luciano Moggi, uno sconto di soli 4 mesi rispetto alla richiesta del pubblico ministero per l’ex Dg della Juventus, che paradossalmente è stata dichiarata innocente nelle responsabilità oggettive a lei ascritta;  gli ex designatori arbitrali, Paolo Bergamo e Pierluigi Pairetto, sono stati condannati rispettivamente a 3 anni e otto mesi e un anno e 4 mesi; Lotito e Della Valle ad un anno e tre mesi. Fra questi per il reato di associazione per delinquere finalizzata alla frode sportiva sono, proprio l’ex dirigente bianconero, riconosciuto dal Tribunale di Napoli come promotore, e i presunti partecipi: Paolo Bergamo e Pierluigi Pairetto, l’ex vicepresidente della Figc Innocenzo Mazzini, gli ex arbitri Massimo De Santis, Salvatore Racalbuto, Paolo Bertini, Antonio Dattilo.

    Luciano Moggi| © GIULIO PISCITELLI/AFP/Getty Images
    Assolti per non aver commesso il fatto o perchè il fatto non sussiste: Marcello Ambrosino, Enrico Ceniccola, Mariano Fabiani, Maria Grazia Fazi, Silvio Gemignani, Gennaro Mazzei, Pasquale Rodomonti e il giornalista Ignazio Scardina. «È una pagina mortificante per la giustizia, combatteremo in appello» forse queste le parole più pesanti del post sentenze, parole ad opera dell’ex arbitro Massimo de Santis, condannato ad 1 anno ed 11 mesi, ma che come gli altri imputati condannati ha fame di mostrare la propria verità. Già la verità, in tempi come i nostri una chimera, che uno sport poteva rendere meno difficile da raggiungere e che è stata insozzata da un sistema in primis e da una giustizia sommaria e poco credibile in secundis. Tutti colpevoli è vero, tutti colpevoli dagli imputati agli accusatori, colpevoli di aver distrutto e disintegrato un gioco, ma la speranza si sa è l’ultima a morire e forse domani potremo continuare a scrivere di quanto è stato bello il gol di Tizio o il gesto tecnico di Caio, senza aver il sospetto che poteva esserci fuorigioco e premeditazione, il resto si sa son solo chiacchere da bar.

  • Pagelle Lazio-Parma, Klose su tutti

    Pagelle Lazio-Parma, Klose su tutti

    Lulic 6,5: veramente una bella sorpresa in questo primo quarto di campionato, sfiora anche il terzo gol in maglia biancoceleste con un colpo di testa che si stampa sulla traversa, ma oltre a questo è sempre molto presente in fase d’interdizione e di ripartenza, sta diventando una pedina importante nello scacchiere di Reja. Sculli 6,5: ha il merito di essere lesto nell’approfittare della cortissima respinta della difesa parmense e di siglare quindi la rete che vale punti e primato in classifica. Klose 7: ormai i complimenti per un campione così si sprecano. Non segna, evento raro, ma c’è ovviamente il suo zampino nell’azione che porta al gol di Sculli, di fatto la parte più faticosa del lavoro la fa lui con una splendida percussione che lo porta a tu per tu con Mirante dove preferisce l’appoggio al compagno meglio piazzato invece che rischiare il tiro sul portiere in uscita. Insostituibile. Cissè 4,5: aveva promesso molti gol, è fermo ad uno in campionato, quello all’esordio. La convivenza con un bomber come Klose si digerisce male se la rete non arriva, ma il francese invece di cercare la giocata semplice s’intestardisce provando le cose più complicate. Questo lo porta spesso ad essere inconcludente. Kozak 6,5: entra e mostra subito che Reja ha fatto male a tenerlo in panchina, specie al posto di uno spento Cissé, c’è ovviamente del suo nel gol del vantaggio è infatti lui a colpire a botta sicura sull’assist al bacio di Klose, ha solo la sfortuna di trovare sulla sua strada il piede di Zaccardo. Lazio (4-3-1-2): Marchetti 6; Konko 6,5, Diakitè 6,5, Dias 6,5, Radu 6; Brocchi 6,5, Ledesma 6, Lulic 6,5 (1′ st Sculli 6,5); Hernanes 5 (32′ st Gonzalez 6); Klose 7, Cissé 4,5 (39′ st Kozak 6,5). A disp.: Bizzarri, Zauri, Scaloni, Cana. All.: Reja 6.

    Giuseppe Sculli| © Paolo Bruno/Getty Images)
    Zaccardo 6: salva sulla linea su Kozak ma nulla può sul tap-in da pochi passi di Sculli, ha avuto sui piedi il punto del vantaggio ma il tiro è tutto da dimenticare. Paletta 6: disputa una discreta prestazione senza infamia e senza lode, ma non commettendo nessun errore grossolano anzi donando a sprazzi anche sicurezza al suo reparto insieme al compagno Lucarelli, che fino all’85° non subisce pericoli da parte dei biancocelesti. Biabiany 6: ci prova di testa a fine primo tempo, di certo non una sua specialità, ma è sfortunato perchè la palla si stampa sulla traversa. niente di eccezionale per il resto della gara come tutti gli uomini in campo del resto. Giovinco 5: di certo non la sua migliore giornata, prova ad illuminare due volte Pellé ma i suoi inviti cadono nel vuoto, esce per infortunio e si spera solo non si tratti di niente di particolare. Pellé 4: inconcludente, poco incisivo, amorfo e fuori luogo nella pur sterile manovra d’attacco dei ducali, i tifosi aspettano con ansia il rientro di Floccari. Parma (4-4-2): Mirante 6; Zaccardo 6, Paletta 6, Lucarelli 5,5, Gobbi 5,5; Biabiany 6, Morrone 5,5, Galloppa 5 (35′ st Blasi sv), Modesto 5,5 (42′ st Valdes sv); Giovinco 5 (3′ st Valiani 6), Pellé 4. A disp.: Pavarini, Santacroce, Feltscher, Crespo.

  • Alla Lazio basta Sculli e torna prima

    Alla Lazio basta Sculli e torna prima

    Massimo risultato col minimo sforzo, una Lazio poco entusiasmante riesce ad ottenere i tre punti contro un ben organizzato Parma, che paga nel finale un affaticamento fisico e l’uscita per infortunio del suo uomo migliore Sebastian Giovinco. La partita di per sè non offre delle grosse emozioni se si considera che nel primo tempo i pericoli sia per una porta che per l’altra vengono da calcio da fermo, il primo è al 29° quando il profeta Hernanes prova ad impegnare Mirante su calcio di punizione, ma l’estremo difensore gialloblu si fa trovare pronto, sul calcio d’angolo successivo dopo una serie di rimpalli la palla arriva sulla testa di Luljc che colpisce la traversa con un pallonetto che stava per diventare beffardo per il numero uno parmigiano. Dopo questo spavento gli ospiti provano a farsi sotto con una sterile manovra che porta al 43° a guadagnare un calcio d’angolo su cui Biabany, si proprio lui, stacca di testa e pareggia il conto dei legni. La prima frazione di gioco si chiude qui.

    Giuseppe Sculli| © ANDREAS SOLARO/AFP/Getty Images
    Comincia il secondo tempo e ti aspetti una Lazio più arrembante che provi con maggiore forza a battere la resistenza valida ma non insormontabile del Parma, invece, non è così, la seconda frazione di gioco segue la falsa riga della prima e per vedere il primo vero tentativo di far male da parte degli avanti biancocelesti bisogna attendere il 68° quando sempre su calcio d’angolo Klose svetta di testa e prova a battere Mirante. Qui svanisce la squadra di casa che lascia molto spazio alle sortite degli ospiti e ad un quarto d’ora dalla fine è il campione del mondo Zaccardo ad andare vicino alla rete del colpaccio con un bel dribbling da attaccante puro si libera al tiro in area da posizione defilata, la conclusione però non è all’altezza della preparazione e l’azione sfuma in un nulla di fatto. Il match sembra trascinarsi stancamente verso la fine con il risultato a reti inviolate, ma il colpo del campione è sempre lì in agguato ed è quello che fa la differenza, Klose infatti, sempre lui, prende palla nella trequarti avversaria e con uno scatto palla al piede si presenta a tu per tu con l’estremo difensore gialloblu, ma invece di tirare appoggia a Kozak meglio posizionato, l’attaccante ceco, appena subentrato ad uno spento Cissè, spara a colpo sicuro ma trova Zaccardo sulla sua traiettoria che libera in qualche modo, lì a due passi c’è però appostato Beppe Sculli che a due passi dalla linea di porta si avventa come un falco sulla palla e insacca il punto della vittoria a 5′ minuti dal termine. La partita non ha più niente da dire gli aquilotti amministrano bene il vantaggio e portano a casa tre punti pesanti per il morale e la classifica che li vede adesso primi a pari merito con l’Udinese, in attesa che la Juve recuperi la propria sfida contro il Napoli.

  • Pagelle Novara-Roma. Finalmente Bojan

    Pagelle Novara-Roma. Finalmente Bojan

    Fontana 5,5: In due occasioni si oppone bene ai tentativi di Bojan, ma sul gol dello spagnolo nulla può. Ha qualche responsabilità sul colpo di testa di Osvaldo, di certo non irresistibile a tal punto da fargli sfuggire la palla dalle mani Paci 6: una partita senza infamia e senza lode, prova a portare qualche pericolo alla porta di Stekelenburg con un colpo di testa ma la palla finisce sopra la traversa. Rigoni 6: vedi Paci, con l’unica eccezione che da uno come lui ci si aspetta molto ma molto di più, è la pedina che può spostare le sorti della partita a favore dei suoi e contro una Roma non eccelsa volevamo vedere più rabbia agonistica da parte sua. Svolge il compitino. Morimoto 4,5: inguardabile, irritante e impalpabile, basterebbero questi tre aggettivi per descrivere la prestazione del giovane samurai, di certo Tesser nel mandarlo in campo da titolare si aspettava molto di più. Meggiorini 6: si danna l’anima, soprattutto quando sfruttando in maniera ottimale un buco difensivo di Cassetti si presenta a tu per tu con Stekelenburg che lo ipnotizza compiendo il miracolo sul suo tiro a botta sicura. da lì sparisce dal campo quasi avesse accusato il colpo. Novara (4-3-1-2): Fontana 5,5; Morganella 5, Paci 6, Centurioni 5,5, Gemiti 4,5; Marianini 5,5 (30′ st Jeda 5), Porcari 6, Rigoni 6; Mazzarani 5 (7′ st Pinardi 6); Morimoto 4,5 (17’st Giorgi 5), Meggiorini 6. A disp.: Coser, Garcia, Pesce, Radovanovic.  

    Pablo Daniel Osvaldo| © Claudio Villa/Getty Images
    Stekelenburg 7: compie un miracolo su Meggiorini che evita alla sua squadra di tracollare anche in questo match, per il resto sta a guardare sul palo di Porcari e per il resto del match. Cassetti 5: fuori ruolo spaesato e in costante apprensione, manco avesse davanti Messi e co., ma quella non è la sua posizione e si vede, infatti l’unico vero grosso pericolo arriva da un suo buco su pressione di Meggiorini, però non si capisce perchè Luis Enrique s’intestardisca nello schierarlo da centrale. Pjanic 6,5: quando esce Greco e viene arretrato sulla linea dei centrocampisti inizia la parte buona della sua prestazione che gli consente di sfornare due assist vincenti e di non pestarsi i piedi con Lamela come capitava nella prima frazione di gioco quando spesso si trovava a dover condividere zolle del campo col giovane gaucho. Bojan 7: entra rivitalizza l’attacco ci prova due volte da lontano e alla terza buca Fontana, sbloccando la situazione. Forse meriterebbe un po’ più di fiducia adesso che trova la porta con più continuità. Osvaldo 6: si ha il merito di siglare la seconda rete in collaborazione con il portiere novarese, ma per il resto poca roba la sufficienza la guadagna solo per quello. Roma (4-3-2-1): Stekelenburg 7; Rosi 6,5 (34′ st Jose Angel sv), Burdisso 6,5, Cassetti 5, Taddei 6; Greco 5,5 (17′ st Bojan 7), Gago 5,5, De Rossi 6,5; Pjanic 6,5 (42′ st Perrotta sv), Lamela 6,5; Osvaldo 6. A disp.: Curci, Heinze, Simplicio, Borriello.

  • Roma ci pensa Bojan

    Roma ci pensa Bojan

    A guardare la partita di stasera a Novara, specialmente nel primo tempo, si sarebbe rischiato si, ma di addormentarsi sul divano. Un primo tempo molto povero di occasioni se si eccettua qualche tentativo dalla distanza, con la squadra di casa poco ispirata e che non sfrutta il fattore campo e la quasi assenza d’incisività dell’attacco ospite, e con una Roma rivoluzionata per l’undicesima volta di seguito da Luis Enrique, che si diverte a far dannare l’anima ai fantacalcisti, e non, di tutta Italia, inventando nuove soluzioni tattiche con uomini come Taddei e Cassetti relegati a giocare in ruoli a loro di sicuro poco congeniali. Specie nel caso del secondo, stasera in veste di centrale, con delle enormi difficoltà che si notano palesemente durante il corso della partita. Se, infatti, il primo tempo non da emozioni, il secondo, che vede l’undici guidati dall’asturiano entrare in campo più decisi, rivitalizza il ritmo da marcia funebre della prima frazione e offre alcuni spunti interessanti, come appunto la non idoneità di Cassetti a ricoprire il ruolo che sarebbe logico affidare ad Heinze, da un errore grossolano dell’esterno ex-Lecce, nasce il primo vero pericolo, nonchè prima vera occasione della partita, per la porta di Stekelenburg: Meggiorini, sfruttando il grossolano errore del centrale giallorosso s’invola verso l’area ospite e cerca di spiazzare l’estremo difensore con un sinistro a giro sul palo lungo, l’ex portiere dell’Ajax è però straordinario e devia in angolo una palla pericolosissima con un bel intervento a terra.

    Bojan Krkic| © Claudio Villa/Getty Images
    Poi, però, arriva il meritato vantaggio della Roma, che come detto entra in campo nella ripresa con un piglio diverso, a suonare la carica è lo spagnolo Bojan, che subentrato dalla panchina ad uno spento Greco, tenta prima di battere Fontana da fuori area trovando pronto il portiere novarese per ben due volte e poi al terzo tentativo riesce a trovare la via del gol sfruttando un perfetto assist di Pjanic con un piattone destro al volo che s’insacca fra il palo ed il numero uno azzurro. Passata in vantaggio ora la partita sembrerebbe essere sui binari giusti, con una Roma che proverà ad amministrare il vantaggio cercando senza esasperare la seconda rete e con il Novara, che seppur, attivo non pare in grado di portare pericoli alla porta ospite. Il raddoppio arriva, ma se l’assist parte dallo stesso piede, questa volta però cambia il terminale, è, infatti, Osvaldo a sfruttare un calcio d’angolo battuto ottimamente da Pjanic appunto, e staccando di testa riesce a battere un non esente da colpe Fontana. La partita di fatto si chiude qui, i padroni di casa come da copione non creano pericoli e le loro velleità s’infrangono sul palo colpito da Porcari, quando ancora si stava sul 1-0. Luis Enrique e i giallorossi ritrovano la vittoria dopo due turni negativi, mentre adesso per Tesser ed l’undici piemontese le cose si fanno sempre più complicate.