Autore: PeppeG

  • Bari-Roma: ultimissime e probabili formazioni

    Bari-Roma: ultimissime e probabili formazioni

    Partita che non dovrebbe riservare alcun tipo di sorpresa quella tra un già retrocesso Bari ed una Roma a caccia di punti sicuri per consolidare il posto in Europa League e continuare un’improbabile, ma non impossibile, rincorsa al quarto posto.

    La squadra padrona di casa ha problemi di abbondanza in difesa e poche risorse in attacco, ma nonostante tutto cercherà di onorare fino alla fine il proprio campionato. L’allenatore Mutti dovrebbe optare per il solito albero di natale con Gillet in porta e a protezione dell’estremo difensore belga il quartetto composto da Masiello e Parisi sulle fasce e Glik-Rossi coppia centrale. Sulla linea mediana del campo dovrebbero agire Bentivoglio, Almiron e Gazzi, con l’attaccante algerino Ghezzal a fare da punta centrale e il duo Huseklepp-Rivas a fungere da trequartisti alle sue spalle.

    Bari (4-3-2-1): Gillet; Masiello A., Glik, Rossi, Parisi; Bentivoglio, Almiron, Gazzi, Huseklepp, Rivas; Ghezzal.
    A disp: Padelli, Romero, Belmonte, Donati, Codrea, Raggi, Alvarez.

    In casa Roma, Montella e i suoi sono chiamati a non sbagliare una partita che potrebbe essere cruciale per rientrare nell’Europa che conta. Purtroppo però l’aeroplanino dovrà fare a meno di due pedine importanti del suo centrocampo, sia De Rossi, sia Pizarro hanno, infatti, dato segnali di prbabile forfait per la trasferta in terra di Puglia. Il modulo adottato dai giallorossi dovrebbe essere sempre lo stesso con Doni tra i pali e Cassetti, Juan, Burdisso e Riise a formare la linea difensiva; De Rossi e quasi sicuramente Brighi a fare da scudo a centrocampo e con Taddei, Vucinic e Perrotta ad agire alle spalle dell’unica punta Totti. Panchina quindi sia per Menez che per Borriello, che da quando Montella è stato chiamato ad allenare la squadra capitolina, finisce molto spesso a seguire la partita seduto in panchina.

    Roma (4-2-3-1): Doni; Cassetti, Burdisso, Juan, Riise; Brighi, De Rossi; Taddei, Perrotta, Vucinic; Totti.
    A disp.: Lobont, Loria, Castellini, Rosi, Simplicio, Menez, Borriello.

  • Pagelle Juve-Catania. Un Del Piero super non basta

    Pagelle Juve-Catania. Un Del Piero super non basta

    Motta 4,5: Il voto è la media fra la prestazione sufficiente del primo tempo e lo stupido intervento su Gomez che gli costa un cartellino giallo dopo soltanto 50”, e che probabilmente ha condizionato la scelta di Del Neri nella sostituzione ad inizio ripresa.

    Sorensen 4: Il giovane danese ci aveva abituato bene, aveva annullato gente come Eto’o e Robinho, ma stasera Bergessio gli fa vedere i sorci verdi, gli sguscia via da tutte le parti e i pericoli maggiori per la retroguardia bianconera arrivano tutti dalla sua fascia di competenza.

    Aquilani-Marchisio 5,5: Il primo sbaglia troppi palloni in mezzo anche se ha il merito di rincorrere l’avversario, il secondo tranne il tiro all’inizio e qualche sortita non si vede quasi mai, da due come loro ci si aspetta molto ma molto di più.

    Del Piero 8: Passano i mesi e gli anni e siamo sempre qui a commentare un giocatore straordinario, due gol anche se non d’autore, ma tanta tanta qualità, da solo regge il peso di tutto l’attacco e concede giocate d’alta scuola non ultimo il tacco che libera Matri e gli offre la possibilità, non sfruttata, di battere a rete.

    Juventus (4-4-2): Buffon 6; Motta 4,5(1′ st Sorensen 4), Bonucci 6, Barzagli 6, Grosso 6; Krasic 6, Aquilani 5,5, Melo 6,5, Marchisio 5,5; Del Piero 8 (30′ st Pepe 5), Matri 5 (22′ st Toni 5,5).

    A disp.: Storari, Traoré, Sorensen, Giandonato, Salihamidzic.

    Alvarez 4,5: Nonostante dalla sua parte non arrivino grossi pericoli ha il demerito di regalare un rigore alla Juve con un’ingenuità non da poco.

    Spolli 6,5: Tiene bene su Matri e lo limita nei movimenti, adottando anche le maniere forti, sfortunato in occasione del raddoppio bianconero la sua deviazione finisce sul petto di Del Piero e carambola in porta.

    Ricchiuti 6,5: Tecnica e velocità da quando è arrivato Simeone sembra un giocatore rinato, fa la differenza muovendosi fra le linee e non dando punti di riferimento al proprio diretto marcatore. Illuminante il passaggio per Bergessio che fornirà poi l’assist vincente a Gomez in occasione del primo gol etneo.

    Gomez 7: Fa impazzire la difesa avversaria che fin da subito non gli risparmia anche interventi al limite, segna il gol che riapre la partita, si procura la punizione che porterà poi a quella successiva del pareggio e nel primo tempo colpisce una clamorosa traversa con un bolide mancino da fuori, chiamando anche Buffon al grande intervento in un’altra occasione. Inarrestabile.

    Bergessio 6,5: Punta e salta di continuo Sorensen mettendo a dura prova le coronarie di Del Neri, fornisce l’assist per il primo gol di Gomez, ma aldilà di questo da quando entra dimostra tutto il suo valore e sposta gli equilibri della partita in favore dei catanesi. A vederlo giocare si capisce perchè sia stata l’unica richiesta di Simeone al suo arrivo in Sicilia, ci si domanda cosa avrebbe combinato se fosse stato in campo dal primo minuto.
    Catania (4-2-3-1): Andujar 6,5; Alvarez 4,5 (41′ st Schelotto sv), Silvestre 6, Spolli 6,5, Capuano 6; Carboni 6, Ledesma 5 (14′ st Lodi 7); Izco 5 (1′ st Bergessio 6,5), Ricchiuti 6,5, Gomez 7; Maxi Lopez 6,5.
    A disp.: Kosicky, Terlizzi, Marchese, Pesce.

  • Harakiri Juve: Del Piero non basta. Champions a -7

    Harakiri Juve: Del Piero non basta. Champions a -7

    Juve-Catania
    Missione fallita per la Juve. Nel posticipo della 34ma giornata i bianconeri non riescono a sfruttare le sconfitte pomeridiane di Lazio e Udinese e rimangono a -7 dalla Champions, anche se la matematica non condanna gli uomini di Del Neri, la speranza di rimontare e recuperare una stagione deludente si assottiglia ulteriormente. Partono bene i bianconeri che già al 6° portano un pericolo alla porta etnea con Marchisio che con un sinistro fulmineo chiama Andujar all’intervento a terra. Dopo quasi un quarto d’ora di poco gioco, i padroni di casa si portano in vantaggio su calcio di rigore trasformato da Del Piero, che realizza dal dischetto il suo 183° gol in serie A. Il Catania ci prova e alla mezz’ora Maxi Lopez prova ad impensierire Buffon con un debole tiro a giro che finisce tra le braccia del portierone bianconero. Al 37° è però la Juve a raddoppiare sempre con il capitano, che dopo un’azione in contropiede sull’asse Matri-Krasic insacca fortunosamente con il petto il pallone del 2-0, 184 gol in serie A e serata che pare presagire un’ottima Pasqua per il popolo bianconero. Così non è, e le avvisaglie arrivano dopo solo un minuto quando uno scatenato Gomez stampa un pallone sulla traversa con un gran tiro dalla distanza. Ma nonostante questo è ancora l’eterno capitano bianconero a portare pericolo alla porta rossazzurra procurandosi una punizione dal limite e chiamando all’intervento plastico il numero uno catanese. Si va al riposo col doppio vantaggio juventino, ma con un Catania indomito. All’ingresso in campo sia Del Neri, sia Simeone effettuano le sostituzioni che cambieranno le sorti della partita, il tecnico di Aquilea sostituisce Motta con Sorensen, mentre “El Cholo” fa entrare Bergessio al posto di Izco e lo piazza sul versante destro dell’attacco. I siciliani partono forte e la Juventus appare appagata e sulle gambe, al 48° il solito Gomez, crossa in mezzo dove Maxi Lopez colpisce male di testa, due minuti dopo è Bonucci a sventare su una sortita di Bergessio dalla destra della difesa bianconera. Per la Vecchia Signora ci prova ancora il capitano a suonare la carica con un tiro di sinistro da fuori, ma è una fiammata, al 58° entra Lodi per uno spento Ledesma, ancora una mossa che risulterà determinante. Dieci minuti dopo è ancora Gomez, si sempre lui, a chiamare Buffon al primo serio intervento della serata, il numero uno c’è e risponde presente. Se Simeone azzecca i cambi, Del Neri pare non leggere bene la partita e sostituisce al 75° il grande protagonista della gara Del Piero con Pepe. Il Catania attacca e la Juve agisce di contropiede, ma è una squadra sprecona, prima Toni, subentrato a Matri, e poi Pepe falliscono delle facili occasioni a due passi dalla porta avversaria. A dieci dal termine succede quello che non t’aspetti, gli etnei passano grazie ad una splendida azione, palla in profondità di Ricchiuti per Bergessio che brucia Sorensen e mette in mezzo un pallone delizioso che Gomez deve solo spingere in rete. Adesso i bianconeri soffrono, ma nonostante ciò si rendono ancora pericolosi con Krasic che spreca da due passi l’ottimo pallone buttato in mezzo da Felipe Melo al termine di una travolgente azione personale. I padroni di casa di difendono però disordinatamente e proprio a pochi secondi dalla fine succede l’irreparabile, palla persa a centrocampo e fallo, Lodi, lo specialista, si porta sul pallone, tira ma Melo respinge secondo Bergonzi con il braccio, proteste dei bianconeri perchè il centrocampista brasiliano aveva l’arto attaccato al corpo, ma l’arbitro è irremovibile, Lodi, ancora lui, avvicina la palla di qualche metro e la posiziona, calcia e batte un immobile Buffon. Pareggio e rimonta realizzata, finisce la partita e probabilmente anche i sogni Champions della Juventus. All’uscita dal campo i giocatori bianconeri erano tutti infuriati con il direttore di gara, in particolare Felipe Melo, che pare abbia detto che certe cose accadono sempre e solo contro la Juve. Di certo il centrocampista ha ragione a recriminare, ma a conti fatti e a ben vedere l’andamento della partita, il Catania non avrebbe meritato la sconfitta e quindi nel complesso il pareggio appare giusto. Si tratta quindi dell’ennesima occasione persa per l’undici di Del Neri e probabilmente, a meno di miracoli, una delle ultime da tecnico sulla  panchina della società di Corso Galileo Ferraris.

  • Juventus-Catania: ultime e probabili formazioni

    Juventus-Catania: ultime e probabili formazioni

    Juventus-Catania
    Posticipo della 34ma giornata, Juventus-Catania è un match fondamentale per le ambizioni di entrambe le squadre. Da parte juventina una vittoria giustificherebbe ancora i sogni di recuperare terreno sulla Lazio, nella lotta al quarto posto e salvare così una stagione che altrimenti risulterebbe nuovamente fallimentare, oltre a puntellare anche per l’anno prossimo la panchina di Del Neri. Mentre per i rossazzurri guidati dal “Cholo” quello che passa da Torino pare essere un treno importante per raggiungere una fondamentale salvezza. In casa bianconera l’ambiente pare essere in fermento più in prospettiva futura che guardando al presente, a tal proposito è di oggi la notizia che da per certo l’arrivo sotto la Mole dei due talentini brasiliani Gabriel e Guilherme Appelt Pires, che si contrappone alle dichiarazioni preoccupanti di Felipe Melo, che pare apprezzare tanto Del Neri, al punto che potrebbe decidere di lasciare la casacca juventina qualora il tecnico di Aquileia non dovesse essere riconfermato anche per il prossim’anno sulla panchina della Vecchia Signora. Per quanto riguarda la formazione che dovrebbe scendere in campo, l’unica defezione dovrebbe riguardare quella di Chiellini, il difensore azzurro non è riuscito a recuperare in tempo e sarà probabilmente disponibile per la prossima trasferta di Roma, contro la Lazio. Davanti a Buffon, dovrebbero, quindi, agire Bonucci e Barzagli come coppia centrale, mentre sugli esterni ci saranno a sinistra Grosso e a destra Motta, in vantaggio su Sorensen. Sulla mediana solito centrocampo a 4 con Aquilani e Melo in mezzo e Krasic e Marchisio sugli esterni, davanti, invece, a far coppia con l’ottimo Matri sarà capitan Del Piero. Juventus (4-4-2): Buffon; Motta, Bonucci, Barzagli, Grosso; Krasic, Aquilani, Melo, Marchisio; Del Piero, Matri.                         A disposizione: Storari, Sorensen, Traoré, Salihamidzic, Giandonato, Pepe, Toni. In casa etnea, Simeone vorrà approfittare dei risultati di oggi per aumentare il vantaggio sulle terzultime, ma dovrà fare a meno Bellusci, Llama e Sciacca. Recuperato, invece, il lungodegente Biagianti che però dovrebbe finire in panchina. L’ex centrocampista di Inter e Lazio, per la trasferta in Piemonte dovrebbe ricorrere al modulo con una difesa a 4 davanti al solito Andujar, schierata con Alvarez e Capuano, in vantaggio nel ballottaggio con Marchese, esterni, mentre Silvestre e Spolli formeranno la coppia di centrali. La  coppia mediana di centrocampo sarà  formata da CarboniLedesma, davanti al duo argentino agiranno Gomez, Ricchiuti ed Izco, con l’unica punta Maxi Lopez a cercare di bucare la non impeccabile difesa bianconera di quest’anno. Catania (4-2-3-1): Andujar; Alvarez, Silvestre, Spolli, Capuano; Carboni; Ledesma, Gomez, Ricchiuti, Izco; Maxi Lopez. A disposizione: Campagnolo, Terlizzi, Marchese, Lodi, Schelotto, Bergessio, Morimoto.

  • Pagelle Roma – Palermo. Pinilla – Hernadez show

    Pagelle Roma – Palermo. Pinilla – Hernadez show

    Pagelle Roma

    Burdisso 5: Insieme al compagno centrale ne combinano di tutti i colori. L’argentino è prima graziato e poi punito da Romeo, sempre per degli interventi scoordinati sullo scatenato Pinilla. Di sicuro non il giocatore visto l’anno scorso e tanto apprezzato da Ranieri.

    Loria 5: L’ex granata non gioca titolare da tempo immemore e a vederlo giocare si capisce anche il perchè, nonostante gli attacchi del Palermo non siano irresistibili il centrale romanista sembra essere sempre in difficoltà, va in bambola tenendo in gioco Hernandez sul decisivo 1-2.

    Menez 6: In campo dal primo minuto, si divora due gol in avvio di primo e secondo tempo, sembra però essere il più mobile fra i suoi ha il merito di procurarsi il rigore del momentaneo vantaggio giallorosso e quello di fornire un assist al bacio a Vucinic, che però il compagno montenegrino non sfrutta.

    De Rossi 5: Capitan Futuro da troppo tempo non è più lui, risulta poco incisivo sia in fase d’attacco sia in fase di difesa e molto spesso lo si trova a vagare per il campo come un pellegrino senza meta.
    Vucinic 5: Sbaglia un gol praticamente impossibile da mancare e fa rimanere a bocca aperta anche l’ex presidentessa Rosella Sensi. Il gol nel recupero non lo riscatta perchè arriva quando ormai è troppo tardi per recuperare.

    Roma (4-2-3-1): Doni 5,5; Cassetti 6, Loria 5, N. Burdisso 5, Riise 6; Pizarro 5,5, De Rossi 5; Taddei 5, Menez 6 (27′ st Borriello 5), Rosi 5 (12′ st Vucinic 5); Totti 6. A disp.: Lobont, Castellini, Simplicio, Brighi, Perrotta.

    Pagelle Palermo

    Nocerino 6: E’ l’uomo ovunque del centrocampo rosanero, corre, contrasta e si fa trovare sempre pronto sulle ripartenze della sua squadra, contrariamente a quanto fa il collega di nazionale De Rossi.

    Pastore 5: Zamparini l’ha valutato 50 milioni, a dirla tutta il giocatore visto di recente non pare valere quella cifra, cambia solo il look e forse il taglio di capelli l’ha indebolito come Sansone, chissà? Di certo c’è che se non riesce a far la differenza anche nella difesa ballerina della Roma qualcosa che non va ci dev’essere per forza. Premia con due passaggi illuminanti i movimenti di Pinilla, che poi il cileno trasformerà in assist al bacio per Hernandez, ma è troppo poco per mister 50.
    Pinilla 7,5: Un gol e due assist, cos’altro chiedere ad un giocatore? Il cileno oggi è l’incubo della difesa romanista, Burdisso e Loria se lo vedono spuntare da tutte le parti e spesso sono costretti ad usare le maniere forti. La prestazione di oggi ha confermato che i 24 gol dell’anno scorso in serie B non sono stati un caso.
    Hernandez 7: Ottima intesa con Pinilla e soprattutto ottimo senso del gol, lui al contrario di Vucinic, il gol lo fa e se il primo era sicuramente facile, sul secondo dimostra invece di avere un’ottima tecnica e coordinazione. Un attaccante di sicura affidabilità e che ha netti margini di miglioramento data la giovane età.

     

    Palermo (4-3-1-2): Sirigu 6; Cassani 6, Goian 6, Bovo 6,5, Balzaretti 6; Migliaccio 6,5, Bacinovic 5 (18′ st Acquah 6), Nocerino 6; Pastore 5; Pinilla 7,5, Hernandez 7 (48′ st Kurtic sv ). A disp.: Benussi, Munoz, Darmian, Liverani, Miccoli.

  • La Roma “Made In Usa” stecca la prima

    La Roma “Made In Usa” stecca la prima

    Male la prima per la nuova Roma americana, i giallorossi cadono nella sfida casalinga contro il Palermo e perdono un’ottima occasione per proseguire l’inseguimento al quarto posto, attualmente occupato dai cugini della Lazio.
    Primo tempo di “rigore” quello fra i padroni di casa e i rosanero, dopo poco minuti sono, infatti, gli uomini di Delio Rossi a lamentarsi per un contatto in area di rigore fra Pinilla e Burdisso, Romeo lascia correre. Dopo pochi minuti sono i capitolini a rendersi pericolosi con una bordata da fuori di Riise che Sirigu respinge con i pugni, sulla ribattuta il pallone arriva fra i piedi di Menez che non riesce a ribadire in rete da due passi ed è sempre lo stesso francese ad impegnare nuovamente l’estremo difensore siciliano con un tiro di destro da buona posizione.

    Il transalpino oggi pare ispirato ed è proprio lui a procurarsi al 19° il rigore che il capitano Francesco Totti trasforma, siglando il gol dell’ 1-0 e il suo 204° gol in serie A. Per oltre 20 minuti non accade più nulla, la Roma pare voler amministrare il vantaggio e il Palermo sembra incapace di portare dei pericoli alla porta avversaria, al 42° però avviene la svolta della partita, Romeo vede una cintura di Burdisso su Pinilla e concede un calcio di rigore che lo stesso attaccante cileno s’incarica di tirare, realizzando l’ 1-1 che conclude, una scialba prima frazione di gioco.

    Nella ripresa la gara sembra più vivace, è sempre la Roma a rendersi pericolosa con un tiro fulmineo di De Rossi che sfiora di poco il palo alla destra di Sirigu. E’ poi ancora Menez a rendersi pericoloso fallendo una facile occasione a tu per tu col portiere; ha, invece, del clamoroso l’errore sotto porta di Vucinic, subentrato al 56° a Rosi e che dopo 4 minuti fallisce la più facile delle occasioni, sparando sopra la traversa un pallone che chiedeva soltanto di essere spinto nella porta sguarnita. Anche il secondo tempo non regala molte emozioni fino al 83° quando Hernandez rompe l’equilibrio del match, e contrariamente a quanto fatto dal attaccante montenegrino della Roma, insacca a porta vuota sfruttando l’assist al bacio dello scatenato Pinilla. Sette minuti dopo è sempre lo stesso duo Pinilla-Hernandez a confezionare il terzo gol dei rosanero, con il cileno ancora in versione assist-man e il giovane uruguaiano nella veste di finalizzatore. Immediata la risposta giallorossa che accorcia le distanze con un secco diagonale destro di Vucinic, è, però, troppo tardi, il risultato non cambia più e dopo due minuti l’arbitro fischia la fine del match. Il Palermo torna così alla vittoria esterna dopo 4 sconfitte consecutive, mentre la Roma perde come detto, un’importante occasione per accorciare le distanze che la separano dal quarto posto e dai sogni di Champions.

  • Roma – Palermo, probabili formazioni

    Roma – Palermo, probabili formazioni

    Arrivata ieri la conferma della firma di Thomas Di Benedetto, in casa Roma si respira aria nuova e le intenzioni di tutti, giocatori e allenatore, sono quelle di accogliere con una vittoria il nuovo presidente. Vittoria importante anche e soprattutto per continuare ad inseguire l’obiettivo quarto posto. Montella che si è detto tranquillo sul suo futuro, dovrà correre ai ripari per ovviare all’emergenza difesa, in settimana ha provato l’inedita coppia centrale Loria-Burdisso, con il primo chiamato a sostituire lo squalificato Juan, probabilmente dovrebbero essere loro a partire dal primo minuto, affiancati sugli esterni da Cassetti e Riise. Sulla linea mediana del campo agiranno il solito duo Pizarro-De Rossi, con Taddei, Rosi, Menez, favoriti su Vucinic e Perrotta per una maglia da titolare, per agire dietro Totti, che dopo aver trascinato la squadra nella trasferta di Udine, proverà ad accorciare ulteriormente le distanze dai cugini laziali e a livello personale da Roby Baggio distante solo due gol nella classifica dei bomber di serie A.

    Roma (4-2-3-1) Doni; Cassetti, Loria, N. Burdisso, Riise; Pizarro, De Rossi; Taddei, Menez, Rosi; Totti
    A disposizione: Lobont, Castellini, Simplicio, Brighi, Perrotta, Vucinic, Borriello.

    In casa Palermo c’è, ovviamente, voglia di riscatto dopo il pessimo pareggio ottenuto con il Cesena, nello scorso turno di campionato. Rosi dovrà cercare di ridare morale ad una squadra che sembra ormai allo sbando, il tecnico rosanero è alle prese con i problemi fisici di Bovo che però dovrebbe stringere i denti ed essere regolarmente in campo, in caso contrario sarebbe Goian a sostituirlo, a fianco all’ex romanista dovrebbero comunque giocare Cassani a destra, Munoz in mezzo e Balzaretti a sinistra. A centrocampo l’unico dubbio riguarda il ballottaggio tra Liverani e Bacinovic, con il primo favorito sul secondo, a completare il reparto i soliti Nocerino e Migliaccio. Il trio d’attacco dovrebbe essere formato da Miccoli e Pinilla, con Pastore ad agire alle loro spalle.

    Palermo (4-3-1-2): Sirigu; Cassani, Munoz, Bovo, Balzaretti; Migliaccio, Bacinovic, Nocerino; Pastore; Miccoli, Pinilla.
    A disposizione: Benussi, Goian, Darmian, Liverani, Acquah, Kurtic, Hernandez.

  • I Red Devils ringraziano Magic Ryan

    I Red Devils ringraziano Magic Ryan

    Ryan Giggs
    GIGGS!! Tearing them apart since 1991 ! Giggs!! Li fai a pezzi dal 1991! Questo lo striscione che capeggia sugli spalti dell’ Old Trafford, tana del Manchester United e del mostruosamente splendido Ryan Joseph Giggs. Lo chiamano il Mago Gallese e a vederlo giocare a 37 anni suonati si capisce anche il perchè, 3 assist in due partite contro i blues e tanta qualità. Il suo mancino incanta le platee del mondo da 20 anni e sempre con la maglia rossa dei Diavoli di Manchester, giocatore dotato di un’intelligenza tattica superiore alla norma, oltre che di un gran dribbling e di uno scatto bruciante. Un’ala sinistra con il vizio del gol e che con il trascorrere delle primavere, il suo mentore Sir Alex Ferguson ha trasformato in un ottimo regista di centrocampo, capace di passaggi illuminanti e improvvisi cambi di passo, ideali per fornire ai compagni palloni facili da spingere in porta, chiedere a Rooney e al Chicharito. Recordman di presenze con lo United, 870, più del mito Sir Bobby Charlton, oltre 600 solo in campionato, ha vinto undici titoli nazionali (anche in questo caso è l’unico), quattro FA Cup, quattro Coppe di Lega, due Coppe dei Campioni, una Coppa delle Coppe e due Intercontinentali. Un palmarès che farebbe invidia a chiunque dei vari C. Ronaldo, Messi & Co., mai un comportamento fuori dalle righe, sia in campo, dove è stato espulso una sola volta in una partita con la maglia della nazionale del Galles e per somma di ammonizioni, sia fuori dal rettangolo verde, nella patria delle Wags e degli scandali sessuali. Il Mago Giggs è sempre stato ed è tuttora un esempio di professionalità e di dedizione al lavoro, amato e rispettato sia dai suoi tifosi che da quelli avversari, ha di recente prolungato il suo contratto con il Manchester (scadrà nel 2012), la sua unica maglia se si eccettua quella rossa della nazionale gallese, scelta per rispetto della madre: infatti, Ryan avrebbe potuto scorrazzare sulla fascia sinistra del team di sua Maestà, ma per incomprensioni con il padre decise di prendere il cognome della madre, Giggs appunto, e di rinunciare a giocare per i leoni d’Inghilterra, scelta che sicuramente gli ha proibito di partecipare a competizioni di più alto rango, ma che a maggior ragione evidenzia la caratura morale dell’uomo, prima che del calciatore. Ryan Giggs è quindi uno degli ultimi rappresentanti di quel calcio che non esiste più, fatto di rispetto e amore, di sudore e fatica, ma anche di tanta qualità, come dimenticare, infatti, la sua splendida cavalcate al White Hart Lane o lo spettacolare gol in semifinale di FA Cup contro l’Arsenal, nel 1999, quando intercettando un passaggio partì dalla propria trequarti e con serpentina superò 3 uomini per poi scaraventare il pallone sotto la traversa con uno spettacolare tiro partito dal suo mancino fatato e non ultimo il passaggio illuminante e vellutato a liberare il compagno Park davanti a Cech e consentirgli di siglare il gol del 2-1 finale che ha portato i Red Devils in semifinale di Champions, dove incontreranno la piacevole sorpresa Schalke, guidato da un altro vecchietto terribile, Raul, ieri alla sua 72ma rete nelle coppe. Se le premesse sono queste, gli amanti del calcio hanno di che godere, perchè il Mago pare non aver voglia di smettere di sorprendere e allora signore e signori che dire: “Chapeau, this is Ryan Giggs, this is Football” .

  • Mourinho 500 volte Special

    Mourinho 500 volte Special

    Josè Mourinho
    « Se avessi voluto un lavoro facile sarei rimasto al Porto, con una bellissima sedia blu, una Champions in bacheca, Dio e dopo Dio il sottoscritto». Questo è lo Special One, al secolo Josè Mourinho, o lo si ama o lo si odia, ma nessuno può negare che sia un vincente e a parlare per lui ci sono i numeri, impressionanti, della sua carriera da allenatore, che stasera nella trasferta di Champions al White Hart Lane, casa del Tottenham, arriverà a 500 panchine da professionista. 500 volte Mou, con un bottino di successi che farebbe invidia a qualsiasi suo collega: 334 vittorie, 104 pareggi e 61 sconfitte, con un imbattibilità interna che durava dal 23 febbraio 2002 (sconfitta del suo Porto contro il Beira Mar per 2-3) e che si è interrotta il 2 aprile di quest’anno quando il Real Madrid ha perso contro lo Sporting Gijon per 0-1, si tratta quindi di un’incredibile striscia di risultati utili consecutivi in gare casalinghe di campionato: ben 150 (125 vittorie e 25 pareggi), tra Porto (38), Chelsea (60), Inter (38) e Real Madrid (14). I titoli sono finora 17: 6 scudetti in 3 campionati diversi, 2 Champions, 1 Coppa Uefa, 1 Coppa e 1 Supercoppa di Portogallo, 2 Coppe di Lega inglese, 1 Fa Cup e 1 Community Shield, 1 Supercoppa Italiana e 1 Coppa Italia, al momento l’unico trofeo a mancare sulla sua bacheca è la Supercoppa Europea, persa la prima volta contro il Milan e da allora mai più disputata visto che ogni qualvolta il portoghese si aggiudica la Champions cambia squadra, lo ha fatto con il Porto e lo ha fatto con l’Inter, squadra con la quale è riuscito, alla sua seconda stagione in nerazzurro, a conquistare il triplete (Coppa Italia, Champions e Scudetto). La carriera da allenatore di Mourinho comincia molto presto a 24 anni quando capisce che fare il calciatore non è nelle sue corde e comincia ad allenare gli allievi del Vitoria Setubal, il salto di qualità avviene nel 1994 quando Sir Bobby Robson, che lo aveva avuto come interprete negli anni allo Sporting Lisbona, lo volle come suo secondo al Porto e successivamente anche al Barcellona, sotto l’ala del santone inglese il giovane Mou impara l’arte e nel 2000 tenta l’avventura da protagonista accettando la chiamata del Benfica, paradossalmente la sua prima gara ufficiale da allenatore si concluse con una sconfitta ad opera del Boavista e solo dopo 4 match riuscì ad ottenere il primo successo. Da allora però sono passati 11 anni e la carriera dello Speciale è stato un crescendo rossiniano, lasciata la panchina del Benfica, dopo solo 9 giornate, si accasa a gennaio su quella  dell’ União Leiria che porta al quinto posto in campionato e l’anno successivo al terzo, fino al dicembre 2001 quando decide di accasarsi al Porto, stavolta non da comprimario. Con i Dragoes raggiunge risultati strabilianti, conquista due titoli nazionali, una Coppa Uefa, una Coppa del Portogallo, Supercoppa Portoghese e, ovviamente, la Champions nel 2004 battendo in finale il Monaco per 3-0. Dopo quasi 3 anni da profeta in patria, da buon portoghese decide di conquistare altre nazioni e oltrepassa La Manica, accasandosi al Chelsea del magnate russo Abramovich, con i blues conquista alla prima stagione il campionato, spezzando il dominio del Manchester e riportando, dopo 50 anni, il titolo di campione d’Inghilterra a Stamford Bridge. Oltre al campionato, si aggiudica anche la Carling Cup ai danni del Liverpool. Nella sua seconda stagione bissa il successo in campionato, conquista la Community Shield, ma delude in Champions dove viene eliminato negli ottavi dal Barcellona. Nel 2006-2007, il Chelsea, resta in lizza fino all’ultimo su tutti i fronti ma alla fine conquisterà solo la F.A. Cup, ma è in europa che i blues non riescono ad ottenere risultati soddisfacenti, l’anno successivo qualcosa s’incrina nel rapporto con Abramovich e lo Special One rescinde il suo contratto con i londinesi. Dopo un anno sabatico, in cui pare sia stato contattato anche dalla FA Inglese, a giugno 2008 viene ingaggiato dall’Inter del presidente Moratti. Mourinho si presenta alla stampa parlando un buon italiano e con la celebre frase “io non sono pirla”, per il popolo nerazzurro è amore a prima vista, il Mago nel suo primo anno conquista scudetto e Supercoppa Italiana,  ma il capolavoro avviene la stagione successiva, nonostante la partenza verso Barcellona di Ibrahimovic, grande protagonista degli ultimi scudetti nerazzurri, Mourinho fa arrivare in squadra gente come Eto’o, Snejder, Lucio, Thiago Motta e Milito, puntellando la difesa con il brasiliano ex Bayern e adottando il modulo 4-2-3-1, con il Principe unica punta e Snejder, Eto’o e Pandev ad agire alle sue spalle. Con questi interpreti conquista Coppa Italia, Scudetto, ma soprattutto la Champions, che mancava al biscione da 45 anni, realizzando così il fantastico triplete. Dopo aver fatto incetta di successi in Italia, Josè all’inizio della stagione attuale ha deciso di accettare la chiamata del presidente Perez e di abbandonare Milano, per accomodarsi sulla prestigiosa panchina dei Blancos e cercare d’interrompere lo strapotere blaugrana degli ultimi anni. In campionato però le cose non stanno andando per il verso giusto, sono 8, infatti, i punti di distacco dagli storici rivali catalani, ma potrebbe essere proprio la Champions a fornire la possibilità di rivalsa, dopo la qualificazione di ieri da parte degli uomini di Guardiola, il Madrid è adesso ad un passo dall’approdo in semifinale e nel possibile doppio match contro il Barça, Mourinho potrebbe vendicare la famosa “manita”. Lo Special One ha quindi anche quest’anno la possibilità di arricchire la propria bacheca con il prestigioso trofeo Uefa ed essere l’unico allenatore a riuscire nell’impresa di vincerlo con 3 differente squadre. “Voglio vincerla di nuovo -ha detto- ma non è un’ossessione”, sarà così? Di certo è che a Madrid sognano e dopo il miracolo a Milano chissà che Mou non porti in Castiglia, la tanto sospirata decima Champions.

  • Pagelle Barça-Shakhtar. Messi Re di Coppa

    Pagelle Barça-Shakhtar. Messi Re di Coppa

    Pyatov 6: Trovarsi davanti la squadra più forte del mondo soprattutto dopo i 5 gol incassati all’andata, deve avergli procurato non pochi incubi, eppure il giovane portiere si comporta più che degnamente non abbocca alle finte di Messi e compie anche qualche bel intervento, uno su tutti quello sul tiro a botta sicura di Afellay.

    Douglas Costa 6: Prova subito ad impegnare Valdes con una botta da distanza ravvicinata che il portiere ribatte in angolo, lotta e ci prova, alla fine viene sostituito esausto da Eduardo.

    Mkhitaryan 6: Insieme a Douglas è quello che ci prova di più, ma poca roba, anche su di lui il portiere blaugrana si esalta, ma il suo predicare è una voce nel deserto.

    Jadson 5,5: Una punizione ben battuta ed una conclusione è tutto quello che si può menzionare della sua gara. Niente altro da segnalare, di sicuro non il giocatore visto contro la Roma.

    Shakhtar (4-2-3-1): Pyatov 6; Ishchenko5,5, Kobin 5, Rakitskiy 5, Shevchuk 5; Mkhitaryan 6, Hubschman 5 (30′ st Fernandinho sv); D. Costa 6 (9′ st Eduardo 6), Jadson 5,5, Willian 5; Adriano 5,5 (22′ st Moreno sv).
    A disp.: Khudzhamov, Gai, Alex Teixeira, Kryvtsov.

    Valdes 7: Compie 3 o 4 interventi che dimostrano che il portiere nel Barça di Messi, Xavi e Iniesta, non è solo una comparsa. Per il resto serata molto tranquilla per lui.

    Mascherano 6: Guardiola se lo inventa centrale di difesa e quando Milito subentra a Piquè se ne capisce anche il motivo. Il centrocampista argentino si destreggia molto bene, anche se ad onor del vero non è chiamato a faticare più di tanto.

    Xavi 5: Dire che passeggia in campo è un eufemismo, totalmente assente dal gioco, l’ombra del fenomenale giocatore che tutti conosciamo, ma per una sera una pausa di normalità gliela si può concedere.

    Messi 8: Il voto non rispecchia in realtà la sua partita che per una volta è stata su livelli umani. Ma anche stasera ha messo a segno una rete, per l’esattezza il 48° in questa stagione e grazie a questa marcatura è riuscito a battere il record di marcature stagionali in maglia blaugrana appartenente in precedenza ad un altro fenomeno, Ronaldo.

    Barcellona (4-3-3): Valdes 7; Alves 6,5, Piquè 6 (25′ st Milito 5,5), Busquets 6, Adriano 6; Mascherano 6, Xavi 5 (21′ st Pedro 6), Keita 6; Afellay 6,5, Messi 8, Villa 5 (30′ st , Jeffren Suarez sv).
    A disp.: Pinto, Maxwell, Prat, Alcantara.