Barcellona-Shakhtar Tutto secondo copione alla Donbass Arena, nel match di ritorno tra Barcellona e Shakhtar nessuna remuntada della squadra allenata da Lucescu. I blaugrana strappano il biglietto per la semifinale di Champions che con molta probabilità li vedrà scontrarsi con gli eterni rivali del Real, impegnati domani e ad un passo dalla qualificazione. Il match non regala grosse emozioni e anche gli uomini di Guardiola sembrano amministrare il risultato dell’andata giocando al piccolo trotto ed evitando grossi pericoli alla porta di Valdes che però viene impegnato subito all’8° minuto da un tiro ravvicinato di Douglas Costa e al 23° da un tiro di Jadson. Poi solo è solo Barça: ci prova Adriano schierato a sorpresa al posto di Maxwell, che si vede respingere sulla linea un tiro a botta sicura. Al 31° sale in cattedra Messi, l’attaccante argentino con un’azione insistita si presenta a tu per tu con il portiere e cerca di batterlo con un lob di sinistro, ma Pyatov non abbocca e para. Ma è sempre il pallone d’oro a mettere la propria firma sulla partita siglando il gol del 1-0, il suo 48° in stagione, sfruttando un assist di Dani Alves e battendo da pochi passi l’incolpevole estremo difensore ucraino. Adesso la partita non ha più niente da dire, a fine primo tempo ci prova Jadson con una punizione dal limite a rendere meno amara l’eliminazione ma Valdes è pronto e respinge in calcio d’angolo. Il secondo tempo è una girandola di cambi, con Guardiola che, in vista del Clasico, sostituisce Xavi, Pique e Villa per concedere loro un po’ di fiato. Nonostante la partita si trascini stancamente verso la fine c’è ancora il tempo per vedere un bel tiro di Mkhitaryan sul quale Valdes compie un ottimo intervento e un errore sotto porta del neo-entrato Moreno su cross del solito Mkhitaryan. Dopo 3 minuti di recupero l’arbitro fischia la fine della partita e dei sogni di gloria dello Shakhtar, ma dal match in Ucraina parte un messaggio molto chiaro per il Real di Mou, il Barcellona non ha nessuna intenzione di concedere niente nelle prossime 4 sfide contro i blancos.
Quella di stasera dovrebbe essere una pura formalità per il Barcellona che giocherà il ritorno dei quarti di Champions in trasferta in Ucraina forte del 5-1 di vantaggio dell’andata. Proprio per questo motivo ed in prospettiva del “Clasico” di sabato sera, Guardiola dovrebbe ricorrere ad un sostanzioso turn-over per risparmiare i suoi uomini migliori, eccezion fatta per il fenomeno Messi che dovrebbe essere regolarmente in campo. A fianco alla Pulce, nel tridente d’attacco dovrebbero trovare posto Villa e Afellay. Nella linea mediana del campo, invece, spazio al poco utilizzato Mascherano che agirà in cabina regia con a fianco Keita e la nuova rivelazione della cantera blaugrana Thiago. Il quartetto difensivo davanti a Valdes, dovrebbe essere formato da Dani Alves, autore di uno splendido gol all’andata, a destra, Pique anche lui a segno nel match al Camp Nou, e Milito al centro e l’ex-interista Maxwell a sinistra.
In casa Shakhtar, dopo il pesante passivo, dell’andata si respira aria di rassegnazione. Gli uomini di Lucescu che bene si sono comportati durante tutto il percorso della manifestazione appaiono comunque soddisfatti per il lavoro svolto fin qui e cercheranno di onorare fino all’ultimo l’impegno, caricati dalle parole del loro allenatore che ha detto: “Non abbiamo chance, abbiamo giocato contro la squadra migliore del mondo a Barcellona. Vorremmo giocare un buon match qui, lasciare la competizione in maniera dignitosa davanti ai nostri tifosi, lo stadio sarà pieno. Giocare ancora contro la squadra migliore del mondo e i giocatori migliori, sarà molto, molto difficile. Ma noi vogliamo vincere questa gara“. Proprio per questo motivo la formazione degli ucraini dovrebbe essere la migliore a disposizione del mister rumeno.
Shakhtar Donetsk (4-2-3-1): Pyatov; Srna, Kryvstov, Rakitski, Shevchuk; Rat, Mkhiaryan Hubschman; Douglas Costa, Jadson, Willian; Luiz Adriano.
A disposizione: Khudzhamov, Kobin, Alex Texeira, Vitsenets, Gai, Eduardo, Fernandinho
Motta 4: Straniato, smarrito, un pesce fuor d’acqua. Antonelli al rientro gli fa vedere i sorci verdi, anche se nel primo tempo il gol arriva in maniera fortuita, i problemi in entrambe le marcature arrivano dalla sua fascia di competenza. A Roma aveva illuso con una discreta prestazione, ma nel complesso la prova di oggi è l’emblema della sua stagione in bianconero.
Traorè 6: A tratti è un po’ confusionario, ma in generale la sua è una buona prova, sia in fase d’attacco, dove molto spesso si fa trovare pronto con sovrapposizioni, sia in fase difensiva dove si rende protagonista di alcune ottime chiusure. Viene da pensare se non fosse stato tormentato dagli infortuni come sarebbe stata la sua stagione con la Juventus, non credo che lo scopriremo il prossim’anno, di certo si può dire che probabilmente Marotta c’aveva visto lungo.
Pepe 7: La sua stagione è stata altalenante, condita da 4 reti tra cui quella fortuita di oggi e da prestazioni al limite dell’irritante per i tifosi juventini. Oggi però l’esterno romano si dà da fare, corre, combatte e lotta su ogni pallone, va vicino al gol in più occasioni e alla fine lo raggiunge nella maniera più fortuita. Se al suo rendimento offrisse un po’ più di costanza sarebbe sempre tra i migliori in campo.
Matri 8: Un cecchino. Al limite dell’incredibile la sua media gol in maglia bianconera, 7 gol in 10 partite e tutti di pregevole fattura, anche quello di oggi è un mix di potenza e tecnica, controllo di palla sulla sponda di Toni, dribbling sul diretto avversario palla sul destro e tiro secco alla sinistra di Eduardo. Ma non sono solo i gol a fare di Matri un ottimo acquisto per la causa juventina, l’attaccante scuola Milan è sempre molto partecipe alle manovre della squadra e non disdegna anche la giocata ad effetto.
Toni 7,5: Entra e la partita cambia, in meno di mezz’ora offre a Matri un ottimo appoggio che il compagno di reparto trasforma nel gol del pareggio, poi offre una palla d’oro a Pepe che conclude e su cui Eduardo compie un mezzo miracolo ed infine sfrutta una dormita della difesa genoana, si precipita su una palla vagante e lo trasforma nella rete della vittoria per la Vecchia Signora. La vendetta è compiuta e stavolta il numero 3 che Preziosi gli aveva assegnato come voto della sua esperienza in rossoblu, gli porta bene.
Eduardo 6,5: Ai mondiali con il Portogallo aveva ben figurato, poi nel corso del campionato ha fatto sorgere dei grossi dubbi sulla sua affidabilità a molti tifosi del Grifone. Oggi ha riconfermato quanto di buono aveva fatto vedere in estate compiendo in molte occasioni dei veri e propri miracoli e salvando più di una volta il risultato, alla fine deve arrendersi ad una deviazione fortunata e a due prodezze degli avanti bianconeri.
Dainelli 5: Fino a quando Toni non è entrato in campo non ha fatto una brutta figura, ma dal momento in cui il suo ex compagno di squadra ha messo piede in campo per lui è stato un incubo. Rischia di rimetterci l’osso del collo quando Kaladze decide di abbatterlo ed è forse dopo quella botta che rimane stordito a tal punto da farsi superare da Toni, concedendogli di battere a rete e di superare il proprio estremo difensore.
Rossi 5,5: Tante chiacchiere, molto nervosismo e poca sostanza, il capitano del Genoa è lo specchio del pessimo momento che sta vivendo la squadra rossoblu, ha anche lo sfortunato demerito di vedersi carambolare addosso il pallone del pareggio colpito di testa da Pepe.
Antonelli 6,5: A vederlo giocare non si capisce perchè il Parma, che non naviga in ottime acque, lo abbia lasciato andar via così a cuor leggero. L’esterno sinistro che quest’estate era stato più volte accostato all’Inter, rientra dopo 3 mesi lontano dai campi di gioco a causa di una brutta pubalgia e rende impossibile la domenica a Motta, che non riesce a contenerlo e se lo vede spuntare da tutte le parti. Entra come assist-man in entrambe le azioni che portano al gol i rossoblu.
Floro Flores 7: La Juventus alla fine gli ha preferito Matri o forse è lui che a scelto Genova, ma oggi davanti al pubblico bianconero, che lo ha fischiato per tutti i 90 minuti, ha dato prova di poter essere un valido attaccante, sgusciante e spesso imprendibile per il povero Bonucci, svaria per tutto il fronte d’attacco e si rende pericoloso in più occasioni. Sigla la rete del momentaneo doppio vantaggio genoano, ma al 89° sbaglia da ottima posizione il punto del pareggio.Nel complesso ottima prova.
Domenica al cardiopalma per i tifosi juventini, quella che alla vigilia si prospettava come una gara decisiva per le ambizioni Champions dell’undici di Del Neri, non ha deluso le aspettative. Cinque gol e tante altre occasioni che hanno reso la partita scoppiettante e divertente, ma quasi tutte nella seconda frazione di gioco.
Sotto un sole estivo e anomalo per questo periodo le due squadre si affrontano per ambizioni diverse, contrariamente alle previsioni della vigilia però nelle file del Genoa non c’è Palacio, al suo posto gioca Paloschi. Le due compagini sembrano contratte e complice anche il gran caldo fanno fatica a proporre manovre di gioco che possano portare pericoli ai portieri, soprattutto i bianconeri appaiono a tratti timorosi e poco propositivi e sono, infatti, gli ospiti a passare approfittando di una distrazione in copertura di Motta, Antonelli scambia con Floro Flores e mette in mezzo di nuovo per l’attaccante napoletano, sfortunata la deviazione di Bonucci che insacca all’angolino battendo l’incolpevole Storari. 1-0 e Juve in bambola. Il gioco si trascina lentamente con i rossoblu ad amministrare e a difendere in 10 dietro la linea della palla e i padroni di casa a provare vanamente ad imbastire qualcosa di pericoloso, solo al 38° su azione d’angolo, Bonucci si ritrova a tu per tu con Eduardo e prova a farsi perdonare, ma il portiere porteghese è bravo a respingere il colpo di testa ravvicinato. Al 42° Pepe prova a sfruttare un cross di Motta anticipando Mesto, schierato oggi come quarto esterno di difesa, e mandando poco a lato di testa. Si va al riposo, brutta partita e brutta Juventus che rivede i fantasmi del recente passato.
Al rientro il discorso cambia, il pubblico che fino a poco prima aveva fischiato i giocatori decide di concedere un po’ di tregua agli uomini di Del Neri e questo serve da scossa. Al 49° i padroni di casa raggiungono il pareggio con Simone Pepe che sfrutta un cross di Aquilani e complice una deviazione di M.Rossi insacca all’angolino. Sembra un’altra Juve e invece così non è. Infatti, dopo una bella azione che porta al tiro Krasic su cui Eduardo compie un mezzo miracolo, sono di nuovo gli uomini di Ballardini a riportarsi in vantaggio con una bella azione manovrata sempre sull’asse Antonelli-Floro Flores, con quest’ultimo pronto a raccogliere il cross del compagno e a battere Storari con un preciso destro all’angolino. A questo punto il tecnico della Vecchia Signora prende in pugno la situazione e al 62° con un doppio cambio, Toni per Melo e Sorensen per uno spaesato Motta, riporta la squadra al vecchio 4-4-2, con Marchisio spostato al centro e Pepe e Krasic sugli esterni. E’ la mossa decisiva perchè un minuto dopo la Juve ritrova il pareggio, stavolta è il bomber Matri a rimettere le cose in sesto sfruttando una sponda del neo-entrato Toni, dribbla un avversario e con uno splendido destro batte Eduardo. Ballardini cerca di correre ai ripari ed inserisce forze fresche: entrano Chico per uno stanco Antonelli, ottimo al rientro dopo 3 mesi di assenza per pubalgia, e Palacio per un evanescente Paloschi. La Juve si rende pericolosa con l’ex Toni che sfiora la rete su calcio d’angolo, sul ribaltamento di fronte Palacio sfodera un tiro a giro che accarezza il palo. Al 74° è ancora Pepe che crea il panico nella difesa genoana con un ottimo inserimento, però, al momento del tiro spreca sparando addosso ad Eduardo. Poco dopo l’esterno romano esce fra gli applausi per far posto a Martinez. Ma è all’83° che si concretizza la rimonta bianconera, e come nelle più classiche delle situazioni è l’ex di turno, Toni, a siglare la rete che porta alla vittoria l’undici bianconero. L’attaccante è bravo a sfruttare una dormita generale della difesa del Grifone e a battere con preciso tocco di esterno per la terza volta l’incolpevole Eduardo.
Brivido al 44° ancora su azione d’angolo Floro Flores in girata va vicino al 3-3. Prima della fine del match Toni ha l’opportunità di colpire per la seconda volta, ma sbaglia clamorosamente calciando a lato. Dopo 5 minuti di recupero l’arbitro fischia la fine e la gioia bianconera può esplodere, terza vittoria di fila per i bianconeri, non era mai accaduto in questo campionato e Champions a -6, con questo carattere tutto pare possibile.
A mezz’ora dall’inizio dell’ultimo anticipo della 32ma giornata di serie A, quello fra Juventus e Genoa, le formazioni che scenderanno in campo non sembrano portare nessuna novità.
La squadra bianconera costretta a vincere dopo l’exploit di ieri sera della Roma ad Udine, conferma il suo modulo ad una punta,Matri, e due mezze punte alle sue spalle Pepe e Krasic. A centrocampo riconfermato il terzetto composto da Aquilani, Marchisio e Melo, e in difesa a protezione del confermato Storari, una linea a quattro composta da Motta e Traorè sugli esterni e Bonucci e Barzagli coppia centrale. Niente panchina per Del Piero, Buffon e De Ceglie, che torneranno disponibile dal prossimo turno, insieme allo squalificato Grosso.
Juventus (4-3-2-1): Storari; Motta, Bonucci, Barzagli, Traore; Aquilani, Felipe Melo, Marchisio; Krasic, Pepe; Matri.
A disp.: Manninger, Sorensen, Grygera, Salihamidzic, Giandonato, Martinez, Toni. All.: Del Neri
In casa del Genoa, invece, ci sarà qualche novità, Ballardini ha, infatti, recuperato in extremis Palacio, che ieri si è allenato con il gruppo e potrebbe partire titolare accanto a Floro Flores. La linea mediana del campo dovrebbe essere formata da Milanetto e Konko, con Rossi e Antonelli ad agire sulle corsie esterne. Davanti a Eduardo, ci saranno Mesto, Kaladze, Dainelli e Moretti.
Marchisio e Milanetto Alla vigilia della partita di domani contro il Genoa si respira aria pesante in casa juventina, il match contro i grifoni rappresenta un crocevia importante per le ambizioni Champions dell’undici di Del Neri ed è sicuramente un’occasione da non mancare contro una squadra, quella rossoblu, che non ha più niente da chiedere al campionato. Tra le squadre che stazionano nei primi otto posti la Juventus è quella con la peggior difesa interna 23 reti subite e con il peggior rendimento su 15 partite 7 vittorie e 3 pareggi, ma i bianconeri vengono da due successi consecutivi che hanno riacceso le speranze per la conquista del quarto posto che fino a poco tempo fa sembrava improbabile. Come al solito Del Neri dovrà fare a meno di una lunga lista di indisponibili, oltre ai lungo degenti Quagliarella, per cui si preventiva un rientro nelle ultime quattro giornate di campionato, Iaquinta, Rinaudo e Sissoko, ci sono Chiellini, che ne avrà ancora per una ventina di giorni, De Ceglie che probabilmente tornerà disponibile per la prossima sfida, a questi si sono aggiunti Salihamidzic e lo squalificato Grosso, autore di un’ottima prova nella vittoriosa trasferta di Roma. Discorso a parte vale per Buffon disponibile ma non al 100% e Del Piero che probabilmente andrà in panchina. Recuperato Motta dovrebbe quindi essere questa la probabile formazione che il tecnico di Aquileia schiererà in campo: Juventus (4-3-3): Storari, Grygera, Bonucci, Barzagli, Traoré; Melo, Marchisio, Aquilani; Pepe, Matri, Krasic. A disposizione: Manninger, Sorensen, Motta, Giandonato, Martinez, Del Piero, Toni. In casa Genoa la situazione è totalmente diversa rispetto a quella juventina, i rossoblu vengono da una brutta batosta interna contro il Cagliari e anche se non hanno più ambizioni in questo campionato e galleggiano in una posizione di classifica sostanzialmente tranquilla, non hanno intenzione di partire già sconfitti e di concedere vita facile ai bianconeri. Il tecnico Ballardini dovrà fare a meno dell’ex col dente avvelenato Criscito che deve scontare un turno di squalifica e degli infortunati Veloso, Kucka e Destro. Anche qui discorso a parte vale per Palacio che ci proverà fino all’ultimo, ma è difficile che riesca a recuperare dal problema alla coscia sinistra. Il tecnico ex Palermo dovrebbe quindi optare per un classico 4-4-2 con Rossi e Antonelli esterni di centrocampo e Paloschi e Floro Flores coppia d’attacco. Una curiosità la sfida tra Juventus e Genoa è l’unica fino a questo momento del campionato che s’è giocata sia all’andata che al ritorno nell’anticipo delle 12.30.
Buffon Che nel calcio non vi sia riconoscenza e che la memoria dei tifosi sia a breve termine è cosa risaputa, ma ciò che sta succedendo a Gianluigi Buffon negli ultimi giorni, a mio modo di vedere ha dell’incredibile. Sempre più solo il portierone azzurro, si ritrova in casa un concorrente di tutto rispetto ma che di certo non può contare su un curriculum come quello di Gigi, si tratta, ovviamente, di Marco Storari, arrivato tardi nel calcio d’élite, non ha nessuna intenzione di ritornare in provincia e ha recentemente dichiarato che: “solo un cieco non riuscirebbe a vedere quello che sto facendo” e “se la Juve dovesse chiedermelo firmerei a vita”. Parole importanti che non sono ovviamente piaciute a SuperGigi, che in passato ha più volte ribadito l’amore per i colori bianconeri e che sicuramente non pensava, a 33 anni e dopo tutto quello che ha fatto per la causa della Vecchia Signora, di ritrovarsi messo in discussione, non tanto dal tecnico Del Neri, quanto dalla società e soprattutto dai tifosi. Se per quanto riguarda la società, in fondo Buffon, se l’aspettava, visto anche il trattamento, ad onor del vero poco rispettoso del passato, riservato a gente come Camoranesi e Trezeguet, liquidati senza troppi fronzoli durante il mercato estivo, dopo una lunga e gloriosa militanza in bianconero, in nome del nuovo che avanza. Ad aver ferito l’animo del portierone è stato in realtà l’atteggiamento dei tifosi. Si proprio loro che lo hanno osannato, che hanno sofferto con lui per la retrocessione in serie B, che lo hanno sempre sostenuto e diciamoci la verità, loro che con l’ amore mostrato in più occasioni sono stati in fondo la causa per cui Gigi decise, da fresco campione del Mondo, di rimanere a Torino, subito dopo la sentenza di Calciopoli. Un atteggiamento di poco riguardo nei confronti di una bandiera, ma soprattutto di un atleta che almeno fino a prova contraria è sempre uno dei più forti portieri al mondo. E’ apparso facile in queste settimane salire sul carro del “vincitore” Storari, che di certo ha da la sua ottime prestazioni, ma non bisogna avere la memoria corta, quando Buffon compiva miracoli, quando Buffon correva sotto la curva a Cagliari dopo un rocambolesco 3-2 a favore dei bianconeri, quando Buffon riportava la Juve nel posto che le compete e soprattutto quando Buffon chiedeva alla società di costruire un progetto vincente, quei tifosi erano con Buffon. Adesso dove sono? Non è certo mia intenzione scrivere un’apologia dell’atleta o della juventinità di SuperGigi, ciò che io credo è che bisognerebbe avere solo più rispetto, in un calcio che tutti sappiamo essere senza bandiere e senza valori, se non quelli legati al vil denaro. In un calcio in cui si scende in campo solo per un tot al mese, gente come i Buffon e i Del Piero, sono solo da ammirare e prendere ad esempio, gente che ha anteposto l’amore e il rispetto per una maglia che sentono propria all’amore per il guadagno. Frasi fatte certo e mille volte ripetute, ma che oggi come non mai tornano d’attualità. Non è dato sapere quale sarà il futuro del portierone azzurro, anche se mai come in questo periodo è stato vicino a lasciare la maglia bianconera, ciò che si può e si deve sapere è come reagiranno i tifosi ad un eventuale addio di un idolo incontrastato come Gigi. A tal proposito anche Marchisio ha ribadito che non riuscirebbe ad immaginare una Juventus senza Buffon ed è quello che in fondo ci auguriamo anche noi e se poi Storari deciderà di rimanere che ben venga, la qualità in casa bianconera serve se si vuol ricominciare a vincere.
Atzori A pochi giorni da un match importante come quello contro la Juventus, in casa Genoa l’aria che si respira non è certo delle migliori. La sconfitta interna contro il Cagliari non ha fatto bene all’ambiente rossoblu, che si ritrova ad avere a che fare con un malcontento generale, figlio soprattutto del fatto che nonostante i maxi investimenti del proprio patron Preziosi, il grifone non stia vivendo una stagione che si possa definire esaltante, con 39 punti in classifica, una salvezza facilmente raggiungibile ed un posto in Europa che definire una mission impossible appare un eufemismo. Dopo lo splendido exploit dello scorso anno che vide i genoani, allora guidati da Gasperini, posizionarsi al quinto posto ci si aspettava sicuramente di più. Il Genoa, che nel corso della stagione ha visto proprio l’esonero del tecnico piemontese autore di quattro splendidi anni all’ombra della lanterna, sostituito alla guida da Ballardini, è ora chiamato ad onorare le restanti sette partite che mancano alla fine del campionato, con un occhio rivolto al prossim’anno. Proprio riguardo a questo sono molti i nomi che circolano su chi sarà il futuro allenatore dei rossoblu. Nonostante la riconferma da parte di Preziosi dell’attuale tecnico, i papabili aspiranti sono: Ranieri, Sannino, Conte, Tesser e Rossi. Allenatori che sicuramente non entusiasmano una piazza difficile ed esigente come quella di Genova, nomi ai quali oltretutto si è aggiunto di recente anche quello di Atzori. L’attuale tecnico della Reggina, che molto bene sta facendo nella serie cadetta, con la squadra dello stretto, essendo riuscito a portare gli amaranto in zona play off, malgrado l’organico messogli a disposizione dal presidente Foti non sia di primo livello. Ma proprio grazie al suo lavoro e al giusto mix di esperti giocatori e giovani alla prima esperienza, il tecnico ex Catania sta riuscendo nell’impresa di fornire ai calabresi una possibilità per il rientro nel grande calcio. Un eventuale passaggio del giovane tecnico alla corte del grifone, andrebbe a consolidare ulteriormente l’asse Genova-Reggio Calabria che ha visto già il trasferimento per la prossima stagione del giovane terzino Francesco Acerbi dalla squadra amaranto a quella rossoblu, proprio l’arrivo del ragazzo potrebbe aprire numerosi scenari di mercato, come ad esempio il possibile addio di Mimmo Criscito, da tempo cercato da Milan e Inter e sul quale potrebbe inserirsi anche la nuova Roma di Di Benedetto. Viene dunque da chiedersi se l’acquisto del giovane esterno non sia un’esplicita richiesta del futuro neo tecnico genoano, non resta che stare ad aspettare, si sa in questo periodo le voci di mercato s’inseguono e si moltiplicano di continuo, ma di certo ad un’ eventuale chiamata da parte di Preziosi, Atzori non potrebbe rispondere con un secco no.
Cannavaro 6: Nonostante la strepitosa vittoria dei suoi, il capitano napoletano non ha disputato una delle sue migliori partite anzi in almeno 2 dei 3 gol subiti da De Sanctis la responsabilità è sua. Soprattutto sul gol del primo vantaggio laziale, quando si fa saltare da Mauri con un birillo e lo lascia libero di battere a rete a tu per tu con il proprio estremo difensore. Ha il merito di fornire a Cavani un ottimo assist che costringerà Biava al fallo da rigore.
Aronica 5: Concorso di colpa sul gol di Mauri, prova a rovinare la festa ai suoi ed ai tifosi siglando un autorete clamorosa che riporta in vantaggio la Lazio dopo il pareggio di Cavani. Anche lui non brilla e fa pentire Mazzarri di non aver schierato l’ottimo Ruiz.
Dossena 6,5: A tratti appare nervoso, forse sente il peso della partita e così facendo si dimentica di giocare e pensa più a discutere con l’arbitro, ha il grosso merito di credere su una palla che pareva destinata al fondo e con l’istinto di una punta di razza sigla il gol del momentaneo 2-1 che riapre i giochi della partita e del campionato.
Lavezzi 6,5: Batte 3 punizioni e da altrettanti calci da fermo nascono le 3 reti del suo Napoli, “El Pocho” non sembra in forma, ma corre e si danna l’anima, al contrario dell’assente Hamsik. Mazzarri deve tenerlo un po’ a freno per evitare che s’innervosisca a causa delle rudi entrate dei difensori laziali, ma alla lunga è venuta fuori la sua tecnica ed anche se da punizione ha messo il suo zampino su 3 delle 4 reti siglate.
Cavani 9: Che dire anche oggi 3 reti che portano la sua squadra al secondo posto in classifica, 25 in totale nella massima serie, una stagione da incorniciare per il nuovo Re di Napoli, ormai non ci sono parole per descrivere quanto di buono stia facendo il Matador, sarà un caso ma quando si è fermato lui anche gli azzurri hanno avuto un calo di risultati, tornato al gol è tornata a risplendere il sole all’ombra del Vesuvio. In caso di vittoria di scudetto si vocifera che molti altarini con la sua effige potrebbero trovare spazio a fianco a quelli di Re Diego, tra le vie della città partenopea.
Dias 6,5: Nonostante le 4 reti subite dalla sua squadra disputa un’ottima gara e sigla la rete del 2-0 che illude i laziali di poter ritornare al quarto posto espugnando il fortino San Paolo.
Biava 4,5: Con un intervento goffo e scoordinato atterra in area Cavani, procurando un rigore sacrosanto ed una dubbia espulsione a nostro avviso, che però condiziona il resto del match.
Brocchi 6: L’intuizione di Reja di piazzarlo davanti alla difesa ha dato i suoi frutti, nonostante la sconfitta solo in occasione del 4 gol del Napoli si è fatto trovare fuori posizione, le altre marcature sono arrivate da palle inattive sulle quali non ha potuto molto. Ha il merito di siglare un gol buono che però si vede ingiustamente annullare, caro signor Blatter non sarebbe l’ora di ricorrere alla tanta bistrattata moviola. Il centrocampista laziale, oggi, avrà forse il rimpianto di non essere un giocatore di football, lì sicuramente il suo punto sarebbe stato valido.
Mauri 7: Sigla una rete meravigliosa superando gli avversari come birilli e battendo De Sanctis con un mancino chirurgico, sarà che sul terreno del San Paolo i mancini sono di casa, si esalta e manca subito dopo una facile occasione, si muove bene fra le righe ma non è sorretto dai compagni di reparto e quando il resto della truppa non gira il capitano nulla può e deve arrendersi alla legge del Matador.
Zarate 5: I suoi compagni si lamentano che non passa mai la palla, ed è la realtà, lo fa una volta soltanto e permette a Mauri di siglare il vantaggio, mette anche lo zampino sull’autorete di Aronica, suo il tiro respinto da De Sanctis, ma da uno come lui ci si aspetta molto di più e soprattutto più collaborazione.
Banti 6,5: La partita non è delle più facili ma il fischietto di Livorno si dimostra capace nel tenere la gara in pugno, sempre presente e molto vicino all’azione, fischia correttamente e non sbaglia quasi niente, fatta eccezione, ma questa è un opinione personale, sull’eccessiva espulsione ai danni di Biava. Nel fallo da rigore, infatti, il difensore non rappresenta l’ultimo uomo e la decisione appare fin troppo fiscale.
Napoli-Lazio Ci si aspettava spettacolo e spettacolo è stato, una partita dalle mille emozioni con continui ribaltamenti di fronte e di risultato, una partita come non si vedevano da anni al San Paolo e che con quella di ieri sera tra Milan e Inter, confermano che il calcio italiano sarà anche impoverito ma di spettacolo ne regala e parecchio. La partita inizia con un ritmo blando le squadre passano i primi 20 minuti a studiarsi, con una Lazio sempre attenta a coprire gli spazi ed evitare le sortite sulle fasce di Lavezzi e Dossena da una parte e Maggio dall’altra. La prima vera occasione porta la firma di Hamsik che sfruttando un assist di Lavezzi arriva alla conclusione, tiro potente ma facile per Muslera respingere in angolo. E’ però la Lazio, a passare con un gran gol di Mauri, che al limite dell’area supera in dribbling, un colpevole, Cannavaro e batte con un tiro in controtempo De Sanctis. Al 32° è ancora il trequartista degli aquilotti a sfruttare una dormita della difesa partenopea e a presentarsi davanti all’estremo difensore azzurro mandando di poco a lato con il destro. Il Napoli risponde con una manovra scialba, l’undici di Mazzarri sembra accusare il colpo, la squadra è nervosa e la manovra è molto scialba. Si va a riposo con il risultato di 1-0 per la Lazio. Al ritorno dagli spogliatoi il tecnico toscano predica calma ma la sua squadra appare molto nervosa e non in grado di produrre pericoli per la porta avversaria e sono, infatti, ancora i capitolini a passare per la seconda volta con Dias, che sfruttando un cross su punizione di Garrido, anticipa De Sanctis e sigla la rete del 2-0, la partita sembra volgere a favore dell’undici di Reja. Sembra, ma così non è, al 59° è Dossena a riaprire i giochi siglando il gol del 2-1 di testa, sfruttando una deviazione su una punizione battuta da Lavezzi. Subito dopo la rete Mazzarri fa uscire Pazienza e fa entrare al suo posto Mascara, arretrando Hamsik sulla linea di centrocampo e schierando un tridente puro, la mossa si rivela azzeccata proprio sugli sviluppi di una punizione conquistata dall’ex Catania, arriva la rete del pareggio ad opera di Cavani che liberatosi in area sfrutta un prezioso assist di testa di Maggio, ed è sempre il neo-entrato a sbagliare una ghiotta occasione a tu per tu con Muslera. Sulla ripartenza della stessa azione Brocchi tira una bordata dal limite che sbatte dalla traversa e rimbalza all’interno della riga di porta, per l’arbitro però non è gol e si continua a giocare, passa solo un minuto ed è al 68° che la Lazio si riporta in vantaggio, azione di Zarate sulla sinistra che entra in area e lascia partire un diagonale sinistro che De Sanctis respinge, ci pensa però Aronica, che con uno sciagurato interventoper evitare il tap-in di Mauri insacca nella propria porta in scivolata. Passano 10′ e Mazzarri effettua un altro cambio Gargano per Dossena, e il Napoli trova il pareggio, ancora da palla inattiva, Lavezzi mette in mezzo, sponda di Cannavaro per Cavani che viene atterrato in area da Biava, rigore ed espulsione giusta del difensore biancoceleste, sul dischetto si presenta il Matador che non sbaglia e sigla il punto del 3-3. Nei successivi 7′ girandola di cambi con Stendardo e Floccari, subentranti al posto di Bresciano e Stendardo, per la Lazio e Lucarelli posto di Yebda. Napoli a trazione anteriore con 4 punte più Hamsik in campo, ma con l’uomo in più da sfruttare, però il coraggio del tecnico azzurro viene premiato, proprio Lucarelli, spizza di testa per Cavani che parte sul filo del fuorigioco e si presenta a tu per tu con Muslera e lo batte con un pallonetto di esterno destro. E’ l’apoteosi il San Paolo esplode in un boato che non si ricordava da anni, la gioia dei giocatori in campo è incontenibile ed è ancora “Il guerriero di Dio” a mettere la sua firma su un successo insperato fino alla fine del primo tempo. Dopo il 4-3, non succede più niente e il Napoli si porta a -3 dalla capolista Milan. Adesso sognare non è più necessario bisogna credere e combattere per raggiungere quella vetta che non è poi così lontana, di certo c’è che in questi giorni San Gennaro avrà il suo bel da fare per stare ad ascoltare tutte le suppliche del popolo del “Ciuccio”.