Del Piero “Meno male che c’è Alex”, questo è sicuramente il pensiero comune dei tifosi bianconeri e dello stesso tecnico juventino, alla fine della partita. E’ infatti una Juve targata Del Piero, quella vista oggi all’Olimpico di Torino. Il capitano ci mette l’anima è aldilà del gol è l’unico insieme a Krasic a portare qualche pericolo alla porta difesa da Arcari. I bianconeri partono forte e nei primi dieci minuti sembrano essere in grado di mettere sistematicamente in difficoltà l’improvvisata difesa avversaria: prima Aquilani manda fuori di poco un pallone invitante dal limite dell’area, successivamente è Matri ad impegnare l’estremo difensore bresciano, in avvitamento di testa e infine Pepe spara a lato un bell’assist filtrante di Del Piero. Secondo un copione già visto molte altre volte quest’anno, tuttavia, non appena cala di intensità la squadra di Del Neri concede campo all’avversario, merito stavolta anche di un buon Brescia, bravo a tenere la squadra corta e la linea del pressing molto alta. Tra il 16? e il 18? le rondinelle vanno due volte vicine al vantaggio: prima Cordova calcia a lato di poco una punizione ingenuamente concessa da Sorensen al limite dell’area e due minuti dopo è Buffon a far correre un brivido lungo la schiena ai tifosi juventini perdendo clamorosamente palla in uscita alta. Con il suo tipico stile approssimativo la difesa della Juve riesce sempre a salvarsi, il Brescia conferma però di essere in palla dopo l’ottimo pareggio ottenuto contro l’Inter. Ma, secondo una crudele regola non scritta del calcio, nel momento migliore di una squadra segna l’altra. Cordova controlla male al limite dell’aria, la palla arriva a Matri che vede libero Krasic, botta al volo del serbo e 1-0. Il Brescia accusa il colpo e la Juve avrebbe la palla buona per raddoppiare al 31?, ma Matri sottoporta manca la deviazione. Il primo tempo sembra destinato a concludersi con i bianconeri in vantaggio ma a tre minuti dal termine la difesa colpisce ancora: su cross apparentemente innocuo di Vass, Chiellini e Traorè sbagliano posizionamento e Buffon buca completamente l’uscita, lasciando al certamente non altissimo Eder la possibilità di mettere dentro di testa indisturbato. 1-1 e tutti negli spogliatoi.
Al rientro in campo nessun cambio nelle due squadre e nessuna variazione nel copione della partita. La Juventus prova subito a mettere pressione al Brescia e nei primi quindici minuti va vicina al gol con Chiellini, in mischia, e Krasic che stoppa bene in area ma da posizione favorevole spedisce fuori. Al 64? Eder sfiora l’incrocio dei pali con un bolide dai 30 metri, forse l’occasione da gol più nitida per le rondinelle. Come nella prima frazione, però, la Juve colpisce proprio quando sembra sul punto di crollare. Il merito questa volta è tutto di Alessandro Del Piero, che al 68? riceve palla a centrocampo, supera due uomini in dribbling e deposita dolcemente la sfera alle spalle di Arcari con un morbido sinistro a girare: un gol meraviglioso, a cui fa seguito una rabbiosa esultanza sotto la curva, faccia a faccia con i tifosi che per tutta la partita hanno contestato la squadra. Gli uomini di Iachini provano a risollevarsi dopo l’ennesima mazzata psicologica ma tre minuti più tardi Mareco si fa ingenuamente ammonire per la seconda volta e l’arbitro Celi non può fare altro che mostrare il cartellino rosso. In 10 contro 11 il Brescia smette di crederci e la Juve trascorre gli ultimi minuti cercando in tutti i modi di far trascorrere il tempo: un chiaro segno di quanto importante fosse vincere oggi e di quanto grandi sono ancora le paure e i limiti dei bianconeri. Ora ci sarà la sosta per le nazionali e fra due settimane la Roma del recuperato Totti, una sfida importante e forse decisiva per un posto in Europa League.
Juve-Brescia La Juventus è alla ricerca di un risultato utile che possa farla tornare in carreggiata e possa ridestarla dal torpore in cui è caduta da 4 partite a questa parte. In settimana Del Neri ha dovuto fare i conti con alcune defezioni, come quelle di Martinez, Traorè e Toni che però hanno recuperato e quindi saranno della partita. Il tecnico di Aquileia manderà in campo una formazione molto simile a quella schierata a Cesena. Rispetto ad una settimana fa, dovrebbe esserci una sola novità, peraltro dettata dalla squalifica di Marco Motta, espulso nella gara del “Dino Manuzzi”. Sorensen e Grygera sono in lizza per un posto sulla fascia destra, con il danese leggermente favorito sul ceco. Come annunciato in conferenza stampa, ad affiancare Chiellini al centro della difesa bianconera sarà Bonucci e non Barzagli, a sinistra confermato Traorè. Resta comunque qualche piccolo dubbio legato all’impiego del terzino francese, che in settimana, come detto, ha accusato problemi fisici ed è stato recuperato in extremis. Tutto invariato dalla cintola in su, complici i numerosi infortuni. Krasic a destra, Pepe dalla parte opposta ed il duo Aquilani e Marchisio in mezzo. In attacco, naturalmente, Alessandro Del Piero e Alessandro Matri, tandem offensivo che ha ben figurato a Cesena. Juventus (4-4-2): Buffon; Grygera, Bonucci, Chiellini, Traore; Krasic, Aquilani, Marchisio, Pepe; Matri, Del Piero. A disp.: Storari, Barzagli, Sorensen, Salihamidzic, J.Martinez, Boniperti, Toni. All.: Del Neri Emergenza per mister Iachini, privo degli infortunati Zanetti, Filippini e Berardi e degli squalificati Zebina, Hetemaj e Andrea Caracciolo. In avanti Diamanti sarà affiancato da Eder, in difesa, invece, il tecnico bresciano opterà per un arretramento di Accardi insieme a Zoboli e Mareco, col conseguente inserimento di Daprela sulla corsia mancina di centrocampo, a destra Zambelli. Cordova ha pienamente recuperato dal problema all’alluce ed agirà in cabina di regia, coadiuvato da Kone e Vass. Brescia (3-5-2): Arcari; Zoboli, Mareco, Accardi; Zambelli, Kone, Cordova, Vass, Daprelà; Eder, Diamanti. A disp.: Sereni, Bega, Kamalu, Baiocco, Possanzini, Lanzafame, Jonathas. All.: Iachini.
Biava 6: A dire il vero tranne qualche piccola sortita offensiva che è venuta soprattutto dalle fasce, il Cesena non ha creato grosse difficoltà a tutta la difesa laziale, ma se insieme a Dias, formano la coppia centrale meno perforata un motivo ci sarà. L’ex palermo da sicurezza a tutto il suo reparto e se Antonioli non ci mettesse una pezza, a fine primo tempo il capitolo Cesena sarebbe già chiuso grazie ad un suo colpo di testa da distanza ravvicinata. Sufficienza piena solo perchè fondamentalmente è stato un sabato di ordinaria amministrazione.
Mauri 7: Si muove bene sia come mezzala sinistra sia come trequartista quando Reja decide di spostarlo più avanti. Non sbaglia un pallone e dopo solo un minuto e mezzo serve a Zarate l’assist per il gol partita. Esce all’ 85° stremato, dopo i 10 minuti nel derby una buona prova, è un rientro importante per la lotta al quarto posto.
Hernanes 5: Nemo propheta in patria ed oggi sembra essere proprio così, il trequartista biancoceleste sembra spaesato e avulso dal gioco, sbaglia anche le cose più semplici e viene giustamente sostituito a metà del secondo tempo con Brocchi.
Zarate 7: Maurito sembra essere quello dei tempi migliori, sfrutta al meglio la prima occasione che gli capita e poi cerca di rendersi utile approfittando degli spazi che il Cesena gli concede, a volte si piace troppo e si concede qualche lusso inutile, se cominciasse a giocare più per gli altri che per se stesso il suo rendimento sarebbe certamente migliore e potrebbe risultare più decisivo e più continuo.
Sculli 7: Gli manca solo il gol e ci va quasi vicino se non fosse per un miracolo di Antonioli in coabitazione con il palo, si rende sempre pericoloso con i suoi contro-movimenti, s’inserisce bene tra le maglie romagnole e se solo fosse servito più spesso dai suoi compagni di reparto potrebbe trovarsi più volte a tu per tu con l’estremo difensore bianconero.
Antonioli 6,5: Si deve arrendere al secondo minuto a Zarate che lo punisce da posizione ravvicinata, ma il resto della partita para tutto ciò che gli capita, è merito suo se il Cesena non capitola e può sperare nel pareggio fino alla fine. Nonno Antonioli a 41 anni suonati, dei quali più della metà passati a calcare i campi da gioco, non sembra subire il peso dell’età.
Santon 6,5: Il bambino, come lo chiamava Mourinho, sembra amare la provincia e pare un giocatore rigenerato dalla cura Ficcadenti, fa bene sia a destra nel primo tempo che a sinistra come ala, nel secondo. Sempre pronto ad appoggiare la manovra dei suoi, si muove bene, salta l’uomo e arriva anche a concludere, senza però causare grossi problemi alla porta di Muslera. E’ certamente sulla buona strada.
Parolo 5: Uomo copertina nella sfida dello scorso sabato contro la Juventus, il neoazzurro non brilla nella partita odierna, disputa un match anonimo, non accompagna quasi mai i suoi compagni con gli inserimenti da dietro e l’unica volta che lo fa ed ha la possibilità di colpire cicca malamente il tiro. Ci si aspetta molto di più da uno come lui.
Bogdani 5: Dov’è? Se lo chiedono anche i suoi compagni, dovrebbe essere il riferimento lì davanti e invece si nasconde dietro i difensori concedendo vita facile ai centrali biancocelesti. Ficcandenti lo sostituisce a fine primo tempo con Ceccarelli e la partita dei cesenati cambia volto.
Malonga 6,5: Il ragazzino che sostituisce lo squalificato Giaccherini corre, dribbla ed è sempre una spina nel fianco della difesa laziale. Peccato che sia poco incisivo e non tiri mai in porta, ma con il suo movimento è l’unico che cerca di combinare qualcosa là davanti.
Mauro ZarateLazio per riconquistare il quarto posto dopo la figuraccia nel derby e Cesena per confermare quanto di buono fatto con la Juve e rimanere ancorati al treno salvezza. Le premesse per una partita scoppiettante ci sono tutte e l’inizio lascia presupporre proprio questo. Pronti via, i padroni di casa passano con Zarate, l’attaccante argentino è pronto a sfruttare un assist di Mauri e a battere Antonioli, rompendo così un digiuno che durava dal 12 dicembre, quando segnò la rete del momentaneo pareggio a Torino contro la Juventus. Dopo la rete biancoceleste più nulla, gli uomini di Reja si limitano ad amministrare il vantaggio e solo al 44′ su azione d’angolo Biava, con un colpo di testa ravvicinato, impegna Antonioli, che compie un mezzo miracolo e respinge fuori area. Il Cesena nel primo tempo è non pervenuto. Dopo l’intervallo non rientra in campo Bogdani, sostituito da Ceccarelli, un esterno destro, Malonga diventa così centravanti. La mossa tattica di Ficcadenti funziona, perchè con Santon che scala sulla fascia sinistra, e il neo entrato che rende arioso il gioco quando si impossessa alla grande della corsia di destra, diventando un pendolino infaticabile, capace di creare pericoli in proprio, ma soprattutto da uomo assist, la gara si apre. Il Cesena passa dunque al 3-4-2-1 con Caserta e Jimenez a fungere da trequartisti per Malonga. E’ però la Lazio a rendersi pericolosa al 47′ con Sculli che approfittando di un cross di Zarate colpisce di testa a colpo sicuro e chiama Antonioli al miracolo. Dopo qualche sortita da parte del Cesena, è ancora la squadra di casa a rendersi pericolosa con Gonzalez che arrivando a rimorchio prova a sfruttare un cross basso del solito Sculli, ma l’esterno biancoceleste è sfortunato perchè sul suo tiro trova Pellegrino pronto a ribattere. Due minuti dopo è la squadra romagnola a crearsi l’occasione più ghiotta della sua gara, dopo una azione ben costruita Ceccarelli serve Caserta libero in area, il centrocampista calcia ma il suo piattone è debole e non crea pericoli alla porta difesa da Muslera. La gara si incattivisce: Matuzalem, già ammonito, rifila una gomitata a Jimenez. Non vista, graziato. Ficcadenti fa debuttare in Serie A il giovane attaccante finlandese Riski, Reja invece di rischi non ne vuole prendere, visto che sostituisce uno spento Hernanes con i muscoli di Brocchi. Il Cesena chiude in avanti, con generosità, ma poche idee. La Lazio però tiene senza troppi affanni e riconquista momentaneamente il quarto posto, in attesa delle partite di domani.
Kozak Voglia di rivincita in casa Lazio, dopo la pessima figura rimediata lo scorso turno nel derby contro i cugini della Roma. La sconfitta oltre ad essere costata il quarto posto in campionato, ha fatto perdere ben 3 uomini per squalifica ai biancocelesti (Ledesma, Radu e Lichtsteiner), che si vanno ad aggiungere agli infortunati Diakite, Floccari, Rocchi e Bresciano, ed è notizie dell’ultim’ora che anche Brocchi, bloccato dalla febbre, non sarà della partita. Piena emergenza dunque per il tecnico Reja che ha convocato 18 giocatori, tra i quali ci sono anche il giovane della Primavera Ceccarelli (prima convocazione) e gli acciaccati Meghni e Foggia. Le numerose assenze costringeranno l’allenatore anche a cambiare modulo che molto probabilmente sarà un 4-3-1-2. Una difesa composta da Scaloni e Garrido sulle fasce e da Biava-Dias coppia centrale; un centrocampo a tre con Gonzalez, Matuzalem e Mauri; e un attacco con Hernanes trequartista dietro l’inedita coppia Zarate-Sculli. Solo panchina per Kozak. Dovrebbe essere dunque questo l’undici di partenza: Lazio (4-3-1-2): 86 Muslera; 5 Scaloni, 20 Biava, 3 Dias, 14 Garrido; 15 Gonzalez, 11 Matuzalem, 6 Mauri; 8 Hernanes; 10 Zarate, 77 Sculli. A disp.: 12 Berni, 13 Stendardo, 31 Meghni, 81 Del Nero, 17 Foggia, 92 Ceccarelli, 18 Kozak. All. Reja Tutt’altro umore, invece, in casa Cesena, dopo l’ottimo pareggio in rimonta contro la Juventus l’entusiasmo è alle stelle e gli uomini di Ficcadenti sperano di uscire dall’Olimpico con qualche punticino utile per la corsa salvezza. Diciannove i giocatori convocati da Ficcadenti per il match contro la Lazio. Non ci saranno Giaccherini, squalificato, e Rosina, infortunato. Confermato il modulo 4-3-1-2, che sarà dunque speculare a quello dei padroni di casa. Tra i pali ci sarà Antonioli quasi un derby per lui visti i suoi trascorsi alla Roma. Ceccarelli, Pellegrino, Von Bergen e Lauro comporranno il pacchetto difensivo, con il terzino destro che sostituirà Santon, uscito malconcio dopo la buona prova di sabato scorso, solo in extremis si saprà se l’ex interista riuscirà ad essere almeno in panchina. Centrocampo a tre con Caserta, Colucci e Parolo, in attacco Jimenez agirà dietro le due punte che saranno Bogdani e Malonga. Convocato per la prima volta il diciannovenne attaccante finlandese Roope Riski. Ricapitolando dovrebbe essere questo l’undici romangnolo: Cesena (4-3-1-2): 1 Antonioli; 77 Ceccarelli, 3 Pellegrino, 25 Von Bergen, 6 Lauro; 8 Caserta, 14 Colucci, 18 Parolo; 10 Jimenez; 71 Bogdani, 17 Malonga. A disp.: 33 Calderoni, 15 Benalouane, 29 Dellafiore, 4 Appiah, 46 Santon, 44 Piangerelli, 7 Riski. All. Ficcadenti
Vincenzo Iaquinta Stagione finita per Vincenzo Iaquinta. L’attaccante della Juventus chiude nel peggior modo possibile una stagione amarissima, costellata da continui stop e appena 23 presenze con 6 gol all’attivo. Gli esiti degli esami a cui è stato sottoposto in seguito all’infortunio patito ieri sono una mazzata: la risonanza ha evidenziato una lesione ampia del muscolo retto femorale della coscia sinistra. Lo strappo muscolare comporterà almeno tre mesi di stop: stagione finita e se ne riparlerà a metà giugno. Ennesimo infortunio per il giocatore che in stagione ha saltato 17 partite per problemi di natura muscolare e anche quando è sceso in campo non è quasi mai sembrato tonico. Di certo l’attaccante calabrese sarà uno dei nomi da tenere d’occhio durante il mercato di giugno, la sua permanenza in casa bianconera non sembra poi così scontata vista la voglia di ringiovanire la rosa e la necessità di fare cassa per reinvestire sul mercato della società; Vincenzone con i suoi 31 anni non è di certo vecchio ma non è più il giocatore di qualche anno fa e la sua continua propensione all’infortunio potrebbe condizionarne il suo futuro juventino. Si accorcia però la lista degli indisponibili per la partita in casa contro il Brescia, non ci sarà Felipe Melo. Il brasiliano, che in settimana è stato accostato al Real Madrid, continua a lavorare per smaltire la botta alla caviglia, tornerà a disposizione dalla prossima settimana. E dalla prossima settimana dovrebbe tornare ad allenarsi stabilmente in gruppo anche De Ceglie, che sembra aver superato la frattura alla rotula. Niente di grave invece per Martinez e Traorè. Ieri entrambi hanno abbandonato l’allenamento in anticipo, oggi hanno lavorato a parte e domani torneranno in gruppo, entrambi dovrebbero essere regolarmente a disposizione per domenica. Migliora anche Luca Toni che probabilmente sarà in panchina contro il Brescia. Saranno dunque ancora Del Piero e Matri i terminali offensivi della Juve nella gara di domenica. Delneri si è soffermato molto a parlare insieme al capitano e all’ex cagliaritano al termine della seduta ed è rientrato nello spogliatoio con loro. Il tecnico di Aquileia spera in una reazione della sua squadra e in un ritorno alla vittoria che manca ormai da 4 turni.
Allo stadio Al-Nahyan di Abu Dhabi, si gioca un match di Coppa Emirati Arabi fra Al Ain e Al Wasl. Ismail Ahmed, difensore dell’Al Ain, ha appena portato la sua squadra in vantaggio 2-1. I festeggiamenti per il gol si dilungano troppo. Ne approfitta il centrocampista avversario Francisco Yeste. Il calciatore spagnolo riposiziona subito il pallone a centrocampo: tira direttamente dal dischetto e pareggia 2-2, scavalcando il portiere avversario ancora distratto dai festeggiamenti. Gol corretto secondo il regolamento e rete infatti convalidata dall’arbitro. L’Al Ain riuscirà comunque a vincere la partita 3-2.
Maurizio Zamparini L’ha minacciato tante volte e per svariate ragioni, ma alla fine è sempre rimasto in sella, stavolta però il presidente del Palermo, Maurizio Zamparini ha sbottato ed è sembrato convinto a lasciare la guida dei rosanero se con Milan e Catania dovessero arrivare due sconfitte.
«Se perdo anche con Milan e Catania mi dimetto da presidente del Palermo: sarebbe un record, sette partite di fila non le ho mai perse, neanche cinque». «In quelle occasioni si fanno tentativi, non c’è sicurezza – ha aggiunto, rispondendo a una domanda sul recente cambio di allenatore – io stanotte ci pensavo se ho fatto bene…ma sono tentativi: se Cosmi vince è un tentativo riuscito, se Cosmi perde».
Se Cosmi perde potrebbe essere la fine del patronato di Zamparini, almeno così pare. Certo gli appuntamenti che aspettano l’undici siciliano non sono dei più facili, già dal prossimo turno se la vedranno in casa con il Milan e se prima Il Barbera rappresentava una fortezza inespugnabile, dopo la pesante sconfitta con l’Udinese le certezze dei palermitani sono venute sempre meno. La causa del periodo nero del Palermo è anche difficile da individuare, ma si sa come sempre quando qualcosa non funziona a farne le spese sono sempre gli allenatori e il povero Delio Rossi ha pagato un prezzo forse troppo alto rispetto alle sue reali colpe. La squadra sembra svuotata e poco reattiva, Zamparini, accolla le colpe dell’insuccesso dei suoi, anche ai torti arbitrali subiti che ad onor del vero non sembrano poi così evidenti. Mancano ancora due partite per conoscere le sorti societarie dei rosanero e staremo a vedere se questa volta il presidente avrà intenzione di mantenere la promessa, qualora dovessero arrivare due sconfitte, soprattutto, quella nel derby una partita sempre molto sentita in terra sicula. Sono comunque certo che alla fine il presidente ci ripenserà e che questa sua esternazione potrebbe essere solo servita a spronare i suoi, per destarli da quel torpore in cui sembrano essere caduti da 5 partite a questa parte.
E se il Mourinho se lo facessero in casa? Mancano ormai nove partite alla fine del campionato e a meno di miracoli, l’avventura di Gigi Del Neri sulla panchina della Juve si concluderà, piuttosto mestamente, il 22 maggio dopo l’ultima partita della stagione.
Ma la domanda nasce spontanea, chi lo sostituirà, su una panchina che dal dopo Calciopoli ha visto susseguirsi 5 allenatori, che per un motivo o per l’altro sono stati sostituiti dopo aver fallito gli obiettivi che ad inizio anno si erano prefissati?
I nomi che si sono susseguiti, da quando le cose in casa bianconera sono cominciate ad andare per il verso sbagliato, sono quelli di Lippi, Capello, Spalletti e più recentemente di Mazzarri.
Se per l’ex Ct Campione del Mondo e per l’attuale mister inglese si tratterebbe di un ritorno al passato dettato a mio avviso più dalle richieste della piazza, che non da una ponderata scelta societaria; per Spalletti e Mazzarri, invece, sarebbe una prima assoluta con una squadra di grossa tradizione come quella juventina. Spalletti dalla sua avrebbe la grossa esperienza a Roma, conclusasi, si, in maniera non idilliaca , ma che tanto bene aveva fatto negli anni precedenti al suo esonero, vincendo due coppe Italia e una supercoppa Italiana. L’attuale tecnico dello Zenit ha però un ingaggio abbastanza elevato per la politica adottata dalla Juventus,inoltre, pare non convinca molto il presidente Agnelli.
Per quanto riguarda Mazzarri, la sua è una candidatura molto recente e alla quale il presidente De Laurentiis aveva già risposto con un “niet” la settimana scorsa, ma che in giornata è stato costretto a ritrattare viste anche le dichiarazioni del proprio tecnico, che in un’intervista si è mostrato lusingato dall’interesse della società di Corso Galileo Ferraris. E’, infatti, notizia di poche ore fa che durante la presentazione del suo nuovo film ‘Amici Miei – Come tutto ebbe inizio‘, tornando a parlare della questione Mazzarri-Juve, il patron napoletano ha detto:
«Mazzarri? E’ stata una mia idea, se lo cercano in tanti vuol dire che è stata buona. Io e lui lavoriamo di pari passo, solo per il Napoli. E poi è stato furbo parlando di una decisione da prendere a fine stagione, così fino a maggio non se ne parla. Poi se un giorno mi viene a dire che vuole andare via, allora ci sono tante soluzioni e tante altre idee me le posso far venire».
Il 2015 pare non essere poi così lontano, se le sirene di casa Juve incantano il tecnico livornese che sta facendo sognare tutto il popolo napoletano.
Tra tutti questi nomi però non poteva mancare l’outsider che potrebbe spuntarla sulle diverse candidature fatte in questi giorni, il fantomatico sostituto di Del Neri pare essere Andrè Villas Boas, l’attuale tecnico del Porto, che sta dominando in patria, “ammazzando” il campionato: il tecnico 32 enne può vantare, infatti, un ruolino di marcia di 20 vittorie e 2 pareggi in 22 giornate di campionato, con uno score di 51 gol fatti e solo 7 subiti e anche in Europa League, agli ottavi di finale ha, infatti, avuto la meglio sul difficile campo del Cska Mosca dopo aver eliminato il Siviglia nei sedicesimi.
L’ex braccio destro di Mourinho, al Porto, al Chelsea e all’ Inter, dopo aver vissuto all’ombra del “mago di Setubal”, dal 2009 ha deciso di spiegare le ali e provare l’avventura da protagonista in panchina; è proprio nell’ ottobre di due anni fa che viene contattato dall’ Academica, squadra portoghese che allora non militava in acque tranquille, per portare la squadra alla salvezza. Dopo aver preso il comando raggiunge l’obiettivo e l’anno successivo viene ingaggiato dalla sua attuale squadra il Porto, un ritorno al passato per lui visto che la sua prima esperienza da assistente tecnico fu proprio alla corte dei “Dragoes”. Un curriculum di tutto rispetto, quindi, nonostante la giovane età e nonostante sia un tecnico che non ha mai giocato a calcio ma che da adolescente, abitando vicino casa del santone Bobby Robson, si guadagnò il ruolo di giovane osservatore per l’inglese.
Potrebbe, dunque, essere una scelta di prospettiva e che rappresenterebbe un ottimo punto di partenza per l’ennesima rivoluzione tecnica juventina, inoltre, il portoghese potrebbe convincere il giovane difensore Rolando, già in passato cercato da Marotta, che rifiutò l’offerta per la possibilità di giocare la Champions, ad indossare la casacca bianconera e a sposare un progetto che sicuramente punta a riportare la Vecchia Signora ai fasti di un tempo.
Victor Ruiz 6,5: Il giovane difensore spagnolo esordisce alla grande e si mostra all’altezza della situazione, tiene botta con un cliente non facile come Candreva e non si perde mai in fronzoli, si muove con una certa autorità nonostante l’età e la poca esperienza maturata fino ad adesso. Ottimo investimento per il futuro.
Maggio 6,5: Fa dannare Modesto che lo deve inseguire per tutta la fascia, poco presente in fase difensiva dove concede troppo a Palladino, si riscatta totalmente siglando il terzo gol, che chiude di fatto i giochi. In ripresa dopo le opache prestazioni con Milan e Brescia.
Hamsik 6,5: Nonostante il gol e l’assist non brilla come al solito e non gioca il suo miglior calcio, da uno come lui ci si aspetta sicuramente molto molto di più in fase di costruzione e di possesso palla, troppo spesso lo si trova a vagare senza meta. Designato da Nedved come suo erede ha molto ancora da imparare dal giocatore ceco.
Lavezzi 8: Torna e il Napoli ritrova gioco e vittoria, non sarà San Gennaro ma per i tifosi napoletani è sicuramente una manna e un dispensatore di miracoli viste le ultime tre partite dei partenopei. Un assist, un gol e tanta tanta sostanza, con lui in campo è tutta un’altra musica e la parola scudetto non pare poi così tanto tabù.
Cavani 5: Il bomber da 20 reti si è bloccato, da 4 partite ha smarrito la via del gol e il suo digiuno continua anche al Tardini. Quasi mai pericoloso, l’attaccante uruguayano ha le polveri bagnate e non è un caso che da quando lui non segna più il Napoli soffre ed ha avuto un calo di risultati.
Valiani 4,5: Non ne azzecca una, impacciato poco propositivo, non approfitta mai degli spazi che Zuniga gli concede e non è certo per merito suo se l’esterno del Napoli non punge quasi mai e non crea problemi alla retroguardia parmense. Da rivedere sicuramente.
Modesto 4,5: Vale lo stesso discorso fatto per Valiani, con una sola differenza i pericoli vengono tutti dalla sua parte e lui non riesce a trovare il bandolo della matassa, lasciando scoperta più volte la difesa a tre, cosa che lo porta a discutere con Lucarelli e Galloppa e a prendersi gli improperi di Marino. Colpevole su entrambe le prime due reti degli avversari è l’ombra di quel laterale che a Reggio Calabria ricordano come un motorino instancabile che faceva faville sulla fascia.
Galloppa 4: Sulle qualità tecniche poco da dire, il ragazzo è bravo e si vede, quando è in giornata è uno dei migliori centrocampisti che il calcio italiano abbia a disposizione, ma stasera anche lui non ne indovina una, troppo farraginoso nella manovra e avulso dal gioco dei suoi. Come ciliegina su una prestazione mediocre si fa buttare fuori a causa di un intervento scoordinato e pericoloso sul malcapitato Hamsik.
Palladino 7,5: Il più pericoloso dei suoi, autore di una prova superba si rende più volte pericoloso e sigla un gol meraviglioso che vale il momentaneo vantaggio. Un giocatore restituito alla causa qualora riuscisse a confermarsi su questi livelli e a questi ritmi potrebbe dare una grossa mano al Parma per raggiungere una salvezza che appare sempre più complicata dopo questa sconfitta.
Bojinov 5: Marino gli da fiducia preferendolo a Crespo, per sostituire l’infortunato Amauri, ma il bulgaro sembra un giocatore all’ultima stagione in carriera nonostante i 25 anni all’anagrafe. Aveva incantato il pubblico di Lecce con le sue giocate e il suo fiuto del gol, ma i lunghi infortuni che l’hanno tenuto fuori dal campo di gioco per mesi si fanno sentire. Ha bisogno di tempo per ritrovare fiducia in sé stesso e condizione fisica adeguata.